i bimbi crescono..aiutiamoli

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Lussy60
     
    .
    Avatar

    Millennium Member

    Group
    Administrator
    Posts
    112,793
    Location
    Milano

    Status
    Offline


    Autonomia dei figli: come aiutare i bambini a diventare grandi


    19-300x96

    Parlando di “autonomia” dei bimbi ci sentiamo spesso padroni della definizione; in realtà definire le autonomie dei nostri cuccioli è compito arduo, non solo per i cambiamenti nel tempo in rapporto all’età evolutiva ma anche per un’oggettiva difficoltà ad individuare caratteristiche e peculiarità globali per una meta che rimane molto soggettiva.

    Dunque il concetto di autonomia è personale e si perfeziona grazie al background educativo e culturale del bambino in relazione al contesto familiare in cui vive.

    Il concetto di autonomia che arriva al bambino molto dipende dal modo in cui il genitore lo percepisce, per cui un genitore indipendente, fiducioso e sicuro sarà più propenso a concedere libertà di sperimentare al figlio, mentre un genitore insicuro, timoroso e dubbioso verso i terzi sarà più restio a diminuire l’attività di controllo sul figlio.

    Indubbiamente nella società di oggi assistiamo ad un aumento di pericoli che potenzialmente potrebbero investire i nostri figli. I genitori sono apprensivi perché coscienti delle crescenti paure.

    Basti pensare all’aumento della diffusione della delinquenza nelle metropoli; un tempo si giocava nei cortili, luoghi in cui il bambino si metteva a confronto con i pari, sperimentando le proprie autonomie lontano dall’occhio vigile della madre che spesso rimaneva in casa….quanti bambini hanno ora la possibilità di farlo?



    Ma allora cosa vuol dire autonomia del bambino, e sopratutto quando è il momento di renderlo autonomo?

    Autonomia vuol dire lasciare che il bruco costruisca il suo bozzolo, che lo rompa e che la farfalla che ne esce sia libera di volare….

    Autonomia vuol dire lasciare che i nostri figli crescano….132-202x300

    …e questo accade fin dal primo momento di vita fuori dall’utero della mamma, quando avviene il primo distacco, quando iniziano per la prima volta a respirare autonomamente.

    Un genitore di un bimbo di pochi mesi penserà all’autonomia del proprio figlio quando questi raggiungerà alcuni obiettivi molto pratici come: mangiare e bere da solo, addormentarsi anche senza la rituale presenza del genitore, staccarsi dal seno materno (poiché oltre ad alimentazione il seno costituisce un legame di continuità tra madre e figlio), essere in grado di giocare in una stanza anche da solo e non con la presenza costante di un adulto ecc…

    La conquista di queste autonomie costituisce un successo per i genitori, per i bambini sono affermazioni di sè, cui si arriva non senza dolore, poiché ogni distacco, allontanamento dalla “base” (il genitore) comporta affrontare incognite e ciò che non conosciamo è normale che ci spaventi.

    In questo percorso di crescita del bambino, un caposaldo deve essere irremovibile e cioè che la mamma (o il papà) sono sì il nostro punto di partenza, la nostra provenienza, ma sono anche una base solida cui ritornare. Il bambino deve riuscire a capire che può permettersi di sperimentare di esplorare perché sa che quando vuol far marcia indietro, troverà sempre le braccia dei genitori pronti ad accoglierlo. Ciò andrà a rafforzare le sue sicurezze, la sua coscienza del sè, la fiducia nell’adulto, step necessari per progredire nell’esplorazione del mondo.

    Affrontando nuove esperienze, le incognite, il bimbo potrà sentirsi impaurito ed userà gli strumenti a sua disposizione (il pianto, l’urlo) per richiamare l’attenzione dell’adulto ed essere da lui consolato.

    Ovviamente questi progressi vanno incentivati senza caricare il bambino di ansie per il mantenimento di prestazioni standard, ricordiamoci che ciascun bambino ha i suoi tempi che possono essere dilatati o contratti a seconda delle proprie caratteristiche soggettive. Noi adulti possiamo aiutare i nostri bimbi rinnovando il nostro ruolo di contenitore affettivo e punto di riferimento…..”mamma e papà ci sono anche se Luca gioca nella sua stanza mentre mamma prepara il pranzo in cucina”…..

    Può essere utile, perché il bimbo si abitui a giocare da solo nella sua stanza, proporgli giochi di sua preferenza, sedersi dapprima vicino a lui, giocando non con lui ma con un altro gioco passandogli il messaggio della presenza del genitore senza che l’attenzione sia necessariamente catalizzata su di lui; poi si può andare in un’altra stanza, parlando col bimbo, facendo in modo che il suono della voce gli ricordi la presenza del genitore “non vedo la mamma ma la sento, per cui c’è”.

    Una costante che non dovrebbe mai mancare nel genitore è l’incoraggiamento. Un atteggiamento propositivo, producente, positivo incoraggia e dunque aumenta la fiducia del bimbo e lo sostiene verso nuove esplorazioni. Succede anche per noi .jpgadulti la stessa cosa, quando abbiamo dei sostenitori, siamo più decisi nel perseverare nelle nostre azioni. E’ un pò quello che succede alle squadre di calcio che giocano in uno stadio, incalzati dai tifosi che innalzano cori di incoraggiamento. Ad un figlio che non riesce a costruire una torre usando le costruzioni, non dobbiamo sostituirci e costruirla noi, ma incoraggiamola a fare una costruzione di altro tipo, magari più bassa, con una base più solida, che sia alla sua portata nel tentativo di riuscita

     
    Top
    .
26 replies since 3/10/2011, 20:23   1552 views
  Share  
.