CITTA' FANTASMA

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  1. gheagabry
     
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    Le città fantasma....

    "Era una bella giornata di sole [26 Aprile 1986]. Mia figlia ed io eravamo sedute nel nostro cortile. Soffiava un dolce vento primaverile. Improvvisamente un enorme camion militare si fermò proprio davanti a noi. Un uomo che indossava una maschera antigas e una tuta di protezione saltò giù dal camion e cominciò a girarci attorno trafficando con un dispositivo che portava al petto … Poi ci guardò, fissando un segno che non avevamo mai visto prima, infine tornò a bordo del camion e se ne andò. Tutto successe in completo silenzio. Nessuna parola fù pronunciata. Stavamo solo a guardare il segno e il camion e non avevamo idea di cosa stesse succedendo … La giornata non fù più così bella …"
    (Dalle memorie di una donna anziana)


    PRIPYAT


    Pryp"jat' (Прип'ять in ucraino, Припять – Pripjat' in russo) è una città fantasma ucraina situata vicino al confine nord bielorusso, a circa 110 km a nord della capitale Kiev, nella vastissima area paludosa della Polesia. È una città fantasma in quanto sorge adiacente alla famosa Centrale nucleare di Čornóbil's'ka (conosciuta ai più con il nome inesatto di centrale nucleare di Černobyl'), nota per il più grave incidente nucleare della storia umana mai avvenuto, ed ormai in disuso.
    La città di Pripyat è l'emblema del disastro di Chernobyl. Prima di essere avvolta dalla nube radioattiva, ospitava circa 50.000 persone. Era stata appositamente costruita per i lavoratori della centrale, situata a 5 Km. di distanza. L'evacuazione degli abitanti di Pripyat iniziò solo 36 ore dopo l'incidente. Fino al primo pomeriggio di sabato 27 aprile, la gente continuò ad attendere alle proprie attività. Tutto era normale, non fosse stato per la presenza di tanti poliziotti che lavavano le strade della città con uno strano liquido bianco. Poi, improvvisamente, in tre ore 1.110 bus giunti da Kiev evacuarono la popolazione, dicendo che sarebbe stato solo per tre giorni.
    Da allora a tuttora, Pripyat è una città fantasma, circondata da filo spinato, all'ombra della centrale.

    “Dopo l’esplosione del reattore 4, il popolo di Pripyat si diresse verso il ponte della ferrovia, appena fuori dalla città, per avere una buona visione del reattore e per vedere quello era successo. Inizialmente, tutti dissero che il livello delle radiazioni era minimo e che non c’era da preoccuparsi. Non sapevano che gran parte della radiazioni era stata soffiata su questo ponte. “


    .....l'abbandono.....


    Gli organismi repubblicani e provinciali, la Difesa Civile della Repubblica Sovietica bielorussa e ucraina, ricevettero la relazione sull’esplosione e l’incendio alla centrale nucleare di Chernobyl nelle prime ore del mattino del 26 aprile 1986. Parecchie ore dopo il personale ucraino della protezione civile venne posizionato nella città di Pripyat, la polizia chiuse la zona vietandone l’ingresso a tutti i mezzi di trasporto, ad eccezione degli autocarri di servizio.
    A mezzogiorno iniziò il monitoraggio constante della radioattività nella città e nei dintorni. I livelli di contaminazione radioattiva erano già elevati, ma, a causa della mancanza di vento, non estremamente diffusi. La Protezione Civile era pronta all’evacuazione della città, ma l’ordine, da parte del governo centrale di Mosca, tardava a venire.
    Nella serata del 26 aprile, il livello di radioattività a Pripyat aveva superato la radiazione di fondo naturale già di 1000 volte (0,1 mSv / h). Nonostante la situazione radioattiva non avesse causato ancora allarme ufficiale, i fisici della commissione governativa raccomandarono di evacuare gli abitanti, in quanto non potevano giudicare la reale situazione nella zona “attiva” del reattore e gli ulteriori sviluppi dell’incidente.
    Intorno alle 22:00 la Commissione giunse alla conclusione di iniziare l’evacuazione il giorno seguente – 27 aprile. Le aziende di trasporto di Kiev organizzarono più di mille autobus che arrivarono sul posto a tarda notte. Le autorità degli insediamenti circostanti la città, Polesskoe e Ivankov, vennero messi in allerta e pronti ad accettare il piano di sfollamento.
    Tenendo conto della contaminazione radioattiva del territorio, vennero scelti gli itinerari per l’evacuazione e preparate istruzioni chiare per militari, autisti, poliziotti e sfollati.
    E’ doveroso notare che sabato 26 aprile, non venne diffuso alcun avviso ufficiale alla popolazione sulla necessità di rimanere chiusi nelle proprie case.
    Molta gente si recò nella casa della cultura della città che era stata aperta di recente, alcuni giorni prima dell’incidente; non venne organizzata una distribuzione di compresse di ioduro di potassio e non furono preparati sufficienti respiratori da destinare ai bambini.
    Alle 07:00 di domenica 27 aprile, il presidente della commissione governativa confermò la decisione di evacuare la popolazione di Pripyat. Alle 10 incontrò le autorità della città per fornire istruzioni sul piano che doveva iniziare alle ore 14.00.
    Intorno a mezzogiorno, il messaggio radio che venne trasmesso per informare la popolazione, diceva che sarebbero stati necessari tre giorni per evacuare tutta la popolazione.
    Quasi 1.200 pullman si raccolsero vicino a Chernobyl ed iniziarono a trasportare gli abitanti di Pripyat fuori dalla città: erano passate più di trentasei ore dall’incidente.
    Si prevedeva di spostare circa 44.600 persone, ma il numero reale non era ben definito in quanto alcuni avevano già abbandonato la città o si erano spostati per il fine settimana.
    Secondo le fonti informative ufficiali il trasporto venne eseguito in maniera agevole. In meno di tre ore erano rimasti in città solo coloro che dovevano svolgere il loro dovere d’ufficio. Gli sfollati vennero collocati provvisoriamente in città e villaggi delle province vicine.
    (progettohumus.it)


    "Ti amo, Pripjat'! Perdonami!"
    Una scritta sul muro dell'ospedale di Pripjat'


    "A Pripjat' tutto era moderno e funzionale: due ospedali di cui uno pediatrico, un centro commerciale, due hotel, numerosi bar e ristoranti, cinema, teatro, un centro polifunzionale che dominava la piazza centrale oltre alla piscina coperta, quest'ultima lasciata incredibilmente attiva fino al 2000 al servizio del personale che continuava a lavorare presso la centrale.
    Pripjat' era anche soprannominata "la città dei fiori", per le aiuole che si trovavano sparse più o meno dappertutto. Una delle caratteristiche dell'insediamento urbano è di essere rimasto come fu lasciato dagli abitanti, fatta eccezione per i danni causati dallo sciacallaggio e dal tempo; infatti gli abitanti furono solo informati del fatto che sarebbero andati via per un massimo di tre settimane a causa di "un lieve incidente" avvenuto alla Centrale elettronucleare, ma non tornarono mai più, e così negli edifici rimasero arredi, automobili, fotografie ed elettrodomestici che furono in parte depredati, ma in gran parte lasciati nelle case, date anche le radiazioni accumulate. Solo una volta ogni anno, nell'anniversario della tragedia e nella ricorrenza del primo maggio, i residenti possono tornare a visitare la città in cui vivevano. Il parco giochi, allestito per i festeggiamenti del primo maggio, è la zona più radioattiva della città, essendo esposto direttamente verso la centrale di Černobyl', ma soprattutto perché il giorno del disastro il vento portò qui le prime particelle radioattive, che investirono la grande foresta che si trovava proprio alle spalle dello stesso, i cui alberi morirono totalmente in pochissimi giorni. La foresta venne soprannominata la Foresta Rossa dagli abitanti del luogo a causa del cambiamento di colore degli alberi stessi avvenuto per effetto delle radiazioni. Gli abitanti parlarono anche di stranissimi funghi che vi comparvero anche se non è mai stato accertato. Le radiazioni rimarranno nell'area per circa 48.000 anni, ma gli uomini potranno tornare ad occupare queste zone tra circa seicento anni."
    (dal web)

    ....la foresta rossa....



    La zona di foresta intorno alla centrale nucleare di Chernobyl, in cui le piante, che hanno ricevuto ingenti dosi di radiazioni sono state morfologicamente modificate. A seguito della catastrofe di Chernobyl, decine di migliaia di ettari di foreste hanno subito una massiccia contaminazione radioattiva. Quella più in prossimità alla centrale era localizzata nelle sue immediate vicinanze e si estendeva fino a due kilometri ad ovest di questa.
    La foresta era costituita soprattutto da Pini Silvestri (Pinus silvestris). I segni di mutazioni dovuti alla radioattività erano maggiormente evidenti nelle conifere in quanto assorbivano dosi di radiazione 100 volte superiori agli altri tipi di piante. Considerando la natura degli effetti da radiazioni, gli scienziati hanno classificato la foresta in quattro zone:

    LA PRIMA ZONA...Area che ha subito la perdita completa delle conifere con danni parziali anche agli alberi a legno duro, è la cosiddetta “foresta rossa”. Gli studiosi stimano che il livello di assorbimento delle dosi di esposizione alle radiazioni gamma esterne nel 1986-1987 ha raggiunto quota 8000 – 10000. Qui, i tronchi degli abeti sono completamente morti e gli aghi di pino sono diventati di color mattone. L’intera foresta era letteralmente “bruciata”, per il notevole accumulo di fallout radioattivo. L’alta contaminazione radioattiva degli alberi morti, portò i liquidatori a seppellire i loro resti sotto terra. Nella “foresta rossa” vennero effettuate opere di rimboscamento su 500 ettari di territorio.
    LA SECONDA ZONA...È la zona dove gli effetti letali delle radiazioni nella foresta hanno causato la morte del 25%-40% degli alberi e ucciso la maggior parte del sottobosco (1-2,5 metri di altezza). Nel 90-95% degli alberi sono stati gravemente danneggiati i giovani germogli e le gemme. Dose assorbita 1000-8000.Quest’area comprendeva un territorio di 12.500 ettari, tra cui 3.800 ettari di foreste di pini.
    LA TERZA ZONA...Area in cui le radiazioni hanno causato danni di media entità alla pineta. Questa zona è stata colpita in gran parte nelle mutazioni dei giovani germogli e aghi di pino che assumevano una colorazione gialla accesa nelle diverse parti dei rami.
    LA QUARTA ZONA...È la zona in cui gli effetti delle radiazioni hanno influenzato in maniera parziale i processi di crescita della vegetazione. Non sono stati rivelati danni visibili nella crescita dei pini che è stata normale, mentre gli aghi hanno mantenuto il loro colore. La dose assorbita è stata di 50-120.
    Gli alberi morti costituiscono un rischio significativo, ad esempio nel corso di un incendio, come fonte secondaria di contaminazione radioattiva. Le radiazioni provenienti dagli alberi morti presenti in prossimità della strada, unica via di comunicazione alla centrale nucleare di Chernobyl, hanno notevolmente deteriorato la situazione di quest’area della zona di esclusione.
    (progettohumus.it)

     
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22 replies since 23/10/2011, 09:52   3078 views
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