GROTTE e ROCCE..la natura diventa arte

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  1. gheagabry
     
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    Le grotte, con la loro atmosfera fredda e segreta, le stalattiti e le stalagmiti e i corsi d'acqua sotterranei, emanano un senso di mistero paragonabile forse alla stessa rigenerazione della vita: gli spazi chiusi delle caverne simboleggiano il canale del parto e il grembo della dea. (Maria Gimbutas, Le dee viventi)



    LE GROTTE di FRASASSI



    Immaginate un lavoro di cantinaia di milioni di anni, dove l'acqua sciogliendo piccole quantità di calcare, nel corso di uno stillicidio di millenni, crea depositi dalle forme più strane e fantasiose. Pensate ad un "complesso sotterraneo" di circa 30 km disposto su 8 differenti livelli geologici, questo sono le Grotte di Frasassi uno dei percorsi sotterranei più affascinanti del mondo.

    La scoperta delle grotte di Frasassi risale al 25 settembre 1971 ad opera del gruppo speleologico del CAI di Ancona guidato da Giancarlo Cappanera. Altre scoperte si susseguono negli anni 1950 e 1960 ad opere dei gruppi del CAI (Club Alpino Italiano) di Jesi e Fabriano tra cui nel 1966 una diramazione lunga più di 1 km che parte dalla Grotta del Fiume. Nel luglio 1971 una corrente d'aria che sbocca da una piccola apertura cattura l'attenzione di 7 jesini che dopo aver ampliato la dimensione del passaggio poi chiamato "Strettoia del Tarlo" per renderlo praticabile, si inoltrano in una fitta rete di gallerie, cunicoli, pozzi e grotte per una lunghezza di circa 5 km. La prima traccia della scoperta più rilevante, quella della Grotta Grande del Vento, si avrà nel giugno 1971, quando Rolando Silvestri [ Urbania (PU), 10 maggio 1953] e Umberto di Santo [ Camposampiero (PD), 26 luglio 1953], scalando la pendice nord del monte Valmontagnana, scoprirono uno stretto imbocco. Il 25 settembre 1971, Rolando Silvestri in compagnia degli amici del Gruppo Speleologico Marchigiano C.A.I. di Ancona, ritrovò quell'apertura nella montagna che spalancò la porta d'ingresso della grotta che fu subito battezzata Grotta Grande del Vento. Inizialmente gli scopritori si trovarono in questa grande grotta al buio e le attrezzature non permisero loro di scendere fino alla base della cavità sottostante, quindi si stimò l'altezza della grotta lanciando un sasso e misurando il tempo di caduta.




    Un primo approssimativo calcolo portava all'inaspettata altezza di oltre 100 m. Successivamente si dotarono di attrezzature adeguate e esplorarono l'immenso spazio che venne chiamato "Abisso Ancona" in onore della città degli scopritori. La notizia della scoperta fu diffusa tramite stampa ed è da questo momento che inizia la notorietà al grande pubblico delle Grotte di Frasassi. L'8 dicembre 1971 venne scoperto un collegamento tra la Grotta del Fiume e la Grotta del Grande Vento, che venne ribattezzato "Condotta dei fabrianesi". Le scoperte si susseguirono negli anni e numerosi altri ambienti più o meno accessibili furono scoperti ed esplorati dagli speleologi. Al momento il complesso delle grotte di Frasassi conta una lunghezza di oltre 13 km. Oltre all'Abisso Ancona, sono note la "Sala 200", così chiamata perché è un corridoio di 200 m, la "Sala delle Candeline" per le numerose stalagmiti cilindriche di piccole dimensioni, la "Sala Bianca" il cui colore è dovuto a strati di calcite pura, la "Sala dell'Orsa" per il masso che grazie all'erosione millenaria dell'acqua ha assunto le sembianze di un'orsa e la "Sala dell'Infinito", così chiamata perché ha una forma irregolarmente circolare e durante le prime esplorazioni gli speleologi persero l'orientamento e si ritrovarono a girare intorno alla sala diverse volte prima di trovare un'uscita, come se fossero in un percorso infinito.



    All'interno delle cavità carsiche si possono ammirare delle sculture naturali formatesi ad opera di stratificazioni calcaree nel corso di 190 milioni di anni grazie all'opera dell'acqua e della roccia. L'acqua scorrendo sul calcare discioglie piccole quantità di calcare e cadendo a terra, nel corso di uno stillicidio che dura dei millenni, le deposita e forma delle concrezioni di notevoli dimensioni e di forme a volte anche curiose. Queste si dividono in stalagmiti (colonne che crescono progredendo dal basso verso l'alto) e stalattiti (che invece scendono dal soffitto delle cavità). Le forme e le dimensioni di queste opere naturali hanno stimolato la fantasia degli speleologi, i quali dopo averle scoperte le hanno "battezzate" denominandole in maniera curiosa, tra le stalattiti e le stalagmiti più famose ricordiamo: i "Giganti", il "Cammello" e il "Dromedario", l'"Orsa", la "Madonnina", la "Spada di Damocle" (stalattite di 7,40 m di altezza e 150 cm di diametro), "Cascate del Niagara", la "Fetta di pancetta" e la "Fetta di lardo", l'"Obelisco" (stalagmite alta 15m al centro della Sala 200), le "Canne d'Organo" (concrezioni conico-lamellari che se colpite risuonano), il "Castello delle Streghe". All'interno delle grotte sono presenti anche dei laghetti in cui ristagna l'acqua dello stillicidio e dei "pozzi", cavità cilindriche profonde fino a 25 m che possono raccogliere l'acqua o convogliarla verso piani carsici inferiori.
    (fitelmarche.it)






     
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    bello,grazie gabry
     
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  3. gheagabry
     
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    Le caverne del Parco Nazionale di Carlsbad

    New Mexico, USA




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    L’ingresso delle caverne
    (AP Photo/Susan Montoya Bryan)

    Molto tempo fa qui prosperavano alghe, spugne e molluschi. L’intera regione era un caldo mare interno. Il corallo, l’elemento principale delle scogliere odierne, era relativamente raro. Tra le forme più singolari di vita marina c’erano le trilobiti e le ammoniti, ora estinte. Molte di queste ultime vivevano in grandi conchiglie a spirale divise in camere, simili a quelle degli odierni nautili.

    Man mano che i resti fossili di animali marini e altre particelle si depositarono sul fondo e si cementarono assieme si formarono scogliere calcaree. In seguito all’abbassarsi del fondo marino, la scogliera aumentò di spessore fino a superare i 500 metri. Alla fine il mare si ritirò, e le scogliere furono sepolte da sedimenti. Molto tempo dopo la crosta terrestre si alzò, i sedimenti furono portati via dall’erosione e le scogliere emersero come montagne.



    Ma che ruolo ebbero questi sconvolgimenti geologici nella formazione delle grotte di Carlsbad?

    A contatto dell’aria e del suolo, nell’acqua piovana si sviluppa una leggera quantità di acido carbonico, a questo acido debole che si deve la formazione della maggior parte delle grotte carsiche del mondo. Secondo la geologa Carol Hill, però, le caverne della catena dei Monti Guadalupe furono scavate da un acido molto più forte.

    Secondo la Hill, nei giacimenti di petrolio presenti nelle rocce sotto le scogliere calcaree si sarebbero formati gas ricchi di zolfo. Quando le masse rocciose cominciarono a sollevarsi il gas si infiltrò nelle scogliere, e reagendo con l’aria e con le acque dolci di falda ricche di ossigeno formò acido solforico. Questo potente acido disciolse grosse quantità di pietra calcarea.



    Con l’innalzarsi delle montagne e l’abbassarsi del livello freatico, questo fenomeno di corrosione scavò grotte sempre più profonde. Nelle grotte di Carlsbad, ampi vuoti e fratture che sono andate allargandosi si sono connessi tra loro creando un enorme labirinto. Qui sono stati mappati circa 37 chilometri di passaggi. Ma non sono le uniche cavità naturali di questi monti. Ne esistono altre centinaia. La più ampia che si conosca è la grotta di Lechuguilla, con più di 160 chilometri di passaggi documentati!


    La prima volta che entrammo nelle grotte di Carlsbad scendemmo in ascensore superando un dislivello di 225 metri e arrivammo vicini alla Big Room (“Sala grande”). Questa enorme cavità si estende per circa sei ettari. In certi punti tra il pavimento e il soffitto ci sono più di trenta metri. Ma quello che ci colpì fu la varietà di “sculture naturali” sparse dappertutto e illuminate da luci nascoste.




    Queste “sculture” si formano dovunque l’acqua che penetra nelle grotte evapora, depositando il carbonato di calcio (calcare) in essa disciolto. Nei punti del soffitto in cui l’acqua ha continuato a gocciolare si sono formati sottili tubicini cavi lunghi anche un paio di metri, detti “cannule” o “spaghetti”. Questi possono infine ostruirsi e diventare stalattiti simili a ghiaccioli. Inoltre, dove il soffitto è in pendenza a volte scendono concrezioni a forma di festone o di drappeggio che fanno assomigliare certe grotte a saloni teatrali.

    Dove l’acqua gocciola sul pavimento si possono formare delle stalagmiti che crescono verso l’alto. Queste possono infine raggiungere il soffitto, magari unendosi a una stalattite in modo da formare una colonna. Alcune stalattiti nel “Salone dei giganti” hanno superato i 18 metri d’altezza! Se l’acqua che gocciola cade in piccole cavità, minuscoli frammenti di roccia possono ricoprirsi di uno strato liscio e uniforme di calcare, dando luogo alle cosiddette “perle di grotta” (pisoliti). In certi casi si sono create formazioni ancora più singolari. Queste includono delicati ammassi di cristalli aghiformi e tubuli contorti che assomigliano a vermi: le elictiti, o stalattiti eccentriche, che cambiano di continuo direzione di accrescimento.




    Scendemmo nelle grotte attraverso il loro ingresso naturale: un’ampia spelonca. Sulle pareti dell’ingresso si possono ammirare pitture rupestri opera degli antichi nativi americani.

    Appena entrati avvertimmo l’odore del guano di pipistrello. Ci spiegarono che quasi un secolo fa si cominciò ad estrarre il guano per usarlo come fertilizzante. In seguito, un grosso contenitore collegato a una fune usato per estrarre il guano divenne il primo “ascensore” per portare i turisti dentro e fuori delle caverne. Il guano si trova in un passaggio laterale detto “Grotta dei pipistrelli”, dove d’estate trovano rifugio un milione di pipistrelli. Al crepuscolo questi escono dalla grotta a migliaia.

    I ranger del parco ci spiegarono che le caverne sono estremamente delicate. I visitatori possono facilmente danneggiarle e inquinarle.

    I pipistrelli: questi animali frequentano le grotte da molto più tempo degli esseri umani. Sono gli esseri umani, però, che uscendo da queste grotte provano un durevole senso di riverenza.
    (vetrineaperte.it)






     
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  4. gheagabry
     
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    Le Grigne e la “Ghiacciaia di Moncodeno”

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    Le Grigne e la “Ghiacciaia di Moncodeno”
    Le Grigne sono delle bellissime montagne conosciutissime da tutti gli alpinisti lombardi. Distano poche decine di chilometri da Milano e si raggiungono percorrendo la statale per Lecco, si prosegue poi verso la Valtellina, per giungere all'Alpe Cainallo, da dove partono le escursioni sulla Grigna Settentrionale. Tra le grotte per gli speleologi, le più conosciute sono la grotta del Cainallo e la ghiacciaia di Moncodeno (si trova a 1680 m.) dove le tradizionali sculture create dal calcare, sono sostituite dal ghiaccio che crea uno scenario in continuo mutamento. Nella ghiacciaia di Moncodeno grazie all'accumulo di neve invernale, anche in estate, la temperatura è molto bassa e l’acqua di stillicidio crea stalattiti e stalagmiti di ghiaccio. All’interno lo spettacolo è quasi irreale e fiabesco, vi sono stalagmiti di ghiaccio di grandi dimensioni dalle forme misteriose soprattutto se illuminate dalle lampade dei caschi. Questa cavità attirò nel passato la curiosità di scienziati, esploratori e visitatori occasionali, tra i quali l’abate Antonio Stoppani e forse anche Leonardo da Vinci, durante un soggiorno a Lecco.
    Nei tempi antichi il ghiaccio era trasportato, nel periodo estivo, addirittura fino a Milano per rifornire le case dei nobili. Tagliato in blocchi, imballato nella paglia era portato a dorso di muli fino a Mandello, caricato sulle barche, raggiungeva Lecco, dove veniva messo sui carri per Milano.



    lussy60
     
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    Il primato dell'abisso terrestre più profondo al mondo spetta, almeno fino a oggi, alla Grotta Krubera-Voronya, che scende nelle viscere della Terra a ben -2.191 metri. La grotta si trova in Abkhazia, una repubblica secessionista della Georgia, e vi si accede salendo sul massiccio di Arabika.

    Di recente, durante una spedizione scientifica iberico-russa chiamata CaveX team, al suo interno è stato scoperto, a -1.980 metri, l'animale che vive a maggior profondità nel sottosuolo, un artropode dell'ordine dei Collemboli chiamato Plutomurus ortobalaganensis.



    national geographic
     
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    Max Wisshak

    Lechuguilla Cave è la più profonda grotta carsica degli USA (solo 486 metri) e la quinta al mondo per estensione: 206 chilometri. Oltre alla misura davvero notevole, contiene degli scenari spettacolari e un ecosistema fragilissimo per cui la grotta è stata chiusa nel 1986 ed è riservato l’accesso solo per esplorazione e ricerca scientifica.




    Il sistema di grotte e gallerie di Lechiguilla è uno dei più profondi ed estesi del New Mexico, e con i suoi 290 km di gallerie mappate è la settima grotta più estesa del pianeta. Nel 1984 gli speleologi iniziarono a scavare tra le macerie di un vecchio pozzo minerario, riuscendo a individuare l’ingresso della grotta, e nel nel 1986 svelarono finalmente uno degli ultimi ambienti vergini della Terra.



    Nelle profondità di una grotta incontaminata del New Mexico, alcuni microbiologi hanno scoperto un centinaio di batteri resistenti anche ai più recenti farmaci antibiotici. Questi nuovi ceppi di batteri, che fino ad ora non erano mai entrati in contatto con esseri umani o farmaci moderni, ricoprono le pareti del sistema di gallerie sotterranee di Lechuguilla, che si snoda a più di 400 di metri di profondità. Una spessa coltre di roccia tra i i 4 e i 7 milioni di anni fa ha infatti sigillato la cavità isolandola da ogni contatto esterno, e l’acqua impiega circa 10 mila anni per raggiungere la base della grotta.






    national geographic e web
     
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  7. gheagabry
     
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    HVITSERKUR, Islanda



    Hvítserkur ("camicia da notte bianca" in lingua islandese) è uno scoglio basaltico della costa orientale della penisola di Vatnsnes nel nord-ovest dell'Islanda, raggiungibile con la Vatnsnesvegur.



    La roccia è alta circa 15 m con due fori alla base, che le danno l'aspetto di un drago che si abbevera. E' fruttato per la nidificazione di varie specie di uccelli, come gabbiani e fulmari, dal guano dei quali ne deriva il nome.







     
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  8. gheagabry
     
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    LA GROTTA KRUBERA



    La grotta Krubera, situata nel distretto di Gagra Abkhazia, in Georgia, è attualmente l’abisso conosciuto più profondo della Terra. Arriva a misurare -2191 metri sotto il livello del mare e si trova nel massiccio Arabika Gagrinsky della catena del Caucaso occidentale. Questa profondità è stata confermata al raduno degli speleologi Imagna 2005 dal moscovita Denis Provalov. Tale profondità è stata raggiunta nel ramo Windows for divers superando tre sifoni allagati, uno dei quali ha una strettoia che costringe gli speleosub a togliersi le bombole e ad effettuare delle contorsioni per passare. Gli speleosub si sono fermati per il momento di fronte ad un quinto sifone, comprendendo nel computo il sifone Bermuda che si trova a −1450 metri. I primi italiani a raggiungere tali profondità sono stati gli speleologi Matteo Rivadossi e Giacomo Rossetti, impiegando quasi tre giorni di progressione tra andata e ritorno, con soltanto brevi soste.

    “La grotta è meravigliosa, per niente banale, con molti passaggi impegnativi, è molto bagnata, con cascate e un torrente, da -200 in poi, che ricorda il fiume Vidal al fondo del Corchia: la temperatura a -1400 metri è di 3,5°C”, hanno affermato nel 2005 i due italiani. “Le difficoltà di questa discesa – spiegano ancora i due italiani – è aumentata dall’acqua che scorre su tutte le pareti della grotta, che dà vita a un vero e proprio fiume sotterraneo. Va attraversato mischiando tecniche di speleologia e di subacquea.”



    La grotta fu esplorata per la prima volta da un gruppo di ricercatori georgiani che scese sino a 90 metri. Nel 2004, un team internazionale composto da cinquanta speleologi guidati dal russo Alexander Klimchouk, coordinatore dell’importante progetto di ricerca sostenuto anche da National Geographic, si spinge alla profondità record di 1840 metri dove la grotta pare tuttavia continuare. Dopo poco più di un mese è la volta di una spedizione ucraina, che continua attraverso una serie di pozzi verticali, anguste gallerie, fiumi sotterranei e cascate. Nelle profondità della grotta è stato scoperto, grazie ad una spedizione scientifica iberico-russa, l’insetto che vive più in profondità della Terra, denominato Plutomurus Ortobalaganensis, che ha la caratteristica di essere senza occhi e senza ali.










    meteo.it
     
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  9. gheagabry
     
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    Il mondo perduto esiste davvero:
    è sotto la Cina,
    ed è dotato di un sistema climatico indipendente

    Nella provincia cinese di Chongqing un gruppo di quindici speleologi e fotografi, ha scoperto quello che oseremmo difenire un mondo perduto. Una grotta così vasta, da generare un proprio sistema meteorologico, con nubi, pioggia e nebbie intrappolate nel suo interno. Una vera e propria meraviglia della natura che ad oggi era stata ipotizzata soltanto da romanzi e pellicole cinematografiche. “Il complesso di grotte, a dire la verità, era già stato utilizzato da alcuni minatori che, tuttavia, non l’avevano accuramante esplorato“, ha riferito lo speleologo Robbie Shone a capo del progetto. Tutta la struttura misura 51.000 metri quadrati, dispone di fonti d’acqua con tanto di vegetazione, enormi stalattiti e stalagmiti. L’ingresso della grotta si trova in una piccola fenditura nelle rocce del Niubizi Tian Keng, un monte coperto da una vegetazione fittissima, non lontano dal piccolo villaggio rurale di Ranjiagou. La lunga esplorazione ha anche portato alla luce laghi e fiumi sotterranei, profondi crepcci e piscine naturali. article-2441450-1875599900000578-529_964x642Ci è voluto circa un mese per esplorare tutti i corridoi in profondità che non avevano mai visto la luce sino ad ora. Il team, sbalordito da tanta bellezza, ha avuto l’onore di essere la prima squadra a mettere piede in una caverna sino ad ora inesplorata, dove, tuttavia, i pericoli potevano essere dietro l’angolo. Ma ciò che ha davvero stupìto gli speleologi è stata la scoperta di un vero e proprio sistema climatico indipendente, capace di generare nubi e piogge. “Non avevamo mai visto nulla di simile prima d’ora all’interno di una grotta“, affermano i ricercatori. Le nubi spesse e le nebbie si bloccano nella metà superiore, dove rimangono intrappolate e non possono fuoriuscire a causa del piccolo passaggio presente a 250 metri dal suolo. Tuttavia, è bene ricordarlo, il sistema di grotte scoperte non è l’unico ad avere vere e proprie nubi nel suo interno, dovute alla condensazione dell’aria umida a contatto con temperature più fredde, ma questo è probabilmente quello più vasto, dove talvolta si verificano vere e proprie precipitazioni. 001ec949f81b13b8a1b057Il complesso misura 51.000 metri quadrati, la maggior parte dei quali accessibili, mentre alcune aree richiedono lunghe nuotate in profondità per accedervi. Altre ancora, richiedono discese verticali attraverso le pareti della struttura. Un’escursione molto difficile e adatta a personale qualificato, dal momento che le grandi piogge di superficie potrebbero allagare facilmente l’ambiente dotato di un ampio drenaggio. La scoperta fa sognare il team, che ora spera di esplorare altri luoghi sotterranei ad oggi inesplorati. “Dove potremmo effettuare queste straordinarie scoperte, se non sulla Terra?”, si domandano i ricercatori. Di certo, questa scoperta fornisce ulteriori conferme, qualora ce ne fosse bisogno, di quanto sia straordinario il pianeta sul quale viviamo. Le viscere della terra ci riavvicinano alle storie scritte nei romanzi di fantascienza, da sempre considerati come semplice immaginazione. Ma mai, come ora, il mondo perduto è divenuto realtà.



    www.meteoweb.eu
     
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8 replies since 21/10/2011, 20:18   1608 views
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