GROTTE e ROCCE..la natura diventa arte

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. gheagabry
     
    .

    User deleted



    Le caverne del Parco Nazionale di Carlsbad

    New Mexico, USA




    AP101218156749


    AP101218156772
    L’ingresso delle caverne
    (AP Photo/Susan Montoya Bryan)

    Molto tempo fa qui prosperavano alghe, spugne e molluschi. L’intera regione era un caldo mare interno. Il corallo, l’elemento principale delle scogliere odierne, era relativamente raro. Tra le forme più singolari di vita marina c’erano le trilobiti e le ammoniti, ora estinte. Molte di queste ultime vivevano in grandi conchiglie a spirale divise in camere, simili a quelle degli odierni nautili.

    Man mano che i resti fossili di animali marini e altre particelle si depositarono sul fondo e si cementarono assieme si formarono scogliere calcaree. In seguito all’abbassarsi del fondo marino, la scogliera aumentò di spessore fino a superare i 500 metri. Alla fine il mare si ritirò, e le scogliere furono sepolte da sedimenti. Molto tempo dopo la crosta terrestre si alzò, i sedimenti furono portati via dall’erosione e le scogliere emersero come montagne.



    Ma che ruolo ebbero questi sconvolgimenti geologici nella formazione delle grotte di Carlsbad?

    A contatto dell’aria e del suolo, nell’acqua piovana si sviluppa una leggera quantità di acido carbonico, a questo acido debole che si deve la formazione della maggior parte delle grotte carsiche del mondo. Secondo la geologa Carol Hill, però, le caverne della catena dei Monti Guadalupe furono scavate da un acido molto più forte.

    Secondo la Hill, nei giacimenti di petrolio presenti nelle rocce sotto le scogliere calcaree si sarebbero formati gas ricchi di zolfo. Quando le masse rocciose cominciarono a sollevarsi il gas si infiltrò nelle scogliere, e reagendo con l’aria e con le acque dolci di falda ricche di ossigeno formò acido solforico. Questo potente acido disciolse grosse quantità di pietra calcarea.



    Con l’innalzarsi delle montagne e l’abbassarsi del livello freatico, questo fenomeno di corrosione scavò grotte sempre più profonde. Nelle grotte di Carlsbad, ampi vuoti e fratture che sono andate allargandosi si sono connessi tra loro creando un enorme labirinto. Qui sono stati mappati circa 37 chilometri di passaggi. Ma non sono le uniche cavità naturali di questi monti. Ne esistono altre centinaia. La più ampia che si conosca è la grotta di Lechuguilla, con più di 160 chilometri di passaggi documentati!


    La prima volta che entrammo nelle grotte di Carlsbad scendemmo in ascensore superando un dislivello di 225 metri e arrivammo vicini alla Big Room (“Sala grande”). Questa enorme cavità si estende per circa sei ettari. In certi punti tra il pavimento e il soffitto ci sono più di trenta metri. Ma quello che ci colpì fu la varietà di “sculture naturali” sparse dappertutto e illuminate da luci nascoste.




    Queste “sculture” si formano dovunque l’acqua che penetra nelle grotte evapora, depositando il carbonato di calcio (calcare) in essa disciolto. Nei punti del soffitto in cui l’acqua ha continuato a gocciolare si sono formati sottili tubicini cavi lunghi anche un paio di metri, detti “cannule” o “spaghetti”. Questi possono infine ostruirsi e diventare stalattiti simili a ghiaccioli. Inoltre, dove il soffitto è in pendenza a volte scendono concrezioni a forma di festone o di drappeggio che fanno assomigliare certe grotte a saloni teatrali.

    Dove l’acqua gocciola sul pavimento si possono formare delle stalagmiti che crescono verso l’alto. Queste possono infine raggiungere il soffitto, magari unendosi a una stalattite in modo da formare una colonna. Alcune stalattiti nel “Salone dei giganti” hanno superato i 18 metri d’altezza! Se l’acqua che gocciola cade in piccole cavità, minuscoli frammenti di roccia possono ricoprirsi di uno strato liscio e uniforme di calcare, dando luogo alle cosiddette “perle di grotta” (pisoliti). In certi casi si sono create formazioni ancora più singolari. Queste includono delicati ammassi di cristalli aghiformi e tubuli contorti che assomigliano a vermi: le elictiti, o stalattiti eccentriche, che cambiano di continuo direzione di accrescimento.




    Scendemmo nelle grotte attraverso il loro ingresso naturale: un’ampia spelonca. Sulle pareti dell’ingresso si possono ammirare pitture rupestri opera degli antichi nativi americani.

    Appena entrati avvertimmo l’odore del guano di pipistrello. Ci spiegarono che quasi un secolo fa si cominciò ad estrarre il guano per usarlo come fertilizzante. In seguito, un grosso contenitore collegato a una fune usato per estrarre il guano divenne il primo “ascensore” per portare i turisti dentro e fuori delle caverne. Il guano si trova in un passaggio laterale detto “Grotta dei pipistrelli”, dove d’estate trovano rifugio un milione di pipistrelli. Al crepuscolo questi escono dalla grotta a migliaia.

    I ranger del parco ci spiegarono che le caverne sono estremamente delicate. I visitatori possono facilmente danneggiarle e inquinarle.

    I pipistrelli: questi animali frequentano le grotte da molto più tempo degli esseri umani. Sono gli esseri umani, però, che uscendo da queste grotte provano un durevole senso di riverenza.
    (vetrineaperte.it)






     
    Top
    .
8 replies since 21/10/2011, 20:18   1608 views
  Share  
.