FAVOLE accanto al camino

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  1. gheagabry
     
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    da Lussy

    La vita e le avventure di Babbo Natale di Frank Baum


    "Portava i giocattoli ai bambini perché erano piccoli e indifesi, e perché li amava. Sapeva che i bambini m,igliori ogni tanto si comportavano male, e che quelli cattivi spesso erano buoni. Così stavano le cose con i bambini, in tutto il mondo, e lui non avrebbe cambiato la loro natura nemmeno se avesse avuto il potere di farlo."



    "Avete mai sentito parlare della grande foresta di Burzee?"
    Inizia così, proprio come una favola tradizionale, questo bel libro dell'autore straordinario del Mago di Oz.
    Nella foresta di Burzee, dove vivono ninfe, folletti, creature fatate e immortali e dove regna incontrastato il Signore delle Foreste del Mondo, la razza umana non è mai penetrata. Sino al giorno in cui un bimbo abbandonato e affamato viene trovato dalla ninfa Necile che chiede l'autorizzazione a tenerlo con sé, ottenendola, eccezionalmente perché l'adozione di un bambino è "proibita in lungo e in largo dalle leggi".

    "Si chiamerà Claus, che significa piccolo, anzi Neclaus, cioè piccolo di Necile".
    Gli elfi s'innamorarono del suono della sua risata; i nani apprezzarono il suo coraggio, le fate adorarono la sua innocenza" e così fu ben accolto in questo regno incantato.
    Claus crebbe imparando il linguaggio delle bestie, "aiutando gli elfi a nutrire le piante e i nani a tenere a bada gli animali", finché venne il giorno in cui, vedendolo cresciuto e forte, Ak, il Signore delle Foreste, decise di portarlo con sé in giro per il mondo.

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    E così Claus entrò in contatto con i suoi simili, rimandendo particolarmente colpito dai bambini, dalla loro innocenza, dall'entusiasmo e la gioia che trasmettevano, ricchi o poveri che fossero, ma anche dal dolore che potevano provare.
    Tornano nella Foresta di Burzee prese la decisione irrevocabile di andarsene "Voglio prendermi cura dei figli del uomini, e provare a renderli felici".

    Pur essendo un essere umano, Claus rimaneva comunque sotto la protezione delle creature magiche e immortali del bosco, il che lo rendeva comunque speciale.
    Raggiunta la Valle Ridente di Hohaho, "dove tutti si vogliono bene", decise che lì doveva costruire la sua casa (e ancora lì vive oggi).
    Pronto sempre a giocare con i bimbi che incontrava, ne divenne presto l'amico migliore. Gli unici con cui non poteva intrattenersi erano quelli che abitavano all'interno del palazzo del Signore di Lerd e nel castello del barone Braun.
    Arrivarono l'inverno e la neve e Claus si trovò isolato dal resto del mondo. Chiuso nella sua casa calda insieme alla sua gatta, annoiandosi decise di passare il tempo intagliando un pezzo di legno, fino a farne un gatto acciambellato: "aveva appena costruito il primo giocattolo", che si dimostrò utilissimo quando, pochi giorni dopo, incontrò un bimbo del vicinato perduto nella bufera di neve e, accoltolo in casa per riscardarlo, vide che apprezzava molto quel gatto di legno.

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    "Credo che i bambini amino i gatti di legno quasi quanto quelli veri, senza contare che loro non scappano via e non graffiano e non mordono. Ne farò altri. E fu così che iniziò la sua grande impresa."
    Baum prosegue nel racconto che noi lasciamo a questo punto. Ci dirà anche di come i malvagi Awgwa tenteranno di fermare Claus perché "ci sono meno bambini cattivi nel mondo da quando Claus è arrivato nella Valle Ridente e ha cominciato a costruire i suoi giocattoli"; proseguirà con il racconto del primo viaggio con le renne e dell'abitudine di scendere dai tetti nei camini; ci spiegherà perché la gente prese a chiamarlo Santa Claus e come accadde che il suo viaggio di distribuzione dei giocattoli ai bimbi del mondo fu definitivamente fissato una sola volta all'anno, alla Vigilia di Natale e, infine, ci svelerà come avvenne che a Claus fu donato il mantello dell'immortalità.

    Una storia che conosciamo molto bene ma che, narrata da Baum, sembra nuova perché si arricchisce di particolari inediti, di curiosità, di trovate originali.



    dal web




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    L'Agrifoglio

    Brano di Gina Marzetti Noventa

    Il pastorello si sveglia all'improvviso. In cielo v'è una luce nuova: una luce mai vista a quell'ora. Il giovane pastore si spaventa, lascia l'ovile, attraversa il bosco: è nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall'alto giunge il canto soave degli Angeli.
    - Tanta pace non può venire che di lassù - pensa il pastorello, e sorride tranquillizzato.
    Le pecorine, a sua insaputa, l'hanno seguito e lo guardano stupite.
    Ecco sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigono verso una grotta.
    - Dove andate? - chiede il pastorello.
    - Non lo sai? - risponde, per tutti, una giovane donna. - È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso.
    Il pastorello si unisce alla comitiva: anch'egli vuole vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si sente turbato: tutti recano un dono, soltanto lui non ha nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritorna alle sue pecore. Non ha nulla; nemmeno un fiore; che cosa si può donare quando si così poveri?
    Il ragazzo non sa che il dono più gradito a Gesù è il suo piccolo cuore buono.
    Ahi! Tanti spini gli pungono i piedi nudi. Allora il pastorello si ferma, guarda in terra ed esclama meravigliato: - Oh, un arbusto ancor verde!
    È una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose.
    Il coro di Angeli sembra avvicinarsi alla terra; c'è tanta festa attorno. Come si può resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire?
    Ebbene, il pastorello andrà alla divina capanna; un ramo d'agrifoglio sarà il suo omaggio.
    Eccolo alla grotta. Si avvicina felice e confuso al bambino sorridente che sembra aspettarlo.
    Ma che cosa avviene? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posano sui verdi rami dell'arbusto che egli ha colto per Gesù.
    Al ritorno, un'altra sorpresa attende il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell'agrifoglio, è tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
    Da quella notte di mistero, l'agrifoglio viene offerto, in segno di augurio, alle persone care.


    DAL WEB




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    Era la notte di Natale. Nella calma ovattata della foresta, la neve scendeva copiosa e rendeva ancora più silenzioso il silenzio.
    Nella baita, la calda luce del camino, disegnava sul muro strane forme e nel lettino, sotto una calda coperta, Luca ascoltava la favola di Natale che il nonno gli stava raccontando:
    ” Vedi Luca, devi sapere che le stelle non sono nate senza un motivo. Tantissimi anni fa, in una notte come questa, un bambino più o meno della tua età, guardava fuori dalla finestra. Era una notte buia e silenziosa e il cielo era nero e scuro, non c’era neanche la luna, perché non esisteva. Quel bambino si sentiva solo, ma tanto solo, così solo che espresse un desiderio con una tale forza che si alzò un forte vento e tantissimi dei fiocchi di neve che scendevano, come in questo momento, volarono nel cielo, riempendolo di puntini bianchi e la luna comparve per la prima volta nella sua storia per proteggerli. Da quel momento tutti gli uomini guardarono le stelle quando volevano esprimere un desiderio. Tornando a quel bambino, pochi minuti dopo la comparsa delle stelle, sentì grattare alla sua porta, la aprì e vide davanti all’uscio una cesta e nella cesta, un cagnolino infreddolito che lo fissava con i suoi occhioni. Da quel momento quel bambino non si sentì mai più solo, neanche per un istante”.
    Il nonno fissò Luca per vedere se si era addormentato, il bambino invece era attento e lo fissava a sua volta. Distolse lo sguardo e lo rivolse alla finestra. La neve scendeva sempre più fitta.
    Luca guardò ancora il nonno:
    ” Anch’io nonno ho il mio desiderio. Vorrei che ogni anno della mia vita, in questa notte, tu mi racconti una fiaba!”.
    Il nonno sorrise intenerito e una lacrima spuntò nei suoi occhi.
    Luca era in piedi davanti alla finestra del suo appartamento. Era la notte di Natale.
    I suoi figli alle sue spalle, stavano aprendo i pacchi con una gran foga. Luca fissava tra i fiocchi di neve e il suo pensiero vagava nella folla dei suoi ricordi, quando il suo sguardo cadde sulla strada, dove alla luce bianca di un lampione, un vecchio mendicante stava controllando nella spazzatura: forse sarebbe riuscito a trovare la sua cena?!
    Come se sentisse lo sguardo di Luca addosso, si voltò verso di lui e sorrise, Luca ricambiò il sorriso, senza rendersi conto del perché. In quell’istante si sentì tirare la stoffa dei pantaloni:
    ” Papà, papà guarda che bello il mio garage nuovo!”.
    Luca accarezzò la testa di suo figlio e ritornò con lo sguardo alla strada ma anche se erano passati solo pochi secondi, il mendicante era scomparso….fu in quell’istante che la favola più bella che aveva mai sentito comparve nella sua mente.





    di Darkfanio



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    Sulla via del cielo
    cade la neve, tira il vento,
    ma a Babbo Natale non fa niente,
    capotto caldo sulle spalle,
    il vento può soffiare,
    quanto vuole,
    il bravo vecchio non si gela
    mentre dal cielo arriva a terra.

    Gli alberi del cielo
    sono carichi di stelle,
    la luna brillante



    DAL WEB
    una lanterna regge.
    Sulla terra
    cominciano a suonare
    centinaie di campane:
    "Evviva, arriva Babbo Natale!"

    - Ti aspettano nelle finestre
    le piccole scarpe,
    hai portato delle noccioline
    e delle caramelle? -
    -Certo, che ho portato,
    è proprio ora,
    non resterà nessuna
    scarpa vuota! -

    Arriva l'alba.
    Tornando a casa,
    tutte le stelle
    gli corrono incontro
    per salutare
    Babbo Natale



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    La neve cadeva a fiocchi, il signor Severino stava rientrando a casa carico di pacchetti, quando si scontrò con un bambino e nell'urto gli caddero tutti i regali.
    «Che fai, piccoletto? Guarda cosa hai combinato!» disse il signor Severino.

    Il bambino, vestito con abiti poveri, guardava a terra come se stesse cercando qualcosa. Il signor Severino non ricevendo ascolto si arrabbiò e disse: «Non è buona educazione! Come ti chiami? Cosa stai facendo?» Il bambino alzò lo sguardo e rispose: «Mi chiamo Angelo, ho perso lo spirito natalizio e lo sto cercando». Il signor Severino balbettando disse: «Lo spi-spi-spirito na-na-natalizio…cioè?»

    Angelo lo guardò stupito e rispose: «Non sai cos'è? I grandi sanno sempre tutto…»
    Severino ancora balbettando disse: «Ma ce-ce-certo che so cosa è! Guarda tutti i regali che ho comprato!»
    Il bambino non gli diede retta, allora Severino continuò dicendo: «Io a casa ho l'albero più bello di tutta la città, è ricoperto da mille luci e ha degli addobbi preziosi».
    Angelo lo guardò con una strana espressione negli occhi e disse: «Mi sa che…anche tu lo devi cercare».
    Severino indispettito da tale affermazione raccolse i suoi pacchi e se ne andò. Quando arrivò in fondo alla via, sentì il bambino tossire, si girò e vide che il vento lo scuoteva tutto e che la neve lo bagnava. Gli fece tenerezza e ritornò indietro. Appoggiò i suoi regali a terra, si tolse il suo costoso cappotto e vi avvolse Angelo che a malapena si reggeva in piedi, lo prese in braccio e disse: «Vieni con me, ti porto al caldo a casa mia». Cercò di raccogliere anche i suoi preziosi pacchetti ma non riusciva a portare tutto, così decise di lasciarli lì. La sua casa era ad un isolato di distanza, proprio di fronte alla chiesa e all'orfanotrofio. I due arrivarono sfiniti. Severino appoggiò il bambino sul divano davanti al caminetto acceso, preparò una cioccolata calda e tanti dolcetti per Angelo ed iniziò a raccontargli di quando era piccolo e aspettava Babbo Natale con la sua famiglia.

    Si addormentarono così, abbracciati. Il mattino dopo Severino si svegliò al suono delle campane, ma Angelo non era lì. Guardò l'albero e vide appeso un semplice angioletto di legno dipinto a mano con un biglietto che diceva:

    Grazie Severino,
    tu mi hai accolto e ascoltato
    quando nessuno voleva farlo,
    Hai ritrovato lo spirito natalizio.
    Non contano i regali
    se non hai un amico vero
    con cui condividere
    una cioccolata calda.
    Il tuo Angelo


    Severino andò alla Santa Messa e dopo portò tutti i bambini dell'orfanotrofio nella sua splendida dimora, preparò dolcetti e cioccolata e regalò loro tutti i preziosi addobbi del suo albero. Conservò solo il suo angioletto che ancora oggi porta in tasca ovunque vada.

    Andrea Giarduz
    classe IV



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    Bo era un cane, una tipo diverso di cane, ma comunque un cane. Col suo naso nero annusò nella stanza. Sentì l’odore dei biscotti di Natale. Quello gli fece capire che Natale si stava avvicinando, ed era il tempo perfetto per fare i biscotti di Natale. Naturalmente qui nel villaggio di Babbo Natale era come se fosse sempre Natale, ma biscotti natalizi sono realmente biscotti di Natale solo a Natale. Almeno sembrano essere migliori a Natale pensò Bo, e quella è la cosa più importante. "Ciao Bo, cerchi i biscotti di Natale?" domandò Mrs Claus, e Bo abbaiò la sua risposta. Bo di solito era un cane tranquillo, ma i biscotti valevano lo sforzo di un bau.

    "Allora ecco qua ragazzo, tre biscotti per te, fa in modo che Babbo Natale non lo sappia, lui pensa che tu stia ingrassando troppo. E uno con cui si può parlare, ma naturalmente è Babbo Natale, deve essere severo," disse Mrs Claus mentre gli dava i biscotti. Bo era d'accordo che Babbo Natale dovesse essere severo, era giusto che fosse così. Era anche d’accordo sul fatto che fosse meglio non dire a Babbo Natale dei biscotti. Scodinzolò a Mrs Claus ringraziandola per i biscotti, corse via, perché sapeva che Mrs Claus era sempre molto occupata. Mrs Claus gli piaceva, nell’insieme era una donna bella,perlomeno secondo il suo giudizio, e secondo lui era una bella persona anche secondo gli standard di giudizio degli umani. Pensò di far visita a Babbo Natale, ma rapidamente deciso di no, perchè probabilmente in quel momento era molto occupato, era la vigilia di natale, e lui non era il tipo di cane che sta sempre in mezzo ai piedi. Quello sono proprio pessime abitudini, e Bo non era proprio quel tipo di cane .

    Bo decise di andare a guardare gli Elfi. Forse loro avevano qualche biscotto da dargli. Lui piaceva agli Elfi, ma gli Elfi amano praticamenti tutti. Comunque era carino piacere agli Elfi. Tanto più che anche a lui piacevano gli Elfi, loro gli davano attenzioni coccole e biscotti. Gironzolò per l'officina tranquillamente, proprio come fanno i cani piccoli. Ha guardò deliziato come gli Elfi avevano costruito i giocattoli per tutti i bimbi del mondo, mettendoci dentro la loro magia. Erano molti anni che Bo assisteva a questa cosa, quella piccola magia lo deliziava sempre.

    "Ehilà Bo, come sta oggi il mio cucciolo rosso preferito?" chiese uno degli Elfi, Zenzero per la precisione. Bo abbaiò rispondendogli che stava bene. Era bello essere il loro cucciolo rosso preferito…… era ovvio visto che era l’unico cane nei paraggi, ma naturalmente è il pensiero che conta. Una volta gli Elfi gli avevano detto che la maggior parte cani non era rossa come lui, che era dello stesso colore del cappello e dell’abito di Babbo Natale. Bo pensava che ciò lo rendesse speciale, ma anche che era giusto che il cane di Babbo Natale fosse rosso.

    "Siamo molto indaffarati oggi Bo, ma penso che abbiamo il tempo per darti dei biscotti. C'è sempre tempo per i biscotti di Natale, vero Bo"?, domandò Zenzero.

    "Woof"!, confermò Bo, completamente felice. Zenzero gli era sempre sembrato un Elfo molto assennato.

    "Ecco qua, quattro biscotti. Non dirlo a Babbo Natale, lui ci dice sempre che un cane giovane cone te non dovrebbe fare troppi spuntini tra un pasto e l’altro. Spero che Babbo Natale sia pronto, oggi siamo troppo occupati per sgridarlo. O meglio,non ha bisogno che lo facciamo,è già successo abbastanza negli ultimi tempi, vero Bo?" Bo era d'accordo, Babbo Natale poteva sembrare un pò sciocco certe volte, ma piuttosto assennato… per essere un umano. Scodinzolò ed abbaiò in ringraziamento, poi decise che forse avrebbe dovuto andare a vedere Babbo Natale, giusto per essere sicuro che stesse facendo tutto per bene. Bo non voleva essere un fastidio, ma a volte gli umano hanno bisogno che i cani veglino su di loro…

    Nel frattempo…. Babbo Natale stava controllando la sua slitta. Accidenti, pensò, uno delle parti è allentata. Avrebbe bisogno di essere fissata. Era una realmente una vergogna che i preparativi per il natale non fossero più semplici, più simili allle storie su di lui nelle quali tutto quello che fa sembra facile. Ma alla fine ne valeva la pena, i bambini buoni meritavano i loro doni. Decise di andare nel capannone degli attrezzi dietro al castello del villaggio, e di prendere qualche cosa per fissare la slitta. Arrivato nel capannone degli attrezzi, Babbo Natale spalancò con impeto la porta. Poi la richiuse velocemente dietro a lui. Cercò gli attrezzi, e li trovo’ rapidamente. Si voltò per uscire, cercò di aprire la porta…. era stata chiusa a chiave….. da fuori. Non era possibile ! Babbo Natale provò di nuovo, e battè contro la porta. Niente da fare. Gridò per chiedere aiuto, ma nessuno lo sentì. Stanco per lo sforzo, ed anche per la giornata faticosa, Babbo Natale si sedette su una panca da lavoro per roprendersi.

    Bo riusciva a trovare Babbo Natale nel suo studio. Niente di strano, Babbo Natale si muoveva molto quando era occupato, ed oggi era piuttosto occupato. Controllò per vedere se era con Mrs Claus. ma non c’era. Mrs Claus sembrava un pò preoccupata, e si chiedeva ad alta voce, parlando con alcuni elfi, dove si fosse cacciato Babbo Natale. Bo, non avendo molto dove altro fare, andò a cercarlo nei pressi del castello, ma là non c’era. Domandò alle renne, ma non poterono essergli d’aiuto, parlavano solamente la loro lingua e lui non la capiva… e non potè domandare se avevano visto. Dopotutto era solo un cane. Babbo Natale sembra essersi nascosto bene, pensò Bo, e decise che lo avrebbe trovato. Del resto Babbo Natale era il suo padrone, e canisono proprio adatti per fare queste cose.

    Bo finalmente deciso di controllare da Woody, nella foresta magica degli alberi di natale, proprio fuori il villaggio. Woody era il più alto, ed il più vecchio albero del Natale nella foresta, ed essendo magico forse avrebbe potuto parlare. Alcuni forse avrebbero potuto trovarlo strano, ma per Bo non era così. Nulla era strano nel villaggio di Babbo Natale. Andò da Woody e lo salutò con un woof, e gli chiese se aveva veduto Babbo Natale da quelle parti. Woody era un vecchio albero saggio, e conosceva diverse lingue, inclusa quella dei cani. Gli disse che non lo aveva visto, ed espresse la sua preoccupazione per la situazione. Non era da Babbo Natale sparire alla vigilia di natale. Bo era d'accordo, Babbo Natale di solito era molto assennato. Chiese a Woody di dargli dei suggerimenti, e Woody gli disse di portargli una delle renne, e lui le avrebbe domandato se aveva visto Babbo Natale. Bo pensò che questa fosse una buona idea e fu d’accordo con Woody. Ando’ a recuperare una renna, Dasher decise,da portare a Woody. Abbaiò a Dasher le fece segno di seguirlo. La renna è un animale intelligente, anche se qualche volta un po’ pazzerello, e così seguì il piccolo cane rosso. Quando raggiunsero Woody, il grande vecchio albero spiegò tutto a Dasher, ed ascoltò sua risposta. Woody disse a Bo che Dasher aveva visto Babbo Natale andare dietro al castello. Bo ringraziò Woody, e gli chiese di ringraziare Dasher da parte sua, scodinzolò, ed andò a cercare Mrs Claus.

    Mrs Claus era molto preoccupata mentre stava camminando intorno al castello e chiamava Babbo Natale a voce alta. Quando la trovò, Bo abbaiò una volta, e poi ancora, spingendo leggermente la sua gamba, e cercando di ottenere la sua attenzione. "Cosa c’è Bo, sai dov’è Babbo Natale "?, chiese Mrs Claus. E’ propriouna donna intelligente, pensò Bo.

    "Woof,woof"!, rispose Bo, e si avviò verso la porta, cercando di farsi seguire. Lei lo, come era giusto faree lui la condusse dietro al castello, ma c'era nessun segno di Babbo Natale. Mrs Claus gridò il suo nome, ma non ci fu risposta. Bo tese le sue orecchie da cane, in modo da potere sentire meglio, ed udì un suono. Abbaiò a Mrs Claus, corse via nella direzione del suono. Si sentiva sempre più forte man mano che si avvicinavano al vecchio capannone degli attrezzi.

    "Io conosco questo suono," disse Mrs Claus mentre si avvicinava al capannone degli attrezzi, "è..," aprì la porta del capannone degli attrezzi,." …Babbo Natale che russa! " Era vero,c'era Babbo Natale, addormentato su una panca del lavoro, che stava russando. "Sveglia Babbo Natale!" gridò Mrs Claus.

    "Huh?! Cosa? Oh, ciao! Mi ha trovato, bene, grazie, non ci hai nemmeno messo troppo tempo," disse Babbo Natale. "Troppo tempo? Sei rimasto addormentato per ore Babbo Natale, e saresti rimasto indietro con il lavoro se gli Elfi non avessero lavorato duramente per recuperare. Cosa stai facendo qui"?, chiese Mrs Claus, piuttosto irritata.

    "Ore? Mi sono sdraiato solo per un momento, per riposare, stavo cercando un attrezzo per fissare la slitta, e la porta si è chiusa a chiave dietro di me. Ho cercato uscire, ma ero troppo stanco così ho pensato di riposarmi sulla panca, ma solo per un attimo, prima di riprovarci…." Rispose Babbo Natale piuttosto confuso, ed ancora assonnato.

    "Allora sei fortunato che Bo ti abbia trovato, altrimenti avremmo potuto trovarci in un grosso guaio," disse Mrs Claus."Così, sei tu che mi hai trovato Bo"?, domandò Babbo Natale. Bo abbaiò un sì. "Molto bene allora, conosco uno cane che riceverà un regalo extra per natale, quest’anno," disse Babbo Natale.

    Fu molto dura,ma Babbo Natale fu in perfetto orario per il Natale e consegnò i doni a tutti i bimbi del mondo. Quando Bo si svegliò, la mattina di Natale, tra i suoi dono ce n’era uno extra. Mrs Claus lo aprì per lui, ed all’interno c’era una sciarpa verde nuova per lui, e venti biscotti di Natale. Un dono meraviglioso,i biscotti di Natale sono una buona cosa da mangiare nel giorno di Natale. Mrs Claus mise la sciarpa intorno al suo piccolo collo rosso, e Bo cominciò a mordicchiare uno dei biscotti. Davvero un dono meraviglioso, per un meraviglioso Natale.







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    L’omino di neve



    Natale si avvicinava. La neve quell’anno era caduta in abbondanza, ed il lago che d’estate appariva come un tondo occhio azzurro rivolto verso il cielo, era diventato un tondo tappeto immacolato. I due villaggi sulle sponde opposte erano quasi spariti nella neve perché i tetti, come grandi cappelli bianchi, nascondevano le case. In uno dei due villaggi i bambini avevano fatto un bellissimo Omino di neve. Nell’altro villaggio le bambine avevano fatto una bellissima Donnina di neve.

    Infatti si narra che a Natale, quando batte l’ultimo rintocco di mezzanotte, l’Omino e la Donnina diventano vivi e giocano insieme andando a curiosare nelle finestre delle case dove dormono i bambini e mangiano i dolci che i bambini hanno preparato per loro sul davanzale. L’Omino era bello grasso e fiero del suo cilindro e della sua scopa brandita come una bandiera. Aveva due occhi di carbone, molto penetranti, un naso rosso carota e denti fitti. La Donnina non era da meno; in testa un gran fazzoletto rosso con toppe a fiorellini e un grembiulone che sottolineava le sue forme opulente. L’Omino e la Donnina aspettavano felici la notte di Natale, ansiosi di incontrarsi. E venne il grande momento. Un campanile suonò il primo rintocco. Ovattato dalla distanza e dalla neve, rispose il primo rintocco dell’altro campanile al di là del lago. L’Omino e la Donnina contarono puntigliosamente fino a dodici, poi cominciarono a sgranchirsi le gambe per andare uno incontro all’altra. Si misero in cammino; il percorso non era lungo perché il lago non era grande, ma la loro mole non permetteva un’andatura scattante. Così, calmi calmi, arrivarono alla parte opposta del lago. L’Omino si guardò intorno e… non vide nessuno ad aspettarlo. La donnina si guardò intorno e… non trovò l’Omino. L’Omino era perplesso. La Donnina era perplessa. L’Omino pensò un poco e decise che la Donnina doveva aver compiuto il percorso lungo l’altra sponda. La donnina fece altrettanto. ” L’aspetterò qui senza muovermi” pensò l’Omino. La stessa cosa fece la Donnina. Aspetta, aspetta il tempo passava e non succedeva nulla. Sapevano di avere soltanto quella notte per incontrarsi e stare insieme. Sapevano che l’incantesimo sarebbe cessato alla prima luce dell’alba. Dopo molta attesa, l’Omino decise di tornare sui suoi passi dalla parte opposta di quella per la quale era venuto.

    E la Donnina fece altrettanto. Arrivarono così al punto di partenza e di nuovo si trovarono soli. A questo punto, se avessero avuto un cuore, avrebbe cominciato a battere in fretta. Invece si rimisero in cammino con il loro passo goffo e ricominciarono a cercarsi. Le ore della notte passavano. Finalmente la fortuna li aiutò e si incontrarono. L’Omino disse: ” Come sei bella!”. La Donnina disse: ” Come sei bello!”. Già la notte cominciava ad essere meno scura e nell’aria si indovinavano le prime luci del giorno.



    dal web


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    Le Renne in Sciopero


    Non so se tutti conoscono i veri nomi delle renne di Babbo Natale, per questo prima di raccontarvi questa storia voglio elencarveli uno ad uno.
    Comet, Dancer, Dasher, Prancer, Vixen, Donder, Blitzen, e Cupid.
    In Italiano, possiamo tranquillamente chiamarle, Cometa, Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato e Cupido.
    A queste renne, un giorno di tanti anni fa, si aggiunsero delle altre renne e nella casa di Babbo Natale accadde qualcosa di molto strano.
    Dopo che Babbo Natale insieme agli elfi finì di preparare i regali, stava mettendo tutto nel grosso sacco, quando ad un
    tratto le due renne, nuove arrivate chiesero a Babbo Natale se anche loro all’ultimo avrebbero ricevuto il loro regalo:
    Babbo Natale rispose di no! Loro come regalo avrebbero avuto quello che i bambini avrebbero lasciato davanti al camino.
    Potevano essere caramelle, cioccolate o qualsiasi altra cosa, ma non potevano e non dovevano pretendere nulla di più.
    Le due renne cominciarono a dire:
    “Non è giusto: È un’ingiustizia.”
    E Babbo Natale diceva.
    “Basta, è inutile fare capricci.”
    Ma le renne non volevano sentire ragione e dissero:
    “Allora noi non andremo da nessuna parte e faremo in modo che neanche tu potrai andare”.
    Fu così che se ne andarono insieme alle altre renne che erano state plagiate da loro.
    Accanto a Babbo Natale rimase solo una renna, che, anche se era nuova arrivata, era una delle più anziane; non per niente si chiamava Saggia.
    “Come mai tu non sei andata con loro?”
    E la renna rispose:
    “Io non perdo tempo con queste sciocchezze.”
    E Babbo natale aggiunse:
    “Per fortuna ci sei tu! Ma adesso come facciamo?”
    “Seguiamole, vediamo cosa hanno intenzione di fare”: disse Saggia.
    Ed è così che si misero in cammino.
    Una volta trovate le renne videro che si erano messe tutte in fila sulla strada che doveva fare Babbo Natale per portare i suoi doni a tutti i bambini del mondo.
    Mentre Babbo Natale cercava di farle ragionare, loro facevano finta di non sentire e cantavano a squarciagola jingle bell.
    “Fermatevi! Basta, ragionate, pensate a tutti quei bambini che stanno aspettando un regalo”.
    Niente da fare: le renne continuavano a cantare.
    Babbo Natale con la renna Saggia si allontanò per trovare una soluzione e diceva alla renna:
    “Come faccio, se continuiamo così quest’anno tutti i miei bimbi rimarranno senza regalo”.
    E la renna rispose:
    “Lascia fare a me, provo a parlare io con loro: può darsi che mi ascolteranno; tu aspettami qui”.
    Dopo un’ora, la renna tornò senza aver risolto nulla; tutti quei discorsi di quanto Babbo Natale fosse stato sempre buono con loro non erano serviti a niente.
    Babbo Natale era sempre più disperato.
    “E adesso cosa faccio?
    Non è giusto, i miei bambini rimarranno senza regalo”.
    Non finì neanche di pronunciare queste parole, che iniziò a piovere ed anche in maniera abbastanza forte; e Babbo Natale sempre più arrabbiato diceva:
    “Ecco: mancava solo la pioggia.”
    Ma poi all’improvviso cominciò a sorridere:
    “Vieni Saggia, vieni che adesso ci divertiamo; ora sì che le faccio passare la voglia di scioperare”.
    Giunto di nuovo dove stavano le renne, le trovò ancora in fila a cantare jingle bell e tante altre canzoni di Natale.
    Babbo Natale disse con voce tuonante:
    “Che fate, nemmeno la pioggia vi ferma?”
    E una delle renne rispose:
    “No, di certo non sarà la pioggia a fermarci”.
    “A sì, ma voi sapete questa pioggia cosa vuol dire?”
    “Sì” rispose la renna.
    “Vuol dire che c’è un gran temporale” aggiunse un’altra renna.
    “Lo immaginavo; non lo sapete. Quando piove vuol dire che tutti i bambini del mondo stanno piangendo e le loro lacrime arrivano al cielo e quindi si forma la pioggia; forse adesso stanno piangendo tutti i bambini che quest’anno rimarranno senza regalo a causa vostra”.
    “Dici davvero?” rispose la renna più giovane del gruppo.
    “Sì, dico davvero”!
    Rispose Babbo Natale, immaginando che il suo piano stesse già funzionando.
    “Cosa?”
    Dissero le renne con aria meravigliata.
    “Su, Babbo Natale mettiamoci in cammino, altrimenti non c’è la faremo mai a consegnare tutti i regali”.
    Ed è così, che tutte le renne, insieme a Babbo Natale, andarono a prendere il sacco e si misero in viaggio cantando le canzoni di Natale; questa volta non per scioperare, ma per la felicità che provavano nel portare i doni, nel vedere che nel cielo magicamente era tornato il sereno e che quel gran temporale era già un lontano ricordo.
    Le nuove renne arrivate non ebbero mai la notorietà delle altre, ma ancora oggi viaggiano da sole per il mondo a regalare tanti sorrisi a tutti i bambini.

    Morale della favola
    Tutti dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo e non pretendere sempre di più, perché certe volte e bello anche
    donare, non solo ricevere.




    dal web

    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 17:53
     
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