SVIZZERA

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    La Svizzera (nelle altre lingue ufficiali: "Schweiz" in tedesco, "Suisse" in francese, "Svizra" in romancio), ufficialmente Confederazione Svizzera (abbreviazione diffusa nel linguaggio comune: "CH"; altre denominazioni ufficiali: "Schweizerische Eidgenossenschaft" in tedesco, "Confédération Suisse" in francese, "Confederaziun Svizra" in romancio, "Confoederatio Helvetica" in latino), anche chiamata Confederazione Elvetica, è uno Stato federale dell'Europa centrale, composto di 26 cantoni. Confina a nord con la Germania, ad est con l'Austria e il Liechtenstein, a sud con l'Italia e ad ovest con la Francia.

    La Svizzera è un paese alpino senza sbocco al mare, il cui territorio è geograficamente diviso tra il massiccio del Giura, l'Altopiano e le Alpi svizzere, che formano in totale una superficie di 41,285 km². I 7,8 milioni di abitanti si concentrano soprattutto sull'Altopiano, dove vi si trovano le maggiori città: Zurigo, Ginevra, Berna e Basilea. Le prime due sono piazze finanziarie internazionali e vengono anche spesso considerate come le città aventi la qualità di vita più elevata al mondo, mentre Berna, come capitale de facto, si occupa dell'interesse burocratico, politico e sociale della nazione e sempre qui è la sede del Parlamento e del Governo svizzeri, il Palazzo Federale (ted. Bundeshaus, fr Palais fédéral). Con un reddito pro capite pari a 41.765 $ (2010), la Svizzera è uno dei Paesi economicamente più prosperi al mondo. Due terzi della forza lavoro sono attivi nel settore terziario e circa un terzo nel secondario.

    La Svizzera è suddivisa in tre regioni linguistiche e culturali: tedesca, francese, italiana, a cui vanno aggiunte le valli del Canton Grigioni in cui si parla il romancio. Il tedesco, il francese, l'italiano sono lingue ufficiali e nazionali. Il romancio è lingua nazionale dal 1938 ed è parzialmente lingua ufficiale dal 1996. Alla diversità linguistica si aggiunge quella religiosa con i cantoni protestanti e i cantoni cattolici.

    Gli svizzeri quindi non formano una nazione nel senso di una comune appartenenza etnica, linguistica e religiosa. Il forte senso di appartenenza al Paese si fonda sul percorso storico comune, sulla condivisione dei miti nazionali e dei fondamenti istituzionali (federalismo, democrazia diretta, neutralità), sulla geografia (Alpi) e in parte sull'orgoglio di rappresentare un caso particolare in Europa.

    La politica estera è contraddistinta dalla tradizionale neutralità, mantenuta sin dal 1674, anno della prima dichiarazione ufficiale di neutralità della Svizzera. La Svizzera fa parte delle Nazioni Unite (dal 2002), dell'EFTA, del Consiglio d'Europa, dell'Organizzazione mondiale del commercio. La Svizzera ospita numerose organizzazioni internazionali, in particolare a Ginevra, dove vi si trovano la sede della Croce Rossa e la sede europea dell'ONU.


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    Etimologia

    Il nome odierno Svizzera proviene da Svitto (tedesco: Schwyz), uno dei "Cantoni forestali" (Waldstätte) che formavano il nucleo della Vecchia Confederazione. Il nome Svitto è attestato per la prima volta nel 972 come il villaggio di Suittes ed è forse legato all'alto tedesco antico suedan "bruciare", con riferimento alle foreste bruciate per creare nuovi spazi agli insediamenti. Probabilmente il nome designava sia il territorio sia la popolazione del cantone, ma dopo la battaglia di Morgarten nel 1315 il nome Switzer, Switenses o Swicenses passò a designare tutti i Confederati. In francese sono attestati i termini Soisses, Suysses e Souyces a partire dal Cinquecento; contemporaneamente in italiano compaiono i termini Sviceri e Suyzeri, per stabilizzarsi nella variante Svizzeri scelta da Machiavelli nel 1515.

    Il nome antico Elvezia (lat. Helvetia) proviene dagli Elvezi, una popolazione celtica stabilitasi sull'Altopiano prima dell'era romana. Gli Elvezi sono menzionati per la prima volta nel VI secolo a.C. Il nome neo-latino Confoederatio Helvetica o Helvetia non figurava invece fra le tradizionali denominazioni del paese ed è stato utilizzato solo dopo la nascita dello Stato federale nel 1848, con lo scopo di non privilegiare nessuna delle lingue ufficiali della Confederazione (oppure quando, per motivi pratici, era difficoltosa l'iscrizione in tre o quattro lingue). Tale denominazione compare piuttosto recentemente: sulle monete e sui francobolli a partire dal 1879, sul frontone del Palazzo federale a Berna nel 1902 e sul sigillo della Confederazione nel 1948. Dal 1995 l'acronimo “ch” costituisce il dominio di primo livello dei siti internet svizzeri.



    Storia

    Fino al termine dell'età medievale, il territorio attualmente occupato dalla Svizzera non costituiva uno spazio politicamente unitario. Le più antiche tracce della presenza umana sul suolo elvetico risalgono a circa 150.000 anni fa, mentre gli insediamenti agricoli più remoti, allo stato attuale delle ricerche archeologiche, sembrano essere quelli di Gächlingen, fatti risalire al 5300 a.C. circa. Prima della conquista romana, il territorio a sud del Reno era abitato da diverse tribù celtiche. L'insediamento più conosciuto e documentato è quello di La Tène, sul lago di Neuchâtel, che ha dato il nome alla cultura della tarda età del ferro, iniziata intorno al 450 a.C. Nella parte orientale del paese (nell'attuale Canton Grigioni) erano stanziati i Reti, più a sud (nell'attuale Canton Ticino) i Leponzi e gli Insubri. Gran parte dell'Altopiano, tra le Alpi e la catena del Giura, era invece occupato dalla tribù degli Elvezi, la cui sconfitta, nella battaglia di Bibracte, nel 58 a.C., segnò l'inizio della dominazione romana sul territorio. La conquista latina venne portata a termine nel 15 a.C., da Tiberio (destinato a diventare il secondo imperatore romano) e da suo fratello Druso che annessero all'impero le Alpi (creando la provincia delle Alpi Pennine, corrispondente grossomodo al Vallese). L'area occupata dagli Elvezi fu prima parte dalla provincia della Gallia Belgica quindi della Germania superiore, mentre i territori a est della Linth e dell'Alto Ticino furono integrati nella provincia della Rezia. Le popolazioni celtiche si integrarono velocemente nel mondo culturale romano, adottandone lingua e religione. Tre erano le colonie governate secondo il diritto romano: Augusta Raurica (Kaiseraugst, fondata nel 44 a.C., oggi il principale sito archeologico della Svizzera), Aventicum (Avenches, che conserva l'anfiteatro del 130 d.C., ed entro le cui mura potevano trovare rifugio oltre 50.000 abitanti) e Colonia Iulia Equestris (Nyon). Altri centri importanti erano: Genava (Ginevra), Lousonna (Losanna), Curia (Coira), Bilitio (Bellinzona), Sedunum (Sion), Octodurus (Martigny), Eburodunum (Yverdon), Petinesca (Studen), Salodunum (Soletta), Turicum (Zurigo), Arbor Felix (Arbon), Ad Fines (Pfyn), Iullomagus (Schleitheim), le terme di Aquae Helveticae (Baden) e l'ospedale militare di Vindonissa (Windisch). Gli insediamenti erano collegati da un'efficiente rete stradale che, varcando le Alpi attraverso sei passi, metteva in comunicazione l'Altopiano con la Gallia Transpadana e il cuore dell'impero.

    Alla pax romana nelle province misero fine le incursioni delle tribù germaniche. Il limes venne varcato per la prima volta nel 260 d.C. dagli Alemanni. Il territorio fra le Alpi e il Reno (impoverito dalle incursioni e dalla presenza sempre più pervasiva dell'esercito romano) venne temporaneamente riconquistato, ma verso il 400 Roma lo abbandonò definitivamente. La tribù germanica dei Burgundi si insediò nella regione a ovest dell'Aare: adottò la lingua latina e si convertì al cristianesimo, mentre le tribù Alemanne, stabilitesi a est dell'Aare, mantennero usi e costumi germanici. Si formò così quel confine linguistico tra francese e tedesco che caratterizza ancora oggi l'Altopiano svizzero. I Reti (o Reto-romanzi, Rumantsch, poiché latinizzati) si ritirarono invece in alcune vallate degli attuali Grigioni. Tra il 511 e il 534 il Regno dei Burgundi venne conquistato dai Franchi; nel 539 fu la volta dell'Alemannia. I sovrani Merovingi e Carolingi promossero l'espansione del cristianesimo, sull'Altopiano e nelle valli alpine sorsero numerose abazie (San Gallo, Einsiedeln, Disentis, San Giovanni in Münstair, Saint-Maurice d'Agaune): centri religiosi, economici e culturali della civiltà feudale. Con il Trattato di Verdun nell'843, che mise fine all'impero di Carlo Magno, il territorio venne nuovamente spartito: il territorio dei Burgundi venne assegnato a Lotario I, quello degli Alamanni a Ludovico il Germanico. Nel 1039, con la conquista del Regno burgundo da parte di Corrado II, tutto il territorio dell'attuale Confederazione si ritrovò riunito nel Sacro Romano Impero. La crisi del sistema feudale fra il Duecento e il Trecento portò ad una situazione di endemica conflittualità fra casati nobiliari. Sull'Altopiano dapprima si scontrò la famiglia sveva degli Zähringen (che ebbe la peggio) con quella imperiale degli Hohenstaufen (che perse poi nello scontro con il papato) poi si scontrarono i Savoia e i Kyburg (che si estinsero), su tutti trionfarono gli Asburgo, originari dell'Habichtsburg, nell'Argovia.

    La Confederazione

    Gli Asburgo, che nel 1291 dominavano gran parte della Svizzera centrale, erano intenzionati a rendere più efficiente la loro amministrazione trasformando i propri feudatari in semplici funzionari (landamani). Le comunità di contadini che abitavano le vallate alpine desideravano al contrario conservare le loro antiche prerogative e premevano per ottenere la dipendenza diretta dall'Impero (su modello delle libere città imperiali) scavalcando il domino dei feudatari. A questo scopo le comunità rurali strinsero numerosi trattati di alleanza e di mutua assistenza. Il principale di questi trattati è il Patto eterno del Grütli, stipulato intorno ai primi giorni di agosto del 1291 (per convenzione il 1º agosto), in cui le comunità di Uri, Svitto e Unterwaldo si giurarono reciproco aiuto in caso di conflitto, formando il primo nucleo della Confederazione. Nel 1313 i contadini di Svitto attaccarono l'abbazia di Einsiedeln e quando, due anni dopo, intervennero i cavalieri degli Asburgo, i Confederati li affrontarono uniti e li sconfissero a Morgarten (1315). Subito dopo la vittoria, Ludovico il Bavaro (anch'egli rivale della casa d'Asburgo) riconobbe ai Confederati l'immediatezza imperiale. Negli anni seguenti alla Confederazione aderirono Lucerna (1332), Zurigo (1351), Berna (1353) e Zugo (1365). Preoccupati per la crescente forza dei Confederati, gli Asburgo intervennero a due riprese, ma i fanti svizzeri sconfissero ancora la cavalleria a Sempach (1386) e a Näfels (1388). Nello stesso anno si unì ai Confederati Glarona, poi, dopo le Guerre borgognone (1474-1477), aderirono Friburgo e Soletta (1481), dopo la Guerra sveva (in cui Massimiliano I, sconfitto, riconobbe nel 1499 la sovranità svizzera) aderirono Sciaffusa e Basilea (1501) mentre, durante le Guerre d'Italia, aderì l'Appenzello (1513). Oltre ai territori cantonali, i Confederati conquistarono altre regioni di interesse strategico, i baliaggi (ted. Vogteien, dal lat. (ad)vocatiae): l'Argovia (1415), Uznach (1437), i territori a sud delle Alpi che oggi formano il Canton Ticino (acquisiti fra il 1439 e il 1513 → Campagne transalpine dei Confederati), Turgovia (1460) e Sargans (1483). Infine, accanto ai Cantoni confederati, vi erano gli alleati: la Repubblica del Vallese (1416), l'abbazia di San Gallo (1451), la città di San Gallo (1454), la Repubblica delle Tre Leghe (1497), le città di Mulhausen (dal 1515 al 1586), Rottweil (dal 1519 al 1643) e Ginevra (1519). Nel 1515 la battaglia di Marignano (in cui i Confederati, alleati del Ducato di Milano, vennero sconfitti dalle forze francesi) segnò invece una battuta d'arresto dell'espansione della Svizzera; da allora non vi furono più campagne militari al di fuori dai confini elvetici.


    Espansione territoriale della Confederazione dal 1291 al 1798


    I 13 Cantoni sovrani che allora componevano la Confederazione inviavano più volte all'anno i propri rappresentanti (landamani o borgomastri) alla Dieta Federale (ted. Tagsatzung, fr. Diète, dal lat. med. dies, “giorno”) che costituiva l'unico organo sovra-cantonale, sviluppatosi dai precedenti trattati (la “Carta dei preti” del 1370 e la Convenzione di Sempach del 1393). A partire dal 1415 la Dieta andò rafforzando le sue prerogative, soprattutto riguardo al governo dei baliaggi (Convenzione di Stans, siglata con la mediazione di Nicolao della Flüe, nel 1481). Le decisioni prese dalla Dieta dovevano poi essere riferite (lat., ad referendum) alla popolazione dei cantoni e ratificate. Nel 1525 il Consiglio cittadino di Zurigo approvò le idee riformatrici di Ulrico Zwingli: le proprietà fondiarie dei conventi e della Chiesa cattolica vennero incamerate dalla città e crebbero le prerogative del municipio e delle corporazioni cittadine ai danni delle campagne. La Riforma si estese a Sciaffusa, a Basilea, a Berna e nelle campagne di San Gallo e dei Grigioni. I cantoni rurali individuarono nella Riforma un movimento cittadino e vi si opposero. La vittoria cattolica nella Seconda guerra di Kappel (1531) segnò l'arresto del movimento riformato nella Svizzera centrale. Nel 1536 Giovanni Calvino iniziò la Riforma a Ginevra e si accordò con le città zwingliane per una confessione elvetica comune (Confessiones Helveticae, 1536 e 1566). I cantoni cattolici, poco popolati (circa un terzo della popolazione), ma più numerosi, tennero il controllo della Dieta e imposero ai baliaggi comuni (i territori soggetti sia ai cantoni cattolici, sia a quelli protestranti) la religione cattolica. I contrasti confessionali nei territori dell'Impero (→ Guerra dei trent'anni) spinsero la Confederazione ad allontanarsi sempre di più dal potente vicino e cimentarono l'alleanza militare fra cantoni (codificata nel Defensionale di Wil del 1647) nonostante le differenze religiose: nel 1648 anche l'Impero riconobbe l'indipendenza svizzera. Nel 1674 la Dieta, in risposta all'occupazione francese della Franca Contea, proclamò la neutralità armata, che dura tuttora. Se, con la Seconda guerra del Toggenburgo del 1712, si chiusero definitivamente i conflitti religiosi, si acuirono quelli economici e sociali: le campagne svilupparono una precoce modernizzazione e tolleravano sempre meno i privilegi dei patriziati urbani.

    L'età delle rivoluzioni

    Sotto l'influsso dei Lumi si verificarono numerosi cambiamenti: progressi in ambito agricolo (propagati dai fisiocratici), incremento demografico (+25% dal 1700 al 1800) e diffusione del lavoro proto-industriale a domicilio fra i contadini (Verlagssystem; filatura e tessitura del cotone, assemblaggio di orologi). La diffusione di un'economia di tipo commerciale nelle campagne portò a contrasti sempre maggiori con i patriziati urbani. Scoppiarono rivolte a Ginevra (1737 e 1782), a Berna (1749), in Leventina (1755, → Rivolta della Leventina) e nella campagna zurighese (1794). Nel 1798 le truppe rivoluzionarie francesi occuparono il Giura. A Basilea la popolazione (guidata da Peter Ochs) insorse contro il patriziato e rinunciò alla sovranità sui baliaggi a sud delle Alpi (che si proclamarono Liberi e Svizzeri pochi giorni dopo, respingendo un tentativo d'invasione dei Cisalpini). Nel Vaud Frédéric-César de La Harpe proclamò la Repubblica del Lemano, separata da Berna. Insorsero il Vallese, l'Argovia, le campagne di Zurigo e di Sciaffusa. Berna si oppose alla Francia, ma venne sconfitta a Grauholz. La Svizzera venne trasformata in una repubblica unitaria, senza confini interni e divisa in dipartimenti (su modello francese): la Repubblica Elvetica. Venne abolita la differenza fra i cittadini delle campagne e quelli delle città e quella fra cantoni sovrani e baliaggi. Si formarono allora due schieramenti (che si sarebbero successivamente organizzati in partiti): da una parte i favorevoli allo stato egualitario e liberale, dall'altra i conservatori che chiedevano un ritorno allo stato precedente; tra il 1800 e il 1802 si susseguirono cinque colpi di stato. Nel 1803 Napoleone, esasperato, fece ridiventare la Svizzera uno stato confederale tramite l'Atto di Mediazione, ma conservò importanti elementi della Repubblica elvetica: gli ex baliaggi (Argovia, Ticino, Turgovia e Vaud) e l'ex alleato Grigioni vennero ammessi come cantoni a pieno titolo. Crollato il sistema napoleonico a Lipsia, la Svizzera recuperò dalla Francia i vecchi territori (ad eccezione della Valtellina) che vennero ammessi come cantoni: Neuchâtel, Vallese e Ginevra. Il Congresso di Vienna riconobbe inoltre le frontiere esterne della Svizzera e quelle interne tra cantoni e impose al Paese la neutralità armata permanente per sottrarlo all'influenza francese. Il movimento restauratore si arrestò nel 1830 quando il tumultuoso sviluppo industriale impose sempre nuove modifiche al vecchio quadro legislativo (la Rigenerazione). Nel 1845 i cantoni conservatori-cattolici (i Waldstätten, Vallese, Lucerna e Friburgo), scontenti per il crescente centralismo federale, costituirono una propria lega, il Sonderbund (ted. “Lega separata"). I legami fra i secessionisti e l'Austria provocarono l'intervento dell'esercito federale (→ Guerra del Sonderbund) che trionfò a Gislikon (genereale G.H. Dufour) nel 1847. Nel 1848 entrò in vigore la nuova costituzione federale che trasformava la Svizzera da una Confederazione di cantoni in uno Stato federale, moderno e liberale; ponendo le basi per un'accelerazione dello sviluppo economico.


    Lo Stato federale



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    Inaugurazione della linea del Gottardo nel 1882.

    Le basi per lo Stato federale moderno vennero poste all'indomani della guerra del Sonderbund. La costituzione del 1848 (in seguito rivista solo nel 1874 e nel 1999) diede alla Svizzera un governo maggiormente centralizzato: competenze fino ad allora appannaggio dei cantoni vennero delegate alla Confederazione (la difesa nazionale, la moneta, le dogane e il servizio postale). Con la creazione di uno spazio economico comune (vennero unificati pesi e misure e abolite le dogane fra cantoni), lo Stato federale si fece promotore dello sviluppo economico e la Svizzera venne radicalmente trasformata dall'industrializzazione e dalle ferrovie. Il Paese seppe sfruttare alcune buone condizioni di partenza (il basso tasso di analfabetismo tra gli adulti, le conoscenze artigianali, la coesione interna e il quadro legislativo liberale) e puntò sin dall'inizio sull'esportazione di prodotti ad alto valore aggiunto (orologi, alimentari lavorati, tessuti particolari, prodotti chimici, telai meccanici e macchinari complessi). Non più soddisfatti del solo diritto di voto (divenuto universale, per gli uomini, nel 1848), i cittadini si attivarono per ottenere maggiori strumenti democratici e ottennero che nella Costituzione fossero iscritti il diritto di lanciare un referendum (1874) e il diritto di lanciare un'iniziativa popolare (1891). Nella seconda metà del secolo le diverse correnti politiche si organizzarono in partiti: nacquero il Partito cattolico-conservatore (oggi Pdc, nel 1848), il Partito socialista svizzero nel 1888 e il Partito radicale nel 1894. Come durante la Guerra franco-prussiana (1870-1871), la Svizzera si mantenne neutrale anche durante la prima guerra mondiale (1914-1918), ma il degrado delle condizioni di vita di gran parte della popolazione a causa della guerra condusse le organizzazioni operaie (riunite nel Comitato di Olten) a lanciare il primo sciopero generale nel 1918: le principali rivendicazioni (la settimana lavorativa di 48 ore e l'istituzione di un'assicurazione sulla vecchiaia) vennero rifiutate, ma l'anno seguente il Consiglio nazionale venne eletto con il sistema proporzionale e fecero il loro ingresso nel parlamento elvetico esponenti delle organizzazioni operaie, segnando la fine dell'egemonia radicale.

    Nel 1920 il Paese aderì alla Società delle Nazioni che aveva posto la sua sede proprio in Svizzera, a Ginevra. La Società riconobbe la neutralità permanente della Svizzera e la esonerò dalla partecipazione alle azioni militari. La crisi economica del 1929 determinò un aumento massiccio della disoccupazione in Svizzera e nel 1936 il franco venne svalutato per aiutare le esportazioni; l'anno successivo fu quindi possiblie siglare la pace del lavoro nell'industria metallurgica (allora la più importante del paese). Il riconoscimento del Romancio come lingua nazionale (1938), la costruzione di un sistema di fortificazioni nelle Alpi (→ Ridotto nazionale, 1940) e l'entrata del primo esponente socialista nel Consiglio federale (1943) rafforzarono la coesione nazionale durante gli anni della seconda guerra mondiale. Tuttavia la neutralità elvetica venne messa a dura prova dagli eventi bellici: se durante i precedenti conflitti la Svizzera confinava con entrambi gli schieramenti, dopo il crollo della Francia nel giugno del 1940, la Svizzera si trovava circondata dalle forze dell'Asse. Il commercio aereo era all'epoca poco sviluppato e il Paese finì per intrattenere relazioni economiche principalmente con i paesi confinanti e segnatamente con la Germania. Terminato il conflitto gli Alleati obbligarono la Svizzera a versare 250 milioni di franchi (circa l'1,7% del Pil elvetico di allora) per la ricostruzione dell'Europa. Nei confronti dei rifugiati la politica svizzera oscillò da una moderata apertura alla politica della barca piena (ted. vollen Boot), che portò al respingimento di parecchi profughi, anche su pressione delle autorità tedesche e italiane. Il ruolo della Confederazione durante la seconda guerra mondiale è stato indagato criticamente dalla Commissione Bergier (dal nome dello storico che ha presideuto il gruppo di lavoro) istituita dal governo federale negli anni novanta. Nel 1947 venne introdotta l'assicurazione sulla vecchiaia (Assicurazione vecchiaia e superstiti, AVS) ponendo le basi per lo stato sociale odierno. Al crescente internazionalismo dell'economia elvetica fece da contrappeso l'attaccamento popolare alla neutralità e all'isolazionismo del paese: nel 1948 gli elettori rifiutarono di aderire all'Organizzazione delle Nazioni Unite (la cui sede principale venne posta a Ginevra, nei locali della Società delle Nazioni). Nel 1959 venne eletto un secondo socialista nel Consiglio federale e per la prima volta l'assegnazione dei seggi nell'esecutivo divenne proporzionata alla forza elettorale dei quattro grandi partiti: la ripartizione (chiamata formula magica) costituì un elemento di grande stabilità e durò sino al 2004 (quando entrò in governo un secondo esponente Udc a scapito del rappresentante Pdc). La stabilità politica interna (accanto a un'amministrazione prudente della cosa pubblica) accompagnò la crescita economica nella seconda metà del Novecento: il reddito procapite crebbe più rapidamente che nel resto del continente, beneficiando anche dello sviluppo del settore finanziario. Le buone condizioni di partenza e una spesa costante permisero di mantenere all'avanguardia la ricerca elvetica, assicurando il prestigio dei prodotti esportati sui mercati esteri e attraendo nel paese ricercatori stranieri.


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    Padiglione di Expo.02 a Neuchâtel.


    Nel 1971, dopo un tentativo infruttuoso nel 1959, popolo e cantoni concessero il diritto di voto anche all'elettorato femminile, i diritti politici divennero per la prima volta nel paese veramente universali. Nel 1978, dopo una serie di consultazioni popolari (a livello cantonale e federale), tre distretti francofoni del Canton Berna si separano da esso e andarono a costituire il Canton Giura, che divenne il ventiseiesimo cantone della Svizzera. Le tendenze isolazioniste riemersero nel 1986 quando in un referendum gli elettori rifiutarono di entrare nelle Nazioni Unite e nel 1992 quando il popolo bocciò l'entrata della Svizzera nello Spazio economico europeo. In quest'ultima occasione il paese si divise tra la Romandia, favorevole a un'integrazione continentale, e la Svizzera tedesca e quella italiana, che volevano mantenere la totale indipendenza del Paese. Nello stesso anno la Svizzera entrò invece a far parte delle maggiori organizzazioni capitalistiche mondiali: la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Pochi anni dopo l'ottenimento del diritto di voto a livello federale, nel 1984 Elisabeth Kopp divenne la prima donna ad entrare nel governo, mentre nel 1999 - dopo che nel 1990 anche l'Appenzello Interno (ultimo cantone ad adeguarsi) introdusse il suffragio femminile per decisione del Tribunale federale - Ruth Dreifuss venne eletta alla presidenza della Confederazione. Durante gli anni novanta la Svizzera ha vissuto una lunga crisi caratterizzata da bassi tassi di crescita economica e dal venir meno della fiducia dei cittadini in alcuni ambiti e settori pubblici (lo scandalo delle schedature, la vicenda degli averi ebraici, le grandi fusioni nel settore bancario, il fallimento della compagnia aerea Swissair). Con una nuova votazione popolare, questa volta con esito positivo, la Svizzera entrò ufficialmente nelle Nazioni Unite il 10 settembre 2002, lo stesso anno si tenne l'esposizione nazionale Expo.02. Con il nuovo millennio l'economia elvetica ha ricominciato a crescere con tassi superiori alla media europea. Pur continuando ad osservare una stretta neutralità, si è accentuata l'internazionalizzazione dell'economia svizzera (4º paese più globalizzato secondo il Politecnico di Zurigo e l'OCSE), considerata fra le più competitive al mondo (nel 2009, nel 2010 e nel 2011 al primo posto) mentre il reddito procapite e la qualità di vita nelle sue città sono stabilmente ai vertici delle classifiche internazionali.


    Il territorio elvetico può essere diviso in tre grandi regioni tra loro differenti: le Alpi (e le loro appendici prealpine), l'Altopiano (ted. Schweizer Mittelland, fr. Plateau suisse) e la catena del Giura (il termine deriva forse dalla radice celtica jor, "foresta", latinizzato in Juria). La regione alpina e le Prealpi coprono insieme il 60% del territorio svizzero (rispettivamente il 48% e il 12% del totale) e costituiscono, nel cuore d'Europa, un importante spartiacque e il punto d'incontro di due diversi climi. Il versante sud delle Alpi comprende il Canton Ticino, le valli Mesolcina, Calanca, Bregaglia, Poschiavo e Monastero. Le tre grandi valli anteriori del Rodano (Vallese) del Reno (Surselva) e dell'Inn (Engadina) separano chiaramente il versante sud delle Alpi da quello nord. Solo in prossimità del massiccio del San Gottardo, le tre vallate si avvicinano, permettendo di valicare le Alpi con un solo passo: dalla Leventina (versante sud) alla valle della Reuss (versante nord). A nord delle Alpi e delle Prealpi (quando si raggiunge un'altitudine inferiore ai 1500 m) si estende l'Altopiano, delimitato a nord-ovest dai rilievi del Giura, a nord-est dal Lago di Costanza e a sud-ovest dal Lago Lemano. La regione ha un'altitudine compresa fra i 400 e i 600 metri ed è interrotta da numerosi laghi. Poco a sud di Ginevra, dall'arco alpino si stacca la catena del Giura, che continua la sua estensione in territorio francese (Franca Contea). È un massiccio poco elevato, mediamente attorno ai 1000 m che delimita per 300 km l'Altopiano verso ovest e verso nord, il punto più alto - la Crête de la Neige - si trova in territorio francese a 1720 m. Due fiumi delimitano a loro volta il Giura: il Rodano a ovest e l'Aare a nord. Poco sopra, all'estremità nord-occidentale della Svizzera, si trova la città di Basilea che giace sul Bassopiano renano.



    Città


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    Zurigo

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    Basilea

    Le due principali aree metropolitane svizzere, centri demografici ed economici, sono la regione di Zurigo e quella del lago di Ginevra (detta Arco Lemanico) che comprende le città di Ginevra e Losanna. Le due aree contengono entrambi circa 2 milioni di abitanti. Altre grandi città sono Basilea e Berna che svolgono un ruolo maggiore nell'industria e nell'amministrazione.


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    Ginevra


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    Losanna


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    Berna

    Lugano è il centro urbano più importante sul versante sud delle Alpi svizzere. Si distinguono anche, se non per il numero di abitanti ma per le loro posizioni particolari, le città di La Chaux-de-Fonds a oltre 1 000 metri di altitudine nell'arco del Giura e quella di Davos che, a 1 560 metri di quota, può essere considerata la città più elevata d'Europa.


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    La Chaux-de Fonds


    La città più popolosa è Zurigo (382.906 abitanti, 1.132.327 abitanti l'agglomerato), quindi Ginevra (191.360 abitanti), Basilea (170.648 abitanti), Losanna (125.885 abitanti) e Berna (123.466 abitanti). Centri con meno di 100.000 abitanti, ma con rilevanza regionale sono: Winterthur (98.949 abitanti), Lucerna (76.702 abitanti), Lugano (58.658 abitanti) e Biel/Bienne (50.455 abitanti).

    I comuni più estesi sono Davos (284 chilometri quadrati) e Bagnes (282,6 chilometri quadrati).


    Industria orologiera


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    L'Omega Speedmaster. Quasi un mito: portato dagli astronauti durante le missioni lunari Apollo e al polso di James Bond. Oggi la Svizzera produce metà del valore degli orologi del mondo.


    L'industria orologiera svizzera è radicata tradizionalmente nella svizzera romanda, portata in terra elvetica dai profughi ugonotti in fuga dalle persecuzioni cattoliche in Francia. Inizialmente la lavorazione avveniva a domicilio, nelle case, soprattutto nel Canton Neuchâtel: qui dai 3000 ai 4000 artigiani fabbricavano orologi e strumenti di precisione (e la loro produzione si avvantaggiò notevolmente dal blocco napoleonico che escluse dal continente i concorrenti prodotti inglesi). Anche a Ginevra il settore orologiero conobbe una forte espansione, rivolgendosi alla produzione di piccoli orologi da donna e di carillon e arrivando ad occupare circa 2800 orologiai, orefici e gioiellieri. Negli anni trenta dell'Ottocento, gli operai ginevrini presero la via delle officine specializzate come la Vacheron & Constantin, meccanizzata a partire dal 1839 e attrezzata per produrre pezzi intercambiabili di orologi, quasi una seconda rivoluzione industriale che riguardava l'intero settore orologiero.

    Durante gli anni sessanta e settanta l'esportazione di orologi svizzeri hanno subito un forte rallentamento a causa della concorrenza giapponese (che aveva messo sul mercato precisissimi orologi digitali al quarzo). Le principali ditte erano: Casio, Seiko, Citizen, Orient, Kentex, Zumona e BISM.

    All'inizio degli anni ottanta un imprenditore svizzero-libanese, Nicolas Hayek, rilanciò l'industria orologiera svizzera creando la Swatch. L'assemblaggio era completamente automatizzato e il prodotto finito risultava meno caro del 20%. Lo Swatch ebbe un immediato successo e rilanciò (diffondendo nuovamente l'immagine di un'industria elvetica di precisione) anche le imprese orologiere svizzere che continuavano a produrre orologi in maniera artigianale, come Mondaine (gli orologi delle FFS). Attualmente Swatch Group rimane la principale impresa produttrice di orologi, mentre il gruppo Richemont (proprietaria, fra gli altri, del brand Cartier) è la principale azienda attiva nel commercio di beni di lusso e di orologi. Entrambi sono presenti nello Swiss Market Index e rappresentano il 4,2% dell'indice.

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    Industria alimentare



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    Sede della Nestlé a Vevey, nel Canton Vaud.

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    Cioccolato svizzero

    Forse l'aspetto più distintivo dell'industria alimentare svizzera è la produzione del cioccolato. Nel 1697 il sindaco di Zurigo, Heinrich Escher, fece una vacanza in Spagna, dove assaggiò la cioccolata (giunta da poco dalle Americhe) e ne rimase estremamente colpito.

    La prima fabbrica di cioccolato in Svizzera venne aperta da Francois-Louis Cailler nel 1819 a Corsey, presso Vevey. Nel 1826 Philippe Suchard impiantò una seconda fabbrica di cioccolata a Serrières. Poi ne seguirono altre. Sempre a Vevey si iniziò a mescolare il cacao con il latte, il principale prodotto della regione e nel 1875 Daniel Peter perfezionò il procedimento, creando il cioccolato al latte. A Berna Rodolphe Lindt, con un nuovo procedimento (chiamato Conchieren), produsse, nel 1879, il cioccolato fondente e ancora a Berna Jean Tobler aprì nel 1867 il suo primo stabilimento, Tobler & Cie, nel quale il figlio Theodor, nel 1908, creò il Toblerone. Fra il 1890 e il 1920 l'industria svizzera del cioccolato conobbe una fortissima espansione: poco meno di tre quarti del cioccolato veniva esportato.

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    La Svizzera cominciò precocemente a esportare prodotti alimentari lavorati: formaggi (Gruyère e Emmentaler), concentrati di carne ("dadi di brodo"), carne in scatola, minestre liofilizzate, latte in polvere, alimenti a base di latte per neonati. Nel 1938 la Nestlè (fondata nel 1866 dal chimico Henri Nestlé e dedita alla produzione di latticini) mise a punto un procedimento per liofilizzare il caffè, creando, appunto, il Nescafé. Il prodotto ebbe un'immediata diffusione nei paesi vicine e nel 1942 l'esercito americano lo adottò (inserendolo nella "Razione K") e ne decretò il successo. Attualmente Nestlé è la più grande azienda alimentare a livello mondiale e rappresenta da sola il 23,4% dello SMI.

    Nel 1886 a Lenzburg venne fondata la Conservenfabrik Henckell & Zeiler specializzata nel commercio delle marmellate, dei succhi di frutta e della frutta sciroppata. Nel 1910 il nome dell'impresa venne cambiato in Hero e da quella data l'azienda intraprese una rapida espansione all'estero (attualmente è presente in oltre 50 paesi).


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    Industria chimica e farmaceutica

    L'epicentro dell'industria chimica e farmaceutica svizzera è la città di Basilea. Inizialmente le principali produzioni di Basilea erano i tessuti e i nastri di seta. Proprio per soddisfare le esigenze di questo settore, nacquero le industrie chimiche: dopo la scoperta dei coloranti artificiali alla fine degli anni cinquanta dell'Ottocento, due modeste imprese della città cominciarono a produrne per rifornire la locale industria, ma la concorrenza dei già affermati Konzerns tedeschi spinse le piccole imprese elvetiche a specializzarsi in prodotti esotici e di prezzo elevato, un settore nel quale conquistarono praticamente il monopolio mondiale. Questo costituì la base della moderna industria farmaceutica basilese, che nel 1895 era, per dimensioni, solo un quinto di quella della Germania, ma equivaleva a quella di tutti gli altri paesi europei messi insieme. Nel 1882 le imprese attive in ambito chimico e farmaceutico si riunirono nella SGCI (Schweizerische Gesellschaft für Chemische Industrie), la Società Svizzera per l'Industria Chimica, oggi parte di Economiesusse (associazione mantello delle industrie elvetiche). Attualmente il settore chimico e farmaceutico conta 67.000 collaboratori. La maggior parte è impiegata nella ricerca e nello sviluppo. Circa un terzo di quanto viene prodotto dal settore, viene esportato. Le principali aziende sono: Novartis, Roche e Actelion (che assieme rappresentano circa un terzo dello Swiss Market Index).



    Lago Lemano


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    Il Lago Lemano, o Lago di Ginevra,
    in lingua francese "Lac Léman" o "Lac de Genève", è il maggiore lago della Svizzera e dell'Europa occidentale, si trova sul confine con la Francia, nel cui territorio si trova il 40% della superficie, mentre il resto in Svizzera. Lo specchio d'acqua ha una forma allungata, tipica di un lago glaciale subalpino, a mezza luna in direzione est-ovest con la concavità verso la sponda meridionale, quella francese.

    Il Lago Lemano, diviso per un'irregolarità nella forma presso Yvoire in "Grand lac" (grande lago) ad est e "Petit lac" (piccolo lago) ad ovest, è formato dalle acque del Rodano, il suo maggiore immissario ed emissario, ed ebbe origine al termine dell'ultima glaciazione, circa 15.000 anni fa.

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    Il nome "lac Léman" (lago Lemano) appare nella letteratura intorno al 50 a.C. con il termine di origine greca "lemanè limnè" o "lemanos limnè". Questo toponimo è anche utilizzato e reso popolare da Giulio Cesare che, nel 58 a.C. parte da Genava e dal lacus Lemanus per combattere gli Elvezi. Con lo sviluppo della cartografia, i nomi si moltiplicano: "lacu Lausonio", "lacus Losanetes" o ancora "lac de Lozanne" (tra il II secolo e il IV secolo).

    Come conseguenza della nuova fama internazionale di Ginevra, il termine "lac de Genève" (lago di Ginevra) appare e coesiste con i termini esistenti (XVI secolo). In quest'epoca, il lago di Ginevra indica il Petit-Lac (Piccolo-Lago) (79 km²) e il "lac de Lausanne" (lago di Losanna) (503 km²) indica il Grand-Lac (Grande-Lago). Col passar del tempo, il lago di Losanna è scomparso e il nome di lago Lemano è stato adottato da Savoiardi, Vodesi e Vallesani. Questo appellativo è generalizzato nelle carte geografiche e completa molti nomi di luoghi situati lungo la riva savoiarda del lago (Maxilly-sur-Léman, Chens-sur-Léman, etc.). Il nome del Lemano, particolarmente di moda durante il secolo dei Lumi e durante la Rivoluzione francese e il Primo Impero, è stato utilizzato da autori come Jean-Jacques Rousseau o Voltaire e serviva da prestanome all'antico dipartimento del Lemano che raggruppava il nord della Savoia, il pays de Gex e Ginevra.

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    François-Alphonse Forel, medico e scienziato svizzero della fine del XIX secolo, dirà che "l'uso tende a stabilirsi in geografia, e questo con ragione, di preferire, ovunque dove ne esiste, il nome personale di un lago al nome della città situata sui suoi bordi. Un lago è un individuo geografico in sé stesso e da lui stesso".

    Ai giorni nostri, nei dizionari francofoni, la parte del lago vicino Ginevra è solitamente chiamata lago di Ginevra, denominazione preferita dai Ginevrini e spesso utilizzata dagli stranieri. È la versione la cui traduzione nelle lingue straniere è la più frequente ("Genfersee" in tedesco, "Lago di Ginevra" in italiano o "Lake Geneva" in inglese). I termini Piccolo-Lago e Grande-Lago sono ancora talvolta utilizzati, soprattutto nella regione vicino Ginevra.

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    Barche del Lemano


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    Solcano abitualmente il Lago di Ginevra circa 20.000 imbarcazioni, per trasporto, pesca o divertimento.

    Un servizio di battelli a vapore con la tipica motrice a ruota (il cui insieme è chiamato flotte belle époque), collega dal XIX secolo le principali località intorno al lago. La sua gestione è affidata alla Compagnia generale di navigazione. La prima di queste navi fu messa in servizio nel 1823 col nome Guglielmo Tell.

    Si può anche navigare su un'antica barca tradizionale, la Savoie.


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    All'infuori delle città della costa lemana, troviamo sulla sponda svizzera il Castello di Chillon (Vaud) nel suo unico ambiente romantico reso noto da Jean-Jacques Rousseau ne La nuova Eloisa e Lord Byron nel Prigioniero di Chillon.




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    Sulla costa del Chiablese alto-savoiardo, troviamo il villaggio fortificato di Yvoire, chiamato anche "la perla del Lemano", situato su uno sperone roccioso, la grande spiaggia di Excenevex e l'ex Abbazia di Ripaglia con le sue torri, il suo parco e la sua rinomata vigna.

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    Lago di Costanza


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    Il Lago di Costanza, o lago Bodanico, (in tedesco Bodensee, conosciuto anche come Schwäbisches Meer, Lacus Venetus per i Romani) è un lago sul fiume Reno, posto al confine tra Germania, Svizzera e Austria.

    Il lago è posto a un'altitudine di 395 m sul livello del mare. La maggiore profondità è di 252 m, nel mezzo della parte orientale (Obersee). Il suo volume è approssimativamente di 55 km³. Il lago è diviso in quattro parti Obersee, Überlinger See, Zeller See e Untersee. Il Reno scorre attraverso l'Obersee, la città di Costanza e l' Untersee. Il fiume esce dal lago vicino a Stein am Rhein

    Il Lago di Costanza è stato formato dal Ghiacciaio del Reno durante le glaciazioni. Il Reno, il Bregenzer Ache e il Dornbirner Ache, trasportano grosse quantità di sedimenti dalle Alpi al lago, riducendone le dimensioni a partire da sud-est.

    Il Lago di Costanza venne menzionato per la prima volta dal geografo ispanico Pomponio Mela, attorno al 43 a.C. Egli notò che il Reno scorreva attraverso due laghi, Lacus Venetus (l'odierno Obersee) e Lacus Acronius (l'odierno Untersee). Plinio il Vecchio usò il nome di Lacus Brigantinus preso dalla città romana di Brigantium, l'odierna Bregenz.




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    L'isola di Mainau è un' isola lacustre che si trova nel lago di Costanza, Germania e più precisamente nella parte nord-occidentale chiamata lago di Überlingen (Überlinger See). L'isola è collegata alla sponda meridionale del lago tramite un ponte.

    Mainau è compresa nel territorio comunale della città di Costanza e appartiene ad una fondazione che fa capo alla famiglia Bernadotte.

    L'isola è una nota meta turistica, grazie al clima mite del lago sull'isola si trova una vegetazione molto ricca, oltre ai giardini, particolarmente curati, vi si trova una serra tropicale con moltissime specie di farfalle.

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    Reichenau è il nome di un'isola che si trova nel lago di Costanza e che fa parte del comune di Reichenau, nel distretto di Costanza (Baden-Württemberg). L'isola è collegata alla terraferma per mezzo di un ponte artificiale.

    Nel 2001 l'isola è stata inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO grazie all'abbazia che vi sorge, alla cattedrale (dedicata alla Vergine Maria e a San Marco) e alle due chiese di San Giorgio e dei santi Pietro e Paolo. Fra le opere d'arte contenute negli edifici dell'isola va sicuramente ricordato l'affresco rappresentante i miracoli di Cristo, nella chiesa di San Giorgio, risalente al X secolo.


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    Oggi l'isola è famosa anche per le fattorie di ortaggi e per i vigneti. Nei pressi dell'isola si trova la Wollmatinger Ried, una riserva naturale composta da una zona umida in cui sostano numerose specie di uccelli durante le loro migrazioni annuali.

    Il nome alemanno dell'isola di Richenau era Sindleozesauua, ma essa era conosciuta semplicemente come isola Ow o isola Auua, nome che venne latinizzato in Augia per poi diventare Augia felix, o Augia Ricca, da cui Richenow o Richenau.

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    La chiesa dell'Abbazia di San Giorgio

    Nel 724 venne fondata l'abbazia benedettina di Richenau, per opera del santo itinerante Pirmino: la leggenda dice che egli lasciò la Spagna durante l'invasione dei Mori e venne qui con l'aiuto, fra gli altri, di Carlo Martello e di alcuni signori locali, il conte Bertoldo e il duca Santfrid I. Entrato in conflitto con questi ultimi, San Firmino lasciò Richenau nel 727 e sotto il suo successore, Hatto (appartenente alla stirpe degli Hohenzollern), il monastero iniziò a fiorire. Divenne importante durante il regno dei Carolingi, come centro in cui venivano educati monaci che avrebbero poi fatto parte delle cancellerie imperiali e ducali.

    L'abbazia sorgeva lungo una delle vie principali che dalla Germania portavano in Italia, in un punto in cui il passaggio del lago facilitava il cammino. Nell'abbazia si trovavano una scuola, una biblioteca ed uno scriptorium che raggiunsero una notevolissima fama nel corso del X e XI secolo come uno dei principali centri di produzione di manoscritti alluminati d'Europa, quando questa regione apparteneva al Sacro Romano Impero.

    L'apice dell'abbazia venne raggiunto durante il periodo di Berno di Reichenau (1008 - 1048), durante il quale qui vivevano importanti scolari. Nella seconda metà dell'XI secolo l'importanza dell'abbazia iniziò a declinare, causata dalle riforme restrittive del Papa Gregorio VII e dalla rivalità con la vicina abbazia di San Gallo. Nel 1540 il vescovo di Costanza, un antico rivale degli abati di Reichenau, divenne il signore della regione, e sotto il controllo dei vescovi successivi l'importanza dell'abbazia divenne sempre minore.

    Durante l'era napoleonica l'abbazia venne abbandonata, ma la sua importantissima biblioteca non venne dispersa: venne invece spostata in parte a Karlsruhe e in parte a Monaco di Baviera.

    Hermann di Reichenau nato nel luglio 1013 da Hiltrerd o Hiltrud, moglie del conte Wolfrat di Altshausen. Fortemente menomato venne mandato nel monastero di Reichenau dove, per le sue menomazioni, prese il soprannome di rattratto. Lì divenne uno dei monaci più importanti di quel periodo, nel giro di pochi anni aveva acquistato la fama di "meraviglia del suo tempo". A lui si attribuiscono le preghiere del Salve Regina e dell'Alma redemptoris e altri trattati liturgici, oltre a opere di carattere scientifico e musicale. Scrisse anche una "cronaca universale" che inizia dalla morte di Cristo e arrivava al 1054, anno della sua morte. L'Abate Berno fu sicuramente il maestro e la presenza più significativa nella vita di Hermann.







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    Lindau (Bodensee) è una città di 24.673 abitanti della Baviera, in Germania.
    È capoluogo del circondario rurale (Landkreis) omonimo (targa LI). Il Centro storico si trova su un'isola situata sulla costa meridionale del Lago di Costanza collegata al continente tramite un ponte e la Ferrovia.


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    Storia

    Il nome Lindau fu per la prima volta nominato da un monaco di San Gallo in un documento dell'882, il quale decretava che Adalbert, conte di Rezia, aveva fondato un Convento sull'isola. Rimane comunque un insediamento romano datato I secolo a.C. localizzato nel distretto di Aeschach. Nel 1180 fu fondata la Chiesa di Santo Stefano. Nel 1224 i Francescani fondarono un monastero sull'isola. Nel 1274 Lindau diventò una Libera Città Imperiale sotto Rodolfo I. Nel 1430 circa 15 ebrei della città furono bruciati vivi dopo essere stati accusati dell'omicidio di un bimbo cristiano. Nel 1528 Lindau aderì alla Riforma protestante. La città all'inizio seguì la fede tetrapolitana, poi quella di Augusta. Dopo la Guerra dei trent'anni, nel 1655, fu inaugurata la Lindauer Kinderfest in memoria della guerra.

    Dopo la dissoluzione del sacro Romano Impero, Lindau perse il suo status di Libera Città Imperiale nel 1802. Nel 1805 l'Austria restituì la città alla Baviera. Nel 1853 fu costruita una diga per collegare la ferrovia proveniente da Monaco di Baviera all'isola. Nel 1856 la città fu dotata di un nuovo porto con la sua caratteristica entrata, la scultura di un leone, insieme all'unico faro presente in Baviera. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Lindau cadde sotto l'amministrazione francese. Solo nel 1955 Lindau tornò nuovamente alla Baviera.

    Lindau è localizzata vicino al punto d'incontro dei confini austriaco, tedesco e svizzero. Lindau è conosciuta per la sua ottima posizione sul Lago di Costanza e per il suo caratteristico centro storico medievale. dal 1951 il Nobel Laureate Meeting attrae molti vincitori del Premio Nobel ogni anno. Tenuto annualmente in città è anche un congresso di fisica medica. Altra attrazione è il Casino, di proprietà del Bundesland della Baviera.




    Attrazioni turistiche


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    Entrata del porto con Faro e Statua del Leone



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    Chiesa di Santo Stefano


    Chiesa di san Pietro


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    Cattedrale a Nostra Amata Signora, inizialmente monastero
    Maximilianstrasse (la strada principale e dei negozi)



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    Municipio


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    Lungolago (passeggiata sul porto)










    Lago di Neuchâtel

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    Il lago di Neuchâtel (in tedesco: Neuenburgersee, in francese:Lac de Neuchâtel) è, con una superficie di 217,9 km², il più grande tra i laghi interamente svizzeri.

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    Situato in Svizzera, è circondato dai cantoni di Neuchâtel, Vaud, Berna e Friburgo.

    I suoi principali affluenti sono il Canale della Thielle ed il canale della Broye, che lo collega al lago di Morat. Serve, insieme al lago di Morat, da bacino di compensazione per le acque dell'Aar.


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    Il lago di Neuchâtel misura 38,3 km di lunghezza e ha una larghezza massima di 8,2 km. La sua profondità massima è di 152 m e la sua capacità è stimata in 14 km³.

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    Sulla sua riva nord si trova il Canton Neuchâtel, all'estremità ovest le città di Yverdon-les-Bains e Grandson, al centro della riva sud si trova il comune di Estavayer-le-Lac.


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    Grandson

    Sulle rive del lago sono presenti numerosi vigneti. Si producono lo chasselas e il pinot noir con il quale si fa un rosé chiamato Œil-de-Perdrix.

    Il turismo è ugualmente importante nella regione ma è concentrato soprattutto nelle grandi città che circondano il lago: Yverdon-les-Bains, Neuchâtel, Estavayer-le-Lac



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    La piccola cittadina medievale di Estavayer-le-Lac, sulla riva sud-est del Lago di Neuchâtel associa uno dei più bei siti naturali protetti con il divertimento assicurato da un paradiso degli sport nautici.
    Il sito fu popolato fin dalla lontana preistoria, fu colonizzato da Romani, devastato dai barbari e ambito dai signori dell’epoca feudale: le testimonianze di queste diverse culture sono tutt’ora presenti nella regione, come si può vedere ad esempio nel villaggio lacustre di Gletterens e nel museo romano. Estavayer mostra la sua ricca storia attraverso il suo patrimonio, come il castello savoiardo del XII secolo, la collegiale gotica e le vie lastricate. Un circuito che si sviluppa lungo le antiche mura della città fornisce una bella idea della località. La piazza di Moudon offre inoltre la più bella veduta sulla catena del Giura a nord del lago. Numerosi alberghi e trattorie propongono le specialità della regione.

    Estavayer è rinomato anche per gli sport acquatici e vanta un porto turistico e due spiagge. La vela, il windsurf e il pedalò sono molto apprezzati, come lo sci nautico che può essere praticato dalle famiglie con bambini che sanno nuotare. Da segnalare anche l’impianto molto apprezzato di telesci nautico.

    La campagna nei dintorni di Estavayer si scopre sui vari sentieri per escursioni o le piste ciclabili. Le dolci colline del retroterra costituiscono uno scenario perfetto per un’attraente gita a bordo del carro coperto, che alla fine ci conduce a Portalban, al porto dei pescatori. Possibilità di rifocillarsi con i succulenti prodotti del luogo offerti da contadini e pescatori.

    La riserva naturale protetta della Grande Cariçaie – una delle più belle d’Europa, che occupa tutta la riva sud del Lago di Neuchâtel. Questa zona paludosa ospita 1000 piante e 10000 specie animali, ossia un terzo del patrimonio complessivo della flora svizzera e un quarto dell’insieme delle specie animali repertoriate sul territorio svizzero. I sentieri in mezzo alla natura sono ricchi di punti d’osservazione, mentre i boschi e le paludi dispongono di speciali capanne per il bird watching. È inoltre possibile approfondire queste conoscenze nei due centri d’informazione sulla natura - BirdLife a La Sauge e Pro Natura a Champ-Pittet.



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    Zurigo
    Da Wikipedia


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    Zurigo (ted. Zürich, fr. Zurich, romancio Turitg, lat. Turicum) è, con 385.468 abitanti (1,2 milioni nell'agglomerato urbano), la maggiore città della Svizzera, nonché il capoluogo del cantone omonimo. È divisa in 12 quartieri.


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    Storia

    La colonizzazione celtica della zona risale al 500 a.C. Si suppone che il toponimo romano della città, Turicum, risalga proprio a questo periodo, dal momento che questa parola sicuramente non è derivata dalla lingua latina.

    Intorno al 15 a.C. seguì la colonizzazione romana del territorio elvetico. Durante l'epoca romana Zurigo era una stazione doganale di non poca importanza. Si trovava infatti presso i confini delle due province romane Germania Superior e Raetia. Posta sulla via d'acqua del Lago di Walen - Lago di Zurigo, era inoltre un importante luogo di transito.

    Risale all'epoca dell'imperatore romano Valentiniano I (364-375) la costruzione di un castello sulla zona oggi denominata Lindenhof, nel pieno centro dell'odierna Zurigo. Questa costruzione doveva servire a difendere la stazione doganale contro le incursioni dei popoli germanici provenienti da nord.

    La ritirata dei romani seguì nell'anno 401. Del periodo che va dal V al VIII secolo si sa poco. È provato comunque che ci fu un reinsediamento franco-alemanno del territorio zurighese a partire dalla metà del VI secolo.

    Nel 773, in seguito al matrimonio tra Carlo Magno e Hildegard, appartenente alla famiglia ducale alemanna che regnava sin dall'inizio del VIII secolo su Zurigo, la città passo ai Carolingi. Comunque, nonostante le numerose leggende collegate a Carlo Magno, quest'ultimo non è mai stato a Zurigo.

    Nel 843 Zurigo passò a Ludovico il Germanico, che fece costruire sul Lindenhof, nei pressi del forte romano, un palazzo. Inoltre fondò nel 853 un'abbazia femminile, alla quale attribuì numerosi feudi, tra i quali anche il territorio del futuro canton Uri.

    Nel 874, Carlo III, detto "il Grosso", figlio di Ludovico, fece costruire per l'abbazia una chiesa, la Fraumünster. Grazie all'abbazia ed alla sua collocazione sulla via di transito che portava dalla Germania verso le Alpi ed i Grigioni, Zurigo ebbe un notevole sviluppo. Nel XI secolo la città venne annessa al ducato di Svevia ma divenne poi nel XIII secolo libera città. Nel 1300 Zurigo contava circa 9.000 abitanti.

    A partire dal 1291 il Consiglio di Zurigo era presieduto in larga maggioranza dai ricchi commercianti zurighesi. Questi trattavano con l'Italia e la Germania, manipolando a loro piacere i prezzi, la valuta e le finanze cittadine, facendo così aumentare il malcontento della popolazione, soprattutto degli artigiani. Il 7 giugno 1336 gli artigiani, presieduti dal consigliere Rudolf Brun, rovesciarono il Consiglio cittadino, facendo esiliare gran parte dei fino consiglieri (nobili e commercianti). In seguito Rudolf Brun, autoproclamatosi sindaco a vita, fece approvare la legge sulle corporazioni di artigiani, che fino a quel momento erano vietate. Grazie a questa legge nel Consiglio furono rappresentati in parti uguali artigiani, nobili, e commercianti. Questa restò l'organizzazione politica di Zurigo fino al 1798.

    Nel 1351 Zurigo entrò a far parte della Confederazione Elvetica, composta fino ad allora dai cantoni Uri, Svitto, Untervaldo e Lucerna come quinto stato confederato.

    Nel XVI secolo Zurigo fu, con Ulrico Zwingli, centro della riforma protestante. Il 12 maggio 1555 i riformati protestanti di Locarno (Orelli, Duno, Magoria, Muralto, ecc.) furono festosamente accolti in città.

    La città venne poi invasa il 26 marzo 1798 da truppe napoleoniche e fu luogo di due battaglie combattute dai francesi contro austriaci e russi nel 1799. Nel 1803, con l'atto di mediazione di Napoleone Bonaparte, i cantoni elvetici recuperarono la loro indipendenza, pur dovendo entrare nella sfera d'influenza politica francese.

    Nel 1848, con l'istituzione dello Stato Federale Svizzero, Zurigo si propose come capitale elvetica, ma perse il confronto con Berna.

    Nel 1833 venne inaugurata l'Università di Zurigo ed in seguito, nel 1855, venne aperto l'istituto politecnico federale di Zurigo (ETHZ).

    Con 445.314, nel 1962, Zurigo raggiunse il massimo storico di abitanti. Cifra che nei seguenti tre decenni andò sempre calando, a vantaggio dei comuni limitrofi, fino ad arrivare a ca. 350.000 nei primi anni 1990. Negli ultimi 15 anni c'è stata comunque un'inversione di tendenza, arrivando la popolazione agli attuali 365.000 nel centro cittadino mentre 1.100.000 comprendendo tutti i quartieri.



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    Foto aerea di Zurigo ovest e centro

    Zurigo è situata al limite settentrionale dell'omonimo lago, dove il fiume Limmat abbandona il lago stesso. Un poco più a nord, presso il più grande parco zurighese, il Platzspitz, il fiume Sihl, proveniente da sud-ovest, sfocia nel Limmat.

    Verso ovest la città si estende lungo la valle del Limmat. A nord, Zurigo si estende oltre i monti Zürichberg (631 m) e Käferberg (581 m), fino ad arrivare alla valle del Glatt. Il limite orientale invece è posto dai monti Adlisberg (701 m) e Uetliberg (873 m).

    La superficie comunale è di 91,9 km². Il punto più alto è l'Uto Kulm (873 m), il punto più basso è il fiume Limmat, al confine con il comune di Schlieren (402 m).



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    Turismo


    Nodo del traffico cittadino, la Bahnhofplatz è dominata dal serrato edificio dell’Hauptbahnhof, grande stazione ferroviaria costruita nel 1865-1871 e preceduta dal monumento ad Alfred Escher (1889), promotore della linea ferroviaria del San Gottardo. A nord della stazione si riconosce lo scenografico complesso architettonico del Landesmuseum, fantasiosa rivisitazione di un castello medievale.


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    Scorcio della Bahnhofstraße con la decorazione natalizia usata dagli anni settanta fin quasi ai giorni nostri



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    Il grande Museo Nazionale Svizzero (Schweizerisches Landemuseum), costruito nel 1893-1898 da Gustav Gull, accoglie un’ampia rassegna di tutte le manifestazioni della storia e della cultura elvetiche, dalla preistoria ai nostri giorni. Le prime sale sono dedicate all’arte sacra e profana del medioevo e del XV e XVI secolo: frammenti di affreschi del IX e XI secolo, sculture lignee romaniche, pale d’altare, gruppi e statue lignee d’arte gotica del XVI e XVII secolo. Polittici e tavole di Holbein il Vecchio, del Maestro delle Violette, di artisti del ‘400 lombardo; opere della cosiddetta scuola zurighese del Maestro del Garofano (Hans Leu il Vecchio e Hans Leu il Giovane, Hans Fries, Hans Boden) e affreschi di scuola svizzero-tedesca del XV e XVI secolo. Seguono sale dedicate all’artigianato del XIX e XX secolo: ricostruzione di botteghe artigiane per la fabbricazione di torchi, botti, carri; fonderie di campane e cannoni; mulini; utensili agricoli. Ampi spazi sono destinati alla ricostruzione di ambienti del XV e XVI secolo: sala del Consiglio di Mellingen, camere dell’abbazia di Fraumünster di Zurigo; vetrate, stemmi e mobili rinascimentali; oggetti e vasi di farmacia provenienti dall’abbazia benedettina di Muri. L’artigianato del XVI e XVII secolo è rappresentato da orologi, gioielli; tessuti, costumi tradizionali e vetrate; mobili, arazzi, dipinti argenti e grandi stufe in maiolica ripropongono tipici interni di case sei-ottocentesche. Ricca poi la collezione di armi e armature dal IX al XX secolo con stendardi, armi da parata ed equipaggiamento delle truppe svizzere al servizio dei vari paesi europei (XVIII e XIX secolo). Numerosi anche i reperti della Svizzera preistorica e gallo-romana. In una sala a forma di chiesa gotica, plastico della battaglia di Murten con figurine in stagno e, alle pareti, monumentali affreschi di Ferdinand Hodler raffiguranti le battaglie combattute dei Confederati.


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    Alle spalle del museo, il parco civico (Platzpromanade), conosciuto anche come Platzspitz, occupa una stretta lingua di terra delimitata dai fiumi Sihl e Limmat. Di gusto ottocentesco, con statue di uomini illustri e fontane, è stato per alcuni anni tristemente famoso perché punto d’incontro di tossicodipendenti e spacciatori, con discussi esperimenti di distribuzione controllata di droghe pesanti.



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    L’ampio e animato viale Bahnhofstrasse, tracciato nella seconda metà dell’800, corre per oltre un chilometro dalla Bahnhofplatz alla Burkliplatz. Principale arteria della città, in parte riservata ai pedoni, è fiancheggiata da signorili palazzi ottocenteschi, moderni edifici, sedi di banche ed eleganti negozi. La Bahnhofstrasse attraversa la Paradeplatz, mercato di bestiame della città barocca, in seguito piazza d’armi per la sua vicinanza agli arsenali cittadini. Oggi è il cuore della città moderna e principale nodo tranviario urbano.



    Monumenti e luoghi d'interesse



    Chiese



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    Il Grossmünster è l'antico duomo di Zurigo, dedicato ai santi patroni della città che erano Felix e Regula. Oggi è una chiesa protestante simbolo della città. Si tratta di una costruzione di carattere prevalentemente romanico anche se la sua caratteristica più vistosa è la parte terminale delle due torri gotiche, che vengono coronate da due piccole cupole di epoca barocca.

    Si tratta di una basilica a tre navate priva di transetto che si affaccia direttamente sulla Limmat.


    Fraumünster




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    È insieme al Grossmünster la chiesa più importante di Zurigo. Le due chiese si affacciano dalle rispettive sponde del fiume Limmat, che divide il centro storico in due parti. Il Fraumünster si trova sulla riva sinistra, ossia quella occidentale. Seguendo gli sviluppi storici svizzerotedeschi, è diventato un tempio protestante.

    La chiesa si basa su una costruzione eretta in epoca carolingia. Il suo impianto attuale è legato prevalentemente all'architettura gotica. Tuttavia, vi sono importanti elementi romanici come i tre finestroni in seguito decorati da Marc Chagall: essi costituiscono uno dei maggiori elementi decorativi della chiesa, nel complesso abbastanza spoglia come vuole la tradizione zwingliana.


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    Fraumünster a sinistra, chiesa di San Pietro (St. Peter) a destra

    La chiesa, in origine provvista di due torri, fu profondamente ristrutturata nel settecento: della torre sud oggi rimane solo la base, mentre quella settentrionale venne rialzata ed ulteriormente decorata secondo gli influssi del barocco.



    Peterskirche




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    St. Peter è la più antica parrocchia medievale. Si trova nelle vicinanze del Lindenhof, che era un tempo un castello romano, e le sue origini risalgono molto probabilmente al tempo dei Romani. La prima menzione è dell'857, quando il re Ludovico il Germano dona le entrate della parrocchia all'abbazia di Fraumünster. Nel 1345 il borgomastro Rudolf Brun, artefice dello statuto delle corporazioni zurighesi, acquisisce i diritti e i tributi di St. Peter (decima). Nel 1360 vi fu inumazione di Brun nel coro della chiesa la cui tomba e lapide si trovano sul muro esterno della torre. Il primo parroco riformato, Leo Jud (1523-1542), che era amico di Zwingli, lavorò alla prima traduzione zurighese della Bibbia. Tra il 1778 ed il 1801 lavorò a St, Peter il parroco J.C. Lavater (scrittore e fisiognomo), amico del giovane Goethe. La sua tomba si trova addossata al muro esterno della chiesa, mentre una sua stele commemorativa è posta nel coro.

    Quattro sono le costruzioni preesistenti: preromanica verso 1'800, del primo periodo romanico verso i 1000, tardo-romanica all'inizio del XIII secolo (torre e coro conservati) ed infine tardo-gotica verso il 1450. La costruzione attuale ha una sala con tribuna di stile barocco 1705-06, prima nuova costruzione di una chiesa riformata di Zurigo.

    Gli elementi architettonici attuali sono: la torre tardoromanica-gotica; il coro dell'inizio del XIII secolo, con frammenti di affreschi del XIV e XV secolo; la navata barocca e la tribuna situata sotto tre volte a botte segmentate sorrette da colonne toscane. Da notare ancora le stuccature ornamentali di Salomon Bnrk, (Zurigo). Collaborazione di Franz Schmutzer, (Wessobrunn) per le colonne. Vi fu un restauro nel 1970-74 che garantiì il rifacimento comprendente anche le pitture delle facciate del 1705-06. Elemento di spicco è la fonte battesimale del 1598 con stuccature barocche. Gli stalli del coro del XV secolo provengono da monasteri della città secolarizzati con intagli e misericordie. Si ricordano ancora il leggio del pulpito (1705-06) ed il baldacchino del pulpito (1790). Vi sono dei ricchi cartocci d'acanto con versetti della Bibbia sopra il pulpito. Il lampadario di cristallo venne rifatto su un modello del 1710. La chiesa ha un organo del 1974 con 53 registri. Una particolarità: l'orologio della torre è il più grande quadrante d'Europa (diametro 8,7 m), mentre le cinque campane del 1880, di cui la più grande, la bemolle, pesa 6.203 kg. C'è stato un picchetto d'allarme nella torre fino al 1911.



    Predigerkirche


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    In primo piano, il campanile neogotico della Predigerkirche, sullo sfondo le torri medievali delle principali chiese


    Poco dopo la fondazione dell'ordine domenicano, i monaci predicatori (Predigermönche) vennero chiamati a Zurigo dal Consiglio cittadino. Nel Niederdorf costruirono un monastero e una chiesa. Nella prima metà del XIV secolo, il monastero costituiva il centro della vita culturale della città; poco dopo la sua influenza perse d'importanza. Nel 1524 il Consiglio cittadino sotto l'influsso della Riforma, chiuse il monastero. I servizi religiosi per il quartiere e l'ospedale dello Spirito Santo (Heiliggeist) adiacente alla chiesa (da cui spesso il nome di "Kirche zu Predigern und Heiliggeist"), all'epoca venivano tenuti nel coro che era separato dalla navata della chiesa, e ciò fino all'inizio del XVII secolo, quando venne effettuata la trasformazione della navata. All'epoca la parrocchia divenne autonoma. Nel Medioevo la confraternita dei membri del Consiglio che andò in pellegrinaggio a Santiago de Compostela possedeva un altare nella Predigerkirche. Al tempo della Riforma, per un breve periodo divenne parroco della Predigerkirche lo spiritualista scacciato da Wittenberg A. Bodenstein detto Karlstadt. Gottfried Keller è stato battezzato alla Predigerkirche, e come si può leggere in "Enrico il Verde" vi è anche stato cresimato: in questa chiesa è stato ugualmente battezzato il suo contemporaneo Conrad Ferdinand Meyer.

    La chiesa dei domenicani costruita in stile romanico fu terminata nel 1269. Nella prima metà del XIV secolo il coro venne rifatto in stile alto gotico; è una delle opere più importanti dell'architettura dell'ordine dei frati questuanti in Svizzera. Verso il 1540 la navata e il coro vennero divisi da un muro. Dal 1606 al 1614 la navata venne trasformata nella prima sala di chiesa protestante del primo barocco nell'area culturale della Germania meridionale. L'ideazione di questa sala di preghiera, con in mezzo alla parete frontale un'edicola, e sotto di essa il fonte battesimale, divenne un modello per molte costruzioni di chiese ortodosse riformate. Nel 1873 nel coro della chiesa venne collocata la biblioteca cantonale. Nel 1879 la Predigerkirche acquisì il primo organo dopo la Riforma. Nel 1887 l'edificio del monastero venne distrutto da un incendio; al suo posto nel 1915 sorse la Zentralbibliothek. Nel 1900, la chiesa venne dotata della torre più alta della città che misura 97 metri, progettata da G. Gull e chiaramente ispirata a quelle crollate del Grossmünster. Interamente restaurata negli anni sessanta. Sono di questi anni l'organo (46 registri) e l'arazzo sulla parete frontale di Ruth von Fischer.


    Edifici



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    Stazione Centrale




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    Municipio di Zurigo

    Hauptbahnhof Zürich (stazione centrale; costruita verso la metà del XIX secolo, con grande centro commerciale, il Shop-Ville, all'interno)




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    Zentralbibliothek Zürich (biblioteca centrale)


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    ETH-Hauptgebäude (edificio principale del politecnico zurighese del XIX secolo)




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    Zürcher Rathaus (municipio di Zurigo)



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    Schauspielhaus di Zurigo (teatro cittadino)



    Musei





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    Collezione Bührle


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    Kunsthaus Zürich, (museo d'arte con opere di Edvard Munch, Alberto Giacometti ed altri)


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    Schweizerisches Landesmuseum, (Museo nazionale svizzero, costruito nel XIX secolo)



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    Museum für Gestaltung, (Centro espositivo di tutto ciò che ha a che vedere con la "forma". Centra l'attenzione in particolare su design, architettura, comunicazione visuale, cultura quotidiana, fotografia, arte e media)



    Curiosità

    La lingua ufficiale è il tedesco, ma nel parlato, nelle radio/televisioni locali e talvolta nelle scuole, viene parlato lo Züritüütsch, il dialetto della regione, una variante dell'alemanno.
    Il 10 giugno 2008, Zurigo è stata designata da Mercer per la settima volta consecutiva quale la città con la migliore qualità di vita del mondo. La rinomata Mercer Human Resource Consulting ha esaminato 215 grandi città in base a 39 parametri quali tempo libero e ricreazione, sicurezza, pulizia, stabilità politica ed economica, ma anche infrastruttura medico-sanitaria.
    Ogni anno in città, in un sabato di metà agosto, si svolge per le strade cittadine, la Street Parade, un enorme Techno Rave Party che mobilita centinaia di migliaia di persone da varie parti d'Europa, soprattutto da Svizzera, Austria, Germania, Francia e Italia; Viene considerato uno dei più grandi ed importanti raduni del genere Techno e Dance nel mondo.
    Alla città è intitolato l'asteroide 13025 Zürich.
    Il vecchio ospedale psichiatrico della città, il Burghölzli, all'inizio del Novecento divenne uno dei principali centri della psichiatria europea: in pochi anni i suoi psichiatri, formatisi sotto la guida di Eugen Bleuler, fornirono la definizione di schizofrenia e di autismo, inventarono il metodo delle libere associazioni, avviarono l'indirizzo fenomenologico in psichiatria, e crearono il test delle macchie di Rorschach.


     
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  4. tomiva57
     
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    Locarno


    Da Wikipedia


    Locarno (Locarn in dialetto ticinese) è un comune svizzero, capoluogo del distretto omonimo e polo regionale, si trova sulla sponda settentrionale del Lago Maggiore nelle vicinanze di Ascona, a cavallo tra le Prealpi luganesi e le Alpi Lepontine.

    Nel 1928 i comuni di Locarno (1920: 5.045 abitanti) e Solduno (1920: 549 abitanti) sono stati aggregati in un solo comune denominato Locarno.

    La città ha oltre 15.000 abitanti, il che la colloca in terza posizione nel Canton Ticino dopo Lugano e Bellinzona. Considerando tutta la zona urbana la popolazione supera le 50.000 unità.

    Infatti già la stazione ferroviaria si trova all'esterno dei confini comunali, a Muralto e uno dei suoi simboli, la Madonna del Sasso si trova sul territorio comunale di Orselina.

    Reputata meta turistica, grazie in particolare al favorevole microclima, che consente alla vegetazione mediterranea e subtropicale di prosperare, e alla presenza del lago.

    La sua notorietà è dovuta anche al Festival internazionale del film di Locarno, secondo festival in termini di longevità (prima edizione nel 1946) dopo quello di Venezia.


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    La città, adagiata in una conca protetta da una corona di montagne, si sviluppa sul lato sinistro del delta della Maggia (uno dei maggiori estuari lacuali d'Europa), mentre sulla sponda destra troviamo i borghi di Ascona e Losone.

    Con i suoi poco più di 190 m s.l.m., misurati alla foce della Maggia, Locarno è la quota più bassa della Svizzera, ma il territorio comunale arriva sino ai 1.400 metri e oltre di Cardada-Colmanicchio. Il nucleo storico si estende dalle pendici della Cimetta all'antica riva del Verbano verso cui si apriva la fronte di edifici porticati posti sul lato nord-ovest dell'odierna Piazza Grande. Da qui si dipartono i vicoli che salgono verso la città vecchia caratterizzata dalla chiesa di San Francesco d'Assisi con l'antico convento e dal quartiere di Sant'Antonio abate. A sud della piazza si estende il Quartiere nuovo sorto sul delta del fiume Maggia bonificato: uno dei principali esempi in Svizzera di impianto urbanistico a scacchiera ortogonale.

    L'allacciamento alla rete ferroviaria costituì la premessa decisiva per lo sviluppo urbano e turistico del borgo negli ultimi decenni del secolo XIX e all'inizio del secolo XX. La rete stradale si è sviluppata lungo la direttrice est-ovest parallelamente all'espansione edilizia verso Muralto e Solduno. La recente realizzazione della galleria stradale Mappo-Morettina ha alleggerito di molto il traffico cittadino.


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    Storia

    Dalla preistoria al medioevo

    I primi insediamenti organizzati risalgono all'età del bronzo (attorno al 1000 a.C.) e sono testimoniati, tra gli altri, dai sepolcreti di San Jorio e Sant'Antonio. Altre necropoli, e fra esse quelle di Solduno, segnalano una presenza continuata anche nella successiva età del ferro.

    Forse già nel VII secolo a.C. i Leponti si sovrapposero e si amalgamarono alla popolazione autoctona, probabilmente ligure, dando vita a una comunità liguro-celtica. La conquista romana risale al II secolo a.C., come provano tombe sia nel "pagus" sia nelle vallate circostanti; Muralto, stando alle indagini otto e novecentesche, era un fiorente centro residenziale romano, quasi certamente il maggiore dell'area. Scriverà ai primi del secolo scorso il prelato e archeologo Giovanni Baserga: « All'inizio dell'impero romano, il Locarnese doveva già possedere una popolazione numerosa, ricca e industriale, non era punto scomparsa la popolazione gallica, che aveva preceduto la conquista e la penetrazione di Roma, anzi essa convisse e presto si fuse con gli elementi latini [...] ». Nel museo del Castello Visconteo sono conservate le colombe vitree romane legate ai riti funebri.

    Scomparsi nel III secolo d.C. i Romani, scarse, per non dire nulle, sono le tracce altomedievali. Il epoca longobarda, il Locarnese faceva parte della giurisdizione del contado di Stazzona. Esistono vari documenti che si riferiscono alla zona datati 712, 807, 822, 842, 866, il 4 luglio 870 da Capua l'imperatore Ludovico II il Germanico assegnò a sua moglie Angilberga la corte di Locarno, e 17 aprile 882, in cui Carlo il Grosso cedette la "corte regia" di Locarno e delle sue pertinenze a sua madre, l'imperatrice Engelberga (anche Angelberga o Angilberta). Nel 886 è attestata una corte regia di Locarno.

    Il 15 gennaio 998 Liutfredo, vescovo di Tortona, vendette al duca Ottone, padre del papa Gregorio V, il castello di Locarno assieme a molte terre milanesi per 300 lire. Attorno al Mille, il contado finì nelle mani dei Milanesi: feudatari i Da Besozzo, valvassori maggiori dell'arcivescovo. Dal loro ceppo nasceranno le famiglie nobiliari locarnesi: i Duni, i Magoria, i Muralto, gli Orelli. Questa corporazione godette di grande autonomia e guadagnò autorità e forza nel tempo potendo imporre dazi e pedaggi. Beneficiò della protezione di Federico I il Barbarossa che, dopo averle concesso l'esercizio di un mercato mensile nel 1164, la pose, il 27 aprile 1186, da Biasca, sotto la diretta dipendenza imperiale; i "fideles homines" della pieve ottennero anche l'esenzione dal servizio militare e dalle imposte. Privilegi confermati dagli imperatori Ottone IV il 19 aprile 1210 e Federico II nel 1219. L'antica pieve di Locarno comprendeva la riva destra del Lago Maggiore (da Ronco sopra Ascona), la Vallemaggia, la Valle Onsernone, la valle Verzasca, le Centovalli e il piano di Magadino fino a Cugnasco e il Gambarogno. Fino all'inizio del secolo XI appartenne all'arcidiocesi di Milano, in seguito alla diocesi di Como.

    Tra il 1239 e il 1249 Locarno fu governata dal condottiero Simone de Orello, fedelissimo dei Visconti. Il 25 giugno 1278 l'arcivescovo Ottone Visconti pretese sotto pena di interdetto la restituzione del prestito di guerra concesso dal convento di Santa Margherita a Simone de Orello, capitano generale di Milano ed a Hermano Pigozio, giudice del podestà di Milano. Il 12 gennaio 1311 Giacomo Orelli, a nome dei Capitanei, fece riconoscere dall'imperatore Enrico di Lussemburgo, di passaggio a Milano, le donazioni loro fatte dai suoi predecessori; il 3 febbraio confermò a Leone, vescovo di Como, il dominio sulla pieve di Bellinzona e sulle pievi di Locarno e Ascona; il 16 febbraio l'imperatore riconobbe la diretta dipendenza dall'impero germanico di Giacomo Orelli e di Petraccio da Muralto.

    Nel periodo immediatamente successivo, il dominio passò perciò a Como, che lo manterrà sino al 1342, sebbene non ininterrottamente a causa delle continue guerre tra guelfi e ghibellini (il borgo verrà dato alle fiamme dai vendicativi comaschi (ghibellini) nel 1259 oppure, come riportano altre fonti nel 1260 o 1262). Il 1º maggio 1340 Luchino e Giovanni Visconti, risaliti dal lago al comando di una munita flotta, assediarono ed espugnarono il castello e tutta la regione tornò sotto sovranità milanese. Il 6 febbraio 1343 Luchino Visconti emanò un editto contro i banditi della Lombardia e del contado di Locarno.

    Il 14 gennaio 1354 Giovanni Visconti tolse ai Capitanei le franchigie di dazio, indennizzandoli con 4000 lire terzole. Il 31 maggio 1365 Galeazzo Visconti incaricò Matteo da Pescia, capitano del Lago Maggiore, di correggere e riformare gli statuti di Locarno poiché oggetto di contesa; il 16 gennaio 1391 Gian Galeazzo Visconti approvò gli statuti della comunità di Locarno e il 3 febbraio furono letti, approvati e pubblicati nel Consiglio generale. Il 25 gennaio 1397 il borgo di Locarno fu di nuovo aggregato al contado di Stazzona (Angera) unitamente a Ronco sopra Ascona, Brissago, Losone, Solduno, Gordola ed altre terre. Il 26 luglio 1407 Giovanni Maria Visconti riconobbe e confermò le franchigie dei Capitanei locarnesi; il 2 agosto 1412 Filippo Maria Visconti riconfermò gli antichi diritti dei medesimi. Il 14 maggio 1436 Filippo Maria Visconti fu giudice di una lite tra gli Orelli, Magoria, Muralto ed i locarnesi contro i notabili di Ascona. Il 1439 viene ricordato per l'infeudamento da parte di Filippo Maria Visconti dei conti Rusca, che grande blasone daranno alla comunità, a partire dal capostipite Franchino Rusca. Saranno lui e i figli, ad esempio Giovanni Nicolò Rusca, a trasformare la primigenia fortezza in residenza signorile. Il 21 luglio 1475 i Capitanei locarnesi fecero riconoscere da un ambasciatore ducale milanese le loro franchigie....


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    La Magnifica Comunità di Locarno corrispondeva in pratica alla pieve, una delle nove che attorno al Mille componevano il contado di Stazzona. Abbracciava il territorio compreso tra Ronco sopra Ascona e Cugnasco, valli e Riviera del Gambarogno incluse. Un funzionamento macchinoso, la rissosità degli abitanti e le rivalità tra ogni singolo nucleo alimentano, agevolati dalle esose pretese degli amministratori -dapprima i Capitanei, ovverosia la nobiltà locale, e quindi i conti Rusca, cui i duchi di Milano consegnano il feudo-, le continue spinte secessioniste. Il distacco della Vallemaggia "et Pertinentiarum", successivo ad una sommossa, avviene già nel 1403 ed è confermato di volta in volta (con e senza Valle Verzasca, con e senza Valle Lavizzara) sino alla creazione della Repubblica Elvetica. La frantumazione politica di quello che nel frattempo, ormai sotto controllo svizzero, è diventato un baliaggio, e che in epoca moderna diverrà distretto, si completa a cavallo tra il Sette e l'Ottocento con la nascita di una miriade di autonomie.


    Le tre corporazioni

    Nel Medioevo, il "Comune Grande" è guidato dalle "università" dei nobili (universitas nobilium dominorum et capitaneorum) e dei borghesi (universitas burgensium). I membri, che si spartiscono innumerevoli privilegi, oltre che entro i confini del borgo possono risiedere nei dintorni (Muralto, ai tempi appendice di Orselina, è d'altronde il quartier generale dell'omonima famiglia). I rappresentanti di queste gilde siedono in forze negli organi dirigenti dove i delegati delle altre "vicinie" che aderiscono alla comunità fanno la figura dei comprimari. Nel Cinquecento le suddette associazioni vengono affiancate da quella dei terrieri che raggruppa i casati presenti da generazioni, ma non originari di Locarno.

    La loro influenza politica, più o meno marcata a seconda del momento storico, dura sino all'alba dell'Ottocento. Sciolta nel 1859 la corporazione dei terrieri (il cui archivio viene ceduto al comune, mentre quello dei nobili, assai più prezioso, era stato smembrato e parzialmente disperso quattro anni prima), praticamente estinte le famiglie di più alto lignaggio, oggi solo quella dei borghesi ha ancora voce in capitolo, soprattutto in quanto proprietaria di fondi e di stabili; in un'ottica ticinese, corrisponde al patriziato. Il suo stemma è "rosso e verde al bue passante". Secondo il Gilardoni, non è invece provato che le armi delle altre due corporazioni siano l'aquila e l'agnello: un errore generato dai bassorilievi provenienti da demolizioni e incorporati nella facciata cinquecentesca della chiesa di San Francesco.


    Il patriziato di Solduno


    Sul territorio di questa frazione comunale è ancora attivo il locale patriziato. Il comune patriziale comprende tutte le famiglie anticamente originarie del luogo che amministrano i beni indivisi della comunità quali i boschi, i pascoli, i monti, gli alpeggi e sono responsabili per la manutenzione dei manufatti, delle strade, dei ponti, dei sentieri, delle sorgenti, degli acquedotti e delle fontane.

    Dalla seconda metà del secolo XX vi possono far parte anche i figli di una patrizia sposata con un non patrizio e le mogli patrizie sposate con un non patrizio.

    Pure ancora attivo è il patriziato promiscuo Locarnese e Soldunese.


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    Monumenti e luoghi d'interesse


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    La Collegiata di Sant'Antonio Abate, nell'omonima piazza. L'edificio attuale risale al 1664; il coro fu consacrato nel 1682, la navata nel 1692. Il campanile seicentesco fu sopraelevato nel 1741 e negli anni 1760-1761.


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    La Chiesa di San Francesco, nella piazzetta che ne porta il nome.
    L'attiguo ex convento di San Francesco dai due chiostri colonnati, oggi sede principale dell'Alta scuola pedagogica, venne radicalmente trasformato e ingrandito tra il 1892 e il 1894, dapprima per ospitare il ginnasio cantonale, poi, dopo ulteriori metamorfosi, l'Istituto magistrale cantonale. A pianterreno dell'antica ala sud (l'odierno corpo centrale) degna di nota è la sala, già refettorio dei frati, interamente affrescata dal locarnese Antonio Baldassarre Orelli (1669-1731) nel 1716 con l'Ultima Cena sulla parete est, e le Nozze di Cana su quella opposta; nella volta san Francesco d'Assisi; nelle vele delle altre due pareti, le Virtù teologali, a sud la Speranza col simbolo dell'àncora, a nord la Carità coi fanciulli e la Fede con l'Eucarestia; finte architetture (quadrature) incorniciano tutte le scene. Fu da una delle celle di questo convento che, nel 1480, fra' Bartolomeo da Ivrea vide la Vergine, poi detta del Sasso perché apparsagli su una rupe sovrastante, su cui venne in seguito edificato il santuario.

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    In Piazza San Francesco spicca il Monumento funebre di Giovanni Orelli (privo del sarcofago originario) con l'affresco della Madonna col Bambino e due Santi, opera di Stefano da Velate. Rstaurato negli anni 1870 e 1891.



    La Chiesa di Santa Maria Assunta (Chiesa Nuova) e la Casa dei canonici, in Via Cittadella.

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    statue di S. Rocco e di S. Cristoforo





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    La Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano (Sant'Eugenio), in Via Cappuccini.
    Il convento dei Cappuccini, soppresso nel 1852, fu ampliato e rimodernato a più riprese nella seconda metà del secolo XIX e nel secolo XX, adattando la struttura ad uso scolastico (Istituto Sant'Eugenio per sordomuti) a partire dal 1885 per impulso di monsignor Eugenio Lachat, primo Amministratore apostolico della diocesi di Lugano, affidandolo alle Suore della Santa Croce di Menzingen; nel 1890 le Suore di Carità della Santa Croce di Ingenbohl di fianco all'istituto aprirono un nuovo edificio per istruire i sordomuti; l'istruzione durava almeno otto anni continui, il Governo ticinese per 30 sordomuti erogò il sussidio annuo di 250 franchi ciascuno: nel 1895 i risultati meravigliosi strapparono vivissimi elogi.
    La Chiesa di Santa Caterina
    Il monastero di Santa Caterina, in Via delle Monache, già appartenente all'ordine degli Umiliati, vasto isolato affiancato al lato nord ella chiesa di Santa Caterina, formato da tre corpi principali articolati attorno ad una corte ed uniti da un unico portico; eretto negli anni 1616-1643 e ampliato nel XVII secolo. Le Agostiniane vi presero sede nel 1627. Attorno alla metà del Settecento venne trasformato in un edificio rettangolare a sei campate rivolto ad ovest con coro maggiore allineato e coro minore chiuso per le suore. Sulla facciata del portico mediano: affreschi settecenteschi in parte deperiti; nell'ala est, la più antica, è situato il refettorio coperto con volta a botte lunettata, ornato con un dipinto murale raffigurante l'Ultima Cena, del secolo XVII. Nel monastero si conserva una ricca collezione di statue, dipinti e oggetti sacri dei secoli XVI-XVIII. Nel 1893 le monache aprirono un istituto per l'istruzione ed educazione cristiana delle giovani, dalle suole elementari fino alle magistrali; oltre alle materie di base, mediante un equo compenso, si danno lezioni di tedesco, inglese, musica e pittura

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    La Chiesa di Santa Caterina


    locarno

    Il monastero di Santa Caterina

    , in Via delle Monache, già appartenente all'ordine degli Umiliati, vasto isolato affiancato al lato nord ella chiesa di Santa Caterina, formato da tre corpi principali articolati attorno ad una corte ed uniti da un unico portico; eretto negli anni 1616-1643 e ampliato nel XVII secolo. Le Agostiniane vi presero sede nel 1627. Attorno alla metà del Settecento venne trasformato in un edificio rettangolare a sei campate rivolto ad ovest con coro maggiore allineato e coro minore chiuso per le suore. Sulla facciata del portico mediano: affreschi settecenteschi in parte deperiti; nell'ala est, la più antica, è situato il refettorio coperto con volta a botte lunettata, ornato con un dipinto murale raffigurante l'Ultima Cena, del secolo XVII. Nel monastero si conserva una ricca collezione di statue, dipinti e oggetti sacri dei secoli XVI-XVIII. Nel 1893 le monache aprirono un istituto per l'istruzione ed educazione cristiana delle giovani, dalle suole elementari fino alle magistrali; oltre alle materie di base, mediante un equo compenso, si danno lezioni di tedesco, inglese, musica e pittura.



    La Chiesa di Santa Maria in Selva(Madonna di Misericordia), in Via Vallemaggia. Citata esplicitamente in un documento del 1º maggio 1400, venne parzialmente demolita nella seconda metà dell'Ottocento.



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    Affreschi di Santa Maria in Selva




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    Già nel 1224 esisteva l'antica chiesa di San Giorgio con annesso convento, poi distrutta da un'alluvione; vi si tenevano le vicinanze; nel 1267 Miro de Muralto fa un lascito ai «fratibus minoribus de sancto Georgio de Locarno»



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    La Chiesa di San Giovanni Battista, in Piazza a Solduno. Si sa di una consacrazione nel 1385 da parte del vescovo di Como e di rimaneggiamenti nel 1582, nonché tra il 1626 e il 1636.



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    La Chiesa della Sacra Famiglia, in Via Serafino Balestra. "Dopo 355 anni a Locarno si costruisce una nuova chiesa", si proclamava nel pieghevole in cui si esortava la popolazione a contribuire al finanziamento dell'erigendo centro religioso.



    La Chiesa della Santissima Trinità dei Monti, sita ai monti della Trinità, nell'omonima piazza.

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    In via Al Sasso su un muro appartenente ad una demolita tipica osteria, di fronte all'albergo Belvedere si ammira entro una cornice in stucco l'affresco del 1738 con la Madonna del Sasso coi Santi Giacomo, Bartolomeo e Maria Maddalena attribuito alla bottega degli Orelli.







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    La Casorella, (ora di proprietà comunale) è un imponente palazzo signorile sorto su un'area originariamente occupata dal castello, fatto forse erigere dal cavaliere e landscriba Andrea Lussy negli anni 1590]-1593 circa, inglobando parti murarie castellane medievali. Successivamente passò alla famiglia Orelli de' Capitani, a cui derivò il nome. Subì trasformazioni del settore ovest nel XVIII secolo, relative al salone d'onore; negli anni 1987-1993 fu restaurato da Franco e Paolo Moro e Vittorio Pedrocchi. L'edificio, preceduto da un giardino, a pianta allungata ha una facciata principale con sottogronda a vele e tracce di dipinti allegorici. Un ampio portale bugnato seicentesco immette nel cortile a nord dove sono visibili i resti della torre quadrata forse riferibile al primo castello. Sulla fronte nord: cinque busti di poeti sopra le porte del pianterreno, del IX secolo. Sul lato ovest sorgono un corpo esterno con una scala a due rampe e una loggetta attribuiti all'asconese Giovanni Battista Serodine (1589/1590-1624) (fratello maggiore di Giovanni Serodine) e forse risalenti al 1615. Nel piccolo atrio d'accesso al salone d'onore: soffitto ornato di stucchi con quadrature illusionistiche attribuiti a Giovanni Antonio Caldelli (1721-1790), del 1787. Di pregevole fattura sono le decorazioni a stucco del secolo XVII e i dipinti dei secoli XVIII e XIX che ornano il sontuoso salone d'onore, con significativi interventi del pittore brissaghese Giovanni Antonio Caldelli e del collega locarnese Giuseppe Antonio Felice Orelli (1706-1776 circa). Sulla parete ovest: finta architettura Di Giovanni Antonio Calelli del 1780, autore di buona parte dei dipinti nelle lunette e nelle volte. Al centro del soffitto: grande olio su tela con il Giudizio di Paride di Giuseppe Antonio Felice Orelli, del 1773. Il camino tardocinquecentesco reca lo stemma dell'urana famiglia Lussy.



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    La Casa Rusca, in Piazza Sant'Antonio n. 1, è un palazzo settecentesco che unisce due edifici più antichi, con portico e cortile con pozzo interno loggiato. Pinacoteca civica che custodisce le collezioni di Jean Arp e Marguerite Arp, il lascito Nesto Jacometti, la donazione Giovanni Bianconi, la donazione Rudolf Mumprecht, la donazione Emilio Maria Beretta e una collezione di tele del locarnese Filippo Franzoni (1857-1911), ragguardevole esponente del movimento detto della scapigliatura, ad esempio, l'olio su tela con la Riva di Muralto. Restauro e ristrutturazione interna a cura degli architetti Franco (nato nel 1948) e Paolo Moro (nato nel 1945), conclusi nel 1981.




    Piazza-grande-Locarno



    Edited by tomiva57 - 25/7/2014, 19:10
     
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    La Piazza Castello è frutto dell'arrivo della superstrada nel centro di Locarno con la riprogettazione dell'antica zona portuale del castello visconteo attuata da ]Aurelio Galfetti e Marco Kràhenbühl, collaboratore per la pianificazione, nel 1996. Il portale della galleria Mappo-Morettina, un grande muro di sbarramento delle immissioni foniche e l'ampia rotonda per il traffico veicolare furono trasformati in elementi generatori di spazi intesi a risolvere l'impatto tra le zone di traffico e quelle pedonali. Nel sottopassaggio della rotonda sono visibili elementi murari dei secoli XIII e XV, appartenenti all'antico porto castellano, riemersi durante gli scavi archeologici del 1997.




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    La Piazza Grande, una delle piazze più belle e conosciute della Svizzera. Eccone l'efficace descrizione che ne fa l'eclettico scrittore, storico e critico d'arte locale Piero Bianconi (1899-1984) in «Per fortuna, e quasi si vorrebbe dire miracolosamente, ha mantenuta pressoché intatta, salvo qualche lieve sgarro, la lunga e compatta e flessibile sfilata di case che la limitano a monte: la torre civica pare che le sorvegli perché stiano ben serrate. (...) Sono case che a prenderle una a una non hanno niente di singolare, sono mediocri, né belle né brutte, e senza grandi variazioni tra loro; ma così strette insieme e unanimi fanno un bellissimo vedere, la loro bellezza nasce dal ritmo che le unisce, dalla coerente continuità: sono come parole usuali, di tutti i giorni, unite con garbo a formare una bella frase armoniosa.» Molti palazzi e case furono trasformati o ricostruiti dal secolo XVI al XX. Nel 1825 l'ampio slargo creatosi inseguito al ritiro del lago verso la fine del secolo XVIII fu sistemato con opere di miglioria, la posa dell'acciottolato e la realizzazione del giardino pubblico su disegno di Domenico Fontana, dove sorge l'attuale Palazzo postale. Sul lato sud si allineano edifici dei secoli XIX e XX;





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    il municipale settecentesco, già della famiglia Marcacci, adibito a sede comunale nel 1855; rinnovato internamente da Giuseppe Franzoni nel 1871 conservando le caratteristiche originarie della sala municipale; trasformazioni e sopraelevazione nel biennio 1896-1897 su progetto di Ferdinando Bernasconi senior che disegnò la facciata neorinascimentale con loggette trifore all'ultimo piano; subì lavori di rimodernamento verso il 1950 e nel 1970;




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    Parco

    In Largo Zorzi era anticamente la riva del lago in continuazione dell'attuale Piazza Grande; vi si affacciano palazzi ottocenteschi con portici; i giardini pubblici furono sistemati con viali e platani nell'ampio spazio libero corrispondente all'antica riva del lago da Francesco Galli e dal giardiniere Giuseppe Molinari negli anni 1869-1871, con viali di magnolie, rododendri e diverse piantagioni nel periodo 1882-1886 e successivi ampliamenti e risistemazioni;




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    Teatro Casinò-Kursaal fu realizzato nel 1902 per la Società del Teatro da Ferdinando Bernasconi senior in collaborazione col pittore Filippo Franzoni,alterato all'esterno e completamente trasformato all'interno



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    Palazzo Morettini (Biblioteca cantonale), edificio risalente al 1709 su progetto dell'architetto ticinese Pietro Morettini, completamente trasformato nel 1854 da Giuseppe Franzoni su incarico dell'avvocato Pietro Morettini, subì ulteriori trasformazioni nel 1870 forse su progetto di Francesco Galli. Ha una a facciata principale neoclassica e la fronte verso il giardino interno, trasformata nel 1897 di gusto neorinascimentale con basse ali laterali terrazzate. Nel salone d'onore: soffitto dipinto in stile neorococò attribuito a Giovanni Antonio Vanoni, del 1870 circa



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    Casa del Negromante, il cui appellativo deriva da Giovan Battista Orelli detto il Negromante che qui visse nel XVIII secolo, è un ampio edificio quadrilatero d'origine medievale trasformato e ampliato a più riprese dal XV secolo in poi, è con ogni probabilità il fabbricato civile più vetusto oggi presente in città. Tra i molti stabili patrizi del nucleo che meriterebbero più di una distratta occhiata, è d'obbligo almeno riferire di questo edificio abitato dalla nobile famiglia Magoria forse già nel XIII secolo. Sul lato est del cortile si apre un portico ligneo sovrastato da una loggia. Restauri negli anni 1991-1995. Nell'androne, in alto, sono visibili dipinti decorativi della metà del XVI secolo, fra cui due fregi con lo stemma della comunità (leone, o leopardo, rampante), l'emblema confederato ("il più antico esemplare dipinto in Svizzera della croce a bracci allungati", a detta dello storico dell'arte Johann Rudolf Rahn), gli stemmi quasi cancellati di Ursula Magoria e di Ambrosius Püntiner del Canton Uri e, nelle vile del portale d'ingresso, due stemmi del Canton Uri. Al piano nobile: tre sale quattrocentesche, di cui una con soffitto a cassettoni dipinto, della metà del XV secolo











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    Piazza Fontana Pedrazzini di forma quadrata, posta al centro del Quartiere Nuovo, la fontana in granito fu realizzata da Ferdinando Bernasconi junior e da Giacomo Alberti di Bedigliora negli anni 1923-1925; intorno al bacino principale stanno tritoni, sirene e ranocchi in bronzo dello scultore Fiorenzo Abbondio di Ascona.


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    Solduno

    Centro abitato tra i più antichi della regione, attestato da un'importante necropoli dell'età del ferro e d'epoca romana, annovera diverse case rurali e borghesi ben conservate. Nel 1928 l'antico comune si è fuso con quello di Locarno.



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    Il castello visconteo visto da ovest





    Vestigia del castello visconteo (XIII-XV secolo), contraddistinte da mura con merlatura ghibellina, parzialmente rifatta durante la radicale opera di restauro intrapresa tra il 1921 e il 1928. È quanto resta della possente macchina bellica che i Confederati decisero di smantellare nel 1531. Al suo interno troviamo il Museo civico e archeologico, rinomato soprattutto per la sua collezione di vetri romani (I-IV secolo) di Emilio Balli.


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    interno




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    Ribellonia, Carnevale in Piazza Solduno (febbraio/marzo)




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    Stranociada, Carnevale in Città Vecchia
    (febbraio/marzo)




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    Mostra internazionale delle camelie presso il parco omonimo (marzo/aprile)





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    Brocante, mercato delle pulci e dell'antiquariato in Città Vecchia (maggio)



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    Mercato di Natale in Città Vecchia (dicembre)


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  7. tomiva57
     
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    berna



    Berna


    La città di Berna (in tedesco Bern, in francese Berne, in romancio Berna) è la capitale della Svizzera. Lo è solo de facto: la Costituzione non contiene infatti riferimenti alla capitale federale, solo l'articolo 58 della legge sull'organizzazione del governo e dell'amministrazione stabilisce che Berna è la sede amministrativa del Consiglio federale, dei Dipartimenti e Cancelleria dello Stato . La città di Berna è anche il capoluogo del Canton Berna, il secondo per popolazione tra i 26 Cantoni svizzeri. Conta 123.466 abitanti ed è la quinta città più popolosa della Svizzera dopo Zurigo, Ginevra, Basilea e Losanna.

    L'etimologia del nome Berna è incerta. Secondo la leggenda locale, Berthold V di Zähringen, il fondatore dell'attuale capitale svizzera, scelse come nome della città il nome del primo animale che incontrò a caccia, che si rivelò essere un orso. E' stata a lungo considerata probabile l'ipotesi che la città prenda il nome dalla città italiana di Verona, che all'epoca era conosciuta come Berna nell'alto medioevo tedesco. Dopo il ritrovamento di una tavoletta di zinco nel 1980 che riportava un'iscrizione in lingua celtica, è ora più probabile supporre che la città prenda il nome da un preesistente toponimo, forse dal significato di "fenditura".
    L'orso è l'animale araldico, del sigillo e dello stemma di Berna almeno dall'anno 1220.



    Storia

    Storia antica

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    Veduta aerea di Berna


    Non esiste alcuna prova archeologica che indica un insediamento sul sito del centro cittadino odierno prima del XII secolo. Nell'antichità, un villaggio celtico si trovava sull'Engehalbinsel, a nord di Berna, fortificato nel II secolo a.C., che si pensa essere uno dei dodici forti dei Elvezi menzionati da Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico. Durante l'epoca romana, fu costruita una piccola cittadina gallo-romana sullo stesso sito del forte degli Elvezi.

    Epoca medioevale

    Nel Medioevo, vi era un insediamento a Bümpliz, oggi un quartiere della città di Berna, circa 4 km dalla città medievale.
    La città medievale fu fondata Berthold V di Zähringen, che salì al potere in Alta Borgogna nel XII secolo. Secondo la storiografia del XIV secolo (Cronica de Berno, 1309), Berna fu fondata nel 1191 proprio da Berthold V sul fiume Aare.
    Nel 1218, Berthold V morì senza designare un erede al trono; così, Berna fu dichiarata libera città imperiale dall'imperatore del Sacro Romano Impero Federico II.


    La Vecchia Confederazione Elvetica


    Nel 1353 Berna si unì alla giovane Confederazione Elvetica, diventando uno degli "Otto Cantoni" del periodo dal 1353 al 1481. Berna invase e conquistò nel 1415 Argovia e nel 1536 Vaud e altri territori più piccoli, diventando così la più grande città-stato a nord delle Alpi. Nel XVIII secolo il territorio di Berna comprese la maggior parte di quelli che oggi sono il Canton Berna e il Canton Vaud.


    Storia moderna

    La città moderna si sviluppò verso ovest, su di una penisola formata dal fiume Aare. Inizialmente, nel 1191 la Torre Zytglogge segnava il confine occidentale della città, cosa che terminò nel 1256, quando la Torre Käfigturm assunse questo ruolo fino al 1345, che fu poi superata dalla Torre Christoffelturm, situata vicina all'odierna stazione ferroviaria, fino al 1622. Durante il periodo della Guerra dei Trent'anni, due nuove fortificazioni, le cosiddette Groß e Klein Schanze, furono costruite per proteggere l'intera città.
    Berna fu occupata dalle truppe francesi nel 1798 durante la Rivoluzione Francese, quando fu privata di parte dei suoi territori. Riprese il territorio perduto dell'Oberland bernese nel 1802 e nel Congresso di Vienna del 1814 acquisì il territorio del Giura bernese, ancora una volta, diventando il più grande cantone della confederazione, fino a quando nel 1979 avvenne la secessione del Canton Giura. Nel 1848 Berna fu dichiarata città federale e sede dell'Assemblea federale del nuovo Stato federale svizzero.
    Molti congressi internazionali si svolsero a Berna, in particolare durante la Prima Guerra Mondiale, quando la Svizzera era neutrale.
    La popolazione della città passò da circa 5.000 nel XV secolo a circa 12.000 nel 1800 per poi passare ai 60.000 del 1900, superando la soglia delle 100.000 nel corso del 1920. La popolazione raggiunse il picco massimo nel corso del 1960, a 165.000, e da allora è diminuita leggermente, passando al di sotto di 130.000 nel 2000. Il 31 dicembre 2009, la popolazione residente a Berna era 130.289, di cui 101.627 erano cittadini svizzeri e 28.662 stranieri. Un'altra stima precisa che 350.000 persone vivono nell'agglomerato urbano nei dintorni della capitale elvetica.

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    Berna si trova su un altopiano nel Canton Berna, leggermente ad ovest rispetto al centro della Svizzera e a 20 km a nord delle Alpi bernesi. La campagna intorno a Berna fu modellata dai ghiacciai durante l'era glaciale più recente. I due monti più vicini alla città sono il Monte Gurten con una altezza di 958 metri e il Monte Bantiger con un'altezza di 947 metri.


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    Il fiume Aare.

    La città fu costruita su una penisola collinare circondata dal fiume Aare, ma superò i confini naturali nel XIX secolo. Un certo numero di ponti furono costruiti per permettere alla città di espandersi oltre l'Aare.
    Berna è costruita su un terreno molto irregolare. Ci sono alcune decine di metri di altezza di differenza tra i quartieri della città interna sull'Aare e quelli superiori.


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    Il centro storico di Berna.

    Berna ha una superficie di 51,62 km2. Di questa zona, 9,79 km2, 19,0% della superficie, è utilizzata per scopi agricoli, mentre 17,33 km2, 33,6%, è composta di boschi. I restanti 23,25 km2, 45,0%, è occupato da edifici o da strade, 1,06 km2, 2,1%, da fiumi o laghi e 0,16 km2, lo 0,3%, da terra improduttiva.
    Del centro abitato, il 3,6% è costituito da edifici industriali, il 21,7% da abitazioni e da altri edifici, e il 12,6% è dedicato alle infrastrutture e ai trasporti. Il 6,0% del centro abitato è costituito da parchi, aree verdi e campi sportivi.
    E' sovrastata dal panorama alpino, la capitale svizzera è anche un'attrattiva turistica. Vi si trovano sei chilometri di porticati, fontane figurative rinascimentali e la cattedrale. La vita notturna è animata da locali di vario genere, spesso nati all'interno di palazzi ottocenteschi o medioevali.


    Musei



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    Kunstmuseum, museo d'arteantica, arte moderna ed arte contemporanea, e si trova in Hodlerstrasse 8-12 a Berna in Svizzera.
    La nucleo iniziale della collezione è composto da una dozzina di quadri che furono acquistati nel 1821 dal canton Berna. Attualmente le parti più importanti del museo sono il Trecento italiano (es. Duccio di Buoninsegna), l'arte bernese dal XV al XIX secolo (Niklaus Manuel, Albert Anker, Ferdinand Hodler), l'arte francese da Eugène Delacroix e Gustave Courbet fino a Salvador Dalí ed André Masson, l'espressionismo tedesco (es. Ernst Ludwig Kirchner) e le nuove tendenze artistiche fino ai giorni d'oggi.
    Nel Kunstmuseum di Berna si trova la donazione di Adolf Wölfli. Un'altra donazione, le opere di Paul Klee, è stata spostata al Zentrum Paul Klee che è stato aperto il 20 giugno 2005.



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    Zentrum Paul Klee, museo dedicato all'opera e alla vita dell'artista, progettato da Renzo Piano.
    L'obiettivo di questo museo, che ha aperto le porte al pubblico per la prima volta il 20 giugno 2005, è di presentarsi ai suoi visitatori non come un tradizionale museo, e quindi limitarsi alla solo presentazione delle opere (4000) di Paul Klee, bensì di promuoversi come piattaforma internazionale con competenze sulla ricerca e la presentazione della persona, la vita e le opere di Paul Klee.
    Oltre alle opere più conosciute si possono ammirare anche molti oggetti privati, come le marionette che lo stesso Paul fece per il proprio figlio Felix, piante secche, conchiglie minerali e soprattutto molti manoscritti che fungono da filo conduttore tra le opere e la vita dell'artista.
    Si possono inoltre ammirare opere di Vasily Kandinsky, Franz Marc e Alexej von Jawlensky che lo stesso Paul ricevette personalmente in regalo.


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    Museo Alpino

    Il Museo Alpino Svizzero presenta in maniera non convenzionale esposizioni incentrate sui temi montani di attualità da tutto il mondo.
    Un museo come piattaforma interattiva che solleva quesiti e li discute. Fanno parte del museo il bivacco sperimentale, lo shop museale e la cucina alpina del ristorante della casa «las alps».


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    Museo delle Poste


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    Einstein Museum


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    Historisches Museum
    , museo storico


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    Scudo di Stabio

    L'Historisches Museum di Berna è il secondo più grande museo storico della Svizzera.
    L'edificio venne costruito nel 1894 da André Lambert e doveva essere il Museo Nazionale Svizzero, che poi venne invece collocato a Zurigo. È incluso nella lista di Siti di rilevanza nazionale.
    Il museo contiene reperti sulla storia di Berna e del suo territorio dalla preistoria al presente, ed ospita anche alcune esposizioni permanenti sull'Asia e sull'Egitto. Dal 2005 si è aggiunto anche una sezione su Albert Einstein e la sua vita ("Einstein Museum"), con numerosi reperti del suo soggiorno a Berna.




    Monumenti



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    Bene protetto dall'UNESCO
    Patrimonio dell'umanità Centro storico di Berna - Old City of Berne



    Berna rappresenta una delle più importanti testimonianze di architettura medievale in Europa. Il nucleo medievale della città, dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.


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    Il più famoso monumento di Berna è la Zytglogge, la medievale torre dell'orologio, con le sue statuine animate. Altri siti degni di nota sono il Bundeshaus (la sede del parlamento e dell'amministrazione federale) e



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    il Münster (la Cattedrale di Berna).

    Nel giugno 2005 un museo speciale è stato dedicato al più famoso artista di Berna: il Centro Paul Klee (Zentrum Paul Klee), di Renzo Piano.

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    Attrazioni turistiche


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    Cattedrale






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    La fossa degli orsi

    La Fossa degli orsi (in tedesco Bärengraben) è una delle mete turistiche più famose di Berna, in Svizzera.

    Storia

    Secondo una leggenda, Berthold V di Zähringen, fondatore della città, uccise un orso nell'ansa del fiume Aare, il luogo dove ancor oggi sorge Berna. Per questo motivo, il nome Bern viene fatto derivare da Bär, ovvero orso in lingua tedesca. Tale nome compare anche sullo stemma cittadino.
    Nel XVI secolo gli orsi venivano allevati come portafortuna durante le guerre e venne costruito per loro un alloggio, che col tempo diventò la fossa degli orsi. Tale ricovero è collocato vicino a uno dei ponti più antichi di Berna, il Nydeggbrücke.


    La fossa è di forma semicircolare, ha un diametro di 12 metri e la profondità è di quasi 4 metri; vi possono alloggiare dodici orsi ed è stata ristrutturata nel 1996. Nel marzo 2006 vi alloggiavano tre orsi. L'orso di nome Urs è un ibrido di molti differenti tipi di orsi bruni europei, nato nel gennaio 1977, pesava circa 250 kg ed era alto poco più di due metri. Desiderava vivere isolato e non apprezzava la compagnia di altri animali. È stato eutanasizzato nel marzo del 2007 perché aveva seri problemi di salute. Nella fossa più grande vivono invece gli orsi Pedro e Tana che sono invece orsi bruni dei Pirenei nati nello zoo di Barcellona in Spagna.
    I turisti sono soliti avere con sé pezzetti di mele, carote ed altra frutta che viene lanciata nella fossa ed apprezzata "al volo" dagli animali.





    da wikipedia
    foto web


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    GINEVRA



    Ginevra è la capitale del cantone omonimo ed è la seconda città della Svizzera dopo Zurigo. Si trova nella Svizzera sud-occidentale, dove il Rodano defluisce dall'estremità del Lago Lemano.Il nome dell'antica città romana di Genava deriva dal celtico genu / genawa che significa "estuario", "golfo". Nelle altre lingue nazionali elvetiche, Ginevra è chiamata Genf in tedesco, Genève in francese, Genevra in romancio e Ginevra in italiano. Ambasciatrice di cultura e libertà, Ginevra è una città da sempre proiettata oltre i suoi confini geografici, un luogo che oggi raccoglie le idee liberali che furono di Germaine de Staël e dei letterati che frequentarono i suoi salotti, un posto che ha visto nascere filosofi come Jean Jacques Rousseau che si batterono per la conoscenza, per la libertà da qualsiasi schiavitù fisica o mentale ("L'uomo è nato libero, ma ovunque è in catene ") o che ha appassionato personaggi come Voltaire e Giovanni Calvino. Per secoli questa città ha dato dimora ad esiliati e rifugiati per ragioni religiose o politiche ed oggi la sua comunità internazionale rappresenta oltre 1/3 della popolazione.

    ...storia....


    Crocevia di culture in Europa, Ginevra si scopre agli occhi del visitatore come un raro gioiello alpino, una babele di lingue e di importanti avvenimenti storici, una città ricca di attrazioni e centri culturali di livello mondiale. Non c'è da stupirsi se spesso viene votata come una delle città migliori del mondo, per qualità della vita. La storia di Ginevra nasce oltre 2000 anni fa, quando grazie alla sua posizione geografica diventa il centro dei grandi assi di comunicazione che collegano il mare Mediterraneo all'Europa del nord. Il suo status di allora ha segnato anche il suo destino successivo, quello d'importante crocevia di idee e dottrine.
    Il nome di Ginevra, Genua in latino (e in seguito Genava), appare per la prima volta in alcuni documenti dell'antica Roma, il De Bello Gallico, che commentava gli avvenimenti della Guerra gallica e che descriveva il territorio come parte della Gallia Narbonense. Il piccolo insediamento urbano si sviluppò rapidamente nei secoli successivi alla caduta dell'Impero Romano, diventando un'importante città commerciale durante il Medioevo. La sua posizione strategica se da una parte favorì la crescita urbana, dall'altra la pose al centro delle lotte di conquista tra il clero, i vicini feudatari ed i conti di Savoia. Nel 1124 e nel 1219 i diritti di sovranità sul territorio ginevrino vennero concessi al principe-vescovo di Ginevra, l'equilibrio territoriale continuò tuttavia ad essere sempre piuttosto instabile. Nel 1263 i cittadini scelsero la guida del conte Pietro II di Savoia, usufruendo in cambio di una certa libertà nel fare commercio. Nel 1358 la città divenne formalmente un vassallo del ducato di Savoia. Nel 1387 il vescovo di Ginevra Adhémar Fabri, diede ai cittadini il diritto di amministrare autonomamente il commercio della città, concedendo loro anche la possibilità di praticare il prestito con interessi (generalmente condannato dalla chiesa).
    Prima ancora di dare avvio al grande progetto spirituale che nel XVI secolo l'avrebbe portata agli onori della cronaca europea, Ginevra acquisì fama internazionale come centro di rilievo commerciale: le sue fiere cittadine diventarono presto ben note anche oltralpe, raggiungendo l'apogeo verso la metà del Cinquecento. Il progresso del commercio ed i metodi di scambio portarono allo sviluppo dell'attività bancaria, uno dei settori più importanti della Svizzera odierna. Nel 1536 la città si unì con Berna e Friburgo nella Federazione Svizzera (Eidgenossenschaft), diventando essa stessa una Eidgenosse e cioè una confederata, espressione che oggi è anche sinonimo di appartenenza e cioè di 'cittadinanza svizzera'. Nello stesso secolo Giovanni Calvino è chiamato a Ginevra per creare quella che in breve tempo si sarebbe trasformata in una Roma protestate, con la diffusione del Calvinismo. Calvino a Ginevra ci capitò casualmente, nel 1536, durante una delle tante ribellioni degli abitanti contro l'ordine sovrano che li governava, il dominio sabaudo ed il principe-vescovo cattolico. La borghesia ginevrina tuttavia non fu inizialmente propensa alla Riforma protestante di Calvino, nonostante la città di per se avesse già iniziato a sperimentare la nuova dottrina tramite Guillaume Farel, teologo francese trasferitosi a Ginevra qualche anno primo da Basilea e da Neuchâtel. Nel 1541, dopo la breve esperienza a Strasburgo, Calvino rientrò a Ginevra, che qualche tempo dopo divenne uno dei massimi centri riformati d'Europa. Calvino fu attivo a Ginevra fino al 1564, anno della sua morte, diventando guida spirituale della comunità ginevrina (e non solo della nuova chiesa riformata): il suo pensiero porterà Ginevra a divenire uno dei centri culturali più importanti d'Europa; la sua influenza divenne spesso così indispensabile che non furono affatto rari i suoi consigli su questioni di ordine politico, economico, amministrativo ed artistico legati allo sviluppo futuro della città; nel 1559 fondò l'Università di Ginevra.
    Grazie alla fama acquisita, dal 1550 Ginevra divenne il primo vero rifugio dei protestanti di mezza Europa, soprattutto francesi e italiani, vittime di persecuzioni religiose. Costoro introdussero in Svizzera le capacità artigianali e finanziarie acquisite nelle città d'origine, innalzando ulteriormente il benessere dell'economia e della società ginevrina. Il caso della tipografia è l'esempio più rappresentativo: la produzione su scala di libri sulle dottrine della Riforma portò alla diffusione di nuove idee sociali ed imprenditoriali, contribuendo contemporaneamente alla nascita di numerose case editrici ed al potenziamento della classe borghese ed intellettuale della città. Nel Seicento Ginevra s'impose anche come una delle capitali della seta, grazie al contributo degli artigiani italiani e francesi, e successivamente come centro di orafi e orologiai.
    Nel 1602 il duca Carlo Emanuele di Savoia cercò nuovamente di conquistare la città. L'inno del Cantone di Ginevra, la ballata chiamata Cé qu'è lainô (nota anche come Canto della Scalata), racconta i momenti dell'attacco alla città: durante la notte le truppe piemontesi tentarono di scalare le mura urbane con delle scale nere, furono fermate da due coraggiose donne del posto, Mère Royaume e Dame Piaget (realmente esistite) che riuscirono a respingere l'attacco nientemeno che con a suon di padellate! (facilitando così la presa di posizione dei soldati ginevrini). Gli abitanti di Ginevra celebrano ancora oggi lo storico trionfo sui Savoia nel mese di dicembre nella festa dell'Escalade. In realtà le due donne non furono le sole ad aver lanciato qualcosa sui soldati nemici, qualsiasi tipo di oggetto fu infatti tirato addosso ai militari: tavoli, sedie, mobili di ogni tipo; esse pertanto sono ancora oggi il simbolo della resistenza e dell'eroismo ginevrino espresso durante la famosa notte del 12 dicembre 1602. Nel 1685, l'Edito di Fontainebleaus (emesso da Luigi XIV) revoca il precedente Editto di Nantes (1598), con il quale si garantiva ai protestanti libertà di culto e di commercio. Questo portò un ulteriore ondata di rifugiati, ugonotti, a Ginevra (rimasta coerente alla dottrina di Calvino). Il quadro storico si sviluppava attraverso il periodo delle precedenti Guerre di Religione e cioè in un clima di rifiuto alla gerarchia ecclesiastica da parte della chiesa riformata che si poneva in aperta opposizione al modello della monarchia assoluta in Francia e in Spagna. I due regni si opponevano in particolare alla sovranità di Guglielmo d'Orange, principe d'Olanda, campione della causa protestante in Europa. Pochi anni dopo la società ginevrina, vittoriosa nel suo proclamarsi aperta alla tolleranza civile e religiosa, divenne culla delle nuove idee umanistiche. Uno dei più grandi filosofi della storia, Jean-Jacques Rousseau, nacque a Ginevra nel 1712, i suoi romanzi 'Giulia o la Nuova Eloisa' (1761), 'Emilio o dell'educazione' (1762), ed il famoso 'Contratto sociale' (1762), esercitarono una notevole influenza sul pensiero Illuminista in Francia e in Europa, preparando il campo alla Rivoluzione Francese. Alla fine del diciottesimo secolo le truppe francesi di Napoleone Bonaparte proclamarono Ginevra capitale del nuovo Dipartimento del Lemano, che tuttavia durò poco meno di vent'anni. Nel 1814 la città entrò a far parte nuovamente della Confederazione Elvetica. Nel diciannovesimo e ventesimo secolo Ginevra continuò ad offrire 'ospitalità' a numerosi esiliati (questa volta rifugiati politici), non perdendo di vista il sentiero della prosperità commerciale e finanziaria. Non sono pochi per esempio a ritenere che l'attuale dinamismo bancario ginevrino nasca proprio dal pensiero formatosi a Ginevra durante l'affermarsi delle dottrine protestanti di Calvino. Nel Seicento e nel Settecento il commercio a Ginevra si distingueva per una propensione del tutto eccezionale all'investimento estero: arricchitisi dal commercio e dall'industria sotto la Riforma, le banche ginevrine si avventurarono in una serie di 'avventure' internazionali. Fu il caso per esempio di Jacques Necker, un impiegato di una delle prime banche della città (la Banca Thellusson e Vernet) diventato poi direttore generale delle finanze di Luigi XVI e ministro del suo governo (sua figlia era Madame de Staël, importante figura storica della cultura ginevrina). Di Ginevra fu anche Albert Gallatin, nato nel 1761 da una delle più facoltose famiglie della città e diventato in seguito il primo Segretario di Stato al Tesoro negli Stati Uniti.
    A conferma del carattere internazionale di Ginevra, nel 1862 venne fondato il Comitato della Croce Rosa, da parte di alcuni cittadini ginevrini: Jean Henri Dunant, Gustave Moynier, Henry Dufour, Louis Appia e Theodore Maunoir. Il comitato nacque dalle esigenze di soccorso ed organizzazione diventate palesemente necessarie all'indomani della Battaglia di Solferino (il 24 giugno 1859, nelle vicinanze di Mantova), durante la Seconda guerra d'indipendenza italiana. La fondazione della Croce Rossa ebbe un immediato favorevole riscontro: nel 1866 lo stesso Giuseppe Garibaldi, in una lettera al Comitato scrisse “...Signori, che dirò io a degli uomini come voi, la cui missione sublime è il sollievo dell'umanità sofferente, a voi la cui abnegazione ha tanto contribuito a diminuire le pene dei miei camerati feriti? Che Dio vi benedica, e che Egli benedica tutti gli uomini benefici che appartengono alla vostra santa istituzione! Io sarò felice se voi mi vorrete considerare per la vita il vostro devoto e riconoscente confratello”. Successivamente Ginevra divenne sede di altre organizzazioni internazionali. Con esse si gettarono le basi del diritto internazionale umanitario, noto anche anche per la cosiddetta Convenzione di Ginevra (* costituiscono corpo giuridico esistente le quattro convenzioni adottate nel 1949, destinate a sostituire le preesistenti: si riferiscono al miglioramento, al trattamento e alla protezione di feriti, persone civili e prigionieri di guerra; vi aderiscono 194 nazioni). Nel 1946 la Società delle Nazioni, il precursore dell'ONU, trova dimora fissa nell'attuale Palazzo delle Nazioni di Parc de l'Ariana. Agli inizi del nuovo millennio Ginevra continua ad essere una delle città più costose d'Europa e del mondo, allo stesso tempo continua ad essere 'dama' incantatrice del mondo intero. Il 45% dei suoi residenti è costituito da stranieri e negli ultimi anni la città è stata nuovamente eletta una delle migliori al mondo per qualità della vita.
    (informagiovani-italia)

    ...tradizioni...



    Ci sono una mariade di manifestazioni in questa città, come è facile immaginare. Una di queste si tiene a dicembre. I ginevrini, orgogliosi della loro storia e della loro lunga indipendenza, festeggiano, nel fine settimana tra l'11 e 13 dicembre, l'Escalade, la "festa della scalata", in ricordo della loro vittoria nel 1602 sull'esercito sabaudo-piemontese. E' la più importante festa cittadina. Le vie tortuose della città vecchia si riempiono di bancarelle. Sulle strade in pavè sfilano componenti della Compagnie de 1602, indossando costumi seicenteschi e portando in spalla armi dei loro antenati; spade, archibugi e alabarde. L'episodio rievocato è quello dell'estrema difesa di Ginevra dall'attacco di Carlo Emanuele I di Savoia.

    Dal 1818, un ippocastano sulla promenade de la Treille è utilizzato al fine di determinare l'inizio della primavera. Il sautier (termine ginevrino che indica il guardiano del municipio e direttore permanente dei lavori del Gran Consiglio) osserva l'albero e prende nota del giorno dell'arrivo della prima gemma. La notizia è divulgata per mezzo di un comunicato stampa, successivamente ripreso dalla stampa locale.
    Il giovedì seguente alla prima domenica di settembre, Ginevra festeggia il Jeûne genevois (digiuno ginevrino). Secondo una tradizione locale, questa festa commemora la notizia del massacro di San Bartolomeo, comunicato dagli Ugonotti giunti a Ginevra.
     
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  9. tomiva57
     
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    Val d'Hérens
    Com’è verde il Vallese




    Da Sion, capoluogo elvetico della valle del Rodano, si stacca la Val d'Hérens, in un genuino scenario montano che si difende dallo spopolamento e coltiva la propria identità turistica grazie allo sviluppo dell'escursionismo, alla tutela delle attività agricole e al progetto di un parco naturale fortemente voluto dagli stessi abitanti.

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    Una guida Baedeker del 1864 sulla Svizzera dedica un considerevole spazio a Evolène, ameno luogo di villeggiatura della Val d'Hérens dominato dalla vetta del Dent Blanche, che tocca i 4.357 metri. Si vede che il nascente turismo alpino aveva convinto i valligiani che potevano osare di più, e se all'epoca si usava affidarsi ai consigli dell'esperto reporter anche solo per sgranchirsi le gambe, oggi una cinquantina di sentieri ben segnalati consentono di percorrere circa 250 chilometri in tutto il comprensorio. Si parte dal paese, che si trova a 1.380 metri d'altitudine, per arrivare in circa un'ora a Les Haudères, con edifici tipici e soprattutto base ideale per raggiungere diversi alpeggi, il Lac Bleu o ancora, in un paio d'ore di cammino, Arolla. Questo piccolo centro alpino a 2.000 metri di quota, posto sotto la Pigne d'Arolla (3.796 m) e conosciuto come località sciistica, è comodo per spingersi verso alcuni ghiacciai, anche se forse quelli più belli si trovano partendo da Ferpècle, posto nell'altro versante della vallata.


    Ritorno alla valle

    Quindici anni fa, quando in un pomeriggio autunnale giunsi per la prima volta a Evolène, ricordo perfettamente che diluviava ed era forte la sensazione di trovarsi nell'altra Svizzera: non quella patinata di Saint Moritz e Zermatt, ma una molto più autentica e naturale, per di più a poca distanza dal confine italiano per chi proviene da Passo del Gran San Bernardo ed entra in Val d'Hérens da Sion.


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    Ad accogliere i turisti è anzitutto la curiosa formazione geologica delle Pyramides d'Euseigne, che ricordano certi paesaggi della Cappadocia turca. Questi spuntoni di roccia bianca, relitti dell'era glaciale, sono stati protetti per 10.000 anni da resistenti cappelli di pietra nera, la cui forma è la stessa di quelli di legno che si usano nell'edilizia tradizionale locale – qui come nella contigua Valle d'Aosta – per separare le case dal terreno e proteggere le derrate alimentari dall'umidità e dall'assalto dei roditori. D'altronde le somiglianze tra la Val d'Hérens, situata nel cuore del Vallese, e la Val Pelline, posta nella dirimpettaia regione italiana, sono numerose e la collaborazione è sempre più stretta. Su quella che era la strada dei contrabbandieri, da Arolla a Bionaz, si svolge ora una gara di corsa che attira molti appassionati, e poi c'è il progetto di un grande parco transfrontaliero che possa fregiarsi anche del marchio di riserva della biosfera dell'Unesco. Ci spiega Michel Couturier, uno degli animatori dell'iniziativa: «Attualmente la Confederazione ha concesso alla Val d’Hérens il marchio di candidato parco naturale regionale. Durante i prossimi due anni la prima fase creazione dell'area protetta permetterà di organizzarsi, per poi passare alla realizzazione dei gruppi di lavoro che cercano di far emergere idee e soluzioni volute e desiderate dagli abitanti». Tra i punti di forza del progetto troviamo, oltre alla bellezza dei luoghi e al loro stato di conservazione, la tutela del dialetto patois e la presenza di una razza di vacche di piccola taglia, dal mantello di colore nero: due peculiarità che quest'angolo di territorio elvetico ha in comune con il vicino valdostano.
    A Evolène vale la pena recarsi proprio per ritrovare differenze e analogie. Una buona base di partenza la offre il museo che si trova di fronte alla chiesa, nel centro del paese: vi è raccolta una ricca esposizione di vestiti e cappelli tradizionali, arnesi e strumenti antichi, attrezzi per minatori e sci di legno. Come dire che tutti gli aspetti della vita locale degli ultimi tre secoli sono raccolti in questa dimora settecentesca che apparteneva a un giudice, a quei tempi la persona più ricca e istruita come dimostra anche una stufa in ceramica del 1770. Dopo una visita al borgo dalle caratteristiche case di legno scuro con il tetto in ardesia, ci si può fermare a mangiare una raclette, qui cotta nel camino anziché sulla piastra elettrica e preparata rigorosamente con latte crudo non pastorizzato.

    E magari, durante lo spuntino, si potrà pianificare l'escursione del giorno dopo in mountain bike, a piedi o lungo una via ferrata.


    Tutti in palestra


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    Les Haudères

    La Val d'Hérens è un vero e proprio anfiteatro naturale per chi voglia cimentarsi con le due ruote: vi si possono effettuare percorsi di ogni livello, da quelli molto impegnativi per i ciclisti più allenati alla facile pedalata lungo il fiume Borgne sino ad arrivare a Les Haudères, o ancora passeggiate senza eccessivi dislivelli. La valle è modellata dal corso della Borgne, che viene alimentata dai ghiacciai di Ferpècle e di Arolla e dopo 30 chilometri sfocia nel Rodano vicino a Sion. Seguendo il fiume si può pedalare su un fondo sempre movimentato ma mai accidentato in un concerto di profumi, da quello dell'erba tagliata a quello del legno, a quello più acre dello stallatico. Soprattutto ci si rende conto di trovarsi in un territorio vivo e vissuto, dov'è normale incontrare qualcuno che raccoglie il foraggio per il bestiame o che porta le mucche al pascolo. E in mezzo a tanta placida ruralità si scopre che sono appunto i bovini, simbolo di mitezza, a riservare una sicura sorpresa riguardo alle loro abitudini: durante l'anno anno, infatti, le femmine si misurano in accesi combattimenti per stabilire il predominio nel branco.

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    Gli animali di fattoria comprendono le pecore e le capre di antica razza Schwarznasen, che in passato erano a rischio di estinzione e che oggi vengono allevate non per la macellazione ma esclusivamente per la loro bellezza. Non manca ovviamente la fauna selvatica tipica di queste altitudini, ad esempio stambecchi, camosci e marmotte, ma qui vivono anche uccelli maestosi come il gipeto e l'aquila reale, che erano a rischio estinzione e sono stati reintrodotti in Svizzera solo da qualche anno. Il gipeto o avvoltoio barbuto, con un'apertura alare fino a 3 metri, è il vero re delle Alpi: in tutta Europa se ne conta solo un centinaio di esemplari, due dei quali nel Vallese, e uno dei posti dove si può avere la fortuna di osservarli è la zona della Digue de la Grande Dixence, la nostra prossima scoperta.


    Pyramide

    Se seguiamo quel che resta del fiume Dixence, un affluente della Borgne che si stacca nella valle all'altezza delle Pyramides d'Euseigne, scopriremo perché oggi ci troviamo di fronte a un esile torrentello. L'acqua è stata convogliata, insieme a quella di trentacinque ghiacciai della regione, nel faraonico progetto di costruzione della diga a gravità più grande d'Europa. Ci vollero quattordici anni e il lavoro di 3.000 uomini per costruirla, ma nel 1965 è stata inaugurata e ha dato origine a un lago lungo oltre 5 chilometri, che costituisce oggi una grande attrattiva turistica. Per arrivare allo sbarramento si passa dal paese di Hérémence (noto per una chiesa tra i capolavori dell'architettura moderna) e si prosegue per tornanti fino alla fine della valle, a 2.000 metri di altitudine. Qui ci si trova davanti a un muro di cemento armato alto quasi 300 metri, lungo il quale si può lasciare il mezzo per la visita. Sono molti i camper che decidono di fermarsi per la notte anche se, è bene ricordarlo, il campeggio libero in Svizzera non è consentito. Ai piedi della Dixence esiste anche un enorme albergo, ricavato da un edificio che serviva ad alloggiare gli operai e che è impressionante per le dimensioni e l'estetica. L'interno della struttura è visitabile percorrendo cunicoli di cemento lunghi fino a 200 metri; con l'ausilio di una guida e di supporti multimediali si apprende la storia di quest'ardita opera e dell'energia che grazie ad essa viene prodotta. L'acqua che confluisce nel bacino proviene addirittura da Zermatt mediante gallerie lunghe un centinaio di chilometri, ottenendo così energia sufficiente a 400.000 abitazioni.
    Il monitoraggio dell'imponente struttura è costante, anche perché la montagna è un ambiente vivo e in continua evoluzione, tanto che la diga si sposta verso valle ogni anno di circa 11 centimetri.


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    Da qui si può decidere se prendere la cabinovia e salire fino ai 2.360 metri del Lac des Dix, da cui si gode una vista superba sulla regione e si possono effettuare diverse passeggiate, ad esempio quella che in circa un'ora e mezzo arriva al primo rifugio e in tre ore e mezzo a quello più distante. Volendo si potrebbe rientrare a piedi, ma il percorso non offre particolari emozioni: e allora, meglio prestare attenzione agli orari della teleferica per non perdere l'ultima corsa, ridiscendendo come in volo tra i paesaggi della Val d'Hérens.





    Testo di Gabriele Salari
    PleinAir 458
    foto: valdherens-tourisme.ch
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    - valdherens-tourisme.ch
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    Edited by tomiva57 - 14/7/2014, 15:41
     
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  10. gheagabry
     
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    “E‘ la più bella che abbia mai visitato.”
    (Johann Wolfgang von Goethe)


    BERNA



    La città di Berna (in tedesco Bern, in francese Berne, in romancio Berna) è la capitale della Svizzera. Lo è solo de facto: la Costituzione non contiene infatti riferimenti alla capitale federale, solo l'art. 58 della legge sull'organizzazione del governo e dell'amministrazione stabilisce che Berna è la sede amministrativa del Consiglio federale, dei Dipartimenti e della Cancelleria dello Stato. Berna è anche il capoluogo del Canton Berna.
    L'etimologia del nome Berna è incerta. Secondo la leggenda locale, Berthold V di Zähringen, il fondatore dell'attuale capitale svizzera, scelse come nome della città il nome del primo animale che incontrò a caccia, che si rivelò essere un orso. È stata a lungo considerata probabile l'ipotesi che la città prenda il nome dalla città italiana di Verona, che all'epoca era conosciuta come Berna nell'alto medioevo tedesco. Dopo il ritrovamento di una tavoletta di zinco nel 1980 che riportava un'iscrizione in lingua celtica, è ora più probabile supporre che la città prenda il nome da un preesistente toponimo, forse dal significato di "fenditura".
    L'orso è l'animale araldico, del sigillo e dello stemma di Berna almeno dall'anno 1220.

    Per molto tempo la località conservò carattere militare e fu solo dopo la pace di Vestfalia che cominciò ad espandersi ad ovest dei suoi vecchi confini, invadendo via via i colli circostanti. Lo stesso Aar fino al 1648 non ebbe che un ponte, essendo stati costruiti solo dopo il 1841 gli altri oggi esistenti. Divenne la capitale della Svizzera nel 1848 e da allora iniziò la sua rinascita edilizia e i suoi continui progressi economici.
    Il terreno su cui sorge Berna è quanto mai accidentato e ha la forma d'uno sperone a penisola che scende dall'ovest all'est, prima in modo dolce e poi assai ripido verso l'alveo incassato dell'Aar che un tempo faceva da fossato ai suoi bastioni. Le colline arcuate sul cui orlo interno sorse la città sono i residui della morena frontale dell'antico ghiacciaio dell'Aar, la quale prosegue poi attraverso ai Gran Bastioni fino al versante nord-est del Gurten, ricco anch'esso, come tutto l'altipiano bernese, di massi erratici e di tracce glaciali.
    Cessato l'interesse di mantenere alla città il suo originario carattere militare, l'uomo si servì genialmente degli accidenti del terreno per collegare le parti vecchie alle nuove, edificando queste sulla destra dell'Aar e sugli ameni pendii dei suoi colli.

    La cattedrale di Berna, già dedicata a san Vincenzo di Saragozza, è il più importante edificio di culto evangelico riformato della città. La costruzione fu progettata da Matthäus Ensinger e iniziata nel 1421. Sostituiva la costruzione precedente medievale. Una delle parti più suggestive è il portale maggiore, che è caratterizzato da una rappresentazione del Giudizio universale sotto forma di statue scolpite in pietra arenaria, la più importante opera dello scultore Erhart Küng (1420-1507).

    Torre dell'orologio. L'orologio della torre (1530) fungeva da orologio principale della città ed era pertanto fondamentale per Berna. Da qui si calcolavano le ore di cammino indicate sulle pietre orarie poste lungo le strade cantonali. Sulla porta della città sono incise le unità di lunghezza, in passato cubiti e tese, oggi metri e doppi metri, utilizzate per i controlli pubblici.

    La costruzione del Palazzo federale ebbe inizio nel 1852 (l'odierna ala ovest). Nel 1884 fu aggiunta l'ala est, che ne costituisce l'immagine speculare; infine nel 1902 il Palazzo federale fu ampliato, formando un complesso architettonico diviso in tre parti, di cui l'edificio centrale è il Parlamento. In totale, 38 artisti provenienti da tutte le regioni del paese furono incaricati di realizzarne le decorazioni.

    Il granaio. Nei tre piani superiori, un tempo, venivano conservate le scorte di cereali, mentre nella cantina venivano depositati i fusti di vino dei signori dei feudi e dei territori del luogo. Dopo aver perduto la propria funzione originale, agli inizi del 19° secolo, ed essere stato utilizzato infine come osteria, nel 1893 il Granaio di Berna fu trasformato in un locale per le feste. Sui dodici pilastri sono raffigurati oggi i principali costumi tradizionali femminili bernesi, negli spazi tra gli archi sono rappresentati invece 31 musicisti abbigliati con il tradizionale costume maschile tedesco del Rinascimento. Si può ammirare inoltre una serie di personaggi mitologici, tra cui l'uomo sulla Luna, il drago, un angelo che veglia sul grano, la ninfa, la fanciulla alla fonte.


    ...storia...



    Non esiste alcuna prova archeologica che indica un insediamento sul sito del centro cittadino odierno prima del XII secolo. Nell'antichità, un villaggio celtico si trovava sull'Engehalbinsel, a nord di Berna, fortificato nel II secolo a.C., che si pensa essere uno dei dodici forti degli Elvezi menzionati da Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico. Durante l'epoca romana, fu costruita una piccola cittadina gallo-romana sullo stesso sito del forte degli Elvezi.
    La città fu fondata nel 1191, su territorio dell'impero, dal duca Bertoldo IV di Zähringen, rettore della Borgogna. Nella parte orientale della penisola su cui fu costruita la città, secondo un piano unitario, esisteva già la rocca della Nidegg, che divenne sede del vicario del signore della città. Il duca, grande amatore e fautore della poesia epica, diede alla nuova città un nome tolto dalla leggenda eroica germanica; e la chiamò Berne, latinamente Bernum o Berna, da Dietrich von Bern, il re ostrogoto Teodorico di Verona della storia. Qua e là ricorre anche la denominazione "Berna" o "Verona in Burgundia". La città era soprattutto una piazza militare e un mercato. Essa fu affidata alla protezione della nobiltà dei dintorni, il che decise del suo avvenire aristocratico. Estintasi la famiglia degli Zähringen, Eerna non dipese più che dall'impero. Fino al 1313, un balivo imperiale vi fece valere i diritti dell'impero; lo scoltetto (Schultheiss, scultetus, chiamato consul dal sec. XV in poi) resse l'amministrazione cittadina e il tribunale.
    Le inimicizie dei conti di Kiburg, eredi degli Zähringen, finirono col dare la città in braccio ai conti di Savoia. Nel maggio del 1256, Berna accolse come protettore il conte Pietro II, il quale aiutò la città a costruire il primo ponte sull'Aar e a compiere il primo ampliamento (fino alla torre della Gabbia). Nella lotta tra la casa di Savoia e il conte Rodolfo d'Asburgo (1265-1267), Berna si schierò dalla parte della prima e nel 1268 strinse con il conte Filippo di Savoia una nuova alleanza difensiva che durò fino al 1273.... Il re Rodolfo confermò a Berna, nel 1274, la carta di franchigia che portava la data del 1218, ed era una falsificazione ufficiale. Ma divenuta avversaria di re Rodolfo, la città sostenne nel 1288 due assedî. Nel maggio del 1289, toccò una sconfitta alla Schosshalde. A quanto si dice, fu in quella occasione che lo stemma civico, il quale prima portava un orso nero in campo bianco, prese i colori asburgici, rosso ed oro, assumendo così la sua forma defnitiva: banda rossa in oro, con un orso nero. Dopo la morte di re Rodolfo, Berna rinnovò, il 9 agosto 1291, il trattato difensivo con il conte Amedeo di Savoia (fino al 1293). In una riforma costituzionale del 18 febbraio 1294, fu istituito il Consiglio dei 200, ma i nobili continuarono ad avere il predominio e la città acquistò completa autonomia.
    Dopo che ebbe vinta ad Ober Wangen, il 2 marzo 1298, la rivale Friburgo, Berna cominciò ad impadronirsi delle terre circonvicine. Grazie all'energia dei cittadini e all'accortezza dei loro capi, questa politica espansionista, attuata mediante conquiste e compere, procurò alla città un territorio assai considerevole. Nel 1324 furono conquistate anche la rocca e la città di Laupen, dove, il 21 giugno 1339, Berna riportò ancora una strepitosa vittoria su Friburgo e sulla nobiltà della Svizzera occidentale e dell'Austria, alleate con essa. Il re Sigismondo visitò la città dal 3 al 5 luglio del 1414 e in tale occasione le confermò i suoi privilegi e le conferì la vera e propria sovranità sul suo territorio. Berna partecipò poi all'alleanza perpetua con l'Austria, e per lungo tempo seguì una politica austrofila; ma nella guerra sveva (1499), i cittadini bernesi combatterono contro il re Massimiliano. A cominciare dal 1494, essi parteciparono anche alle calate degli Svizzeri in Italia. Dalla spedizione del 1512 riportarono una bandiera del papa Giulio II; nel 1513, adescati dal soldo elevato al servizio francese, subirono la sconfitta di Novara; ebbero gravi perdite alla Bicocca e nel 1525 a Pavia, in servizio dei Francesi.....
    Intanto, il movimento riformatore si estendeva dalla Germania e da Zurigo anche a Berna. Qui, il Consiglio assunse un atteggiamento riservato ed incerto. Proibì gli abusi, ma protesse l'antico stato di cose. E tuttavia, gli sforzi del prete secolare Bertoldo Haller, il rinnovamento del Gran Consiglio e la disputa del gennaio 1528 aiutarono la riforma a prendere piede nella città e, dopo, nell'intero territorio dello stato, in parte riluttante. I conventi furono secolarizzati. Lo stato si assunse la vigilanza sui costumi e l'assistenza ai poveri. Coadiuvato dai teologi, cercò di elevare e unificare spiritualmente il popolo. Il governo procedé con rigore contro gli anabattisti. La guerra dei contadini, del 1653, provocata dal deprezzamento della moneta e dalle condizioni economiche peggiorate dopo la guerra dei Trent'anni, mise in serio pericolo il governo; ma terminò con la sconfitta dei contadini e con l'estremo supplizio del loro capo Nicolao Leuenberger e di altri. Seguivano le guerre coi cattolici, nelle quali i Cantoni riformati si trovarono impegnati..... i pericoli si addensavano, dopo la Rivoluzione francese. Sollecitato dai cosiddetti patrioti che si trovavano a Parigi (profughi del Vaud e di Friburgo), il direttorio francese risolse, alla fine del 1797, d'invadere la Svizzera. Berna si mise sulla difesa e vinse il 5 marzo 1798, a Neuenegg. Ma fu sconfitta a Grauholz. Allora il tesoro pubblico fu saccheggiato e venne imposta alle famiglie patrizie una contribuzione di 2 milioni di lire. Il territorio bernese fu diviso nei nuovi cantoni di Vaud, Berna, Oberland e Argovia, ch'erano semplici circoscrizioni amministrative della Repubblica Elvetica. La sommossa dei patrizî nella guerra dello Steckli costrinse la Repubblica a capitolare il 18 settembre 1802.
     
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    Ponte del Trift - Spettacolare ponte pedonale

    Il ponte del Trift è uno dei ponti sospesi pedonali più spettacolari delle Alpi. Si eleva a 100 metri di altezza ed oscilla per 170 metri sull'area del Ghiacciaio del Trift. Già l'attraversamento della gola con la cabinovia è avventurosissimo.

    Quando il clima si riscalda, i ghiacciai fondono; alcuni, come il Ghiacciaio del Trift, con particolare velocità. Ancora pochi anni fa si poteva raggiungere a piedi la capanna del Trift del Club Alpino Svizzero attraversando la lingua del ghiacciaio.

    Nel 2004 è stato costruito un ponte sospeso, perché il ghiacciaio non arrivava abbastanza in alto. Il ponte del Trift, costruito sul modello dei ponti nepalesi a tre funi, si è rivelato un'attrazione per i turisti; nel 2009 è stato sostituito da un ponte più sicuro e più facilmente accessibile che si considera uno dei ponti sospesi pedonali più lunghi e alti delle Alpi. La cabinovia originariamente ideata con funzioni di trasporto conduce i passeggeri su fino alla zona del ponte.

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    fonte:images.myswitzerland.com
    foto:images.gadmin.st.s3.amazonaws.com
    - hitparades.it

     
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    Il padiglione del ghiaccio - Il ghiacciaio visto da dentro
    Saas Fee


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    Raggiungere il più grande padiglione del ghiaccio del mondo, accanto al ristorante girevole posto alla maggior altitudine del mondo, grazie alla metropolitana più elevata del mondo. Così si potrebbe riassumere la visita alla grotta di ghiaccio Mittelallalin. Tuttavia il padiglione del ghiaccio bisogna proprio vederlo coi propri occhi.

    Nei ghiacci millenari del Ghiacciaio di Fee un tunnel di 70 metri conduce a quello che forse è il più grande padiglione del ghiaccio del mondo. Presso la stazione di Mittelallalin della Metro Alpin, posta a 3.456 m. s.l.m., la grotta delle dimensioni di 5.000 metri cubi offre un'approfondita visione dell'interno del ghiacciaio.

    Già il viaggio con la funicolare completamente sotterranea della Metro Alpin, che si snoda dalla stazione di "Felskinn" sopra Saas-Fee è un'indimenticabile esperienza. Su in alto l'attrazione è costituita dal ristorante girevole, posto alla maggior altitudine mondiale, il quale in un'ora consente la perfetta visione a 360° sul mondo alpino e sul ghiacciaio della Valle di Saas. Mittelallalin è il punto di partenza di giri in alta montagna, escursioni alpine e sul ghiacciaio, oltre a sciate sul ghiacciaio.



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    Alla grotta di ghiaccio su una cabina girevole


    Una questione tonda tonda: sulla "Rotair", una "strana" cabina di funivia, che compie un giro intero intorno al proprio asse, ci si libra dalla stazione intermedia di Stand fino al Piccolo Titlis (3020 m).

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    D'obbligo non è solo una veduta a 360° dell'ampia valle di Engelberg, ma anche un'occhiata verso il basso, dove il ghiacciaio è solcato da innumerevoli crepacci. Il top, però, è alla stazione montana d'arrivo: attraversando in senso trasversale il ghiacciaio del Titlis, una grotta artificiale lunga 150 m porta proprio al cuore del ghiacciaio stesso. Qui la volta è ricoperta di stalattiti di ghiaccio, il colore dominante è un misterioso blu e sopra le proprie teste si aprono i crepacci del ghiacciaio. Chi vi si avventura, deve ricordarsi di vestirsi in modo adeguato: sotto il ghiacciaio, spesso 20 metri, la temperatura non è mai più alta di - 1° C! Ma per scaldarsi basta risalire in superficie: la seggiovia del ghiacciaio Ice-Flyer e l'ascensore Fun-Lift provvedono al vostro divertimento. Un'avventura tutta speciale è la traversata del ghiacciaio e la salita alla vetta del Titlis: ma attenzione, solo in compagnia di una guida alpina!

    Accesso:
    Con auto o mezzi dal Gottardo o da Lucerna via Stans fino a Engelberg; da Engelberg in funivia.

    fonte..myswitzerland.com

     
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    Il-treno-della-Jungfrau-Svizzera-620x410

    Svizzera. 10 viaggi sui trenini panoramici



    Percorsi panoramici che raggiungono luoghi mai visti. Immersi nel silenzio dei ghiacciai, tra le montagne coperte di neve d’inverno e piene di verde d’estate, raggiungiamo città in meno di due ore o vette altissime dalle quali riscendere e godersi uno spettacolo grandioso. Questa è la possibilità offerta da 10 treni svizzeri che, partendo da Interlaken, Ginevra, Montreux, Tirano e Locarno vi accompagneranno alla scoperta di un mondo meraviglioso, lontano dalla frenesia quotidiana.


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    Jungfraujoch. Parte da Interlaken questo splendido trenino che raggiunge la stazione ferroviara più alta d’Europa. Bisogna salire per 3454 metri, immergersi in un mondo fiabesco, tra i ghiacciai e i fiocchi di neve, per poi godere dello splendido panorama. Qui si può ammirare il ghiacciaio dell’Aletsh.


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    Goldenpass Line. Collega la regione del lago di Ginevra al lago di Lucerna. Dalla riviera svizzera alle foreste alpine e paesi di montagna.

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    Treno del cioccolato.
    Parte da Montreux per raggiungere la regione della Gruyere, patria dell’omonimo formaggio e del cioccolato Cailler. Se prenotate un posto in prima classe non mancherà una golosa degustazione.


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    Brienz Rothorn Bahn. La locomotiva che dal 1892 trasporta i passeggeri sulla vetta del Rothorn a 2350 metri. Tutto attorno il lago di Brienz e le Alpi Bernesi.


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    Pilatus. E’ la montagna sopra Lucerna. La ferrovia vi accompagna in un luogo leggendario, raccontandovi storie di draghi e segreti. Dalla vetta si potrà godere di un’ottima vista su tutta la Svizzera centrale.


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    Willhelm Tell Express. Collega la Svizzera centrale al Ticino. Il battello a vapore salpa da Lucerna e raggiunge Fluelen. Il pranzo è servito a bordo. Dopo la crociera si prosegue a bordo di un treno con carrozza panoramica fino a Locarno.

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    Bernina Express. Da Tirano fino all’Alta Engadina o a Davos o Coira. Queste linee ferroviarie sono entrate nel patrimonio UNESCO.


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    Centovallina. E’ la linea che unisce Locarno a Domodossola. Si possono provare tante emozioni: viadotti da capogiro, gole profonde, cascate scroscianti, rigogliose vigne.

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    Glacier Express. Partendo dal centro di Zermatt si raggiunge il punto panoramico del Gornergrat a 3089 metri d’altitudini. Poi il Cervino e i ghiacciai immensi del Monte Rosa.



    fonte:mindthetrip.it
    foto:svizzera.ilreporter.com
    - viaggi.corriere.it
    - ilgirasoleviaggi.it
    -image.nanopress.it/
    - images.gadmin.st.s3.amazonaws.com
    - cdn2.stbm.it
     
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    GHIACCIAIO-ALETSCH-Alpi-Bernesi-Svizzera.-E-tuttora-il-pi%C3%B9-grande-delle-Alpi-con-817-km-quadrati-di-estensione-e-23-km-circa-di-lunghezza.-Ma-dal-1850-ha-perso-36-km-di-lunghezza-e-167-km-quadrati


    GHIACCIAIO ALETSCH


    - Alpi Bernesi, Svizzera.

    E’ tuttora il più grande delle Alpi, con 81,7 km quadrati di estensione e 23 km circa di lunghezza. Ma dal 1850 ha perso 3,6 km di lunghezza e 16,7 km quadrati



    ghiacciaio-141251


    Svizzera+Monti+dell'Oberland+Bernese,+la+zona+alpina+del+Canton+Berna

    foto_17_grande



    fonte: industriadelturismo.com
    foto:viaggi.lastampa.it
    - 2.bp.blogspot.com
    - http://users2.unimi.it/


     
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    260px-Thunersee

    Lago di Thun


    Il lago di Thun (tedesco Thunersee) è un lago del Canton Berna, in Svizzera, che prende nome dall'omonima città.

    È un lago naturale formato dal fiume Aar appena dopo il lago di Brienz.

    Il lago si formò in occasione dell'ultima glaciazione. Originariamente era unito al lago di Brienz. Il lago completo (Thun e Brienz) era chiamato "lago di Wendel" (in lingua tedesca Wendelsee).

    Si affacciano sul lago comuni appartenenti a quattro distretti:

    Frutigen: Krattigen;
    Interlaken: Beatenberg - Därligen - Interlaken - Leissigen - Unterseen;
    Niedersimmental: Spiez;
    Thun: Hilterfingen - Oberhofen am Thunersee - Sigriswil - Thun



    fonte: wikipedia.org


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    Sul naturale confine orografico settentrionale, dove le Alpi cedono il passo all'Oberland Bernese, si estende il Lago di Thun, incastonato in uno scenario alpino di sogno e circondato da numerosi accoglienti villaggi, oltre che da affascinanti cittadine come Thun e Interlaken. Gli sport acquatici, le passeggiate e le escursioni lungo il Lago di Thun o sulle montagne dalla vista panoramica e sulle soleggiate terrazze che orlano entrambi i versanti del lago, unitamente ai comprensori sciistici per famiglie in inverno rendono la regione turistica una meta particolarmente amata per le vacanze e le gite.



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    La porta di accesso all'Oberland Bernese è la cittadina di Thun, posta all'estremità occidentale dell'omonimo lago, che vanta un centro storico medievale, un maestoso castello e un'accattivante zona pedonale. Fra le località più famose dell'Oberland Bernese si annovera Interlaken, vero e proprio ingresso della regione della Jungfrau. La città, all'estremità della riva nord del Lago di Thun, è il punto di partenza ideale per gite verso i punti di interesse dell'Oberland Bernese.

    Le acque del Lago di Thun sono solcate da battelli di linea per tutto l'anno, ai quali si aggiunge in estate uno storico battello a vapore a pale meravigliosamente restaurato. Sui soleggiati versanti meridionali fra Thun e Merligen prospera una vegetazione in parte subtropicale, alla quale ricondurre il secondo nome della località, ossia "Riviera del Lago di Thun". Proprio di fronte, nella Baia di Spiez dominata da un bel castello, vi sono addirittura vigneti collinari. Una particolare attrattiva turistica è costituita dalle dodici chiesette romaniche, ormai millenarie, che si ergono tutto attorno al lago: per citarne una, quella di Einigen.

    Thun-Lake-Switzerland


    Il Niesen (2.362 m), lo Stockhorn (2.190 m) e il Niederhorn (1.950.m) sono le note montagne panoramiche che attorniano il Lago di Thun, raggiungibili con la ferrovia di montagna. Sono al contempo punto di partenza o di arrivo di belle escursioni e di tour in bici davvero impegnativi, oltre che costituire i punti di lancio preferiti per gli appassionati di parapendio.

    I lidi e i bagni che costellano il lago sono un invito a rinfrescarsi. I velisti e i surfisti sanno apprezzare la brezza costante. I sentieri in riva al lago preferiti dagli escursionisti collegano Thun a Hünibach oppure Spiez a Faulensee. Sulla riva settentrionale del lago si snoda lo Jakobsweg, vale a dire il Cammino di Compostela, che un tempo guidava i pellegrini di tutta Europa a Santiago de Compostela in Spagna. Il Cammino di Compostela conduce anche alle Grotte di San Beato, imponenti grotte carsiche che affascinano per le loro formidabili formazioni di stalattiti e stalagmiti. Secondo la leggenda, nel VI secolo San Beato viveva all'ingresso delle grotte.

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    Centro storico di Thun
    – sulle stradine con gli storici palazzi nobiliari e le case borghesi incombe il Castello con il possente mastio e le quattro torrette d'angolo.

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    Dipinto panoramico Wocher – il dipinto panoramico a 360°, creato fra il 1809 e il 1814, ritrae la cittadina di Thun ed è l'esemplare più antico al mondo di questo genere.


    A Thun, nell'Oberland bernese, in un edificio circolare poco appariscente è esposto il più antico dipinto panoramico del mondo giunto intatto ai giorni nostri. Il quadro ritrae la cittadina di Thun in un mattino soleggiato del 1809.
    L'edificio circolare sorge in un angolo appartato del Schadaupark di Thun, sulle rive dell'omonimo lago.

    Pochi sono a conoscenza che in questo sobrio padiglione si cela un gioiello dal valore inestimabile.

    "È davvero una fortuna che questo panorama si sia conservato nel tempo", dichiara Jon Keller, archivista della città di Thun. "Attorno al 1800, infatti, la fotografia non esisteva ancora."

    Con i suoi 7,5 metri di altezza e 38,3 metri di lunghezza, il dipinto panoramico del pittore Marquard Wocher riproduce fedelmente ogni dettaglio – spiega Keller aggiungendo che, anche dopo 37 anni di visite guidate, gli capita ancora spesso di scorgere particolari mai visti prima.

    Il dipinto è disseminato di piccole scene che l'occhio coglie solo al secondo o al terzo giro d'orizzonte. È il caso ad esempio di alcune donne che stanno facendo il bucato nelle acque dell'Aar. "È un dettaglio che personalmente trovo molto bello" e che ci mostra quanto dura doveva essere la vita quotidiana prima dell'avvento della lavatrice e prima che l'acqua corrente giungesse nelle nostre case.
    Unico nel suo genere
    Lo storico dell'arte Dominik Imhof, curatore del panorama di Wocher gestito dal museo d'arte di Thun, non ha dubbi: quest'istantanea unica nel suo genere è un importante documento dell'inizio del XIX secolo.

    "Non esiste nessun altro quadro panoramico con un soggetto simile", sottolinea. "Marquard Wocher ha dipinto un'immagine idilliaca di una piccola città nelle prime ore del mattino." Tutti gli altri panorami giunti ai giorni nostri mostrano battaglie oppure eventi storici o religiosi salienti.

    "Nel frattempo è diventato anche il più antico quadro panoramico ancora esistente al mondo e questo lo rende un gioiello straordinario."

    L'uomo sui tetti di Thun

    Gli abitanti di Thun saranno rimasti non poco meravigliati quando, un giorno, videro il pittore Marquard Wocher salire sulla piattaforma che si era fatto costruire sui loro tetti per tracciare alcuni schizzi a 360° della città.

    Purtroppo non abbiamo più alcuna fonte che riferisce di quell'uomo bizzarro appostato sopra il comignolo di un edificio che dava sulla Kreuzgasse.
    "Da lassù, tracciò alcuni schizzi e tre acquerelli di grandi dimensioni", prosegue Imhof.
    Una volta tornato a Basilea questo materiale gli servì come base per realizzare il suo quadro circolare in grande formato con la tecnica dell'olio su carta trasportato su tela.
    "Questo dipinto per noi è come una fotografia, un documento straordinario e fedele nei minimi dettagli", dichiara Keller spiegando che quando Wocher dal suo atelier di Basilea creò il quadro partendo dagli schizzi di Thun non improvvisò nulla.

    "Siamo a conoscenza di alcuni suoi scritti in cui dalla città renana chiedeva ad esempio se una tal casa avesse due o tre comignoli."

    Un'opera fotorealista

    Certo, sull'importanza di tali dettagli si potrebbe disquisire, ma non c'è dubbio che per Marquard Wocher fossero fondamentali, sottolinea Keller. "L'artista voleva dipingere con la massima precisione e proprio per questo motivo all'occhio dello storico la sua opera ha lo stesso valore di una fotografia."
    Wocher impiegò cinque anni per completare il dipinto dopodiché, a partire dal 1814, lo espose in un edificio circolare sulla Sternengässlein di Basilea. Per la Svizzera il suo quadro panoramico era una prima assoluta.

    Un passato travagliato

    Con l'avvento del cinema, molti quadri panoramici finirono nell'oblio e andarono perduti, ma non quello di Wocher. Nel 1899, infatti, Basilea decise di donarlo alla cittadina dell'Oberland bernese.

    Nell'estate del 1943, al termine di un'esposizione nazionale il dipinto venne depositato sotto il pavimento della palestra di una scuola e, con il tempo, ci si dimenticò della sua esistenza.

    Negli anni 1950, durante una ristrutturazione, venne ritrovato dal capo dell'ufficio tecnico comunale Karl Keller (non imparentato con Jon Keller) che si adoperò per trovargli una collocazione adeguata.

    Dopo lunghe ricerche, finalmente nell'estate del 1961, l'opera venne sistemata nel parco del castello di Schadau. Il panorama di Thun era di nuovo a casa.

    Christian Raaflaub, Thun, swissinfo.ch


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    Castello di Spiez – rocca medievale dotata di torre difensiva, di chiesa del castello risalente al primo romanico e di parco, all'interno del castello grande sala delle feste con cultura degli arredi in stile barocco, concerti al Castello.

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    Notevoli le stanze di soggiorno e rappresentanza, dotate degli arredi, risalenti a periodi dal XIII al XVIII secolo, fra le quali l'appartamento e la Sala di Giustizia del XV secolo, la rinascimentale Sala del Consiglio e il Salone delle Feste del primo Barocco. All'edificio appartengono anche la Chiesa del Castello, risalente al romanico iniziale, e il parco ben curato. Luogo d'aggregazione culturale e turistica, che emana incredibile fascino.



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    Grotte di San Beato – ruscelli sotterranei e formidabili formazioni di stalattiti e stalagmiti sono visitabili lungo un percorso illuminato. All'ingresso, secondo la leggenda, nel VI secolo viveva San Beato.

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    Più di 1900 anni fa, in una grande grotta sul Lago di Thun, si narra che compisse le sue malefatte un terrificante drago. Riuscì solo al monaco irlandese itinerante Beato di scacciarlo. Da allora il meraviglioso mondo delle grotte si può percorrere senza pericoli.
    Sulla riva nordorientale del Lago di Thun, nelle vicinanze di Interlaken, le Grotte di San Beato si addentrano nelle profondità dell'imponente Massiccio del Niederhorn. I percorsi, facilmente agibili a piedi fino a 1.000 metri di profondità e illuminati elettricamente fanno passare davanti a scroscianti cascate sotterranee, conducono attraverso stretti passaggi e in grotte con stalagmiti e formazioni di stalattiti.

    Nelle grotte si possono visitare anche un insediamento preistorico e la cella di San Beato. Si dovrebbe programmare di dedicare tempo sufficiente alla visita del Museo delle Grotte all'ingresso delle Grotte di San Beato, che veicola conoscenze sulla speleologia e sui rilievi delle grotte. Proprio all'ingresso della grotta si trova un ristorante.



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    Niederhorn (1.950 m) – comprensorio escursionistico e sciistico con visione dell'Eiger, del Mönch e della Jungfrau, dei Laghi di Thun e di Brienz, raggiungibile mediante due tronchi di funicolare dal molo della Beatenbucht.

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    Niesen (2.362 m) – una ripida funicolare trasporta i turisti sulla montagna panoramica a forma di piramide situata presso la riva meridionale del Lago di Thun, dove si trovano la locanda di montagna e si gode un panorama a 360°.
    La vista sulle alte vette alpine bernesi, sul Lago di Thun, sulla Valle di Simmen è davvero svariata, non da ultimo dal nuovo padiglione trasparente in vetro. I visitatori che alloggiano presso l’albergo di montagna Niesen hanno l’opportunità di ammirare l’alba e il tramonto.

    Una volta all’anno si svolge una competizione in cui i concorrenti si sfidano sulla scala più lunga del mondo (11'674 scalini) lungo i binari ferroviari – l’uso della scala non è altrimenti consentito.


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    Castello di Oberhofen – immerso in un bellissimo parco e situato direttamente sul Lago di Thun, ospita un'importante esposizione sulla cultura degli arredi bernese tra il XVI e il XIX secolo.


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    Justistal – valle di estremo interesse sulla riva settentrionale del Lago di Thun, comprensorio escursionistico tra i preferiti, famoso per il grande evento che si tiene ogni anno, noto come "Chästeilet", durante il quale si distribuiscono tra i contadini le forme di formaggio prodotte d'estate in alpeggio.

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    fonte & foto: myswitzerland.com
    foto: thumbs.dreamstime.com
    - swissinfo.ch


     
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