PIEMONTE ..parte 3°

Cuneo e dintorni

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    BATTIFOLLO


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    Il Comune di Battifollo si presenta come un grazioso paesino posto sullo spartiacque tral la Valle Mongia e la Valle Tanaro, ad un'altitudine di circa 846 metri s.l.m. E' un centro tradizionalmente agricolo che conserva tutt'ora le sue caratteristiche; meta, quindi di gradevoli soggiorni estivi. Sono infatti innumerevoli le alternative offerte a chi voglia compiere passeggiate, immerso nel verde dei boschi. Il suo territorio agricolo è particolarmente ricco di castagneti che, accuratamente governati, offrono una considerevole quantità di apprezzato prodotto. Di spicco l'altra naturale e pregiata risorsa costituita dalla raccolta dei funghi.



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    Municipio

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    Il Castello di Battifollo

    Il Castello di Battifollo sorge su un'altura che domina le valli del Mongia e del Tanaro: si possono cogliere i resti di quella che fu una massiccia fortezza, che diede appunto il nome al paese. Una torre quadrata e altissima, nonostante rechi i segni dello smantellamento, sovrasta tutta una selva di ruderi, dalle mura di cinta alle arcate, dagli elementi perimetrici delle stanze ai sotterranei. Il Castello che già sorgeva nel secolo XIII, citato in un diploma del marchese Ottone, fu feudo degli Aleramici di Ceva, Nucetto e Battifollo, e venne distrutto dalle truppe del generale Sèrurier nel 1796. La parrocchiale di S. Giorgio venne costruita nel 1872, molto probabilmente sui resti di un'antica chiesa, in quanto il campanile risale al XII secolo ed è considerato monumento nazionale. Nel suo interno si conserva una statua lignea della Madonna. Anche la chiesa di S. Giovanni, che possiede un architrave con iscrizione, è riconosciuta come patrimonio nazionale. Notevoli sono le cappelle della Madonna della Neve e di S. Anna.



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    A Battifollo, un borgo di 120 abitanti, si producono bisoctti di primo livello. Tra le specialità vi propongo le foglie di mais, le lune di maggio, il mongia Rey, le sabre, i nòccioli, le farinele, i drolo, i pas sucrè. Si tratta di biscotti prodotti a partire da cereali, farro, nocciole, castagne, mais. Consigliati quelli a base di castagne, una delle principali risorse agricole delle valli Tanaro e Mongia .Ottimi in abbinamento al caffè oppure a vini dolci quale il Moscato o il Brachetto.





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    Cuneo
    Da Wikipedia



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    Cuneo (IPA: [ˈkùːneo] pronuncia -è un comune italiano di 55.714 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Piemonte.

    Fondata nel 1198 su un altopiano a triangolo, a "cuneo" appunto, posto alla confluenza fra il fiume Stura e il torrente Gesso. Il nucleo più antico della città sorge sulla punta di questo "triangolo", ed è caratterizzato da un impianto a scacchiera, lungo una via mediana (via Roma), risalente al medioevo.


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    Territorio

    Il territorio di Cuneo, esteso per 119,88 km², è situato nella parte sud-occidentale del Piemonte. La città sorge su una terrazza alluvionale a forma di "cuneo", isolata dalla lenta confluenza, verso la pianura, del torrente Gesso a Est, e della Stura di Demonte a Ovest, in posizione centrale rispetto all'arco delle Alpi sud-occidentali, dominate dal Monviso, dall'Argentera, dalla Rocca dell'Abisso e dalla Bisalta. Il territorio risulta avere un'altezza compresa tra i 419 e i 620 metri sul livello del mare.

    Per quanto riguarda il rischio sismico, la città di Cuneo è classificata nella zona 4, ovvero a sismicità irrilevante.


    Clima


    Cuneo, come tutte le grandi città del Piemonte, ha un clima temperato sub-continentale, con inverni freddi ed estati calde ed afose. Essa però è situata ad oltre 500 metri di altitudine, il che contribuisce a rendere le estati più sopportabili: il mese più caldo, Luglio, ha infatti una temperatura media di +21,6 °C. Il più freddo, Gennaio, ha invece una media di +1,75 °C.

    Le precipitazioni annue ammontano in media a circa 950 millimetri, distribuite in 81 giorni. Il regime pluviometrico è molto simile a quello di Torino, con due massimi (uno principale in primavera ed uno secondario in autunno) e due minimi (estivo ed invernale). Diversamente da Torino, però, il mese più secco cade in estate (Luglio, 44 mm), in quanto Cuneo si trova poco più a sud, ed è meno esposta alle "code" delle perturbazioni atlantiche estive, foriere di temporali. Le nevicate sono invece più frequenti: questo avviene non solo a causa dell'altitudine più elevata, ma anche per il frequente effetto "stau" delle correnti di bora. Cuneo è infatti il capoluogo di provincia più nevoso d'Italia. Secondo la classificazione di W. Köppen, infine, Cuneo appartiene alla fascia climatica "Cfb" (secondo i dati del trentennio 1961-1990).


    L'altipiano cittadino è lambito dal fiume Stura e dal torrente Gesso, i quali confluiscono insieme poco più a valle dell'altipiano. Questa favorevole configurazione idrografica ha permesso, nel passato, una migliore difesa durante gli attacchi bellici.
    La presenza dei fiumi ha permesso anche la creazione di un parco fluviale, denominato "Parco Fluviale Gesso e Stura".


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    Piazza Galimberti


    Storia



    Poco o nulla è noto dell'antichità di Cuneo, località che si trova in una zona strategicamente importante per la sua posizione dominante e salubre su un altopiano situato alla confluenza di due fiumi. Ritrovamenti romani nella zona del centro storico, più precisamente in "Contrada Mondovì", fanno supporre la presenza di una grande villa romana; né è da escludere che proprio sul "pizzo" di Cuneo sorgesse la città di Auriate, di cui restano soltanto sporadiche informazioni, sede dell' episcopato e di una contea carolingia, probabilmente distrutta da un'incursione saracena oppure ungara.

    Allo stesso modo si suppone che Cuneo abbia ospitato una colonia di transfughi milanesi nei giorni in cui la città di Sant'Ambrogio subì le ire di Federico I, imperatore del Sacro Romano Impero, comunemente noto come Federico Barbarossa, quando la grande città fu distrutta e le reliquie all'epoca famosissime dei Re Magi furono traslate nella lontana città di Colonia, sulle rive del Reno: supposizione suffragata da una chiesa consacrata a Sant'Ambrogio, tra le più antiche nel borgo originario. La documentazione storica inizia alla fine del XII secolo, quando nell'anno 1198 Cuneo s'impose come libero comune: borgo franco da ingerenze marchionali, e polo d'attrazione per le popolazioni limitrofe soggette ai vincoli feudali tipici dell'epoca. Il territorio era sotto la giurisdizione dell'abbazia di San Dalmazzo di Pedona che, a sua volta, dipendeva dal vescovo d'Asti. La diocesi astense, infatti, incorporava da almeno un paio di secoli l'antico territorio dei Bagenni, già importante municipio romano con centro in Augusta Bagiennorum, prossima all'attuale cittadina di Bene Vagienna, in località Roncaglia: una circoscrizione delimitata dai fiumi Stura e Tanaro, dalle Alpi Liguri e delle Alpi Marittime. Il territorio, probabilmente, era di pertinenza della distrutta città di Auriate, compresa l'area di Bredolo, il Monregalese. Il corso della Stura segnava infatti non soltanto il confine tra le diocesi di Asti e di Torino, ma anche il confine tra la Liguria e la Lombardia Occidentale o Superiore.

    La leggenda vuole che le popolazioni di villaggi vicini, quali Quaranta e Brusaporcello, stanchi delle vessazioni dei marchesi del Monferrato e del Saluzzo, si fossero rifugiate sul "Pizzo di Cuneo" (ben riparato dai due fiumi), dove peralto, probabilmente, prosperava una comunità di fuggiaschi milanesi, e abbiano fondato il borgo, con la protezione dell'abate del monastero di San Dalmazzo e del vescovo di Asti, dichiarandolo libero Comune. Una situazione peraltro non isolata, poiché coevi o di poco posteriori sono i "liberi" comuni del Monte Vico (Mondovì) e di Savigliano.

    Quasi a confermare un'opposizione, non solo di fatto ma anche di principio, alla potenza dei Signori feudali, a capo del nuovo borgo furono posti tre rettori, due nobili e uno del popolo. Era il 23 giugno 1198, vigilia di San Giovanni Battista, con i falò che ardevano sulle alture e presso le porte del borgo, quando la gente di Cuneo acclamò i suoi primi tre rettori, i cui nomi meritano di essere tramandati: Pipinus de Vignolio, il lombardo Peyre Rogna e Berardus de Valgrana. Ma nel 1210 il marchese di Saluzzo interruppe l'autonomia del Comune, occupandolo con le armi e, in questo caso, risulta che Cuneo avesse perso il favore del vescovo di Asti. Sussistono documenti nella città di Tolosa, pertininenti all'inquisizione contro i Catari, che devastò la ricca Linguadoca proprio in quegli anni, con una violenta crociata da parte dei Franchi del Nord su precisa esortazione papale, in cui Cuneo è sospettato di offrire ospitalità agli Albigesi in fuga, e per questo motivo viene definito "bourg tournant": borgo ruotante, che apriva le porte agli eretici senza più patria, li assisteva e poi li immetteva in Val Padana. Un'accusa gravissima, che avrebbe potuto legittimare e giustificare l'intervento del marchese di Saluzzo, il quale non vedeva l'ora di togliersi quella spina dal fianco.

    Ad ogni modo fu un'occupazione di breve durata: dieci anni dopo il Comune risorse, probabilmente con l'aiuto dei Milanesi e nel 1238 Federico II riconobbe ai cuneesi la loro libertà. Fu una stagione di breve durata: nel 1259 cessò la vita veramente autonoma del Comune, che intanto aveva esteso la sua autorità nelle valli che a raggera confluiscono nell'altopiano tra i due fiumi, e anche sulle vicine valli del Grana e del Maira, scontrandosi con il potente monastero di San Dalmazzo. L'alleanza quasi naturale con Carlo d'Angiò, allora conte di Provenza, finì per sfociare in una dedizione che all'epoca sembrava conveniente tanto per i Cuneesi quanto per i Provenzali.

    In tal modo, con Alba, Cuneo divenne il principale centro dei domini angioini in Piemonte e fu proprio allora che apparve per la prima volta il nome stesso di Piemonte, a indicare i domini provenzali ai piedi dei monti, una volta superati i colli alpini. Cuneo era capitale di un distretto che si spingeva sino alle valli dello Stura, del Gesso, del Grana e del Vermenagna, godeva di un proprio statuto, vantava notevoli franchigie fiscali e commerciali, e batteva propria moneta. In un sigillo del Comune di Cuneo del 1379, custodito presso l'archivio storico di Torino, spiccano le insegne degli Angiò (le tre bande orizzontali rosse su campo bianco) con la legenda: "Notum sit contis: Conium caput est Pedemontis (Cuneo è la capitale del Piemonte).

    Per tutto il XIII a Cuneo ci fu probabilmente una mansione templare, attestata dal toponimo "Spinetta" e, soprattutto, da un documento del 1200, indizione terza, giorno 12 maggio: due anni dopo la costituzione a libero comune. Si tratta dell'alienazione di beni immobili da parte di Ugone, abate del monastero di San Dalmazzo al Borgo, nei confronti di un certo “messer Ursio”, per l'importo di 200 Lire Astensi: tali beni confinavano su un lato con una “via comunis”, per due lati con beni appartenuti all'abbazia e per il quarto lato con la “domus fratrum de Templo de Cuneo” (da "I Tempieri negli antichi Stati del Regno di Sardegna" del cavaliere Ferrero di Ponsiglione). D'altronde in località Spinetta esiste ancora il toponimo di "Torre dei Frati". Secondo molti storici francesi, principalmente Louis Charpentier, i toponimi riguardanti la rosa o la spina, come Epinay, Epine, Epinal, Epinac, Pinay, sono di probabile derivazione templare. A Cuneo, inoltre, erano presenti due “hospetali” antichissimi: il primo, l'hospitale della Santa Croce (ancora oggi l'ospedale di Cuneo, tra i più importanti in Piemonte, porta questo nome), potrebbe essere appartenuto in origine ai Templari, mentre l'hospitale di San Giovanni Battista era gestito dagli Ospedalieri, noti anche come Cavalieri di San Giovanni e, in seguito, Cavalieri di Malta.

    Cuneo, come capitale angioina del "Piemonte provenzale", prosperò con alterne vicende per più di cent'anni. Per la verità il legame con gli Angioini fu interrotto in più occasioni: tra il 1281 e il 1305 Cuneo fu sottomessa al marchese di Saluzzo; tra il 1347 e il 1348 passò per la prima volta sotto il dominio dei conti di Savoia, quindi fu soggetta all'autorità dei Visconti (1348-1356), che sembravano in procinto di diventare re dell'Alta Italia; poi, ancora una volta, tornò a far parte del marchesato di Saluzzo (1356) per essere nuovamente assoggettata ai Visconti (1366-1372). All'epoca Cuneo era un borgo aperto, commerciale, con logge di mercanti veneziani, pisani, genovesi, lombardi, provenzali e catalani. Un'importante piazza commerciale sull'asse Lombardia - Provenza - Catalogna o, se si preferisce, Milano - Marsiglia - Barcellona. Pare, ad esempio, che la località di Sant'Antonio Aradolo all'imbocco della Valle Gesso che portava al Colle delle Finestre, dove transitava un'antica strada romana, fosse in origine una stazione commerciale catalana.

    Una stagione che ebbe termine nel 1382, con la sottomissione dei cuneesi ai Savoia. Per la verità fu uno scambio concordato tra la regina Giovanna d'Angiò, desiderosa di rimpossessarsi del regno di Napoli e Amedeo VI di Savoia, noto come il Conte Verde (Chambéry, 4 gennaio 1334 – Campobasso, 1 marzo 1383), signore della Savoia e conte d'Aosta e Moriana dal 1343 al 1383. Il conte le assicurò il suo appoggio militare e, in cambio, ottenne i domini provenzali ai piedi dei monti (il Piemonte delle origini): un'impresa che gli costò la vita, in quanto morì di peste mentre sosteneva la causa di Luigi d'Angiò nel Meridione d'Italia, dopo la morte della regina Giovanna.

    Con il passaggio della città ai Savoia iniziò un nuovo periodo di storia, che vide l'inserimento graduale del Comune nello Stato sabaudo in via di crescita e di formazione definitiva. Fu così che lentamente Cuneo si trasformò da città aperta e commerciale in città chiusa e militare, e si rimpicciolì anche urbanisticamente, trasformandosi in borgo - fortezza sull'asse Nord - Sud, Savoia - Nizzardo o, se si preferisce, Chambery - Torino - Nizza: la "cintura di contenimento" dell'espansionismo francese verso la Val Padana, manifestatosi al termine della guerra dei cent'anni con l'Inghilterra e protrattosi nei secoli successivi, fino alle "campagne" napoleoniche. Una politica secolare che, alla fine, passata la "buriana" napoleonica, fu premiata con l'acquisizione della Repubblica di Genova: un nuovo assetto territoriale in funzione antifrancese voluto dal congresso di Vienna, che rese lo Stato di Sardegna il più forte sullo scenario italiano e gli permise di svolgere lo stesso ruolo della Prussia in Germania. Tale trasformazione avvenne nei due secoli che vanno dal trasferimento ai Savoia ai tempi del Conte Verde, 1382, fino alla morte di Emanuele Filiberto nel 1580.

    Questo periodo è contraddistinto da una lunga serie di assedi a cui fu sottoposta la città. Nel 1515 i Cuneesi riuscirono ad allontanare dalle loro mura gli svizzeri alleati del Sacro Romano Impero, in attesa dell'arrivo del re di Francia Francesco I. Nel 1542 fu la volta di Claude d'Annebault, con i suoi diciottomila francesi, ad essere costretto a battere in ritirata. Nel 1557, sotto il comandato dal Conte Carlo Manfredi Luserna d'Angrogna, Cuneo sostenne vittoriosamente uno dei più duri assedi della sua storia: dal maggio al 27 giugno, riuscendo a resistere alle preponderanti forze del maresciallo di Brissac. Questo fatto d'arme riuscì, di fatto, a salvare lo Stato ad Emanuele Filiberto. E proprio con riferimento a questo episodio il duca, riconoscente, concesse a Cuneo il titolo di città con un diploma del 1559 e la facoltà di inserire sullo stemma comunale le armi dei Savoia.

    Altri assedi caratterizzarono la storia militare di Cuneo: nel 1639 e 1641 furono le truppe di Madama Reale a cingere d'assedio la città; nel 1691 i soldati del generale francese Nicolas de Catinat furono battuti dopo un duro assedio. Infine, nel 1744, a scontrarsi contro le mura di Cuneo furono i franco-spagnoli (Guerra di successione austriaca); infatti, dopo aver superato il forte di Demonte che "faceva argine" in Valle Stura, le truppre franco-spagnole finirono per trovarsi di fronte alla città fortificata, pronta a tempo a sotenere un difficile l'assedio. In quegli anni era stato designato governatore della città il barone Federico Leutrum, per l'esattezza il barone Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum, che i cuneesi chiamavano familiarmente "Baron Litron": un gentiluomo di origine sassone, luterano, che il re Carlo Emanuele III di Savoia, noto semplicemente con il soprannome di Carlin, aveva incaricato di difendere la città, vista la sua vasta esperienza in campo militare. Il barone assolse egregiamente il suo compito e rimase a Cuneo, che peraltro cercò di rinnovare con iniziative edilizie, fino alla morte, in occasione della quale fu composta la famosa ballata del "Baron Litron" che ebbe vasto successo in tutto il Piemonte per un paio di secoli.

    L'assedio cominciò il 15 settembre 1744 con l'arrivo della prima bomba contro le mura di Cuneo, alla quale i cuneesi risposero con tanta foga da far tacere i nemici per più di due giorni. I combattimenti continuarono ancora per molto con i galloispani che distruggevano campanili e camini e i piemontesi che facevano di tutto per cacciarli, motivati dal barone Federico Leutrum, che amava molto quella che definiva già la sua città. Il 29 settembre da Saluzzo il Re arrivò con 25.000 uomini (su 40.000 di tutto l'esercito Sabaudo) per soccorrere i 4.089 soldati a difesa di Cuneo. L'esercito si schierò a Madonna dell'Olmo, e lì il 30 settembre, combatté una grande battaglia contro i nemici galloispanici che usciranno vincitori ma molto indeboliti. I ventuno giorni di assedio successivi furono molto più facili e l'11 ottobre il consiglio di guerra francospagnolo (composto dal Principe di Contì per i francesi e il Marchese Las Minas per gli spagnoli, sotto un comando generale dell'Infante di Spagna Don Luigi di Borbone), decide che nelle notti successive avverrà la ritirata. Il 21 ottobre viene dichiarato concluso l'assedio.

    Con l'occupazione napoleonica si apre l'ultima fase della storia cuneese. Il giovane generale Napoleone, all'epoca ventisettenne, prese Cuneo senza necessità di assediare la città, a causa dello sbandamento generale dell'esercito sabaudo, seppur sostanzialmente integro, dopo le battaglie di Montenotte, Dego, Cosseria, San Michele di Mondovì. L'ultimo assedio che sostenne Cuneo fu quello del 1799, allorché l'esercito austro-russo allontanò dalla città i francesi, ma soltanto per pochi mesi, poiché l'anno successivo la definitiva vittoria di Marengo assicurò a Napoleone il totale controllo dell'Italia Settentrionale. Nella stagione napoleonica la città, annessa all'Impero Francese, divenne capoluogo del "Dipartimento della Stura", che anticipò, mezzo secolo prima e quasi nelle sue esatte dimensioni (l'antica provincia di Ceva con l'alta valle del Tanaro e le Alte Langhe furono annesse al dipartimento di Montenotte, con capoluogo Savona), la definitiva "provincia di Cuneo", creata con la legge del 1859. Alla restaurazione, nel 1817, Cuneo ebbe anche una sua diocesi e durante il Risorgimento tenne a battesimo i "Cacciatori delle Alpi", volontari di Garibaldi.

    Dal 1943 al 1945 Cuneo fu, con le sue valli, uno dei maggiori centri della Resistenza. Fu inoltre da qui che partì l'epopea della dimenticata Divisione Cuneense nella ritirata di Russia. Liberata dai partigiani il 28 aprile 1945.





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    Via Roma

     
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    Luoghi di interesse


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    Portale della Chiesa di San Francesco



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    Santuario della Madonna della Riva.



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    Santuario di Santa Maria degli Angeli.



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    Chiesa di Sant'Ambrogio.




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    Chiesa di Santa Croce, conserva del pittore Giovan Francesco Gaggini da Bissone qualche ornamento di pittura nel cupolino, nella volta del coro, sulle cui pareti gli affreschi: Tre puttini con trofei della Croce. una Deposizione, simile a quella dipinta a Genova, e dei cartelloni nei medaglioni.



    Chiesa della Santissima Annunziata
    (in collaborazione con Pietro Antonio Pozzi, intorno al 1733) il pittore Giovan Francesco Gaggini è l'autore dei cicli pittorici nelle cupole; in questa chiesa gli viene attribuita anche l'olio su tela con l'Annunciazione.


    Chiesa di San Giovanni decollato, gli affreschi sono di Giovanni Francesco Gaggini.



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    Chiesa di Santa Maria della Pieve-altare maggiore.


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    Chiesa di Santa Chiara.


    Chiesa di San Sebastiano.

    Chiesa di San Pietro del Gallo.


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    Chiesa di San Francesco.




    Chiesa di San Benigno.


    Chiesa del Cuore Immacolato di Maria


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    Chiesa del Sacro Cuore o Chiesa nuova.


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    Cattedrale di Santa Maria del Boscoesisteva già prima della fondazione di Cuneo ed era un priorato dell’abbazia benedettina di Pedona, il primo documento che ne parla è del 1246.

    Data la sua posizione, in mezzo al bosco e vicino alle mura, era esposta ai colpi delle artiglierie nemiche durante gli assedi.

    Fu ricostruita nel 1657/60, nel 1744.

    La cupola venne costruita nel 1832, la facciata e le colonne corinzie nel 1865.





    Chiesa dei Tomasini (Padri Gesuiti, via Statuto)



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    Cappella di San Giacomo (in località Oltre Stura).



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    Sinagoga.



    Palazzi


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    Villa Oldofredi Tadini
    - L'edificio - inserito nel sistema dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte - fu edificato fra il XIV ed il XV secolo come torre di osservazione a difesa della città. La villa, adibita a museo, vanta una collezione di cimeli e pezzi unici raccolti nel corso dei secoli dai proprietari, le famiglie Mocchia di San Michele ed Oldofredi Tadini. La visita guidata comprende la cappella, con le reliquie della Sindone di Torino, le sale del piano terra, alcune camere al secondo piano ed il parco.



    scheda

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    Villa Tornaforte - A quest'edificio è riconducibile un evento storico. Il 5 agosto 1595 - giorno sacro alla Madonna della Neve - in processione solenne vi fecero infatti ingresso i Frati dell'Ordine di Sant'Agostino (frati agostiniani). Durante le manifestazioni del 1744 (in occasione della guerra di successione al trono d'Austria che interessò anche la zona), la chiesa, il campanile ed il monastero subirono gravissimi danni. Dopo secoli di grazia, all'epoca dell'occupazione napoleonica i Frati attraversarono i momenti più tragici e crudeli della loro storia. La comunità dei PP. Agostiniani venne soppressa ed i Frati dispersi o massacrati. Il complesso passò al conte Bruno Tornaforte che lo trasformò in villa patrizia. La Chiesa venne donata al Comune che la adibì a Parrocchia di Madonna dell'Olmo, quale è tuttora. L'edificio è circondato da un vasto parco all'inglese con alberi monumentali. Un ampio lago è diviso da un antico ponte ad arco. Questa dimora signorile mantiene intatto un fascino misterioso, anche grazie ai suggestivi racconti della proprietaria, Lucia Bernardi Toselli, scomparsa nell'agosto 2007.


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    Musei


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    Museo civico






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    Museo ferroviario




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    Teatri



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    Teatro Toselli

     
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    Borgo San Dalmazzo



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    Borgo San Dalmazzo (Ël Borgh San Dalmass o Ël Borgh in piemontese, Lo Borg o Lo Borg Sant Dalmatz in occitano) è un comune di 12.521 abitanti della provincia di Cuneo.

    Fa parte della Comunità montana Valle Stura


    Il comune di Borgo San Dalmazzo si trova pochi chilometri a sud-ovest rispetto al capoluogo, alla confluenza di due importanti arterie stradale che conducono in Francia: la SS 21, attraverso la Valle Stura di Demonte ed il Colle della Maddalena e la SS 20 attraverso la Valle Vermenagna ed il Colle di Tenda.

    L'abitato e delimitato dal corso della Stura di Demonte e dal torrente Gesso che qui riceve le acque del suo affluente Vermenagna.


    Storia

    Il 6 agosto 1162 morì a Borgo San Dalmazzo il principe aragonese e Conte di Barcellona Ramon Berenguer IV, che doveva incontrarsi a Torino con l'imperatore Federico Barbarossa.

    Durante la seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre 1943, un migliaio di profughi ebrei varcarono il confine in una dura marcia attraverso le Alpi nella speranza di trovare rifugio in Italia. Ad attenderli trovarono però le SS tedesche che riuscirono a catturarne 349, rinchiudendoli nell’ex-caserma degli Alpini a Borgo San Dalmazzo dalla quale furono deportati il 21 novembre 1943 verso Auschwitz (solo 9 di essi sopravviveranno). La popolazione locale, sotto la guida del parroco don Raimondo Viale, si prodigò ad alleviare le sofferenze dei prigionieri durante il periodo di internamento nel paese, ma soprattutto dette rifugio alle centinaia di quelli che erano riusciti ad evitare la cattura, nascondendoli nella zona o aiutandoli a raggiungere luoghi sicuri, in collaborazione con la rete clandestina di aiuti DELASEM. Le persone salvate furono centinaia. Il 20 settembre 1998 una piazza del paese è stata intitolata a don Raimondo Viale, al quale nel 2000 è stata riconosciuta l’onorificenza di Giusto tra le nazioni dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme.



    Onorificenze

    Il Comune è stato insignito della Medaglia d’oro al merito civile.




    Monumenti e luoghi di interesse



    Chiese




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    facciata della Chiesa di San Dalmazzo



    Chiesa parrocchiale di San Dalmazzo del XI secolo



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    Chiesa parrocchiale di Gesù Lavoratore (anni 1960)


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    Chiesa della Confraternita di San Giovanni Decollato


    Cappella di Sant'Anna o di Nostra Signora del Beale

    Cappella di San Rocco

    Cappella di San Magno


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    Santuario della Madonna del Monserrato


    Chiesa Parrocchiale di Madonna Bruna

    Cappella Madonna della Neve in frazione Beguda



    Musei




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    Cripta dell'Abbazia di San Dalmazzo di Pedona

    Il Museo dell'Abbazia è il traguardo di dieci anni di lavori nella chiesa parrocchiale di San Dalmazzo che, nel lontano medioevo rappresentò il fulcro di un monastero benedettino di straordinaria importanza, il quale conservò memoria nel suo nome - "San Dalmazzo di Pedona" - anche della città romana da lungo tempo scomparsa. Questa chiesa, cuore dell'attuale parrocchia e dell'antica Abbazia di San Dalmazzo, è la testimonianza più antica del culto cristiano nel territorio della Diocesi di Cuneo.

    Indagini archeologiche condotte in concomitanza con il consolidamento della cripta romanica, oggi recuperata al culto dopo secoli di abbandono, hanno consentito di creare un suggestivo percorso di visita al quale il visitatore accede dopo aver approfondito le più significative problematiche dell'insediamento illustrate, insieme ai reperti di scavo, nelle tre sale del museo posto al piano terreno della quattrocentesca Villa abbaziale.

    "L'itinerario proposto va dalle tombe romane ai resti del sacello paleocristiano alla suggestiva cripta romanica dalla cappella gotica fino alle vivaci scene della vita di San Dalmazzo nel santuario superiore barocco.
    All'interno del Museo è allestita una ricca documentazione illustrata delle evoluzioni architettoniche dalla necropoli romana attraverso l'età romanica e longobarda, fino a come si presenta oggi l'importante struttura."




    Cultura

    Come vuole la tradizione piemontese, anche gli abitanti di Borgo San Dalmazzo hanno un soprannome in piemontese: Ij Tajagòrge, letteralmente "i tagliagole". L'origine di tale soprannome è sconosciuta. PS: la gorgia in occitano si intende (anche) un canale irriguo scavato nella roccia. Da borgo partono diversi canali irrigui (alcuni passano anche nel centro abitato) e molti sono anche stati scavati nelle rocce, da li tajagòrge (intagliatore di canali



    Eventi


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    Fiera Fredda della Lumaca (5 dicembre)

    La Fiera Fredda vanta una storia lunga 435 anni. Istituita da Emanuele Filiberto nel 1569, si svolge ogni anno il 5 dicembre e consacra il Comune di Borgo San Dalmazzo come capitale gastronomica della Lumaca (l'Helix Pomatia Alpina). All'interno della Fiera si svolge il mercato nazionale della chiocciola presso il quale è possibile l'acquisto di tutte le varietà di chiocciola. E' inoltre possibile effettuare degustazioni della Helix Pomatia Alpina presso l'area di Palazzo Bertello. La Helix Pomata Alpina è una varietà di lumaca assai rinomata, diffusa nelle Alpi Marittime ed in particolare nelle vallate che convengono su Borgo San Dalmazzo e che, proprio nel periodo della fiera, trova il momento migliore per una sua ottimale degustazione. Col passare degli anni la Fiera si è notevolmente sviluppata al punto che per un'intera settimana il comune di Borgo è animato da manifestazioni collaterali quali convegni, spettacoli, mostre e kermesse gastronomiche che hanno ovviamente come regina incontrastata la lumaca.


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    Grotte di Bossea

    Le grotte di Bossea A Bossea, in Val Corsaglia, c'è la grotta di Bossea, una fra le più suggestive grotte italiane per varietà di concrezioni, grandiosità d'ambienti ricchezza d'acqua e laghi sotterranei. Esplorata nel 1840, illuminata e attrezzata per le visite, si estende per oltre 2 Km, con un dislivello di oltre 200 m. Nel salone del tempio è esposto lo scheletro completo di un ursus speleo che popolò le grotte del cuneese fino a 15 mila anni fa. Sempre in Val Corsaglia è stata scoperta recentemente la grotta della Mottera e in val Maudagna si apre la singolare grotta del Caudano, a quattro piani sovrapposti, mentre nei pressi di Villanova Mondovì si trova quella dei Dossi, come Bossea attrezzata ed illuminata. In Valle Tanaro invece c'è l'abisso di PiaggiaBella, che sprofonda a 689 metri ed è campo di audaci esplorazioni da parte di speleologi in cerca di osservazioni scientifiche e record.
    Le grotte di Bossea A Bossea, in Val Corsaglia, c'è la grotta di Bossea, una fra le più suggestive grotte italiane per varietà di concrezioni, grandiosità d'ambienti ricchezza d'acqua e laghi sotterranei. Esplorata nel 1840, illuminata e attrezzata per le visite, si estende per oltre 2 Km, con un dislivello di oltre 200 m. Nel salone del tempio è esposto lo scheletro completo di un ursus speleo che popolò le grotte del cuneese fino a 15 mila anni fa. Sempre in Val Corsaglia è stata scoperta recentemente la grotta della Mottera e in val Maudagna si apre la singolare grotta del Caudano, a quattro piani sovrapposti, mentre nei pressi di Villanova Mondovì si trova quella dei Dossi, come Bossea attrezzata ed illuminata. In Valle Tanaro invece c'è l'abisso di PiaggiaBella, che sprofonda a 689 metri ed è campo di audaci esplorazioni da parte di speleologi in cerca di osservazioni scientifiche e record.

    grotta

    Cinque milioni di metri cubi d'acqua drenati ogni giorno dal fiume sotterraneo, portate fino a 1500 p/s per un totale di 750.;800 tonnellate di roccia estratte annualmente dal sistema carsico, 50 specie di animali di cui 10 endemiche, 116 m. di dislivello, per un percorso turistico culminante nel cuore del monte, a 952 m. s. L m. Questa è Bossea e noti soltanto. Con i suoi paesaggi drammatici e tesi, che calcano perfetti il Libro della Genesi, col suo respiro, suoi archi lanciati a 50 m d'altezza, la Grotta che vive soggioga, selvaggia e gentile: unica! Per l 'originalissimo connubio, sonoro e visivo di un tempo. Oltre un ora e mezza di spettacolo quotidianamente disponibile, sempre fresco e sempre nuovo, raccontato coi tempi e le sequenze di un'indagine speleologica serrata, intesa nel suo senso più completo: come, la straordinaria esperienza unificante; capace di trasferire sul pubblico la più felice sintesi fra disciplina e immagnifico esercizio,.fra l'emozione fluttuante e la purezza concettuale. Capace di educare all'attenzione. Questa è Bossea coi suoi immensi spazi, la grotta cantata dai poeti e celebrata dagli scrittori; la prima aperta al pubblico in Italia (2 agosto 1874). La grotta della ricerca portata all'avanguardia e capace di frantumare qualsiasi stereotipo esistente sul mondo ipogeo.



    Da: xoomer.it

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    foto web






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    La Grotta dei Dossi


    La Grotta dei Dossi è di origine carsica, il suo sviluppo complessivo è di 910 metri per un dislivello di 21; prima grotta in Provincia di Cuneo ad essere scoperta nel 1797 e la prima in Italia ad essere illuminata a luce elettrica. La Grotta dei Dossi si sviluppa con una stupefacente successione di corridoi e sale decorate con concrezioni policrome dalle sfumature più incredibili; diventa così la grotta più colorata d'Italia.

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    Molti gli ambienti in cui si snoda un percorso variegato ed immerso in una magica atmosfera: dalla "Galleria Moresca" si passa alla "Barca di Caronte" evocatrice di suggestive immagini mitologiche, quindi al "Salone del Lago" dalle acque azzurrine. Ai "Bagni di Venere" di bianchezza marmorea, il "Salottino gotico" a volta cuspidale, la galleria definita "Albo dei visitatori", la "Sala del bacino", la "Sala dei tendaggi", la "Gran sala del cigno", "L'Anticamera dell'Inferno", la "Grotta dei pipistrelli", la "Sala degli arazzi" e la "Sala del buon genio".

    da: viviparchi.eu

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    LA GROTTA DEI DOSSI La Grotta più colorata d’Italia – Una meraviglia della Natura



    da Michela

    ORARI: La Grotta è aperta tutto l’anno Domenica e festivi dalle ore 15 alle 17 (orario invernale) – dalle 15 alle 18 (orario estivo da Maggio a Settembre) durata della visita: un’ora, nel mese di Agosto, tutti i giorni dalle 15 alle 18. Nei giorni feriali è possibile la visita per gruppi, con prenotazione.



    COME SI ARRIVA: In auto – Autostrada Torino-Savona, uscita Mondovì – seguire le indicazioni per Villanova Mondovì fino alla rotonda d’ingresso, poi si svolta a destra seguendo le indicazioni Grotta dei Dossi – In treno stazione di Mondovì.

    La Grotta dei Dossi situata nel Comune di Villanova Mondovì sul pendio del Monte Calvario, è di origine carsica, il suo sviluppo complessivo è di 910 metri per un dislivello di 21. E’ stata la prima grotta in Provincia di Cuneo ad essere scoperta nel 1797, da un ignoto cacciatore, e fu anche la prima grotta d’Italia ad essere illuminata a luce elettrica, con trenta lampade Edison. Per vederla giunsero a Mondovì giornalisti delle maggiori testate nazionali ed estere che fecero ampi servizi sulle sue meraviglie. L’interesse turistico che si creò fu fortissimo: si organizzarono da Mondovì viaggi in carrozza con visite guidate e anche con pranzo e visita pomeridiana al santuario di Santa Lucia (il tutto per lire 9). Molto visitata nell’800 è poi stata chiusa per un lungo periodo di tempo.

    Ora a distanza di due secoli questo gioiello è tornata a nuova vita grazie alla sapiente sistemazione di fasci di luce che esaltano la bellezza delle concrezioni e fanno emergere in tutto il loro splendore, discreto e solenne, aspetti finora sconosciuti di questo labirinto sotterraneo. Si presenta come una spettacolare successione di corridoi e sale decorate con concrezioni policrome dalle sfumature più incredibili che ne fanno la grotta più colorata d’Italia.

    Dalla “Galleria Moresca” si passa alla “Barca di Caronte” evocatrice di suggestive immagini mitologiche, quindi al “Salone del Lago” dalle acque azzurrine. ai “Bagni di Venere” di bianchezza marmorea, il “Salottino gotico” a volta cuspidale, la galleria definita “Albo dei visitatori”, la “Sala del bacino”, la “Sala dei tendaggi”, la “Gran sala del cigno”, l’”Anticamera dell’Inferno”, la “Grotta dei pipistrelli”, la “Sala degli arazzi”, la “Sala del buon genio”. Questi sono solo alcuni degli ambienti in cui si snoda un percorso variegato e coinvolgente immerso in una magica atmosfera.

    Particolare successo ottengono da ormai 9 anni la mostra-concorso “Presepi in Grotta” che dal 25 Dicembre al 31 Gennaio, vede esposti negli angoli più suggestivi gli elaborati di scuole, artisti ed amatori e il 28 Dicembre il “Concerto di Natale” che cambia tema ogni anno.


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    PRESEPI IN GROTTA NELLA GROTTA DEI DOSSI.



    Tutte le Domeniche pomeriggio dalle ore 15 alle 18, dal 25 Dicembre 2010 al 30 Gennaio 2011, negli anfratti suggestivi di una delle Grotte più colorate d’Italia saranno esposti i presepi partecipanti al XI° concorso “Presepi in Grotta”. Nelle vacanze natalizie la mostra sarà aperta anche tutti i pomeriggi dalle ore 15 alle ore 18. La durata della visita guidata è di circa 1 ora.

    Da: viaggiandofacile.it

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