FAVOLE accanto al camino

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  1. gheagabry
     
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    Favole accanto al camino




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    Si sta avvicinando il Natale e
    Babbo Natale è un po’ preoccupato.
    Si ricorda infatti che l’anno scorso ha faticato non poco a passare per il camino della casetta di Sonia.
    Doveva provvedere subito!
    Babbo Natale decise così di mettersi a dieta: niente pastasciutta, niente pollo al forno e neppure una di quelle buonissime torte che gli piacevano tanto …. Niente di niente!

    Babbo Natale cominciava a sentirsi un po’ depresso, ma doveva resistere. Che figura ci avrebbe fatto se Sonia e i suoi genitori lo avessero trovato incastrato nel camino la mattina seguente? E peggio ancora che figura ci avrebbe fatto con tutti i bambini del mondo se incastrato nel camino di Sonia non fosse riuscito a finire il giro?

    Si,si, Babbo Natale prese davvero seriamente il fatto della dieta e cominciò a mangiare insalata scondita e verdure crude tipo sedano, carote, insomma cose che non è che facciano proprio venire l’acquolina in bocca.


    Giorno dopo giorno Babbo Natale si trovò a dimagrire… un etto o due…"Caspita un po’ pochino", pensò Babbo Natale guardando l’ago della bilancia. "Devo fare qualcosa in più".

    Così si mise a correre tutte le mattine e a fare un po’ di ginnastica tutte le sere prima di andare a dormire. Ma dopo due settimane di stenti e fatica pensò: "Ma se arrivo distrutto e senza forze non riuscirò a terminare il lavoro di consegna doni che mi aspetta la notte di Natale!". Detto fatto Babbo Natale smise di correre e di mangiare verdura cruda e riprese a mangiare il suo piatto di pasta, ma meno esagerato che prima, la sua coscetta di pollo e non un pollo intero, una fettina di torta e non tutta assieme in una volta!
    Arrivò la notte di Natale e Babbo Natale giunto alla casetta di Sonia si rese conto felicemente di riuscire a calarsi agilmente dal camino. Fu così anche per i camini di tutti i bambini del mondo e pensando ai loro dolci cuoricini e ai loro dolci sorrisi Babbo Natale esclamò: "Queste sono le dolcezze che preferisco … e non mi fanno neppure ingrassare!!!"




    dal web

    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 16:33
     
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  2. gheagabry
     
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    Un dono speciale............


    Finalmente era arrivata la vigilia di Natale. Le strade della città erano affollate di gente che si affrettava per acquistare gli ultimi regali.

    Anche il papà di Marco stava cercando un regalo per il suo bambino, ma non uno qualsiasi: voleva che fosse il più bel dono che Marco avesse mai ricevuto. "Devo trovare qualcosa di speciale chelo diverta e con cui possa giocare anche da solo. Domani devo partire per un viaggio di lavoro e non potrò giocare con lui" pensò il papà guardando le vetrine piene di giocattoli. Ma Marco possedeva già tantissimi giochi ed era davvero difficile trovare qualcosa di speciale.

    Mentre camminava pensieroso il papà notò un grande cartello:"Il regalo più bello per i vostri bambini". Dietro al cartello stava seduto un vecchio signore vestito da Babbo Natale. Incuriosito il papà si avvicinò.
    Il signore lo guardò a lungo con dolcezza, poi sussurò: "Le vetrine ti mostreranno qual'è il regalo più bello per il tuo bambino!". Il papà rimase sbalordito: le vetrine? da due ore non faceva altro che guardare vetrine e non aveva trovato nulla! era così irritato che se ne andò senza chiedere spiegazioni. Ormai si era fatto tardi.

    Il papà decise di regalare a Marco un gioco per il computer e si diresse verso il negozio più vicino. Stava per entrare quando gli tornarono in mente le parole di Babbo Natale e si fermò a guardare la vetrina.
    All'improvviso si vide riflesso nella vetrina e finalmente capi':"Ma certo! Il regalo più bello per mio figlio sono io".

    La mattina di Natale il piccolo Marco trovò sotto l'albero un enorme pacco e lo aprì: dentro c'era un bellissimo biliardino. "Quando ero piccolo questo era il mio gioco preferito" disse il papà sorridendo"Vieni, proviamolo subito!".
    Marco lo guardò incredulo:"Ma non dovevi partire per lavoro?"
    "No, non più. Tu sei molto più importante!" rispose il papà abbracciandolo.
    Quello per Marco fu davvero il più bel regalo che avesse mai ricevuto.



    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 16:35
     
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  3. gheagabry
     
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    C’era una volta un piccolo albero di Natale che, quando parlava con mamma albero di Natale e papà albero di Natale, non vedeva l’ora di poter indossare le palline colorate, i festoni argentati e le lampadine. Ogni notte sognava il suo momento, entrare nel salotto buono, gustarsi i sorrisi gli auguri in famiglia, lasciarsi sfuggire una lacrima di resina dalla contentezza.
    E venne finalmente il giorno del piccolo albero di Natale. Venne scelto quasi per caso tra tanti amici alberi di Natale anche loro. Pensava: "Adesso è venuto il mio momento, adesso sono diventato grande". Dopo un viaggio, incappucciato di stoffa bagnata per non perdere il verde luminoso dei rami, il piccolo albero di Natale si trovò nella casa di una famiglia povera. Niente palline, niente festoni, solo il suo verde scintillante faceva la felicità dei bambini che lo stavano a guardare con gli occhi all’insù, affascinati. Era il loro primo albero di Natale. Subito fu deluso, sperava di poter dominare una sala ricca di regali e di addobbi eleganti.
    Ma passarono i giorni e si abituò a quella casa povera ma ricca di amore. Nessuno aveva l’ardire di toccarlo. Venne la sera di natale e furono pochi i regali ai suoi piedi ma tanti i sorrisi di gioia dei bambini che per giorni erano rimasti a guardarli sotto il suo sguardo severo per cercare di indovinare che cosa ci fosse dentro. Venne il pranzo di Natale, niente di speciale. Venne Capodanno, con un brindisi discreto, ma auguri sinceri. E venne anche l’Epifania e il momento di andare via. Questa volta non lo incappucciarono. Lo tolsero dal vaso, gli bagnarono le radici e tutta la famiglia lo accompagnò verso il bosco. Era felice di ritornare con mamma albero di Natale e papà albero di Natale. Passando per la strada vide tanti suoi amici, ancora con le palline colorate e i fili d’oro e d’argento, che lo salutavano. Ma c’era qualcosa di strano, erano tutti nei cassonetti della spazzatura, ricchi e sventurati, piangevano anche loro resina, ma non per la contentezza. Chissà dove sarebbero finiti!
    Ora il piccolo albero di Natale è diventato un abete grande e possente, ha visto tanti figli andare in vacanza per le feste. Qualcuno è ritornato, sano o con un ramo spezzato. Lui guarda da lontano la città dove i bambini del suo Natale lo hanno amato e rispettato. Perché è un albero di Natale, albero di Natale tutto l’anno, perché Natale non vuol dire essere buoni e bravi solo il 25 dicembre, perché Natale può essere ogni giorno. Basta volerlo come quel piccolo albero di Natale che ci tiene compagnia sulla montagna, anche se lontano, anche se non lo vediamo.
    E c’era una volta e c’è ancora oggi, un albero di Natale. Sempre diverso e sempre uguale, quasi un caro amico di famiglia che si presenta ogni anno per le vacanze, le sue vacanze, da Santa Lucia all’Epifania. Grande, piccolo, verde o dorato, testimone di ogni Natale, un amico con il quale aspettare l’apertura dei regali e l’occasione buona per scambiarsi gli auguri, per fare la pace, per dirsi anche una parola d’amore. E tutti vogliamo bene all’albero di Natale, ogni anno disposti ad arricchire il suo abbigliamento con nuove palline colorate, un puntale illuminato e addobbi d’oro e d’argento. È cresciuto con noi, cambiato ogni anno, sempre più bello agli occhi di chi guarda, occhi di bambino, ma anche occhi di adulto che vuole tornare bambino. Per quei giorni di festa è lui a fare la guardia al focolare, a salutare quando si rientra a casa, a tenere compagnia a chi è solo. Una presenza che conforta, non solo nell’anima. È meglio se l’albero è di quelli con le radici, pronto a dismettere l’albero della festa e a compiere il suo dovere in mezzo ai boschi, a diventare grande, libero e felice.




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    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 16:39
     
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  5. PrinceMichael88
     
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    proprio una bella idea questa :D
     
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  6. gheagabry
     
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    Non c'è epoca dell'anno più gentile e buona, per il mondo dell'industria e del commercio, che il Natale e le settimane precedenti. Sale dalle vie il tremulo suono delle zampogne; e le società anonime, fino a ieri freddamente intente a calcolare fatturato e dividendi, aprono il cuore agli affetti e al sorriso. L'unico pensiero dei Consigli d'amministrazione adesso è quello di dare gioia al prossimo, mandando doni accompagnati da messaggi d'augurio sia a ditte consorelle che a privati; ogni ditta si sente in dovere di comprare un grande stock di prodotti da una seconda ditta per fare i suoi regali alle altre ditte; le quali ditte a loro volta comprano da una ditta altri stock di regali per le altre; le finestre aziendali restano illuminate fino a tardi, specialmente quelle del magazzino, dove il personale continua le ore straordinarie a imballare pacchi e casse; al di là dei vetri appannati, sui marciapiedi ricoperti da una crosta di gelo s'inoltrano gli zampognari, discesi da buie misteriose montagne, sostano ai crocicchi del centro, un po' abbagliati dalle troppe luci, dalle vetrine troppo adorne, e a capo chino dànno fiato ai loro strumenti; a quel suono tra gli uomini d'affari le grevi contese d'interessi si placano e lasciano il posto ad una nuova gara: a chi presenta nel modo più grazioso il dono più cospicuo e originale.
    Alla Sbav quell'anno l'Ufficio Relazioni Pubbliche propose che alle persone di maggior riguardo le strenne fossero recapitate a domicilio da un uomo vestito da Babbo Natale.
    L'idea suscitò l'approvazione unanime dei dirigenti. Fu comprata un'acconciatura da Babbo Natale completa: barba bianca, berretto e pastrano rossi bordati di pelliccia, stivaloni. Si cominciò a provare a quale dei fattorini andava meglio, ma uno era troppo basso di statura e la barba gli toccava per terra, uno era troppo robusto e non gli entrava il cappotto, un altro troppo giovane, un altro invece troppo vecchio e non valeva la pena di truccarlo.
    Mentre il capo dell'Ufficio Personale faceva chiamare altri possibili Babbi Natali dai vari reparti, i dirigenti radunati cercavano di sviluppare l'idea: l'Ufficio Relazioni Umane voleva che anche il pacco-strenna alle maestranze fosse consegnato da Babbo Natale in una cerimonia collettiva; l'Ufficio Commerciale voleva fargli fare anche un giro dei negozi; l'Ufficio Pubblicità si preoccupava che facesse risaltare il nome della ditta, magari reggendo appesi a un filo quattro palloncini con le lettere S, B, A, V.


    Tutti erano presi dall'atmosfera alacre e cordiale che si espandeva per la città festosa e produttiva; nulla è più bello che sentire scorrere intorno il flusso dei beni materiali e insieme del bene che ognuno vuole agli altri; e questo, questo soprattutto - come ci ricorda il suono, firulí firulí, delle zampogne -, è ciò che conta.
    In magazzino, il bene - materiale e spirituale - passava per le mani di Marcovaldo in quanto merce da caricare e scaricare. E non solo caricando e scaricando egli prendeva parte alla festa generale, ma anche pensando che in fondo a quel labirinto di centinaia di migliaia di pacchi lo attendeva un pacco solo suo, preparatogli dall'Ufficio Relazioni Umane; e ancora di più facendo il conto di quanto gli spettava a fine mese tra " tredicesima mensilità " e " ore straordinarie ". Con qui soldi, avrebbe potuto correre anche lui per i negozi, a comprare comprare comprare per regalare regalare regalare, come imponevano i più sinceri sentimenti suoi e gli interessi generali dell'industria e del commercio.
    Il capo dell’Ufficio Personale entrò in magazzino con una barba finta in mano: - Ehi, tu! - disse a Marcovaldo. - Prova un po' come stai con questa barba. Benissimo! Il Natale sei tu. Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno.
    Marcovaldo camuffato da Babbo Natale percorreva la città, sulla sella del motofurgoncino carico di pacchi involti in carta variopinta, legati con bei nastri e adorni di rametti di vischio e d'agrifoglio. La barba d'ovatta bianca gli faceva un po’ di pizzicorino ma serviva a proteggergli la gola dall'aria.
    La prima corsa la fece a casa sua, perché non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini. " Dapprincipio, - pensava, non mi riconosceranno. Chissà come rideranno, dopo! "
    I bambini stavano giocando per la scala. Si voltarono appena.
    - Ciao papà.
    Marcovaldo ci rimase male. -Mah... Non vedete come sono vestito?
    - E come vuoi essere vestito? - disse Pietruccio. - Da Babbo Natale, no?
    - E m'avete riconosciuto subito?
    - Ci vuol tanto! Abbiamo riconosciuto anche il signor Sigismondo che era truccato meglio di te!
    - E il cognato della portinaia!
    - E il padre dei gemelli che stanno di fronte!
    - E lo zio di Ernestina quella con le trecce!
    - Tutti vestiti da Babbo Natale? - chiese Marcovaldo, e la delusione nella sua voce non era soltanto per la mancata sorpresa familiare, ma perché sentiva in qualche modo colpito il prestigio aziendale.
    - Certo, tal quale come te, uffa, - risposero i bambini, - da Babbo Natale, al solito, con la barba finta, - e voltandogli le spalle, si rimisero a badare ai loro giochi.


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    Era capitato che agli Uffici Relazioni Pubbliche di molte ditte era venuta contemporaneamente la stessa idea; e avevano reclutato una gran quantità di persone, per lo più disoccupati, pensionati, ambulanti, per vestirli col pastrano rosso e la barba di bambagia. I bambini dopo essersi divertiti le prime volte a riconoscere sotto quella mascheratura conoscenti e persone del quartiere, dopo un po' ci avevano fatto l'abitudine e non ci badavano più.
    Si sarebbe detto che il gioco cui erano intenti li appassionasse molto. S'erano radunati su un pianerottolo, seduti in cerchio.
    - Si può sapere cosa state complottando? - chiese Marcovaldo.
    - Lasciaci in pace, papà, dobbiamo preparare i regali.
    - Regali per chi?
    - Per un bambino povero. Dobbiamo cercare un bambino povero e fargli dei regali.
    - Ma chi ve l'ha detto?
    - C'è nel libro di lettura.
    Marcovaldo stava per dire: " Siete voi i bambini poveri! ", ma durante quella settimana s'era talmente persuaso a considerarsi un abitante del Paese della Cuccagna, dove tutti compravano e se la godevano e si facevano regali, che non gli pareva buona educazione parlare di povertà, e preferì dichiarare:
    - Bambini poveri non ne esistono più!

    S'alzò Michelino e chiese: - È per questo, papà, che non ci porti regali?
    Marcovaldo si sentí stringere il cuore.
    - Ora devo guadagnare degli straordinari, - disse in fretta, - e poi ve li porto.
    - Li guadagni come? - chiese Filippetto.
    - Portando dei regali, - fece Marcovaldo.
    - A noi?
    - No, ad altri.
    - Perché non a noi? Faresti prima..
    Marcovaldo cercò di spiegare: - Perché io non sono mica il Babbo Natale delle Relazioni Umane: io sono il Babbo Natale delle Relazioni Pubbliche. Avete capito?
    - No.
    - Pazienza -. Ma siccome voleva in qualche modo farsi perdonare d'esser venuto a mani vuote, pensò di prendersi Michelino e portarselo dietro nel suo giro di consegne.
    - Se stai buono puoi venire a vedere tuo padre che porta i regali alla gente, - disse, inforcando la sella del motofurgoncino.
    - Andiamo, forse troverò un bambino povero, - disse Michelino e saltò su, aggrappandosi alle spalle del padre.
    Per le vie della città Marcovaldo non faceva che incontrare altri Babbi Natale rossi e bianchi, uguali identici a lui, che pilotavano camioncini o motofurgoncini o che aprivano le portiere dei negozi ai clienti carichi di pacchi o li aiutavano a portare le compere fino all'automobile. E tutti questi Babbi Natale avevano un'aria concentrata e indaffarata, come fossero addetti al servizio di manutenzione dell'enorme macchinario delle Feste.
    E Marcovaldo, tal quale come loro, correva da un indirizzo all'altro segnato sull'elenco, scendeva di sella, smistava i pacchi del furgoncino, ne prendeva uno, lo presentava a chi apriva la porta scandendo la frase:
    - La Sbav augura Buon Natale e felice anno nuovo,- e prendeva la mancia.
    Questa mancia poteva essere anche ragguardevole e Marcovaldo avrebbe potuto dirsi soddisfatto, ma qualcosa gli mancava. Ogni volta, prima di suonare a una porta, seguito da Michelino, pregustava la meraviglia di chi aprendo si sarebbe visto davanti Babbo Natale in persona; si aspettava feste, curiosità, gratitudine. E ogni volta era accolto come il postino che porta il giornale tutti i giorni.
    Suonò alla porta di una casa lussuosa. Aperse una governante.
    - Uh, ancora un altro pacco, da chi viene?
    - La Sbav augura...
    - Be', portate qua, - e precedette il Babbo Natale per un corridoio tutto arazzi, tappeti e vasi di maiolica. Michelino, con tanto d'occhi, andava dietro al padre.
    La governante aperse una porta a vetri. Entrarono in una sala dal soffitto alto alto, tanto che ci stava dentro un grande abete. Era un albero di Natale illuminato da bolle di vetro di tutti i colori, e ai suoi rami erano appesi regali e dolci di tutte le fogge. Al soffitto erano pesanti lampadari di cristallo, e i rami più alti dell'abete s'impigliavano nei pendagli scintillanti. Sopra un gran tavolo erano disposte cristallerie, argenterie, scatole di canditi e cassette di bottiglie. I giocattoli, sparsi su di un grande tappeto, erano tanti come in un negozio di giocattoli, soprattutto complicati congegni elettronici e modelli di astronavi. Su quel tappeto, in un angolo sgombro, c'era un bambino, sdraiato bocconi, di circa nove anni, con un'aria imbronciata e annoiata. Sfogliava un libro illustrato, come se tutto quel che era li intorno non lo riguardasse.
    - Gianfranco, su, Gianfranco, - disse la governante, - hai visto che è tornato Babbo Natale con un altro regalo?
    - Trecentododici, - sospirò il bambino - senz'alzare gli occhi dal libro. - Metta lí.
    - È il trecentododicesimo regalo che arriva, - disse la governante. - Gianfranco è cosí bravo, tiene il conto, non ne perde uno, la sua gran passione è contare.

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    In punta di piedi Marcovaldo e Michelino lasciarono la casa.
    - Papà, quel bambino è un bambino povero? - chiese Michelino.
    Marcovaldo era intento a riordinare il carico del furgoncino e non rispose subito. Ma dopo un momento, s'affrettò a protestare:
    - Povero? Che dici? Sai chi è suo padre? È il presidente dell'Unione Incremento Vendite Natalizie! Il commendator...
    S'interruppe, perché non vedeva Michelino. Michelino, Michelino! Dove sei? Era sparito.
    " Sta’ a vedere che ha visto passare un altro Babbo Natale, l'ha scambiato per me e gli è andato dietro... " Marcovaldo continuò il suo giro, ma era un po' in pensiero e non vedeva l'ora di tornare a casa.
    A casa, ritrovò Michelino insieme ai suoi fratelli, buono buono.
    - Di' un po', tu: dove t'eri cacciato?
    - A casa, a prendere i regali... Si, i regali per quel bambino povero...
    - Eh! Chi?
    - Quello che se ne stava cosi triste.. - quello della villa con l'albero di Natale...
    - A lui? Ma che regali potevi fargli, tu a lui?
    - Oh, li avevamo preparati bene... tre regali, involti in carta argentata.
    Intervennero i fratellini. Siamo andati tutti insieme a portarglieli! Avessi visto come era contento!
    - Figuriamoci! - disse Marcovaldo. - Aveva proprio bisogno dei vostri regali, per essere contento!
    - Sí, sí dei nostri... È corso subito a strappare la carta per vedere cos'erano...
    - E cos'erano?
    - Il primo era un martello: quel martello grosso, tondo, di legno...
    - E lui?
    - Saltava dalla gioia! L'ha afferrato e ha cominciato a usarlo!
    - Come?
    - Ha spaccato tutti i giocattoli! E tutta la cristalleria! Poi ha preso il secondo regalo...
    - Cos'era?
    - Un tirasassi. Dovevi vederlo, che contentezza... Ha fracassato tutte le bolle di vetro dell'albero di Natale. Poi è passato ai lampadari...
    - Basta, basta, non voglio più sentire! E... il terzo regalo?
    - Non avevamo più niente da regalare, cosi abbiamo involto nella carta argentata un pacchetto di fiammiferi da cucina. È stato il regalo che l'ha fatto più felice. Diceva: " I fiammiferi non me li lasciano mai toccare! " Ha cominciato ad accenderli, e...
    -E...?
    - …ha dato fuoco a tutto!
    Marcovaldo aveva le mani nei capelli. - Sono rovinato!
    L'indomani, presentandosi in ditta, sentiva addensarsi la tempesta. Si rivesti da Babbo Natale, in fretta in fretta, caricò sul furgoncino i pacchi da consegnare, già meravigliato che nessuno gli avesse ancora detto niente, quando vide venire verso di lui tre capiufficio, quello delle Relazioni Pubbliche, quello della Pubblicità e quello dell'Ufficio Commerciale.
    - Alt! - gli dissero, - scaricare tutto; subito!
    " Ci siamo! " si disse Marcovaldo e già si vedeva licenziato.
    - Presto! Bisogna sostituire i pacchi! - dissero i Capiufficio. - L'Unione Incremento Vendite Natalizie ha aperto una campagna per il lancio del Regalo Distruttivo!
    - Cosi tutt'a un tratto... - commentò uno di loro. Avrebbero potuto pensarci prima...
    - È stata una scoperta improvvisa del presidente, - spiegò un altro. - Pare che il suo bambino abbia ricevuto degli articoli-regalo modernissimi, credo giapponesi, e per la prima volta lo si è visto divertirsi...
    - Quel che più conta, - aggiunse il terzo, - è che il Regalo Distruttivo serve a distruggere articoli d'ogni genere: quel che ci vuole per accelerare il ritmo dei consumi e ridare vivacità al mercato... Tutto in un tempo brevissimo e alla portata d'un bambino... Il presidente dell'Unione ha visto aprirsi un nuovo orizzonte, è ai sette cieli dell'entusiasmo...
    - Ma questo bambino, - chiese Marcovaldo con un filo di voce, - ha distrutto veramente molta roba?
    - Fare un calcolo, sia pur approssimativo, è difficile, dato che la casa è incendiata...


    Marcovaldo tornò nella via illuminata come fosse notte, affollata di mamme e bambini e zii e nonni e pacchi e palloni e cavalli a dondolo e alberi di Natale e Babbi Natale e polli e tacchini e panettoni e bottiglie e zampognari e spazzacamini e venditrici di caldarroste che facevano saltare padellate di castagne sul tondo fornello nero ardente.
    E la città sembrava più piccola, raccolta in un'ampolla luminosa, sepolta nel cuore buio d'un bosco, tra i tronchi centenari dei castagni e un infinito manto di neve. Da qualche parte del buio s'udiva l'ululo del lupo; i leprotti avevano una tana sepolta nella neve, nella calda terra rossa sotto uno strato di ricci di castagna.
    Usci un leprotto, bianco, sulla neve, mosse le orecchie, corse sotto la luna, ma era bianco e non lo si vedeva, come se non ci fosse. Solo le zampette lasciavano un'impronta leggera sulla neve, come foglioline di trifoglio. Neanche il lupo si vedeva, perché era nero e stava nel buio nero del bosco. Solo se apriva la bocca, si vedevano i denti bianchi e aguzzi.
    C'era una linea in cui finiva il bosco tutto nero e cominciava la neve tutta bianca. Il leprotto correva di qua ed il lupo di là.
    Il lupo vedeva sulla neve le impronte del leprotto e le inseguiva, ma tenendosi sempre sul nero, per non essere visto. Nel punto in cui le impronte si fermavano doveva esserci il leprotto, e il lupo usci dal nero, spalancò la gola rossa e i denti aguzzi, e morse il vento.
    Il leprotto era poco più in là, invisibile; si strofinò un orecchio con una zampa, e scappò saltando.
    È qua? È là? no, è un po' più in là?
    Si vedeva solo la distesa di neve bianca come questa pagina.

    Italo Calvino



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    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 16:46
     
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  7. gheagabry
     
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    Perchè i pini e alcuni alberi sono sempre verdi e non perdono le foglie ?

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    Molto tempo fa, un piccolo uccello si ruppe un’ala proprio all’arrivo dell’inverno e non potendo volare verso il sud cominciò a saltellare nella foresta alla ricerca di un riparo.

    Per iniziare chiese aiuto ad una betulla :

    Splendida betulla, ho rotto un’ala e bisogna che mi trovi un riparo per restare al caldo. Mi faresti rimanere fra i tuoi rami fino a
    quando arriverà la primavera?

    Certamente no, rispose la betulla. Ho già abbastanza problemi con le
    mie foglie durante l’inverno. Non ho tempo per occuparmi di te.

    Il piccolo uccello saltellò fino ad una immensa quercia.

    Potente quercia, chiese educatamente, mi lasceresti vivere fra i tuoi
    rami fino a primavera?

    Sicuramente no, rispose la quercia, conosco quelli della tua specie,
    ti mangeresti tutte le mie ghiande. Vattene!!!

    Il povero uccello arrivò fino ad un salice:

    Gentile salice, implorò l’uccellino, potrei vivere tra i tuoi rami fino
    a primavera?

    Tu scherzi, rispose il salice. Può darsi che qualche albero accetta
    degli estranei. Io, no di certo. Vattene!!!

    Debole e respinto, l’uccellino cominciò a vagare non sapendo
    dove andare.

    Dove vai, piccolo uccellino? chiese una voce preoccupata.

    L’uccellino si voltò e vide una picea (abete rosso) che aveva
    un’aria amichevole.

    Non lo so, rispose tristemente, la mia ala è rotta e io non posso volare verso sud e ho bisogno di un riparo al caldo per passare l’inverno.

    Vieni a vivere tra i miei rami, disse la picea, sarei contenta di avere compagnia durante l’inverno.

    L’uccellino svolazzo con gratitudine verso un ramo basso.
    Si stava sistemando quando un pino li accanto gli disse:

    Benvenuto piccolo uccellino. Mi dispiace che tu sia ferito. Io ti aiuterò proteggendo te e la picea dai venti gelidi dell’inverno.

    Anch’io, disse una piccola voce, era un piccolo ginepro. Io ti aiuterò dandoti i miei piccoli frutti da mangiare per tutto l’inverno.

    Voi siete molto gentili, rispose l’uccelino.
    Grazie tante.

    Lo rimpiangeranno, dissero sospirando la betulla,
    la quercia e il salice.

    Il mattino dopo, Jack il Gelo, fece uscire i suoi bambini
    per portarli a giocare.

    Noi toccheremo tutte le foglie degli alberi della foresta così vedremo a cosa somigliano quando non hanno più foglie e sono nudi.
    Possiamo Papà, possiamo Papà, chiesero i bambini di Jack il Gelo saltando per la gioia.
    Un momento, disse Jack che aveva fatto un giro durante la notte e
    aveva visto quel che era successo al piccolo uccellino,
    non dovete toccare gli alberi che sono stati gentili con l’uccellino.

    Essendo dei bravi ragazzi, i figli di Jack il Gelo
    obbedirono al loro papà.

    Ecco perché la picea, il pino e il ginepro rimangono verdi tutto l’anno.



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    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 16:52
     
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  9. gheagabry
     
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    Racconti e Fiabe di Natale



    Le fiabe e i racconti di Natale custodiscono una varietà di emozioni.
    Le fiabe nascono per volare lontano, per toccare il cuore della gente.
    Le fiabe si amano, si raccontano, si vivono, si sognano da grandi e bambini...


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    Soldatino di Piombo


    - Mamma, guarda come sono belli! - Esclamò il bambino saltellando dalla gioia.
    Il coperchio della scatola di legno, aperto con impazienza, fece ammirare una ventina
    di soldatini di piombo allineati come in una parata. Le uniformi rosso fiammante davano
    ai piccoli militari un fiero portamento: giacche scarlatte, pantaloni blu scuro, copricapi
    neri con piume rosse e bianche. Ognuno portava con fierezza il suo fucile.
    Il bambino li prese uno ad uno e li mise sul tavolo, guardandoli meravigliato.
    L'ultimo gli sembrò molto curioso: rimaneva perfetta-mente diritto, magnifico come
    il resto della truppa... ma aveva una gamba sola! Malgrado questo difetto,
    o forse proprio per questo, aveva uno sguardo più fiero, più audace degli altri.
    Subito, il ragazzino lo prese in simpatia e divenne il suo soldatino preferito.
    Sulla tavola si trovava anche un castello di carta... Con il tetto d'ardesia, le mura di pietra
    con i riflessi dorati, la scala con le ringhiere in ferro, questo castello assomigliava ad
    un maniero feudale. Era in mezzo ad un parco verdeggiante ricco di alberi e piante multicolori.
    Due cigni bianchissimi navigavano maestosamente in un lago di carta argentata.
    Ma la cosa più interessante era una graziosa ragazza che stava sulla porta d'entrata:
    i biondi capelli raccolti in trecce, gli occhi limpidi come l'acqua del lago, il sorriso dolce
    e attraente, la rendevano la più bella delle ballerine. Un vestito etereo, stretto in vita,
    la faceva sembrare ancora più delicata e fragile. Con le braccia alzate sopra la testa,
    rimaneva in perfetto equilibrio sulla punta di un piede. L'altra gamba, tesa in aria,
    era in parte nascosta dall'ampia gonna. Dopo essere uscito dalla scatola, il soldato,
    attratto dalla bellezza della ballerina, non smise di guardarla nemmeno un attimo.
    Egli credeva che avesse una sola gamba come lui e questa supposta infermità rinforzava
    il suo amore appena nato. Cercò allora di conoscerla e decise di andarle a far visita appena
    fosse venuta sera. Per far ciò, era indispensabile che il bambino si dimenticasse di allinearlo
    nella scatola. Il soldatino si lasciò scivolare dietro ad un cofanetto e li rimase sdraiato
    ed immobile. Come previsto, il bambino rimise i suoi soldati nella scatola dimenticandosi
    del nostro eroe! Venuta la sera, il silenzio invase la casa. Tutti i suoi abitanti dormivano
    tranquillamente... ad eccezione dei giocattoli. Nella penombra, incominciò una folle scorribanda:
    i palloni giocarono ai quattro cantoni, gli animali di peluche fecero alcune piroette e i soldatini
    di piombo sfilarono al suono del tamburo di un clown variopinto. In mezzo a tutta questa agitazione,
    rimanevano tranquille solo la ballerina di carta, che rimaneva nella sua posa acrobatica,
    e il soldatino di piombo che, nascosto dal cofanetto, continuava a fissarla.
    Malgrado la sua aria marziale e la sua prestanza, era timido e ritardava di minuto
    in minuto il momento dell'approccio. Questi momenti di esitazione gli furono fatali!
    Tutto preso dalla contemplazione della ballerina, il soldato di piombo non si accorse
    di un losco figuro, uno gnomo nero e gobbo come un diavoletto.
    Innamorato follemente della ragazza, vedeva nel soldatino un rivale pericoloso,
    giovane e bello. Cieco d'invidia, lo chiamò più volte, ma il giovane militare non lo
    ascoltò neppure. Allora lo gnomo lo fulminò con gli occhi e lo minacciò:
    - Tu mi ignori! Ma ti accorgerai di me ben presto...
    Il mattino seguente il bambino si accorse che il soldatino di piombo era rimasto nascosto
    dietro al cofanetto; lo prese e lo posò sul davanzale della finestra. Immediatamente,
    un malaugurato soffio di vento, o forse il soffio vendicatore del rivale, lo fece cadere
    nel vuoto. Girando su sé stesso, la testa in basso e i piedi in alto, cadde vertiginosamente.
    Non potendo chiudere gli occhi, vide avvicinarsi spaventosamente il terreno.
    Quando toccò il suolo, la sua baionetta, con la violenza del colpo, si infisse nell'asfalto
    e così restò, capovolto. Il bambino si precipitò in strada per cercarlo, ma le carrozze e
    i passanti lo nascosero ai suoi occhi. Disperato, ritornò a casa, piangendo la perdita del
    suo soldatino preferito. Improvvisamente cominciò a cadere una violenta pioggia estiva.
    In un attimo si formarono rivoli di acqua che inondarono gli scarichi che portano alle fogne.
    Due sfaccendati videro il soldatino di piombo ed ebbero la curiosa idea di metterlo in una
    barchetta di carta che stavano costruendo. Poi deposero l'imbarcazione sull'acqua.
    Sballottato, il fragile scafo fu rapidamente preso dalla corrente turbolenta e scomparve
    in un gorgo buio. Il soldatino, convinto che il responsabile delle sue disavventure fosse
    lo gnomo, pensò che fosse giunta la sua ultima ora. Passò momenti interminabili nell'oscurità,
    bagnato dagli spruzzi dell'acqua agitata. Nessun dubbio! navigava nelle fogne...
    Infine vide la luce del sole in lontananza. La luce si fece sempre più forte e divenne un grande
    orifizio aperto sulla campagna e la liberta.
    - Uff! Sono sano e salvo... Sono scampato all'inferno. - Pensò il soldatino sospirando con sollievo.
    Invece i suoi dispiaceri non erano finiti: un'enorme topo di fogna dall'aria feroce, bloccava l'uscita.
    I suoi occhi acuti avevano notato il naufrago che stava cercando una via d'uscita. La corrente era
    cosi forte che il topo, malgrado le sue cattive intenzioni, non poté prenderlo e con rabbia in cuore
    lo vide allontanarsi... Dopo l'ultimo scampato pericolo, la barchetta di carta continuò il suo viaggio
    attraverso i prati e i campi. Il corso d'acqua s'allargò diventando un ruscello.
    In piedi sull'imbarcazione, il soldatino di piombo osservava i fiori che ornavano le rive tranquille.
    Dopo questa momentanea calma, i flutti ridivennero violenti, il ruscello si trasformò in una
    cascata che si riversava in un lago. Presa da queste correnti, la barca non riuscì a resistere
    e si capovolse. Il soldatino di piombo colò a picco. Addio graziosa ballerina!
    Un enorme pesce che girovagava lo prese per una preda di cui era molto goloso,
    in un solo boccone lo afferrò e lo inghiotti tutto intero. Per il soldatino di piombo
    ci fu di nuovo l'oscurità... Poco dopo, il pesce venne catturato dalla rete di un
    pescatore del mercato. Il caso volle che il pesce fosse proprio comprato dalla cuoca
    al servizio dei genitori del bambino. Aprendo il ventre dell'animale per pulirlo,
    fu meravigliata di trovarci il soldatino perduto. Lo mise sul tavolo, vicino al castello d
    i cartone. La ballerina gli mandò un sorriso così dolce da cui capì che anche lei lo amava.
    Che felicità dopo tante peripezie!
    Ma lo gnomo non aveva ancora rinunciato alla sua vendetta. Malgrado i suoi sortilegi,
    infatti, i due giovani si amavano. Per farla finita suggerì al bambino di sbarazzarsi
    del soldatino con una sola gamba che rovinava la sua collezione.
    L'ingrato, dimenticandosi del suo preferito, lo gettò nel caminetto.
    Il soldatino si sciolse rapidamente per il calore, ma la testa, ancora intatta,
    continuava con gli occhi tristi bagnati di lacrime di piombo, a fissare la ballerina.
    All'improvviso s'aprì violentemente la porta, una corrente d'aria invase la stanza
    scaraventando il castello di carta sulle braci ardenti. Nello stesso istante prese fuoco e bruciò.
    Il giorno seguente, facendo le pulizie di casa, qualcuno mescolò le ceneri, ignorando,
    contrariamente alle intenzioni del diavoletto, di unire per l'eternità il soldatino di piombo
    e la ballerina di carta. A meno che il vento non disperda il piccolo mucchio di polvere grigia!

    .•:*¨¨*:•.Andersen.•:*¨¨*:•.




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    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 16:55
     
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  10. gheagabry
     
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    IL VECCHIO GIULIANO

    (Marco&Ivan)

    La mattina della vigilia di Natale, un vecchietto uscì di casa per tagliare un pino. Raggiunta la pineta, tagliò un alberello e si avviò verso casa. L’anziano sveltì il passo perché era molto freddo e cominciava a nevicare. Giuliano, questo era il suo nome, arrivò alla sua abitazione e vide un lupo infreddolito che bussava alla porta di casa sua supplicando: “Vi prego, fatemi entrare al calduccio, portatemi dentro altrimenti morirò congelato!” Il vecchio, vedendolo così sofferente, lo portò in casa con sé. Dopo un po’ il lupo cominciò a sentirsi meglio e decise di aiutare il vecchio Giuliano ad addobbare l’albero di Natale. Il giorno dopo era Natale e i parenti di Giuliano vennero a trovarlo per il pranzo. Affacciandosi alla finestra della cucina videro il lupo ai fornelli. Spaventati, scapparono via a gambe levate e urlando a squarciagola sotto la neve! Il vecchio li rincorse per rassicurarli dicendo: “ Non abbiate paura, è un lupo innocuo, non vi farà niente!”. Ma fu tutto inutile… Tornato a casa, dopo pranzo, il lupo e Giuliano si misero a giocare a briscola e il vecchio commentava così quello che era accaduto: “Che sciocchi sono stati i miei parenti! Il pranzo era proprio squisito e la compagnia di questo bestione non è poi così male! E’ proprio vero: non bisogna giudicare gli altri dall’aspetto esteriore!!”



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    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 16:59
     
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  11. gheagabry
     
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    Il Natale s'avvicinava e Babbo Natale era sempre più stanco : durante l'anno tanti turisti avevano visitato il suo Villaggio al Polo Nord e più le Feste erano alle porte e più la gente arrivava numerosa .....
    Tutti erano molto preoccupati perchè c'era ancora da leggere molta Posta e gli Elfi erano in ritardo sulla costruzione dei Giocattoli, insomma c'era un gran caos; allora a Babbo Natale venne un' idea luminosa !
    Visto che erano in così gran ritardo e non si potevano certo deludere i Bambini, decise che sarebbero tutti andati a preparare il Natale nella Foresta del suo grande Amico " Gufo Saggio " : lì avrebbero trovato tutto l'aiuto del quale avevano bisogno, tutti sarebbero stati pronti a dare una mano; sarebbero partiti la notte stessa !

    Si prepararono in fretta e furia e partirono alla volta della Foresta, dove abitava il " Gufo Saggio " : il castoro, avvertito dell'arrivo imminente di Babbo Natale, costruì per lui in quattro e quattr'otto una casa bellissima, che solo un artigiano raffinato, nella lavorazione del legno, poteva costruire in così breve tempo ; nel frattempo anche tutti gli altri animali del Bosco si cominciarono a dare da fare e con la legna abbandonata nella Foresta dai boscaioli, iniziarono a costruire giocattoli per tutte le età .....

    Era tutto un brulicare d'attività frenetiche : quando Babbo Natale arrivò rimase alquanto sorpreso per tutto l'impegno che i suoi Amici del Bosco stavano mettendo per aiutarlo ed incitò i suoi Elfi a fare altrettanto !

    Dopo poco chi tagliava, chi dipingeva, chi impacchettava e nella Foresta si respirava tutta la Gioia del Natale : i pini, vicini alla vecchia quercia, erano tutti addobbati ed illuminati dalle Lucciole, mentre alcuni animaletti preparavano cestini con Vischio e Frutta Secca ; persino gli animali che di solito erano già in letargo, non s'erano sottratti alla necessità di dare una mano

    Tutti lavoravano di buona lena ed in grande Armonia, cantando le Canzoni Natalizie e quando, finita la giornata d'intenso lavoro, si radunavano per gustare i cibi cucinati per loro dagli Elfi, pendevano dalle labbra di Babbo Natale che raccontava dei suoi viaggi nella Notte più bella e più lunga dell'anno .....

    I giorni passarono fin troppo in fretta, però prima di Natale tutto fu pronto : le Renne non vedevano l'ora di prendere il volo, l'abito di Babbo Natale era lavato e stirato di fresco, i suoi stivaloni ben lucidi.
    Solo gli animali del Bosco erano un po' tristi perchè era stato così bello stare tutti insieme ed ora sarebbero ripiombati nel solito tran-tran di sempre .....

    Ma la sera della Vigilia, Babbo Natale li riunì tutti e, dopo averli caldamente ringraziati per l'aiuto prezioso che gli avevano dato e senza il quale non ce l'avrebbe proprio fatta, chiese loro se fossero disposti ad aiutarlo anche il prossimo anno : un'ovazione partì dall'intera Foresta; erano tutti d'accordissimo a fare il bis !
    HO ! HO ! HO ! HO ! La slitta stracarica di Strenne si sollevò da terra e le Renne presero il volo, lasciando dietro di loro una scia dorata .....



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    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 17:02
     
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    Un Natale tutto blu di Greta Blu




    Una piccola astronave del PianetaBlu un giorno fece visita alla Terra.

    Ne scesero dei buffi e simpatici ometti con degli strani cappelli blu in testa, con sulla punta un neon lampeggiante tanto che vennero scambiati per dei modernissimi alberi di Natale piovuti dal cielo.

    I bambini divertiti facevano a gara per poterli guardare, i grandi restavano in disparte a commentare l'accaduto. I poliziotti fecero loro un sacco di domande ma per risposta ebbero soltanto dei "bit bit" e dei "rum ram rem", frasi del tutto incomprensibili.

    La fortuna volle che arrivasse Babbo Natale il quale, come ben sapete, conosce tutte le lingue del mondo. "Sono venuti per vedere la neve" disse "sul loro pianeta non esiste e non sanno cosa sia".

    "Un comunicato stampa intergalattico ha diramato sui loro computer la notizia di una certa cosa... ehm... "nave"... "nove"... o "neve"... si si... neve!!" riprese a spiegare Babbo Natale "ed essi sono convinti di poterla portare sul loro pianeta per far divertire i bambini e rendere più bella la festa".

    "Certo che un Natale senza neve non è un bel Natale!" pensarono i bambini "Qui ci vuole un'idea... spaziale: dobbiamo realizzare questo sogno".

    Così dicendo venne loro in mente di utilizzare tutti gli strumenti che servono per lanciare in aria qualche cosa. Andarono dai pompieri e si fecero prestare i lunghi tubi per l'acqua, entrarono nel circo e chiesero in prestito il cannone della donna-cannone, la marina militare contribuì con dieci lancia-missili, la N.A.S.A. mise a disposizione l'ultimo modello di navetta spaziale.

    "Tutto a fin di bene questa volta!" pensarono i ragazzi. Concentrarono così i mezzi sulla piazza cittadina ed iniziarono a "sparare" in aria quanta più neve possibile: a metà cielo, seduto sulla sua slitta trainata dalle renne, Babbo Natale coordinava i lavori, aiutato dal vento, e sorrideva soddisfatto. In men che non si dica il PianetaBlu divenne tutto bianco e ricoperto di candida neve: la gioia del bambini divenne incontenibile!

    Questo è per me un giorno speciale" disse Babbo Natale "Un giorno tutto blu...".

    E se ne andò per la sua strada salutando i bambini.



    .


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    Poteva sembrare una vigilia come tante,
    ma, invece, era una notte buia e tempestosa,
    piena di mistero come le altre notti sante,
    ma stava, in verità, per succedere qualcosa...

    In cima alla montagna c'era un pino solitario,
    aveva resistito alle intemperie e al freddo vento
    con la forza di un gigante, buono e temerario,
    ma gli pesava essere solo e quindi era scontento.

    Si sentiva abbandonato, anche quando era d'estate
    e la valle sottostante tornava a rianimarsi
    e d'inverno era crudele il gelo delle nottate,
    tristi e senza fine, passate a macerarsi.

    Proprio in quella notte ci fu un freddo polare
    e cominciò a gemere di rabbia e di dolore,
    mentre i suoi compagni univano i rami per cercare,
    abbracciati tra di loro, un poco di calore.

    Lui, invece, era isolato, fuori dalla foresta,
    quando una cometa sentì il suo lamento disperato:
    "Chi è che sta piangendo in questa notte che è di festa
    e ci porterà la gioia di avere il re neonato?".

    Dalla volta del cielo, poi, scese piano, piano
    e giunta presso l'albero si posò sulla sua cima.
    "Non piangere, è Natale, io ti darò una mano
    e ti sentirai amato come mai sei stato prima."

    Poi lo strinse in un abbraccio di luce tutta d'oro
    e le lacrime del pino furono trasformate
    e cominciarono a brillare in un capolavoro
    di mille piccolissime sfere colorate.

    Finalmente qualche cosa di cui andare fiero:
    il pino illuminato era proprio eccezionale!
    Secondo la leggenda, sarà falso, sarà vero,
    era nato, proprio così, l'Albero di Natale.

    Tra favola e realtà questa è la nostra vita:
    siamo alberi solitari in attesa di una stella
    che ci doni la speranza di una felicità infinita,
    nella pace del natale e della sua Buona Novella.



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    La grande fiera del giocattolo


    giocattoli



    In una città con tantissimi bambini era finalmente arrivato l'avvenimento dell'anno: la grande fiera del giocattolo. Natale era infatti alle porte e ogni anno, in questo periodo, la città organizzava la fiera. Era una fiera molto conosciuta: i venditori venivano da tutte le parti del mondo per far conoscere la loro merce. Là vi erano tutti i regali possibili che i genitori potevano fare ai loro bambini per renderli felici. Per l'occasione, un ricco direttore di banca decise di prendere il pomeriggio della vigilia di Natale libero: voleva anche lui visitare la fiera quest'anno! Mentre si avviava, pensava tra sé: <<questo Natale voglio regalare al mio bambino una cosa molto bella ed interessante. Me lo posso permettere... Ho lavorato sodo tutto l'anno e sono disposto a spendere molto... anzi... tantissimo!>>. Quello stesso pomeriggio anche un giardiniere si recava alla fiera e camminando pensava: <<È stato un anno un po' duro con il mio piccolo stipendio, però sono riuscito ugualmente a risparmiare un pochino... spero di poter comprare qualcosa di carino alla mia bambina>>. Intanto, le loro mogli erano rimaste a casa con i bambini e preparavano il pranzo di Natale. Il bambino del direttore era nella sua cameretta. Nonostante la stanza fosse molto bella e vi fosse un armadio colmo di pupazzi e giocattoli, egli era un po' triste. Pensava infatti al suo papà. Lo vedeva così poco. La sera tornava dal lavoro proprio quando lui doveva andare a letto. Oppure era occupato, perché si portava anche del lavoro a casa. Cercava di consolarsi pensando che domani sarebbe stato Natale e che avrebbe ricevuto altri bei regali. Ma la cosa che più lo rasserenò era che finalmente il papà domani poteva essere a casa con lui tutto il giorno. La bambina del giardiniere invece aiutava serenamente la mamma a preparare il pranzo di Natale. Non aveva molti giocattoli, ma, grazie alla vivacità e alla fantasia dei suoi genitori, non si sentiva mai sola. <<domani è Natale, chissà che bei giochi faremo tutti insieme!>>, pensava felice. Giunto alla fiera, il banchiere cominciò subito a guardare con occhio critico ogni giocattolo esposto. C'era tutto ciò che un bambino potesse desiderare: dai trenini elettrici alle biciclette, dai pupazzi di peluche ai libri, ecc. Voleva comperare qualcosa di veramente grande per suo figlio, ma soprattutto qualcosa che lo tenesse occupato e al tempo stesso lo divertisse. Era sempre così impegnato e concentrato nel suo lavoro che non gli dedicava molto tempo per giocare insieme. Il giardiniere, arrivato anche lui alla fiera, si guardava in giro con calma. Era solo un po' preoccupato perché sperava di trovare qualcosa che potesse piacere alla sua bambina e che non fosse troppo caro. Anche se sapeva che non avrebbe potuto comprare molto, non si lasciò sfuggire niente. Voleva raccontare e descrivere alla sua bambina ogni cosa vista. Verso sera il direttore ed il giardiniere si incontrarono per caso davanti ad una stanza dove all'ingresso c'era un grande cartellone con la scritta: <<qui puoi trovare il regalo più bello per tuo figlio>>. Videro entrare molta gente incuriosita, ma quasi tutti uscivano delusi e scontenti. Incuriositi, a loro volta decisero di entrare. Era una grande stanza con le pareti bianchissime, molto illuminata, era quasi vuota e non c'erano giocattoli. In fondo alla stanza c'era soltanto un grande specchio antico appeso al muro e davanti ad esso, seduto ad una scrivania, un vecchio signore con una lunga barba bianca. Egli scriveva ed ogni tanto guardava la gente che entrava e usciva. Il direttore, perplesso e deluso, stava per uscire subito, ma quando vide il giardiniere avvicinarsi al vecchio chiedendogli gentilmente chi fosse, si avvicinò lentamente anche lui. Sentì il vecchio rispondere: <<sono molto anziano, per tutta la vita ho costruito giocattoli per i bambini del mondo. Ma quest'anno ho portato qualcosa di particolare e prezioso... questo bellissimo specchio antico alle mie spalle>>. Il direttore ed il giardiniere si guardarono in faccia stupiti, poi riguardarono lo specchio. Disorientato e quasi irritato il direttore si girò per andarsene, ma ancora una volta si fermò, perché vide il giardiniere stringere la mano al vecchio e con il volto felice esclamare: <<ho capito! Ora so cosa regalare alla mia bambina. Non sono più preoccupato... arrivederci e grazie mille>>. Il giardiniere uscì poi felice dalla stanza. Il banchiere, rimasto solo, guardò di nuovo lo specchio e pensò che cosa potesse fare un bambino con uno specchio così antico e fragile. Non osando chiederlo al vecchio, che incuteva molto rispetto, uscì in fretta per cercare di raggiungere il giardiniere. Non appena lo trovò gli chiese subito che cosa mai avesse capito. <<mi dispiace, non posso dirtelo!>>, rispose il giardiniere. <<devi arrivarci da solo. Vedrai che un giorno capirai il perché questo possa essere il regalo più bello per tuo figlio!>>. Il giorno di Natale, la figlia del giardiniere aprì il regalo e tutta felice ammirò con gioia le bellissime penne colorate ed i grandi fogli bianchi da disegno che suo padre le aveva comperato alla grande fiera del giocattolo. Si alzò e lo abbracciò: <<grazie papà, così potremo disegnare insieme tutte le belle cose che hai visto alla fiera>>. <<non solo, bambina mia>>, disse il padre. <<potremo disegnare altre cose molto più belle, per esempio la neve... Guarda fuori dalla finestra... sta ancora nevicando! Sai, questa notte, dopo molti anni, ha nevicato tantissimo. E siccome tu non hai ancora visto la neve, più tardi andremo con la mamma a fare una passeggiata tutti insieme e così potrai toccarla e giocare. Potremo lanciarci palle e fare un pupazzo... Vedrai che bello!>>. Anche il figlio del banchiere era contento quel mattino. Stava aprendo un grandissimo pacco ricevuto in regalo. Con sorpresa non finiva più di tirare fuori dal pacco tanti piccoli vagoni di un treno; c'erano anche le rotaie e molte casette che figuravano da stazioni e case di campagna, verde per i prati, per i monti, alberi e siepi, e persino un fiumicello con i suoi ponti. Era molto felice: sicuramente il papà lo avrebbe aiutato a costruirlo... oggi finalmente era tutto il giorno a casa con lui e la mamma. Ma, mentre si avvicinava per abbracciarlo e ringraziarlo, suonò il telefono. Il padre si alzò dalla poltrona e andò a rispondere. Il suo viso si fece serio. Riattaccò e guardando un po' triste la moglie ed il figlio riferì: <<anche oggi il lavoro mi chiama! Mi dispiace molto, ma domani devo essere a New York per una conferenza importante. Devo partire subito!>>. La moglie non disse nulla. Era abituata. Il bambino invece ci restò male. Il suo viso si fece triste e gli spuntarono due lacrime. Il papà lo notò e cercò di consolarlo: <<non piangere! Lo sai che ti voglio molto bene. Poi, per il trenino, non occorre proprio che ci sia anch'io! Potrai costruirlo con la mamma...>>. Il bambino si girò e stava per scappare piangendo nella sua stanza, ma inciampò in un pacchetto tutto bianco avvolto con un nastro rosso. Si chinò e seduto sul tappeto cominciò ad aprire il pacco. Era triste e cercò di consolarsi con questo nuovo regalo. I genitori si guardarono perplessi. Quindi il padre chiese: <<non credevo ci fossero altri regali... Sei stata tu?>>. <<no!>>, rispose la mamma. <<sono rimasta tutto il giorno a casa a preparare il pranzo. Non so chi possa averlo messo sotto l'albero di Natale!>>. Il padre si avvicinò preoccupato al bambino e al regalo. Voleva sapere da dove provenisse e soprattutto assicurarsi che non contenesse qualcosa di pericoloso. Il bambino intanto aveva aperto delicatamente il pacco e con sorpresa tirò fuori una palla rossa con tanti puntini bianchi, come tanti fiocchi di neve. Il padre guardò il figlio ed il regalo e poi prese la scatola per vedere se c'era qualche bigliettino con il nome di chi lo aveva regalato. Con stupore lo trovò: <<babbo Natale>>. Chiuse gli occhi pensieroso e subito si ricordò del vecchio con la lunga barba bianca che incuteva tanto rispetto. Poi si ricordò anche dello specchio e delle parole che erano scritte all'ingresso della stanza: <<qui puoi trovare il regalo più bello per tuo figlio>>. E finalmente capì anche lui e si commosse. Nello specchio aveva visto la sua immagine e si rese conto che lui stesso era il regalo più bello per suo figlio! Questo il giardiniere l'aveva capito subito! Abbracciò il bambino e piangendo di felicità esclamò: <<oggi non parto. Rimaniamo insieme... Oggi sei tu più importante del mio lavoro. Dai che usciamo in giardino... giocheremo con la palla nuova e la mamma farà il tifo per noi>>. Mentre tutta la famiglia usciva felice per giocare insieme, cominciò a nevicare anche là dove abitava il bambino che, da quel giorno, non si sentì più solo e triste.





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    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 17:07
     
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    da Lussy

    La vita e le avventure di Babbo Natale di Frank Baum


    "Portava i giocattoli ai bambini perché erano piccoli e indifesi, e perché li amava. Sapeva che i bambini m,igliori ogni tanto si comportavano male, e che quelli cattivi spesso erano buoni. Così stavano le cose con i bambini, in tutto il mondo, e lui non avrebbe cambiato la loro natura nemmeno se avesse avuto il potere di farlo."



    "Avete mai sentito parlare della grande foresta di Burzee?"
    Inizia così, proprio come una favola tradizionale, questo bel libro dell'autore straordinario del Mago di Oz.
    Nella foresta di Burzee, dove vivono ninfe, folletti, creature fatate e immortali e dove regna incontrastato il Signore delle Foreste del Mondo, la razza umana non è mai penetrata. Sino al giorno in cui un bimbo abbandonato e affamato viene trovato dalla ninfa Necile che chiede l'autorizzazione a tenerlo con sé, ottenendola, eccezionalmente perché l'adozione di un bambino è "proibita in lungo e in largo dalle leggi".

    "Si chiamerà Claus, che significa piccolo, anzi Neclaus, cioè piccolo di Necile".
    Gli elfi s'innamorarono del suono della sua risata; i nani apprezzarono il suo coraggio, le fate adorarono la sua innocenza" e così fu ben accolto in questo regno incantato.
    Claus crebbe imparando il linguaggio delle bestie, "aiutando gli elfi a nutrire le piante e i nani a tenere a bada gli animali", finché venne il giorno in cui, vedendolo cresciuto e forte, Ak, il Signore delle Foreste, decise di portarlo con sé in giro per il mondo.

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    E così Claus entrò in contatto con i suoi simili, rimandendo particolarmente colpito dai bambini, dalla loro innocenza, dall'entusiasmo e la gioia che trasmettevano, ricchi o poveri che fossero, ma anche dal dolore che potevano provare.
    Tornano nella Foresta di Burzee prese la decisione irrevocabile di andarsene "Voglio prendermi cura dei figli del uomini, e provare a renderli felici".

    Pur essendo un essere umano, Claus rimaneva comunque sotto la protezione delle creature magiche e immortali del bosco, il che lo rendeva comunque speciale.
    Raggiunta la Valle Ridente di Hohaho, "dove tutti si vogliono bene", decise che lì doveva costruire la sua casa (e ancora lì vive oggi).
    Pronto sempre a giocare con i bimbi che incontrava, ne divenne presto l'amico migliore. Gli unici con cui non poteva intrattenersi erano quelli che abitavano all'interno del palazzo del Signore di Lerd e nel castello del barone Braun.
    Arrivarono l'inverno e la neve e Claus si trovò isolato dal resto del mondo. Chiuso nella sua casa calda insieme alla sua gatta, annoiandosi decise di passare il tempo intagliando un pezzo di legno, fino a farne un gatto acciambellato: "aveva appena costruito il primo giocattolo", che si dimostrò utilissimo quando, pochi giorni dopo, incontrò un bimbo del vicinato perduto nella bufera di neve e, accoltolo in casa per riscardarlo, vide che apprezzava molto quel gatto di legno.

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    "Credo che i bambini amino i gatti di legno quasi quanto quelli veri, senza contare che loro non scappano via e non graffiano e non mordono. Ne farò altri. E fu così che iniziò la sua grande impresa."
    Baum prosegue nel racconto che noi lasciamo a questo punto. Ci dirà anche di come i malvagi Awgwa tenteranno di fermare Claus perché "ci sono meno bambini cattivi nel mondo da quando Claus è arrivato nella Valle Ridente e ha cominciato a costruire i suoi giocattoli"; proseguirà con il racconto del primo viaggio con le renne e dell'abitudine di scendere dai tetti nei camini; ci spiegherà perché la gente prese a chiamarlo Santa Claus e come accadde che il suo viaggio di distribuzione dei giocattoli ai bimbi del mondo fu definitivamente fissato una sola volta all'anno, alla Vigilia di Natale e, infine, ci svelerà come avvenne che a Claus fu donato il mantello dell'immortalità.

    Una storia che conosciamo molto bene ma che, narrata da Baum, sembra nuova perché si arricchisce di particolari inediti, di curiosità, di trovate originali.



    dal web




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    L'Agrifoglio

    Brano di Gina Marzetti Noventa

    Il pastorello si sveglia all'improvviso. In cielo v'è una luce nuova: una luce mai vista a quell'ora. Il giovane pastore si spaventa, lascia l'ovile, attraversa il bosco: è nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall'alto giunge il canto soave degli Angeli.
    - Tanta pace non può venire che di lassù - pensa il pastorello, e sorride tranquillizzato.
    Le pecorine, a sua insaputa, l'hanno seguito e lo guardano stupite.
    Ecco sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigono verso una grotta.
    - Dove andate? - chiede il pastorello.
    - Non lo sai? - risponde, per tutti, una giovane donna. - È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso.
    Il pastorello si unisce alla comitiva: anch'egli vuole vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si sente turbato: tutti recano un dono, soltanto lui non ha nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritorna alle sue pecore. Non ha nulla; nemmeno un fiore; che cosa si può donare quando si così poveri?
    Il ragazzo non sa che il dono più gradito a Gesù è il suo piccolo cuore buono.
    Ahi! Tanti spini gli pungono i piedi nudi. Allora il pastorello si ferma, guarda in terra ed esclama meravigliato: - Oh, un arbusto ancor verde!
    È una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose.
    Il coro di Angeli sembra avvicinarsi alla terra; c'è tanta festa attorno. Come si può resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire?
    Ebbene, il pastorello andrà alla divina capanna; un ramo d'agrifoglio sarà il suo omaggio.
    Eccolo alla grotta. Si avvicina felice e confuso al bambino sorridente che sembra aspettarlo.
    Ma che cosa avviene? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posano sui verdi rami dell'arbusto che egli ha colto per Gesù.
    Al ritorno, un'altra sorpresa attende il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell'agrifoglio, è tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
    Da quella notte di mistero, l'agrifoglio viene offerto, in segno di augurio, alle persone care.


    DAL WEB




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    Era la notte di Natale. Nella calma ovattata della foresta, la neve scendeva copiosa e rendeva ancora più silenzioso il silenzio.
    Nella baita, la calda luce del camino, disegnava sul muro strane forme e nel lettino, sotto una calda coperta, Luca ascoltava la favola di Natale che il nonno gli stava raccontando:
    ” Vedi Luca, devi sapere che le stelle non sono nate senza un motivo. Tantissimi anni fa, in una notte come questa, un bambino più o meno della tua età, guardava fuori dalla finestra. Era una notte buia e silenziosa e il cielo era nero e scuro, non c’era neanche la luna, perché non esisteva. Quel bambino si sentiva solo, ma tanto solo, così solo che espresse un desiderio con una tale forza che si alzò un forte vento e tantissimi dei fiocchi di neve che scendevano, come in questo momento, volarono nel cielo, riempendolo di puntini bianchi e la luna comparve per la prima volta nella sua storia per proteggerli. Da quel momento tutti gli uomini guardarono le stelle quando volevano esprimere un desiderio. Tornando a quel bambino, pochi minuti dopo la comparsa delle stelle, sentì grattare alla sua porta, la aprì e vide davanti all’uscio una cesta e nella cesta, un cagnolino infreddolito che lo fissava con i suoi occhioni. Da quel momento quel bambino non si sentì mai più solo, neanche per un istante”.
    Il nonno fissò Luca per vedere se si era addormentato, il bambino invece era attento e lo fissava a sua volta. Distolse lo sguardo e lo rivolse alla finestra. La neve scendeva sempre più fitta.
    Luca guardò ancora il nonno:
    ” Anch’io nonno ho il mio desiderio. Vorrei che ogni anno della mia vita, in questa notte, tu mi racconti una fiaba!”.
    Il nonno sorrise intenerito e una lacrima spuntò nei suoi occhi.
    Luca era in piedi davanti alla finestra del suo appartamento. Era la notte di Natale.
    I suoi figli alle sue spalle, stavano aprendo i pacchi con una gran foga. Luca fissava tra i fiocchi di neve e il suo pensiero vagava nella folla dei suoi ricordi, quando il suo sguardo cadde sulla strada, dove alla luce bianca di un lampione, un vecchio mendicante stava controllando nella spazzatura: forse sarebbe riuscito a trovare la sua cena?!
    Come se sentisse lo sguardo di Luca addosso, si voltò verso di lui e sorrise, Luca ricambiò il sorriso, senza rendersi conto del perché. In quell’istante si sentì tirare la stoffa dei pantaloni:
    ” Papà, papà guarda che bello il mio garage nuovo!”.
    Luca accarezzò la testa di suo figlio e ritornò con lo sguardo alla strada ma anche se erano passati solo pochi secondi, il mendicante era scomparso….fu in quell’istante che la favola più bella che aveva mai sentito comparve nella sua mente.





    di Darkfanio



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    Sulla via del cielo
    cade la neve, tira il vento,
    ma a Babbo Natale non fa niente,
    capotto caldo sulle spalle,
    il vento può soffiare,
    quanto vuole,
    il bravo vecchio non si gela
    mentre dal cielo arriva a terra.

    Gli alberi del cielo
    sono carichi di stelle,
    la luna brillante



    DAL WEB
    una lanterna regge.
    Sulla terra
    cominciano a suonare
    centinaie di campane:
    "Evviva, arriva Babbo Natale!"

    - Ti aspettano nelle finestre
    le piccole scarpe,
    hai portato delle noccioline
    e delle caramelle? -
    -Certo, che ho portato,
    è proprio ora,
    non resterà nessuna
    scarpa vuota! -

    Arriva l'alba.
    Tornando a casa,
    tutte le stelle
    gli corrono incontro
    per salutare
    Babbo Natale



    .


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    La neve cadeva a fiocchi, il signor Severino stava rientrando a casa carico di pacchetti, quando si scontrò con un bambino e nell'urto gli caddero tutti i regali.
    «Che fai, piccoletto? Guarda cosa hai combinato!» disse il signor Severino.

    Il bambino, vestito con abiti poveri, guardava a terra come se stesse cercando qualcosa. Il signor Severino non ricevendo ascolto si arrabbiò e disse: «Non è buona educazione! Come ti chiami? Cosa stai facendo?» Il bambino alzò lo sguardo e rispose: «Mi chiamo Angelo, ho perso lo spirito natalizio e lo sto cercando». Il signor Severino balbettando disse: «Lo spi-spi-spirito na-na-natalizio…cioè?»

    Angelo lo guardò stupito e rispose: «Non sai cos'è? I grandi sanno sempre tutto…»
    Severino ancora balbettando disse: «Ma ce-ce-certo che so cosa è! Guarda tutti i regali che ho comprato!»
    Il bambino non gli diede retta, allora Severino continuò dicendo: «Io a casa ho l'albero più bello di tutta la città, è ricoperto da mille luci e ha degli addobbi preziosi».
    Angelo lo guardò con una strana espressione negli occhi e disse: «Mi sa che…anche tu lo devi cercare».
    Severino indispettito da tale affermazione raccolse i suoi pacchi e se ne andò. Quando arrivò in fondo alla via, sentì il bambino tossire, si girò e vide che il vento lo scuoteva tutto e che la neve lo bagnava. Gli fece tenerezza e ritornò indietro. Appoggiò i suoi regali a terra, si tolse il suo costoso cappotto e vi avvolse Angelo che a malapena si reggeva in piedi, lo prese in braccio e disse: «Vieni con me, ti porto al caldo a casa mia». Cercò di raccogliere anche i suoi preziosi pacchetti ma non riusciva a portare tutto, così decise di lasciarli lì. La sua casa era ad un isolato di distanza, proprio di fronte alla chiesa e all'orfanotrofio. I due arrivarono sfiniti. Severino appoggiò il bambino sul divano davanti al caminetto acceso, preparò una cioccolata calda e tanti dolcetti per Angelo ed iniziò a raccontargli di quando era piccolo e aspettava Babbo Natale con la sua famiglia.

    Si addormentarono così, abbracciati. Il mattino dopo Severino si svegliò al suono delle campane, ma Angelo non era lì. Guardò l'albero e vide appeso un semplice angioletto di legno dipinto a mano con un biglietto che diceva:

    Grazie Severino,
    tu mi hai accolto e ascoltato
    quando nessuno voleva farlo,
    Hai ritrovato lo spirito natalizio.
    Non contano i regali
    se non hai un amico vero
    con cui condividere
    una cioccolata calda.
    Il tuo Angelo


    Severino andò alla Santa Messa e dopo portò tutti i bambini dell'orfanotrofio nella sua splendida dimora, preparò dolcetti e cioccolata e regalò loro tutti i preziosi addobbi del suo albero. Conservò solo il suo angioletto che ancora oggi porta in tasca ovunque vada.

    Andrea Giarduz
    classe IV



    .


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    Bo era un cane, una tipo diverso di cane, ma comunque un cane. Col suo naso nero annusò nella stanza. Sentì l’odore dei biscotti di Natale. Quello gli fece capire che Natale si stava avvicinando, ed era il tempo perfetto per fare i biscotti di Natale. Naturalmente qui nel villaggio di Babbo Natale era come se fosse sempre Natale, ma biscotti natalizi sono realmente biscotti di Natale solo a Natale. Almeno sembrano essere migliori a Natale pensò Bo, e quella è la cosa più importante. "Ciao Bo, cerchi i biscotti di Natale?" domandò Mrs Claus, e Bo abbaiò la sua risposta. Bo di solito era un cane tranquillo, ma i biscotti valevano lo sforzo di un bau.

    "Allora ecco qua ragazzo, tre biscotti per te, fa in modo che Babbo Natale non lo sappia, lui pensa che tu stia ingrassando troppo. E uno con cui si può parlare, ma naturalmente è Babbo Natale, deve essere severo," disse Mrs Claus mentre gli dava i biscotti. Bo era d'accordo che Babbo Natale dovesse essere severo, era giusto che fosse così. Era anche d’accordo sul fatto che fosse meglio non dire a Babbo Natale dei biscotti. Scodinzolò a Mrs Claus ringraziandola per i biscotti, corse via, perché sapeva che Mrs Claus era sempre molto occupata. Mrs Claus gli piaceva, nell’insieme era una donna bella,perlomeno secondo il suo giudizio, e secondo lui era una bella persona anche secondo gli standard di giudizio degli umani. Pensò di far visita a Babbo Natale, ma rapidamente deciso di no, perchè probabilmente in quel momento era molto occupato, era la vigilia di natale, e lui non era il tipo di cane che sta sempre in mezzo ai piedi. Quello sono proprio pessime abitudini, e Bo non era proprio quel tipo di cane .

    Bo decise di andare a guardare gli Elfi. Forse loro avevano qualche biscotto da dargli. Lui piaceva agli Elfi, ma gli Elfi amano praticamenti tutti. Comunque era carino piacere agli Elfi. Tanto più che anche a lui piacevano gli Elfi, loro gli davano attenzioni coccole e biscotti. Gironzolò per l'officina tranquillamente, proprio come fanno i cani piccoli. Ha guardò deliziato come gli Elfi avevano costruito i giocattoli per tutti i bimbi del mondo, mettendoci dentro la loro magia. Erano molti anni che Bo assisteva a questa cosa, quella piccola magia lo deliziava sempre.

    "Ehilà Bo, come sta oggi il mio cucciolo rosso preferito?" chiese uno degli Elfi, Zenzero per la precisione. Bo abbaiò rispondendogli che stava bene. Era bello essere il loro cucciolo rosso preferito…… era ovvio visto che era l’unico cane nei paraggi, ma naturalmente è il pensiero che conta. Una volta gli Elfi gli avevano detto che la maggior parte cani non era rossa come lui, che era dello stesso colore del cappello e dell’abito di Babbo Natale. Bo pensava che ciò lo rendesse speciale, ma anche che era giusto che il cane di Babbo Natale fosse rosso.

    "Siamo molto indaffarati oggi Bo, ma penso che abbiamo il tempo per darti dei biscotti. C'è sempre tempo per i biscotti di Natale, vero Bo"?, domandò Zenzero.

    "Woof"!, confermò Bo, completamente felice. Zenzero gli era sempre sembrato un Elfo molto assennato.

    "Ecco qua, quattro biscotti. Non dirlo a Babbo Natale, lui ci dice sempre che un cane giovane cone te non dovrebbe fare troppi spuntini tra un pasto e l’altro. Spero che Babbo Natale sia pronto, oggi siamo troppo occupati per sgridarlo. O meglio,non ha bisogno che lo facciamo,è già successo abbastanza negli ultimi tempi, vero Bo?" Bo era d'accordo, Babbo Natale poteva sembrare un pò sciocco certe volte, ma piuttosto assennato… per essere un umano. Scodinzolò ed abbaiò in ringraziamento, poi decise che forse avrebbe dovuto andare a vedere Babbo Natale, giusto per essere sicuro che stesse facendo tutto per bene. Bo non voleva essere un fastidio, ma a volte gli umano hanno bisogno che i cani veglino su di loro…

    Nel frattempo…. Babbo Natale stava controllando la sua slitta. Accidenti, pensò, uno delle parti è allentata. Avrebbe bisogno di essere fissata. Era una realmente una vergogna che i preparativi per il natale non fossero più semplici, più simili allle storie su di lui nelle quali tutto quello che fa sembra facile. Ma alla fine ne valeva la pena, i bambini buoni meritavano i loro doni. Decise di andare nel capannone degli attrezzi dietro al castello del villaggio, e di prendere qualche cosa per fissare la slitta. Arrivato nel capannone degli attrezzi, Babbo Natale spalancò con impeto la porta. Poi la richiuse velocemente dietro a lui. Cercò gli attrezzi, e li trovo’ rapidamente. Si voltò per uscire, cercò di aprire la porta…. era stata chiusa a chiave….. da fuori. Non era possibile ! Babbo Natale provò di nuovo, e battè contro la porta. Niente da fare. Gridò per chiedere aiuto, ma nessuno lo sentì. Stanco per lo sforzo, ed anche per la giornata faticosa, Babbo Natale si sedette su una panca da lavoro per roprendersi.

    Bo riusciva a trovare Babbo Natale nel suo studio. Niente di strano, Babbo Natale si muoveva molto quando era occupato, ed oggi era piuttosto occupato. Controllò per vedere se era con Mrs Claus. ma non c’era. Mrs Claus sembrava un pò preoccupata, e si chiedeva ad alta voce, parlando con alcuni elfi, dove si fosse cacciato Babbo Natale. Bo, non avendo molto dove altro fare, andò a cercarlo nei pressi del castello, ma là non c’era. Domandò alle renne, ma non poterono essergli d’aiuto, parlavano solamente la loro lingua e lui non la capiva… e non potè domandare se avevano visto. Dopotutto era solo un cane. Babbo Natale sembra essersi nascosto bene, pensò Bo, e decise che lo avrebbe trovato. Del resto Babbo Natale era il suo padrone, e canisono proprio adatti per fare queste cose.

    Bo finalmente deciso di controllare da Woody, nella foresta magica degli alberi di natale, proprio fuori il villaggio. Woody era il più alto, ed il più vecchio albero del Natale nella foresta, ed essendo magico forse avrebbe potuto parlare. Alcuni forse avrebbero potuto trovarlo strano, ma per Bo non era così. Nulla era strano nel villaggio di Babbo Natale. Andò da Woody e lo salutò con un woof, e gli chiese se aveva veduto Babbo Natale da quelle parti. Woody era un vecchio albero saggio, e conosceva diverse lingue, inclusa quella dei cani. Gli disse che non lo aveva visto, ed espresse la sua preoccupazione per la situazione. Non era da Babbo Natale sparire alla vigilia di natale. Bo era d'accordo, Babbo Natale di solito era molto assennato. Chiese a Woody di dargli dei suggerimenti, e Woody gli disse di portargli una delle renne, e lui le avrebbe domandato se aveva visto Babbo Natale. Bo pensò che questa fosse una buona idea e fu d’accordo con Woody. Ando’ a recuperare una renna, Dasher decise,da portare a Woody. Abbaiò a Dasher le fece segno di seguirlo. La renna è un animale intelligente, anche se qualche volta un po’ pazzerello, e così seguì il piccolo cane rosso. Quando raggiunsero Woody, il grande vecchio albero spiegò tutto a Dasher, ed ascoltò sua risposta. Woody disse a Bo che Dasher aveva visto Babbo Natale andare dietro al castello. Bo ringraziò Woody, e gli chiese di ringraziare Dasher da parte sua, scodinzolò, ed andò a cercare Mrs Claus.

    Mrs Claus era molto preoccupata mentre stava camminando intorno al castello e chiamava Babbo Natale a voce alta. Quando la trovò, Bo abbaiò una volta, e poi ancora, spingendo leggermente la sua gamba, e cercando di ottenere la sua attenzione. "Cosa c’è Bo, sai dov’è Babbo Natale "?, chiese Mrs Claus. E’ propriouna donna intelligente, pensò Bo.

    "Woof,woof"!, rispose Bo, e si avviò verso la porta, cercando di farsi seguire. Lei lo, come era giusto faree lui la condusse dietro al castello, ma c'era nessun segno di Babbo Natale. Mrs Claus gridò il suo nome, ma non ci fu risposta. Bo tese le sue orecchie da cane, in modo da potere sentire meglio, ed udì un suono. Abbaiò a Mrs Claus, corse via nella direzione del suono. Si sentiva sempre più forte man mano che si avvicinavano al vecchio capannone degli attrezzi.

    "Io conosco questo suono," disse Mrs Claus mentre si avvicinava al capannone degli attrezzi, "è..," aprì la porta del capannone degli attrezzi,." …Babbo Natale che russa! " Era vero,c'era Babbo Natale, addormentato su una panca del lavoro, che stava russando. "Sveglia Babbo Natale!" gridò Mrs Claus.

    "Huh?! Cosa? Oh, ciao! Mi ha trovato, bene, grazie, non ci hai nemmeno messo troppo tempo," disse Babbo Natale. "Troppo tempo? Sei rimasto addormentato per ore Babbo Natale, e saresti rimasto indietro con il lavoro se gli Elfi non avessero lavorato duramente per recuperare. Cosa stai facendo qui"?, chiese Mrs Claus, piuttosto irritata.

    "Ore? Mi sono sdraiato solo per un momento, per riposare, stavo cercando un attrezzo per fissare la slitta, e la porta si è chiusa a chiave dietro di me. Ho cercato uscire, ma ero troppo stanco così ho pensato di riposarmi sulla panca, ma solo per un attimo, prima di riprovarci…." Rispose Babbo Natale piuttosto confuso, ed ancora assonnato.

    "Allora sei fortunato che Bo ti abbia trovato, altrimenti avremmo potuto trovarci in un grosso guaio," disse Mrs Claus."Così, sei tu che mi hai trovato Bo"?, domandò Babbo Natale. Bo abbaiò un sì. "Molto bene allora, conosco uno cane che riceverà un regalo extra per natale, quest’anno," disse Babbo Natale.

    Fu molto dura,ma Babbo Natale fu in perfetto orario per il Natale e consegnò i doni a tutti i bimbi del mondo. Quando Bo si svegliò, la mattina di Natale, tra i suoi dono ce n’era uno extra. Mrs Claus lo aprì per lui, ed all’interno c’era una sciarpa verde nuova per lui, e venti biscotti di Natale. Un dono meraviglioso,i biscotti di Natale sono una buona cosa da mangiare nel giorno di Natale. Mrs Claus mise la sciarpa intorno al suo piccolo collo rosso, e Bo cominciò a mordicchiare uno dei biscotti. Davvero un dono meraviglioso, per un meraviglioso Natale.







    .


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    L’omino di neve



    Natale si avvicinava. La neve quell’anno era caduta in abbondanza, ed il lago che d’estate appariva come un tondo occhio azzurro rivolto verso il cielo, era diventato un tondo tappeto immacolato. I due villaggi sulle sponde opposte erano quasi spariti nella neve perché i tetti, come grandi cappelli bianchi, nascondevano le case. In uno dei due villaggi i bambini avevano fatto un bellissimo Omino di neve. Nell’altro villaggio le bambine avevano fatto una bellissima Donnina di neve.

    Infatti si narra che a Natale, quando batte l’ultimo rintocco di mezzanotte, l’Omino e la Donnina diventano vivi e giocano insieme andando a curiosare nelle finestre delle case dove dormono i bambini e mangiano i dolci che i bambini hanno preparato per loro sul davanzale. L’Omino era bello grasso e fiero del suo cilindro e della sua scopa brandita come una bandiera. Aveva due occhi di carbone, molto penetranti, un naso rosso carota e denti fitti. La Donnina non era da meno; in testa un gran fazzoletto rosso con toppe a fiorellini e un grembiulone che sottolineava le sue forme opulente. L’Omino e la Donnina aspettavano felici la notte di Natale, ansiosi di incontrarsi. E venne il grande momento. Un campanile suonò il primo rintocco. Ovattato dalla distanza e dalla neve, rispose il primo rintocco dell’altro campanile al di là del lago. L’Omino e la Donnina contarono puntigliosamente fino a dodici, poi cominciarono a sgranchirsi le gambe per andare uno incontro all’altra. Si misero in cammino; il percorso non era lungo perché il lago non era grande, ma la loro mole non permetteva un’andatura scattante. Così, calmi calmi, arrivarono alla parte opposta del lago. L’Omino si guardò intorno e… non vide nessuno ad aspettarlo. La donnina si guardò intorno e… non trovò l’Omino. L’Omino era perplesso. La Donnina era perplessa. L’Omino pensò un poco e decise che la Donnina doveva aver compiuto il percorso lungo l’altra sponda. La donnina fece altrettanto. ” L’aspetterò qui senza muovermi” pensò l’Omino. La stessa cosa fece la Donnina. Aspetta, aspetta il tempo passava e non succedeva nulla. Sapevano di avere soltanto quella notte per incontrarsi e stare insieme. Sapevano che l’incantesimo sarebbe cessato alla prima luce dell’alba. Dopo molta attesa, l’Omino decise di tornare sui suoi passi dalla parte opposta di quella per la quale era venuto.

    E la Donnina fece altrettanto. Arrivarono così al punto di partenza e di nuovo si trovarono soli. A questo punto, se avessero avuto un cuore, avrebbe cominciato a battere in fretta. Invece si rimisero in cammino con il loro passo goffo e ricominciarono a cercarsi. Le ore della notte passavano. Finalmente la fortuna li aiutò e si incontrarono. L’Omino disse: ” Come sei bella!”. La Donnina disse: ” Come sei bello!”. Già la notte cominciava ad essere meno scura e nell’aria si indovinavano le prime luci del giorno.



    dal web


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    Le Renne in Sciopero


    Non so se tutti conoscono i veri nomi delle renne di Babbo Natale, per questo prima di raccontarvi questa storia voglio elencarveli uno ad uno.
    Comet, Dancer, Dasher, Prancer, Vixen, Donder, Blitzen, e Cupid.
    In Italiano, possiamo tranquillamente chiamarle, Cometa, Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato e Cupido.
    A queste renne, un giorno di tanti anni fa, si aggiunsero delle altre renne e nella casa di Babbo Natale accadde qualcosa di molto strano.
    Dopo che Babbo Natale insieme agli elfi finì di preparare i regali, stava mettendo tutto nel grosso sacco, quando ad un
    tratto le due renne, nuove arrivate chiesero a Babbo Natale se anche loro all’ultimo avrebbero ricevuto il loro regalo:
    Babbo Natale rispose di no! Loro come regalo avrebbero avuto quello che i bambini avrebbero lasciato davanti al camino.
    Potevano essere caramelle, cioccolate o qualsiasi altra cosa, ma non potevano e non dovevano pretendere nulla di più.
    Le due renne cominciarono a dire:
    “Non è giusto: È un’ingiustizia.”
    E Babbo Natale diceva.
    “Basta, è inutile fare capricci.”
    Ma le renne non volevano sentire ragione e dissero:
    “Allora noi non andremo da nessuna parte e faremo in modo che neanche tu potrai andare”.
    Fu così che se ne andarono insieme alle altre renne che erano state plagiate da loro.
    Accanto a Babbo Natale rimase solo una renna, che, anche se era nuova arrivata, era una delle più anziane; non per niente si chiamava Saggia.
    “Come mai tu non sei andata con loro?”
    E la renna rispose:
    “Io non perdo tempo con queste sciocchezze.”
    E Babbo natale aggiunse:
    “Per fortuna ci sei tu! Ma adesso come facciamo?”
    “Seguiamole, vediamo cosa hanno intenzione di fare”: disse Saggia.
    Ed è così che si misero in cammino.
    Una volta trovate le renne videro che si erano messe tutte in fila sulla strada che doveva fare Babbo Natale per portare i suoi doni a tutti i bambini del mondo.
    Mentre Babbo Natale cercava di farle ragionare, loro facevano finta di non sentire e cantavano a squarciagola jingle bell.
    “Fermatevi! Basta, ragionate, pensate a tutti quei bambini che stanno aspettando un regalo”.
    Niente da fare: le renne continuavano a cantare.
    Babbo Natale con la renna Saggia si allontanò per trovare una soluzione e diceva alla renna:
    “Come faccio, se continuiamo così quest’anno tutti i miei bimbi rimarranno senza regalo”.
    E la renna rispose:
    “Lascia fare a me, provo a parlare io con loro: può darsi che mi ascolteranno; tu aspettami qui”.
    Dopo un’ora, la renna tornò senza aver risolto nulla; tutti quei discorsi di quanto Babbo Natale fosse stato sempre buono con loro non erano serviti a niente.
    Babbo Natale era sempre più disperato.
    “E adesso cosa faccio?
    Non è giusto, i miei bambini rimarranno senza regalo”.
    Non finì neanche di pronunciare queste parole, che iniziò a piovere ed anche in maniera abbastanza forte; e Babbo Natale sempre più arrabbiato diceva:
    “Ecco: mancava solo la pioggia.”
    Ma poi all’improvviso cominciò a sorridere:
    “Vieni Saggia, vieni che adesso ci divertiamo; ora sì che le faccio passare la voglia di scioperare”.
    Giunto di nuovo dove stavano le renne, le trovò ancora in fila a cantare jingle bell e tante altre canzoni di Natale.
    Babbo Natale disse con voce tuonante:
    “Che fate, nemmeno la pioggia vi ferma?”
    E una delle renne rispose:
    “No, di certo non sarà la pioggia a fermarci”.
    “A sì, ma voi sapete questa pioggia cosa vuol dire?”
    “Sì” rispose la renna.
    “Vuol dire che c’è un gran temporale” aggiunse un’altra renna.
    “Lo immaginavo; non lo sapete. Quando piove vuol dire che tutti i bambini del mondo stanno piangendo e le loro lacrime arrivano al cielo e quindi si forma la pioggia; forse adesso stanno piangendo tutti i bambini che quest’anno rimarranno senza regalo a causa vostra”.
    “Dici davvero?” rispose la renna più giovane del gruppo.
    “Sì, dico davvero”!
    Rispose Babbo Natale, immaginando che il suo piano stesse già funzionando.
    “Cosa?”
    Dissero le renne con aria meravigliata.
    “Su, Babbo Natale mettiamoci in cammino, altrimenti non c’è la faremo mai a consegnare tutti i regali”.
    Ed è così, che tutte le renne, insieme a Babbo Natale, andarono a prendere il sacco e si misero in viaggio cantando le canzoni di Natale; questa volta non per scioperare, ma per la felicità che provavano nel portare i doni, nel vedere che nel cielo magicamente era tornato il sereno e che quel gran temporale era già un lontano ricordo.
    Le nuove renne arrivate non ebbero mai la notorietà delle altre, ma ancora oggi viaggiano da sole per il mondo a regalare tanti sorrisi a tutti i bambini.

    Morale della favola
    Tutti dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo e non pretendere sempre di più, perché certe volte e bello anche
    donare, non solo ricevere.




    dal web

    Edited by gheagabry1 - 26/10/2019, 17:53
     
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  15. gheagabry
     
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    Il gatto Sissi


    Si stava avvicinando il Natale. Il gatto Sissi e il topino stavano passeggiando per le strade della città. " Come mai c’è tanta gente in giro?" chiese il topino " E' il Natale che si avvicina e tutti stanno acquistando regali e cose buone per le feste.
    E tu topino con chi festeggi? " Io non ho nessuno con cui festeggiare. I miei amici topini non vengono più tanto volentieri a trovarmi da quando sanno che frequento un gatto "
    " Perché non festeggiamo noi due " disse il gatto Sissi.
    Il topino fu molto contento dell’idea, ma il problema era dove e come festeggiare.

    Alla fine il gatto Sissi pensò che nella casa dove ora viveva, le due bimbe e la loro famiglia avrebbero fatto una festicciola la sera della vigilia di Natale, ma poi sarebbero andati tutti a dormire. Sissi e il topino avrebbero potuto arrivare dopo e continuare loro la festa. Erano entusiasti del progetto, e subito iniziarono ad organizzarsi.
    E’ la mezzanotte della vigilia di natale e attraverso la speciale porticina fatta apposta per permettere a Sissi di entrare e uscire da solo, i nostri due amici s’introdussero nella casa.

    L’albero di natale era acceso in tutto il suo splendore e molti regali erano già sotto l’albero.
    Subito fecero un brindisi, bevendo un po’ di spumante avanzato nei bicchieri.
    "Pizzica" disse il topino " fa le bollicine sul naso" ; " e’ vero " confermo' Sissi, "e’ proprio strano".

    Presero poi un pasticcino tra quelli avanzati sul vassoio e se lo sgranocchiarono con gusto. Infine si erano portati l’un l’altro un regalo. Nel pacchettino per il topino c’era un pezzo di formaggio.
    Sissi apri’ il suo regalo e ci trovo’ ...... una cavalletta !!!

    " Non sapevo cosa regalarti " disse il topino" ma spero che ti piaccia. Puoi giocare a corrergli dietro per tenerti in allenamento. E’ una cavalletta velocissima. Mi ci sono volute ore per prenderla " .
    Il gatto Sissi ringraziò anche se dentro di se pensava " Certo che ‘sti topi sono proprio strani".

    Il topino non aveva mai visto le palline dell’albero di natale, e allora chiese a Sissi di fargliele vedere da vicino . Sissi allora ne tiro’ qualcuna giù dall’albero perché il topino le potesse vedere bene.
    Il topo si divertiva un mondo a guardare la sua immagine riflessa sulle palline.
    Si guardava e rideva e come un matto. Poi disse a Sissi " prova tu a guardarti, guarda che buffo".
    Avevano trovato proprio un gioco divertente.

    Mentre i nostri amici si divertivano, successe una cosa veramente inaspettata. Videro una luce intensa che si stava formando verso la finestra del balcone. " Che cosa sta succedendo ? " chiese il topino " non lo so " rispose Sissi continuando a guardare quella luce. Quando la luce svanì, apparve un uomo vestito di rosso, con una folta barba bianca. Era Babbo Natale che stava venendo nella casa a portare i doni alle due bimbe.

    Quando si accorse della presenza dei due animaletti disse: "Mah, mi avevano assicurato che dormivano tutti qui. E invece guarda chi c’è qua; un gatto e un topino. Cosa ci fate qui? "
    " Stavamo festeggiando il Natale" risposero.
    "Oh, bravi, bravi. E’ bello vedere un gatto e un topo amici che festeggiano insieme, sapete cosa faccio? Lascio due regali anche per Voi.
    Ditemi un po’: Cosa vi piacerebbe avere? "

    Il gatto Sissi ci pensò un pochino e disse" Mi piacerebbe una nuova cesta per dormire" e il topino " A me piacerebbe uno scaldino da mettere nella mia tana, dentro cui dormire quando fa’ freddo" .
    Babbo natale estrasse dal sacco due bellissimi pacchi e glieli porse. Aprirono i loro pacchi.
    Il gatto Sissi trovò una bellissima cesta, e ci entro’ subito dentro per provarla.

    Il topino invece ci trovò un cappello da Babbo Natale che sembrava fatto proprio per lui.
    S’infilo’ dentro e disse " oh, che calduccio.
    Grazie Babbo Natale!".
    Il caro vecchietto aveva intanto finito di deporre i pacchi.
    " Volete venire a fare un giro nella mia slitta magica ?" Chiese Babbo Natale. " Si, si, che bello e dov’è la tua slitta" rispose Sissi. " E’ qui fuori della finestra; presto, salite".
    Quella sera il gatto Sissi e il topino andarono con Babbo Natale a portare i regali a molti bimbi e si divertirono moltissimo. E dall’alto della slitta volante augurarono a tutto il mondo, il loro Buon Natale.




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