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LA TROMBA
La tromba dalle sue origini all'attuale sua costruzione.
Sulle origini della tromba gli storici, pur mancando di dati precisi e procedendo di conseguenza per intuizioni, sono tuttavia concordi nel ritenerle antichissime. La Bibbia parla di trombe d'argento, conosciute sotto il nome di Chatzozerà fatte costruire da Mosè per servizi religiosi, e dei riti ai quali, durante il Regno di Salomone, partecipavano 120 sacerdoti suonatori di tromba. Ma più che la leggenda, ciò che fa ritenere la tromba strumento antichissimo, è la semplicità primitiva della sua costruzione, consistente in un tubo metallico di varie dimensioni secondo le tonalità nelle quali veniva costruito, nel qual tubo l'estremità inferiore si allargava a forma di campana - spesso foggiata a testa di animale - mentre l'estremità superiore terminava con un bocchino.
Le prime trombe diritte od a squillo, come comunemente venivano chiamate, erano di bronzo e faticosissime a suonarsi e per agevolare la funzione dei muscoli facciali, i suonatori sì applicavano un apparecchio di cuoio (Capistrum) al viso. La tromba in Egitto, donde venne importata, era di rame, d' argento o di corno d’ariete, e solo più tardi, nel Medio Evo, si usò 1' Oricalco, lega speciale corrispondente all'ottone: donde il nome di Oricalchi agli strumenti metallici a bocchino. Secondo le forme diverse che le venivano date, la tromba mutava timbro e nome; così, oltre alla citata Chatzozerà, costituita d'un tubo diritto e conico lungo un cubito, si ebbero lo Shofar il Keren ed il Keras, tutti e tre dalla forma di corno di bue, e la Salpinx, dal timbro chiaro e squillante, della quale i Greci si servivano in guerra e negli spettacoli delle Olimpiadi. Presso i Romani, oltre la Buccina o Tuba Curva fatta a spirale, e il Cornus a forma di conca marina, o di corno di bue, troviamo la Tuba usata dalla fanteria, identica alla Salpinx Greca, lunga un metro e mezzo, nonché il Lituus, di cui invece si serviva la cavalleria, dalla campana rivolta verso il viso del suonatore e dal suono molto più acuto della Tuba.
Dalla Buccina, tagliata nelle tonalita' più basse della tromba, il Reimann fa derivare il nome tedesco al Trombone Posaune da Busaun, come veniva chiamata la buccina nel XVI Secolo.
Altre forme e denominazioni si ebbero del primitivo strumento. Ricorderemo soltanto i Clarini del Sec. XVI che durarono sino al Secolo XVIII.
Gli antichi popoli si valsero della tromba per l'esaltazione religiosa degli spiriti, più che a scopi bellici; i Romani invece la utilizzarono sopratutto nelle guerre per la sonorità squillante del suo timbro.
Dalla tromba ricurva, ai ritorti ed alla pompa dell' Halternhorf
Ma la costruzione primitiva dello strumento offriva gravi inconvenienti. S'impose la necessità di ripiegare il tubo di cui era formata e la Tromba diritta fu sostituita da quella che prese le denominazioni di Tromba Storta, Corta, Doppia o Ricurva, di cui gli storici assicurano l'esistenza anteriormente al 1500.
La tromba a squillo, era generalmente tagliata in Sol e mediante l'applicazione dei Ritorti veniva ridotta verso il grave, in Fa, in Mi, in Mib, in Re, in Do, in Sib e in La. Si ottenevano in oltre altre tonalità intermedie con spostamenti di semitoni a mezzo di puntine scalate - specie di cannellini metallici – che servivano pure alla semplice accordatura degli strumenti per I' esecuzione della musica d' assieme, finché tali puntine vennero sostituite nel 1780 con una pompa che l’Halternhof, aveva applicato con successo al corno 20 anni prima.
Dalla Tromba a squillo, naturalmente, non si potevano ottenere che i suoni armonici e cioè: la fondamentale corrispondente alla nota nella quale era tagliato lo strumento, l' ottava della fondamentale, la quinta dell’ottava, la seconda ottava, la terza, la quinta e la settima minore della seconda ottava, la terza ottava, ed alcune note in scala diatonica.
Dalla tromba a coulisse alla tromba a macchina.
Ma le risorse sempre limitate della Tromba a squillo di fronte specialmente al progredire della musica strumentale, indussero lo stesso Halternhorf, verso la fine del Secolo XVIII, a costruire delle trombe a tiro colla pompa a coulisse già applicata con successo al Trombone; il tentativo però non ebbe fortuna; e nella stessa Inghilterra, ove maggiormente visse, si può ritenere ormai scomparsa.
Si iniziò allora la ricerca affannosa per giungere ad una risoluzione dell' assillante problema, di dotare cioè la Tromba della scala cromatica. E, dalle cinque o sei chiavi funzionanti su altrettanti fori, mediante leve come nei clarinetti e nei flauti, dell' austriaco Weidinger e dell' inglese Halliday, e all'incastro a molle successivamente applicata alla tromba dal francese Legrain, si giunse ai pistoni inventati da Bluhmel ed applicati al corno per la prima volta dallo Stôlzel nel 1813. Tale invenzione consiste in tre pezzi di prolungamento (chiamati pompe) comunicanti col tubo principale, a mezzo dei pistoni funzionanti da valvole, e della pompa generale che è parte intrinseca del tubo principale, perciò del tutto indipendente dai pistoni. Tanto le tre pompe quanto i tre pistoni, si distinguono colla progressione numerica di 1 - 2 e 3. Dall'effetto parziale di quest'ultimi si ottiene l'abbassamento delle tonalità nella quale l’istrumento è tagliato, nella misura seguente: di mezzo tono col pistone più corto, posto in mezzo agli altri due e distinto dal numero 2; di un tono col pistone N.0 i; di un tono e mezzo col pistone N.0 3; di due toni abbassando contemporaneamente il 2 ed il 3, di due toni e meno abbassando l’1 ed il 3 di tre toni abbassando tutti e tre i pistoni insieme.
Nè qui ha fine la ricerca veramente febbrile da parte degli studiosi; per raggiungere il maggior perfezionamento possibile. Nel 1829 infatti, il fabbricante viennese Riedl inventò i doppi pistoni, applicandone cioè due per ogni pompa, funzionanti a mezzo di leve che rimanevano fisse come i pedali dell'Arpa, per cambiare istantaneamente di tonalità. Il nuovo congegno venne però presto sostituito dallo stesso Riedl coi cilindri o rotelle, messe in funzione anch' esse a mezzo di leve e di ben poco dissimili dal meccanismo che si applica ancor oggi agli strumenti d' ottone. Da tale meccanismo l'antica tromba a squillo prese il nome di tromba a macchina.
Il fabbricante Adolfo Sax, portò a sei il numero dei pistoni (chiamato sistema degli strumenti a sei pistoni indipendenti) allo scopo di rendere migliore l' intonazione, specialmente delle note che richiedono l'impiego simultaneo di due e tre pistoni, ma l' innovazione non ebbe fortuna. Per il complicato suo meccanismo essa rendeva più che mai disagevole il maneggio degli strumenti e venne perciò ben presto abbandonata.
In seguito ai tentativi più o meno fortunati a cui abbiamo accennato, la Tromba a macchina del Riedl conserva dunque a tutt' oggi il campo incontrastato. La tromba a pistoni è usatissima in Francia specialmente e va sempre più diffondendosi anche in Italia. Ed è bene che ciò sia, poiché la più diretta e pronta comunicazione dei tubi addizionali col tubo principale ottenuta dai pistoni in confronto dei cilindri, riesce di sensibile giovamento al timbro e all' intonazione; a proposito della quale sarà utile aggiungere, che colla recente applicazione di un meccanismo semplicissimo alla pompa generale od alla pompa corrispondente al 10 pistone, l' esecutore potrà agevolmente correggere l'intonazione delle note difettose che col labbro soltanto non si riuscirebbe a correggere.
L’ impiego della tromba in orchestra.
La tromba a squillo venne introdotta per la prima volta in orchestra nel 1607 da Claudio Monteverde e precisamente nell' Orfeo, coll'indicazione in partitura di Clarini. Haendel e Bach sottoposero questo strumento a difficoltà notevoli, impiegandolo anche nella terza ottava; ciò che ha fatto sorgere il dubbio che si trattasse di trombe diverse dalle normali o di Clarinetti, tant' è che Mozar modificò molti passi nella musica di detti autori e sostituì le trombe con Oboi e Clarinetti.
Ma sino all' inizio del secolo XIX, la funzione della tromba e degli ottoni in genere in orchestra ebbe limiti assai modesti. Quando non erano completamente esclusi, questi strumenti figuravano in orchestra soltanto nei ripieni; e cominciarono a godere di qualche considerazione, con Beethoven, Weber e Rossini che ne utilizzarono meglio le risorse e soltanto lo strumentale moderno diede loro la maggiore e doverosa importanza.
Ma se i congegni introdotti nella tromba e più ancora la sua costruzione radicalmente mutata hanno potuto raddolcire il suo timbro da permettere d'esprimere anche sensazioni mistiche e sentimentali, tuttavia la sua caratteristica originale sta sempre nella sonorità potente e squillante, per cui si presta in modo superlativo in ogni manifestazione guerresca e nelle apoteosi trionfali.
Da cosa è costituito lo strumento
La tromba, è uno strumento antichissimo, che solo dopo varie “evoluzioni” è arrivato alla forma che tutti noi conosciamo. Ma da cosa è costituito?
Questo strumento è formato da un tubo d'ottone ripiegato più volte. La funzione dei pistoni (clicca sulla foto a sinistra per conoscere come si chiamano le parti della tromba, e quella a destra per vederla smontata), non è quella di farti cambiare nota, ma bensì di accorciare o allungare la lunghezza dello strumento. Il cambio nota viene effettuato dalle labbra del trombettista, mentre il pistone aiuta questo processo.
Pensiamo alla posizione in cui tutti i pistoni sono a riposo, ossia non premuti. L’aria entra nel cannello, passa nella macchina ed esce subito dalla campana. Siamo nella posizione in cui il canneggio è più corto. In questa posizione possiamo emettere più di 6 note. I pistoni quindi ci aiutano nell’intonazione nella centratura della nota, ma non è come nel pianoforte dove i tasti vanno a muovere un meccanismo meccanico da cui viene prodotto il suono.
fonte:latromba.it
foto web
Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 15:53. -
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LA TROMBA
La tromba è uno strumento musicale appartenente alla famiglia degli ottoni. Tra gli ottoni è quello che suona nella parte più acuta del registro. Il musicista che suona la tromba è chiamato trombettista.
Storia
Uno strumento dell'antichità, che presenta notevoli somiglianze con la tromba, fu rinvenuto in Egitto, ed era impiegato prevalentemente per scopi militari. Un'antenata della tromba è la buccina, strumento a fiato usato dai Romani per impartire ordini alle milizie. Realizzata in bronzo e senza tasti, nelle forme primitive era costituita da un tubo dritto, poco agevole durante il trasporto e l'esecuzione.
L'estensione dello strumento era limitata agli armonici della nota fondamentale prodotta, e le diverse note suonate potevano indicare diversi comandi che le truppe dovevano eseguire. Nelle versioni successive il tubo venne ripiegato su sé stesso, ottenendo uno strumento notevolmente meno ingombrante e dunque più facilmente trasportabile.
Dopo diversi tentativi di estendere la gamma di note emesse, e molti celebri fallimenti, verso il 1820 furono applicati i pistoni, che consentirono finalmente di eseguire sullo strumento l'intera scala cromatica, fino al limite fisico di circa tre ottave.
Fabbricazione
La tromba è costruita partendo da una spirale grezza in ottone. Sebbene la sezione dello strumento sia di forma cilindrica, essa è assemblata con una complessa serie di segmenti conici, partendo dalla sezione più stretta, quella vicina all'imboccatura, e finendo al collo che precede la svasatura della campana. Vengono saldate le sedi dei pistoni e tutti i rinforzi che le conferiscono maggiore rigidità.
La campana, può essere realizzata in due modi differenti che caratterizzano il livello qualitativo dello strumento. Nei modelli economici, o da studio, essa è composta da due pezzi, quindi saldata allo strumento. Questa saldatura è facilmente visibile all'interno dello strumento, dove svanisce la conicità della campana. Nei modelli professionali invece la campana è ottenuta da una lamina unica con il corpo. Questo processo più complesso consente di creare strumenti con maggiore risonanza ed una resa sonora superiore. Al termine delle varie saldature, la tromba viene solitamente laccata o argentata.
La pompa d'intonazione è la prima parte curva del canneggio della tromba, che conduce l'aria dall'attaccatura del bocchino ai cilindri dei pistoni. Facendo uscire o rientrare una porzione di essa, si modifica la lunghezza della colonna d'aria interna, andando quindi a variare l'intonazione dello strumento. In genere, viene realizzata a forma di "U", con le due estremità che si inseriscono nei canneggi del corpo della tromba, ma esiste anche la montatura "reverse", con l'estremità superiore che si unisce esternamente al canneggio. Nella pompa d'intonazione è presente una valvola, la chiave dell'acqua, che serve a far uscire la condensa accumulata all'interno di essa. Una seconda chiave dell'acqua è quasi sempre presente nella pompa del terzo pistone.
Attualmente esistono tre tipologie di trombe: LT (leggere), H (pesanti) e G (di rame). Le trombe LT sono generalmente laccate (dorate), hanno un canneggio abbastanza sottile, sono leggere, hanno campana più stretta alla base con padiglione ampio; tutto ciò determina rispettivamente: maggiore velocità del flusso dell'aria e maggiore facilità di esecuzione, produzione di suoni più squillanti e avvertiti a maggior distanza; tutte caratteristiche che si adattano ad ambienti esterni. Le trombe H sono generalmente argentate, hanno un canneggio più largo, sono più pesanti e hanno campane più tozze; questo comporta: necessità di un flusso maggiore d'aria e quindi maggiore difficoltà a produrre suoni, timbri meno squillanti ma di gran lunga più espressivi, con ampie possibilità di variazioni timbriche e dinamiche del suono; questo consente di raggiungere la massima intensità dei suoni, grazie anche a modifiche ai cilindri dei pistoni (appesantendo la tromba). Infine, le trombe G sono costruite con rame e hanno quindi un colore rossiccio. Sono meno comuni e hanno timbri molto caldi ed espressivi.
Per facilitare il passaggio del flusso d'aria lungo il canneggio, facilitando quindi l'emissione dei suoni, ci sono generalmente due alternative nella costruzione delle pompa d'intonazione: aumentarne la curvatura ; oppure eliminare l'attrito dell'aria causato dal gradino della pompa d'intonazione inserita all'interno della prima porzione del canneggio (il tratto cilindrico che va dall'attaccatura del bocchino alla pompa d'intonazione). Quest'ultima opzione è possibile grazie alla montatura di una pompa d'intonazione "reverse", che prevede l'attaccatura con scivolamento esterno al canneggio,diversamente da quello interno delle pompe ad "U".
Il suono
Il suono viene prodotto immettendo aria nello strumento per mezzo della vibrazione delle labbra a contatto con il bocchino, in modo che esse producano un fine ronzio. Essendo infatti un labiofono, non è la vibrazione di un'ancia ad emettere il suono, bensì quella delle due labbra del musicista. Il trombettista può scegliere la nota da emettere, fra un insieme di tonalità fondamentali e armonici essenzialmente modificando la pressione del flusso dell'aria immessa e l'apertura labiale: più l'apertura labiale è ampia, maggiore la portata del flusso d'aria, minore la sua pressione, più la nota emessa sarà grave e viceversa; I pistoni permettono di modificare il percorso dell'aria nello strumento, alterandone la lunghezza e quindi variando la tonalità emessa. Con i soli tre tasti della tromba in Sib, un trombettista può suonare in ogni chiave.
Il bocchino permette al trombettista un comodo appoggio delle labbra allo strumento, e consente di contenere il diametro del canneggio della tromba. Il suono, nato per mezzo delle labbra, percorre tutta la tubazione e viene amplificato dallo strumento per mezzo della campana. Ci sono svariati bocchini che consentono al musicista di creare sfumature particolari nel suono.
La tromba è molto simile, per forma ed estensione, al flicorno soprano, che (come tutti i flicorni) ha la campana più pronunciata e canneggio conico. Il canneggio della tromba invece è cilindrico per quasi tutta la sua lunghezza. Questa caratteristica rende la tromba molto più squillante rispetto al flicorno soprano che ha un timbro più scuro.
Il trombino, o tromba piccola, suona ad un'ottava più in alto rispetto alla tromba. Ci sono anche trombe con valvole rotative, spesso di origine tedesca, così come le trombe basso, soprano e barocca.
Tonalità
La tromba è uno strumento prodotto in molte tonalità. La più diffusa è la tromba in Sib, seguita da quelle in Do, in Mib e quindi in Re. In molti paesi, fra cui gli Stati Uniti e gran parte dell'Europa, la tromba in Do è tuttora quella in uso nelle orchestre. L'estensione della tromba in Sib parte dalla nota scritta Fa# grave (tagli addizionali al di sotto del pentagramma) e sale cromaticamente, passando per il Do centrale, fino a due ottave e mezza in alto. La nota più alta solitamente consentita è scritta come Do (suona Sib; ogni nota scritta sul pentagramma delle partiture per tromba in Sib corrisponde alla corrispettiva del piano ma un tono sotto), sebbene si possano ottenere note più alte. In alcuni dischi jazz è possibile ascoltare trombettisti che eseguono note estremamente alte per questo strumento.
La tromba piccola (o trombino) è solitamente in Sib e La, e la sua tonalità è chiara e metallica. Molti di questi strumenti hanno quattro valvole invece che le solite tre: lo strumento ha una nota fondamentale bassa e con la valvola aggiuntiva esso può raggiungere note che sarebbero impossibili con tre valvole.
La tromba basso lavora a frequenze simili a quelle del trombone, per questo motivo sono i trombonisti a suonare questo strumento.. -
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I Flicorni
La famiglia dei flicorni raggruppa strumenti musicali aerofoni tutti appartenenti alla più grande famiglia degli ottoni; si tratta nel particolare di strumenti a timbro caldo e pastoso tipico degli ottoni con canneggio a forma conica.
Dei flicorni esistono due principali forme: i membri più piccoli e con registro più acuto hanno forma del tutto simile a quella della tromba, mentre quelli più ingombranti e di registro più grave hanno assetto verticale.
Con il termine flicorni, si intende un'intera famiglia di strumenti, dal sopranino al contrabbasso.
La loro peculiarità è costituita dal canneggio che, anzichè essere cilindrico come quello della tromba o del trombone, è di forma conica. Questa particolare forma, che inizia stretta sull'estremità dell'imboccatura per aumentare di diametro mano a mano che ci si sposta verso l'estremità opposta allo strumento, fino al massimo diametro che è la campana, conferisce ai flicorni un timbro scuro-dolce e melanconico ma, anche potenza ed agilità. I flicorni costituiscono un elemento prezioso nelle bande.
Diffusione ed utilizzo
I flicorni furono resi popolari dal Distin Quintet che li suonò in tournée in Europa. I flicorni erano già molto diffusi nelle bande americane durante la Guerra di secessione: la possibilità di tenere lo strumento sulle spalle con una cinghia era molto comodo per le truppe in marcia.
Oggi i flicorni sono raramente utilizzati nell'orchestra classica (tranne i bassi tuba), ma sono piuttosto comuni nelle bande, dove forma una famiglia omogenea dall'acuto al grave e permette (soprattutto nelle taglie più piccole) buon virtuosismo tecnico unito ad una grande potenza di suono e ad una relativa facilità di emissione. Inoltre tutti i flicorni si suonano con la stessa diteggiatura e la stessa tecnica di base della tromba e quindi sono ugualmente facili da imparare (e da insegnare). Per la maggior parte sono strumenti traspositori, quindi nonostante abbiano diverse intonazioni (a parità di diteggiatura) le partiture ad essi destinate si leggono tutte alla stessa maniera, essendo scritte in chiave di violino con tonalità fittizie per le quali ad una certa nota scritta corrisponde sempre la stessa posizione sui pistoni dei diversi strumenti, pur corrispondendo ad entrambe una diversa nota realmente emessa. Per gli strumenti più gravi (baritono ed oltre) tuttavia, in particolare nelle orchestre, si usa anche la notazione in chiave di basso con note reali.
Famosa, quanto stupenda, è la parte affidata al flicorno tenore o baritono nel primo tempo della settima sinfonia di Gustav Mahler (le orchestre europee utilizzano prevalentemente il tenore a cilindri con la forma a uovo considerato strumento dal suono più ruvido e vicino al gusto tedesco, quelle americane il baritono per il timbro più caldo morbido ed espressivo) Esempi di opere contemporanee che fanno uso dei flicorni sono "Tubissimo" di Désiré Dondeyne (per basso tuba / flicorno e piano, 1983) e "Et exspecto resurrectionem mortuorum" di Olivier Messiaen (1984).
Tipi di flicorno
Tutti hanno in comune un timbro scuro e dolce, la meccanica a tre o più pistoni (o valvole rotative nei modelli più antichi) che permette un'estensione di più di due ottave. Nella loro tradizione esecutiva non viene normalmente utilizzata quasi mai la sordina. Dal più piccolo al più grande troviamo:
Flicorno sopranino
Il flicorno sopranino in Mib (in Italia detto spesso "flicornino" o anche "piston") è molto acuto, cui spesso venivano e vengono affidati i soli del soprano lirico nelle trascrizioni d'opera per banda ispirate alla scuola di Alessandro Vessella. Oggi è sempre più in disuso da un lato per la sua difficoltà nella tecnica nell'estensione e nell'intonazione, per la difficoltà nel reperire strumenti di qualità visto che le principali case costruttrici di ottoni non lo prevedono nei cataloghi e quelli artigianali hanno solitamente grosse lacune costruttive ed una pessima intonazione soprattutto nei modelli con pistoni a cilindro (valvole rotative) a meno di costi elevatissimi, dall'altro per la tendenza ad avere un volume "invadente" nonostante il timbro scuro. Altri fattori lo rendono sempre meno indispensabile: il miglioramento tecnico ed acustico dei flauti e degli altri legni acuti ed il cambio di repertorio delle bande, ma non di quelle italiane che si basano ancora sul repertorio delle trascrizioni di opere liriche dove la sua "voce" acuta, calda ma allo stesso tempo squillante e pungente la rende vicinissima alle possibilità dinamiche della voce umana del soprano lirico; il ritorno all'utilizzo della cornetta soprano in Mi bemolle, con la stessa estensione, ma molto più facile da intonare, con una tecnica più simile a quella della tromba, dalla facile reperibilità e dai prezzi modesti in confronto, ma dal suono molto meno espressivo e più trombettistico; e in ultimo in piccolissima parte dalla sempre maggior estensione verso l'acuto delle trombe (dovuta al virtuosismo degli esecutori ed all'evoluzione della scuola e della tecnica dello strumento) che l'hanno sostituito all'interno degli arrangiamenti, ma non negli assoli a causa del timbro molto distante fra i due strumenti.
Flicorno soprano
Il flicorno soprano in Sib ha estensione e tecnica analoghe a quella della tromba ma con un suono molto più morbido. È lo strumento cantabile per eccellenza della famiglia, molto spesso usato dai trombettisti di jazz per creare atmosfere intime. Nelle fanfare propriamente dette, sostituisce in blocco i clarinetti soprani. Anche nelle trascrizioni per banda (dove i clarinetti sono ben rappresentati), al flicorno soprano vengono affidate spesso parti melodiche paragonabili a quelle dei clarinetti. Esistono versioni a 4 pistoni che permettono una maggiore estensione verso il basso, dove il suono raggiunge la massima bellezza e calore, ed il collegamento completo e senza buchi alle "note pedale", questo gli permette di eseguire brani scritti per altri strumenti ad esempio il corno o il violoncello, o di sostituire il flicorno contralto ormai in disuso.
Flicorno contralto
Il flicorno contralto in Mib (in Italia detto spesso genis) ha estensione e timbro in qualche misura simili a quella del corno. Di uso prettamente bandistico, oggi disusato, costituiva l'ossatura ritmica della banda tradizionale col tipico accompagnamento in levare delle marce. Era costruito sia in assetto orizzontale (da tromba) sia verticale (da tuba). In realtà il flicorno contralto in Mib è, come molti altri strumenti, bistrattrato in Italia ma molto usato all'estero, ad esempio nelle "brass band" anglosassoni (con il nome di "tenor horn" o "alto horn"). Il flicorno contralto è citato dallo scrittore Umberto Eco con il nome di genis nel romanzo Il pendolo di Foucault: uno dei protagonisti, in gioventù, ambisce suonare la tromba nella banda per poter suonare in piedi la fanfara introduttiva di una marcia e fare così colpo su una certa ragazzina:
« Il parroco e maestro di banda, visto che il ragazzino aveva buon senso del ritmo, lo mette a suonare il poco appariscente genis che, col suo tipico ritmo in levare, viene definito il "cane da pastore" della banda, l'ossatura ritmica della marcia. Il protagonista continua parallelamente a studiare la tromba e questo doppio impegno viene premiato: gli succede infatti di dover sostituire un trombettista malato e di suonare l'agognata introduzione in piedi: peccato che in quell'occasione anche l'amata fosse assente. »
(Umberto Eco, Il pendolo di Foucault)
Flicorno tenore e Flicorno baritono
Il flicorno tenore ed il flicorno baritono in Sib sono strumenti col canneggio di lunghezza identica, ma progressivamente più conici. Vengono costruiti sia in forma verticale (più squadrata, con la campana rivolta verso l'alto) sia in forma "ovale" (più tondeggiante, con la campana rivolta di lato). Tenore e baritono sono stati spesso confusi (nei paesi anglosassoni il flicorno tenore viene chiamato "baritone horn"}. Il flicorno tenore (dal canneggio più sottile e maggiormente cilindrico, di norma con solo tre pistoni) sale facilmente verso il registro acuto ed ha un suono più chiaro e squillante, simile al trombone tenore: per questo suonava spesso le melodie del tenore lirico nelle trascrizioni di arie d'opera. Oggi è rivalutato insieme al flicorno baritono. Il flicorno baritono, conosciuto popolarmente in Italia anche col nome di bombardino (termine che in Spagna viene usato per indicare il flicorno tenore), è uno strumento dal timbro scuro e dolce, ideale per linee cantabili nel registro medio-grave ma anche come strumento armonico e di accompagnamento. Scende molto facilmente verso il grave (è di norma dotato di quattro pistoni ma i modelli tradizionali del bombardino storico sono a tre pistoni) e gli si confanno parti da basso vocale comico oppure di accompagnamento, ma può anche essere suonato sul registro acuto analogamente al tenore. Qualcuno chiama impropriamente tuba tenore in quanto il flicorno baritono è rispettivamente una quarta o una quinta giusta più alto della tuba in Fa o Mib, una settima minore o un'ottava più alto rispetto alla tuba in Do o Sib grave, ed è quindi simile nella forma ma di dimensioni più piccole.
Bassi tuba
Il flicorno basso grave in Fa (conosciuto anche in Italia con il nome di Pelittone) o Mib ed il flicorno contrabbasso in Sib (conosciuto anche in Italia col nome di Bombardone) o Do sono fondamentali per sostenere la linea del basso, sono gli strumenti più gravi della famiglia. Sono chiamati impropriamente tube basse e contrabbasse, e possono avere anche quattro o cinque pistoni o cilindri (che aiutano molto l'intonazione oltre ad aumentare l'estensione verso il grave). La scoperta delle altre tube in Italia è dovuta molto al virtuoso statunitense Roger Bobo, che ha tenuto numerosi corsi in Italia. La tuba è stata utilizzata nelle orchestre a partire dal 1836, ha avuto una propria letteratura solistica (W. Williams, Jacobs, Lebedjef) ed è entrata a far parte delle formazioni di ottoni e jazz (in sostituzione del contrabbasso). Nella tradizione bandistica italiana è molto usata sia la tuba (flicorno basso) in Mib, sia la tuba (flicorno contrabbasso) in Sib. Esiste anche in una forma particolare da parata, caratterizzata da un'ampia campana diretta in avanti verso il pubblico. In questo caso prende il nome di sousafono (o susafono) e normalmente non è classificato come flicorno.
Flicorno tenore
Il Flicorno tenore (detto anche basflicorno) è uno strumento musicale intonato in Sib appartenente alla famiglia degli ottoni (musica) e alla sottofamiglia dei flicorni, suonato tramite pistoni o cilindri. Viene costruito sia in forma verticale (più squadrata, con la campana rivolta verso l'alto) sia in forma "ovale" (più tondeggiante, con la campana rivolta di lato). Tenore e baritono sono stati spesso confusi: nei paesi anglosassoni il flicorno tenore viene infatti chiamato "baritone horn".
Il flicorno tenore ha un canneggio più sottile e maggiormente cilindrico ma di eguale lunghezza rispetto al flicorno baritono e al contrario di quest'ultimo sale facilmente verso il registro acuto ed ha un suono più chiaro e squillante, simile al trombone tenore.
Fu scelto appunto per queste peculiarità dal compositore campano Alessandro Vessella, grande innovatore della banda, per ricoprire il ruolo del tenore lirico nelle trascrizioni operistiche, ruolo che, principalmente in Italia, mantiene tuttora. In sud Italia si adopera spesso, per il ruolo del tenore lirico, un trombone tenore a cilindri dall'assetto orizzontale. Oggi è rivalutato insieme al flicorno baritono.
Tecnica
Come la tromba e tutti i moderni ottoni, il Flicorno tenore suona quando l'esecutore mette in vibrazione le labbra all'interno del bocchino, creando una colonna d'aria vibrante che percorrendo il tubo conico produce il suono. Modulando l'emissione possono essere prodotte diverse note. Normalmente un flicorno tenore ha 3 pistoni: quando è premuto ogni pistone incrementa la lunghezza totale dello strumento, dirottando il flusso d'aria attraverso dei canneggi supplementari e abbassando la nota, permettendo così l'esecuzione dell'intera scala cromatica. Ogni pistone aggiunge una lunghezza differente allo strumento. Il risultato è che il primo pistone abbassa la nota di un tono; il secondo di mezzo tono; il terzo di un tono e mezzo (come se si premessero i due primi pistoni).
Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 15:58. -
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. Il Piffero
Con piffero si può indicare uno di due tipi di strumenti musicali a fiato.
Più comunemente si indica con piffero un aerofono ad ancia doppia a cameratura conica, della famiglia degli oboi. Deriva dall'antica ciaramella medioevale della famiglia delle bombarde, progenitrici dell'oboe moderno.
In alternativa, il nome può anche essere riferito al fiffaro, un tipo di ottavino utilizzato prevalentemente nelle bande militari; per questa seconda accezione vedere la relativa voce.
Piffero delle Quattro province
Il piffero è lo strumento principe per le musiche delle Quattro province, l'area culturalmente omogenea formata dalle valli montane delle province di Pavia, Alessandria, Genova e Piacenza.
Musotto
L'intonazione è in sol.
Lo strumento è costituito da tre parti:
Il musotto, l'ancia di questo strumento, realizzata in canna, è collocata in una "piruette" (bocchino chiamato musotto), particolarità, unica in Italia, che ha in comune con gli oboe orientali e antichi. Questa struttura permette di eseguire il fraseggio tipico detto "masticato" del repertorio 4 province.
La canna conica che ha 8 fori (l'ottavo foro posteriore si usa col pollice mano sinistra).
Un padiglione svasato chiamato "campana" dove riposa, durante l'esecuzione, una penna di coda di gallo, che serve per pulire l'ancia.
Completano lo strumento le vere, anelli di rinforzo e abbellimento in ottone.
Anticamente veniva accompagnato dalla cornamusa appenninica detta müsa e ai nostri giorni più frequentemente dalla fisarmonica. La coppia piffero e fisarmonica accompagna ancora oggi tutte le danze di questa zona.
Il più rinomato costruttore di pifferi fu Nicolò Bacigalupo, detto u Grixiu (Cicagna, 1863 - 1937) attivo a Cicagna (val Fontanabuona GE) dal 1900, dopo il suo ritorno dal Perù, fino alla sua morte. Ciò che rimane della bottega del Grixiu (strumenti musicali semilavorati e attrezzi tra cui il tornio a pedale) è conservato nel Museo etnografico Ettore Guatelli di Ozzano Taro (PR). Oggi i pifferi continuano ad essere costruiti da Ettore Losini, detto Bani, di Degara di Bobbio (PC) e da Stefano Mantovani della provincia di Pavia.
Il repertorio musicale è corposo, antico, trasmesso attraverso i secoli (il fifaro è citato in uno scritto del Pessagno su fatti della val Fontanabuona del 1578) comprende oltre le melodie da ballo, brani che scandivano i momenti della vita contadina: questue come il carlin di maggio, la galina grisa o la Santa Croce; il carnevale con la povera donna; la partenza per leva con leva levon; il matrimonio con la sposina (brano per accompagnare la sposa dalla sua casa alla chiesa) e altri brani "da strada" come la sestrina per accompagnare i cortei nelle varie occasioni.
Tra i pifferai più noti del passato furono Draghino, Ernesto Sala di Cegni, Jacmon, Giuanen e Fiur in val Trebbia.
La coppia piffero-fisarmonica porta il nome, o più spesso il soprannome dei suoi componenti, alcune di quelle attive oggi sono:
Bani (Ettore Losini) e Davide Balletti
Stefanino (Faravelli) e Matteo Burrone
Gabriele Dametti e Franco (Guglielmetti)
Danilo Carniglia e Cisdra (Cesare Campanini)
Roberto Ferrari e il Biondo
Stefano (Valla) e Daniele (Scurati)
Massimo (Perelli) e Gianpaolo (Tambussi)
Fabio (Paveto) e Buscaien (Stefano Buscaglia)
I gruppi di folk revival che usano il piffero nei loro concerti: Baraban, La Ciapa Rusa, i Tendachënt, i Tre Martelli, i Musicanti del piccolo borgo, gli Enerbia, i Müsetta, i Suonatori di Menconico, la Quinta Rua, gli Epinfrai, i Calagiùbella (Casalcermelli – AL), L'Ariondassa.
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Tin whistle
Il tin whistle o pennywhistle è un flauto a fischietto, a sei fori, usato nella musica popolare delle isole Britanniche e dell'Irlanda, appartenente alla stessa famiglia del flauto dolce.
Il suo nome (fischietto di latta o fischietto da un soldo) deriva dal materiale più spesso usato per la sua fabbricazione (la latta: sono comunque abbastanza comuni anche esemplari fabbricati in una varietà di legni duri) e dalla economicità che ne consegue. Il fischio è nato a Manchester in Inghilterra.
Gli esemplari più comuni sono intonati in Re (avendo come nota più grave il Re5) hanno corpo metallico cilindirico o leggermente conico: il fischietto di plastica è incollato ad una delle estremità. L'estensione del tin whistle è due ottave e, come molti strumenti usati nella musica popolare, è uno strumento diatonico: il tin whistle in Re può produrre le scale di Re maggiore e Sol maggiore. Per questo, il tin whistle è prodotto in una varietà d'intonazioni: dopo lo strumento in Re, i più comuni sono quelli intonati in Do. La diteggiatura è quasi identica a quella del flauto irlandese.
Le dimensioni ridotte, la facilità d'emissione (la seconda ottava si ottiene con la stessa diteggiatura della prima, ma soffiando più forte nello strumento) e il prezzo contenuto fanno del tin whistle lo strumento più adottato tra i giovani che si avvicinano per la prima volta alla musica tradizionale, nonché un souvenir classico per i turisti di ritorno dall'Irlanda: il tin whistle è oggi lo strumento irlandese più diffuso nel mondo.
Spesso considerato uno strumento minore, il tin whistle è tuttavia utilizzato, spesso con grande virtuosismo, da diversi gruppi di musica tradizionale: inoltre, la maggior parte dei flautisti lo usano come secondo strumento.
Il tin whistle è stato utilizzato da Howard Shore per la creazione della colonna sonora del Signore degli Anelli ed emerge particolarmente in alcuni brani come The Shire.
Edited by gheagabry1 - 15/1/2022, 16:00. -
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. Cornetto
Il cornetto è uno strumento musicale della famiglia degli aerofoni, di forma ricurva e di sezione conica internamente, ma esternamente profilato (generalmente) a forma ottagonale, impiegato dal medioevo fino al periodo tardo barocco. L'esistenza dei cornetti in Europa è stata accertata fin dall'XI secolo, ma la loro massima diffusione si ebbe nei secoli XVI e XVII.
Descrizione
« Degli strumenti a fiato il più eccellente è il Cornetto per imitar la voce humana più degli altri stromenti. Questo stromento si adopera piano et forte, et in ogni sorta di Tuono, si come fa la voce. Bisogna dunque esercitarsi a far buono stromento, et guardarsi di non far il stromento che abbi del Corno né del muto. Adunque si deve accomodar il labro talmente, che faccia buon stromento, il labro aperto fa il strumento che ha del corno et muto, il labro troppo stretto fa il stromento fesso. Dunque si tenerà la via di mezzo. Vuol essere suonato con discretione et giudizio. La lingua vuol non essere né troppo morta né troppo battuta: ma vuole esser simile alla gorgia. Poi nella minuta far poca robba, ma buona. Si che ogn'uno tendi al bel stromento, alla bella lingua et alla bella Minuta, et ad imitar la voce humana, più che sia possibile". »
(Girolamo Della Casa)
Questa è la descrizione del cornetto data da Girolamo Della Casa nel suo trattato sulle diminutioni (abbellimenti-variazioni) pubblicato a Venezia nel 1584. Ed è una delle descrizioni più interessanti e dettagliate pervenuteci da quel periodo, visto che il Della Casa è stato un virtuoso di questo strumento a fiato che ebbe la sua stagione d'oro tra Rinascimento e Barocco. Altre fonti scritte e soprattutto iconografiche ci mostrano con tutta chiarezza che la tecnica di imboccatura maggiormente usata nel periodo d'oro era una tecnica laterale: il bocchino veniva poggiato "nel canto della bocca", in genere al centro del lato destro delle labbra. L'effetto di questa tecnica non è stato ancora del tutto esplorato al giorno d'oggi, perché i cornettisti attuali preferiscono per lo più suonare col bocchino al centro o vicino al centro delle labbra. Il timbro è molto affascinante e riesce a coniugare agilità e morbidezza di suono.
Costruzione
Il cornetto è costruito da due assi di legno scavate separatamente che vengono fatte combaciare e poi tenute insieme da una guaina di pelle che seccando, oltre a tenerle unite, sigilla efficacemente le fessure tra le due metà. Lo strumento presenta sei fori anteriori ed uno posteriore. Il foro posteriore non è un foro portavoce, cioè non serve per facilitare l'emissione delle note della seconda e terza ottava, come accade nel flauto dritto e in altri strumenti aerofoni, ma solo per ottenere il La4. La seconda e terza ottava si producono agendo semplicemente sulla pressione del fiato e la tensione delle labbra, in maniera analoga al flauto traverso. Il bocchino, simile a quello della tromba, ma molto più piccolo, viene innestato nella sommità acuta del cono.. -
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. Corno
Classe di strumenti a fiato con apertura conica, dal corpo metallico o ricavato direttamente da un corno animale. Il suono in questi strumenti viene prodotto grazie alla vibrazione delle labbra contro l'imboccatura, così come avviene nella tromba. Il corno da orchestra fu utilizzato a partire dal 1650 circa: si tratta di una versione di maggiori dimensioni degli strumenti precedentemente costruiti, fornito di un tubo ritorto secondo un disegno circolare. Il corno da caccia, introdotto in orchestra nei primi anni del Settecento, poteva eseguire dodici note derivate dalla serie degli armonici naturali. Il corno ottenne una maggiore flessibilità intorno al 1750 con una nuova tecnica: introducendo la mano nel padiglione era possibile alterare l'altezza dei suoni fino a ottenere un tono intero. Nonostante questa innovazione fu necessario aggiungere allo strumento nuove sezioni di tubo, dette ritorte, per poter agevolmente suonare in un maggior numero di tonalità. Fu l'invenzione dei pistoni agli inizi del XIX secolo a rivoluzionare il corno. Il moderno corno in Fa ha tre pistoni, un canneggio circolare che termina da un lato con una svasatura a campana e dall'altro con un bocchino a imbuto che dà al corno il suo caratteristico timbro soffice e mellifluo. Il corno doppio in Fa e in Si-bemolle fu introdotto intorno al 1900.
Il corno (lingue antiche: sanscr. crn-gam corno, gr. kèras, lat. cornu, fr. cor e crone; sp. trompa, ted. horn) è uno strumento musicale a fiato che fa parte degli aerofoni e della sottofamiglia degli ottoni con canneggio conico. Viene anche chiamato Corno Francese per essere distinto da quello inglese.
Il corno presenta cilindri da 12 piedi (3,7 metri) avvolti in una spirale, e con campana svasata. Discendente del corno naturale, lo strumento è ufficiosamente noto con il nome di corno francese, ma dal 1971 l'International Horn Society ha suggerito il termine corno.
I corni possiedono valvole, azionate con la mano sinistra, per deviare l'aria in tubature aggiuntive per cambiare l'altezza. Molti corni possiedono valvole rotative azionate da leve, ma alcuni, come il corno viennese, usano pistoni (simili alle valvole della tromba). Un corno senza valvole è chiamato corno naturale, cambiando tono lungo la frequenza naturale dello strumento (simile ad un bugle), ma con un'ampia serie di note per via dei lunghi cilindri.
Nel corno singolo, tre valvole controllano il flusso dell'aria, il quale viene accordato in FA o, ancor meno, al SIb. Il più comune corno doppio possiede una quarta valvola, solitamente azionata dal pollice, che devia l'aria ad una serie di cilindri accordata in FA o ad una seconda serie di cilindri a SIb. Vengono anche realizzati corni tripli a cinque valvole.
Il corno moderno possiede entrambi i tipi di canneggio: in prossimità del bocchino e della campana si ha un canneggio conico, mentre il corpo centrale, in prossimità dei cilindri, presenta canneggio cilindrico. L'inizio del corpo dello strumento si ha da un lato con un bocchino, la cui sezione può essere a tazza o a V, mentre termina dall'altro con un ampio padiglione a campana, da cui prende appunto il nome (in gergo strumentistico, valido per ogni aerofono, campana). Il suo suono viene prodotto grazie alla vibrazione delle labbra appoggiate sul bocchino, così come avviene negli altri ottoni.
Il corno possiede una macchina composta da cilindri, il cui numero può variare da 3 per il corno semplice, a 4 per quello doppio, fino a 5 per quello triplo.
Il timbro è soffice e profondo. Rispetto agli altri ottoni presenti nell'orchestra, l'estensione del corno può raggiungere quasi le 5 ottave.
In orchestra viene utilizzato come strumento armonico e solistico, grazie al suo particolare timbro che "lega" molto bene gli altri suoni e può anche emergere facilmente; molti compositori dei periodi barocco, classico e romantico hanno dato importanti ruoli a questo strumento dal suono evocativo sia in campo sinfonico cameristico che in quello operistico.
I musicisti che suonano il corno sono chiamati usualmente cornisti.
Estensione del corno
L'estensione del corno doppio (vedi oltre) in FA-SIb va dal SIb contrabbasso (SIb0) al Fa acuto (FA4), che in chiave del corno si scrivono come FA contrabbasso e DO bisacuto, ma al grave si può spingere fino al FA contrabbasso (FA0), per il corno DO contrabbasso.
I cornisti più dotati riescono ad arrivare al FA bisacuto (Fa5) che per il corno viene scritto come DO trisacuto, ma il suono risulta chiuso e strozzato e perde le caratteristiche del suono del corno, cioè il timbro pieno, scuro e pastoso.
Le note del corno restano ben articolabili, modulabili e con buon timbro potente e cornistico fintanto che si resta nelle due ottave RE basso - RE centrale - RE acuto sebbene, come detto, il corno possa raggiungere note molto più gravi e molto più acute.
L'estensione acuta e grave, così come l'agilità nei vari registri, possono variare leggermente da esecutore ad esecutore e, in minor misura, da corno a corno, data l'odierna notevole varietà di metodi e materiali con cui vengono costruiti i corni.
Storia
Gli antichi corni erano molto più semplici degli odierni. In principio, lo strumento si ricavava dalle corna del bestiame, come, per esempio, dalle mucche o dai tori. Molto più tardi apparvero i corni naturali, detti abitualmente corni da caccia, strumenti che appunto venivano suonati durante le battute di caccia. Essi consistevano in tubi metallici ripiegati diverse volte e terminanti con una larga apertura finale, detta "campana". Dalla parte dell'imboccatura invece si aveva il bocchino, che era parte integrante dello strumento. Il cornista teneva lo strumento afferrandolo nella porzione di tubo vicina all'imboccatura, con il resto del corno attorno al braccio, in modo che fosse sufficiente una sola mano per suonarlo e l'altra potesse tenere a freno il cavallo. La posizione moderna dei cornisti prevede di utilizzare la macchina con la mano sinistra (al contrario degli altri ottoni, come anche un'altra piccola curiosità, cioè che il corno è l'unico strumento, a parte il sax, a non poter stare in equilibrio sulla campana), e di posizionare la mano destra, messa distesa e a dita chiuse nel padiglione per correggere l'intonazione che altrimenti è di circa un quarto di tono crescente, e per scurire il suono. In caso di necessità la mano destra può essere usata per ottenere l'effetto dello stoppato, cioè chiudere saldamente la campana con la mano, e per ottenere l'effetto sordina, chiudendo completamente la campana con la mano. Per questo ultimo effetto data la chiusura della campana occorre correggere il suono perché diventa di un semitono calante, quindi il musicista dovrà suonare trasportando un semitono sopra. L'effetto sordina rende il timbro molto particolare, nasale e ovattato. Esistono comunque sordine di legno o di metallo applicabili all'uscita della campana.
I corni odierni, rispetto ai corni antichi, hanno il bocchino separabile dal corpo dello strumento. Questo fa sì che ogni strumentista possa scegliere il modello di bocchino che più gli aggrada. Tra tutti gli ottoni, il corno ha il bocchino più piccolo.
Il corno naturale non poteva emettere tutti i suoni: gli unici possibili erano quelli corrispondenti ai suoni armonici che il tubo emetteva variando la pressione dell'aria e la tensione del labbro.
In seguito i corni attirarono l'interesse dei compositori e furono usati per evocare atmosfere campestri ed immagini di caccia. Anche al tempo di Wolfgang Amadeus Mozart, tuttavia, il suonatore di corno (ormai parte integrante dell'orchestra) si serviva di uno strumento diverso dall'attuale. Si trattava ancora di un corno naturale (si serviva solo dei suoni armonici), tanto che era costretto a possederne più d'uno, dotati anche di tubi ritorti, cioè di porzioni di tubo aggiuntivo che potevano essere aggiunti per variare la lunghezza del canneggio e, di conseguenza, sia il suono base che tutta la serie degli armonici. Mentre la mano sinistra teneva la parte iniziale dello strumento, vicino al bocchino, la mano destra del cornista aveva già assunto la posizione attuale, infilata nella campana dello strumento; attraverso l'azione della mano nella campana, potevano essere ottenuti altri suoni, calanti o crescenti, dei quali i compositori si servirono largamente malgrado l'evidente differenza timbrica con i suoni naturali. Fu tuttavia una svolta per il corno, perché poteva finalmente eseguire tutta la scala cromatica. Con l'aggiunta di questi altri suoni a quelli naturali, il corno divenne infatti uno strumento melodico e molti grandi compositori cominciarono a scrivere concerti a lui dedicati. I concerti per corno di Mozart (K 412, K 417, K 447 e K 495), ad esempio, furono scritti per questo tipo di corno che, abbiamo detto, oggigiorno viene definito corno naturale.
Intorno al 1835, il corno assunse una nuova forma: grazie all'invenzione del cornista Luigi Pini furono aggiunti i cilindri, meccanismi che aprono e chiudono porzioni di tubo facenti le veci dei vecchi ritorti, rendendoli quindi sorpassati.
Il sistema non godette di immediata fortuna e diffusione, al punto che Charles-Joseph (il padre di Adolphe), brevettò il cosiddetto "cor omnitonique" automizzando il sistema dei ritorti attraverso un cursore (ed ignorando i pistoni) ancora nel 1824.
L'aggiunta dei tre cilindri, e l'ormai diffusissimo uso di accoppiare lo strumento in FA ad uno in SIb (corno doppio), ha reso lo strumento completo nella sua estensione, senza i "vuoti" presenti nel corno naturale.
La mano destra tuttavia viene ancora usata sia per sostenere lo strumento, che con il doppio canneggio è diventato più pesante, e controllare l'intonazione, sia per ottenere degli effetti di suono metallico chiudendo opportunamente il padiglione.
Tipi di corno
In seguito all'uso massiccio che si cominciò a fare del corno in ambito orchestrale nonché solistico, si sentì l'esigenza di potenziare la zona acuta dello strumento in FA (lunghezza del tubo 3,94 m). La soluzione, come già accennato, consistette nell'accoppiare al canneggio in FA un ulteriore canneggio in SIb (2,95 m).
Il primo prototipo di questo strumento risale al 1897 ad opera del costruttore tedesco Fritz Kruspe.
Il corno doppio combina i due strumenti in un unico corpo. Attraverso un quarto cilindro azionato dal pollice, il cornista può agevolmente passare dai suoni gravi e pieni del corno in FA a quelli acuti e squillanti del corno in SIb.
Col passar del tempo vengono inoltre sempre più in uso corni in fa-sib-fa acuto (tripli) o semplicemente in fa acuto (descant horn) che facilitano l'emissione nel registro più alto e rendono più agevole l'esecuzione di repertori o brani particolari.
Queste opportunità colmano quelle regioni dello strumento che non erano ancora state raggiunte dall'uso della mano per intonare il corpo dello strumento, rendendo il corno uno strumento completo.
Oggigiorno si potrebbe quindi ragionevolmente rivedere la notazione: infatti il corno attuale adotta ancora la scrittura del corno naturale in FA, il che costringe i compositori a trasportare tutti i suoni una quinta giusta sopra ai suoni reali e gli strumentisti a leggere nella chiave di mezzosoprano, aggiungendo mentalmente sempre un bemolle in armatura.
Il corno, ormai affrancato dall'incombenza del cambio strumento, si può considerare, al livello di scrittura, uno strumento in Do.
Valvole
La valvola rotativa fu inventata (probabilmente da Joseph Riedlin nel 1832) dopo la coulisse e prima dei pistoni: molti strumenti antichi hanno utilizzato tale meccanismo.
Tre valvole sono già sufficienti per ottenere tutte le combinazioni che servono per avere una scala cromatica completa. Ogni combinazione di valvole abbassa la nota di base della serie degli armonici in un determinato modo. La prima valvola abbassa di un tono, la seconda valvola abbassa di un semitono, la terza valvola di un tono e mezzo. Ne conviene che, abbassando contemporaneamente la prima e la seconda, è come se si abbassasse soltanto la terza poiché un tono e mezzo, è la somma di un tono più un semitono..