LE DONNE nel MONDO

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    IL MONDO INTORNO A NOI

    LA DONNA DEL GIORNO: Grace Kelly

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    LA PRINCIPESSA DI MONACO
    – Care lettrici, la giornata di oggi la dedichiamo a una delle principesse amatissime che il mondo non dimenticherà mai. Grace Kelly è stata e rimarrà un’icona di stile e di bellezza, la fonte d’inspirazione per molte donne del passato ma anche del presente. Ripercorriamo oggi, insieme a voi, le tappe più importanti della sua vita .Grace Patricia Kelly, più conosciuta come Grace Kelly, simbolo di eleganza per un’intera generazione, nacque il 12 novembre 1929 a Filadelfia, terza di quattro figli. Dopo essersi diplomata alla scuola superiore, si recò a New York per frequentare l’American Academy of Dramatic Arts. Qui, dopo aver ottenuto il diploma, apparve in varie produzioni televisive e teatrali. Il suo primo film fu “14esima Ora” (1951), del regista Henry Hataway, in cui ebbe solo una piccolissima parte. La sua prima grande prova d’artista arriva l’anno successivo nel leggendario “Mezzogiorno di Fuoco”, dove la giovane attrice interpretava l’altrettanto giovane moglie di uno sceriffo, impersonato da Gary Cooper. Il suo film successivo , “Mogambo” (del 1953) in cui il suo partner fu il mitico Clark Gable, le procurò un contratto con l’importante casa di produzione MGM.Diventata star internazionale a tutti gli effetti, Grace cattura l’attenzione del maestro della suspense, Alfred Hitchcock, che un anno dopo le affidò il ruolo di protagonista in “Delitto Perfetto”. In seguito, girano insieme anche “La finestra sul Cortile” e “Caccia al Ladro”. Quest’ultimo fu ambientato sulla costa Azzurra, un luogo che cambierà la vita della giovane attrice. Il successo dei film del Maestro del brivido, la sua presenza scenica e la sua bellezza le fruttarono il soprannome di “Ghiaccio bollente”. Nel 1954 vinse anche l’Oscar come migliore attrice per il ruolo nel film “Ragazza di Campagna” di George Seaton, in cui actuò insieme a Bing Crosby.Un’anno dopo, durante la sua partecipazione al film festival di Cannes, Grace venne invitata a un incontro con il Principe Ranieri di Monaco. Ranieri, invaghitosi pazzamente di lei al primo incontro, fece di tutto per conquistarla, coprendola di attenzioni e di lettere d’amore. Entro la fine di quello stesso anno, il 5 gennaio per l’esattezza venne ufficialmente annunciato il loro fidanzamento.Erano momenti di grande felicità per l’attrice. Tuttavia, dietro le quinte, sul piano professionale si stava consumando la rottura con la Mgm, che le chiese di girare almeno un altro film, “High Society”, e di avere l’esclusiva sulle riprese del suo matrimonio. All’inizio del 1956 Grace girò quindi il suo ultimo film non solo con la Mgm ma in assoluto, che vedeva come protagonisti anche Bing Crosby e Frank Sinatra. Il matrimonio era fissato per il mese di aprile, così Kelly disse per sempre addio al set cinematografico e se ne andò in Francia dall’amato Ranieri.Il fastoso matrimonio venne fissato per la primavera e segnò l’addio di Grace non solo al set ma anche all’America. Le loro furono definite dalla stampa di tutto il mondo “le nozze del secolo”. La cerimonia civile venne celebrata il 18 aprile, mentre quella religiosa il giorno successivo in St. Nicholas Church. Non occorre dire che quel giorno la chiesa, e i suoi dintorni, venne letteralmente presa d’assalto da giornalisti e telecamere da tutto il mondo. Grace nascose al meglio il suo nervosismo, cercando di essere sempre affabile e naturale, malgrado in seguito avesse confessato di aver profondamente detestato quella cerimonia, a causa naturalmente dell’eccessivo clamore che suscitò e dalla poca discrezione dei mezzi d’informazione. Da quel giorno Grace divenne per tutto il mondo la Principessa Grace di Monaco.Il 23 Gennaio 1957 diede alla luce Caroline mentre l’anno successivo, il 14 marzo, nacque il suo secondogenito, il Principe Alberto. Sette anni dopo, il primo di febbraio, fu la volta della Principessa Stephanie. I suoi figli ancor’oggi riempiono spesso le pagine dei tabloid del tutto il mondo. Hanno avuto da giovani i caratteri forti e combattivi e fino a quando fu in vita, Grace cercò sempre di farli crescere come ragazzi normali, dando a loro l’educazione ed insegnamenti giusti. Spesso non è stata d’accordo con le loro scelte, soprattutto quelle fatte da Stephanie, l’eterna ribelle della casa, ma le ha sempre rispettate.Il 13 settembre 1982, Grace e la figlia Stephanie furono coinvolte in un terribile incidente stradale mentre con la propria macchina si dirigevano dalla Francia a Monaco. Stephanie riuscì a uscire in tempo dalla vettura precipitata in un pendio, a differenza della madre che venne ritrovata priva di sensi. Era già in coma quando fu trasportata in ospedale, dove morì 36 ore dopo, all’età di 52 anni.Erano le 23,45 del 14 settembre 1982 quando Telemontecarlo diffuse il flash della notizia della morte di Grace Kelly.Finiva così la favola della principessa – attrice, la donna dell’intramontabile bellezza e fascino che vive ancora nei racconti, nelle foto e film, e che il mondo ricorderà per sempre.



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    IL MONDO INTORNO A NOI

    LA DONNA DEL GIORNO: Audrey Hepburn

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    LA DIVA INDIMENTICABILE
    – Care lettrici, da oggi, ogni giorno, percorreremo insieme le vite di donne straordinarie che hanno cambiato la storia, che ci hanno emozionato ed insegnato o semplicemente che rendono il nostro presente più bello, più roseo, più interessante. La donna con la quale “apriamo le danze” è semplicemente unica, indimenticabile ma soprattutto attuale. L’abbiamo amata, adorata. Romana d’azione, ha lasciato in ognuna di noi un segno indelebile. Chi era l’affascinante Audrey Hepburn?Il vero nome dell’attrice era Audrey Kathleen Ruston (cambiato in Edda Van Heemstra durante la guerra). Suo padre era un banchiere inglese mentre la madre era una baronessa olandese. Audrey nacque il 4 maggio 1929 a Bruxelles. Da bambina sognava di diventare una ballerina e i genitori per accontentarla la mandarono in una scuola di ballo. Erano però gli anni difficili, gli anni della guerra e anche se la sua fosse una famiglia agiata, la giovane Audrey ne soffrì.La prima persona che la notò fu la scrittrice – allora ottantenne – Colette, in vacanza a Montecarlo, che la scelse per il ruolo di protagonista della sua commedia teatrale “Gigi”, tratta da un suo romanzo. In seguito, a ventidue anni, la giovane Audrey ottenne un ruolo di principessa birichina nel film “Vacanze Romane” di William Wyler, che le portò anche un Oscar come miglior attrice protagonista. Da lì in poi la carriera cinematografica di Audrey sarà segnata solo da successo.Nel 1954 Audrey gira la pellicola “Sabrina”, in cui il suo partner fu niente di meno che Humphrey Bogart, uno dei film più belli di tutti i tempi che la lancierà nell’Olimpo delle star. Chi non si ricorda la protagonista Sabrina, bella ed elegante ma soprattutto dotata da un’ingenuità dissarmante che conquistò il pubblico di tutto il mondo? La Hepburn, però, non era solo bella, era anche molto brava e richiesta da tutti i maggiori registi dell’epoca. Tra i suoi numerovoli successi ricordiamo “Arianna”, “Colazione da Tiffany”, “My fair lady”, “Verdi dimore”, “Guerra e pace”, “Come rubare un milione di dollari e vivere felici”, “Storia di una monaca”, “Robin e Marian”, “Due per la strada”, “Cenerentola a Parigi” e tanti altri.Se la vita professionale di Audrey era segnata solo da successo, quella sentimentale andava a pari passo. L’attrice nel 1954 si sposerà per la prima volta con il collega Mel Ferrer, il padre di suo figlio più grande Sean. Ad un certo punto della sua vita, la diva incontrerà il medico italiano Andrea Dotti, con il quale avrà una relazione clandestina dalla quale nascerà Luca, il suo secondogenito. I due si sposarono nel 1969 ma il loro matrimonio purtroppo ebbe fine a causa dell’infedeltà di bel dottore con cui l’attrice rimase in buoni rapporti per il bene del figlio. Qualche mese dopo il divorzio, Audrey incontrerà nel 1981 il compagnio ideale nell’attore olandese Robert Wolders con cui visse fino alla fine. Una volta terminata la carriera d’attrice, la Hepburn, insieme all’inseparabile compagno, si dedicò al volontariato e alla beneficienza, diventando l’ambasciatrice dell’UNICEF. Malata di cancro, Audrey Hepburn si spense all’età di 64 anni nel 1993 a Tolochenaz, paesino svizzero vicino Losanna dove fu sepolta.



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    LA DONNA DEL GIORNO: Barbra Streisand

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    LA CANTANTE AMATA
    Care lettrici, oggi vi parliamo di una donna straordinaria, raffinata e di classe, con una voce che muove i confini. Lei, che cantava “..sono una donna innamorata”, riesce a toccare gli abissi profondi del nostro cuore e della nostra anima con la sua misica, le sue parole alle quali noi donne non possiamo restare immuni. Il suo nome è Barbra Streisand e oggi, insieme a voi, reporcorriamo la strada della sua vita.Barbra Streisand nasce il 24 aprile 1942 a Brooklyn. Fin da bambina, la futura star musicale mostra delle doti artistiche, e non solo nell’ambito musicale. È sempre assente con la mente per seguire le proprie fantasie, propri sogni e pensieri nascosti. Quando aveva neanche 15 mesi suo padre, stimato professore, muore e lei cresce con la madre. Chiusa nella sua solitudine, si diletta ad imitare i divi che vede in televisione. In famiglia, queste “stranezze” della piccola non sono viste decisamente di buon occhio. Madre e zii tentano di dissuaderla dall’esibirsi o dal cantare. In particolare, il suo aspetto non è ritenuto particolarmente gradevole, addattoa per intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo. Ovviamente, doveva ancora esplodere la singolarissima carica sensuale che Barbra saprà sprigionare da adulta, fino a diventare un vero e proprio “sex symbol” sebbene del tutto “sui generis”.La madre, rimasta sola e non potendo più sopportare quella condizione, comincia a frequentare diversi uomini, tutti immancabilmente antipatici alla piccola Barbra. Uno di questi è Luis Kind che inizialmente si sforza di piacerle ma poi, anche a causa di gravi dissapori con la madre, butta entrambe fuori di casa. Madre e figlia, a quel punto, sono costrette a cercarsi un appartamento con i pochi soldi rimasti. Fortunatamente, a Brooklyn trovano un misero sottotetto in affitto. Non è certo il massimo dell’abitare ma sempre meglio che niente, soprattutto in considerazione della modica cifra a cui riescono a strapparlo.Intanto, Barbra inizia a cantare sul serio. Vince una gara di talento alla Metro Goldwyn Mayer e comincia a pensare anche di perfezionarsi, frequentando corsi e lezioni. Purtroppo, in seguito all’opposizione della perché questi corsi erano troppo costosi, la ragazza è costretta a cantare nei night club di New York. Dopo qualche anno di gavetta, ottiene finalmente la sua prima parte a Broadway in un musical. Subito dopo ottiene un contratto con la Columbia e pubblica il suo primo disco, “The Barbra Streisand Album”, nel 1962. Nello stesso anno conosce e sposa l’attore Elliot Gould da cui ha un figlio, Jason, ma il matrimonio resiste per poco. Nel 1963 incide “The Second Barbra Streisand Album” e nel 1964 “The Third Album”. I tre album svettano nella top ten degli album pop della nota rivista musicale “Billboard” e vengono trasmessi continuamente in radio affiancando o meglio gareggiando col tanto in voga Rock And Roll e un altro straordinario storico gruppo: i Beatles, al quale Barbra riesce a tener testa.In soli tre anni diventa una star internazionale richiestissima anche nelle principali trasmissioni televisive americane, tra cui lo show di Judy Garland (sua cantante preferita). Tra il 1965 e 1968 la CBS manda in onda quattro speciali sulla sua vita e la sua carriera, di cui il primo intitolato “My name is Barbra” le fa vincere un Emmy Award e tutt’oggi è considerato una pietra importante della storia della televisione americana. Sicura, appagata, economicamente e artisticamente soddisfatta, sembrava che il successo non potesse più sfuggirle di mano.Tra concerti, riviste e tv trova spazio per dedicarsi a un altro grande amore, il teatro: a Broadway è l’applauditissima protagonista del musical “Funny Girl” ispira) per il quale otterrà un Tony Award, mentre l’omonima colonna sonora da lei cantata vincerà il Disco D’Oro.Durante gli anni ’60 l’artista registra decine e decine di canzoni di Harold Arlen, grandissimo compositore di musica popolare, omaggiato inoltre da molti altri grandi artisti come Sinatra, Armstrong, Garland. Si susseguono dieci straordinari album che canta in ogni night club e locale americano: “My Name Is Barbra” (1965), My Name Is Barbra, Two…” (1965), “Color Me Barbra” (1966), “Je m’appelle Barbra” (1966), “Simpley Streisand” (1967), “A Chrismas Album” (1967) che è ben cinque volte Disco di Platino, “A Happening in Central Park” (1968), “Waht About Today?” (1969) e “Greatest Hits” (1970) che diventa due volte Disco di Platino.Gli anni ’70 si rivelano particolarmente ricchi di successi e soddisfazioni; i suoi dischi sono improntati sul genere pop e il successo di alcuni suoi indimenticati singoli la rende così tanto nota al pubblico che il famoso critico musicale Stephen Holden, nel 1982 la proclamerà come cantante americana più influente nella storia della musica pop. Alcune famose canzoni che scalano le classifichedi Billboard e di tutte le radio sono “The Way We Were”, “Evergreen”, “No More Tears (Enough Is Enough)” insieme a Donna Summer, e “Woman in Love”, ancora oggi amata dalle donne. Nel frattempo intraprende anche la carriera d’attrice, esordendo nel 1968 con “Funny Girl”, che le fa ottenere il premio Oscar come Miglior Attrice Protagonista l’anno dopo. Nel 1970 è sul set di “L’amica delle 5 ½” e “Il gufo e la gattina”. Nel 1973 recita con Robert Redford nel dramma di Sydney Pollak “Come eravamo” e ottiene una candidatura all’Oscar. Dal 1972 al 1979 è impegnata al cinema con “Ma papà ti manda da sola?” (1972), “Voglio la libertà” (1972), “Chi te l’ha fatto fare?” (1974), “Funny Lady” (1975), “È nata una stella” (1976), la cui composizione della canzone “Evergreen” le fa conquistare un secondo Oscar, divenendo la primadonna a vincere l’Oscar per la Migliore Canzone e per il film “Ma che sei tutta matta?” (1979).Nel 1990 stabilisce un record personale di vendite con “Guilty” (1980), scritto e prodotto da Berry Gibb (uno dei componenti dei “Bee Gees”); ma anche il cinema ha continuato a darle soddisfazioni, ad esempio con il pregevole “Yentl”, dalla colonna sonora fine e sofisticata. Nel 1985, altro successo musicale con “The Broadway Album”. Dello stesso anno il film “Il principe delle maree”. Nel 1994, invece, vede la luce un’incisione di alcune sue esibizioni dal vivo, “The Concert” che vende milioni di copie. Nel 1998 sposa James Brolin con il quale è legata e vive ancora oggi nella loro splendida casa a Malibu Nel 1999 è il turno di “A love lik ours” mentre alla fine del 2001 la Streisand incide il suo secondo album di canzoni natalizie, “Christmas memories”.. Il nuovo millennio si apre con “Timeless – Live in Concert” che vince il Disco d’Oro, a cui seguono velocemente e accompagnati da sempre ottime critiche “Christmas Memories” (2001); “Duets” (2002), “The Essential: Barbra Streisand” (2002); “The Movie Album” (2003); “Guilty Pleasures” (2005) e “Live in Concert 2006” (2007).Nel 2004 nei panni della stravagante moglie di Dustin Hoffman e al fianco di Robert De Niro e Ben Stiller è nella commedia “Mi presenti i tuoi?” che riscuote gran successo di critica e pubblico. Nel 2010 la troviamo nuovamente con lo stesso cast in “Vi presento i nostri”. Con l’enorme successo ottenuto si guadagna una stella nella Hollywood Walk of Fame, che si aggiunge agli innumerevoli e meritatissimi premi, impossibili da elencare tutti. Barbra Streisand, cantante, attrice, produttrice, regista, compositrice ; una donna con una voce che ancora oggi affascina il pubblico di tutto il mondo.



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    LA DONNA DEL GIORNO: Gabrielle ‘Coco’ Chanel

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    LA STILISTA AMATA IN TUTTO IL MONDO

    – Care lettrici, la giornata di oggi la dedichiamo a una donna che ha lasciato un segno indelebile nel mondo femminile. La moda passa, lo stile resta, diceva sempre Gabrielle e come darle torto? Ha fatto sognare con i suoi abiti molte donne di allora e anche oggi il suo marchio rimane uno dei preferiti di molte di noi. Lei è Gabrielle “Coco” Chanel e oggi, insieme a voi, ripercorriamo la strada della sua vita.Nata a Saumur, Francia, il 19 agosto 1883, Gabrielle Chanel, chiamata “Coco”, ebbe una infanzia molto umile e triste, trascorsa in gran parte in un orfanotrofio, per poi diventare una delle più acclamate creatrici di moda del secolo scorso. Coco inizia la sua carriera disegnando cappelli, prima a Parigi nel 1908 e poi a Deauville. In queste città, nel 1914, apre i suoi primi negozi, seguiti nel 1916 da un salone di alta moda a Biarritz. Lo strepitoso successo la colse negli anni venti, quando arriva ad aprire i battenti di una delle sue sedi in rue de Cambon n.31 a Parigi e quando, da lì a poco, verrà considerata un vero e proprio simbolo di quella generazione. L’apice della sua creatività , dicono i critici, è da attribuire agli anni trenta, quando, pur dopo aver inventato i suoi celeberrimi e rivoluzionari “tailleur” (costituiti da giacca maschile e gonna diritta o con pantaloni, appartenuti fino a quel momento all’uomo), impose uno stile sobrio ed elegante dal timbro inconfondibile.Quello che in realtà fece Chanel, era rimpiazzare il vestiario poco pratico della belle èpoque con una moda larga e comoda. Nel 1916 Chanel estese l’uso del jersey (un materiale a maglia molto flessibile), dal suo uso esclusivo per i sottabiti a una grande varietà di tipi di vestiario, inclusi i vestiti semplici in grigio e blu scuro. Questa innovazione fu di così grande successo che Coco iniziò ad elaborare le sue celebri fantasie per i tessuti jersey . L’inserimento della maglia lavorata a mano e poi confezionata industrialmente, infatti, rimane una delle novità più sensazionali proposte dalla Chanel. Inoltre, le bigiotterie in perle, le lunghe catene dorate, l’assemblaggio di pietre vere con gemme false, i cristalli che hanno l’apparenza di diamanti sono accessori indispensabili dell’abbigliamento Chanel e segni riconoscibili della sua griffe.Oltre ai capi di moda, Coco si era occupata anche dei profumi. La stilista aveva lavorato dal 1921 al 1970 in stretta collaborazione con i cosiddetti compositori dei profumi, Ernest Beaux e Henri Robert. Il celeberrimo Chanel N°5 venne creato nel 1921 da Ernest Beaux, e secondo le indicazioni di Coco doveva incarnare un concetto di femminilità senza tempo, unica e affascinante. Il N°5 non fu innovativo soltanto per la struttura della fragranza, ma per la novità del nome e l’essenzialità del flacone. Chanel trovava ridicoli i nomi dei profumi dell’epoca, e per questo decise di chiamare la sua fragranza con un numero che corrispondeva alla quinta proposta olfattiva che le aveva fatto Ernest.Indimenticabile poi, la famosa affermazione di Marylin che alla domanda su come e con quale abbigliamento andasse a letto, confessò: “Con due sole gocce di Chanel N.5”, proiettando in questo modo, ulteriormente, il nome della stilista e del suo profumo nella storia del costume. Il flacone poi, assolutamente all’avanguardia, è divenuto famoso per la sua struttura essenziale e il tappo tagliato come uno smeraldo. Dal 1959, il flacone è esposto al Museo di Arte Moderna di New York.Al mitico N.5 ne seguirono molti altri, come ad esempio il N.22 nel 1922, “Gardénia” nel 1925, “Bois des iles” nel 1926, “Cuir de Russie” nel 1927, “Sycomore”, “Une idée” nel 1930, “Jasmin” nel 1932 e “Pour Monsieur” nel 1955. L’altro grande numero di Chanel è il N°19, creato nel 1970 da Henri Robert, per ricordare la data di nascita di Coco, il 19 agosto, appunto.Alla scomparsa di questa grande creatrice di moda del ‘900, avvenuta il 10 gennaio 1971, la Maison venne mandata avanti dai suoi assistenti, Gaston Berthelot e Ramon Esparza, e dalle loro collaboratrici, Yvonne Dudel e Jean Cazaubon, nel tentativo di onorarne il nome e di mantenerne il prestigio. Dal 1989 la maison Chanel è nelle mani di Carl Lagerfeld.



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  5. gheagabry
     
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    Se v'è per l'umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino,
    perché in lui si costruisce l'uomo.


    MARIA MONTESSORI



    Maria Montessori nasce a Chiaravalle (Ancona) il 31 agosto 1870 da una famiglia medio borghese. Trascorre l'infanzia e la giovinezza a Roma dove decide d'intraprendere studi scientifici per diventare ingegnere, un tipo di carriera che a quel tempo era decisamente preclusa alle donne. I suoi genitori l'avrebbero voluta casalinga, come la maggior parte delle donne della sua generazione. Grazie alla sua ostinazione e all'ardente desiderio di studiare, Maria riesce però a piegare l'ottusità della famiglia, strappando il consenso per l'iscrizione alla facoltà di medicina e chirurgia dove si laurea nel 1896 con una tesi in psichiatria.
    Per rendersi ben conto quale sforzo dovette costarle questo tipo di scelta e quali sacrifici dovette intraprendere, basti dire che, nel 1896, diventò la prima dottoressa d'Italia. Da qui inoltre si capisce come gli ambienti professionali in genere, e tanto più quelli relativi alla medicina, fossero dominati dagli uomini, molti dei quali, spiazzati e disorientati dall'arrivo di questa nuova "creatura", si presero gioco di lei arrivando persino a minacciarla. Un atteggiamento che purtroppo ebbe gravi ripercussioni sull'animo si forte tuttavia sensibile della Montessori, che prese a detestare gli uomini o perlomeno ad escluderli dalla sua vita, tanto che non arriverà mai a sposarsi.

    I primi passi della sua straordinaria carriera, che la porteranno a diventare un vero e proprio simbolo e un'icona del filantropismo, la vedono alle prese con i bambini disabili, di cui si prende amorevolmente cura e a cui rimarrà affezionata per il resto della sua vita, dedicandovi tutti i propri sforzi professionali. Intorno al 1900 inizia un lavoro di ricerca presso il manicomio romano di S. Maria della Pietà dove, tra gli adulti malati di mente, si trovavano bambini con difficoltà o con turbe del comportamento, i quali sono rinchiusi e trattati alla pari degli altri malati mentali adulti e in stato di grave abbandono affettivo.
    L'eccezionale dottoressa, oltre alla profusione di amore e di attenzione umana che elargisce a queste povere creature, si rende ben presto conto, grazie al suo acume e alla già ricordata sensibilità, che il metodo di insegnamento usato con questo tipo di "pazienti" non è corretto, non è insomma adeguato alle loro capacità psicofisiche e alle loro esigenze. Dopo numerosi tentativi, anni di osservazioni e prove sul campo, la Montessori arriva così ad elaborare un nuovo e innovativo metodo di istruzione per bambini disabili. Uno dei concetti basilari di questo metodo (che affonda comunque le sue radici all'interno dell'evoluzione del pensiero pedagogico), è centrato sulla constatazione che i bambini hanno fasi di crescita differenziate, all'interno delle quali sono più o meno propensi a imparare alcune cose per trascurarne delle altre. Da qui ecco allora una conseguenziale differenziazione dei piani di studio e di apprendimento, "tarati" sulle reali possibilità del bambino. Si tratta di un processo che oggi può apparire scontato, ma che ha richiesto un'evoluzione degli approcci pedagogici e una riflessione attenta, all'interno di questo pensiero, su cosa sia o non sia un bambino e su quali caratteristiche peculiari una creatura del genere, di fatto, abbia.
    Il risultato di questo sforzo conoscitivo porta la dottoressa ad elaborare un metodo di insegnamento del tutto differente da qualsiasi altro in uso all'epoca. Invece dei metodi tradizionali che includevano lettura e recita a memoria, istruisce i bambini attraverso l'uso di strumenti concreti, il che dà risultati assai migliori. Viene rivoluzionato da questa straordinaria didatta il significato stesso della parola "memorizzare", parola che non vienne più legata ad un processo di assimilazione razionale e/o puramente cerebrale, ma veicolata attraverso l'empirico uso dei sensi, che comportano ovviamente il toccare e il manipolare oggetti.
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    I risultati sono talmente sorprendenti che, addirittura, in una prova controllata da esperti e dalla stessa Montessori, i bambini disabili ottengono un punteggio più alto di quelli considerati normali. Ma se la stragrande maggioranza delle persone si sarebbe ritenuta soddisfatta da un tale risultato, questo non vale per Maria Montessori che viceversa ha una nuova, propulsiva idea (da cui si può ben valutare il suo eccezionale spessore umano). La domanda di partenza che si pone è: "Perchè i bambini normali non possono trarre profitto dallo stesso metodo?". Detto fatto, apre allora una "Casa dei Bambini" nelle borgate di Roma, uno dei suoi primi centri.

    Ecco cosa scrive, a proposito, un documento redatto dallo stesso Istituto Montessori: "Secondo Maria Montessori la questione dei bambini con gravi deficit si doveva risolvere con procedimenti educativi e non con trattamenti medici. Per Maria Montessori i consueti metodi pedagogici erano irrazionali perché reprimevano sostanzialmente le potenzialità del bambino invece di aiutarle e farle emergere ed in seguito sviluppare. Ecco quindi l'educazione dei sensi come momento preparatorio per lo sviluppo dell'intelligenza, perchè l'educazione del bambino, allo stesso modo di quella del portatore di handicap o di deficit, deve far leva sulla sensibilità in quanto la psiche dell'uno e dell'altro è tutta sensibilità. Il materiale Montessori educa il bambino all'autocorrezione dell'errore da parte del bambino stesso ed anche al controllo dell'errore senza che la maestra (o direttrice) debba intervenire per correggere.
    Il bambino è libero nella scelta del materiale con il quale vuole esercitarsi quindi tutto deve scaturire dall'interesse spontaneo del bambino. Ecco quindi che l'educazione diviene un processo di auto-educazione ed auto-controllo".

    Maria Montessori è stata anche scrittrice e ha esposto i suoi metodi e i suoi principi in numerosi libri. In particolare, nel 1909 pubblica "Il metodo della pedagogia scientifica" che, tradotto in numerosissime lingue, darà al metodo Montessori una risonanza mondiale. Visse in diverse parti d'Europa prima di far ritorno in Italia, dopo la caduta del fascismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale. Muore il 6 maggio 1952 a Noordwijk, in Olanda, vicino al Mare del Nord. La sua opera continua a vivere attraverso le centinaia di scuole istituite a suo nome nelle più disparate parti del globo.

    Durante gli anni '90 il suo volto è stato raffigurato sulle banconote italiane da Mille Lire, rimpiazzando quello di Marco Polo, e fino all'entrata in vigore della moneta unica europea.


    “L’umanità che si rivela in tutto il suo splendore intellettuale durante la dolce e tenera età dell’infanzia dovrebbe essere rispettata con una sorta di venerazione religiosa. E ‘come il sole che appare all’alba o un fiore appena sbocciato. L’educazione non può essere efficace se non aiuta il bambino ad aprire se stesso alla vita. “




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    LA DONNA DEL GIORNO: Maria De Filippi

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    LA CONDUTTRICE AMATA
    – Care lettrici, oggi vi parliamo di una donna molto amata dal pubblico italiano che segue le sue trasmissioni con tanta passione e dedizione. È uno dei volti di punta di Mediaset, la regina indiscussa del pomeriggio del Canale 5. Il suo nome è Maria De Filippi e oggi è il suo compleanno. Noi della redazione le facciamo i migliori auguri ripercorrendo, insieme a voi, le tappe più salienti della sua vita.Maria De Filippi nasce a Milano il 5 dicembre 1961. All’età di dieci anni si trasferisce a Pavia con i genitori: il padre è un rappresentante di medicinali mentre la madre una colta insegnante di greco. L’infanzia di Maria è stata serena e senza particolare scosse, passata fra lo studio e i giochi con il fratello Giuseppe. Diplomatasi al liceo classico con ottimi voti, si è poi laureata in legge con 110 e lode. Dopo la laurea la futura conduttrice progettava di fare il magistrato, ma il destino aveva degli altri progetto per lei. L’incontro con il suo pigmalione Maurizio Costanzo alla fine del 1989 cambierà la sua vita per sempre.Sarà proprio Maurizio Costanzo che, dopo varie insistenze, la convincerà a trasferirsi a Roma per lavorare con lui. La frequentazione quotidian trasforma quello che doveva essere solo un rapporto professionale in qualcosa d’altro. Si frequentano inizialmente in gran segreto, anche perchè Costanzo all’epoca aveva una relazione in corso con Marta Flavi, ma poi decidono di fare il grande passo iniziando una convivenza che cinque anni dopo, il 28 agosto 1995, sarà coronata con matrimonio.La prima volta di Maria in tv rissale alla fine del 1992 quando Lella Costa, scelta per condurre la prima edizione di “Amici” decide di ritirarsi a causa di gravidanza. La redazione cade nel panico: serve immediatamente un sostituto credibile. Viene così proposta Maria, che dopo un duro training fatto di esercizi davanti alla telecamera e di tentativi di familiarizzare con il mondo del piccolo schermo, debutta nel 1993. Il programma ottiene successo anche grazie alla formula di rendere protagonisti giovani normali, in cui molti possano riconoscersi, in confronti aperti fra loro e i genitori (o più in generale gli adulti), e con il fondamentale “pepe” aggiunto dagli interventi del pubblico.Dal 1994 le viene affidata la prima serata con “Amici di sera”, mentre nel settembre del 1996 inizia un’altra grande esperienza: “Uomini e donne”, programma quotidiano a cui si aggiungono poi i programmi serali “Missione impossibile”, “Coppie” e “Colpo di scena”. Senza contare il programma partito nel 2000, “C’è posta per te”, trasmissione di taglio un po’ diverso poichè al pubblico non veniva data una parte “attiva” come di consueto. Anche questo format dell’infaticabile De Filippi ha sbaragliato negli anni la concorrenza conquistando l’affetto del pubblico che ogni sabato sera la seguiva con fedeltà.Negli ultimi anni ha centrato un altro successo con una trasmissione in cui professori d’eccezione insegnano materie legate all’arte (con particolare attenzione a musica e danza) per giovani talenti emergenti. Il titolo della prima edizione era “Saranno famosi”, ma per problemi legati al copyright del serial tv degli anni ‘80, le edizioni successive hanno preso il nome di “Amici”, il talentshow basato su primo “Amici” di Maria De Filippi.Fuori dai suoi impegni televisivi Maria De Filippi coltiva molti interessi. Uno dei suoi amori più grandi è quello per gli animali che ama alla folia. È l’orgogliosa proprietaria di tre cani, un pastore tedesco, Duca, un bassotto, Cassio (regalo che ha fatto a Maurizio per i suoi 60 anni) e un bracchetto di nome Sansone. Ha anche adottato un cane a “distanza”, Natale. Inoltre ha tre cavalli, Ghost, Talamone e Irko che cavalca ogni mattina per qualche ora. È una donna sempre attiva, attenta e premurosa sia nel privato che nel professionale. Una donna che il pubblico semplicemente ama per quello che è.

     
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    LA DONNA DEL GIORNO: Kim Basinger

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    L’ATTRICE AMATA
    – Care lettrici, oggi vi parliamo di una donna bella ed attraente, un’attrice molto amata, soprattutto dagli uomini, per il suo fascino e il sexy appeal, nonché per la sua bravura. Il suo nome è Kim Basinger e oggi è il suo compleanno. Noi della redazione le facciamo i migliori auguri percorrendo, insieme a voi, la strada della sua vita.Kim Basinger nasce a Athens in Georgia l’8 dicembre 1953, come terza di cinque figli. Suo padre è un jazzista che per vivere fa l’agente finanziario e la madre è una nuotatrice sincronica che ha lavorato spesso con Esther Williams. Da adolescente Kim è timida e introversa, al punto che i genitori la credono autistica. Ha avuto un’adolescenza piuttosto complicata, segnata anche da agorafobia, che supererà soltanto dopo anni di psicoterapia. A scuola i compagni la prendono in giro per le sue labbra importanti, chiamandola per questo “Nigger lips”. Le cose cominciano a cambiare quando a sedici anni diventa cheerleader. Eletta Miss junior Georgia, si trasferisce a New York ed entra nella scuderia della Eileen Ford Agency, per poi essere scelta come testimonial della Revlon, della Maybelline, e dello shampoo Brecke arrivando a guadagnare fino a 1000 dollari al giorno.Nonostante il successo ottenuto, la Basinger negli anni seguenti parlerà sempre male della sua esperienza di modella che non le piaceva per niente. In quello stesso periodo, canta con il nome di Chelsea nei caffè del Village, posa per “Play Boy” e nel 1980 si sposa per la prima volta con il truccatore Ron Snyder, incontrato nel 1981 sul set di “Paese selvaggio” di David Greene. Successivamente, viene chiamata per lavorare in “Agente 007 – Mai dire mai” (1983), con Sean Connery ancora nei panni di James Bond. Il regista Blake Edwards la dirige nella pellicola “I miei problemi con le donne” (1983), rifacimento de “L’uomo che amava le donne” di François Truffaut, e anni dopo, in “Appuntamento al buio” del 1987.Nel 1984 è nel cast del film “Il migliore” diretto da Barry Levinson, in cui il suo partner sarà Robert Redford, che le frutterà una nomination ai Golden Globe. L’anno successivo è la volta di “Follia d’amore”, la pellicula di Robert Altman , che la dirigerà anche nel 1994 in “Prêt-à-porter”. Tuttavia è “9 settimane e ½” del 1986 a regalarle la celebrità come attrice. Nella pellicola di Adrian Lyne, la ricordiamo tutti in uno strip mozzafiato con la sottoveste bianca e l’intrigante Mickey Rourke che la guarda ammirato. Nonostante il grande successo di pubblico, il film riceve ben tre Razzie Awards, di cui uno alla Basinger come Peggior Attrice Protagonista. Lo stesso anno, Kim fa coppia sul set e molto brevemente anche nella vita con il sex symbol Richard Gere, che si dice perse letteralmente la testa per lei, in “Nessuna pietà” di Richard Pearce. Con Gere, lavorerà anche nel 1992 in “Analisi finale”, di Phil Joanou. Il primo matrimonio di Kim naufraga nel 1998 mentre lei sta girando “Batman” (1989) di Tim Burton, con Jack Nicholson con la maschera del Joker e Micheal Keaton nei panni del supereroe.La colonna sonora che tutti ricordano è di Prince, con cui la Basinger gira un video e ha una relazione che dura poco. Con il denaro guadagnato, la star decide di comprare la cittadina di Braselton (fondata nel 1876) per $ 20.000.000. Il colpo di fulmine tra Kim e il suo secondo marito Alec Baldwin scoppierà nel mediocre film del 1991 “Bella, bionda…e dice sempre sì” di Jerry Rees. I due saranno sposati fino al 2002 e da quest’unione nascerà nel 1995 la figlia Ireland. Il rifiuto di girare “Boxing Helena”, di Jennifer Lynch costringerà la Basinger a dichiarare bancarotta e ad affrontare una lunga causa con la casa di produzione. Dopo anni di silenzio, nel 1997 il successo bussa ancora alla porta della bionda attrice con “L.A. Confidential” di Curtis Hanson. Tratto dall’omonimo romanzo di James Ellroy, è un poliziesco che non dà tregua allo spettatore e Kim ancora bellissima a 44 anni è una straordinaria sosia di Veronica Lake. Il film realizza grandi incassi e nel 1998 farà vincere alla Basinger un Oscar, un Goldel Globe, oltre al premio dei sindacati degli attori di Hollywood Actor’s Guild.Il divorzio con Baldwin, avvenuto nel 2002 è quanto mai burrascoso. Sempre nel 2002 si parla di una presunta relazione di Kim con Al Pacino con cui divide il set di “People I Know” (2002). Dello stesso anno è anche “8 mile” di Curtis Hanson in cui Kim interpreta l’inquieta madre del rapper bianco Eminem. Controverso il ruolo dell’attrice in “The Door in the Floor” (2004) di Tod Williams, tratto da un romanzo di John Irving in cui il suo partner è Jeff Bridges. Al Festival di Venezia 2008 è stato presentato il film con Kim Basinger “The Burning Plain – Il confine della solitudine” , opera prima del premiato sceneggiatore Guillermo Arriaga, dove Kim interpreta ancora una volta una madre. L’anno successivo è segnato da“The Informers – Vite oltre il limite” in cui è di nuovo accanto a Mickey Rourke. Il 2010 la vede impegnta sul set del film drammatico “Charlie St. Cloud” con protagonista Zac Efron, nuovamente nei panni della madre. Attualmente, Kim Basinger, ancora bellissima, vive nella torre acquistata a Braselton in Georgia, con il suo attuale compagno, il produttore Jon Peters, con cui ebbe un flirt ai tempi di “Batman”.



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    LA DONNA DEL GIORNO: Sonia Gandhi

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    LA DONNA INFLUENTE DELLA POLITICA INDIANA–
    Care lettrici, oggi vi parliamo di una donna intelligente che con il suo modo di fare ha saputo conquistare un’intero popolo. Il suo nome è Sonia Gandhi ed è una donna influente della politica indiana, di origini italiane. Oggi è il suo compleanno e noi della redazione le facciamo i migliori auguri, ripercorrendo, insieme a voi, i punti salienti della sua vita.Sonia Gandhi, all’anagrafe italiana Edvige Antonia Albina Maino, nasce a Lusiana, in provincia di Vicenza, il 9 dicembre del 1946. Presidente del Partito del Congresso Indiano, secondo la rivista Forbes nel 2007 tra le dieci donne più potenti del mondo, Sonia Gandhi è nata e cresciuta in Italia, da genitori veneti: Stefano e Paola Maino. Nel 1949, quando Sonia ha appena tre anni, la sua famiglia si trasferisce per motivi di lavoro ad Orbassano, nei pressi di Torino. In questi primi anni, a segnare profondamente la sua educazione è la scuola cattolica romana a cui la iscrivono i genitori: un istituto gestito dall’Ordine dei Salesiani.Negli anni della gioventù, Sonia Gandhi ben presto si appassiona alle lingue e comincia a studiare presso una scuola per interpreti, imparando l’inglese, il francese e il russo. La svolta della sua vita arriva negli anni ‘60, in Inghilterra. Qui la giovane Sonia conosce Rajiv Gandhi, il futuro primo ministro dell’India, figlio di Indira Gandhi e nipote di Jawaharlal Nehru. Il rampollo di questa antica famiglia così importante per la storia del paese indiano, in quegli anni frequenta l’Università di Cambridge, mentre la sua futura moglie studia inglese alla Lennox School, scuola di lingue per stranieri. I due si innamorano e decidono di corronare la loro unione con il matrimonio avvenuto alla fine degli anni sessanta.Il 28 febbraio del 1968, Rajiv Gandhi sposa Sonia. Il matrimonio è di rito aconfessionale semplice e si tiene nel giardino di Safdarjang Road, a Cambridge. Secondo le cronache, la giovane moglie di origini venete sceglie di indossare un “sari rosa” di cotone che Nehru avrebbe filato in carcere: lo stesso capo indossato da Indira Gandhi per il suo matrimonio. Trasferitasi in India con il marito Rajiv, Sonia continua a studiare, stando al fianco del proprio uomo il quale si prepara a fare il suo ingresso ufficiale nella politica indiana. Nel frattempo, consegue un diploma in conservazione dei dipinti a olio del Museo Nazionale di Nuova Delhi.Il 1983 è un anno importante per Sonia Gandhi. Per assecondare la carriera politica di Rajiv e mettere a tacere l’opposizione, che non vede di buon occhio il matrimonio di un Gandhi con una donna occidentale, Sonia rinuncia alla cittadinanza italiana. Era il 27 aprile del 1983, circa quindici anni dopo la sua unione con Rajiv. Tre giorni dopo, il 30 aprile del 1983, Sonia diventa a tutti gli effetti una cittadina dell’India.L’anno dopo, il marito diventa primo ministro indiano, per il Partito del Congresso. Nello stesso anno, la madre di lui, Indira, viene assassinata da una delle sue guardie del corpo, di etnia Sikh. Rajiv Gandhi guida lo stato indiano fino al 1989. Il 21 maggio del 1991, a Sriperumbudur, pochi giorni prima delle nuove elezioni generali che avrebbero potuto sancire il suo riscatto politico, il marito di Sonia Gandhi viene ucciso. Secondo le ipotesi più accreditate, l’attentatore è anche lui appartenente alla setta dei Sikh. Ci sono queli che invece credono che il responsabile è uno del commando delle Tigri Tamil, l’organizzazione militare clandestina che lotta per l’indipendenza dei tamil dello Sri Lanka.A questo punto il partito comincia a fare il nome di Sonia Gandhi perché sia lei a prendere in mano la guida politica del paese, per continuare la tradizione “dinastica” del Partito del Congresso che ha sempre visto alla sua guida un membro della famiglia Nehru-Gandhi. Tuttavia lei decide di rifiutare, per ritirarsi a vita privata fino al 1998, quando cambierà la decisione, assumendo la guida dell’Indian National Congress. Lo stile e il temperamento è quello della tradizione politica della famiglia Gandhi-Nehru: Sonia sa come guidare grandi folle e conquista la fiducia dei suoi elettori.Per le elezioni del maggio del 2004 si fa il suo nome per una possibile candidatura alla carica di primo ministro, a seguito della vittoria del partito per il rinnovo della Lok Sabha, la camera bassa del parlamento indiano. Sonia Gandhi viene votata all’unanimità per condurre un governo di coalizione composto da diciannove partiti ma decide di declinare la sua candidatura cosciente del fatto che gran parte della classe politica indiana non la vede di buon occhio. Gli oppositori non fanno l’atro che recriminarla per il fatto di non essere una nativa dell’India e per non parlare in modo fluente la lingua hindi. È lei stessa a proporre Manmohan Singh al suo posto, ex ministro delle finanze del governo uscente di Narasimha Rao. Accettato dalla coalizione, Singh diventa il primo ministro indiano, il 22 maggio del 2004. Nella stessa consultazione, viene eletto al parlamento indiano anche il figlio di Sonia, Rahul Gandhi, di cui la sorella Priyanka aveva curato la campagna elettorale.Il 28 maggio 2005 Sonia Gandhi diventa presidente del Partito del Congresso Indiano, la prima forza politica del paese. È la terza donna non indiana ad ottenere questa carica, dopo Annie Beasant e Nelli Sengupta. Inoltre, è anche il quinto membro della famiglia Nehru a guidare il partito. Nel 2009, alle elezioni generali la coalizione guidata dal suo partito, che si chiama UPA (United Progressive Alliance), vince ancora e ottiene il mandato per formare un nuovo governo, sempre sotto la guida del ministro uscente, Manmohan Singh. Il 3 settembre 2010 Sonia Maino Gandhi fu rieletta per la quarta volta all’unanimità Presidente del Congresso indiano.



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    LA DONNA DEL GIORNO: Monica Vitti

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    MONICA VITTI, LA DIVA DEL CINEMA ITALIANO
    – Care lettrici, la giornata di oggi la dedichiamo a una donna straordinaria che ha lasciato l’indelebile segno nel mondo cinematografico italiano e non solo. Proprio in questi giorni, il Festival Internazionale del Cinema di Roma le rende omaggio con una mostra fotografica, la proiezione di alcuni suoi film e la presentazione di un libro. Ritiratasi dalle scene dieci anni fa, la grande attrice Monica Vitti festeggia oggi il suo ottantesimo compleanno. Noi di Che donna le facciamo i migliori auguri, ripercorrendo passo a passo la sua vita piena di successi. Chi è Monica Vitti?Maria Luisa Ceciarelli, il vero nome dell’attrice, nasce a Roma il 3 novembre 1931. Si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 1953 e subito comincia a far carriera sul palcoscenico interpretando alcuni ruoli importanti , come ad esempio in “Sei storie da ridere” del 1956 e “Capricci di Marianna” del 1959, l’anno in cui esordisce anche al cinema, con la pellicula “Le dritte”.L’incontro con un regista, che presto diventerà il suo maestro, Michelangelo Antonioni, cambierà di colpo la vita della giovane attrice all’epoca ancora agli esordi. Insieme i due girano quattro importantissimi film “L’avventura” del 1960, “La notte” e “L’eclisse” del 1961 e “Deserto Rosso” del 1964. Il loro legame andrà anche oltre i confini professionali, sbocciato in una relazione sentimentale durata circa quattro anni.Nella seconda metà degli anni ‘60 Monica Vitti passa alla commedia dimostrando la sua spiccata dote di artista comica e la sua potenza recitativa, non solo come incarnazione delle inquietudini e del disagio. Per la regia di Mario Monicelli nel 1968 interpreta “La ragazza con la pistola”, nel 1969 “Amore mio aiutami” di Alberto Sordi, nel 1970 “Dramma della gelosia e “Tutti i particolari in cronaca” di Ettore Scola.Mentre la sua carriera cinematografica continua arrivano anche i primi importanti riconoscimenti come tre Nastri d’argento e cinque David di Donatello. Parallelamente con i cinema prosegue anche la carriera teatrale dell’attrice che nel 1986 calca le scene nella piece “La strana coppia” diretta daFranca Valeri. Anche la televisione non si lascia sfuggire questa grande interprete e Monica Vitti nel 1978 recita accanto al grande Eduardo De Filippo ne ”I cilindri”.Monica Vitti continua ad avere il successo nel mondo cinematografico italiano e contemporaneamente, alcuni registi stranieri non si lasciano sfuggire la possibilità di averla nei loro film: Losey la dirige nel 1969 in “Modesty Blaise, la bellissima che uccide”, Miklos Jancso nel 1971 ne “La pacifista” e Louis Buñuel ne “Il fantasma della libertà” del 1974.Con l’inizio degli anni ’80 Monica comincia ad allontanarsi dagli schermi e le sue apparizioni diventano sempre più sporadiche e interpretta pochi film, diretti tra l’altro dal suo compagno Roberto Russo: “Flirt” del 1983 e “Francesca è mia”. Debutterà, invece, come regista nel 1990, presentando la pellicola “Scandalo Segreto” di cui sarà anche protagonista, con la quale vince il Globo d’oro sia come regista che interprete. Il momento più importante della sua carriera sarà nel 1995 quando le verrà assegnato il Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia.Monica Vitti non ha avuto soltanto il successo professionale ma anche in campo sentimentale. L’attrice ha vissuto tre lunghe ed importanti storie d’amore. Oltre al già menzionato Antonioni, è stata legata con il direttore della fotografia Carlo di Palma e con il fotografo di moda Roberto Russo con il quale si è sposata in gran segreto nel 2000.



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    LA DONNA DEL GIORNO: Gianna Nannini

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    LA CANTANTE GRINTOSA
    Care lettrici, oggi vi parliamo di una cantante italiana molto nota per la sua grinta, sua energia e le doti canore. Il suo nome è Gianna Nannini e oggi, insieme avoi, ripercorriamo le tappe più importanti della sua vita.Gianna Nannini nasce a Siena il 14 giugno 1956, nellaContrada dell’Oca. Frequenta il liceo scientifico e studia pianoforte al Conservatorio Luigi Boccherini di Lucca, che lascia nel 1974 prima di sostenere l’esame dell’ottavo anno. Un’anno dopo si trasferisce a Milano dove studia composizione con Bruno Bettinelli e, come autodidatta, studia chitarra che suona con impostazione punk. Firma il suo primo contratto, con l’etichetta Ricordi e a soli vent’anni pubblica il suo primo album, “Gianna Nannini”. Seguono velocemente altri due album: “Una Radura” (1978) e “California” (1979); quest’ultimo lavoro costituisce una svolta verso il rock. La canzone “America” trascina Gianna Nannini per la prima volta in classifica, diventando un classico dei suoi concerti e rappresentando in pieno la grinta e l’energia dell’artista.Nel 1981 Gianna Nannini scrive la colonna sonora del film di Luciano Mannuzzi “Sconcerto Rock”, prodotto da Bernardo Bertolucci. Con Roberto Cacciapaglia, musicista-compositore dell’avanguardia milanese, produce “G.N.”, album dal sapore sperimentale. Arriva poi una collaborazione importante con il produttore Conny Plank, con il quale lavora al disco “Latin Lover” (1982). Gianna non è solo una cantante, un’anno più tardi Gabriele Salvatores la sceglie per il ruolo di Titania nel film “Sogno di una notte d’estate”. La cantante firma anche parte della colonna sonora.Nel 1984 esce il suo sesto disco, “Puzzle”, che contiene “Fotoromanza”, leit-motiv dell’estate e per ben due mesi numero uno nelle classifiche. La regia del video di “Fotoromanza” è firmata Michelangelo Antonioni. Oltre che in Italia il disco è nei primi posti delle classifiche anche in Germania, Austria e Svizzera (dove Gianna riceve due dischi d’oro per le vendite di “Puzzle” e “Latin Lover”). Con “Fotoromanza” la cantante vince il Festivalbar, Vota la voce e un Telegatto d’oro (con Raffaella Riva) per il miglior testo dell’anno.
    Mentre “Latin Lover” guadagna un disco d’oro in Germania esce nel 1986 “Profumo”.Il giorno 1 maggio 1987, alla Schauspielhaus di Amburgo, di fronte a una platea gremita, Gianna Nannini canta insieme a Sting e Jack Bruce una selezione di canzoni di Bertold Brecht e Kurt Weill (trasmesso poi dalla Rai e su altri canali televisivi europei). Il successo di critica e di pubblico è grande in tutta Europa.
    Intanto “Profumo”, a un anno dalla sua uscita, si conferma come il maggior successo discografico di Gianna Nannini che le fa guadagnare doppio disco di platino in Italia, disco d’oro in Germania e disco di platino in Svizzera e Austria.Successivamente esce la compilation “Maschi e altri”, la prima raccolta di successi (con una versione speciale del brano “I Maschi”) che vende ben oltre un milione di copie in Europa. Nel 1988, anticipato dal singolo “Hey Bionda”, esce in tutta Europa l’album “Malafemmina”. L’anno seguente, su musica di Giorgio Moroder, scrive e registra “Un’estate italiana”, che canterà insieme a Edoardo Bennato e che sarà la sigla dei Mondiali di calcio di Italia ‘90. Le royalties sui diritti d’autore del testo vengono devolute ad Amnesty International.Dopo i mondiali la Nannini pubblica il nuovo album che si intitola “Scandalo” e viene realizzato a Londra. Con il suo tour successivo la cantante torna a riempire gli stadi di Berlino, Bayreuth, Hannover, Vienna, Budapest e Amburgo , dove canterà con il mitico Rod Stewart. Nel 1993 è la volta di “X Forza e X Amore” (la title track, nel rap finale, vede la partecipazione straordinaria di Jovanotti). Durante le fasi di preparazione del nuovo album “Dispetto” (1994), Gianna Nannini trova il tempo di terminare i suoi studi in filosofia.Il 4 luglio 1995 a Roma, Gianna è protagonista dell’azione più eclatante di Greenpeace in Italia: alle ore 11:40 del mattino, con un commando di attivisti, si arrampica su un balcone di Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata francese, e improvvisa un concerto di protesta contro la decisione del governo transalpino di riprendere gli esperimenti nucleari nell’atollo di Mururoa. Nel 1996 esce il singolo “Bomboloni”, che anticipa l’antologia “Bomboloni ? The Greatest Hits Collection”. Dopo la pausa di due anni nel 1998 pubblica il nuovo disco: “Cuore”.Nel 2000 chiamata dal regista italiano Enzo D’Alò, lavora alla colonna sonora del film di animazione “Momo alla conquista del tempo”, tratto dal famoso e omonimo romanzo di Michael Ende. Nel 2002 il nuovo album “Aria”, poi nel 2006, dopo quattro anni di astinenza musicale torna con il nuovo lavoro “Grazie”. Al festival di Sanremo 2008, la canzone scritta da lei “Colpo di fulmine”, vince la manifestazione grazie anche all’interpretazione di Giò Di Tonno e Lola Ponce.Quanto allla sua vita privata, la Nannini alla fine del 2010 rompe ogni schema rimanendo incinta dopo i cinquant’anni. La foto col pancione sulla copertina di “Vanity Fair” farà molto scalpore. In attesa della nascita della figlia Penelope, venuta al mondo il 26 novembre 2010, Gianna Nannini registra l’album “Io e te” che sarà pubblicato a gennaio 2011.



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    LA DONNA DEL GIORNO: Madre Teresa di Calcutta

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    LA SANTA DEI POVERI
    – Care lettrici, oggi vi parliamo di una religiosa amata in tutto il mondo per le sue opere di bene. Nel 2003 papa di allora, Giovanni Paolo II ha presieduto la sua beatificazione davanti alla folla di trecentomila emozionatissimi fedeli. Lei è Madre Teresa di Calcutta. Ripercorriamo insieme la strada della sua vita.Gonxha (Agnese) Bojaxhiu, la futura Madre Teresa, è nata il 26 agosto 1910 a Skopje (ex Jugoslavia, adesso l’ex repubblica jugoslava di Macedonia). Fin da piccola riceve un’educazione fortemente cattolica dato che la sua famiglia, di cittadinanza albanese, era profondamente legata alla religione cristiana.
    Già verso il 1928, Gonxha sente di essere attratta verso la vita religiosa, cosa che in seguito attribuirà ad una “grazia” fattale dalla Madonna. Presa dunque la fatidica decisione, è accolta a Dublino dalle Suore di Nostra Signora di Loreto, la cui Regola si ispira al tipo di spiritualità indicato negli “Esercizi spirituali” di Sant’Ignazio di Loyola. Ed è proprio grazie alle meditazioni sviluppate sulle pagine del santo spagnolo che Madre Teresa matura il sentimento di voler “aiutare tutti gli uomini”.Attirata fortemente dalle missioni, la Superiora la manda prima in India, a Darjeeling, città situata ai piedi dell’Himalaia, dove, il 24 maggio 1929, ha inizio il suo noviziato. Dato che l’insegnamento è la vocazione principale delle Suore di Loreto, lei stessa intraprende questa attività, in particolare seguendo le bambine povere del posto. Parallelamente porta avanti i suoi studi personali per poter ottenere il diploma di professoressa. Il 25 maggio 1931, pronuncia i voti religiosi e assume da quel momento il nome di Suor Teresa, in onore di Santa Teresa di Lisieux. Per terminare gli studi, viene mandata, nel 1935, presso l’Istituto di Calcutta, capitale sovrappopolata del Bengala. Lì Suor Teresa si trova confrontata di colpo con la realtà della miseria più nera, ad un livello tale che la lascia sconvolta.Stando alle cronache, il 10 settembre 1946, mentre sta pregando, Suor Teresa percepisce distintamente un invito di Dio a lasciare il convento di Loreto per consacrarsi al servizio dei poveri, a condividere le loro sofferenze vivendo in mezzo a loro. In capo ad un anno, la Santa Sede la autorizza a vivere fuori della clausura. Il 16 agosto 1947, a trentasette anni, Suor Teresa indossa per la prima volta un “sari” (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo, ornato con un bordino azzurro, i colori della Vergine Maria. Sulla spalla, un piccolo crocifisso nero. Quando va e viene, porta con sé una valigetta contenente le sue cose personali indispensabili, ma non denaro. Madre Teresa non l’ ha mai chiesto né mai avuto, nonostante le sue opere fossero costosissime. Lei attribuiva questo “miracolo” all’opera della Provvidenza. Dal 1949, sempre più numerose sono le giovani che vanno a condividere la vita di Madre Teresa, però lei le mette a lungo alla prova, prima di riceverle. Nell’autunno del 1950, Papa Pio XII autorizza ufficialmente la nuova istituzione, denominata “Congregazione delle Missionarie della Carità”.Nel 1954, Madre Teresa crea il “Centro di speranza e di vita” per accogliervi i bambini abbandonati. In realtà, quelli che vengono portati lì, avvolti in stracci o addirittura in pezzi di carta, non hanno che poca speranza di vivere. Ricevono allora semplicemente il battesimo per poter essere accolti, secondo la dottrina cattolica, fra le anime del Paradiso. Molti di quelli che riescono a riaversi, saranno adottati da famiglie di tutti i paesi.Madre Teresa è animata, in tutte le sue azioni, dall’amore di Cristo, dalla volontà di “fare qualcosa di bello per Dio”, al servizio della Chiesa. “Essere cattolica ha per me un’importanza totale, assoluta - diceva - Siamo a completa disposizione della Chiesa. Professiamo un grande amore, profondo e personale, per il Santo Padre. Dobbiamo attestare la verità del Vangelo, proclamando la parola di Dio senza timore, apertamente, chiaramente, secondo quanto insegna la Chiesa”.Nel corso degli anni ‘60, l’opera di Madre Teresa si estende a quasi tutte le diocesi dell’India. Nel 1965, delle Religiose se ne vanno nel Venezuela. Nel marzo del 1968, Paolo VI chiede a Madre Teresa di aprire una casa a Roma. Dopo aver visitato i sobborghi della città ed aver constatato che la miseria materiale e morale esiste anche nei paesi “sviluppati”, decide di accettare la proposta. Nello stesso tempo, le Suore operano nel Bangladesh, paese devastato da un’orribile guerra civile dove numerose donne sono state stuprate da soldati: si consiglia a quelle che sono incinte, di abortire. Madre Teresa dichiara allora al governo che lei e le sue Suore adotteranno i bambini, ma che non bisogna, a nessun costo, “che a quelle donne, che avevano soltanto subito la violenza, si facesse poi commettere una trasgressione che sarebbe rimasta impressa in esse per tutta la vita”. Madre Teresa ha infatti sempre lottato con una grande energia contro qualsiasi forma di aborto.Nel 1979 le viene assegnato il riconoscimento più prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Tra le motivazioni è indicato il suo impegno per i più poveri, tra i poveri, e il suo rispetto per il valore e la dignità di ogni singola persona. Madre Teresa nell’occasione rifiuta il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiede che i 6.000 dollari del premio vengano destinati ai bisognosi di Calcutta, che con tale somma possono ottenere aiuti per un anno intero. Negli anni ‘80, l’Ordine fonda, in media, quindici nuove case all’anno. A partire dal 1986, si insedia nei paesi comunisti, fino allora vietati ai missionari: l’Etiopia, lo Yemen Meridionale, l’URSS, l’Albania, la Cina. Nel marzo del 1967, l’opera di Madre Teresa si è arricchita di un ramo maschile: la “Congregazione dei Frati Missionari”. E, nel 1969, è nata la Fraternità dei collaboratori laici delle Missionarie della Carità.Quando le chiedevano da dove le venisse tutta quella forza morale, Madre Teresa rispondeva con semplicità: “Il mio segreto è infinitamente semplice. Prego. Attraverso la preghiera, divento una cosa sola nell’amore con Cristo. PregarLo, è amarLo”. Inoltre, Madre Teresa ha anche spiegato come l’amore sia indissolubilmente unito alla gioia: “La gioia è preghiera, perché loda Dio: l’uomo è creato per lodare. La gioia è la speranza di una felicità eterna. La gioia è una rete d’amore per catturare le anime. La vera santità consiste nel fare la volontà di Dio con il sorriso”.Dopo varie degenze in ospedale, Madre Teresa si è spenta a Calcutta, il 5 settembre 1997, suscitando commozione in tutto il mondo. Il 20 dicembre 2002 papa Giovanni Paolo II ha firmato un decreto che riconosce le virtù eroiche della “Santa dei Poveri”, iniziando di fatto il processo di beatificazione più rapido nella storia delle “cause” dei santi. Nella settimana che celebrava i suoni 25 anni di pontificato, il 19 ottobre 2003, papa ha presieduto la beatificazione della Santa dei poveri, rimasta per sempre nei cuori dei fedeli di tutto il mondo .



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    LA DONNA DEL GIORNO: Jane Austin

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    LA SCRITTRICE AMATA


    – Care lettrici, oggi vi parliamo di una donna straordinaria, una scrittrice di spicco della narrativa preromantica inglese, amata da molte di noi che abbiamo sognato a occhi aperti leggendo i suoi manoscritti. Jane Austin nasceva proprio oggi, due secoli fa, e noi la ricordiamo così, ripercorrendo, insieme a voi, le tappe più importanti della sua vita.Jane Austen nasce a Steventon il giorno 16 dicembre 1775. Ultima figlia di George Austen, pastore anglicano, vivrà per venticinque anni nella città natale Steventon assieme a sei fratelli e una sorella. Jane viene educata in casa, sotto la guida del padre e grazie al suo incoraggiamento già giovanissima, oltre a imparare il francese e le basi della lingua italiana, acquista familiarità con le opere di autori quali Walter Scott. Henry Fielding e George Crabbe. Con la famiglia cui Jane è legatissima, in particolar modo alla sorella Cassandra, nel 1801 si trasferisce a Bath. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1805, Jane va a vivere per qualche tempo a Southampton per poi spostarsi a Chawton (nella regione dell’Hampshire), nel 1809, dove vivrà il resto della sua vita.Dopo la morte del padre e dopo la partenza dei fratelli che si arruolarono in Marina, l’ambiente familiare così come quello delle amicizie si comporrà da signore sole. La stessa Jane Austen non si sposerà mai, rimanendo zitella. Insieme alla sorella Cassandra s’incarica dell’educazione dei molti nipoti (solamente il fratello Edward avrà undici figli) per i quali scrive racconti per il loro intrattenimento e divertimento. Il nipote J. E. Austen -Leigh, scriverà di lei la biografia “Memorie” (1870), nella quale la scrittrice appare come una signorina esemplare, dedita alla vita domestica e solo incidentalmente alla letteratura.Tutto il mondo della giovane Austen è vivamente descritto nei suoi romanzi. Il suo impulso a scrivere la induce ad esercitarlo con costanza. Jane scrive gran parte delle sue opere nel soggiorno comune, interrotta o distratta dal chiasso dei nipoti, dalla presenza dei domestici o dei visitatori. A parte alcuni lavori giovanili, scritti agli inizi della sua carriera letteraria, Jane Austen è conosciuta soprattutto per i suoi romanzi. I suoi lavori più noti sono “Orgoglio e pregiudizio”, terminato nel 1797 e pubblicato nel 1813 , molto noto oggi anche per le sue trasposizioni cinematografiche; “Ragione e sentimento” , scritto nel 1798 e pubblicato nel 1811, “L’abbazia di Northanger”, pubblicato nel 1818 solo dopo che verrà riaccquistato dai famigliari.
    Negli ultimi mesi della sua vita inizia la stesura di “Sanditon”, opera che segue “Persuasione”, dove il tema dominante è la satira sul progresso e sulle sue conseguenze sul carattere delle persone.Sofferente di tisi (morbo di Addison), nel mese di marzo del 1817 le condizioni di salute di Jane peggiorano ogni giorno di più. Sua sorella Cassandra è costretta di portarla a maggio a Winchester, per affidarla alle cure di un noto specialista. La malattia a quel tempo è però incurabile e Jane Austen muore alla giovane età di 41 anni. Era il 18 luglio 1817. La sua salma riposa nella cattedrale di Winchester.



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    IL MONDO INTORNO A NOI

    LA DONNA DEL GIORNO: Edith Piaf

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    LA REGINA DELLA CANZONE FRANCESE
    – Care lettrici, oggi vi parliamo di una donna straordinaria, una cantante con una voce grandiosa che incantava gli ascoltatori in tutto il mondo. La maggiore “chanteuse realiste” francese tra gli anni ’30 e ’60, vive ancora attraverso le sue canzoni d’amore che trasmettono un’emozione grandissima ed irrepetibile . Il suo nome è Edith Piaf e noi la ricordiamo nel giorno del suo compleanno così, ripercorrendo, insieme a voi, le tappe più importanti della sua vita.Edith Gassion nasce a Parigi il 19 dicembre 1915. Sceglierà il nome d’arte di Edith “Piaf” (che in argot parigino significa “passerotto”) in occasione del suo debutto. La sua famiglia è molto povera e la piccola Edith vive la propria infanzia nella miseria dei quartieri Parisni di Belleville. Sua madre era una livornese, Line Marsa, cantante sposata al saltimbanco Louis Gassion. La leggenda dice che Lina l’avesse partorita per strada, aiutata da un flic, ossia un poliziotto francese. Edith trascorre la gran parte dell’infanzia nel bordello di Nonna Marie in Normandia.Edith inizia a cantare per strada per rimediare qualche moneta e dar da mangiare a se stessa e ai famigliari. Il suo ‘cavallo di battaglia’ è “La Marsigliese” che canta spesso con quella sua voce già piena di rabbia e ruvidezza che inizia a prendere forma. Costituisce poi un duo con Simone Berteaut esibendosi per le strade e anche nelle caserme. A 17 anni ha una figlia dal muratore Louis Dupont, di nome Marcelle, ma la bimba morirà a causa di una meningite a soli due anni. In momento in cui credeva che la sua vita sarebbe rimasta così dura per sempre, incontra l’impressario Louis Pleplé, che la prende in protezione fino alla morte avvenuta in circostanze misteriore qualche anno dopo. Nello stesso periodo ha un’audizione al “Le Gerny’s”, piccolo locale dove si faceva cabaret in cui debutta nel 1935. Molti i personaggi famosi verranno al locale per ascoltare la sua voce: uno fra tutti, Maurice Chevalier.Proprio in quel periodo Edith ottiene il primo contratto con la casa discografica Polydor. Leplée le cambia il nome in Piaf, ed ha così inizio il suo successo. Sarà solo nel 1937 che ha inizio la sua ascesa che la porta ad ottenere un contratto con il teatro ABC. Dopo la morte di Leplée, molti furono i suoi impresari: Raymond Asso, Michel Emer, Paul Meurisse, Norbert Glanzberg, Lou Barrier; qualcuno di loro le fu vicino non solo professionalmente, ma anche sentimentalmente. La fama di Edith Piaf continuava a crescere: conosce il drammaturgo Jean Cocteau, che si ispirerà a lei per un lavoro teatrale, “Le bel indifférent”.Durante la Seconda Guerra Mondiale, Piaf è contro l’invasione tedesca e si esibisce nei campi militari e nei campi di concentramento per prigionieri di guerra. È in quel periodo (1944) che conosce e si innamora di Yves Montand; canta con lui al Moulin Rouge, ma appena lo chansonnier inizia a diventare famoso i due si lasciano. Nel 1945 cambia casa discografica ed entra a far parte della Pathé. Nel 1946 scrive le parole della canzone che, nel Dopoguerra, diventerà per i francesi l’inno del ritorno alla vita: “La vie en rose”, che interpreta in collaborazione con Les Compagnons de la chanson.Edith Piaf realizza una tournée nel 1946 negli Stati Uniti esibendosi alla Constitution Hall. Ci ritorna un anno dopo, sempre con i suoi fedeli Compagnons de la chanson, per cantare allaPlay House e al Versailles di New York, dove ad applaudirla tra il pubblico vi erano, tra gli altri, Marlene Dietrich, Charles Boyer e Orson Welles. Nel 1948 conosce il pugile Marcel Cerdan ed è la prima volta che Édith si innamora di qualcuno che non faccia parte del mondo della musica. I due sono felici e innamorati ma la felicità dura poco; infatti, mentre sta volando verso gli Stati Uniti per contendere il titolo mondiale dei pesi medi a Jake La Motta, l’aereo cade e Cerdan muore. Completamente distrutta dalla morte del compagno, Piaf inizia a bere e a far uso di droghe. Dedica una canzone al suo amore perduto, la splendida “Hymne à l’amour” che la porta al successo a livello mondiale e che lei stessa compone assieme a Marguerite Monnot (con cui scriverà nel 1959 anche il testo di Milord).Nel 1952 sposa il compositore Jacques Pills, ma il matrimonio dura solo pochi giorni. Nell’annol 1955, Piaf ha quarant’anni e approda finalmente all’Olympia, il tempio parigino della musica; poi, riparte per gli Stati Uniti per esibirsi alla Carnegie Hall di New York, dove la saluteranno ben sette minuti di applausi in standing ovation. Verrà invitata comunque ad esibirsi ancora all’Olympia e le repliche dureranno quattro mesi, cioè fino alla primavera del 1961. Collaboratori importanti del mondo dello spettacolo,a cui successo lei stessa ha contrubuito, saranno personaggi in seguito celeberrimi e irripetibili, come Yves Montand, Charles Aznavour, Eddie Costantine, George Moustaki, Jacques Pills e tanti altri.Nell’anno 1961 la cantante si risposa con Theophanis Lamboukas, in arte Théo Sarapo, che lei aveva lanciato nel mondo della canzone e con cui aveva inciso la canzone “À quoi ça sert l’amour”. Dopo una broncopolmonite, Piaf va col marito nel sud della Francia a Grasse per passarvi la convalescenza, ma una ricaduta le fu fatale. Si spense l’11 ottobre 1963 durante un triste e vano viaggio di ritorno verso Parigi. Le cause del decesso furono attribuite a una cirrosi epatica, sviluppatasi a causa del massiccio uso di droga fatto da Édith; i medici più volte l’avevano avvertita ma lei non dava loro ascolto. Il suo esile corpo (dimostrava molto più dei suoi 47 anni) venne caricato sul sedile posteriore della macchina dal marito Theo che, per esaudire il suo ultimo desiderio, la riportò nella capitale francese. Al suo funerale presero parte migliaia di persone. Il suo corpo riposa nel cimitero parigino delle celebrità Père Lachaise.



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    IL MONDO INTORNO A NOI

    LA DONNA DEL GIORNO: Gloria Gaynor

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    LA REGINA DELLA DISCO MUSIC –
    Care lettrici, anche oggi vi parliamo di una cantante straordinaria, con una voce grandiosa che incantava le masse in tutto il mondo. Considerata indiscutibilmente la “Regina della discomusic” e proprio così che è stata soprannominata sia dai fan che dai media. Il suo nome è Gloria Gaynor e noi l’omaggiamo oggi ripercorrendo, insieme a voi, le tappe più importanti della sua vita.Gloria Fowles – vero nome di Gloria Gaynor – nasce il 7 settembre 1949 a Newark, New Jersey.Ha cominciato la sua carriera come oscura cantante ed intrattenitrice nei locali della costa dell’est dove si è fatta le ossa imparando a vincere la paura del pubblico e a muoversi agevolmente sul palcoscenico.Gloria viene scoperta da Jay Elli, il manager che poi resterà al suo fianco negli anni a venire, proprio mentre canta in un nightclub di Manhattan, anche se alle spalle aveva già un singolo, prodotto nel 1965 da Johnny Nash e che già evocava quel marchio di fabbrica tutto ritmo e atmosfere soft tipiche della cantante afroamericana.Nel 1976 pubblica “Never can say good-by”, che sancisce il successo dell’artista. Dopo alcuni riscontri minori, nel 1979 è la volta di “I will survive”, brano dal riconoscimento straordinario che viene anche premiato con un Grammy come miglior realizzazione disco nel 1980. L’ epitome di tutte le canzoni “dance” sarà da subito in cima delle classifiche inglesi e statunitensi. Questa sorta di inno, questo pezzo movimentato ma anche capace di toccare le corde della commozione e del “bel suono”, con quelle indimenticabili terzine degli archi che ne costituiscono il geniale arrangiamento, rivoluzionò letteralmente quello che era il mercato discografico del momento. In seguito, fra i destini del pezzo, ci sarà anche quello di diventare una sorta della bandiera del movimento gay.È inutile negare che il nome della Gaynor rimane per tutti questi anni indissolubilmente legato a quel brano, tanto è vero che in seguito la cantante faticherà a replicarne il successo, malgrado le ottime vendite di “I am what I am”, una hit nell’Inghilterra del 1983. Alla fine degli anni ’80 decide di ritirarsi. Una delle cause della sua parziale uscita dalle scene è stata l’incapacità di evolversi. Paradossalmente i critici le rimproverano a lei che ha quasi inventato un genere, proprio di essersi eccessivamente chiusa alle nuove tendenze, cosa cheh a nuociuto al rinnovamento della sua immagine e del suo stile musicale troppo legato, alle orecchie dei più, al pur “nobile” sound degli anni ‘70 e ‘80.Dopo quindici anni di assenza dagli studi di registrazione, nel 2002 viene pubblicato “I wish you love”. Il 19 settembre 2005 è stata ammessa nella Dance Music Hall of Fame, sia come cantante che per il singolo “I Will Survive”. Il suo album più recente è “Gloria Gaynor’s Christmas” del 2008.



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