Olimpiadi

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    Giochi olimpici antichi

    I Giochi olimpici antichi furono delle celebrazioni atletiche e religiose, svolte nella città della Grecia antica, Olimpia, storicamente dal 776 a.C. al 393 d.C. Nell'antichità, si tennero in tutto 292 edizioni dei Giochi olimpici



    Origine e storia dei Giochi olimpici

    L'origine degli antichi Giochi olimpici si è persa, anche se esistono molte leggende. Il primo documento scritto che può riferirsi alla nascita delle Olimpiadi parla di una festa con una sola gara: lo stadion. Da quel momento in poi tutti i Giochi divennero sempre più importanti in tutta la Grecia antica.

    Successivamente altri sport si aggiunsero alla corsa e il numero di gare crebbe fino a venti, e duravano cinque giorni. Le Olimpiadi avevano anche un'importanza religiosa, in quanto si svolgevano in onore di Zeus, re degli dèi.

    I vincitori delle gare erano fatti oggetto di ammirazione e immortalati in poemi e statue, con una corona di alloro e un pentolone di olio.

    I Giochi si tenevano ogni quattro anni e il periodo tra le due celebrazioni divenne noto come Olimpiade; i Greci usavano questa suddivisione per il computo degli anni. Per tutta la durata dei giochi venivano sospese le ostilità in tutta la Grecia: questa tregua era chiamata Ekecheiria.



    La partecipazione era riservata a greci maschi, che potessero vantare antenati greci. La necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti permetteva solo ai membri delle classi più facoltose di prendere in considerazione la partecipazione.
    A differenza dei Giochi olimpici moderni, solamente uomini che parlavano greco potevano partecipare alle celebrazioni. Si consideravano giochi "internazionali" poiché i partecipanti provenivano dalle varie città stato della Grecia, ed anche dalle colonie.

    I Giochi persero gradualmente importanza con l'aumentare del potere romano in Grecia. Quando il Cristianesimo divenne la religione ufficiale dell'Impero Romano, i Giochi olimpici vennero visti come una festa "pagana", e nel 393 d.C., l'imperatore Teodosio I, assieme al Vescovo di Milano Sant'Ambrogio, li vietò, ponendo fine a una storia durata oltre mille anni.

    Oltre ai Giochi di Olimpia si disputavano altre competizioni religiose: i Giochi pitici in onore di Apollo a Delfi; quelli Nemei a Nemea in onore di Zeus; quelli Istmici in onore di Poseidone e del Dio Palemone presso l'Istmo di Corinto; i Giochi panatenaici ad Atene.

    Eventi

    Le competizioni in cui gli atleti si misuravano erano:

    Stadion (gara di corsa)

    Diaulos (corsa sulla distanza doppia dello Stadion)

    Dolicos (corsa di resistenza)

    Pugilato

    Lotta

    Pancrazio

    Pentathlon (Salto in lungo, Lancio del giavellotto, Lancio del disco, Corsa, Lotta)

    Hoplitodromos (Corsa con le armi)

    Gare equestri (Corse dei carri e dei cavalli)

    Atleti famosi dell'antichità

    da Atene:
    Aurelios Zopyros (lotta)

    da Siracusa
    Astylos di Siracusa (484 a.C. Stadion e Diaulos; 480 a.C. Stadion, Diaulos, Oplitodromos)

    da Sparta:
    Chionis di Sparta (Corsa: stadium, diaulos. Salto in lungo e triplo)
    Kyniska di Sparta (prima donna ad essere inserita come vincitrice olimpica)

    da Rodi:
    Diagoras di Rodi (Lotta 79a Olimpiade, 464 a.C.) e i suoi figli Akusilaos e Damagetos (Lotta e Pancrazio)
    Leonidas di Rodi (Corsa: stadium, diaulos e hoplitodromos)

    da Taranto
    Icco (Pentathlon; 77a Olimpiade, 472 a.C.)

    da Imera
    Crison di Imera (Stadion, per tre volte, nel 448 a.C., 444 a.C. e 440 a.C.) ricordato nel Protagora di Platone come esempio di atleta famoso;

    da Agrigento:
    Exainetos di Agrigento (Stadion nel 416 a.C. e nel 412 a.C.)

    da Naxos:
    Tysandros di Naxos (Pugilato, nel 572 a.C., 568 a.C., 564 a.C. e 560 a.C.)

    da Crotone:
    Astylos di Crotone (Corsa: stadium, diaulos and hoplitodromos)
    Milo di Crotone (lotta, 540 a.C. tra i fanciulli e nel 532 a.C., 528 a.C., 524 a.C., 520 a.C. 516 a.C., e 512 a.C. tra gli adulti)

    da Elide
    Corebo di Elide corsa, primo vincitore olimpico

    da altre città:
    Symmakos di Messina (Stadion nel 428 a.C. e nel 424 a.C.)

    Theagenes di Thasos (Predazzo)

    Ebota di Dime (Stadion nel 775 a.C.)




    Giochi Olimpici sono un evento sportivo quadriennale che prevede la competizione tra i migliori atleti della terra in numerose discipline sportive.

    I Giochi Olimpici, pur essendo comunemente chiamati anche Olimpiadi, non sono da confondere con l'Olimpiade. Questa ultima indica l'intervallo di tempo di quattro anni che intercorre tra un'edizione dei Giochi Olimpici e la successiva. Per questo, anche se i Giochi del 1916, del 1940 e 1944 non sono stati disputati, si è continuato a conteggiare le Olimpiadi, cosicché i Giochi di Atene del 2004 sono quelli della Ventottesima Olimpiade.

    Il nome Olimpiadi deriva dal nome del santuario di Olimpia nell'Elide. Il termine passò poi ad indicare lo spazio di 4 anni che intercorreva tra le 2 successive celebrazioni adottate dallo storico TIMEO come elemento di computo cronologico.

    In età moderna, il nome (usato per lo più al plurale: le olimpiadi, e spesso scritto con l' iniziale maiuscola ) è stato attribuito al complesso di gare sportive internazionali, ispirate agli antichi giochi olimpici, che dal 1856 si svolgono ogni 4 anni in serie diverse.

    L' emblema olimpico è costituito da 5 anelli rappresentanti i cinque continenti ( blu: Europa, giallo: Asia, nero: Africa, verde: Oceania; rosso: America ), e dal motto: " Citius, Altius, Fortius ", ovvero "più veloce, più alto, più forte".

    La bandiera olimpica, bianca, recante gli anelli e il motto, è stata adottata per la prima volta ai giochi di Anversa nel 1920.

    Giochi Olimpici sono un evento sportivo quadriennale che prevede la competizione tra i migliori atleti della terra in numerose discipline sportive.

    OLIMPIADI: MITI E LEGGENDE

    Sono molte le leggende che attribuiscono ai personaggi della mitologia greca il merito dell'istituzione dei giochi olimpici. Una di queste si riferisce alla settima fatica di Ercole; non essendo stato adeguatamente compensato dal re Augia per la pulizia delle sue immense stalle, il figlio di Zeus tornò con un esercito, uccise Augia e poi, per ringraziare il padre, organizzò i giochi olimpici. Anche Pausania affermò che era Ercole il padre dei giochi, anche se la sua storia differiva dalla prima: secondo lo storico greco, infatti, Ercole fece gareggiare i suoi fratelli in una corsa ad Olimpia, nei pressi di un tempio edificato in onore di Cronos e poi premiò il vincitore con una ghirlanda di rami d'olivo. Decise in seguito di far ripetere la gara ogni quinto anno, perché cinque erano i fratelli, e chiamò "Olimpie" i giochi.

    LEGGENDA SULLA NASCITA

    I giochi olimpici erano i giochi più famosi di tutti. Il loro primo istitutore sembra essere stato Pelope, il giovane che il padre mise a morte facendolo strozzare, poi lo imbandì per un sacrificio agli Dei. Si disse che Giove mosso a pena, mentre lo sacrificavano al banchetto gli ridonò la vita. (Forse chi lo strozzò non aveva stretto molto, caduto in morta apparente rinvenne sgomentando chi lo doveva sacrificare).
     
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    Prima Olimpiade ad Atene



    Avvenimenti principali

    Atletica leggera



    Le gare di atletica leggera ebbero un enorme interesse internazionale, maggiore rispetto a quello degli altri sport. Vennero usate le regole dell'Union des sociétés françaises de sports athlétiques per le gare di velocità e dell'Amateur Athletic Association inglese per i concorsi. Gareggiarono sessantatré atleti, provenienti da dieci nazioni (fu di fatto la disciplina più internazionale), che parteciparono a dodici diverse competizioni. Non furono stabiliti nuovi primati mondiali, sia perché non erano presenti atleti di livello internazionale, sia per le caratteristiche tecniche dello stadio. La competizione principale fu la maratona, una corsa dall'omonima città alla capitale greca creata da Michel Bréal, prendendo spunto dalla leggenda di Fidippide. Il vincitore di questa gara fu Spiridon Louis, divenendo un eroe nazionale[86] applaudito da più di 100.000 spettatori al suo arrivo. Edwin Teddy Flack, l'unico australiano dell'edizione, conquistò due medaglie d'oro negli 800 e nei 1500 metri ed una terza, di bronzo, nel tennis. Lo statunitense Thomas Burke vinse i 100 metri ed i 400 metri. Ellery Clark fu vittorioso nel salto in alto e nel salto in lungo. Nel salto triplo dominò James Connolly, con un netto distacco dal secondo classificato. Robert Garrett, che ottenne in totale quattro medaglie, vinse nel lancio del disco e nel getto del peso, sebbene gli atleti greci fossero i favoriti in entrambi gli eventi. William Welles Hoyt vinse nel salto con l'asta. Sulle dodici discipline, la squadra statunitense vinse complessivamente diciassette medaglie, di cui nove d'oro, cinque d'argento e tre di bronzo.


    Ciclismo

    Vennero usate le regole dell'International Cycling Association, oggi Unione Ciclistica Internazionale.[88] Le gare di ciclismo su pista si tennero al velodromo di Neo Phaliron, una struttura creata per l'occasione. Si tenne solo un evento su strada, la corsa in linea, una gara di 87 chilometri da Atene a Maratona e ritorno, vinta, nonostante tre cadute, da Aristidis Konstantinidis in 3h22'31". Nelle gare su pista, il miglior ciclista fu il francese Paul Masson, che vinse i 2000 metri, la 10 chilometri e la cronometro.[90] Nei 100 chilometri vinse il suo compatriota Léon Flameng, nonostante una caduta. L'austriaco Adolf Schmal vinse la maratona di 12 ore, che fu una corsa a due con Frank Keeping, preceduto di un solo giro. Non tutti i partecipanti avevano biciclette professionali; Constantinidis vinse la gara su strada su un mezzo amatoriale, che ruppe per ben due volte: alla seconda rottura, fu costretto a prendere la bicicletta di una persona del pubblico per concludere la gara.[92] In totale, dei diciannove ciclisti che parteciparono alle sei gare, i due francesi portarono a casa sei medaglie, di cui quattro d'oro.


    Ginnastica

    Le gare della ginnastica si tennero all'interno dello stadio Panathinaiko. Vi parteciparono 71 atleti (52 dei quali erano ellenici), provenienti da nove paesi. La Germania, che vinse cinque degli otto eventi olimpici, partecipò con undici atleti, la maggior parte provenienti da due squadre berlinesi, la Berliner Turnerschaft e la Turngemeinde in Berlin. Nella trave non gareggiò nessun'altra squadra.[93] Vinsero, precedendo due team greci, anche la gara delle parallele a squadre. Tre atleti tedeschi furono campioni di altrettante gare individuali: Hermann Weingärtner vinse nella trave, Alfred Flatow nelle parallele e Carl Schuhmann, che partecipò vittoriosamente anche alla gara di lotta, nel volteggio.[94] Lo svizzero Louis Zutter vinse nel cavallo, mentre i greci Ioannis Mitropoulos e Nikolaos Andriakopoulos furono vittoriosi, rispettivamente, negli anelli e nella fune.[95] Sulle sette discipline, i tedeschi vinsero in totale dieci medaglie, di cui cinque d'oro, tre d'argento e due di bronzo.


    Lotta

    Venne disputato un solo evento di lotta greco-romana, che si tenne all'interno del Panathinaiko. Non esistevano classificazioni in base al peso per i lottatori. Le regole erano simili a quelle della moderna lotta greco-romana, sebbene rispetto ad oggi non ci fossero limiti di tempo. Tre dei cinque partecipanti provenivano da altre discipline e lo stesso vincitore, Schumann, era in realtà un campione olimpico di ginnastica. Solo i due greci infatti erano specializzati in questa disciplina. Dunque, gli spettatori puntarono molto su questa disciplina, sognando una finale tutta ellenica, dal momento che i migliori lottatori europei avevano ignorato la gara. Tuttavia, l'evento fu oscurato dalla vittoria di Louis nella maratona. Il campione olimpico di sollevamento pesi, l'inglese Launceston Elliot venne sconfitto da Carl Schuhmann, che incontrò in finale il greco Georgios Tsitas, il quale, a sua volta, aveva battuto il connazionale Stephanos Christopoulos.[96] L'oscurità costrinse a bloccare l'incontro dopo 40 minuti che, nonostante le proteste di Schuhmann, continuò il giorno seguente. Il tedesco riuscì a battere il proprio avversario dopo solo quindici minuti, per un fallo tecnico.


    Nuoto

    Le gare di nuoto si tennero tutte l'11 aprile, nella baia di Zea, nei pressi del Pireo, in mare mosso e gelido (la temperatura era di soli 13 °C). Si svolsero in mare aperto, dal momento che gli organizzatori si rifiutarono di spendere i soldi necessari per costruire uno stadio apposito e, nonostante tutto, circa 20.000 spettatori assistettero alle gare. Vi parteciparono diciannove nuotatori, provenienti da quattro paesi (quindici solo dalla Grecia). Si svolsero quattro diverse specialità, tutte in stile libero; i 100 metri, i 500 metri, i 1200 metri ed i 100 metri per marinai, una gara esclusiva per i marinai della marina militare greca, che non riscosse un grande favore da parte del pubblico. Il diciassettenne ungherese Alfréd Hajós partecipò ai 100 e ai 1200 metri, vincendo entrambe le gare. Non poté partecipare ai 500 metri solo perché non vi era il tempo necessario per recuperare le forze, dal momento che questa si disputò tra le altre due gare.[100] Su questa distanza, il vincitore fu l'austriaco Paul Neumann. Ioannis Malokinis vinse la gara riservata ai marinai greci. Sulle quattro diverse competizioni, i partecipanti ellenici vinsero in totale 7 medaglie, di cui una d'oro. Il medagliere di categoria fu comunque vinto dall'Ungheria, grazie ai due ori di Hajós.


    Scherma

    Le gare di scherma si tennero nello Zappeion, costruito dall'imprenditore e filantropo Evangelis Zappas appositamente per l'organizzazione di manifestazioni sportive internazionali. Diversamente dagli altri sport (nei quali potevano partecipare solo atleti dilettanti), i professionisti potevano partecipare ad una gara di questa disciplina, il fioretto per maestri. In origine, si dovevano tenere quattro diverse gare, ma quella di spada venne cancellata per motivi sconosciuti. La gara del fioretto venne vinta dal francese Eugène-Henri Gravelotte, che batté in finale il suo connazionale Henri Callot. Gli altri due eventi, la sciabola e il fioretto per professionisti vennero vinti da due schermidori greci, Ioannis Georgiadis e Leonidas Pyrgos, che fu il primo campione olimpico greco dell'era moderna. Alla gara di sciabola parteciparono anche Adolf Schmal, vincitore di tre medaglie olimpiche nel ciclismo, e Holger Nielsen, vincitore della medaglia di bronzo in questa disciplina, medagliato anche nella pistola libera.


    Sollevamento pesi



    Le gare di sollevamento pesi, che si tennero nello stadio Panathinaiko, avevano regole diverse rispetto a quelle attuali: a differenza di oggi, infatti, non esisteva alcuna distinzione per categorie di peso. Vi parteciparono sette atleti, anche se solo due si contesero la medaglia d'oro: lo scozzese Launceston Elliot, che aveva affascinato il pubblico greco, ed il danese Viggo Jensen. Nel sollevamento con due mani, alzarono entrambi lo stesso peso (111,5 kg), ma la giuria, con re Giorgio I come presidente, decise che Jensen aveva uno stile migliore, a dispetto di Elliot che muoveva un piede mentre sollevava il peso. La delegazione britannica, contraria a questa decisione, protestò ufficialmente. Venne così permesso ai sollevatori di effettuare un ulteriore tentativo, ma nessuno dei due riusci a migliorarsi, così Jensen fu dichiarato vincitore. Elliot ebbe la sua rivincita nel sollevamento con una mano, vincendo facilmente la competizione, alzando 71 kg nel suo primo tentativo e vincendo la prima medaglia d'oro olimpica per il Regno Unito; dietro di lui, Viggo Jensen e Alexandros Nikolopoulos sollevarono entrambi 57 kg, ma il danese precedette il greco, solo perché riuscì a sollevare lo stesso peso anche con l'altra mano.


    Tennis

    Sebbene il tennis fosse già uno degli sport più importanti e seguiti del XIX secolo, nessuno dei migliori giocatori del mondo partecipò al torneo di Atene. La competizione si tenne nei campi in erba del Tennis Club di Atene e, in parte, nel velodromo di Neo Phaliron, tra l'8 e l'11 aprile. John Pius Boland, vincitore del torneo singolare, si recò ad Atene per assistere ai Giochi olimpici solo come spettatore, per una promessa fatta al suo amico Konstantinos Manos. Questi, conoscendo la sua bravura nel tennis, lo inserì nella competizione riservata a questa disciplina. Non essendosi organizzato, gareggiò all'inizio con scarpe di cuoio, dovendo poi acquistare sul posto gli strumenti adatti. Al primo turno, Boland vinse contro l'amburghese Friedrich Traun, battendo poi in finale, con un punteggio di 6-2 6-2, l'egiziano naturalizzato greco Dionysios Kasdaglis. Boland e Traun decisero di gareggiare insieme nel doppio, battendo nell'incontro decisivo il greco Dimitrios Petrokokkinis e lo stesso Kasdaglis, dopo aver perso il primo set.[108] Durante questa edizione olimpica, era consentito comporre squadre anche ad atleti di paesi diversi, i cui risultati oggi il CIO raggruppa sotto la definizione di squadra mista.


    Tiro a segno

    Le gare di tiro a segno si svolsero nel nuovo poligono di Kallithea. Delle cinque competizioni totali, tre riguardavano la rivoltella e due la carabina. La prima gara, riservata alla carabina militare, fu vinta dal greco Pantelis Karasevdas, il solo che riuscì a colpire tutti i quaranta bersagli. La seconda specialità, il tiro a segno con rivoltella militare, fu dominata da due fratelli statunitensi, entrambi nella fanteria dell'esercito statunitense, John e Sumner Paine, che furono i primi parenti ad arrivare primo e secondo ai Giochi. Per evitare l'imbarazzo degli altri partecipanti, i fratelli decisero che solo uno di loro avrebbe partecipato alla gara successiva, la pistola libera. Sumner Paine vinse quella gara, diventando il primo parente di un campione olimpico a diventare tale anch'esso. I fratelli Paine non parteciparono al tiro a segno con rivoltella libera, in quanto i giudici della gara stabilirono che le loro armi, delle colt, non avevano il calibro adeguato. In loro assenza, vinse Ioannis Frangoudis. L'ultimo evento, la gara di carabina libera, cominciò lo stesso giorno, ma venne interrotta a causa dell'oscurità e continuò la mattina seguente, quando Georgios Orphanidis venne incoronato campione. Sulle cinque discipline, i greci vinsero in totale nove medaglie, di cui tre d'oro e altrettante d'argento e di bronzo.


    Cerimonia di chiusura



    La mattina di domenica 12 aprile, anche se le competizioni non erano ancora terminate, re Giorgio I organizzò un banchetto per gli atleti e gli organizzatori, durante il quale, dopo aver ringraziato coloro che avevano reso possibile la rinascita dei Giochi olimpici, manifestò l'intenzione di far svolgere le Olimpiadi sempre ad Atene. La chiusura ufficiale della cerimonia si tenne il mercoledì successivo, 15 aprile 1896, dopo essere stata posticipata dal martedì per pioggia. La famiglia reale partecipò anche a questa cerimonia, che si aprì con l'Inno alla libertà, l'inno nazionale greco e con un'ode composta in greco antico, ispirata a quelle pindariche ed in onore degli antichi vincitori olimpici, da George Stuart Robertson, atleta britannico vincitore anche della medaglia di bronzo nel doppio di tennis. Nonostante il greco arcaico non venisse capito da tutti, Robertson venne applaudito e, dopo la cerimonia di premiazione dei vincitori, il re lo chiamò e gli offrì una corona di alloro ed un fermacravatta. Il re consegnò i premi ai vincitori. In seguito, il giovane poeta nazionalista Konstantinos Manos, che era a capo degli addetti alla sicurezza negli stadi, condusse i medagliati in un giro d'onore attorno allo stadio.[58] Spiridon Louis venne subito dietro di lui, tra i primi posti della parata, portando una bandiera greca, un mazzo di fiori ed un ombrello parasole, lanciato da un'ammiratrice, seguito da statunitensi, ungheresi, francesi e tedeschi e poi gli altri vincitori. Poi Giorgio I ufficializzò la fine della manifestazione: La parata dei vincitori, durante la cerimonia di chiusura; a sinistra, Konstantinos Manos precede Spiridon Louis (in bianco) ed il resto dei medagliati. « Io dichiaro i primi Giochi olimpici internazionali chiusi. »(Re Giorgio I di Grecia). Lasciò poi lo stadio, acclamato dal pubblico, mentre la banda suonava ancora l'inno nazionale ed un'opera composta per l'occasione dal direttore musicale della guarnigione di Atene, chiamata "Νενικήκαμεν" ("Abbiamo vinto" in greco), titolo tratto dalla frase che avrebbe pronunciato Fidippide ad Atene per annunciare la vittoria di Maratona. Anche se le gare non furono di alto profilo tecnico, la prima edizione dei Giochi olimpici moderni viene ricordata come un grande successo organizzativo, per merito soprattutto dell'entusiasmo espresso dagli spettatori. Alla richiesta, da parte di re Giorgio I ma anche di alcuni atleti statunitensi, di mantenere sempre la manifestazione ad Atene, Coubertin ed il CIO furono contrari, rimanendo sull'idea originale di assegnare i Giochi ad una città sempre diversa. I Giochi della II Olimpiade del 1900 si sarebbero svolti a Parigi (lo stesso anno dell'Esposizione universale), mentre quelli della III Olimpiade del 1904 erano già assegnati agli Stati Uniti, in una sede ancora da definire.[121] Ad esclusione dei Giochi olimpici intermedi del 1906, non considerati ufficiali dal CIO, i Giochi non tornarono in Grecia fino al 2004, quando si disputarono i Giochi della XXVIII Olimpiade, 108 anni dopo il successo della prima Olimpiade della storia contemporanea.


    Protagonisti

    Il primo campione della storia dei Giochi olimpici moderni, a 1503 anni di distanza dall'abolizione di quelle antiche, fu lo statunitense James Connolly, che vinse la gara di salto triplo. Thomas Curtis, vincitore dei 110 metri ostacoli, divenne famoso per essere stato rappresentato in una storica fotografia dei 100 metri piani con la caratteristica partenza rannicchiata. Inoltre, a questa edizione partecipò l'atleta più giovane della storia dei Giochi, Dimitrios Loundras, che vinse la medaglia di bronzo nelle parallele a squadre, a 10 anni e 218 giorni. Nonostante le donne non potessero gareggiare ad Atene 1896, ci fu una partecipante non ufficiale all'Olimpiade, nella maratona, Stamáta Revíthi, una donna greca di umili origini, madre di un bambino di diciassette mesi, conosciuta anche come Melpomene. Corse forse per guadagnare soldi o trovare più facilmente un lavoro. Così essa decise di partecipare alla gara, in quanto aveva corso per lunghe distanze quando era giovane e credeva di poter battere i suoi avversari maschi. Non le fu consentito tuttavia di gareggiare nella gara ufficiale, ma corse da sola il giorno successivo, l'11 aprile. Il giro finale fu completato all'esterno dello stadio in quanto le fu bloccata l'entrata all'interno del Panathinaiko. Revithi finì la maratona in circa cinque ore e mezzo, trovando lo spirito di segnare il suo nome e verificare il suo tempo:[130] aveva infatti intenzione di presentare questa documentazione al Comitato Olimpico Ellenico, sperando che questo riconoscesse il suo risultato, ma non si hanno testimonianze che dimostrino se questo avvenne oppure no. Lo sportivo che vinse più medaglie d'oro fu il tedesco Carl Schuhmann, dominando tre gare di ginnastica e quella di lotta. L'atleta più medagliato dell'Olimpiade fu il suo connazionale Hermann Weingärtner, con sei medaglie, tutte nella ginnastica. Per quanto riguarda i protagonisti delle altre discipline, il francese Paul Masson vinse tre delle sei gare ciclistiche in programma e l'ungherese Alfréd Hajós due delle quattro gare di nuoto. Gli atleti statunitensi dominarono le gare di atletica leggera, vincendo nove gare su dodici; in particolare, Robert Garrett vinse quattro medaglie, risultando due volte campione olimpico. L'inglese John Pius Boland vinse entrambe le gare di tennis, mentre Viggo Jensen vinse una medaglia olimpica in entrambe le gare di sollevamento pesi.
     
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    Giochi della I Olimpiade



    Città ospitante Atene, Grecia 1896


    Nazioni partecipanti 14; Atleti partecipanti 241; Competizioni 43 in 9 sport; Cerimonia di apertura 6 aprile 1896; Cerimonia di chiusura 15 aprile 1896; Aperti ufficialmente da Giorgio I di Grecia; Stadio Stadio Panathinaiko. I Giochi della I Olimpiade (in greco, Αγῶνες τῆς Ι Ολυμπιάδος) si sono svolti ad Atene (Grecia) dal 6 al 15 aprile 1896. Furono i primi Giochi olimpici dell'era moderna, fortemente voluti dal barone Pierre de Coubertin e ufficializzati durante il primo congresso olimpico, tenutosi a Parigi il 23 giugno 1894, durante il quale nacque anche il Comitato Olimpico Internazionale (CIO). L'antica Grecia era stata il luogo d'origine dei Giochi olimpici antichi e, di conseguenza, venne scelta Atene come sede inaugurale dei giochi olimpici moderni. Lo stadio Panathinaiko, il primo grande impianto della storia contemporanea,[6] ospitò le cerimonie di apertura e di chiusura della manifestazione, con re Giorgio I come protagonista. L'atleta più titolato fu il lottatore e ginnasta tedesco Carl Schuhmann, che vinse quattro gare, mentre Hermann Weingärtner conquistò il maggior numero di medaglie, sei. Uno dei più importanti momenti della manifestazione fu la vittoria di Spiridon Louis nella maratona, gara creata per celebrare la leggenda di Fidippide. Si svolsero 43 gare, riguardanti nove diverse discipline sportive; vi parteciparono 241 atleti, provenienti da quattordici nazioni. Nonostante i molti ostacoli organizzativi e lo scarso livello tecnico della manifestazione, dovuta all'esclusione degli sportivi professionisti, i Giochi della I Olimpiade furono un enorme successo e, per l'epoca, il più grande evento sportivo internazionale mai organizzato, per merito soprattutto dell'entusiasmo espresso dagli spettatori greci. Ad esclusione dei Giochi olimpici intermedi del 1906, considerati non ufficiali dal CIO, i Giochi non tornarono in Grecia fino al 2004, quando si disputarono i Giochi della XXVIII Olimpiade, 108 anni dopo la prima edizione. Durante il XVIII secolo, grazie anche alle numerose invenzioni riguardanti la comunicazione ed i trasporti, sorsero in tutta Europa numerosi piccoli eventi sportivi chiamati "giochi olimpici"; inoltre, tra il 1875 e il 1881, durante una missione archeologica, il tedesco Ernst Curtius recuperò tesori ed importanti testimonianze degli antichi Giochi olimpici di Olimpia. Pierre de Frédy, barone di Coubertin, storico e pedagogo francese che cercava una spiegazione alla sconfitta francese nella Guerra franco-prussiana, giunse alla conclusione che gli sconfitti non avevano ricevuto un'educazione fisica adeguata, e si impegnò per migliorarla. De Coubertin voleva anche trovare un modo per avvicinare le nazioni e per permettere ai giovani di tutto il mondo di confrontarsi in una competizione sportiva, piuttosto che in guerra. Ebbe così l'idea di far rivivere i Giochi olimpici antichi, che erano stati vietati nel 393 dall'imperatore Teodosio I, attraverso un grande evento internazionale, che riguardasse gli sport più importanti dell'epoca; di fatto anche gli antichi giochi di Olimpia erano un evento multi-nazionale, in quanto tutte le poleis e le colonie greche gareggiavano l'una contro l'altra; in queste competizioni erano ammessi solo atleti maschi e di etnia ellenica. Per alimentare questo nuovo movimento olimpico, de Coubertin cominciò a viaggiare, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, i paesi più influenti da un punto di vista economico e politico. Nel 1890, scrisse un articolo per la rivista La Revue Athletique, nel quale esponeva l'importanza dell'esempio di Much Wenlock: in questa cittadina nelle campagne inglesi dello Shropshire, nell'ottobre 1850, il medico locale William Penny Brookes fondò i Wenlock Olympian Society Annual Games, un evento sportivo e ricreativo, tuttora esistente, che includeva gare di atletica leggera, cricket e calcio. De Coubertin prese ispirazione anche dai Giochi olimpici di Zappas, organizzati in Grecia dal filantropo Evangelis Zappas. Il 25 novembre 1892, per celebrare il quinto anniversario della fondazione dell'Union des sociétés françaises de sports athlétiques, il barone francese riunì intellettuali e uomini illustri francesi dell'epoca, presso l'anfiteatro della Sorbona, per informarli del suo desiderio di attribuire maggior rilievo all'educazione fisica nelle scuole, concludendo il suo discorso con un accorato appello per il rinnovamento degli antichi Giochi olimpici. La scelta di restaurare l'antica tradizione sportiva e di assegnare i moderni Giochi olimpici alla Grecia venne ufficialmente dichiarata durante il primo congresso olimpico, organizzato dallo stesso de Coubertin ed avvenuto nell'anfiteatro dell'università della Sorbona di Parigi, dal 16 al 23 giugno 1894. L'incontro ebbe un forte carattere internazionale, grazie alla presenza di molti importanti personaggi che accolsero favorevolmente l'appello di de Coubertin; al primo giorno di lavori parteciparono infatti circa 2.000 persone. Vi erano in tutto 78 delegati, che rappresentavano quarantanove club sportivi delle tredici maggiori potenze mondiali. Furono presenti il re del Belgio Leopoldo II, il principe di Galles Edoardo, il principe ereditario greco Costantino e lo stesso William Penny Brookes, mentre era assente l'organizzatore dei Giochi olimpici di Zappas, Ioannis Fokianos. Su proposta dello storico francese, si decise di organizzare la prima Olimpiade nella stessa capitale francese, durante l'Esposizione universale, nel 1900. Per timore che un periodo di attesa di sei anni, così come ipotizzato inizialmente da de Coubertin, potesse far diminuire l'interesse del pubblico riguardo alla manifestazione, si preferì organizzare un evento olimpico già nel 1896, a solo due anni di distanza dal convegno parigino. Inizialmente, la maggior parte dei membri optava per Londra, idea che non trovò il favore di de Coubertin. Tra le città che furono proposte vi era anche Budapest (Ungheria), per celebrare i mille anni dalla fondazione dello Stato magiaro.“ Con profondo sentimento verso la cortese petizione del barone de Coubertin, mando a lui e ai membri del Congresso, con i miei più sinceri ringraziamenti, i miei migliori auguri per il rilancio dei Giochi olimpici. ” Dopo una discussione con Demétrios Vikélas, letterato e dirigente sportivo che rappresentava la Grecia al congresso parigino, de Coubertin propose Atene come città ospitante, probabilmente per il fatto che fosse la patria delle antiche Olimpiadi, proposta che venne accolta all'unanimità dai rappresentanti presenti al congresso. Al termine del convegno, per sottolineare l'assegnazione della manifestazione alla capitale greca, venne suonato un inno delfico in onore di Apollo. Inoltre, in questo congresso, venne istituito il Comitato Olimpico Internazionale, composto da Vikélas (che assunse, su proposta di de Coubertin, la carica di presidente) e da altri tredici membri; il criterio ispiratore della nomina era che la presidenza del CIO spettasse, per il quadriennio, alla nazione organizzatrice dei Giochi - criterio in seguito mai rispettato.

    Organizzazione



    Demetrius Vikelas, il primo presidente del Comitato Olimpico Internazionale. La notizia che i giochi olimpici sarebbero ritornati in Grecia dopo 1.503 anni venne accolta favorevolmente dal pubblico greco, dai media e dalla famiglia reale. Secondo de Coubertin, "il re Giorgio I ed il principe Costantino hanno appreso, con grande piacere, che le Olimpiadi moderne saranno inaugurate ad Atene, confermando il loro patrocinio riguardo questi giochi." Il giornale londinese The Times fu invece critico riguardo l'assegnazione delle Olimpiadi alla capitale greca, sottolineando la mancanza di considerazione nei confronti degli importanti esempi sportivi delle università di Oxford e di Cambridge. Vi furono delle proteste anche da parte della Germania, che considerava i Giochi olimpici una creazione francese, in quanto erano stati voluti da de Coubertin. All'epoca, la Grecia venne colpita da una seria crisi economica e politica. La tesoreria pubblica era infatti vicina alla bancarotta e la carica di primo ministro, nel corso degli ultimi anni del XIX secolo, venne occupata alternativamente da Charilaos Trikoupis e Theodoros Deligiannis. Per la sua instabilità, sia Trikoupis (che si opponeva duramente ai Giochi olimpici), sia Stephanos Dragoumis, presidente del comitato olimpico Zappas, non credevano che la Grecia fosse in grado di ospitare la manifestazione. Alla fine del 1894, il presidente del comitato organizzatore Stephanos Skouloudis asserì in un articolo che i fondi necessari per l'organizzazione dei Giochi sarebbero stati tre volte superiori rispetto a quelli ipotizzati inizialmente, nel congresso parigino, da de Coubertin; i costi totali infatti sarebbero stati pari a 3.740.000 dracme (circa 448.400 dollari). Concluse che i giochi non si sarebbero potuti organizzare, consegnando le proprie dimissioni. Inoltre, il governo Trikoupis decise di ritirare i finanziamenti statali previsti. Nel caso in cui la Grecia avesse deciso di non ospitare più i primi Giochi olimpici, la scelta sarebbe caduta su Budapest. Con la prospettiva della rinascita delle Olimpiadi in forte dubbio, de Coubertin e Vikelas cominciarono una campagna pubblica per mantenere vivo il movimento olimpico. Lo storico francese si recò ad Atene per convincere (in quella che lui definirà nelle sue memorie "la conquista della Grecia" o "la battaglia di Atene") la famiglia reale ad interessarsi dell'organizzazione dei Giochi. I loro sforzi si concretizzarono il 7 gennaio 1895, quando il presidente del CIO annunciò che il principe ereditario Costantino avrebbe assunto la carica di presidente onorario del comitato organizzatore. Quest'ultimo era composto da dodici membri che sedevano in cerchio in assemblea; i componenti erano Nikolaos Deligiannis, Leon Delygeorgis, Alexandros Zaimis, Pyrros Karapanos, Nikolaos K. Metaxas, Kyriakos Mavromikhalis, Alexandros Skouzes, Georgios Typaldos-Kozakis, Georgios K. Romas, Alexandros D. Soutsos e Th. Retsinas, mentre la carica di segretario generale era coperta Timoleon J. Filimon e quella di tesoriere da Paulos Skouzes. Ogni disciplina aveva poi un proprio sotto-comitato. Un'ulteriore notizia positiva arrivò con le dimissioni di Trikoupis e l'assunzione della carica di primo ministro greco da parte di Deligiannis, più favorevole all'organizzazione dei Giochi olimpici. La prima occupazione del principe Costantino fu di cercare i fondi necessari per poter organizzare le Olimpiadi, facendo affidamento sul sentimento patriottico del popolo greco, per motivarli a fornire il denaro richiesto. Per questo motivo, il 24 novembre 1894, nacque il Comitato Olimpico Ellenico, il primo comitato olimpico nazionale della storia. L'entusiasmo di Costantino convinse numerosi connazionali a contribuire, racimolando circa 330.000 dracme. Venne inoltre commissionata anche una speciale serie di francobolli, la cui vendita avrebbe permesso di ottenere altre 400.000 dracme. La vendita dei biglietti per assistere alla cerimonia di apertura e alle gare ne portò ulteriori 200.000. Alla specifica richiesta di Costantino, il facoltoso uomo d'affari George Averoff pagò la costruzione di un poligono di tiro a Kallithea, del velodromo di Neo Phaliron ed il restauro dello stadio Panathinaiko, sotto la supervisione degli architetti Ernst Ziller e Anastasios Metaxas, donando circa 920.000 dracme (120.000 dollari del 1896) solo per quest'ultimo progetto. Come tributo alla sua generosità, venne costruita ed eretta al di fuori dello stadio una statua rappresentante l'imprenditore greco, inaugurata il 5 aprile, il giorno prima dell'apertura dei giochi. Averoff venne inoltre tumulato, nel 1899, nel primo cimitero di Atene, nei pressi del Panathinaiko. Il primo regolamento olimpico del 1894 stabilì che potessero essere ammessi solo gli sportivi dilettanti (con la sola eccezione di una gara di fioretto), per cui parteciparono alle competizioni soprattutto studenti, marinai, impiegati e persone che praticavano lo sport solo come passatempo. Alcuni vollero prendere parte ai giochi perché erano in Grecia per vacanza o per lavoro (ad esempio, alcuni dei partecipanti inglesi lavoravano nell'ambasciata britannica) o perché avevano la necessità di essere ad Atene nel momento in cui si tenevano i Giochi. Per questo motivo, alcune figure restano nella leggenda e di loro non si ha traccia nelle successive edizioni. Inoltre, il regolamento dei Giochi olimpici escluse le donne dalle competizioni: il barone de Coubertin, influenzato dalla cultura dell'epoca vittoriana, in cui il genere femminile era considerato inferiore rispetto a quello maschile, e dalla tradizione dei Giochi olimpici antichi (in cui solo gli uomini erano autorizzati a partecipare agli eventi, con l'esclusione di donne, schiavi e barbaroi, ovvero non greci), non era favorevole alla loro partecipazione ai Giochi o nello sport in generale; anzi, credeva che "la partecipazione di atleti donne fosse un male per l'atleta di sesso maschile, e che le sportive dovessero essere escluse dal programma olimpico". Per lo storico francese, il più grande obiettivo nella vita di una donna doveva essere esclusivamente quello di incoraggiare i suoi figli a distinguersi nello sport e di applaudire lo sforzo degli uomini. Non esisteva ancora un villaggio olimpico, quindi gli atleti dovettero provvedere da soli al vitto e all'alloggio, oltre che al viaggio, problemi questi che portarono alla rinuncia della partecipazione ufficiale da parte di numerosi paesi, come ad esempio Italia e Paesi Bassi. La giuria, gli arbitri e il direttore dei Giochi avevano gli stessi nomi degli ufficiali dei giochi olimpici antichi, cioè eforo, ellanodico e alitarco. Re Giorgio I si presentava come un arbitro finale; secondo de Coubertin, "la sua presenza dava peso e autorità alle decisioni degli efori". I fotografi ufficiali della manifestazione, per tutte le discipline, furono sei, inviati dalla Kodak; in particolare, il tedesco Albert Meyer fu l'autore della maggior parte delle foto oggi disponibili. Circa trentacinque giornalisti documentarono l'evento; tra questi vi erano diversi francesi come Frantz Reichel (che prese parte anche ad alcune gare di atletica) de Le Vélo e Charles Maurras de La Gazette de France, mentre il Times inviò ad Atene James David Bourchier. Il quotidiano sportivo La Gazzetta dello Sport nacque il 3 aprile 1896, con l'unione de Il ciclista e de La tripletta, solo pochi giorni prima la cerimonia d'apertura della prima Olimpiade. Dall'editoriale pubblicato da "La Gazzetta dello Sport" il 13 aprile 1896, intitolato "I Giuochi Olimpici". Lunedì 6 corrente furono organizzate le feste per i giuochi olimpici. L'aspettativa grandissima che vi era per questi giuochi non fu certamente superiore al risultato. La prima giornata fu splendida e per il concorso del pubblico e per i giuochi stessi che dal lato sportivo nulla lasciarono a desiderare. La folla che si radunò nello stadio e attorno al recinto si calcola più di ottantamila persone; la famiglia reale, cioè re Giorgio, le principesse Maria e Sofia e il principe Michielovich, venne alle tre allo stadio ed accolta dal principe ereditario e dal comitato dei Giuochi olimpici esaminò attentamente la stupenda restaurazione del circolo dovuta alla munificienza di un ricco signore greco, quindi il re dopo aver tenuto un discorso con sentite e giustissime parole salutò la balda gioventù accorsa da ogni parte del mondo a prender parte alle gare tra gli applausi universali, prese possesso dello stadio a nome della Grecia. Incominciarono allora le orchestre riunite ad eseguire l'inno olimpico, opera del nostro amico Spyro Amara che diresse egli stesso, infine furono aperte le gare. Durante i dieci giorni di competizioni, vennero organizzati numerosi eventi artistici, che si svolsero a margine delle manifestazioni sportive. Per l'occasione, nella capitale vennero installate numerose lanterne e luci. Anche il Partenone fu illuminato da luci colorate. Il programma dei festeggiamenti prevedeva grandi fiaccolate, concerti (soprattutto degli inni nazionali stranieri), numerosi ricevimenti e rappresentazioni teatrali di antiche tragedie greche, come la Medea di Euripide e l'Antigone di Sofocle.

    Simboli


    Nel 1896 non vennero distribuite medaglie d'oro e solo i primi due classificati ricevettero un premio: ai vincitori di ogni gara spettarono una corona d'olivo (proveniente dall'Altis, nei pressi di Olimpia), una moneta d'argento, coniata da Jules-Clément Chaplain, e un attestato, disegnato dal pittore greco Nikolaos Gysis. Le medaglie hanno su un lato la rappresentazione di Zeus che tiene in mano un globo, sul quale è posta la Vittoria alata, mentre sulla sinistra si trova la scritta "Ολυμπία" ("Olimpia" in greco); sull'altro, vi è l'immagine dell'Acropoli, sormontata dall'inscrizione in greco "Θερινοί Ολυμπιακοί Αγώνες" ("Giochi olimpici internazionali"). I secondi classificati invece ricevettero una medaglia di rame, disegnata da Nikiphoros Lytras, e un ramo d'alloro. Il primo atleta ad essere stato premiato fu Thomas Burke, poi vennero Edwin Teddy Flack, Thomas Curtis e Spiridon Louis. Ad alcuni vincitori spettarono ulteriori premi: Robert Garrett venne premiato dal principe ereditario Costantino con un antico vaso per la sua performance nel lancio del disco, Pantelis Karasevdas con una carabina, Ioannis Frangoudis con una pistola e Spiridon Louis con una coppa d'argento rappresentante un corridore, consegnata da Michel Bréal, linguista e amico di de Coubertin, che concepì la presenza all'Olimpiade della maratona. A causa della mancata consegna dei premi ai terzi classificati, l'attribuzione delle medaglie di bronzo è molto incerta: le documentazioni non sempre riportano l'ordine di arrivo e spesso gli atleti piazzati dopo il secondo posto sono disposti tutti, a pari merito, al terzo posto; i vincitori di ogni gara furono inseriti solo successivamente nei medaglieri ufficiali olimpici, assegnando retroattivamente le tre odierne medaglie olimpiche.

    I Giochi


    Paesi partecipanti

    I primi Giochi olimpici si svolsero in un periodo storico segnato dall'imperialismo e dal colonialismo, durante il quale la gran parte degli Stati attuali non esisteva oppure presentavano confini ben diversi rispetto a quelli attuali. Per questi motivi, tutte le cronache e gli studi storici sui Giochi seguono parametri diversi nell'individuazione dei Paesi di origine dei vari partecipanti. I criteri principali che si scelgono, in alternativa, sono: suddividere gli atleti secondo i confini nazionali attuali; mantenere la suddivisione politica dell'epoca. Soprattutto per alcuni atleti greci esiste molta ambiguità nell'identificazione della loro nazionalità, in quanto, sebbene alcuni fossero sicuramente di etnia greca, provenienti da territori del Mediterraneo orientale non ricompresi fra i confini della Grecia dell'epoca, come l'Impero ottomano, Cipro e l'Egitto (questi ultimi protettorati britannici). I compilatori dei vari medaglieri e delle varie ricostruzioni non operano sempre in coerenza col criterio di fondo di volta in volta adottato, perciò, ad esempio, può capitare di vedere medaglie assegnate all'Australia, pur non essendo ancora questo uno stato indipendente (scelta presente negli studi della maggior parte degli storici sportivi). Gli atleti iscritti all'edizione inaugurale delle Olimpiadi moderne furono 241 (di cui 169 greci) in rappresentanza di quattordici Paesi, secondo la suddivisione politica dell'epoca (diciassette secondo quella attuale). Per quanto ben organizzate e sorrette da una buona campagna di stampa, le rappresentative degli Stati stranieri non erano una selezione dei rispettivi migliori sportivi, in quanto vigeva il principio decoubertiano del dilettantismo. In alcuni casi parteciparono alle gare anche dei turisti che in quel momento stavano visitando la Grecia e che si iscrissero ai Giochi olimpici spinti dall'entusiasmo. L'appartenenza alle varie nazionalità era molto ambigua anche perché spesso gli atleti si presentavano sotto l'effigie del proprio club sportivo o della propria università. Per gli Stati Uniti, ad esempio, parteciparono la Boston Athletic Association e vari studenti delle Università di Harvard e di Princeton, grazie all'influenza del professor William Milligan Sloane, che fu il fondatore ed il primo presidente del Comitato Olimpico degli Stati Uniti, e per il Regno Unito la British Athletics Federation. Belgio e Russia, che avevano annunciato l'invio di una delegazione di atleti e parteciparono con alcuni funzionari alla cerimonia di apertura, alla fine non presentarono nessun partecipante. Austria e Ungheria, all'epoca unite nell'Impero austro-ungarico, si presentarono separatamente alle competizioni. I due ori vinti dall'australiano Edwin Teddy Flack sono solitamente assegnati all'Australia, che tuttavia raggiunse l'indipendenza solo nel 1901. La Svezia era all'epoca unita alla Norvegia, ma l'unico partecipante, Henrik Sjöberg, proveniva dalla parte svedese. Il Comitato Olimpico Bulgaro rivendica la presenza di quattro membri del club di ginnastica di Sofia "Yunek": di questi solo il maestro di ginnastica svizzero Charles Champaud avrebbe poi preso parte ai Giochi. Alcune fonti, ritenute attendibili dal CIO, dimostrano la partecipazione del Cile ad Atene con Luis Subercaseaux, un quindicenne che avrebbe partecipato ai 100m, 400m ed 800m piani, ma senza alcun risultato di rilievo. La maggior parte degli storici olimpici, tuttavia, non riportano la sua presenza ad Atene 1896. L'Italia, sebbene il conte Mario Lucchesi-Palli e il duca Riccardo Carafa d'Andria fossero membri del CIO, rinunciò per ragioni economiche. Tuttavia, si presentò ad Atene il maratoneta Carlo Airoldi, la cui iscrizione non venne accettata perché ritenuto dalla giuria un atleta "professionista". Il giornalista greco Vladis Gavrilidis dimostrò la partecipazione di Giuseppe Rivabella, già ad Atene al momento dei Giochi, che partecipò alla gara di tiro a segno con carabina militare. Alcuni studiosi ipotizzano che altri atleti, come il ciclista Angelo Porciatti, avessero partecipato, senza trovare però la conferma del CIO.

    Discipline


    Durante il Congresso olimpico del 1894 alla Sorbona, un gran numero di sport vennero presi in considerazione per il programma olimpico. Tra il 12 ed il 24 novembre 1894, durante una riunione svoltasi ad Atene, alcuni funzionari del comitato organizzatore stilarono una lista di discipline che avrebbero potuto soddisfare il requisito del dilettantismo; questi erano l'atletica leggera, il canottaggio, il ciclismo, il cricket, l'equitazione, la ginnastica ritmica, la lotta, il nuoto, la scherma, il tennis e la vela. La scherma fu l'unico sport in cui i professionisti ebbero il diritto di partecipare, in un evento riservato ai maestri di fioretto. Tra le prove di forza, vennero ammessi il sollevamento pesi e la lotta greco-romana, a differenza del pugilato, giudicato privo di nobiltà in confronto alle altre due prove. Il ciclismo, all'epoca la disciplina più popolare, venne inserito nel programma ufficiale, mentre il tiro a segno venne imposto da de Coubertin, che era egli stesso un buon tiratore. Vennero accettati alcuni sport praticati dalle classi medio-basse, come la ginnastica, il nuoto e il canottaggio, così come altre due discipline più nobili, il tennis e la vela. Anche se era molta amata nel XIX secolo e inizialmente anche prevista, non si svolse alcuna prova di equitazione per difficoltà nel trasporto dei cavalli. Gli sport di squadra, come il rugby ed il calcio (ad eccezione di alcune gare della ginnastica), non fecero parte del programma ufficiale, in quanto solo raramente questi erano praticati da dilettanti. Venne comunque organizzato un torneo calcistico in parallelo alla manifestazione, che però non venne riconosciuto dal comitato organizzatore. Inoltre, il torneo di cricket non venne inserito a causa della probabile mancanza di partecipanti.[74] Le caratteristiche del suolo greco e le difficoltà organizzative impedirono l'inserimento del polo nel programma olimpico. Altre discipline al tempo molto popolari, come il golf, vennero escluse all'ultimo momento. Inoltre, Pierre de Coubertin avrebbe voluto iscrivere nel programma olimpico il pattinaggio di figura, esclusivamente perché era una disciplina sconosciuta ai greci, ma dovette desistere data l'assenza di piste apposite nel Paese. Le gare di canottaggio e di vela, inizialmente previste per il 14 aprile, non vennero svolte a causa del cattivo tempo: in quei giorni primaverili, il clima fu pessimo, con temperature rigide, forti venti, mare molto mosso e ci fu anche un'abbondante nevicata.

    La cerimonia di apertura.

    Il 6 aprile (25 marzo secondo il calendario giuliano), vennero ufficialmente aperti i primi Giochi olimpici della storia contemporanea; era il lunedì dell'Angelo, sia per la Chiesa cattolica che per la Chiesa cristiana ortodossa,oltre che l'anniversario dell'indipendenza greca. Le strade e gli edifici di Atene erano stati addobbati con bandiere colorate, corone di fiori e striscioni recanti le lettere "OA"[80] (iniziali greche per "Ολυμπιακοί Αγώνες", "Giochi olimpici" in greco) e le date 776-1896; secondo la tradizione infatti, il 22 luglio 776 a.C. si tennero i primi Giochi olimpici antichi. Al mattino, la famiglia reale e gli organizzatori parteciparono ad un Te Deum nella cattedrale di Atene, per commemorare la liberazione dall'invasione turca. Nel frattempo, i biglietti per assistere alla cerimonia di apertura e alle altre prove erano ancora in vendita presso la sede del comitato organizzatore, oltre che nei caffè, negli alimentari e nelle tabaccherie, al prezzo di due dracme per i posti a sedere e di una dracma e mezzo per le posizioni peggiori e per i posti in piedi. A mezzogiorno, la folla cominciò ad affluire allo Stadio Panathinaiko, guidata dalla "polizia olimpica", creata appositamente per mantenere l'ordine nello stadio e nelle sedi delle gare. Questi addetti erano riconoscibili dalla loro divisa, fatta da pantaloni neri, giacca cerise e casco bianco. Allo stadio Panathinaiko erano presenti circa 80.000 persone, incluso il re di Grecia, sua moglie Olga e i loro figli. In generale, gli atleti erano allineati e raggruppati per nazione. Dopo un discorso del principe Costantino, presidente del comitato organizzatore, alle 15:30 prese la parola sua padre, Giorgio I, che aprì ufficialmente i Giochi olimpici:(GR) « Κηρύσω την έναρξη των πρώτων Ολυμπιακών Αγώνων της Αθήνας. Ζήτω το Έθνος, ζήτω οι Έλληνες. » (IT) « Dichiaro aperti i primi Giochi olimpici internazionali di Atene. Lunga vita alla Nazione, lunga vita al popolo greco. » (Re Giorgio I di Grecia). Non era prevista la lettura del giuramento, che verrà introdotto solamente ai Giochi della VII Olimpiade di Anversa del 1920.[83] In seguito, nove bande e centocinquanta coristi eseguirono l'inno olimpico, composto per l'occasione da Spyridon Samaras, con il testo scritto dal poeta Kostis Palamas, inno che verrà dichiarato ufficiale dal CIO nel 1958 e reintrodotto a partire da Tokyo 1964.[85] La folla fu così entusiasta dell'opera che il re ne chiese la ripetizione


    Carlo Airoldi

    Giuseppe Rivabella fu il primo italiano a gareggiare ai moderni Giochi Olimpici.
    Ma non fu l'unico suddito di Sua Maestà Umberto I a raggiungere Atene nel 1896 per partecipare ai Giochi.

    È noto il caso di Carlo Airoldi, originario di Origgio, comune del varesotto. Il ventiseienne, deciso a gareggiare nella maratona, raggiunse la capitale ellenica percorrendo ben 1338 km a piedi, sponsorizzato dal giornale La Bicicletta, che finanziò l'impresa in cambio di una dettagliata corrispondenza del viaggio. Arrivato ad Atene scoprí però di non poter partecipare alla competizione perché giudicato professionista. Come vincitore della Torino-Barcellona Airoldi aveva infatti ricevuto il premio di 2500 pesetas, pari all'incirca a 25000 lire. Tanto bastò agli organizzatori per giudicarlo un professionista.

    La decisione lascia adito a molti dubbi: in Italia, come nella maggior parte dei Paesi, non esisteva la distinzione tra dilettantismo e professionismo, così come anche l'ambasciatore italiano in Grecia Pisani Bossi ebbe a confermare ai giudici. L'impressione è che gli organizzatori puntassero sulla vittoria di un atleta locale, cosa che puntualmente avvenne grazie a Spyridon Louis, primo al traguardo con il tempo di 2h e 50m, tra ali di folla festante. Airoldi non accettò mai la sua eslusione e lanciò la sfida a Louis, che non raccolse l'invito dell'italiano a misurarsi con lui.
    I 1338 km a piedi di Carlo Airoldi, pur non coronati dalla partecipazione alle Olimpiadi di Atene, rimarranno nella storia dei giochi olimpici e dello sport. Le traversie di questo giovane italiano, che con la sola prospettiva della gloria di una vittoria che poco avrebbe apportato alle sue finanze, fanno parte a pieno titolo di uno sport pionieristico e romantico.

    Personaggi

    Thomas Burke è l'unico ad aver vinto sia la gara dei 100 m che quella degli 800 m. Burke, avvocato laureatosi all'Università di Boston, è anche il promotore della prima maratona di Boston, che ancora oggi si corre il terzo lunedì di Aprile, nel Patriot's Day.
    Terzo nei 1500 m, il francese Albin Lermusiaux si presenta in finale con i guanti bianchi: "Per rispetto al Re" dirà ai suoi avversari.

    Terzo al traguardo della maratona, invece, si presenta il greco Vrettos, contro cui presentano ricorso gli ungheresi, accusando il greco di aver percorso un tratta dei 40 km in carrozza. Una bella facilitazione, che, messo alle strette da alcune testimonianze, Vrettos dovette confessare di essersi concesso.



    Gli americani vinsero 9 titoli su 12.

    I greci sarebbero rimasti quasi a bocca asciutta se non ci fosse stato il pastore Spiridion LUIS a vincere la maratona, ripetendo in tal modo l'impresa del soldato Filippide che, al tempo delle guerre persiane, aveva portato ad Atene la notizia della vittoria a Maratona.
     
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  5. gheagabry
     
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    OLIMPIA



    Olimpia è un’antica città della Grecia passata alla storia per aver dato vita alle famose Olimpiadi dedicate a Zeus. Le Olimpiadi erano una festa sportivo-religiosa molto sentita in Grecia: aveva la capacità di unire tutti i greci e di far cessare tutte le guerre. La cittadina sorgeva lungo la valle del fiume Alfeo, nella parte nord-occidentale del Peloponneso. Non era una vera e propria città, ma piuttosto un luogo di culto, costellato di templi, teatri, monumenti celebrativi e statue, e ovviamente vi era lo stadio e le palestre per lo svolgimento di giochi olimpici, a cui si aggiungevano degli edifici che servivano da alloggio per gli atleti nel periodo delle competizioni sportive.

    Oggi Olimpia è un parco archeologico affascinante, dalla bellezza malinconica e lussuosa allo stesso tempo. È entrata a far parte dei monumenti Patrimonio dell’Umanità tutelati dall’UNESCO nel 1989. I primi reperti di Olimpia raccontano di une città viva e di gare sportive già nel 776 a.C.: si tratta di un documento che riporta l’elenco dei vincitori, probabilmente di quella che è stata la prima olimpiade della storia. Questa data coincide con quella fissata da Eratostene come prima data delle Olimpiadi. In totale secondo le diverse testimonianza lasciate da saggi e scrittori antichi, ad Olimpia si svolsero 292 edizioni dei Giochi olimpici. Olimpia era divisa in tre zone: la parte più alta circondata da un recinto sacro, l’Altis, la zona orientale c’era lo stadio e l’ippodromo, mentre nella zona occidentale si trovavano la palestra e il ginnasio, dove gli atleti si allenavano a partire da un mese prima delle gare. L’Altis era il perimetro della zona adibita ad ospitare monumenti di culto e gli edifici per l’amministrazione dei giochi. Questo recinto era lungo 200 metri e largo 177 metri. Il più famoso tempio è quello dedicato a Zeus, custode della statua del dio realizzata da Fidia nel 430 a.C., inclusa tra le sette meraviglie del mondo. Sono state ritrovate anche tracce del tempio dedicato alla dea Hera e detto appunto Heranion, un tempio dorico che pare dovesse contenere le corone d’alloro poi destinate ai vincitori delle Olimpiadi. Nelle vicinanze di quella che doveva essere una delle strade principali di Olimpia, sono stati ritrovati 12 “thesauroi”, i templi votivi al cui interno venivano custoditi i tesori delle città che partecipavano ai giochi.
    Camminando tra le antiche rovine del sito archeologico di Olimpia si ha la sensazione di sentire da un momento all’altro le urla degli spettatori dei giochi, l’incitamento degli atleti, il chiasso festoso dello stadio olimpico. Dello stadio in realtà è rimasto ben poco: si vede l’arco che conduceva alla zona di gioco, parte di una rampa di gradoni per i giudici di gara disposta verso la pista di terra battuta, la linea di partenza e il cippo dell’arrivo per le gare di corsa. Dagli scavi è emerso che non c’erano le tribune fisse per gli spettatori.
    I primi scavi a Olimpia vennero effettuati da un gruppo di archeologi francesi nel 1829 e proseguirono per lungo tempo, considerando soprattutto la grande quantità di reperti e testimonianze che venivano alla luce. Ad esempio è stata ritrovata la famosa statua di Ermes e Dioniso, opera dello scultore Prassitele, numerose altre statue, altari, oggetti votivi in bronzo e in marmo. Nel sito si ha la percezione del passare del tempo; molti edifici non hanno resistito all’usura del tempo e delle intemperie, lasciando una distesa di pietre, tamburi e colonne spezzate che in un primo momento disorientano il visitatore. Proprio questa grande quantità di reperti testimonia la grandezza e la magnificenza che aveva Olimpia al tempo dei greci. Nel museo sono coservate le decorazioni dell’antico Tempio di Zeus, due frontoni e dodici metope di eccezionale raffinatezza. Ci sono poi l’elmo miceneo, la Nike di Peonio e l’Ermes che tiene tra le braccia Dioniso bambino realizzato da Prassitele, statue di vario tipo e numerosi attrezzi sportivi usati dagli atleti più di 2 mila anni fa.
    (guidagrecia)


    Posta nell'Elide (Peloponneso) sulla riva destra dell'Alfeo, a Ovest di Pisa, capitale dell'Elide. Questo centro non assunse mai la configurazione di città vera e propria, rimanendo sempre un agglomerato di templi, boschi, terreni sacri, centro religioso anche dei popoli che nel tempo la occuparono e che vi istituirono i propri culti. I giochi olimpici venivano celebrati ogni quattro anni in onore di Zeus a Olimpia, sede del più importante santuario della divinità. Nel 776 a.C. fu compilato per la prima volta l'elenco dei vincitori, conservato sino al 217 d.C. , nelle opere di Eusebio di Cesarea. Eccetto la sacerdotessa di Demetra, nessuna donna poteva assistere ai giochi.
    I giochi olimpici venivano celebrati in estate. All'inizio dell'anno in cui avrebbero avuto luogo venivano inviati emissari per invitare le diverse città-stato a partecipare al versamento del tributo pagato a Zeus; queste mandavano quindi le proprie delegazioni, rivaleggiando l'una con l'altra nell'esibizione dell'equipaggiamento e nelle imprese atletiche. La durata dei giochi olimpici venne ampliata notevolmente: inizialmente erano concentrati in un giorno, con gare di atletica e di lotta; successivamente – forse per opera de tiranno di Argo Fidone (VII secolo a.C.) – vennero introdotte le corse ippiche; a partire dal 472 a.C. gli agoni furono portati a cinque giorni. Anche se non è nota con esattezza la loro sequenza, sappiamo che il primo giorno era dedicato ai sacrifici; nel secondo si svolgeva la più importante competizione dei giochi, la gara di corsa, che si disputava nello stadio. Negli altri giorni avevano luogo la lotta, il pugilato e il pancrazio (una specialità che combinava insieme le due discipline precedenti).
    Nella lotta l'obiettivo era mettere a terra l'avversario tre volte. Il pugilato divenne sempre più brutale con il tempo: all'inizio i pugili si avvolgevano cinghie di morbido cuoio intorno alle dita della mano, allo scopo di attutire i colpi, mentre in epoca posteriore usavano cuoio più duro, a volte reso più pesante dall'inserimento di parti di metallo. Nel pancrazio, lo sport certamente più violento, il combattimento proseguiva fino a che uno dei contendenti non soccombeva ammettendo la sconfitta. Le corse dei cavalli, nelle quali ogni concorrente doveva essere proprietario del cavallo, erano riservate ai più abbienti. Dopo le corse ippiche si svolgeva la gara del pentathlon, competizione che univa cinque specialità (la corsa veloce, il salto in lungo, il lancio del giavellotto, il lancio del disco e la lotta). I vincitori a Olimpia ricevevano corone di ulivo selvatico e onori, il più ambito dei quali era l’erezione di una statua nel recinto del santuario di Zeus; per il lustro che davano alla loro città spesso venivano celebrati dai versi dei poeti con gli epinici e per il resto della vita erano mantenuti dalla comunità.
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    Le Olimpiadi nell’antichità:
    tra archeologia e storia.


    di Giovanni Spini




    Olimpiade era chiamato in Grecia il periodo di quattro anni che intercorreva tra le feste Olimpie: si trattava delle più antiche feste greche, che si celebravano ad Olimpia nell’Elide, storica regione del Peloponneso nordoccidentale, bagnata dallo Ionio. In seguito, le Olimpiadi si identificarono con i giochi agonistici che si svolgevano durante quelle storiche feste. L’esplorazione archeologica del santuario di Olimpia, situato alla confluenza dei fiumi Alfeo e Cadeo cominciò nel 1875 col rinvenimento di numerosi reperti oggi custoditi nel museo locale. Gli edifici della zona sacra, detta Altis, furono abbattuti nel medioevo e ciò che rimase fu interrato quasi completamente. Tra essi, i più importanti erano il tempio di Era e quello di Zeus, il dio cui era dedicato tutto il complesso sacrale. Il tempio di Era, situato a nord, risaliva al VII sec.a.C.: era in stile dorico ed aveva in origine le colonne in legno, sostituite in seguito con altre in pietra; al suo interno fu rinvenuto il gruppo scultoreo di Ermète con Diòniso fanciullo.
    Il tempio di Zeus, costruito da Libone tra il 468 e il 456 a.C., era pure in stile dorico ma situato a sud: ricoperto di stucco bianco con 84 colonne, misurava circa 64 x 28 mt e conteneva una delle sette meraviglie del mondo antico: la statua crisoelefantina (in oro e avorio) di Zeus, opera del grande scultore Fidia, alta circa 12 metri e mezzo. Il dio era rappresentato seduto sul trono con una ghirlanda in testa, una Nike (Vittoria alata) d’oro nella sua destra ed un bastone nella sinistra con appollaiata sopra la sua aquila. Purtroppo, a causa dei preziosi materiali che rivestivano l’opera, nulla è rimasto di quel capolavoro.

    Lungo il lato nord dell’Altis, a destra del tempio di Era, si trovava un altare a forma di cono, composto prevalentemente dalle ceneri di fuochi dedicati a Zeus; vicino sorgeva il Metroon, tempietto della dea Cibele del IV sec.a.C., mentre lungo il muro più a monte, come in altri santuari ed oracoli greci, erano posizionate le edicole (thesauròi) per contenere i doni votivi, sia di ringraziamento che di buon auspicio, costruite da dodici città greche tra il VI e il V sec.a.C., tra cui Gela, Megara, Metaponto, Siracusa, Selinunte, Epidauro, ecc. Nel V sec.a.C. gli svariati doni (architetture, statue della Vittoria, vasi d’oro, gioielli, ecc.) affollavano il recinto sacro tradizionale a tal punto che gli Elei furono costretti a spostare per ben due volte lo stadio per far posto ai Tesori. Il lato orientale era occupato da un lungo portico, mentre sul lato nord-ovest vi era il Philippeion, tempietto rotondo eretto dopo la battaglia di Cheronea del 338 a.C., che conteneva le statue criselefantine di Alessandro Magno e dei suoi avi, opere dello scultore Leocare.
    Al centro dell’Altis si trovava il Pelopion, ovvero il recinto che conteneva il sepolcro di Pelope, fondatore dei giochi Olimpici. Nell’area esterna sorgeva a sud il Bouleterion, sede della direzione dei giochi; eccone una descrizione interna fatta da Pausania: “Quello del Buleterion è, tra quanti simulacri vi sono di Zeus, più di ogni altro fatto per incuter terrore dei malvagi; è detto Horkios (Custode dei giuramenti) e reca un fulmine in ciascuna delle due mani. Presso di esso è usanza che gli atleti, i loro padri e i loro fratelli, ed inoltre gli allenatori, giurino su pezzi di carne di un verro, che nessuna frode verrà da loro commessa contro le norme dell’agone Olimpico”. Seguivano in senso orario il Leonidaion, dove venivano ospitati i personaggi importanti e l’officina di Fidia, sulla quale fu eretta in seguito una chiesa bizantina: qui fu ritrovato, oltre a frammenti di matrici usate per la statua di Zeus, un vaso con la scritta: “Sono di Fidia”. Altri edifici erano il Theokoleon, che ospitava i sacerdoti e il Pritaneo, centro sacro della comunità, dove si trovava il focolare di Estia, dove si compivano sacrifici e prendevano pasti a vita, a spese dello stato, i cittadini benemeriti e gli atleti vincitori delle gare Olimpiche.

    Come abbiamo visto la tradizione attribuisce la fondazione dei giochi Olimpici al mitico Pelope, figlio di Tantalo, ma per gli storici Argivi fu invece Eracle: una loro leggenda narra che l’eroe, dopo la sua settima fatica, cioè la pulizia delle stalle di Augias, re di Elide, non avendo ottenuto da questi il compenso pattuito, lo uccise con tutti i suoi figli, quindi, dopo aver delimitato l’Altis ed aver innalzato un altare per ognuna delle dodici divinità dell’Olimpo, fondò l’Alsos, il boschetto di oleastri da cui provenivano le fronde per le corone dei vincitori e consacrò tutto il complesso cultuale al padre Zeus, istituendo i giochi in suo onore. Ad essi parteciparono, tra gli altri, anche gli dèi Apollo e Marte. Ciò nonostante per alcuni secoli i giochi caddero nell’oblìo, finchè, dietro suggerimento dell’oracolo di Delfi, il re di Elide, Ifito, ripristinò la manifestazione. Ancora Pausania, nel II sec.d.C., racconta che ad Olimpia si mostrava un disco di bronzo sul quale era incisa la prescrizione che imponeva una tregua sacra da osservarsi durante lo svolgimento delle feste.
    Poichè i giochi Olimpici si perdono nella più remota antichità, fu scelta come data d’inizio il 776 a.C., cioè l’anno in cui l’atleta Corebo ottenne per primo l’onore di una statua a ricordo della sua vittoria nella corsa.
    Gli impianti sportivi di Olimpia sorgevano in un’area immediatamente contigua all’Altis: inizialmente si limitavano allo stadio e all’ippodromo a est, in seguito si aggiunsero il ginnasio e la palestra ad ovest.

    Lo stadio era una spianata rettangolare in terra battuta, larga circa 32 mt e lunga 212, divisa in sei parti contrassegnate lungo il perimetro da cippi lignei o marmorei, che servivano a misurare le lunghezze dei lanci degli attrezzi. Circondato da una gradinata che non era di pietra ma di semplice terra battuta, lo stadio non possedeva tettoie per coprire i circa 50.000 spettatori che poteva ospitare, tanto che, il grande Talete morì per un colpo di sole, all’età di 78 anni, mentre assisteva alla 58° Olimpiade nel 548 a.C.; i giochi, infatti, erano programmati in modo che il terzo giorno di gara coincidesse con la seconda o terza luna piena dopo il solstizio di giugno: il che significa che avevano sempre luogo in agosto o in settembre. La linea di partenza, un tempo tracciata semplicemente sul terreno, si trasformò in una soglia di pietra con scanalatura per l’appoggio delle punte dei piedi, così come la linea d’arrivo (terma), come si può vedere ancora oggi nel grande complesso sportivo di Olimpia.
    L’ippodromo, lungo circa 450 mt, era costituito da un grande spazio aperto rettangolare, piatto, situato ad sud dello stadio, delimitato a nord da una bassa collina e a sud da un terrapieno artificiale, dove si disponevano gli spettatori. Anche qui non vi erano tettoie per ombreggiare e solo i giudici e qualche personaggio famoso godevano del lusso dei sedili. Il terreno della corsa era diviso in due, nel senso della lunghezza, o da una palizzata o da una semplice corda a formare due corsìe ed alle due estremità erano poste le mete, intorno alle quali dovevano girare i carri. La distanza tra le due mete era di circa 380 mt, l’intero giro misurava 4 stadi, cioè 769 mt, anche se, secondo alcune fonti, pare dovesse misurare il doppio.
    Il ginnasio era la struttura che comprendeva, oltre la palestra, vari altri locali, come ad es. il korykeion, dove venivano conservati i sacchi di cuoio pieni di sabbia che usavano i pancrazisti, il konisterion usato dai lottatori, lo sphairisterion per i pugili, l’elaiothesion, dove si teneva l’olio per le unzioni, l’apodyterion, cioè lo spogliatoio, il loutròn, o sala con la vasca da bagno, ecc. Le prime palestre, costituite da un semplice recinto quadrangolare coperto di sabbia e dotato di un dromos, cioè di una pista destinata alla corsa, risalgono al VII sec.a.C.. In seguito la loro struttura andò ampliandosi ed articolandosi in complessi sempre più elaborati che disponevano di piste coperte e scoperte, dotate di soglie in pietra per delimitare la linea di partenza e di arrivo, tanto che i termini gymnasion e palaistra spesso si corrispondevano. Ad Olimpia la palestra era un imponente edificio a pianta quadrata con un grande cortile centrale il cui lato misurava 41 mt, chiuso dentro un colonnato dove si aprivano i locali che servivano agli atleti. I metodi di insegnamento e di preparazione alle gare furono diversi e non di rado contrastanti fra loro: gli atleti che praticavano sport pesanti, ad esempio, venivano abituati dagli Elei a gareggiare d’estate, a mezzogiorno, sul terreno infuocato, mentre il pugilatore Tisandro di Nasso si allenava compiendo lunghe nuotate: diceva che in tal modo gli si rinvigorivano le braccia e aveva maggior scioltezza nelle mani. Il metodo si rivelò certamente giusto poichè vinse per ben quattro edizioni consecutive la gara del pugilato.
    Nella palestra si praticavano anche degli esercizi non presenti nelle gare regolari, come il sollevamento pesi o la pratica di dissodare la pista sabbiosa con una piccozza per rendere flessibile la colonna vertebrale (anche perchè la manutenzione del terreno dello stadio era compito degli atleti). I corridori si allenavano correndo su spessi strati di sabbia o in ginocchio, mentre i pugili si sottomettevano talvolta alla flagellazione, per abiturasi al dolore dei colpi. L’allenatore o pedotriba, costituì una figura così importante che la tradizione ci ha tramandato i nomi di molti di loro. Li troviamo rappresentati con un’ampia veste e muniti di una bacchetta forcuta con la quale correggevano gli atleti, interrompevano incontri, castigavano gli scorretti, ma vi sono anche raffigurazioni che li ritraggono nudi, probabilmente per dimostrare meglio gli esercizi. Prima degli allenamenti e dell’attività agonistica, gli atleti si cospargevano di olio, usanza introdotta, secondo Tucidide, quando fu abolito il perizoma a favore della nudità completa e pare si coprissero i capelli con apposite cuffie per essere più liberi nei movimenti e per non offrire all’avversario una facile presa. In alcune opere vascolari, però, si vedono rappresentati con il capo rasato, salvo un ciuffo alla sommità del cranio. Importante era anche la dieta, che poteva variare a seconda del “dietologo”, ma si sa che anticamente era costituita da frumento, formaggio fresco e fichi secchi, mentre già nel VI sec.a.C. fu introdotta la dieta a base di carne: il primo che la adottò, dietro suggerimento del celebre filosofo e matematico Pitagora, fu Eurymenes di Samo, che vinse con manifesta superiorità una gara “pesante” (lotta, pugilato o pancrazio); obbligatorio era astenersi dal vino e dal sesso. Dopo la prestazione atletica lo strato di sporco, costituitosi con l’olio, il sudore e la sabbia, veniva tolto usando lo strigile, strumento ricurvo di origine cretese, dotato di manico e incavato a canale, che poteva essere di bronzo, d’argento, d’avorio o di legno.

    Alcuni mesi prima delle Olimpiadi, tre messaggeri, chiamati spondophoròi (pacieri), che si incaricavano anche delle libagioni sacre, annunciavano in tutta la Grecia la data d’inizio dei giochi proclamando la tregua sacra, durante la quale ogni arma doveva essere deposta. Il programma delle feste, che duravano cinque giorni, subì variazioni nel tempo, per cui abbiamo notizie abbastanza sicure solo a partire dal V sec.a.C. (fino al 472 a.C. i giochi duravano un solo giorno), quando raggiunsero la loro organizzazione classica. Nel primo giorno era un solenne giuramento davanti all’altare di Zeus ad inaugurare le celebrazioni festive, cui seguivano sacrifici, offerte e preghiere agli dèi. Nel secondo giorno, sotto la sorveglianza degli ellanodici, giudici di gara, e degli alùtai, specie di polizia della manifestazione, iniziavano le competizioni sportive; alla sera migliaia di spettatori ed atleti si riunivano per cantare inni e offrire sacrifici di buoi neri sull’altare di Pelope. La mattina del terzo giorno era dedicata a diverse cerimonie religiose, al culmine delle quali avveniva un solenne sacrificio di cento buoi davanti all’antico altare di Zeus: sopra una piattaforma antistante, i sacerdoti, dopo l’uccisione, tagliavano le cosce delle vittime e le portavano sulla sommità del cono per essere bruciate, così che la cenere elevava sempre più l’altare; nel pomeriggio riprendevano gli agòni con le gare della corsa. La quarta giornata era interamente dedicata alle gare atletiche. Nel quinto giorno aveva luogo la processione solenne, seguita dall’incoronazione dei vincitori, poi si teneva un banchetto nel Pritaneo ed infine nuovi sacrifici e offerte di ringraziamento. Le gare che si disputavano erano nell’ordine le seguenti: corsa dei carri, corsa a cavallo, pentatlo (lancio del disco, del giavellotto, salto, corsa e lotta), stadio, diaulo (mezzofondo), dolico (fondo), pugilato, lotta, pancrazio e oplitodromia; vi erano inoltre gare particolari riservate ai ragazzi dai 12 ai 18 anni (stadio, lotta, pugilato) e ai puledri, che furono istituite dopo il 632 a.C., alla 37° Olimpiade.

    Edited by gheagabry - 17/5/2012, 19:43
     
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    LO TSUNAMI di OLIMPIA



    Olimpia, il santuario di Zeus e sede dei giochi olimpici nell'antica Grecia, probabilmente fu distrutta da uno tsunami che raggiunse l'entroterra e non, come precedentemente credevano, da terremoti e inondazioni del fiume.
    Questa è la teoria più recente sollevata dal Dr. Andreas Vött dall'Istituto geografico dell'Università Johannes Gutenberg di Magonza (JGU). Vött ha eseminato il sito durante le ricerche relative a paleo-tsunami, che hanno avuto luogo negli ultimi 11000 anni lungo le coste del Mediterraneo orientale. L'ipotesi dello tsunami olimpico si è presentata a causa di sedimenti trovati nelle vicinanze di Olimpia, che erano sepolti sotto una spessa coltre di 8 metri di sabbia e altri detriti, riscoperti solo circa 250 anni fa.


    "La composizione e lo spessore dei sedimenti che abbiamo trovato si adattano con il flusso d'acqua del fiume Cladeo e con eventi geomorfologici quali terremoti, " ha detto Vött. In precedenza si riteneva che un terremoto nel 551 d.C. avesse distrutto i santuari e successivamente le inondazioni del fiume Cladeo avessero riempito gli antichi palazzi. Tuttavia, Vött era perplesso che il piccolo fiume Cladeo, che scorreva in passato presso il sito olimpico, avesse potuto seppellire il sito sotto diversi metri di sedimenti, a 10-12 metri di profondità sotto il suo antico livello di piena. In collaborazione con il locale Consiglio delle antichità e colleghi dalle Università di Aquisgrana, Darmstadt, Friburgo, Amburgo e Colonia, Vött e il suo team ampiamente ricercato nell'area utilizzando metodi moderni per le analisi geomorfologiche e geoarcheologiche.
    I risultati suggeriscono che la regione è stata colpita più volte da gravi inondazioni catastrofiche ed era coperto da sedimenti in passato. Cozze e conchiglie di lumaca e i resti di foraminiferi (protozoi marini) indicano chiaramente un'origine marina. I sedimenti devono essere arrivati a velocità dalla costa verso Olimpia, che ha un'altitudine di circa 33 metri sul livello del mare.
    "Olimpia è ora a 22 km dal mare, ma in precedenza la costa era ad 8 km di distanza, " spiega Vött. Nel suo scenario, gli tsunami si formano dal mare e poi corrono nella stretta valle di Alpheus - che comprende anche il fiume Cladeo con grande forza, e poi si precipitano sulle selle delle colline che si celano dietro Olimpia. Il santuario quindi allagato e l'acqua scorre lentamente fuori, poiché la valle dell'Alpheus è ostruita dallo tsunami che arriva e dai suoi sedimenti. Questo suggerisce che, nel contesto delle sequenze di sedimenti depositati nella zona, un tale scenario si sia ripetuto più volte nel corso degli ultimi 7000 anni; con uno degli eventi più recenti che si verificano nel VI secolo D.C.. che portato con sé la distruzione finale di Olimpia.
    A sostegno dell'ipotesi dello tsunami olimpico sono il fatto che sia sul mare di fronte a lato del terreno collinare nonché in Olimpia, identici ad alta energie sedimenti sono stati trovati. "i depositi a Olimpia hanno la stessa firma i depositi dello tsunami a Monte nella valle Alpheus, " detto Vött. Regnò fuori un terremoto come la causa, come i tamburi caduti colonna del tempio di Zeus in realtà "galleggiante" nei sedimenti. Tutti i reperti sedimentologica sorprendente, geochimici, geomorfologici e geo-archeologici supportano l'ipotesi dello tsunami olimpico nuova, sensazionale. Dettagliate analisi di specie faunistica, composizione, l'origine e l'età di microrganismi ed età determinazione dei sedimenti sono stati effettuati, e questi risultati saranno presto disponibili.
    Gli tsunami sono un evento frequente nel Mediterraneo orientale, che è soprattutto per l'alta attività sismica lungo l'arco di Hellenic dove la placca africana spinge sotto la placca euroasiatica, innescando forti terremoti, spesso con un accompagnamento dello tsunami. Ultimo gigantesco tsunami devastò regioni costiere nel 1908 dopo il terremoto sullo stretto di Messina (Sud Italia) dove più di 100.000 persone sono morte. Tuttavia, nel mare Egeo meridionale nel 1956, è stata registrata un'onda alta 30 metri. "Un'analisi dei documenti storici ha dimostrato che in Grecia occidentale in media ogni 8-11 anni, si è verificato uno tsunami"
     
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  8. gheagabry
     
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    "Sembra che la città [Crotone] coltivasse soprattutto l'arte militare e le gare di atletica: nel corso di un'olimpiade i primi sette che si classificarono nella corsa dello stadio erano tutti crotoniati; sicché pare giustamente che si dicesse che l'ultimo dei crotoniati era il primo degli altri greci".
    (Strabone, VI, 1,12)


    776 a.C. Olimpiadi antiche



    Grande agitazione, confusione per le strade nonostante il caldo prepotente, rumori di carri pieni di persone che passano in tutta fretta, gente eccitata che si prepara ad assistere allo spettacolo, che corre per aggiudicarsi un posto a sedere in prima fila. E poco distante, all'interno delle mura della palestra, un'atmosfera di vetro, un silenzio carico di tensione. Gli atleti si stanno concentrando, stanno raccogliendo tutte le loro forze negli ultimi istanti prima della gara, per dare il meglio in quella che da tutti è già considerata la regina delle competizioni sportive. Siamo ad Olimpia, nell'antica Grecia, nell'anno 776 a.C. Nella città sacra a Zeus, proprio a pochi metri dal grande tempio, si sta per svolgere la prima Olimpiade della storia (il nome, a differenza dell'età moderna, era utilizzato al singolare) un periodo di feste e gare che vede impegnati numerosi atleti in differenti discipline sportive.

    Si allenavano utilizzano pietre e sacchi di sabbia al posto dei pesi, gareggiavano o combattevano, completamente nudi, e se vincevano venivano celebrati con statue e odi , oltre che ricompensati con danaro a sufficienza per comprare una bella casa un gregge di 500 pecore. Erano atleti che partecipavano ai giochi che dal 776 a.C. fini al 393 d.C., si celebravano ogni 4 anni a Olimpia, in Onore di Zeus.

    Le Olimpiadi erano i giochi più solenni e importanti dell’antichità, tanto che, in occasione delle loro celebrazioni, i popoli greci in guerra fra loro sospendevano i combattimenti per consentire a spettatori e atleti di recarsi a Olimpia, attraverso incolumi i territori nemici. “ La nascita, nell’VIII secolo a.C., coincide con il periodo in cui furono poste tutte le basi per il successivo sviluppo della cività ellenica” osserva Giuseppe Zanetto. I Giochi in onore di Zeus no n erano però gli unici: il culto del corpo e dell’attività fisica, che avvicinava gli atleti valorosi della mitologia, aveva anzi dato vita a numerose manifestazioni. Nella pianura di Crisa, ai piedi del monte Parnaso (vicino a Delfi), si celebravano i giochi delfini o pitici, dedicati al dio Apollo … l’istmo di Corinto era invece la sede dei giochi istmici, in onore di Poseidone e il Santuario di Nemea, nell’Argolite, di quelli in onore di Ercole. Queste competizioni vedevano fronteggiarsi atleti in rappresentanza di tutte le città- Stato greche. Ma accanto alle manifestazioni principali, molte polis ne organizzavano di locali. Ovunque le competizioni erano accompagnate da cerimonie religiose e gare di poesia e di musica. Sembra che Erodono abbia letto per la prima volta in pubblico le sue Storie proprio in occasione di un’Olimpiade.
    Come oggi, i tifosi erano disposti al sacrificio, ed affrontavano code interminabili sotto il solleone per assistere alle competizioni (i giochi più importanti si svolgevano d’estate). Durante l’Olimpiade del 548 a. C., un colpo di calore uccise il filosofo Talete di Mileto, tifoso incallito nonostante l’età avanzata. “Non è chiaro se le donne, che pure facevano parte delle delegazioni inviate dalle città, potessero assistere ai giochi” dice Zanetto. Di certo non gareggiavano. Uniche eccezioni: le competizioni organizzate a Sparta e i giochi in onore di Era, che si volgevano vicino ad Olimpia, che prevedevano solo corse di velocità.
    La corsa sulla distanza di uno stadio (circa 192 m) era stata anche la sola gara disputata alle Olimpiadi del 776 a.C. A vincerla, secondi la tradizione, fu Corebo, un cuoco della città di Elis…”Si tratta però di una leggenda, infatti nelle prime edizioni delle olimpiadi , gli atleti appartenevano a famiglie nobili, come testimoniano le odi in loro onore. Col passare del tempo, furono introdotte altre prove, aggiunsero osì le corse sulle distanze di 2 e di 24 stadi (circa 4,6 km) e la corsa degli opliti, in cui gli atleti indossavano un’armatura. A differenza di oggi, i corridori non percorrevano un ovale, ma giunti alla fine dello stadio si voltavano e tornavano indietro. Il più grande campione olimpico dell’antichità, fu un corridore: si chiamava Leonida e veniva dall’isola di Rodi. Nel II sec. a.C., in 4 edizioni successive, collezionò 12 vittorie.
    Furono introdotti anche i lanci del disco(che al termine della competizione veniva offerto agli dei) e del giavellotto, ma non è chiaro se il vincitore di quest’ultimo fosse chi scagliava l’attrezzo più lontano, come nelle gare moderne, oppure chi riusciva a centrare il bersaglio alla distanza. Certamente molto diverso da oggi era invece il salto in lungo che consisteva in uan serie di salti (probabilmente effettuati a piedi nudi. Per darsi lo slancio, gli atleti tenevano in mano 2 pesi che avevano la forma di una cornetta del telefono e durante l’esecuzione del movimento li facevano oscillare avanti e indietro. Nel 2002 uno studio condotto da Alberto Minetti e Luca Ardirò, della Manchester metropolitan univerty (USA), ha mostrato che in questo modo, su un salto di 3 metri, si riescono a guadagnare circa 17 cm. Le gare di combattimento erano 3…la lotta, la meno violenta, vinceva chi riusciva ad atterrare l’avversario per 3 volte..nelle altre, chi costringeva alla resa. Nella boxe non c’erano i break e le mani dei pugili erano cinte da fasce di cuoio con le borchie che non servivano a proteggere, ma a far più male.
    Si racconta che in un incontro uno ei combattimenti ruppe quasi tutti all’altro con un colpo. Questi sopportò il dolore e si strattò anche quelli che gli restavano. Il pubblico andò in delirio! La prova più cruenta era però il pancrazio, un combattimento dove era permesso tutto tranne che mordere e cavare gli occhi all’avversario. Particolarmente apprezzati erano strangolamenti , stritolamenti e la mossa dove si rompevano tutte le dita dell’avversario in una volta.

    A parte la periodicità, quindi, vigevano regole che oggi potrebbero addirittura sembrare assurde. Ma certamente già allora era possibile assistere all'enorme coinvolgimento da parte del pubblico, al tifo per questo o quell'atleta proveniente da una o da un'altra parte della Grecia. Anche allora, proprio come oggi accade, si poteva leggere negli occhi degli atleti la profonda concentrazione prima delle gare, la tensione tipica di chi attende il momento di misurarsi con gli altri e ha tutta l'intenzione di dare il meglio di sé. Le Olimpiadi antiche si svolsero fino al 393 d. C. quando l'imperatore Teodosio, su esplicita richiesta del vescovo di Milano, decise di sopprimere l'evento sportivo. Le Olimpiadi, infatti, con il passare dei secoli si erano trasformate profondamente, avevano perso l'iniziale spirito sportivo ed erano diventate, un po' alla volta, un immenso giro di affari nel quale regnava incontrastata la corruzione.


    I vincitori diventavano famosi in tutta la Grecia; a loro venivano dedicati statue e poemi. Fra i campioni piu' famosi delle prime Olimpiadi figurano il lottatore ateniese Aurelios Zopyros, il corridore siracusano Astylos, il saltatore spartano Chionis, i lottatori rodiensi Diagoras ed i suoi figli Akusilaos e Damagetos, il pentatleta tarantino Icco, il corridore imerese Crison (ricordato anche nel Protagora di Platone) ed il pugile Tysandos di Naxos. Sono passati alla storia dei giochi olimpici anche un atleta di Predazzo, Theagenes di Thasos, ed anche un’atleta spartana Kyniska, la prima donna vincitrice di una gara olimpica.

    Crotone fu la colonia magnogreca in cui più radicata era la tradizione agonistica e la pratica ginnica, da cui, secondo i dettami della famosa scuola medica locale, scaturiva la salute del corpo, in associazione ad una specifica dieta.

    Dopo che i giochi di Olimpia (inaugurati nel 776 a.C. con la corsa nello stadio e con svolgimento ogni quattro anni) furono aperti anche a partecipanti magno-greci, già sul finire del VII secolo a.C., precisamente nel 672 (27ima olimpiade), troviamo un vincitore crotoniate, il pugile Daippos , fra i vincitori olimpici.
    Per tutto il VI secolo, a partire dal 588 a.C. e fino ai primi decenni del V secolo a.C., Crotone dominò i giochi olimpici in modo incontrastato con i suoi più famosi atleti, membri della ricca aristocrazia cittadina e si seppe imporre anche agli altri giochi "coronali" (così detti dal premio simbolico dato ai vincitori, una corona di materia vegetale, che consentiva però l'onore delle dedica di una statua) del "circuito panellenico": Pitiche, ogni quattro anni nel santuario di Apollo a Delfi o Pito (premio: corona di alloro); Istmie, presso il santuario di Posidone sull'Istmo di Corinto (corona di pino), e Nemee, presso il santuario di Zeus a Nemea (corona di sedano selvatico) in Argolide, ogni due anni.

    Se massiccia era la partecipazione numerica dei Crotoniate ai giochi, tale da garantire una certa probabilità di vittoria superiore alle compagini sportive delle altre città greche partecipanti, un ruolo fondamentale nella maggiore prestanza atletica doveva comunque scaturire dal massimo rigore negli allenamenti (tramandato dalle fonti antiche) e soprattutto dalla dieta. In particolare con l'arrivo di Pitagora a Crotone e il suo interesse per l'atletismo e l'agonismo, la scuola medica crotoniate proseguì le sue ricerche nel campo medico e nutrizionale (si pensi all'attività di Alcmeone, contemporaneo del filosofo samio), al fine di determinare la dieta ottimale, legata al dibattito filosofico. Se inizialmente su suggerimento di Pitagora le diete per gli atleti erano vegetariane, in seguito si impose una ferrea dieta a base di carne, integrata anche da frutti di mare e crostacei. Questo miglioramento sembra coincidere con il dominio atletico crotoniate nel periodo sopra ricordato. Dalle vittorie tramandate dalle fonti antiche emerge che gli sport prediletti dai crotoniati erano lo stadio (corsa della lunghezza di m 190 circa), il diaulos (corsa della lunghezza di m 400 circa, percorrendo due volte lo stadio, girando intorno al pilastro chiamato meta) e la lotta.

    Nel 588 (48ima olimpiade) vinse nello stadio (corsa di circa 190 m) Glaukias (o Glykon).
    Nel 584 (49ima olimpiade) vinse nello stadio Lykinos.
    Nel 576 (51ima olimpiade) vinse nello stadio Eratosthenes. In questa gara i primi sette trionfatori furono tutti atleti crotoniate, tanto che fu coniato il proverbio ricordato da Strabone (VI, 1,12) "l'ultimo dei crotoniati era il primo degli altri greci ".
    Nel 564 (54ima olimpiade) e nel 560 (55ima olimpiade) vinse nello stadio Hippostratos.
    Nel 548 (58ima olimpiade) vinse nello stadio Diognetos.
    Tra il 532 (62ima olimpiade) e il 516 (66ima olimpiade), vincitore nella lotta fu il celeberrimo Milone, dopo aver vinto nella lotta dei fanciulli nel 540 (60ima olimpiade). Inoltre Milone conseguì sei vittorie nelle Pitiche, dieci nelle Istmie e nove nelle Nemee e pertanto ebbe il titolo di periodonìkes , cioè atleta che riuscì a vincere in sequenza tutti e quattro gli agoni «coronali», per ben cinque volte tra gli uomini.
    Nel 520 (65ima olimpiade) fu vincitore in una specialità ignota Philippos (L. Moretti). Alla sua morte in Sicilia l'atleta fu venerato, pare, come eroe dagli Egestani.
    Nel 512 (67ima olimpiade) vinse nella lotta Timasitheos, impedendo a Milon di ottenere la sua settima vittoria olimpica.
    Nel 508 (68ima olimpiade) e nel 504 (69ima olimpiade) vinse nello stadio Ischomachos.
    Nel 496 (71ima olimpiade) vinse nello stadio Tisikrates, che ottenne la sua seconda vittoria nel 492 (72ma olimpiade).
    Nel 488 (73ima olimpiade) vinse nello stadio e nel diaulos Astylos e i Crotoniati gli dedicarono una statua nel santuario di Hera Lacinia. Ma quando l'atleta vinse nuovamente nello stadio e nel diaulos nel 484 (74ima olimpiade) e nel 480 (75ima olimpiade, in cui vinse anche nell'oplite) dichiarandosi siracusano, i suoi concittadini distrussero la statua e inoltre trasformarono la sua casa in prigione.
    Nel 480 ebbe una statua in Olimpia, scolpita da Pitagora di Samo (ma operante ormai a Rhegion).

    Dalle fonti si conoscono altre vittorie e, da un brano del retore Eliano, è ricordato anonimamente un atleta di Crotone che morì poco prima di essere incoronato (in un periodo incerto tra VII e V secolo a.C.).

    Quanto ai vincitori pitionici, il più famoso fu Phayllos. A Delfi egli fu vincitore per due volte nel pentathlon (lancio del disco, salto, lancio del giavellotto, corsa e lotta) e una volta nello stadio.


    Edited by gheagabry - 18/5/2012, 21:06
     
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    Le Olimpiadi Antiche



    Secondo la leggenda, gli antichi giochi olimpici furono fondati da Eracle (l'Ercole romano), figlio di Zeus. Eppure, i primi giochi olimpici sui quali abbiamo documenti scritti si tennero nel 776 aC (anche se in genere si ritiene che i Giochi esistevano già da molti anni).


    Le olimpiadi crebbero e continuarono ad essere giocate ogni quattro anni per quasi 1200 anni.
    Nel 393, l'imperatore romano Teodosio I, un cristiano, abolì i Giochi a causa della loro influenze pagane.

    Circa 1500 anni dopo, un giovane francese "Pierre de Coubertin" fece rinascere le olimpiadi.
    Coubertin era un nobile francese, nato il 1 gennaio 1863.
    Aveva solo sette anni quando la Francia fu invasa dai tedeschi durante la guerra franco-prussiana del 1870.
    Dopo aver esaminato l'educazione dei bambini tedeschi, inglesi e americani, Coubertin intuì che l'esercizio, e gli sport in genere rendevano una persona sveglia e vigorosa.



    Anche se Coubertin non fu il primo a proporre la rinascita dei Giochi Olimpici, è stato sicuramente il personaggio più influente e conosciuto a farlo. Successivamente Coubertin organizzò un incontro con 79 delegati che rappresentavano nove paesi. Ha raccolse questi in un auditorium decorato da affreschi neoclassici e simili. In questa riunione, Coubertin parlò eloquentemente della rinascita dei Giochi Olimpici. Questa volta suscitando molto interesse


    I delegati alla conferenza hanno votato all'unanimità per i Giochi Olimpici e, inoltre hanno anche deciso che Coubertin doveva fondare un comitato internazionale per organizzare i Giochi. Questo comitato è diventato il Comitato Olimpico Internazionale (CIO - "Comité Internationale Olympique") e Demetrious Vikelas è stato scelto per essere il primo presidente


    Fiamma olimpica



    La fiamma olimpica, o fuoco olimpico è portato dalla torcia olimpica o fiaccola olimpica e brucia durante lo svolgimento dell'Olimpiade nel braciere olimpico o tripode. La fiamma è uno dei simboli dei Giochi olimpici. Le sue origini risalgono all'Antica Grecia, quando un fuoco veniva tenuto acceso per tutto il periodo di celebrazione delle Olimpiadi antiche. Il fuoco venne reintrodotto nelle olimpiadi del 1928, e da allora fa parte del cerimoniale delle Olimpiadi moderne. Vanno distinti e tenuti separati il fuoco (fiamma) dalla torcia (fiaccola), che attraverso una staffetta viene portata in giro per il mondo, dal braciere (tripode) che mantiene la fiamma viva durante lo svolgimento delle gare. Colui che porta la fiamma olimpica viene detto tedoforo (portatore della "teda", fiaccola cerimoniale).




    Attualmente[quando] la fiamma olimpica viene accesa diversi mesi prima della cerimonia di apertura dei Giochi olimpici, nel luogo delle Olimpiadi antiche, Olimpia (Grecia). Undici sacerdotesse (impersonate da attrici) accendono il fuoco ponendo una fiaccola all'interno di uno specchio parabolico concavo, che concentra i raggi del Sole.


    La fiaccola viene quindi trasportata nella città che ospiterà i Giochi Olimpici con una staffetta formata da "tedofori". Il "viaggio della fiamma" viene detto "torch relay" in inglese. Tradizionalmente, la fiaccola viene trasportata a piedi, ma possono essere usati altri mezzi di trasporto. Tra i tedofori si contano anche atleti e celebrità, ma per la maggior parte sono composti da persone comuni.

    La staffetta della torcia olimpica termina il giorno della cerimonia di apertura, nello stadio principale dei giochi. L'ultimo tedoforo è spesso tenuto segreto fino all'ultimo momento, di solito è uno sportivo famoso della nazione ospitante. L'ultimo tedoforo usa la fiaccola per accendere la fiamma nel braciere che di solito è situato nei pressi dello Stadio olimpico. Questa fiamma brucia per tutto il periodo di celebrazione dei Giochi Olimpici e viene estinta nella cerimonia di chiusura.

    La torcia



    La fiaccola olimpica o torcia è il mezzo di trasporto della fiamma durante la staffetta che la porta dal luogo dell'accensione (di solito Olimpia), al luogo di celebrazione dell'olimpiade. Dalla XI Olimpiade (Berlino 1936), il comitato organizzatore realizza una torcia dal design originale che viene poi utilizzata per tutto lo svolgimento del viaggio della fiamma, fino all'accensione del braciere finale.

    Il braciere

    Il braciere olimpico o tripode è la "grande torcia" dove arde il fuoco olimpico durante i giorni del programma di gare. Di solito è posto nei pressi dello stadio dove si svolgono le cerimonie e garantisce alla simbolica fiamma di non spegnersi nemmeno un istante durante il periodo di competizioni. La fiamma viene accesa dall'ultimo tedoforo nella cerimonia d'apertura e viene spenta alla fine della cerimonia di chiusura, per sottolineare la conclusione dei giochi. Di solito è realizzato dal comitato organizzatore con un design originale e differente dalle edizioni precedenti.

    Storia

    Per gli antichi greci, il fuoco aveva una connotazione divina — si credeva che fosse stato rubato agli Dei da Prometeo. Per questo motivo il fuoco era presente anche in molti santuari. Un fuoco veniva tenuto acceso permanentemente sull'altare del tempio di Estia ad Olimpia. Durante i Giochi Olimpici, che onoravano Giove, venivano accesi ulteriori fuochi nel suo tempio e in quello di sua moglie, Giunone. La moderna fiamma olimpica viene accesa sul luogo dove sorgeva il tempio di Giunone.

    La fiamma non appare ai Giochi olimpici moderni fino al 1928. L'architetto olandese Jan Wils aveva incluso una torre nel suo progetto dello stadio olimpico per la IX Olimpiade, ed ebbe l'idea di tenervi acceso un fuoco. Il 28 luglio 1928 un dipendente della compagnia elettrica di Amsterdam accese il primo fuoco olimpico nella cosiddetta Torre di Maratona, conosciuta dagli olandesi come il "posacenere della KLM".

    L'idea di una fiamma olimpica fu accolta con entusiasmo, e venne mantenuta come simbolo dell'olimpismo. Il dirigente e scienziato dello sport tedesco Carl Diem concepì l'idea di una staffetta per la fiaccola olimpica in occasione delle Olimpiadi di Berlino nel 1936. Più di 3.000 tedofori portarono la fiaccola da Olimpia a Berlino. L'atleta tedesco Fritz Schilgen fu l'ultimo a portare la fiaccola, accendendo la fiamma nello stadio. Anche la staffetta divenne una tradizione dei Giochi Olimpici.



    La fiamma olimpica ha bruciato ai Giochi invernali del 1936 e del 1948, la prima staffetta si ebbe ai VI Giochi olimpici invernali di Oslo 1952. Il fuoco non venne acceso ad Olimpia, ma a Morgedal, Norvegia, nel caminetto della casa di Sondre Norheim, uno dei pionieri dello sci. Il fuoco venne acceso nello stesso luogo anche per le edizioni del 1960; mentre nel 1956 la fiaccola partì da Roma. In seguito, la staffetta prese il via da Olimpia per tutti gli altri Giochi Olimpici invernali.

    Anche se per la gran parte del tragitto la fiaccola viene portata da corridori, è stata trasportata anche in molti altri modi. La fiaccola viaggiò per nave nel 1948, per attraversare la Manica, e venne trasportata in aereo per la prima volta nel 1952, quando andò ad Helsinki. Nel 1956, le gare di equitazione vennero disputate separatamente a causa di una stretta regolamentazione della quarantena vigente in Australia. Tutti i portatori della fiaccola che la trasportarono a Stoccolma, dove queste gare si svolsero, viaggiarono a cavallo.

    Un particolare mezzo di trasporto venne usato nel 1976, quando la fiamma fu trasformata in un impulso elettronico. Da Atene, questo impulso venne inviato via satellite in Canada, dove un raggio laser venne utilizzato per riaccendere la fiaccola. Nel 2000, la fiaccola venne trasportata sott'acqua da sommozzatori, vicino alla grande barriera corallina. Altri insoliti mezzi di trasporto includono la canoa amerindia, un cammello e il Concorde. Prima di Torino 2006 un breve tratto la fiamma ha viaggiato a bordo della Ferrari.

    Un altro modo di attirare l'attenzione è stato l'accensione del fuoco nello stadio. Alla XXV Olimpiade di Barcellona 1992, l'arciere delle Paralimpiadi Antonio Rebollo scoccò una freccia infiammata nel braciere dello stadio. Due anni dopo, la fiaccola olimpica venne portata nello stadio di Lillehammer da un atleta di salto con gli sci.

    Nel 2008, a causa delle proteste pro-Tibet, a Parigi è stato annullato l'intero percorso.

    Accade non di rado che la fiamma si spenga durante il tragitto.
     
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    Olimpiadi: dall’età antica ai primi Giochi Olimpici moderni



    Olimpia, situata nella parte nord-occidentale del Peloponneso in Grecia, è oggi un sito archeologico affascinante e di notevole importanza, essendo il luogo che ha visto nascere uno dei più grandi eventi sportivi del pianeta dei giorni nostri. Comprende i resti dei luoghi utilizzati per la preparazione e la celebrazione dei Giochi Olimpici, antichi templi, teatri e monumenti. Nel 1989 è entrato a far parte dei beni protetti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.

    Giochi Olimpici antichi



    Le Olimpiadi antiche sono una celebrazione sportivo-religiosa che si svolge ad Olimpia in onore di Zeus, dio greco del cielo e del tuono, re e padre degli dei, sovrano dell’Olimpo. Ed è qui, che nel 776 a.C. viene stilata per la prima volta una lista: i primi vincitori dei primi Giochi Olimpici di cui è conservata memoria scritta.



    Olimpia antica

    Con il termine “Olimpiade” vengono solitamente indicati i giochi stessi, anche se impropriamente, poiché il termine indica in realtà il lasso di tempo intercorrente tra due celebrazioni dei Giochi Olimpici, cioè quattro anni.

    Soltanto greci liberi che potevano vantare antenati greci potevano partecipare ai giochi, che inizialmente, prevedono soltanto una gara di corsa, lo Stadion.

    Altre competizioni si aggiungono successivamente:

    • Diaulos, corsa su distanza doppia dello Stadion;



    • Dolicos, corsa di resistenza;

    • Pugilato;

    • Lotta;

    • Pancrazio, arte marziale in cui è previsto l‘utilizzo di tecniche quali: sgambetti, pugni, calci, ginocchiate, gomitate, unghiate, tecniche di rottura delle dita, morsi, possibilità di strozzare l’avversario;

    • Pentathlon, che comprende salto in lungo, lancio del giavellotto, lancio del disco, corsa, lotta;

    • Hoplitodromos, corsa con le armi;

    • Gare equestri, che comprendono corse dei carri e dei cavalli.

    La durata dei Giochi è di sette giorni. I vincitori delle competizioni vengono decantati in poemi, immortalati in statue e adornati con una corona d’ulivo. Inoltre per tutta la durata dei giochi e in tutta la Grecia è sospeso ogni tipo di conflitto, ostilità o guerra: questa tregua è chiamata Ekecheiria, nella quale nessuno può essere infastidito o aggredito, soprattutto gli atleti e gli spettatori che recandosi ad Olimpia, si trovino ad attraversare territori nemici.

    Il potere dell’Impero Romano sulla Grecia introduce la possibilità di partecipare ai giochi anche ai Romani, ai Fenici e ai Galli. Il riconoscimento del Cristianesimo quale religione ufficiale, causa l’interruzione dei giochi quando, nel 393 d.C, l’imperatore Teodosio I e il Vescovo di Milano Ambrogio, li vietano perché visti come una festa pagana.


    Giochi Olimpici moderni



    Locandina delle prime Olimpiadi ad Atene 1896

    Dopo 1500 anni di interruzione, Pierre de Coubertin, pedagogista e storico francese, fonda nel 1894 il Comitato Olimpico Internazionale, con l’intento di promuovere la pace e la comprensione tra i popoli attraverso lo sport. La sua proposta viene accolta con entusiasmo: i Giochi Olimpici vengono così reintrodotti nel 1896.

    Alcune regole vengono modificate: la possibilità di partecipazione da parte delle donne (a partire dal 1900) e di atleti di tutto il mondo, lo svolgimento dei giochi in nazioni sempre diverse e il divieto di partecipazione per i professionisti. Quest’ultima regola viene poi abolita negli anni ’90.

    Città designata per i primi Giochi Olimpici moderni è Atene, Grecia. Il 6 aprile 1896 nello Stadio Panathinaiko, l’unico al mondo ad essere stato costruito con marmo pentelico, si svolge la cerimonia di apertura per l’inaugurazione dei primi Giochi Olimpici dell’era moderna. I Giochi sono ufficialmente aperti da re Giorgio I di Grecia che davanti ad un pubblico gremito di 80.000 persone pronuncia le sue parole “Dichiaro aperti i primi Giochi olimpici internazionali di Atene. Lunga vita alla Nazione, lunga vita al popolo greco”, con gli atleti raggruppati ed allineati per nazione.



    Stadio Panathinaiko (Atene, 1896)

    Si svolgono 43 gare riguardanti nove discipline sportive: atletica leggera, ciclismo, ginnastica, lotta, nuoto, scherma (unico sport in cui i professionisti hanno il diritto di partecipare), sollevamento pesi, tennis, tiro a segno. Partecipano 341 atleti provenienti da 14 nazioni.

    Le competizioni durano 10 giorni, durante i quali la capitale greca viene adornata di lanterne e luci, bandiere addobbate, il Partenone illuminato da luci multicolore. Numerosi eventi sono organizzati durante la festa olimpica: fiaccolate, concerti per gli inni nazionali stranieri e rappresentazioni teatrali di antiche tragedie greche.



    Medaglia d'argento (Olimpiadi Atene, 1896)

    I primi classificati di ciascuna competizione vengono premiati con una medaglia d’argento, che hanno sul un lato la rappresentazione di Zeus con in mano un globo sul quale è posta la Vittoria Alata e la scritta Olimpia in greco, mentre sull’altro è raffigurata l’Acropoli di Atene con la scritta “Giochi olimpici internazionali”. Ricevono inoltre una corona d’olivo e un attestato. I secondi classificati ricevono una medaglia di rame e un ramo d’alloro.

    I primi Giochi Olimpici dell’era moderna si chiudono il 15 aprile 1896.

    Simboli olimpici

    “Citius, altius, fortius” è il motto latino dei Giochi Olimpici che significa “Più veloce, più in alto, più forte” ed è il motto ufficiale del Comitato Olimpico Internazionale fondato nel 1894 da Pierre de Coubertin.

    I cinque cerchi intrecciati su sfondo bianco, il più noto simbolo olimpico, rappresentano, come recita la Carta Olimpica: “l’unione dei cinque continenti e l’incontro degli atleti di tutto il mondo ai Giochi Olimpici”. Europa, Asia, Africa, America e Oceania rappresentate rispettivamente con i colori blu, giallo, nero, verde e rosso.

    La fiamma olimpica, contenuta nella fiaccola olimpica, attraverso una staffetta viene portata al braciere olimpico della città che ospita i Giochi, dove la fiamma brucia per tutto il periodo delle competizioni olimpiche. Coloro che portano la fiaccola vengono chiamati “tedofori”, cioè portatori della teda, fiaccola cerimoniale. Ancora oggi, la cerimonia di accensione della fiaccola avviene ad Olimpia molti mesi prima dell’inizio dei Giochi, da parte di alcune “sacerdotesse” impersonate da attrici


    Da dove deriva il detto “l’importante non è vincere ma partecipare”?

    Il motto “L’importante non è vincere ma partecipare“ è comunemente attribuito a Pierre de Coubertin, pedagogista e storico francese, che ha reso possibile la rinascita dei Giochi Olimpici Moderni.



    Egli stesso però, quando lo pronunciò ne citò la fonte: la frase fu pronunciata per la prima volta dall’arcivescovo della Pennsylvania, Ethelbert Talbot, nella cattedrale di San Paolo di Londra, in occasione della cerimonia in onore degli atleti partecipanti alle Olimpiadi del 1908.

    Alcuni sostengono che quest’ultimo, a sua volta, abbia preso spunto da un filosofo greco, il quale disse: “L’importante non è vincere, ma partecipare con spirito vincente“


    La distanza della maratona

    La distanza della maratona come disciplina sportiva moderna è fissata a 42 chilometri e 195 metri.



    Londra, 24 luglio 1908 • Dorando Pietri, stremato, viene accompagnato al traguardo negli ultimi metri

    Tale distanza è stata assunta in modo canonico a partire dai Giochi Olimpici del 1924 (ottava Olimpiade) svoltisi a Parigi, in Francia. Tuttavia la prima edizione in cui si è corsa la distanza di 42.195 metri è stata l’Olimpiade di Londra, nel giorno 24 luglio 1908. La gara è rimasta nella storia dello sport però non solo per la speciale distanza, ma anche per essere stata caratterizzata da un epico epilogo: la vicenda è quella che vede l’italiano Dorando Pietri squalificato per non essere riuscito, stremato fino al limite, a concludere gli ultimi pochi metri del percorso con le sue sole forze, bensì con l’aiuto di altri giudici di gara che l’hanno sorretto e accompagnato.

    Fino alla maratona olimpica del 1924 la misura della distanza ha avuto diverse variazioni, tutte comunque comprese tra i 40.000 e i 42.750 metri. La misura era (ed è) di circa 40 chilometri perché questa è la distanza approssimata tra le città greche di Maratona ed Atene.

    La maratona olimpica di Londra del 1908 in origine sarebbe dovuta partire dal Castello di Windsor e finire allo Stadio Olimpico, coprendo un percorso di 26 miglia esatte (pari a circa 41.843 metri); gli organizzatori aggiunsero però alla fine 385 iarde (che corrispondono a circa 352 metri) per far sì che la linea di arrivo finisse in corrispondenza del palco reale. La distanza complessiva risultante divenne così quella di 42,195 km.

    Dopo le Olimpiadi del 1912 di Stoccolma e dopo le Olimpiadi del 1920 di Anversa, tale distanza venne ufficializzata (nel 1921) dalla Federazione Mondiale di Atletica; divenne ufficialmente applicata in ambito olimpico a partire dai successivi Giochi di Parigi del 1924.

    Fuori dall’ambito olimpico le gare dove possono partecipare maratoneti di diversi livelli di abilità ed esperienza sono numerosissime, in ogni parte del mondo. La più famosa e partecipata è quella di New York, che si corre ogni anno la prima domenica del mese di novembre. La più antica è invece quella di Boston, che si corre ogni anno il terzo lunedì del mese di aprile
     
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    Olimpiadi Atene 1896

    Inizia l'avventura

    La storia olimpica ricomincia a scorrere alla fine del XIX secolo. Il 16 giugno del 1894, durante un congresso sui problemi del dilettantismo e del professionismo nello sport, il barone Pierre Fredi de Coubertin illustra il suo progetto: far rinascere le Olimpiadi. De Coubertin ottiene un grande successo e vengono decisi subito data, il 1896, e luogo, Atene, della prima edizione delle Olimpiadi moderne. Viene inoltre istituito il Comitato Olimpico Internazionale. Il 6 aprile, un lunedì di Pasqua, del 1896 è il grande giorno: dopo 1503 anni, davanti a 70.000 persone, le Olimpiadi tornano finalmente a vivere.

    Le notizie sulla rassegna ateniese, come del resto quelle sulle altre edizioni agli albori, sono piuttosto frammentarie e contrastanti. Basti pensare che anche il numero di partecipanti alle gare è tutt'altro che preciso, citando alcune fonti circa 250 atleti (tutti rigorosamente uomini), mentre altre portano il numero a circa 300, di cui quasi i due terzi greci. Gli albi d'oro di queste prime edizioni restano così un po' approssimativi ed incerti, così come il reale svolgimento delle gare, problemi peraltro comprensibili, visto la portata e la novità dell'avvenimento. Quel che è certo è che ad Atene sono presenti ufficialmente 13 nazioni: Austria, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Svezia, Svizzera, Ungheria, Australia e Stati Uniti. Ufficialmente non è presente l'Italia, anche se alcune fonti citano un tale Rivabella, che avrebbe partecipato a titolo personale nel tiro a segno. Un altro italiano avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi ed addirittura vincere nella maratona. Carlo Airoldi, questo il suo nome, saputo che l'Italia non avrebbe preso parte ufficialmente alla manifestazione, si organizza per un incredibile viaggio a piedi da Milano ad Atene. Percorrendo decine di chilometri al giorno giunge nella capitale greca in tempo per iscriversi alla maratona, ma il Comitato Olimpico non lo ammette.
    Airoldi, infatti, ha ricevuto un compenso di 15 lire per la vittoria nella gara Torino-Marsiglia-Barcellona. Viene così accusato di professionismo e per questo escluso dai Giochi, in cui vige la regola ferrea del dilettantismo. Al nostro eroe non resta che tornarsene amaramente a casa. Il suo record personale sui 40 km (che allora era la distanza della maratona) di 2 ore e 40 minuti gli avrebbe permesso di vincere la medaglia d'oro, perché il vincitore della maratona olimpica impiegherà 2 ore e 58 minuti.

    Ma tanti altri episodi particolari e curiosi, che oggi al cospetto dello sport ultraprofessionistico e iperorganizzato farebbero sorridere, caratterizzarono la prima edizione delle Olimpiadi moderne, come del resto quelle immediatamente successive. Il vincitore del lancio del disco, Robert Garrett, ad esempio, prima delle Olimpiadi non aveva mai visto un disco regolamentare. Il terzo arrivato nella maratona, il greco Spiridon Velokas, viene squalificato per aver percorso una parte della gara a bordo di un carro, mentre le gare di canottaggio sono annullate per un temporale. Nonostante tutto ciò le Olimpiadi di Atene si chiusero il 15 aprile con un bilancio decisamente positivo. L'appuntamento successivo viene fissato a quattro anni dopo a Parigi.

    E' subito regina atletica

    Le gare di atletica leggera sono quelle che suscitano il maggior successo. A dominarle sono gli americani, con grande disappunto dei padroni di casa. E pensare che gli statunitensi sono giunti in Grecia con una squadra di appena 14 atleti, 13 dall'università di Princeton, guidati dal professor Slogane, membro del CIO, e uno dall'università di Harvard. Proprio quest'ultimo, James Bredan Connelly, passa alla storia per essere cronologicamente il primo campione olimpico dell'era moderna, vincendo, nella stessa giornata d'apertura, la gara del salto triplo. Gli americani dominano anche i lanci, con Robert Garrett che vince nel peso e nel disco, e nella velocità con Thomas Burke, che col suo nuovo sistema di partenza, con le mani appoggiate alla pista, vince 100 e 400 metri. Nel mezzofondo è un australiano, Edwin Flack, a togliere le speranze ai greci vincendo 800 e 1500 metri.



    I padroni di casa arrivano così alla maratona, la gara che chiude le Olimpiadi, senza aver ancora vinto un oro nell'atletica. La maratona, una corsa di 40 km, è stata inserita nel programma proprio per rendere omaggio ai padroni di casa, rievocando il leggendario Filippide, morto dopo aver percorso il tragitto tra Maratona e Atene per portare agli ateniesi la notizia della vittoria sui persiani. Logico quindi che i greci tengano in grande considerazione la gara, e ciò è dimostrato anche dal fatto che organizzano una maratona pochi giorni prima delle Olimpiadi per selezionare la miglior squadra possibile. Impreciso il numero degli atleti che partecipano alla gara: forse 13, forse addirittura 25, in gran parte greci, visto che gli atleti stranieri che sicuramente gareggiano sono solo 4. Si corre nel pomeriggio di domenica 12 aprile e nei primi chilometri la gara è condotta proprio dagli stranieri. Nella fase decisiva della gara, gli ultimi 10 km, però lo sparuto gruppetto di atleti non greci comincia a cedere, e ben tre sono costretti al ritiro. Dalle retrovie risale l'atleta di casa Spiridon Louis, che corre indossando il curioso gonnellino del corpo degli euzoni. Louis si invola verso la vittoria, inaspettata visto che nelle selezioni "preolimpiche" greche non era stato tra i migliori. Al momento del suo arrivo nello stadio il pubblico esplode tutto il suo entusiasmo: finalmente un greco vince una gara di atletica. Louis, da semplice portatore d'acqua quale era, diventa un vero e proprio eroe nazionale, viene coperto da onori e premi (ma ricordate lo sfortunato Airoldi?), il re di Grecia Giorgio I gli regala un carro e un cavallo. Eppure Louis continuerà a fare la vita di sempre nel suo villaggio, Amaroussion; unica eccezione nel 1936, quando sarà ospite di Hitler alle Olimpiadi di Berlino.

    L'atletica fa sì la parte del leone, ma anche dagli altri sport escono dei bei protagonisti. Uno su tutti il tedesco Carl Schumann che vince tre ori nella ginnastica, ma anche uno nella lotta greco-romana oltre ad un bronzo nel sollevamento pesi! Altri personaggi che entrano nella storia olimpica sono il francese Paul Masson e l'ungherese Alfred Hajos. Il primo è il protagonista delle gare di ciclismo con tre ori, il secondo diventerà un importante architetto, ma qui intanto vince due ori nel nuoto.

    MEDAGLIERE OLIMPIADI ORO ARGENTO BRONZO TOTALE
    1. Stati Uniti 11 7 2 20
    2. Grecia 10 17 19 46
    3. Germania 6 5 2 13
    4. Francia 5 4 2 11
    5. Gran Bretagna 2 3 2 7
    6. Ungheria 2 1 3 6
    7. Austria 2 1 2 5
    8. Australia 2 0 0 2
    9. Danimarca 1 2 3 6
    10. Svizzera 1 2 0 3
    11. Squadra mista 1 1 1 3


    Quando Teodosio I mise fuorilegge i Giochi Olimpici, considerandoli un rito pagano, non immaginava certo che un discendente di quei popoli che avrebbero distrutto l'Impero Romano si sarebbe dato tanto da fare per ripristinarli quindici secoli dopo. E invece un francese nato a Parigi nel 1863, con il pallino dello Sport e della cultura classica, riuscì nell'intento di resuscitare Olimpia e dare vita, ad Atene nel 1896, alla prima Olimpiade dell'era moderna.
    Pur ricco di inventiva e di caparbietà Pierre de Fredy barone de Coubertin non sarebbe riuscito da solo ad ottenere un così grande risultato. Un risultato cui alla fine dell'800 molti miravano, con il risveglio dell'interesse per i Giochi Olimpici dovuto alle scoperte archeologiche tedesche ad Olimpia tra il 1875 ed il 1881. Ad aiutare il barone ci furono personaggi meno celebri come Demetrios Vikelas, greco di Syros cresciuto a Londra e Parigi, e Georgios Averoff, plutocrate emigrato ad Alessandria d'Egitto.

    La storia della prima Olimpiadi è strettamente connessa alla biografia ed agli interessi di de Coubertin. Il nobile francese, di ritorno dalla Gran Bretagna dove aveva presenziato ai Wenlock Olympic Games organizzati dal dottor Brookes, lanciò nel 1892, durante la riunione dell'USFSA di cui era segretario, l'idea di ripristinare i Giochi Olimpici. Per sostanziare la sua idea il barone decise di organizzare per il 1894 un Congresso sul tema del dilettantismo, in collaborazione con il Professor Sloane di Princeton e Charles Herbert, segretario dell'AAA.

    Il Congresso, denominato inizialmente Congres International des Amateurs, ha, tra i punti all'ordine del giorno, “La possibilità di ristabilire i Giochi: a quali condizioni sarà realizzabile?”. Solo pochi giorni prima del Congresso de Coubertin cambia il nome del convegno in Il Congresso Internazionale di Parigi per il ripristino dei Giochi Olimpici.
    Il 16 Giugno si aprono i lavori, il 19 il barone propone Atene come sede della prima Olimpiade ad un comitato ristretto che rappresenta i 2000 delegati. La risposta è fredda: il nome di Londra appare nettamente favorito. Il 21 Vikelas ottiene tramite telegramma l'assenso dei reali greci allo svolgimento della prima Olimpiade in Grecia. De Coubertin invita Vikelas a presentare lui stesso la proposta della sede di Atene di fronte all'assemblea plenaria. Finalmente il 23 Giugno la mozione è approvata all'unanimità.
    Vikelas viene nominato primo presidente del Comitato Olimpico Internazionale su proposta del barone. Il criterio ispiratore della nomina era che la Presidenza spettasse al Paese organizzatore del quadriennio. Il fatto che dal 1896 si siano succedute 26 edizioni dei Giochi e solo 8 Presidenti del CIO (Demetrios Vikelas, Pierre de Fredy barone de Coubertin, Henri de Baillet-Latour, Sigrid Edström, Avery Brundage, Lord Killanin of Dublin and Spittal, Juan Antonio Samaranch, Jacques Rogge) suggerisce che questa norma abbia visto un'unica applicazione


    OLIMPIADI - FLASH - ANEDDOTI

    Il primo mito (sfortunato) entrato nella leggenda si chiama DORANDO PIETRI, che alle Olimpiadi di Londra (1908) arriva stremato all'epilogo della maratona, cade e si rialza percorrendo gli ultimi trecentocinquantadue metri in 10' e con l'aiuto di un medico e di un commissario di pista taglia il traguardo. Ma gli Stati Uniti presentano reclamo e la giuria assegna la vittoria all'americano Hayes: la regina d`Inghilterra premierà il coraggio del campione italiano con una coppa. Proprio per Dorando Pietri il grande Gabriele D'Annunzio coniò per la prima volta il termine "maratoneta", termine che il Vate d'Italia usò nel suo libro "Forse che sì, forse che no", uscito nel 1910. Nel 1904 ai Giochi di St. Louis un maratoneta si fa trasportare per un certo tratto in automobile e naturalmente viene squalificato: si tratta dell'americano Fred Lorz.
    Storico il 1912 anche per il femminismo: difatti alle Olimpiadi di Stoccolma partecipano per la prima volta nel nuoto le donne: l'australiana DRACK vanta il primo oro nel nuoto femminile. II 3 aprile di quest'anno, a Cuba, il campione mondiale dei massimi Jesse WILARD stende dopo ventisei riprese (!) JACK JOHNSON, il primo pugile di colore che nel 1908 si fregiò del titolo mondiale. Su Johnson si abbatteranno guai economici e anche una condanna per motivi razziali: finirà in prigione sotto I'accusa di aver rapito una donna bianca. Nel 1913 la vittoria nel Giro d'Italia tocca a un bersagliere ORIANI, che corre su una bici impiegata nell'esercito per trasportare pezzi di mitragliatrice.
    Anno storico il 1924 perché costituisce l'atto di nascita dei Giochi Invernali, prima edizione a Chamonix in Francia: in lizza per quella prima edizione dei Giochi bianchi 294 atleti in rappresentanza di 16 paesi. Nel salto dal trampolino si impone il norvegese Thams e un suo connazionale domina nella 50 km di fondo e nella combinata.
    Intanto ai Giochi di Parigi si consacreranno il finlandese PAAVO NURMI, che migliora per cinque volte il record mondiale dei 10.000 e conquista cinque ori (1.500, 5.000, cross, 3.000 a squadre) e l'americano JOHNNY WEISSMULLER che strabilia il mondo con tre ori nel nuoto (100, 400 e staffetta 4x200). Poi il re dei nuotatori diventerà il celeberrimo TARZAN del cinema.
    Ai Giochi di Amsterdam nel 1928 si collocano tra le migliori del mondo nella ginnastica le giovanissime azzurre (età compresa tra gli 11 e i 17 anni) provenienti da Pavia - da qui ribattezzate le pavesine - e allenate dal professor Grevi: si classificheranno seconde dietro le olandesi. Nel 1932 dopo la crisi del Ventinove e il crack di Wall Street, i Giochi si svolgono a Los Angeles e per questo vengono definiti "di Hollywood". Fra gli spettatori spiccano Gary Cooper e Charles Chaplin. Di rilievo la doppietta di Milfred Babe Didrickson negli 80 ostacoli e nel giavellotto, mentre spiccano i 12 ori dell'Italia che vince complessivamente 36 medaglie. I giapponesi dominano nel nuoto: si aggiudicano 5 titoli su 6. Sono anche e soprattutto i Giochi di LUIGI BECCALI, 24 anni, milanese, il quale con un ultimo giro strepitoso conquista l'oro nei 1500: l'anno dopo all'Arena di Milano stabilirà il record dei mondo. Beccali dopo questi successi si trasferirà stabilmente in America, a New York e si dedicherà al commercio di vini.
    Nel mondo si impone PRIMO CARNERA, altezza 2,04, 118 kg di peso, il primo italiano a vincere il titolo mondiale dei massimi: il 29 giugno del '33 sul ring del Garden Bowl a Long Island, stende con un potente destro alla sesta ripresa Jack Sharkey, un ex marine di Boston. Una vittoria che frutta al "gigante buono" (venne definito così per la sua generosità) una borsa di quasi 400 milioni. Il gigante di Sequals (un paese del Friuli), divenuto un mito, rappresenta nell'immaginazione popolare superstimolata dalla propaganda del regime fascista la forza e il coraggio dei figli del "fascio", finirà col trascorrere e consumare gli anni ruggenti negli States e per una tragica coincidenza del destino muore proprio il 29 giugno di trentaquattro anni dopo il suo primo titolo iridato. Una folla immensa seguirà i suoi funerali a Sequals.
    IL FULMINE NERO - Non solo nell'Italietta che insegue il miraggio delle mille lire al mese, sull'onda e sulle note di una canzonetta allora in voga, i successi sportivi vengono sfruttati dalia politica del Fascio. Anche in Germania avviene la stessa cosa: Adolf Hitler nel "Mein Kampf" scrive tra l'altro che "...:milioni di corpi allenati allo sport, imbevuti di amor patrio e di spirito offensivo" si sarebbero trasformati in un grande esercito. Un concetto questo che viene sviluppato sul piano politico e razziale da Alfred Baeumler, teorico dello sport nazionalsocialista. L'opportunità per la nuova Germania, che il 15 settembre 1935 emana le leggi antiebraiche di Norimberga e che agli albori della primavera del '36 occupa la zona smilitarizzata della Renania, viene con le Olimpiadi del 1936 assegnate a Berlino.
    Ne nasce un'Olimpiade perfetta, sontuosa, grandiosa, a celebrazione del Terzo Reich. Anche l'Italia del Duce schiera le sue migliori forze. Ma proprio quell'Olimpiade che celebrava il Terzo Reich é entrata nella storia per l' esaltante impresa di un americano di colore, JESSIE OWENS, dominatore nei 100, nei 200 e nel lungo dove stabilisce altrettanti primati del mondo. Il mondo é ai suoi piedi, ma la stampa di regime, in Germania come in Italia, gli dedica poco spazio, perché il dittatore nazista - ricorderà lo stesso Owens - ribattezzato a buon diritto il "fulmine nero" - qualche tempo dopo aveva trasformato i Giochi olimpici in una partita politica". Per la storia Owens é stato il più grande atleta del secolo, forse in parte uguagliato recentemente da Carl Lewis, soprattutto per gli strepitosi risultati ottenuti.
    Attorno al fulmine nero sono stati imbastiti diversi aneddoti, dalla caduta sulle scale che precedette il giorno dei Giochi alla stretta di mano rifiutatagli da Hitler. Sono state tramandate anche delle vere e proprie fandonie a proposito del rifiuto del Führer di dare la mano al campione olimpico. La verità é venuta a galla più tardi: si é difatti saputo che il presidente del Cio aveva chiesto a Hitler di non stringere la mano ai vincitori ma di complimentarsi soltanto brevemente con loro. La leggenda del rifiuto è scaturita dal fatto che Hitler dopo aver premiato due atleti ariani, manco a dirlo, si era allontanato dalla tribuna, lasciando lo stadio Olimpico prima della premiazione di Johnson, un nero americano trionfatore nell'alto. Quale sia stato il vero motivo dell'abbandono di Hitler, il caso resta spiacevole. Come spiacevole è stato il fatto (!) che Owens, al rientro in patria, non sia stato ricevuto, proprio perché nero, nemmeno dal presidente americano Roosevelt.
    Amaro il destino di James Jesse Owens, che per guadagnarsi qualche dollaro dopo i trionfi sportivi é costretto a gareggiare contro cavalli e cani riservando il suo talento alle baracconate per la gioia degli scommettitori statunitensi. Molti anni più tardi Tommie Smith, il leader delle Black Panthers che dominerà alle Olimpiadi in Messico nel '68, aprirà gli occhi al vecchio Owens dicendo: "Jesse ha una mentalità da zio Tom". Le sue parole furono quanto meno ingenerose nei confronti di chi, come Owens, é stato indubbiamente il più grande atleta di tutti i tempi.

    STORIA DELLE OLIMPIADI MODERNE

    Ogni edizione dei giochi è caratterizzata dai fatti politico/internazionali/ in grado di influenzare, modificare la società, il pensiero, lo SPORT.


    LA PRIMA OLIMPIADE DELL’ ERA MODERNA
    Dopo 2672 anni dalla celebrazione della prima edizione dei giochi olimpici del’antica Grecia, Il 6 Aprile 1896 si aprirono ad Atene i "Giochi della I° Olimpiade dell’ Era Moderna".
    Riaprire i giochi non fu certo un’impresa facile, resa possibile solo dal’impegno e dalla perseveranza di un giovane barone francese Pierre Fred de Coubertin grande appassionato di sport.
    I Giochi rinacquero nel 1896 per iniziativa del barone parigino PIERRE FREDI DE COUBERTIN (Un primo, sfortunato tentativo, era stato promosso dal mecenate greco Zapas nel 1859,ma non fu coronato da successo). DE COUBERTIN non era un uomo qualunque, ma un grande umanista fortemente impegnato a risolvere i problemi sociali del tempo (molto inquieti), sensibile soprattutto - lui pedagogista all'Accademia di Francia - a quelli giovanili. Abbandonò il prestigioso insegnamento e si dedicò interamente all'educazione sportiva, sostenendo che lo sport era il miglior rimedio contro i pericoli di corruzione, sedentarismo, depravazione, pigrizia mentale e fisica dei giovani.
    Il 25 novembre del 1894 intervenne alla Sorbona in un congresso internazionale di organizzazioni sportive convocato a Parigi. Il suo discorso conquistò i rappresentanti delle 12 nazioni intervenute che votarono all'unanimità la rinascita delle Olimpiadi. Costituirono il comitato internazionale olimpico (CIO), e la prima manifestazione fu deciso che si sarebbe svolta ad Atene.Nel 1896, era il 6 Aprile, all'inaugurazione dei giochi, fu per la prima volta eseguito anche un inno espressamente commissionato al poeta Costis Palamas e al musicista Spirou Samara, entrambi di nazionalità greca. L'inno con una strofa invocava lo "Spirito antico ed eterno, creatore della bellezza, della grandezza e della verità, discendi in mezzo a noi, brilla come la luce nella gloria della terra e del cielo...", cadde poi in disuso e, di Olimpiade in Olimpiade, ogni paese provvide a farne comporre o rielaborare uno per conto proprio. De Coubertin rilanciando l'idea, in un suo discorso alla Sorbona fra l'altro disse "......I Giochi sono la sede ideale di puro agonismo, di incontro fraterno tra tutti i popoli. IL LIBERO SCAMBIO DEL FUTURO, consisterà nell'invio dei nostri atleti in tutti i Paesi del mondo dove verranno organizzate gare...... Il giorno in cui questo libero scambio sarà accettato dall'Europa e dal mondo, un grande passo sarà stato fatto per la causa della pace":Queste parole erano state dette e scritte già 27 secoli prima (come leggeremo più avanti) e nella sostanza, erano nel puro, nel bello, nel sano, nel giovevole e nel libero spirito degli .....ateniesi.
    Dopo la soppressione dei giochi olimpici nel 393 d.c. da parte del’imperatore Teodosio su esplicita richiesta del vescovo di Milano a causa della corruzione in cui erano caduti, già altri prima di de Coubertin tentarono di organizzare una nuova edizione ma i diversi tentativi del 1859 e poi del 1870 e del 1875 erano stati fallimentari soprattutto per la mancanza di strutture adeguate che degradarono i giochi ad una gara rionale.
    A differenza dei suoi predecessori de Coubertin non si arrese tanto facilmente e spese gran parte del suo patrimonio in viaggi in tutto il mondo, compresa l’America, per ottenere consensi al suo progetto.
    Riuscì così nel 1892 ad ottenere l’approvazione del’Unione francese per gli sport atletici e successivamente l’approvazione della I° Olimpiade dell’ era moderna da parte del Congresso internazionale di Parigi del 1894.
    Non restava che stabilire la data ed il luogo in cui si sarebbero tenuti i nuovi giochi olimpici: de Coubertin li avrebbe voluti a Parigi, ma la scelta cadde su ATENE.
    ATENE 1896
    L’apertura della prima Olimpiade dell’era moderna fu molto solenne. Allo stadio di Atene, lo stesso di Pericle ricostruito grazie ad una sottoscrizione pubblica e al mecenatismo di Giorgio Averoff, tutta la Grecia era presente con oltre cinquantamila spettatori. Re Giorgio I, accompagnato dalla moglie e dai figli, dichiarò aperti i giochi e pronunciò quella breve formula destinata a rimanere inalterata nel tempo: "Dichiaro aperti i Giochi della I° Olimpiade dell’era moderna".
    Le nazioni partecipanti furono 13, 11 delle quali europee.
    L’Italia non partecipò anche se fu rappresentata nel CIO da due membri, il conte Lucchesi Palli e il Duca Carafa D’Andria. I concorrenti in gara 245 di cui 160 greci. I giochi si svolsero dal 6 al 15 aprile 1896.
    Sarà lo statunitense James Brendan Connolly ad ottenere la prima vittoria nel salto triplo. Il greco Spiridion Louis, vincitore della maratona, diventa Eroe dei giochi nell’immaginazione popolare: il suo arrivo solitario fa impazzire la folla e lo stesso re Giorgio si alza in piedi sventolando il cappello. Al tedesco Carl Schuhmann, spetta il riconoscimento di atleta più titolato, con ben quattro vittorie. Ogni vincitore viene cinto con rami d’ulivo premiato con medaglie e invitato a compiere il giro d’onore, mentre centinaia di colombi vengono fatti volare in cielo. Occorre sottolineare che queste prime Olimpiadi, così come le olimpiadi dell’antica Grecia furono riservate esclusivamente agli uomini.
    PARIGI 1900 (20 maggio – 28 ottobre)
    Le Olimpiadi del 1900 ebbero ben poco di olimpico, nonostante i buoni risultati ottenuti. I giochi si svolsero in condizioni difficili, durarono più di cinque mesi e spesso per le gare si utilizzarono campi di fortuna mentre le gare di nuoto furono tenute addirittura nella Senna. Complessivamente gli atleti furono 1225 e per la prima volta gareggiano anche le donne, 19 in tutto, che si esibirono nel tennis e nel golf. Le nazioni ufficialmente rappresentate furono 26.
    SAINT LOUIS 1904 (1° Luglio – 29 ottobre)
    Anche nel 1904 lo spirito olimpico viene messo a dura prova soprattutto a causa della decisione di organizzare le olimpiadi a Saint Louis, in occasione del centenario dell’indipendenza della Louisiana. Anche questa volta le Olimpiadi diventano una sorta di mostra mercato che ospita contemporaneamente gli "Antrhopological days", con gare riservate a neri, pigmei e mediorientali.
    A causa della lunghezza del viaggio e degli alti costi di trasferta gli europei non parteciparono ai giochi. Gli atleti che vi presero parte complessivamente furono 687, ma alcuni scrivono che fossero meno, e tra questi 6 donne. Gareggiarono per la prima volta concorrenti di colore. Le discipline in gara furono quattordici:
    Dall’Australia arrivò un nuovo stile per il nuoto, il "crawl" lo stile libero. Compare la boxe e gran successo viene ottenuto da un nuovo gioco di squadra: la pallacanestro. Archie Hahn ottiene il miglior risultato sui 200 metri, mentre nella scherma il cubano Ramòn Fonst, vince tre ori. La classifica delle nazioni è dominata dagli USA che vincono 80 medaglie d'oro su 100 gare. Uno dei fatti più curiosi riguarda la maratona nella quale si dice si sia promesso in premio al vincitore un bacio della bellissima Alice Roosevelt, figlia del presidente degli Stati Uniti. Ma la maratona ebbe un altro clamoroso colpo di scena: il vincitore, il cow-boy Fred Lorz, dopo aver ricevuto il premio confessa di essersi fatto accompagnare per gran parte della maratona da un carro e viene squalificato, così il secondo, Thomas Hicks giunge al traguardo stravolto ed ansimante e vince la maratona: soltanto dopo si viene a sapere che è stato aiutato da un dottore con delle sostanze stimolanti. Si parla per la prima volta di Doping.
    LONDRA 1908 (27 Aprile – 13 Ottobre)
    Grazie all’Inghilterra le Olimpiadi ritrovano finalmente la solennità iniziale e Re Edoardo VII, grande sportivo, farà personalmente da giudice in molte gare. Si costruiscono, grazie ad una sottoscrizione popolare e ai guadagni dell’esposizione franco-britannica, lo stadio, la piscina ed il velodromo. Potrebbe essere stato anche l’anno dell’Italia se Giolitti non avesse rifiutato l’offerta del CIO di fare svolgere i giochi a Roma. Le nazioni partecipanti furono 22, tra cui l’Italia:Le gare si svolgono in sei mesi. Il nuotatore inglese Henry Taylor e il mezzofondista yankee Melvin Sheppard sono gli atleti più premiati. Per la seconda volta gareggia l’Italia con ben 68 concorrenti conquistando 4 medaglie d’oro ed altrettante medaglie d’argento. E’ stata la prima Olimpiade in cui un atleta nero vince un oro. Ma, il vero Eroe del’Olimpiade è Dorando Pietri, vincitore della maratona, subito squalificato perché soccorso a pochi metri dal traguardo, anche se questo sarà solo l’inizio. La vicenda commuove il mondo intero tanto che la regina Alessandra lo premia come vincitore morale e Pierre de Coubertin lancia il motto: "l’importante dei Giochi non è vincere ma partecipare, così come nella vita l’importante non è trionfare ma lottare" ricopiato dal sermone di un vescovo americano. L’Italia guadagna 2 medaglie d’oro (Ginnastica e Lotta greco-romana) e 2 d’argento (Atletica Leggera, Scherma).
    STOCCOLMA 1912 (5 maggio – 22 luglio)
    Se a Londra le Olimpiadi avevano ritrovato la loro solennità, a Stoccolma ottengono una consacrazione rimasta inalterata per decenni, con nessuno scopo di lucro né di sfruttamento economico, ma caratterizzati da un profondo senso dell’unione tra i popoli. Gli atleti sono 2547 e per la prima volta le donne sono ammesse ufficialmente e sono ben 57. Le nazioni presenti sono 28, tra le quali partecipa per l’ultima volta la Russia zarista e per la prima il Giappone. Gli sport in gara sono 13, tutti classici; non venne ammesso il pugilato, perché considerato uno sport troppo brutale per gli svedesi.
    Lo statunitense Ted Meredith, il fondista finnico Hannes Kolehmainen e soprattutto il pellerossa Jim Thorpe sono i veri eroi dei giochi. Infatti di Jim Thorpe si parlerà per moltissimi anni vista la sua squalifica e la dovuta riconsegna delle due medaglie d’oro per aver giocato precedentemente in una squadra di baseball percependo uno stipendio. George Horine è l’inventore dello stile ventrale nel salto in alto, e primo uomo a superare i due metri anche se poi sarà sconfitto in finale. Tra i più applauditi ci sono anche due italiani: Alberto Braglia che incanta le giurie nella gara di ginnastica ed il livornese Nedo Nadi che a soli 18 anni si rivela uno schermidore abilissimo. Ma la vera notizia è che per la prima volta l’Italia partecipa ai Giochi con una squadra di calcio, che purtroppo sarà sconfitta dalla Finlandia 3–2
    ANVERSA 1920 (20 Aprile – 12 Settembre)
    La sesta edizione delle Olimpiadi era stata assegnata a Berlino e si doveva tenere nel 1916, ma visto l’incalzare della guerra si rinunciò e la decisione definitiva dette il benestare ad Anversa. Non sono invitate Germania, Austria, Bulgaria, Turchia e Ungheria sconfitte in guerra. Appare ora il simbolo con i cinque anelli intrecciati ed il giuramento letto da Victor Boin: "Giuriamo di presentarci ai giochi olimpici come concorrenti leali, rispettosi delle norme che li regolano e desiderosi di partecipare con spirito cavalleresco, per la gloria dello sport e l’onore dei nostri paesi". Gli atleti sono 2668 e le nazioni in gara sono 29:Di particolare attenzione l’aumento notevole delle gare di tiro per le quali venne detta una battuta molto significativa: "Si è sparato più ai Giochi di Anversa che durante la guerra." Trionfano i giovanissimi Charles Paddock velocista e il marciatore italiano Ugo Frigerio che conquista ben 2 medaglie d’oro. Trionfa ancora una volta Nedo Nadi, che vince cinque oro nella scherma. Nelle gare di fondo, Paavo Nurmi, vince tre oro. Dopo ben 20 anni l’Italia riesce a vincere nelle gare di equitazione grazie a Tommaso Lequio di Assaba, che monta per la sua grandissima gara un cavallo rinomato il "Baio Trebecco". Fatto del tutto simpatico è il debutto italiano alla gara di pallanuoto, nella quale, essendo costretti a gareggiare nelle freddissime acque del porto e terminando in parità il primo tempo, gli atleti si rifiutano di tuffarsi per terminare la partita.
    PARIGI 1924 (4 Maggio – 27 Luglio)
    Le Olimpiadi tornano a Parigi e anche questa volta non mancano gli intralci e lentezze burocratiche che rischiano di ostacolare l’organizzazione dei giochi. Col successivo intervento del governo e gli stanziamenti si costruiscono uno stadio da sessantamila posti ed una piscina con vasca da 50 metri. Si verifica un vero e proprio boom nelle iscrizioni, partecipano infatti 44 nazioni, le uniche a mancare sono la Russia e la Germania, che ancora debbono scontare la sconfitta in guerra:
    Si afferma definitivamente il mito di Paavo Nurmi e della scuola finlandese del fondo. Eric Liddel, inglese, ottiene l’oro nei 400m e rinuncia ai 100m perché si correva di domenica. Jonny Weissmuller vince tre medaglie d’oro, e da porre l’accento che è il primo a portare il tempo della gara dei 100 sotto il minuto. Sempre più successo ottiene il torneo di boxe, mentre diventano ufficiali le gare di sollevamento pesi. Il gioco che invece fa discutere, e che sarà eliminato dai successivi Giochi Olimpionici, è il tennis perché considerato troppo costoso e troppo remunerati gli sportivi che vi partecipano. Il torneo di calcio riscuote dal pubblico molti assensi, specialmente dalla squadra italiana che vinte le prime partite iniziali, una delle quali viene ricordata per il gran tiro del giocatore azzurro che staccò totalmente la lingua al portiere del Lussemburgo, non riesce ad aggiudicarsi nemmeno questa volta la vittoria finale, guadagnata dal’Uruguay. Purtroppo per l’Italia non è un anno molto fortunato a causa del sorgere del fascismo, anche se riesce a conquistare ben 16 medaglie, di cui 8 d’oro.
    AMSTERDAM 1928 (17 Maggio – 12 Agosto)
    Amsterdam ospita la IX olimpiade. Sarà l’ultimo anno in cui si parla dei Giochi Olimpici come di un avvenimento solo sportivo. D’ora in poi anche le donne potranno gareggiare nell’atletica leggera e nella ginnastica. In questa edizione si festeggia anche la fiamma olimpica di origine greca che sarà il simbolo del’inizio dei giochi olimpici. Presenti 46 nazioni.
    I nuovi eroi sportivi sono: il canadese Percy Williams sui 100 e 200 metri, i ginnasti svizzeri Georges Miez ed Eugen Mack e il nuotatore svedese Arne Borg. La Finlandia domina nelle gare di fondo, mentre gli Usa perdono nelle gare di velocità. La Germania e il Giappone imponendosi in molte delle gare in programma vengono definite le nuove forze dello sport e l’Italia diretta da Ferretti per la prima volta fa gareggiare dodici ragazze nelle competizioni di ginnastica artistica. L’Italia, alla quale fu dedicato un saluto particolare dallo scrittore Gabriele D’Annunzio che terminava con il motto "Ut validius ut velocior". Tanto più valido, quanto più veloce, per la prima volta riesce ad ottenere un quinto posto nel medagliere, ovviamente simboleggiata dalla squadra di calcio, che domina su tutte le altre quadre rappresentanti i vari paesi dell’Europa.
    LOS ANGELES 1932 (30 Luglio – 14 Agosto)
    Los Angeles supera bene la terribile crisi economica del 1929, rendendo l’organizzazione dei giochi ad un livello molto superiore a quello della passata edizione di Saint Louis. Per dimostrare l’effettiva conclusione della crisi che aveva piegato gli Stati Uniti, si cercò di organizzare i Giochi in grande stile con la ristrutturazione dello stadio Coliseum con una capienza di centocinquemila spettatori, e la creazione di un villaggio olimpico riservato a tutti i partecipanti alle competizioni, ai loro organizzatori e preparatori solo di sesso maschile. Le donne saranno ospitate in albergo. Viene imposto il limite di tre partecipanti per nazione per le gare individuali ed anche a causa delle difficoltà del viaggio, il numero degli atleti si riduce a 1408, con concorrenti sempre più preparati nell’anno in cui l’Italia vanta un forte numero di concorrenti. Quel luogo così vicino ad Hollywood rese i Giochi Olimpici meta interessante per le celebrità dell’epoca e fu proprio in quella occasione che il famoso Douglas Fairbanks, Star Hollywoodiana del momento, entrando all’interno dello stadio, mentre una donna (Stanislawa Walasiewicz della quale poi si scoprirà alla sua morte il sesso maschile anziché femminile) stava vincendo la gara dei 100 metri, disse "Pare impossibile ma anche qui, quando arrivo io, le donne corrono".
    Non mancarono poi i colpi di scena. Il francese Ladoumègue e Paavo Nurmi vengono accusati di professionismo; non vengono disputate le gare di calcio perché considerato sconosciuto per gli americani. Mildred "Babe" Didrikson vince l’oro negli 80hs e nel giavellotto e l’argento nell’alto. I giapponesi s’impongono nel nuoto maschile, mentre la nuotatrice Helen Madison ottiene tre vittorie, come anche il ginnasta italiano Neri, considerato l’atleta più completo. E’ da porre l’accento, in questa edizione dei giochi, lo spirito di squadra dimostrato dal ginnasta Terasvirta che essendo qualificato a pari merito con il compagno Savolainen gli cede la medaglia d’argento. L’Italia, che ottenne il secondo posto nel medagliere, e della quale fu molto fiero Benito Mussolini, allora al comando del partito fascista, ebbe tra i suoi protagonisti il giovane Luigi Beccali che riuscì ad aggiudicarsi la medaglia d’oro sui 1500m dopo una rimonta ottenuta negli ultimi metri della gara dalla sesta posizione, il ciclista Pavesi che vinse l’oro nella gara di ciclismo su strada, lo schermidore Nedo Nadi, Morigi, gran miratore nel tiro a segno, Gugliermett, oro nella gara a cavallo con maniglie. Ci fu un'atleta speciale che riuscì a vincere insieme alla sua squadra il torneo di pallanuoto con solamente una gamba. Un’impresa che detta così sembra impossibile ma che il grande Ungherese Oliver Halassy riuscì a realizzare grazie alla sua tenacia e alla sua voglia di arrivare.
    BERLINO 1936 (1° – 16 Agosto)
    Berlino, allora città del nazismo e delle discriminazioni razziali verso gli ebrei con Führer von Reich Adolf Hitler diviene, per il 1936, sede dei giochi olimpici con il timore da parte degli altri stati di una discriminazione razziale che poi in realtà non si verificò in alcun modo, avendo loro capito che questa poteva essere una buona occasione propagandistica della dittatura e delle bellezze tedesche, sontuose ed imponenti. Le nazioni in gara 49. L’organizzazione fu perfetta, gli atleti in gara 4066 di cui 328 donne, 20 gli sport in programma tra i quali riaffiora il torneo di calcio e nasce la pallacanestro, pallamano e canoa:
    Pur vantando gli Stati Uniti degli atleti veramente eccezionali come il nero Jesse, diminutivo di James Cleveland Owens (dominatore nei 100, nei 200 e nel lungo dove stabilisce altrettanti primati del mondo. Il mondo é ai suoi piedi, ma la stampa di regime, in Germania come in Italia, gli dedica poco spazio, - ribattezzato a buon diritto il "fulmine nero" . Per la storia Owens é stato il più grande atleta del secolo, forse in parte uguagliato recentemente da Carl Lewis, soprattutto per gli strepitosi risultati ottenuti.) che riesce a vincere ben 4 medaglied’oro, in barba a Hitler che ritiene i neri una razza inferiore e alla quale non ha mai voluto fare le sue congratulazioni. La squadra di casa, la Germania, domina in questa edizione aggiudicandosi ben 88 medaglie di cui 33 oro e vantando una squadra veramente preparata. Da non sottovalutare l’Italia, che si aggiudica gran parte delle medaglie in palio nelle gare di scherma, si conferma finalmente campione mondiale nel calcio con a capo Vittorio Pozzo e con i giocatori Foni, Rava, Locatelli, e Frossi autore del gol che segna la grande e tanto desiderata vittoria. Ottiene complessivamente 22 medaglie classificandosi al terzo posto della classifica generale delle Nazioni.
    LONDRA 1948 (29 Luglio – 14 Agosto)
    Dal 1936, ultimo anno delle olimpiadi, sono trascorsi 12 anni e la guerra con le sue tragedie e i suoi disastri aveva fatto sì che non si organizzassero le edizioni del 1940 e del 1944. I danni erano stati devastanti e le risorse per poter organizzare una olimpiade erano limitate, tanto che le Nazioni dei partecipanti a questa edizione dei Giochi erano costrette ad inviare i viveri da casa e gli atleti ad alloggiare in baracche, ma l’entusiasmo degli spettatori rese l’atmosfera festosa e in grado di dimenticare almeno per quel periodo i disastri presenti della guerra. Il giuramento olimpico fu letto dall’ostacolista Donald Finlay, ufficiale dell’aviazione ed eroe di guerra, uno dei pochi ex atleti rimasti in vita dopo la catastrofe bellica. Le nazioni in gara furono 59, tra le quali non furono invitate la Germania e il Giappone a causa della loro sconfitta.
    Fanny Blankers-Koen la "Mamma Volante", è un'atleta olandese di 30 anni, che diventa primatista mondiale nelle gare di salto in alto e salto in lungo, una delle poche notizie di spessore di questa edizione rimaneggiata dei giochi olimpici, caratterizzata, sì da una voglia di ripresa, ma che sente ancora molto l’oppressione della guerra appena conclusa. Anche l’Italia risente molto della guerra ma riesce a conquistare con determinazione ben otto medaglie d’oro, grazie a Adolfo Consolini e Beppone Tosi nel lancio del Disco, ai due della gara ciclistica in tandem Renato Perona e Ferdinando Teruzzi, ed alla squadra di Pallanuoto.
    HELSINKI 1952 (19 Luglio – 3 Agosto)
    La Russia si aggiudicò il secondo posto della classifica generale delle Nazioni con 22 medaglie d'oro, 30 d'argento e 19 di bronzo per un totale di ben 71 medaglie, e ci fu chi sostenne che si sarebbe tranquillamente classificata al primo posto se avesse partecipato anche alle precedenti edizioni, molto utili per acquisire quel pizzico di tattica sportiva che gli è mancata. L’uomo più acclamato fu Emil Zatopek, soprannominato "uomo cavallo", che riuscì in una sola settimana ad imporsi nei 5000, nei 10.000 e nella maratona. Questa edizione vide anche la partecipazione di un pastore protestante, Bob Richards che riuscì ad aggiudicarsi la vittoria nella gara del salto con l’asta, mentre Bob Mathias vinse due medaglie d'oro. L’Italia poté vantare le vittorie di Carlo Pedersoli, attuale attore conosciuto come "Bud Spencer", che riuscì a vincere i 100 metri scendendo sotto al minuto, mentre Irene Camber fu la prima donna Italiana a vincere nel fioretto. A questa olimpiade si fecero notare anche i fratelli Dario ed Edoardo Mangiarotti, schermidori di notevole bravura destinati a rimanere in auge per ben 24 anni e uno dei quali, Edoardo, riuscì a gareggiare con il tendine della mano sinistra reciso. Il torneo di calcio fu vinto dall’Ungheria.
    MELBOURNE 1956 (22 Novembre - 8 Dicembre)
    La scelta di eleggere Melbourne come sede dei Giochi Olimpici suscitò grande scalpore ma fu ritenuta giusta visto che ben 10 sulle 11 edizioni si erano finora tenute in Europa. Nonostante l’assenza di alcune nazioni, i Paesi in gara furono ben 72:
    Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi dell’era moderna l’Unione Sovietica riuscì ad ottenere il primo posto nel medagliere delle Nazioni, superando gli Stati Uniti di ben 22 medaglie. Ancora una donna fu la protagonista delle cronache degli articoli dei giornali dell’epoca, si tratta di Dawn Fraser, vincitrice nei 100 metri per tre edizioni consecutive a partire da questa edizione, una ragazza che aveva avuto problemi di salute fin dalla più piccola età ma che non si era lasciata sconfiggere. Re della canoa fu Gert Fredriksson che riuscì ad ottenere addirittura sei medaglie d'oro in quattro edizioni mentre Mimoun si aggiudicò dopo tre tentativi l’oro nella maratona. L’Italia vantò importanti successi nelle gare di tiro a volo con Galliano Rossini, che centrò 195 piattelli su 200, nel canottaggio, grazie ad una particolare disposizione dei remi (il primo ed il quarto da un lato, il secondo ed il terzo dall’altro), con Franco Trincavelli, Angelo Vanzin, Alberto Winkler, Romano Sgheiz e con il timoniere Ivo Stefanoni, e nel ciclismo con la conquista di tre medaglie d'oro di Leandro Faggin e Ercole Baldini.
    ROMA 1960 (25 Agosto – 11 Settembre)
    Finalmente Roma! Si proprio così, dopo che De Coubertin, organizzatore delle prime edizioni delle olimpiadi Moderne, l’aveva decantata come nuova Grecia e richiesta inutilmente più volte, finalmente dopo 64 anni Roma è eletta sede della XVII edizione dei Giochi Olimpici. Fu un vero successo sia per il paesaggio, caratteristico e imponente, pieno di opere d’arte sia per l’armonia con cui furono organizzati i Giochi. Complessivamente le nazioni partecipanti furono 83 e fu l’ultima volta che il Sud Africa partecipò alle Olimpiadi dalle quali fu poi escluso per protesta contro la discriminazione razziale che stava coinvolgendo anche lo sport.
    Bellissimo ed emozionante il successo di Livio Berruti che riuscì sotto lo sguardo e lo stupore di tutti a dominare e vincere nei 200 metri, battendo e lasciando senza parole, o meglio senza possibilità di vittoria, i blasonati campioni Statunitensi. Nell’ambito dei Giochi, Roma organizza la maratona al di fuori dello stadio, con partenza dal Campidoglio ed arrivo sotto l’arco di Costantino dove la vittoria è assegnata ad Abebe Bikila, etiope che corre a piedi nudi. Donne di rilievo dell’epoca furono Wilma Rudolph , "la gazzella nera" che vinse ogni gara di velocità e Larissa Latynina schermitrice. Nella categoria ginnastica la squadra più forte si dimostrò l’Unione Sovietica che riuscì ad imporsi con gran vantaggio anche nel sollevamento pesi con Juri Vlassov, soprannominato "Ercole di Roma", con un sollevamento in tre riprese di oltre 537 chili, mentre nella boxe si fecero notare due atleti che si ricordano ancora oggi come grandi dello sport, Nino Benvenuti e Cassius Clay. L’Italia porta a casa 36 medaglie posizionandosi al 4° posto della classifica generale.
    TOKYO 1964 (10 – 24 Ottobre)
    Per la prima volta i Giochi Olimpici vengono disputanti in un paese dell’Est, in un paese che riesce a dimostrare la sua grande capacità organizzativa e di essere all’avanguardia nelle telecomunicazioni. Fu infatti il primo anno che grazie ad un satellite artificiale si riuscì a vedere le olimpiadi in tutto il mondo. La fiamma di Olimpia è accesa da Yoshinori Sakai, uno studente di Hiroshima e l’inizio dei giochi è dichiarato dal’Imperatore Hiro Hito. Il numero delle nazioni partecipanti non accenna a diminuire, si parla di ben 93 Nazioni, pur contando che mancarono in questa edizione l’Indonesia ed il Sud Africa.
    Gli atleti in gara sono 5140, di cui 683 donne, impegnati nei 19 sport programmati, tra i quali per la prima volta entrano la Pallavolo ed il Judò:
    Tra le vittorie più clamorose meritano di essere ricordate la riconferma della vincita della maratona da parte del’Africano Abebe Bikila, già campione nell’edizione di Roma, e la vittoria del trentunenne Pamich nei 50 Km. Da non dimenticare poi la rivincita degli Stati Uniti, i quali erano stati surclassati a Roma dalla potente Unione Sovietica.
    Ma il problema di queste olimpiadi come quello della precedente edizione fu la forte rivalità nata tra le due potenze maggiori Stati Uniti e Unione Sovietica che gareggiarono in un clima molto ostile.
    CITTA’ DEL MESSICO 1968 (12-27 Ottobre)
    Le Olimpiadi Messicane saranno ricordate per i disagi e le tragedie che si verificarono in tante parti del mondo, fu veramente un anno tormentato. A parte il fatto che Città del Messico si trova a 2200 metri sopra il livello del mare, circostanza che riduce resistenza e forza fisica agli atleti non abituati a simili altitudini, in quell’anno ci furono poi problemi razziali e rivolte che fanno del 1968 l’anno delle Rivoluzioni, delle contestazioni, l’anno dell’assassinio di Martin Luther King e delle rivolte tra neri e bianchi. Per la prima volta è una donna, Norma Enriqueta Basilio Sotero a portare la fiaccola con la fiamma di Olimpia all’interno dello Stadio. Malgrado tutti i problemi, le nazioni non vollero rinunciare alle competizioni e si iscrissero in ben 112.
    Per la prima volta le due Germanie gareggiano divise e sebbene il numero dei partecipanti fosse consistente, mancarono la Cina, la Corea del nord, e il Sud Africa.
    In questa edizione, dominata dalle paure delle guerre razziali, i più forti atleti del sud America, vincitori di gare, vengono espulsi dal villaggio olimpico per aver fatto gesti ed aver indossato indumenti provocanti durante la cerimonia di premiazione. Il fatto più clamoroso accade il 17 ottobre quando Tommie Smith e John Carlos, primo e terzo nei 200 metri, salgono sul podio a piedi nudi sollevando il pugno alzato ed abbassando la testa quando viene sollevata la bandiera americana, in segno di protesta per la considerazione dei bianchi americani verso i negri considerati come "animali, buoni unicamente per correre più velocemente oppure per saltare più in alto o più in lungo" come disse Smith. Ventiquattrore dopo anche Lee Evans, Larry James e Ron Freeman, primo secondo e terzo nella 400 metri, salgono sul podio a piedi nudi, con il pugno alzato e con il basco scuro delle Pantere nere, suscitando questa volta l’ira degli organizzatori e di Pyton Jordan responsabile della squadra atletica che minaccia ritorsioni. Gli atleti vengono poi sospesi dalla Federazione americana. Questi eventi clamorosi non sconvolsero però la competizione sportiva.
    MONACO DI BAVIERA 1972 (26 Agosto – 11 Settembre)
    Già nel sessantotto si era temuto per l’incolumità degli atleti e della riuscita della manifestazione , ma mai si sarebbe creduto che in questo luogo così lontano dai diverbi e dalle rivolte si sarebbe celata una edizione dei giochi dominata dal sangue e dalla violenza. Dopo una settimana d’apertura il gruppo "Settembre Nero", un’organizzazione di terroristi arabi, riuscì ad eludere la sorveglianza del villaggio olimpico ed entrò negli alloggi della squadra israeliana mettendo a segno una vera e propria strage con l’uccisione dell’allenatore e di alcuni atleti, il ferimento di altri e prendendone diversi ostaggi. I malviventi furono poi catturati e le gare ripresero nonostante le critiche di molti che ne avevano chiesto la sospensione. Fu proprio in questo anno che il numero delle nazioni superò ogni altra partecipazione (ben 121) e che oltre 7000 atleti disputarono le gare.
    La XX edizione delle olimpiadi vede come protagoniste le donne, forse perché il numero delle partecipanti è superiore a tutte le altre edizioni, o anche perché finalmente anche le donne riescono ad essere allenate e prese in seria considerazione. La più acclamata per le sue numerose vittorie da primato e per il suo stile è la nuotatrice australiana Shane Gould che si aggiudica tre oro, un argento ed un bronzo; ma non da meno la Ginnasta Olga Korbutt. Tra gli uomini primeggia Mark Spitz, nuotatore degli Stati Uniti, che conquista sette oro di cui quattro individuali e tre di squadra. L’Italia, che rimane nella classifica del medagliere nona come quattro anni prima, vede come protagonisti Klaus Dibiasi nei tuffi, la fiorettista Antonella Ragno ed il Cavaliere Graziano Mancinelli.
    MONTREAL 1976 (17 Luglio – 1° Agosto)
    Il massacro della precedente edizione di Città del Messico porta gli organizzatori dell’Olimpiade di Montreal a creare una linea di difesa e controllo intorno agli atleti ed ai luoghi da loro frequentati. Si teme molto un nuovo assedio, ma l’episodio saliente di questa edizione resta la mancata partecipazione dei paesi Africani a causa dei presunti rapporti sportivi tra Nuova Zelanda e Sud Africa (non ammesso a i giochi). Il numero delle nazioni partecipanti cala notevolmente, fino a 92 partecipanti contro le 121 della precedente edizione.
    Vista la mancata partecipazione da parte di quasi tutti i paesi africani, non ci sono stati impressionanti risultati nelle gare di fondo e mezzofondo anche se ogni olimpiade ha i suoi protagonisti e le sue storie caratteristiche.
    Ancora una volta, le protagoniste principali sono donne, ed in particolare si parla della sovietica Uliana Semjonova, una cestista che verrà nominata molto per la sua enorme altezza, ben 218 centimetri per 127 Kg di peso, una gigante della pallacanestro. Oltre alla sovietica, desta molto interesse sia da parte degli sportivi che dal pubblico in genere e presa di mira anche dalle televisioni, la ginnasta rumena Nadia Camaneci, definita la "Liana vivente" per la sua completa agilità e la sua perfezione nei movimenti, che riesce ad aggiudicarsi un oro un argento ed un bronzo e cosa più importante, riesce a vincere con tre "dieci", votazione che nessuna mai nella storia della ginnastica artistica è riuscita ad eguagliare.
    MOSCA 1980 (19 Luglio – 3 Agosto)
    Come tradizione, ogni edizione dei giochi è caratterizzata da qualche fatto interessante politico o sportivo. Questa volta, vista la guerra tra Afganistan e forze Sovietiche, ai Giochi non partecipano per protesta molte delle nazioni più avanzate. Il numero dei partecipanti scende drasticamente ad 80. Come nella precedente edizione vengono disposti controlli e sorveglianze ovunque, tanto da domandarsi se si stia andando a vedere dei giochi oppure un carcere.
    Mancano anche gli USA, Germania Ovest, Giappone, Canada e ancora una volta la Cina.
    Forse proprio per la mancanza di molte delle maggiori Nazioni, sono mancati in questa edizione dei giochi i "veri" atleti, anche se ogni olimpiade vanta sempre un mito. La fama è riservata a tre campioni azzurri, Sara Simeoni, Pietro Mennea, Maurizio Damilano, e Patrizio Oliva, rispettivamente vincenti nelle discipline dell’Alto, dei 200 metri, dei 20 Km marcia e della Boxe.
    LOS ANGELES 1984 (28 Luglio – 12 Agosto)
    Se nella precedente edizione molte nazioni non avevano preso parte ai giochi, anche questa volta non è da meno. Infatti la Russia, adirata per il comportamento che gli Stati uniti avevano avuto quattro anni prima, decide di ritirarsi dando la colpa alle poche misure di sicurezza, ma soprattutto per la presunzione che Los Angeles utilizzi questa edizione dei giochi per scopi di lucro, eliminando lo spirito sportivo che queste gare rappresentano. Vista il ritiro del’URSS, tutti gli altri paesi comunisti preferirono non presentarsi, ma nonostante tutto il numero delle nazioni presenti supera quello di tutte le edizioni precedenti con ben 140 Nazioni.
    Anche se è mancata la Russia, potenza con grandi atleti, questa Olimpiade ha assegnato medaglie molto importanti che vengono ricordate ancora oggi. In particolare è l’anno di Carl Lewis, definito la copia di Jesse Owens, che se ne differenzia però per la simpatia. L’Italia non ottiene una buona posizione in classifica generale, dove riesce a essere sesta a pari merito con la Cina, ma comunque, vanta vincite molto importanti e meritate. Entrano in scena, infatti, i fratelli Abbagnale, campioni olimpici di canottaggio, Vincenzo Maenza vincitore nella gara di Lotta, Gabriella Dorio che si aggiudica i 1500 metri.
    SEUL 1988 (28 Luglio – 12 Agosto)
    "L’Olimpiade del doping", questo è quello che si ricorda di questa edizione dei giochi, così ben organizzati e ripresi da tutte le maggiori televisioni del mondo, ma testimoni di una grande sconfitta morale. Ben Johnson, il vincitore dei 100 metri viene squalificato per doping. Sembra che l’euforia del gioco sia passata e conti sempre più cercare la vittoria ad ogni costo e con ogni mezzo. Il numero delle nazioni partecipanti supera ogni altra edizione tenuta fino a quel momento, ben 159 nazioni.
    Tra i giochi olimpici torna dopo più di mezzo secolo il tennis, gli sport in gara sono 26 e gli atleti partecipanti sono 8465 (di cui 2186 donne).
    Il fatto più clamoroso e sconvolgente è come già accertato, il risultato positivo del test anti-doping effettuato a Ben Johnson che desta nel mondo sportivo molto sconcerto e molti risentimenti. Squalificato per due anni e tolta la medaglia d’oro, fu nuovamente Carl Lewis a vincere in quella competizione. Ma questa olimpiade non è caratterizzata soltanto da fatti negativi, è un’edizione di vincitori e di sportivi veri. Protagoniste tra le donne sono Steffi Graf grande tennista che vince il singolo, la rumena Silivas, che ottiene tre medaglie d’oro nella ginnastica in un’ora, e Florence Griffith, che con la sua grande spinta, lo scatto potente e la sua femminilità, vince i 100 ed i 200 metri. Per l’Italia, che non ottiene un buon posto in classifica (13°), i protagonisti la rendono magica. Il primo è Gelindo Bordin, maratoneta indiscusso, che ottiene il primo posto, a cui fanno seguito i fratelli Abbagnale che come quattro anni prima conquistano l’interesse del pubblico ed i premi più ambiti del canottaggio.
    BARCELLONA 1992 (25 Luglio – 9 Agosto)
    Sempre più le olimpiadi sono segno di potenza e le nazioni che le ospitano non disdegnano certo i profitti economici derivanti dagli sponsor e dagli scoop sugli atleti. Questa è l’olimpiade delle scissioni, nascono nuove nazioni indipendenti (Estonia, Lituania, Lettonia) e della partecipazione alle gare di una squadra unica per le due Germanie ormai riunite, nonchè della riammissione del Sud Africa. Il numero delle nazioni partecipante è 169, ancora superiore a quello di quattro anni prima.
    Chi sostiene che dopo i trenta anni il fisico non possa sostenere una gara olimpica si sbaglia, a sconfessare questa credenza è Linford Christie, che all’età di trentadue anni riesce a dominare e vincere tagliando per primo il filo di lana dei 100 metri sotto lo stupore e gli applausi dei presenti. I più forti risultano essere ancora una volta i sovietici tra i quali Alexander Popov, vincente del nuoto e Vitali Scherbo che si aggiudica ben 6 medaglie d’oro. Tra i più applauditi Carl Lewis che vince per la terza volta l’oro nel salto in lungo, Kevin Young, vincente dei 400 ostacoli. Anche questa volta l’Italia non ottiene un buon posto in classifica ma a mantenere l’onore azzurro è la squadra di pallanuoto, che domina su tutte le altre formazioni con gran superiorità.
    ATLANTA 1996 (25 Luglio – 9 Agosto)
    Quelle di Atlanta sono i giochi del centenario, da quelle povere del 1896 si passa a questa edizione ricca e sfarzosa dove gli sponsor dettano le regole. Le Olimpiadi sono diventate oramai una gigantesca macchina commerciale con interessi enormi dove lo spettacolo dei giochi passa quasi in secondo piano. Ma a riportarli in una dimensione umana, sul piano dei buoni sentimenti, ci pensa Muhammad Ali, il mitico e mai dimenticato Cassius Clay, oro nei pesi massimi nelle olimpiadi di Roma, che con mano lenta e tremante per il morbo di Parkinson, tra la commozione generale, accende il sacro fuoco Olimpico. I timori della vigilia, grazie anche alle ferree misure di sicurezza, erano svaniti. Anzi quell'apparente stato d'assedio si faceva sempre più insopportabile sia per i cittadini che per i turisti venuti a migliaia da tutto il mondo. Poi d'improvviso, un'evento oramai inaspettato, riporta l'America alla cruda realtà. Alle 1,20 del mattino del 28 Luglio mentre migliaia di persone si divertivano affollando l'immenso Centennary Olympic Park, al suono scatenato di un complesso rock, esplode una bomba dalla potenza devastante. Sul suolo rosso di sangue rimangono uccise due persone e ferite più o meno gravemente oltre cento! Di li a poco con il procedere della perquisizione ne verranno rinvenute altre tre pronte a esplodere. A nulla sono valse le precauzioni, stupidità e cattiveria umana anno trionfato ancora! Ma di li a poco l'eco dell'attentato si spegne, viene arrestato il presunto colpevole, i giochi possono finalmente continuare. L’eroe dei Giochi è stato il texano Michael Johnson che ha compiuto la storica impresa, di vincere nella stessa Olimpiade il titolo dei 400 metri e tre giorni dopo quello dei 200 metri. In quest’ultima gara, il ventinovenne texano ha stupito il mondo portando il record mondiale ad un incredibile 19 32. Per restare alla velocità, in precedenza era caduto anche il primato del mondo dei 100 metri riscritto dal canadese Donovan Bailey vincitore in 9' 84 davanti al Namibiano Frank Fredericks e alla stella di Trinidad Ato Boldon per i più veloci cento della storia dell’atletica. Anche Carl Lewis ha avuto il suo record tutto personale, a 35 anni ha saputo vincere la quarta medaglia d’oro consecutiva nel salto in lungo. Ai Giochi di Atlanta hanno partecipato 197 nazioni, un record assoluto. Era presente anche una rappresentanza della Palestina, mentre la squadra sudafricana sfilava dietro il nuovo vessillo della riunificazione razziale. E toccava proprio a uno sconosciuto sudafricano di colore Josia Thugware , vincere la più classica delle gare olimpiche, la maratona. Non mancano anche eroici e piccoli drammi personali. Come quello della piccola ginnasta statunitense Kerri Strug che, fratturatasi una caviglia alla conclusione del volteggio, è riuscita ugualmente a concludere l’esercizio contribuendo alla prima vittoria della squadra USA nella ginnastica.

    L'Italia partecipa con 347 atleti (105 donne), incassando una dietro l'altra le prime meritate e previste medaglie. Si inizia con l'argento di Pera nel doppio piattello e della squadra femminile di spada per arrivare alla medaglia di bronzo della squadra maschile di sciabola e del nuoto, i 200 metri dorso di Merisi. Ma arrivano anche le prime docce fredde, la più umiliante dalla nazionale Olimpica di Cesare Maldini. Tre partite bastano a infrangere i nostri sogni, prima la sconfitta con il Messico, poi la poco edificante partita contro il Ghana. Tutti a casa a testa bassa, non c'è nemmeno il tempo di piangere. Passa poco più che una settimana ed ecco affondare nella mediocrità anche il mitico settebello, come se non bastasse la nostra squadra di pallanuoto si arrende alla Croazia a dieci secondi dalla fine per un rigore. Ma complessivamente per l'Italia le cose si mettono bene, tanto che al nostro attivo abbiamo a questo punto ben sette medaglie d'oro, cinque d'argento e sei di bronzo! Le perle arriveranno di li a poco. Come dimenticare l'oro agli anelli di Yuri Chechi ottenuta con la forza di un gigante e la grazia di un'Angelo, oppure la splendida affermazione di Paola Pezzo con la mountain bike, ancora negli occhi di tutti l'immagine di lei che si segna tirando su la lampo della sua tuta. E poi gli ori di Roberto di donna nel tiro a segno con la pistola, nel tiro al volo con E. Falco, nel fioretto a squadre Vezzani, Trillini, Bartolozzi, Borella, nella spada a squadre maschili con Como, Mazzoni, Randazzo, di Antonio Rossi nella canoa K1 e di Rossi, Scarpa nella canoa K2. Come cancellare poi il ricordo degli ori nella disciplina ciclistica a inseguimento con Collinelli per gli uomini e con la Bellutti nelle donne, oppure nella corsa a punti con Martinello. Per finire l'oro nel canottaggio doppio con D. Tiziano e A. Abbagnale

    SYDNEY 2000 (15 Settembre – 1 Ottobre)


    STORIA DELLE OLIMPIADI

    I Giochi rinacquero nel 1896 per iniziativa del barone parigino PIERRE FREDI DE

    COUBERTIN (Un primo, sfortunato tentativo, era stato promosso dal mecenate

    greco Zapas nel 1859, ma non fu coronato da successo).

    DE COUBERTIN non era un uomo qualunque, ma un grande umanista fortemente

    impegnato a risolvere i problemi sociali del tempo (molto inquieti), sensibile

    soprattutto - lui pedagogista all'Accademia di Francia - a quelli giovanili.

    Abbandonò il prestigioso insegnamento e si dedicò interamente all'educazione

    sportiva, sostenendo che lo sport era il miglior rimedio contro i pericoli di

    corruzione, sedentarismo, depravazione, pigrizia mentale e fisica dei giovani.

    Il 25 novembre del 1894 intervenne alla Sorbona in un congresso internazionale

    di organizzazioni sportive convocato a Parigi. Il suo discorso conquistò i

    rappresentanti delle 12 nazioni intervenute che votarono all'unanimità la

    rinascita delle Olimpiadi. Costituirono il comitato internazionale olimpico

    (CIO), e la prima manifestazione fu deciso che si sarebbe svolta ad Atene.

    Nel 1896, era il 6 Aprile, all'inaugurazione dei giochi, fu per la prima volta

    eseguito anche un inno espressamente commissionato al poeta Costis Palamas e al

    musicista Spirou Samara, entrambi di nazionalità greca. L'inno con una strofa

    invocava lo "Spirito antico ed eterno, creatore della bellezza, della grandezza

    e della verità, discendi in mezzo a noi, brilla come la luce nella gloria della

    terra e del cielo...", cadde poi in disuso e, di Olimpiade in Olimpiade, ogni

    paese provvide a farne comporre o rielaborare uno per conto proprio. Così furono

    eseguiti tra gli altri, gli inni dello svedese Alexanderson, di Albert Thomas,

    di Ricard Strauss, di Roger Quilter del dodecaforista Michael Spisa, di Domenico

    Fantini. Da Tokio (1964) in avanti è stato ripristinato l'inno di Palamas e

    Samara.

    Ai primi giochi di Atene del 1896 erano presenti 13 nazioni e 285 concorrenti.

    Dieci i giochi di gara e nove gli sport in programma: atletica leggera, nuoto,

    canottaggio, scherma, ginnastica, lotta, pugilato, sollevamento pesi, ciclismo,

    tennis (le gare di canottaggio, non ebbero luogo per mancanza di iscrizioni).

    Nel 1904 fu la volta delle olimpiadi di St. Louis (dal 14 maggio al 18 novembre)

    caratterizzate da una abnorme proliferazione di gare (390, ma solo 58 quelle

    ufficiali). Una edizione non ufficiale dei giochi ebbe luogo nel 1906 ad Atene

    per celebrare il decimo anniversario della restaurazione delle gare olimpiche. I

    giochi del 1908, assegnati in un primo tempo a Roma, furono poi spostati a

    Londra per l'impossibilità del Comitato Olimpico Italiano di organizzarli. Il

    programma a Londra si allargò fino a 21 sport, il successo fu notevole: più di

    2000 concorrenti, di cui 36 donne, per 22 Paesi.

    Seguirono quelle di Stoccolma nel 1912. Nel 1916 i giochi che avrebbero dovuto

    svolgersi a Berlino non furono disputati per la guerra. Ripresero ad Anversa nel

    1920 e a questi la Germania non fu invitata. Nel 1924 a Parigi concorsero 300

    atleti fra cui 136 donne, in 19 sport. Ad Amsterdam nel 1928 la Germania fu

    riammessa alle olimpiadi, e fu introdotta la simbolica fiaccola olimpica; ma la

    durata dei giochi fu limitata a 2 settimane. Per la prima volta furono ammesse

    anche le donne per partecipare alle gare di atletica leggera. Le olimpiadi Los

    Angeles del 1932 videro per la prima volta molti atleti di colore nelle prove di

    atletica. E proprio un' atleta americano con la vincita delle sue 4 medaglie

    d'oro fu il grande protagonista dei successivi giochi di Berlino (1936).

    Helsinki si offrì di ospitare le olimpiadi del 1940 che però purtroppo non

    furono disputate per la guerra; e non ci furono nemmeno quelle del 1944 che si

    sarebbero dovute svolgere a Londra, che si svolsero poi nel 1948.

    Con la ripresa dei giochi nel 1896 era nato anche Il CIO, di cui Pierre De

    Coubertin fu il fondatore nonchè il primo presidente. E' l'organismo cui compete

    la direzione del movimento olimpico e la regolamentazione dei giochi nel mondo

    intero, la scelta delle città che organizzano quadriennalmente i giochi,

    l'approntamento e l'aggiornamento dei programmi di gare. Il CIO ha sede a

    Losanna. Ad esso aderiscono 26 federazioni internazionali in rappresentanza di

    altrettanti sport olimpici, più oltre 6 federazioni riconosciute, i cui sport

    non fanno peraltro parte del programma dei giochi olimpici.



    De Coubertin rilanciando l'idea, nel suo discorso alla Sorbona fra l'altro disse

    "......I Giochi sono la sede ideale di puro agonismo, di incontro fraterno tra

    tutti i popoli. IL LIBERO SCAMBIO DEL FUTURO, consisterà nell'invio dei nostri

    atleti in tutti i Paesi del mondo dove verranno organizzate gare...... Il

    giorno in cui questo libero scambio sarà accettato dall'Europa e dal mondo, un

    grande passo sarà stato fatto per la causa della pace":

    Queste parole erano state dette e scritte già 27 secoli prima (come leggeremo

    più avanti) e nella sostanza, erano nel

    puro, nel bello, nel sano, nel giovevole e nel libero spirito degli

    .....ateniesi.

    Rientriamo nella nostra Storia, e andiamo a leggere cosa dicevano in tempi più

    recenti. Il testo è una Storia dell'Antica Grecia, tre tomi di William

    Robertson. Sec. XVII, (inglese !!! - "In Italia preferiscono non fare sapere

    agli Italiani ...... il puro, il bello, il salubre, il sano, il giovevole, e

    libero spirito....... Sono infatti pochi i libri come questo e che accennano a

    queste cose" (cioè allo "sport", un termine che allora non esisteva ancora).

    "Sport" è un termine inglese il cui attuale significato risale alla seconda metà

    del XIX secolo. Indica propriamente "divertimento". La parola ha origine dal

    francese antico "desport" e cioè "disporto, svago".

    Altra curiosità: L' emblema olimpico è costituito da 5 anelli rappresentanti i

    cinque continenti ( blu: Europa, giallo: Asia, nero: Africa, verde: Oceania;

    rosso: America ), e dal motto: " Citius, Altius, Fortius ".

    La bandiera olimpica, bianca, recante gli anelli e il motto, è stata adottata

    per la prima volta ai giochi di Anversa nel 1920.
     
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    XXVII olimpiade 15 settembre - 1 ottobre

    "Avete donato al mondo i migliori Giochi Olimpici della storia." Queste le entusiaste parole con cui ha commentato l'evento il presidente del CIO Juan Antonio Samaranch.

    Ed a piena ragione possono essere da tutti sottoscritte, per l'esempio di grande organizzazione ed efficienza, oltre che per le strutture all'avanguardia che hanno ospitato i giochi.
    Una salutare ventata per le olimpiadi dopo le accese critiche della manifestazione di Atlanta. 6.700.000 i biglietti venduti ad un pubblico elettrizzato.

    10305 gli atleti pervenuti da 202 nazioni differenti, 37 gli sport in programma per un totale di 300 gare in programma tra cui diverse new entry: trampolino elastico, taekwondo, tuffo sincronizzato e l'accesso delle donne al pentathlon, salto con l’asta, pallanuoto e sollevamento pesi.

    Rigidi i controlli antidoping (3600 test effettuati) che ridistribuiscono ben 5 medaglie. Grandi protagonisti gli USA che, di ori, ne porteranno a casa ben 39, seguiti dalla Russia con 32, Cina con 28, Australia e Francia 13


    Atene2004

    XXVIII olimpiade 13 settembre - 29 settembre

    Sono state le olimpiadi del "ritorno a casa", dopo oltre un secolo, dei Giochi olimpici. Ma sono state anche le olimpiadi delle polemiche, prima e durante il loro svolgimento.
    Polemiche per i ritardi nella realizzazione delle opere, polemiche per la correttezza in alcuni arbitraggi, polemiche per i numerosi casi di doping.

    Ma sono stante anche delle olimpiadi spettacolari nella presentazione e nella scenografia, al pari dei risultati ottenuti dagli atleti azzurri molti dei quali veri veterani dell'olimpiade. Fra tutti Jury Chechi (bronzo agli anelli) ed il team Antonio Rossi e Beniamino Bomi, (argento nel K2 1000 metri).

    Olimpiadi funestate dall'uccisione del giornalista Italiano Enzo Baldoni, ostaggio in Iraq, proprio alla vigilia della partita di calcio Italia-Iraq


    Pechino 2008

    Il logo ufficiale delle Olimpiadi è Dancing Beijing ed è l’ideogramma stilizzato della parola jing (capitate in cinese). Le mascotte sono cinque Fuwa, bambole della fortuna cinesi, che rappresentano un elemento caratteristico della cultura cinese.

    Discipline di Pechino 2008
    28 sono le discipline delle Olimpiadi di Pechino 2008. Per la prima volta ci sarà la disciplina ciclistica della BMX e le donne gareggieranno nei 3000 siepi.


    Londra 2012

    Non solo Sport, ecco le olimpiadi delle meraviglie

    Le Olimpiadi di Londra 2012 non rappresenteranno soltanto un grande evento sportivo. L’Arts Council ha stanziato circa 8 milioni di dollari destinati a stravaganti e curiosi progetti di 12 selezionatissimi artisti che animeranno le giornate dei giochi olimpici. E questo non sarà l’unica proposta che avvicinerà l’arte allo sport e desterà la curiosità di milioni di spettatori. Chi infatti ama le utopie architettoniche che potrebbero diventare realtà, resterà sicuramente affascinato dalla specialissima NUVOLA, l’istallazione artistico – hitech presentata da un folto gruppo di architetti di varie nazionalità e con un’anima tutta tricolore grazie al contributo di Umberto Eco e Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del MIT di Boston.

    Il progetto prevede la costruzione di due torri in maglia di metallo su cui saranno sospese una miriade di bolle trasparenti realizzate in EFTE, un materiale di nuova generazione.

    Le bolle di THE CLOUD saranno dotate di pixel digitali, come schermi 3D,dove saranno proiettate informazioni e giochi di luce , si potrà salire in cima ed osservare il panorama dominando lo stadio sottostante. Per la sicurezza, sono stati adottati sistemi anti- sismici giapponesi e per l’alimentazione ecco pannelli solari che la rendono autonoma e indipendente. All’origine dell’idea vi è una richiesta di Boris Johnson, sindaco di Londra, perché si presentassero progetti spettacolari per la capitale inglese. E l’immediata risposta è stata questa nuova forma di espressione collettiva che si pone l’obiettivo di collegare non solo i partecipanti ai giochi olimpici, ma il mondo intero.

    La vita della struttura inizialmente sarà di quattro anni, periodo compreso tra i Giochi Olimpici di Londra e quelli di Rio de Janeiro del 2016, con la speranza però che l’edificio diventi eterno proprio come successe con il London Eye. Il progetto, ancora in attesa di approvazione da parte del Governo londinese, ha necessità di raccogliere fondi poiché la realizzazione di quest’opera grandiosa, potrebbe avere un costo variabile da 5 a 50 milioni di sterline. Per questo è stato creato un sito che raccoglie FONDI : chiunque voglia che questa utopia diventi realtà, insomma, si faccia avanti.
     
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  14. gheagabry
     
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    BERLINO 1936









    L’1 agosto 1936 ci fu la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Berlino, nella Germania nazista, le ultime prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale. Furono le Olimpiadi di Hitler, quelle delle svastiche negli stadi e quelle in cui l’americano Jesse Owens vinse quattro medaglie d’oro. Le Olimpiadi di Berlino del 1936 furono organizzate come una grande celebrazione del regime nazista. Miliardi di marchi dell’epoca vennero spesi per creare o ristrutturare stadi e palazzi e mettere in piedi colossali coreografie che mostrassero la potenza della Germania: il successo sportivo alle Olimpiadi sarebbe servito alla propaganda per confermare le tesi naziste sulla superiorità della razza ariana. La Germania, alla fine, vinse 89 medaglie di cui 33 d’oro, battendo gli Stati Uniti, che ne vinsero in tutto 56 (24 ori), e l’Ungheria che vinse 16 medaglie in tutto e 10 ori, due in più di quelli che vinse l’Italia, che ottenne in tutto 22 medaglie.









    In molti, negli Stati Uniti, avevano chiesto di boicottare le Olimpiadi naziste per ragioni politiche – nel 1935 erano state approvate le leggi razziali e agli eventi delle Olimpiadi non erano ammessi gli ebrei: il boicottaggio non ebbe successo ma molti giornali internazionali furono parecchio critici con Hitler e il suo regime, e scrissero molto dei successi degli atleti afroamericani della squadra degli Stati Uniti, tra cui Jesse Owens. Il 3 agosto Owens vinse la gara dei 100 metri, il 4 agosto il salto in lungo, il 5 agosto i 200 metri e infine, il 9 agosto, la staffetta 4×100 metri, a cui partecipò dopo che la squadra americana decise di non far gareggiare due atleti ebrei a causa delle pressioni dei nazisti. Secondo la leggenda, dopo la vittoria di Owens nei cento metri Adolf Hitler abbandonò lo stadio infuriato senza stringergli la mano: in realtà il primo giorno di gare Hitler non strinse la mano a nessun atleta che non fosse tedesco, e dopo essere stato ripreso dal Comitato Olimpico, che disse che la nazione ospitante i giochi doveva essere neutrale, non strinse la mano più a nessuno.
    Due paesi si rifiutarono di partecipare alle Olimpiadi del 1936: la Spagna e l’Unione Sovietica. Il governo spagnolo del Fronte Popolare organizzò una contro-olimpiade come evento parallelo: la cosiddetta Olimpiade Popolare di Barcellona. Il programma dei giochi prevedeva anche gare di scacchi e competizioni di danze popolari, musica e teatro; gli atleti iscritti furono 6.000 da 22 paesi diversi, la maggior parte dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, dai Paesi Bassi, dal Belgio, dalla Cecoslovacchia, dalla Danimarca, dalla Norvegia, dalla Svezia e dall’Algeria, che allora faceva parte della Francia. Le squadre italiana e tedesca erano formate da atleti in esilio a causa dei regimi di Mussolini e Hitler. Purtroppo, a causa della Guerra civile spagnola (luglio 1936 – aprile 1939) in cui il Fronte Popolare combatté con i fascisti di Francisco Franco, l’Olimpiade Popolare non poté svolgersi.










    L'atleta Trebisonda Valla, detta Ondina, che vinse la medaglia d'oro negli 80 metri a ostacoli
    alle Olimpiadi di Berlino del 1936: fu la prima donna italiana a vincere un titolo olimpico.
    (ANSA/ARCHVIO)

    Le Olimpiadi del 1936 furono anche quelle in cui furono aggiunte le prove di canoa, di pallamano, di basket (che dalle Olimpiadi di 1904 non si svolgeva) e di baseball, anche se solo a livello dimostrativo. Un’altra ragione per cui si ricordano le Olimpiadi di Berlino è che durante la manifestazione la regista tedesca Leni Riefenstahl girò Olympia, uno dei film più famosi tra quelli dedicati allo sport: Riefenstahl impiegò quasi due anni di lavoro per selezionare e montare le scene del film, dopo aver riguardato più di 400mila metri di pellicola.

    Leni Riefenstahl: Olympia - Festival of Beauty (1936)






    Pubblicato il 27 nov 2013
    Olympia is a 1938 German documentary film written, directed and produced by Leni Riefenstahl, documenting the 1936 Summer Olympics, held in the Olympic Stadium in Berlin, Germany. The film was released in two parts: Olympia 1.


    (AP Photo/Staff), www.ilpost.it
     
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