QUENTIN TARANTINO

regista e attore statunitense

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    Quentin Tarantino











    « Il mio cinema o si ama o si odia. »
    (Quentin Tarantino al momento dell'assegnazione della Palma d'oro per il suo famoso film: Pulp Fiction)

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    Quentin Jerome Tarantino(Knoxville, 27 marzo 1963) è un regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense. Tarantino è particolarmente celebre per la sua cinefilia quasi maniacale; proprio per questa sua grande cultura ottenne il posto di lavoro presso un videonoleggio a Los Angeles, California, il Manhattan Beach Video Archives, cultura orientata in special modo ai film di serie B, all'exploitation e ad altri generi quasi sconosciuti, che certo hanno influenzato pesantemente il suo stile.

    Nelle sue opere non si contano le citazioni, gli omaggi e i riferimenti più o meno velati (è un fervente ammiratore, in particolar modo, del cinema italiano, da Sergio Leone all'horror di Argento al poliziottesco), come d'altronde ammise lui stesso citando un famoso aforisma di Igor Stravinskij, in risposta ad accuse di plagio: "I grandi artisti non copiano, rubano".

    Con il film Pulp Fiction vince la Palma d'oro al Festival di Cannes e conquista sette nomination agli Oscar, ottenendo la statuetta per la miglior sceneggiatura insieme a Roger Avary, ex-collega al videonoleggio, con il quale firma le sue prime sceneggiature.

    Dotato di uno stile da molti considerato eccessivo e violento, è al tempo stesso celebre per alcune caratteristiche dei suoi film (da una larga fetta di pubblico considerati veri e propri cult, talvolta definiti tali prima ancora di uscire nelle sale), in particolare per i dialoghi, spesso al limite del delirante.

    A settembre 2010 è presidente della Giuria internazionale del Concorso della 67ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.






    Biografia






    Le origini

    Quentin Tarantino nasce a Knoxville, Tennessee, il 27 marzo del 1963. La madre, Connie McHugh, è un'infermiera statunitense di 16 anni, di origini irlandesi e Cherokee; il padre, Tony Tarantino, che Quentin non ha mai conosciuto perché la madre si separa da lui mentre è ancora incinta, è attore di poco talento nato e cresciuto a New York da una coppia di immigrati italiani originari di Napoli, esperto di arti marziali e con la passione per i film western. Due anni dopo la nascita del figlio, Connie sposa il musicista Curt Zastoupil, padre adottivo con il quale il giovane Quentin stringe un forte legame.

    Fra l'altro, sarà proprio con il padre adottivo che Tarantino andrà a vedere al cinema, l'unico film che lo ha fatto spaventare in vita sua: Bambi. All'età di 6 anni, dopo avere visto questo cartone animato, il regista ha affermato di aver pianto per ore e ore.

    Nel 1971, la famiglia trasloca a El Segundo, nell'area di South Bay di Los Angeles, dove Quentin frequenta la Hawthorne Christian School. Due anni dopo la madre divorzia dal patrigno. Qui si appassiona degli spaghetti-western, diventando grande fan di Sergio Leone.

    Nel 1977, a soli 14 anni, Tarantino scrive la sua prima sceneggiatura, Captain Peachfuzz and the Anchovy Bandit. Nel frattempo è passato alla Narbonne High School di Harbor City, California, che però abbandona presto per iniziare a lavorare come maschera al Pussycat, un cinema porno di Torrance. Nel 1981 inizia a prendere lezioni di recitazione entrando a far parte della Theatre Company di James Best.

    Nel 1983 lavora per qualche tempo per il nuovo patrigno, Jan Bohusch, affittando stand alle fiere; l'anno successivo passa all'impiego (prima saltuario, poi fisso) presso il videonoleggio Manhattan Beach Video Archives, nell'area di Manhattan Beach a Los Angeles, dove stringe una grande amicizia con molti colleghi e soprattutto con Roger Avary, con il quale spesso collaborerà durante la sua successiva carriera cinematografica.

    Continua a studiare recitazione presso lo Actors' Shelter di Allen Garfield, a Beverly Hills, ma i suoi interessi si spostano gradualmente dalla recitazione alla scrittura di sceneggiature e alla regia. Con i suoi colleghi di lavoro, trascorre il tempo parlando di film e fornendo consigli ai clienti, tra i quali spicca il futuro attore Danny Strong, anch'esso nato e residente a Manhattan Beach.



    My Best Friend's Birthday

    Ancora ragazzo, Tarantino va a lavorare ai Video Archives del suo paese, una videoteca. Riguardo questa fase della sua vita, il regista ci tiene a specificare che: «Non sono diventato un cinefilo perché lavoravo lì, è il contrario: mi hanno preso a lavorare in quel posto perché ero molto appassionato di cinema e sapevo tutto sull'argomento».

    Nel 1986, mentre ancora lavora ai Video Archives, Tarantino tenta per la prima volta di vestire i panni del regista iniziando a girare un film che avrebbe dovuto intitolarsi My Best Friend's Birthday, su una sceneggiatura scritta dallo stesso Tarantino insieme all'amico e collega Craig Hamann. Tutti i membri del cast e della troupe sono anch'essi dipendenti dei Video Archivies, e partecipano al progetto finanziandolo con 6.000 dollari, detratti dai loro stipendi (all'epoca circa 7 dollari all'ora).

    Le riprese vengono fatte su una pellicola 16 mm in bianco e nero, usando come location vecchi bar abbandonati e la casa della madre di Tarantino. La realizzazione del film, rallentata da numerosi contrattempi, si protrae per ben tre anni, e naufraga definitivamente quando parte della pellicola girata viene distrutta per un errore del laboratorio di sviluppo. Il film è oggi visibile su YouTube e scaricabile con eMule, nella versione di 32 minuti.

    Molti dei personaggi e delle situazioni di My Best Friend's Birthday saranno però ripresi da Tarantino nelle sue sceneggiature successive. Il personaggio di Clarence tornò infatti alla ribalta nel 1993 in Una vita al massimo (diretto da Tony Scott), e al suo primo esordio alla regia, con Le iene, Tarantino rimase indeciso sino all'ultimo sull'utilizzare o meno una canzone della colonna sonora che era già stata utilizzata (senza i diritti d'autore) in My Best Friend's Birthday.






    Le prime sceneggiature







    Tarantino ottiene per la prima volta un grande successo vendendo per 50.000$ la sceneggiatura di Una vita al massimo (True Romance), scritta nel 1987 insieme a Roger Avary, dalla quale viene realizzato nel 1993 un film con Patricia Arquette e Christian Slater, per la regia di Tony Scott.

    Nel 1989 scrive la sceneggiatura originale di Assassini nati (Natural Born Killers), venduta per 400.000$, portata sul grande schermo nel 1994 da Oliver Stone, con il quale Tarantino avrà una violenta lite per gli eccessivi rimaneggiamenti fatti alla sua versione della storia, specialmente nel finale. A causa di tali divergenze, chiede in seguito di essere rimosso dai crediti del film, apparendo solo come autore del soggetto.

    Nel 1990 scrive Dal tramonto all'alba (From Dusk Till Dawn), poi diretto nel 1995 da Robert Rodriguez, nel quale Tarantino avrà anche un ruolo da attore, al fianco di George Clooney.

    Comincia a lavorare come script doctor, revisionando sceneggiature di diversi film, tra i quali Le mani della notte (Past Midnight), per il quale figura anche come produttore associato.











    Le iene






    La vendita delle sue prime opere lo mette sotto la luce dei riflettori. Ad un party ad Hollywood incontra il produttore Lawrence Bender, che incoraggia il nostro Quentin Tarantino nel continuare a scrivere sceneggiature. Il risultato di quell'incontro è Le iene (Reservoir Dogs).

    La sceneggiatura scritta da Tarantino ed Avary viene letta dal regista Monte Hellman, che lo aiuta a trovare finanziamenti dalla Live Entertainment e ad assicurarsi la regia del film.

    La pellicola viene girata in sole 5 settimane nell'estate del 1991, dopo che Tarantino è stato ammesso al workshop del Sundance Film Institute di Robert Redford, e poi viene presentata al Sundance Film Festival, a quello di Montreal e a quello di Toronto, riscuotendo ovunque un grande successo di pubblico e critica.

    Ne viene fuori un film originale, cinico e sanguinoso, dal quale traspare in modo evidente la cinefilia del regista (elemento che sarebbe poi diventato un suo marchio di fabbrica). Il lungo dialogo con cui si apre il film è già estremamente tarantiniano. Nel film sono già presenti alcune peculiarità del cinema di Tarantino: l'uso disinvolto della tecnica del flashback, l'ambiguità morale dei personaggi, i dialoghi barocchi dalle oscenità elaborate e dallo humour devastante, le scene violente spesso più suggerite che mostrate (sequenza della tortura del poliziotto in ostaggio).






    Pulp Fiction






    Il successo di Le iene porta Tarantino alle attenzioni dei produttori di Hollywood; gli vengono offerti numerosi progetti, tra i quali Speed e Men In Black. Tarantino, invece, preferisce ritirarsi ad Amsterdam per lavorare alla sceneggiatura di Pulp Fiction.

    Il successo della seconda pellicola è ancora più eclatante del debutto: il film si aggiudica la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1994 e alla cerimonia degli Oscar 1995 vince la statuetta per la "miglior sceneggiatura originale" (anche questa volta scritta insieme a Roger Avary), ricevendo anche la nomination come "miglior film". È una rivoluzione per il cinema indipendente.

    Pulp Fiction è un film dalla trama complicata, frutto dell'intreccio di storie diverse ed apparentemente scollegate, rimescolate dall'autore con numerose prolessi ed analessi, simile nella brutalità al precedente. Nel cast, ricchissimo di talenti, numerose sono le grandi prove acclamate dalla critica; viene in particolare rilanciata la carriera di John Travolta grazie alla sua interpretazione del gangster pulp Vincent Vega, soprattutto grazie all'ormai famosa scena del ballo al locale Jack Rabbit Slim's, nella quale Travolta torna a danzare sul grande schermo ad anni di distanza dai musical che lo hanno reso celebre.

    Fra gli altri attori celebri che parteciparono alla pellicola si contano Harvey Keitel, Uma Thurman, Samuel L. Jackson, Tim Roth, Christopher Walken, Ving Rhames, Rosanna Arquette e Bruce Willis.











    E.R., Killing Zoe, Mister Destiny e Four Rooms






    Dopo il successo di Pulp Fiction, il 1994 e il 1995 sono due anni intensi e pieni di impegni per Tarantino.

    Nel 1994 dirige un episodio della celebre serie televisiva E.R. - Medici in prima linea, intitolato Maternità, e produce Killing Zoe, thriller pulp violento, scritto e diretto da Roger Avary, girato in soli cinque giorni.

    Nel 1995 interpreta il suo primo e unico film come attore protagonista, Mister Destiny (Destiny Turns on the Radio) e fa una piccola parte in Desperado di Robert Rodriguez, grande amico e compagno di studi al Sundance Film Institute.

    Successivamente sceglie tra i suoi ex-"compagni di classe" al Sundance Film Institute tre registi: oltre Rodriguez, Tarantino chiama Allison Anders e Alexandre Rockwell per girare Four Rooms, un film diviso in quattro episodi, ognuno scritto e diretto da un regista diverso, legati tra loro, come omaggio alla Nouvelle vague francese.

    L'uomo di Hollywood, l'episodio finale della pellicola, diretto da Tarantino, è ispirato ad una puntata della serie TV Alfred Hitchcock Presents, in onda nel 1960, intitolato L'uomo del Sud.

    Nonostante l'ambiziosità del progetto, Four Rooms non ottiene il successo sperato.






    Jackie Brown






    Dopo tre anni di pausa, nel 1997 dirige Jackie Brown, il suo primo film basato su una trama non originale, adattata dal romanzo Rum Punch di Elmore Leonard, uno degli scrittori preferiti del regista.

    Film inedito per Tarantino che, per le sue tinte soft, spiazza tutti alla sua uscita, non eccedendo in esibizionismi come le pellicole precedenti. Si tratta, inoltre, di un omaggio al genere cinematografico della blaxploitation, con una delle più famose interpreti del genere, Pam Grier, nel ruolo della protagonista; l'attrice, infatti, aveva recitato in numerosi film del genere negli anni settanta, e venne "ripescata" da Tarantino, suo grandissimo fan dell'epoca.

    Proprio per la sua atipicità, Jackie Brown alla sua uscita fu un insuccesso (incassa appena 39 milioni di dollari negli USA), ed è stato a lungo considerato come un passo falso di Tarantino); recentemente, però, sempre più critici hanno cominciato a rivalutare il terzo lungometraggio del regista statunitense che, seppur lontano dai suoi canoni estetici tipici, è un film ricco di stile, girato con una regia più classica e ricercata, e viene considerato da molti addirittura come il suo miglior film. Inoltre, il mensile Movie Insider lo ha inserito nell'elenco nei "100 film che meritano maggior amore".






    Kill Bill






    Dopo Jackie Brown, Tarantino si prende una lunga pausa come regista, ben sei anni. Nel frattempo, nel 1998 debutta a Broadway, nella commedia Wait Until Dark, e nel 2000 recita in un piccolo ruolo nel film Little Nicky - Un diavolo a Manhattan (Little Nicky) di Steven Brill. Nel 2002 fa un'apparizione nella serie televisiva Alias.

    Il nuovo progetto dovrebbe essere un film di guerra, Inglourious Bastards, invece il regista decide di posticipare la produzione per potersi dedicare ad un altro grande progetto, Kill Bill, "regalo di compleanno" per i 30 anni di Uma Thurman.

    In seguito ammette di avere rimandato la produzione della pellicola (uscita nel 2009, con il titolo di Inglourious Basterds), perché non riusciva a smettere di scrivere, ma sapeva di dovere eliminare alcune sottotrame affinché la storia funzionasse.

    Le riprese iniziano nel 2002 (avrebbero dovuto iniziare un anno prima, ma la gravidanza della Thurman fa slittare il piano di lavoro), e in corso di lavorazione sforano sia nel budget, che in lunghezza. La Miramax chiede a Tarantino di accorciare il film, ma il regista si oppone e preferisce dividerlo in due "volumi"; nascono così Kill Bill vol. 1 e Kill Bill vol. 2.

    L'opera è stilisticamente abbagliante, e derivativa rispetto alle fonti più disparate, dai film di kung fu di Hong Kong ai telefilm, dai revenge movies ai chambara agli spaghetti-western; può essere considerato come la summa artistica ed estetica di Tarantino, un complesso ed elaborato omaggio a tutti i suoi miti ed ispiratori.

    Nel 2004 torna al Festival di Cannes, questa volta come presidente della giuria, che premierà con la Palma d'oro il documentario di Michael Moore Fahrenheit 9/11. Kill Bill non è in concorso, ma viene proiettata la versione originale di oltre 3 ore.











    Sin City






    Per Kill Bill, il suo grande amico e collega Robert Rodriguez accetta di comporre alcune musiche per il simbolico compenso di 1 dollaro. Per la stessa cifra, Tarantino restituisce il favore girando una scena di Sin City, il film diretto da Rodriguez e Frank Miller, tratto dalla serie a fumetti di quest'ultimo.

    Tarantino, che figura come Special Guest Director, dirige la sequenza in macchina con Jackie Boy (Benicio Del Toro) dell'episodio Un'abbuffata di morte.






    CSI: Sepolto vivo






    Il 24 febbraio 2005 viene annunciato che Tarantino dirigerà l'episodio finale della quinta stagione della celebre serie televisiva CSI: Scena del crimine, di cui il regista è sempre stato un fan.

    A metà delle riprese gli autori si rendono conto di avere troppo materiale da inserire in un solo episodio, quindi per evitare di tagliare delle scene decidono di montare due episodi da 45 minuti l'uno. Sepolto vivo (titolo originale Grave Danger, 5x23), andato in onda negli Stati Uniti il 19 maggio e in Italia il 28 luglio, ottiene un numero record di telespettatori e venne accolta con entusiasmo sia dai fan che dai critici.

    L'episodio gira intorno ad una situazione molto simile ad una apparsa in Kill Bill vol. 2: l'agente Nick Stokes (George Eads) viene catturato e sepolto vivo in una bara di plexiglas mentre una webcam trasmette quello che accade in diretta al quartier generale della CSI - in Kill Bill, la Sposa (Uma Thurman) veniva anch'essa catturata e sepolta viva da Budd (Michael Madsen). Occorre però ricordare che Tarantino si è occupato solo della regia e non della sceneggiatura dell'episodio.






    Grindhouse






    Dopo il successo di Kill Bill, Tarantino, spronato dall'amico e pupillo Robert Rodriguez, decide di dare vita a un film horror in due episodi che riprende i fasti dei film che aveva amato durante l'adolescenza, l'estetica e le trame deliranti dell'exploitation ed effetti speciali volutamente grossolani. Il risultato è Grindhouse, un film diviso in due episodi: A prova di morte, con Kurt Russell, diretto da Tarantino, uno slasher che racconta la storia di un misogino schizofrenico che elimina le sue vittime prescelte a bordo di un'auto truccata e potentissima; Planet Terror, con Rose McGowan, diretto da Rodriguez, uno splatter narrante di un'epidemia in cui gli infetti divengono zombi.

    Nonostante le ottime aspettative per il film, la pellicola non ottiene il successo sperato, probabilmente per il fatto che l'intenzione dei registi era quella di ricreare l'atmosfera delle "grindhouse", i cinemini a basso costo dell'America anni settanta, che il pubblico non aveva apprezzato all'epoca ed era quasi impossibile che apprezzasse a trent'anni di distanza.

    Altro punto debole del film risulta l'impiego massiccio di effetti speciali in CG miranti a ricreare gli effetti speciali grossolani dei film di serie B d'exploitation. Questi infatti, insieme ad altre inezie, hanno scialacquato il denaro della Dimension Films di Rodriguez e della A Band Apart di Tarantino oltreché del produttore esecutivo Harvey Weinstein. Il punto debole è stato voler ricreare, con eccessivo spreco di capitali, dei film che venivano al contrario girati con budget ridotti all'osso e che, nonostante questo, ottenevano attenzione per la sensazionalizzazione della violenza e delle scene di sesso.

    Tarantino ha presentato comunque A prova di morte al Festival di Cannes del 2007.







    Quentin Tarantino e Robert Rodriguez







    Bastardi senza gloria







    Dopo Grindhouse Tarantino inizia a lavorare su un progetto di lunga data, intitolato Bastardi senza gloria, sul quale aveva cominciato a lavorare nei sei anni di pausa tra Jackie Brown e Kill Bill e che inizia a girare il 17 ottobre 2008. Nel cast del film si annoverano i nomi di Brad Pitt, Mélanie Laurent, Eli Roth e Diane Kruger.

    Il film viene presentato al festival di Cannes a maggio 2009 ed esce negli USA il 21 agosto dello stesso anno (in Italia e in gran parte d'Europa, invece l'uscita è scaglionata tra l'ultima settimana di agosto e le prime di ottobre), ottenendo un ottimo riscontro sotto il punto di vista degli incassi e della critica (sia ufficiale che quella del pubblico): si tratta tra l'altro del più grande successo commerciale di Tarantino, con oltre 313 milioni di dollari incassati in tutto il mondo.

    Il film ha ricevuto 8 nomination ai Premi Oscar 2010 (miglior film, regia, attore non protagonista, sceneggiatura originale, montaggio sonoro, montaggio, fotografia e sonoro), vincendo il premio per il miglior attore non protagonista Christoph Waltz.

    Per questa pellicola, inoltre, ottiene il trionfo ai Premi IOMA 2010, vincendo ben tre IOMA personali: miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura originale, ai quali si aggiungono i premi al film di miglior attore non protagonista (Christoph Waltz) e miglior montaggio.







    Quentin Tarantino e Diane Kruger







    Django Unchained






    Il nuovo progetto di Quentin Tarantino è Django Unchained, uno spaghetti western che trae ispirazione da Django (1966), il famoso film degli anni sessanta con protagonista Franco Nero.

    Secondo le prime indiscrezioni, il film racconterà la storia di uno schiavo liberato, Django, che diventa un cacciatore di taglie sotto la guida di un altro cacciatore di taglie tedesco, e dopo averlo aiutato in una missione, andrà a cercare sua moglie, schiava del crudele proprietario terriero Calvin Candie. Al momento le uniche presenze certe nel cast sono quelle dell'attore Christoph Waltz nei panni del dentista tedesco Dr. King Schulz diventato cacciatore di taglie, Samuel L. Jackson sarà Stephen, il capo degli schiavi della piantagione del perfido Candie, ed il ruolo da protagonista per la parte di Django era stato contattato Will Smith, poi Idris Elba, salvo infine passare ufficialmente nelle mani di Jamie Foxx, che pertanto sarà il protagonista del film. Per la parte del "villain" Calvin Candie è stato scelto Leonardo DiCaprio già precedentemente contattato dal regista per interpretare il ruolo di Hans Landa (andato poi a Waltz) in Bastardi senza gloria.

    La Weinstein Company ha annunciato la data di uscita ufficiale della pellicola il 25 dicembre 2012






    Progetti incompiuti






    Tra i progetti incompiuti che Tarantino ha più volte menzionato vi sono Vega Brothers, sui fratelli Vic e Vincent Vega (che appaiono rispettivamente in Le iene, interpretato da Michael Madsen, e Pulp Fiction, interpretato da John Travolta), e un film della serie di James Bond, di cui Tarantino è un fan, e del quale da tempo sogna di dirigere un episodio; si era offerto per Agente 007 - Casinò Royale uscito nel 2006, il primo con Daniel Craig nel ruolo di James Bond; nella pausa tra Grindhouse e Bastardi senza gloria si era poi detto interessato al remake di Le implacabili lame di rondine d'oro, una pellicola dei fratelli Shaw che Tarantino ha dichiarato di amare da sempre e che sogna di girare in mandarino con sottotitoli in inglese. A settembre 2007, Tarantino viene coinvolto nel progetto di Takashi Miike, Sukiyaki Western Django, una pellicola che unisce gli elementi del chambara movie e quelli dello spaghetti western. Prima di iniziare le riprese di Inglourious Basterds, diversi siti web avevano riportato la notizia secondo cui Tarantino stesse lavorando ad un biopic sul chitarrista Jimi Hendrix, fatto poi smentito dallo stesso Tarantino.











    Presentato da...






    Negli ultimi anni, Tarantino ha più volte usato la sua influenza a Hollywood per portare nel mercato occidentale film stranieri o piccole produzioni, affinché queste avessero una maggior diffusione di quella che altrimenti avrebbero avuto. Questi film solitamente vengono presentati nei trailer e sui poster con Presentato da Quentin Tarantino, per avere un maggior richiamo verso le platee.

    La prima pellicola è stata, nel 2001, il film di arti marziali di Hong Kong Iron Monkey, che incassò oltre 14 milioni di dollari negli Stati Uniti, sette volte tanto il suo budget iniziale, proprio grazie alla sponsorizzazione di Tarantino.

    Nel 2003 è produttore esecutivo di Il mio nome è Modesty di Scott Spiegel, trasposizione cinematografica delle avventure su romanzo dell'eroina Modesty Blaise. In Italia il film è uscito esclusivamente per il mercato DVD, nel maggio 2006.

    Nel 2004 convince la Miramax a distribuire negli USA e in Europa il film cinese di arti marziali Hero di Zhāng Yìmóu. Nella sua settimana di debutto il film si piazza al primo posto delle classifiche degli incassi, con oltre 53,5 milioni di dollari.

    Nel 2005 produce Hostel, horror/splatter violento e crudo del giovane regista Eli Roth. Il film, anche grazie alla presenza della frase Quentin Tarantino presenta, è subito un successo, incassando quasi 20 milioni di dollari solo nel primo week-end di programmazione negli Stati Uniti, e contiene diversi riferimenti, più o meno espliciti, ai film di Tarantino, in particolare a Pulp Fiction. Anche se figura solo come produttore, Tarantino avrebbe collaborato sia alla sceneggiatura che al montaggio della pellicola, secondo dichiarazioni dello stesso Roth.

    Nel 2007 è produttore esecutivo del sequel di Hostel, Hostel: Part II, sempre diretto da Roth. Per il film, il regista ha deciso di chiamare a partecipare una delle attrici del cinema italiano di genere da lui preferite, Edwige Fenech, ed uno dei registi italiani di genere da lui preferiti, Ruggero Deodato, per dei cameo nel film.






    Estetica e stile






    I film di Tarantino sono rinomati per i suoi dialoghi, per la violenza grafica, la cronologia sfasata e le ossessioni della cultura pop; alcuni elementi sono ricorrenti nelle sue opere.

    Proprio i dialoghi, brillantissimi, sempre sopra le righe, sono il suo "imprinting". Non a caso Tarantino è un fan dello scrittore americano Elmore Leonard, romanziere noir celebre per i dialoghi surreali e godibilissimi e per i suoi tanto minacciosi quanto stralunati personaggi.

    Non va dimenticato, inoltre, che Tarantino nasce proprio come sceneggiatore, avendo inventato soggetti portati sullo schermo da altri cineasti (due titoli su tutti: Una vita al massimo, diretto da Tony Scott, e Assassini nati, diretto da Oliver Stone).

    Alcune scene si ripetono simili in molte pellicole di Tarantino:

    Uno dei marchi di fabbrica di Tarantino è la ripresa dal bagagliaio o dal cofano della macchina (la "trunk shot"). La telecamera riprende la scena dall'interno, rivolta verso gli attori. Tale ripresa è stata usata in tutti i suoi film (Le iene, Pulp Fiction, Dal tramonto all'alba solo sceneggiatura, Jackie Brown, Kill Bill: volume 1, A prova di morte).
    Il mexican standoff è un'altra passione di Tarantino: si tratta di un "triello" nel quale tre personaggi armati di pistola si tengono sotto tiro l'un l'altro. L'origine della scena è il "triello" finale de Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone.
    Usa sempre una scena dove un personaggio è seguito dalla telecamera per un periodo abbastanza lungo, senza stacchi (in Grindhouse un piano sequenza dura quasi 15 minuti).
    Le inquadrature dei bagni sono numerose, e spesso vi prendono luogo scene importanti, come anche al ristorante (dove, per esempio, inizia Le iene, il suo primo film).
    La passione di Tarantino per i piedi femminili è nota e questa parte del corpo appare, in un modo o nell'altro, in tutti i suoi film. (Da ricordare, tra l'altro, il famigerato massaggio ai piedi di Mia in Pulp Fiction, Bastardi senza gloria).
    Conosciuto almeno quanto le sue opere per la sua parlantina senza freni e per la sua sterminata cinefilia enciclopedica, sia di film d'autore che popolare, Tarantino è famoso anche per il suo amore per i cereali da colazione, e molte delle sue realizzazioni ne mostrano diverse marche, vere o inventate. Marchi inventati come le sigarette Red Apple (un'altra costante dei film di Tarantino è il fumo: quasi tutti i suoi personaggi fumano, fatta eccezione per Beatrix Kiddo, la protagonista di Kill Bill, anche se il regista stesso non ha il vizio) o gli hamburger della "Big Kahuna" di Pulp Fiction appaiono in altri suoi film, tra i quali Grindhouse.

    Anche se molti dei suoi personaggi muoiono in maniera violenta e brutale, c'è sempre una sorta di giustificazione, almeno nella mente degli altri personaggi. Alcuni esempi: due delle vittime uccise brutalmente in Kill Bill erano un pedofilo ed uno stupratore; in Pulp Fiction, un personaggio spara ad un uomo che lo aveva stuprato; Mr. Blonde in Le iene viene ucciso subito dopo aver torturato un poliziotto, tagliandogli un orecchio.

    Inoltre, Tarantino è noto per le sue frequenti collaborazioni:






    Le influenze ed i miti







    Tarantino è noto per la sua cinefilia maniacale; anche grazie agli anni di lavoro in un videonoleggio, Tarantino ha sviluppato una strabiliante conoscenza enciclopedica di film e della storia del cinema.

    In particolar modo ha da sempre dimostrato una grandissima conoscenza di film stranieri, di genere e semisconosciuti. Si è sempre dichiarato un amante delle pellicole d'exploitation, del cinema d'azione di Hong Kong, degli spaghetti-western e delle commedie italiane, del poliziottesco, della nouvelle vague francese e del cinema britannico.

    Il suo amore per questi generi si rispecchia in molteplici vie nei suoi lavori: tutti i suoi film regolarmente riportano citazioni, dialoghi, omaggi e situazioni che rimandano a questi generi ed al loro stile. Riassumendo questa sua filosofia, una volta ha dichiarato: "Non sono mai andato ad una scuola di cinema; sono andato a vedere film."

    Tra i registi preferiti da Tarantino figurano molti italiani: Sergio Leone, Mario Bava, Fernando Di Leo, Sergio Corbucci, Lucio Fulci, Sergio Sollima, Enzo G. Castellari (dal titolo con il quale è noto negli USA il film di Castellari Quel maledetto treno blindato, Tarantino ha preso il nome per il suo Bastardi senza gloria), Michele Soavi, Antonio Margheriti (citato tra l'altro in Bastardi senza gloria stesso), Sergio Grieco (in Jackie Brown Robert De Niro e Samuel L. Jackson guardano in TV La belva col mitra, diretto proprio da Grieco), accanto a grandi nomi della storia del cinema internazionale come Brian De Palma (lui stesso definisce la sequenza dell'iniezione alla sposa per mano di Elle Driver, in Kill Bill, un "tocco alla Brian De Palma"), John Woo, Roger Corman, Jean-Luc Godard, Martin Scorsese, Jean-Pierre Melville, e molti autori semi-sconosciuti o dimenticati, come André De Toth, Monte Hellman, Jack Hill e molti altri. Tra i contemporanei, i registi che più apprezza sono David Fincher, Sofia Coppola (con la quale ha avuto una relazione), Luc Besson, Paul Thomas Anderson e naturalmente l'amico Robert Rodriguez, oltre al giapponese Takashi Miike, che, ha dichiarato lo stesso Tarantino, riesce continuamente a sorprenderlo.

    Nel 2002, in un sondaggio tra diversi registi della rivista Sight and Sound, Tarantino ha rivelato la lista dei suoi 11 film preferiti:

    Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone
    Un dollaro d'onore di Howard Hawks
    Taxi Driver di Martin Scorsese
    La signora del venerdì di Howard Hawks
    Rolling Thunder di John Flynn
    ...e tutti risero di Peter Bogdanovich
    La grande fuga di John Sturges
    Coffy di Jack Hill
    La vita è un sogno di Richard Linklater
    Cinque dita di violenza di Chang-hwa Jeong
    Hi Diddle Diddle di Andrew L. Stone
    Una precedente lista di 10 film che Tarantino aveva stilato qualche anno prima comprendeva anche Blow Out, I due volti della vendetta, Per qualche dollaro in più, Bande à part, All'ultimo respiro, Lo spione, La donna del bandito e Il lungo addio.

    Tra le pellicole di grande influenza, viene spesso citata Zombi di George A. Romero, ma anche Velluto blu di David Lynch: omaggi alla pellicola si possono riscontrare in Le iene, in cui la recisione dell'orecchio di Marvin Nash (Kirk Baltz) riporta naturalmente alla pellicola e in Jackie Brown, in cui il nome del personaggio interpretato da Chris Tucker è Beaumont, cioè il cognome del personaggio interpretato da Kyle MacLachlan in Velluto blu.

    In un'intervista del 2006 con la rivista online EW, ha rivelato la lista delle locandine cinematografiche da lui preferite: Coffy di Jack Hill, unico perché è "il" poster d'exploitation per eccellenza Dove osano le aquile di Brian G. Hutton, "splendidamente disegnato" Il buio oltre il sole di Jack Cardiff, Thriller - en grym film di Bo Arne Vibenius e Questo pazzo, pazzo, pazzo mondo di Stanley Kramer, splendidamente realizzato da Jack Davis.






    Critiche






    Critiche






    Tarantino è stato spesso al centro di alcune critiche e polemiche per il forte uso di epiteti razziali, o almeno ritenuti tali, nei suoi film, in particolar modo la parola "negro" (nigger) in Pulp Fiction, Una vita al massimo, Jackie Brown e Bastardi Senza Gloria. Tali critiche vennero mosse soprattutto dal regista afro-americano Spike Lee: in un'intervista rilasciata alla rivista Variety, Lee dichiarò: "Io non sono contro quella parola... e la uso, ma Quentin è infatuato con quella parola. Cosa vuole? Essere considerato un nero onorario?"

    Un esempio spesso citato è una scena di Pulp Fiction nella quale il personaggio di Jimmie Dimmick, interpretato per caso dallo stesso Tarantino, attacca Jules Winfield, interpretato da Samuel L. Jackson, che ha portato a casa sua il cadavere di un nero appena ucciso, facendogli notare che casa sua non è un "deposito di negri morti" ("dead nigger storage"), usando poi la parola numerose altre volte. Il fatto che Jimmie abbia una moglie di colore è stato anche questo visto come un insulto, soprattutto da Spike Lee. Lee fa diretto riferimento a questo particolare nella sua pellicola Bamboozled quando il personaggio di Thomas Dunwitty afferma: "Per favore non offenderti per il mio uso della parola con la N. Io ho una moglie nera e tre figli di razza mista, quindi sento di avere il diritto di usare quella parola. Non me ne frega niente di quello che dice Spike, Tarantino ha ragione. Negro è solo una parola".

    Tarantino ha difeso il suo uso della parola sostenendo che il pubblico di colore apprezza i suoi film influenzati dalla blaxploitation e che Jackie Brown è stato realizzato soprattutto per un "pubblico nero".

    Tarantino è stato anche più volte criticato per aver copiato idee, scene, battute e dialoghi dei suoi film da altre pellicole. Per esempio, alcune idee alla base di Le iene sono tratte liberamente dal film Il colpo della metropolitana - Un ostaggio al minuto (The Taking of Pelham One Two Three) e City on Fire, e gli eventi della scena dell'iniezione di adrenalina in Pulp Fiction ricordano una storia simile narrata nel documentario Ragazzo americano (American Boy: A Profile of: Steven Prince) di Martin Scorsese.

    In realtà la tecnica citazionistica di Tarantino è tipica di alcuni movimenti artistici statunitensi della seconda metà del Novecento, come la letteratura postmoderna o l'avantpop (a quest'ultimo, secondo diversi commentatori, Tarantino apparterrebbe a pieno titolo).

    Un ampio dibattito si è tenuto sulla questione di quale sia il limite tra plagio e citazione. Tarantino, da parte sua, non ha mai negato tutti i suoi riferimenti ad altre pellicole, affermando che "I grandi artisti non copiano, rubano", sulla falsariga del compositore Igor Stravinsky, secondo il quale gli artisti maturi non imitano, ma rubano.






    Filmografia






    Regista

    Le iene (Reservoir Dogs) (1992)
    Pulp Fiction (1994)
    Jackie Brown (1997)
    Kill Bill vol. 1 (2003)
    Kill Bill vol. 2 (2004)
    Grindhouse - A prova di morte (Grindhouse - Death Proof) (2007)
    Bastardi senza gloria (Inglourious Basterds) (2009)
    Django Unchained (2012)
    Kill Bill vol.3 (2014)


    Sceneggiatore

    Le iene (Reservoir Dogs) (1992)
    Una vita al massimo (True Romance), regia di Tony Scott (1993)
    Assassini nati (Natural Born Killers), regia di Oliver Stone (1994)
    Pulp Fiction (1994)
    Four Rooms, episodio L'uomo di Hollywood (The Man from Hollywood) (1995)
    Dal tramonto all'alba (From Dusk Till Dawn), regia di Robert Rodriguez (1996)
    Curdled, regia di Reb Braddock (1996)
    Jackie Brown (1997)
    Kill Bill vol. 1 (2003)
    Kill Bill vol. 2 (2004)
    Grindhouse - A prova di morte (Grindhouse - Death Proof) (2007)
    Bastardi senza gloria (Inglourious Basterds) (2009)
    Django Unchained (2012)


    Attore

    Le iene (Reservoir Dogs) (1992)
    Eddie Presley, regia di Jeff Burr (1993)
    The Coriolis Effect, regia di Louis Venosta (1994) - Voce
    Il tuo amico nel mio letto (Sleep With me), regia di Rory Kelly (1994)
    Somebody to Love - Qualcuno da amare, regia di Alexandre Rockwell (1994)
    Pulp Fiction (1994)
    Mister Destiny (Destiny Turns on the Radio), regia di Jack Baran (1995)
    Four Rooms, episodio L'uomo di Hollywood (The Man from Hollywood) (1995)
    Desperado, regia di Robert Rodriguez (1995)
    Dal tramonto all'alba (From Dusk Till Dawn), regia di Robert Rodriguez (1995)
    Girl 6 - Sesso in linea (Girl 6), regia di Spike Lee (1996)
    Jackie Brown (1997)
    Little Nicky - Un diavolo a Manhattan (Little Nicky), regia di Steven Brill (2000)
    I Muppet e il mago di Oz (The Muppets' Wizard of Oz), regia di Kirk R. Thatcher (2005)
    Grindhouse - A prova di morte (Grindhouse - Death Proof) (2007)
    Grindhouse - Planet Terror (Grindhouse - Planet Terror), regia di Robert Rodriguez (2007)
    Sukiyaki Western Django, regia di Takashi Miike (2007)
    Bastardi senza gloria (Inglourious Basterds) (2009)

    Tarantino è anche uno degli attori del film virtuale presente nel videogioco per PC Steven Spielberg's Director's Chair (1996).

    Produttore

    Le mani della notte (Past Midnight), regia di Jan Eliasberg (1992) - Produttore associato


    Killing Zoe, regia di Roger Avary (1994) - Produttore esecutivo
    Four Rooms, regia di Robert Rodriguez, Allison Anders e Alexandre Rockwell (1995) - Produttore esecutivo
    Dal tramonto all'alba (From Dusk Till Dawn), regia di Robert Rodriguez (1995) -

    Produttore esecutivo


    Curdled, regia di Reb Braddock (1996) - Produttore esecutivo
    God Said, 'Ha!', regia di Julia Sweeney (1998) - Produttore esecutivo
    Dal tramonto all'alba: Texas, sangue e denaro (From Dusk Till Dawn 2: Texas Blood Money), regia di Scott Spiegel (1999) - Produttore esecutivo
    Dal tramonto all'alba: la figlia del boia (From Dusk Till Dawn 3: The Hangman's Daughter), regia di P.J. Pesce (2000) - Produttore esecutivo
    Iron Monkey (Siunin Wong Fei-hung tsi titmalau), regia di Yuen Woo-ping (1993) - Produttore per il rilascio statunitense del 2001
    Hostel, regia di Eli Roth (2005) - Produttore esecutivo
    Daltry Calhoun, regia di Katrina Holden Bronson (2005) - Produttore esecutivo
    Freedom's Fury, regia di Colin K. Gray e Megan Raney (2006) - Produttore
    Hostel: Part II, regia di Eli Roth (2007) - Produttore esecutivo
    Grindhouse, regia di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez (2007) - Produttore
    Hell Ride, regia di Larry Bishop (2008) - Produttore
    Killshot, regia di John Madden (2009) - Produttore esecutivo
    Machete, regia di Robert Rodriguez e Ethan Maniquis (2010) - Produttore


    Direttore della fotografia

    Grindhouse - A prova di morte (2007)


    Televisione

    Alias - serie TV, episodi 1x12-1x13-3x11-3x13 (2002-2004)


    Regista

    E.R. - Medici in prima linea (ER) - serie TV, episodio 1x24 (1994)
    CSI: Scena del crimine (CSI: Crime Scene Investigation) - serie TV, episodi 5x24-5x25 (2005)


    Sceneggiatore

    CSI: Scena del crimine (CSI: Crime Scene Investigation) - serie TV, episodi 5x24-5x25 (2005)






    Riconoscimenti






    Premio Oscar:
    nomination miglior regista 1995 per Pulp fiction
    Vinto - miglior sceneggiatura originale 1995 per Pulp fiction
    nomination miglior regista 2010 per Bastardi senza gloria
    nomination miglior sceneggiatura originale per Bastardi senza gloria
    Premio Ioma:
    miglior regia 2004 per Kill Bill vol. 1
    miglior regia 2005 per Kill Bill vol. 2
    miglior regia 2010 per Bastardi senza gloria
    miglior sceneggiatura originale 2010 per Bastardi senza gloria
    Golden globe:
    miglior sceneggiatura 1995 per Pulp fiction
    "nomination" miglior sceneggiatura 2010 per Bastardi senza gloria
    Festival di Cannes: Palma d'oro 1994
    Razzie awards:
    nomination peggior attore non protagonista 1997 per Dal tramonto all'alba

















    fonte wikipedia
     
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  2. gheagabry
     
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    BUON COMPLEANNO MR. PULP



    HAPPY birthday, Mr Tarantino. Il regista più celebre degli ultimi vent'anni, adorato dai cinefili duri e puri così come dagli spettori dai gusti popolari, il grande innovatore del genere pulp, l'autore tutto pugni, sangue e pallottole, lo sdoganatore di B-movie di ogni latitudine (a cominciare dall'Italia), il cineasta che ha saputo trasformare se stesso e i suoi film in icone pop, la superstar capace di animare qualsiasi festival o red carpet.
    E anche se col suo stile informale, la sua oscillazione tra rigore sul set e sregolatezze nel tempo libero, lo immaginiamo eternamente giovane, la realtà è che il divo Quentin giunge all'appuntamento con un bagaglio di carriera da veterano. Le pellicole all'attivo - nove, i lungometraggi firmati interamente da lui - non sono tante, ma quasi tutte universalmente amate e citate.
    Ma vuoi per l'anagrafe, vuoi per questo poderoso curriculum, non c'è scampo: bisogna rassegnarsi, e ammettere che l'ex enfant prodige ribelle è cresciuto. Guadagnando negli ultimi anni in autorevolezza, e forse perdendo qualcosina del suo spirito iconoclasta. il cinquantesimo compleanno è anche l'ennesima occasione per celebrare il talento e la capacità di far sognare gli spettatori di questo ex ragazzino perdutamente innamorato del cinema, nato il 27 marzo del 1963 a Knoxville, Tennessee. Della sua vita prima di raggiungere la notorietà, si è detto e si è scritto tutto: il suo folle amore, esploso da giovanissimo, per il lato B del cinema, gli horror, i poliziotteschi (a cominciare da quelli di casa nostra). Poi l'impiego in un negozio di homevideo, le prime esperienze da videomaker. Il successo al Sundance del suo primo lungometraggio, Le iene, che col passaparola diventa cult in mezzo mondo; seguito dall'exploit definitivo di Pulp Fiction (1994), Palma d'oro a Cannes e Oscar per la sceneggiatura originale (la seconda, nella stessa categoria, arriva proprio quest'anno, per Django Unchained).

    Torrenziale, fumantino, sregolato, grandissimo bevitore - i baristi del Lido di Venezia ancora ricordano i suoi spritz a ripetizione nell'edizione 2010, quando fu presidente di giuria alla Mostra - Tarantino ha anche scoperto grandi attori come Tim Roth, Harvey Keitel, Steve Buscemi; ha fatto rinascere il mito di John Travolta, con la celeberrima scena del ballo in Pulp Fiction; ha regalato alla diva Uma Thurman i suoi ruoli più belli e trasgressivi (vedi i due Kill Bill); ha sempre mostrato di amare le figure femminili forti, tutt'altro che passive, pronte a menare le mani e a sparare; ha spesso diretto episodi di serie tv che amava, come CSI; è apparso altrettanto spesso come attore, in film suoi (Le iene ) o di altri registi; ha sdoganato presso i cinefili più snob le pellicole sexy italiane anni Settanta, quelle con le sue eroine Barbara Bouchet ed Edwige Fenech; ha animato anche le cronache rosa, con i suoi passati legami con la più dolce Mira Sorvino e con la più coriacea Sofia Coppola. Ma c'è una cosa che dopo tanti anni lo fa ancora inalberare: le domande su se la violenza che gronda dai suoi film ispiri in qualche modo la violenza reale. Lui da sempre sostiene di no, che il suo è solo cinema e intrattenimento. Però guai a chiederglielo: l'ultimo giornalista che l'ha fatto in una delle interviste promozionali per Django, ha subito un attacco durissimo.
    CLAUDIA MORGOGLIONE, repubblica.it

     
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  3. gheagabry
     
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    «Non saprai mai cos'è successo finché non avrai visto il film»

    PULP FICTION


    Titolo originale Pulp Fiction
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione USA
    Anno 1994
    Durata 154 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 2,35 : 1
    Genere noir, drammatico, thriller, commedia nera
    Regia Quentin Tarantino
    Soggetto Quentin Tarantino, Roger Avary
    Sceneggiatura Quentin Tarantino, Roger Avary
    Produttore Lawrence Bender
    Produttore esecutivo Danny DeVito
    Michael Shamberg
    Stacey Sher
    Casa di produzione A Band Apart, Jersey Films, Miramax Films
    Distribuzione (Italia) Cecchi Gori Group
    Fotografia Andrzej Sekuła
    Montaggio Sally Menke
    Musiche AA. VV.
    Tema musicale Misirlou (Dick Dale & His Del-Tones)
    Scenografia David Wasco
    Costumi Betsy Heimann
    Trucco Greg Nicotero

    Interpreti e personaggi

    John Travolta: Vincent Vega
    Uma Thurman: Mia Wallace
    Samuel L. Jackson: Jules Winnfield
    Tim Roth: Ringo "Zucchino"
    Amanda Plummer: Yolanda "Coniglietta"
    Bruce Willis: Butch Coolidge
    Ving Rhames: Marsellus Wallace
    Harvey Keitel: Winston Wolfe
    Christopher Walken: cap. Koons
    Eric Stoltz: Lance
    Rosanna Arquette: Jody
    Bronagh Gallagher: Trudi
    Quentin Tarantino: Jimmie Dimmick
    Maria de Medeiros: Fabienne
    Peter Greene: Zed
    Duane Whitaker: Maynard
    Angela Jones: Esmeralda Villalobos
    Phil LaMarr: Marvin
    Steve Buscemi: Buddy Holly, il cameriere
    Paul Calderon: Paul
    Frank Whaley: Brett
    Burr Steers: "Frangettone"
    Stephen Hibbert: Lo "storpio"
    Julia Sweeney: Raquel
    Robert Arquette: Quarto uomo
    Michael Gilden: Phillip Morris Page
    Kathy Griffin: Ragazza
    Lawrence Bender: Ragazzo nella caffetteria



    Riconoscimenti

    1995 – Premio Oscar
    Migliore sceneggiatura originale a Quentin Tarantino e Roger Avary
    Nomination Miglior film a Lawrence Bender
    Nomination Migliore regia a Quentin Tarantino
    Nomination Miglior attore protagonista a John Travolta
    Nomination Miglior attore non protagonista a Samuel L. Jackson
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Uma Thurman
    Nomination Miglior montaggio a Sally Menke
    1995 – Golden Globe
    Migliore sceneggiatura a Quentin Tarantino e Roger Avary
    Nomination Miglior film drammatico
    Nomination Migliore regia a Quentin Tarantino
    Nomination Miglior attore in un film drammatico a John Travolta
    Nomination Miglior attore non protagonista a Samuel L. Jackson
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Uma Thurman

    1995 – Premio BAFTA
    Miglior attore non protagonista a Samuel L. Jackson
    Migliore sceneggiatura originale a Quentin Tarantino e Roger Avary

    1995 – David di Donatello
    Miglior film straniero a Quentin Tarantino
    Miglior attore straniero a John Travolta

    1994 – Festival di Cannes
    Palma d'oro a Quentin Tarantino


    TRAMA



    Quattro storie di violenza s’interse-
    cano in una struttura circolare che si chiude con un ritorno all’inizio: 1) due balordi (T. Roth, A. Plummer) si accin-
    gono a fare una rapina in una tavola calda; 2) due sicari (J. Travolta, S.L. Jackson) recuperano una valigetta preziosa, puliscono la loro auto, insozzata dal sangue di un uomo ucciso per sbaglio, con l’aiuto di Mr. Wolf (H. Keitel), l’uomo che risolve problemi, e vanno a mangiare proprio nella tavola calda della rapina; 3) uno dei due sicari (Travolta) deve portare a ballare Mia (U. Thurman), moglie del capo (V. Rhames), che, scambiata eroina per cocaina, va in overdose; 4) il pugile Butch (B. Willis) contravviene ai patti, vince un incontro che doveva perdere e scappa con la borsa. Ispirato a quella narrativa popolare di ambiente criminale che, dagli anni ‘30 e ‘40, era pubblicata dai pulp magazines, il secondo film di Q. Tarantino (1963) procede sul filo di un’irridente ironia, di un efferato umorismo nero, di una dialettica tra buffonesco e tragico (tra “fun” e funesto) che mettono azioni, gesti e personaggi come tra parentesi, in corsivo, anche quando, come nel torvo episodio della sodomizzazione, questo film divertente e caustico dai dialoghi irresistibili penetra nell’abominio del male. Vietato in Italia ai minori di 18 anni. Palma d’oro a Cannes e Oscar per la sceneggiatura (Tarantino, Roger Avary).

    ...recensione...



    Quentin Tarantino, al quale piace certamente scherzare e non prendersi troppo sul serio, così che lo stesso atteggiamento si riflette poi anche nei suoi film, arricchendoli, anziché indebolirli, è certamente il più importante regista moderno del cinema internazionale. Appassionato, prima ancora che interprete, della settima arte, in tutte le sue forme, generi e protagonisti, con quest’opera ha realizzato un capolavoro assoluto.
    Pulp Fiction ha innanzitutto una struttura… labirintica, ma al contrario del labirinto stesso, che per sua natura dovrebbe mettere in difficoltà chi cerca di uscirne, una volta entrato, qui nei panni di Arianna ed il suo prezioso filo c’è un autore che si esalta invece in questo dedalo per armonizzare e, paradossalmente, semplificare la sua opera, in un meccanismo ad orologeria dai tempi scanditi con meticolosa precisione.
    Il film parte da una storia banale, la sviluppa e salta in un’altra, apparente-
    mente ad essa estranea, quindi divaga in un para-
    llelismo che non rispetta neppure la sequen-
    zialità dei fatti, per infine virare e tornare da dove era partito, in un procedimento circolare a 360 gradi che solo alla fine, come in un giallo, si ricompone, spiegando in tal modo tutte le divagazioni, i retroscena e le pieghe del racconto. Lo spettatore è come se fosse finito in una sorta di ottovolante, pur stando seduto in poltrona, in un procedere incalzante e solo formalmente casuale che però, per miracolo, anziché generare confusione, lo ammalia, lo cattura e lo emoziona come capita solo davanti a quelle opere rare e particolari che rompono la consuetudine trasformandosi in modelli di riferimento ed esemplari unici.
    Un altro aspetto che colpisce di questo metodo di lavoro è che per raggiungere un tale risultato l’autore non ha dovuto ricorrere ad iperbole di linguaggio, a metafore e simbolismi che solo i più capaci ed esperti possono raccogliere e comprendere, bensì attraverso uno spettacolo stratificato da vari livelli di lettura che però, anche rimanendo al più basso, più immediato e facile, diverte, attira, coinvolge, attraverso un viaggio che tocca vari generi del cinema, confondendoli fra di loro. Tant’è che diventa difficile catalogare quest’opera in un genere specifico, ma ogni tassello s’incastra nell’altro come in un mirabile puzzle che alla fine appaga tutti i gusti, dal più semplice a quello più esigente. È quindi un’opera universale che contiene tutti gli ingredienti del cinema, che sorprendentemente convivono e si esaltano fra loro, anziché stridere ed andare in conflitto.
    Sfido chiunque a trovare una sequenza, una scena, un particolare fuori posto in Pulp Fiction. Eppure a ben vedere alcuni dialoghi, se presi a se stanti, sono risibili, come le discussioni fra i due killer Vincent Julius, rispettivamente interpretati da John Travolta e Samuel L. Jackson, soprattutto se considerate nel contesto nel quale si svolgono. Ad esempio quella sulla possibilità che un massaggio ad un piede della moglie del boss possa essere malinteso dallo stesso e giustificare la defenestrazione del suo malcapitato o ardito autore, proprio mentre stanno per entrare in un appartamento per far fuori alcuni balordi che si sono impossessati dei soldi riciclati del loro boss. Alcune ambientazioni sono eccessive (Tarantino è tutt’altro che un moderato), come la sequenza nel locale kitsch, che è anche una specie di museo del cinema e delle cere, ma ‘vive’, nel quale Travolta, autocitandosi e Uma Thurman si esibiscono in una gara di twist. Alcuni momenti sfiorano l’assurdità ed il paradosso: la barzelletta raccontata da Mia a Vincent al ritorno a casa dopo essere sopravvissuta per miracolo ad una overdose, grazie all’iniezione di adrenalina al cuore.
    Oppure la storia che Christopher Walken racconta al bambino stupefatto riguardo l’orologio che gli sta cerimonio-
    samente restituendo, conservato a tutti i costi durante la prigionia in Vietnam, che apparteneva al padre e da generazioni alla sua famiglia. Si potrebbe continuare a lungo sulla stessa falsariga, ma tutto questo, opportunamente assemblato, diventa non solo plausibile ma anche necessario nella composizione di un giocattolo che sull’assurdità degli avvenimenti e di certe situazioni poggia le sue fondamenta ed è allo stesso tempo allegoria e caricatura della società, dei suoi principi, delle sue risibili e stridenti contraddizioni. Una per tutte, la recita del passo della Bibbia che Jackson declama, con enfasi mistica riguardo l’effetto fonetico ed il significato recondito di quelle stesse parole, a precedere le esecuzioni delle vittime designate durante le missioni di regolamento dei conti in coppia con Travolta, come se fosse un postino che consegna semplicemente una lettera al destinatario. Salvo poi redimersi quando Jackson stesso si convince di aver ricevuto un segnale preciso da Dio nel momento in cui, secondo lui, è intervenuto per deviare le pallottole che avrebbero dovuto ucciderlo, mentre il suo compagno di lavoro, meno cerebrale e più pratico, minimizza l’evento affidandolo unicamente al caso. E giù un’altra discussione in merito fra i due che si trascinerà fino agli ultimi istanti che precedono il finale.
    Non so se esiste il precedente di un’opera nella quale l’autore ha avuto l’idea di girare dentro lo stesso ambiente (nello specifico il ristorante con i sedili rossi imbottiti) scene diverse, contemporanee, montandole poi in momenti temporalmente differenti dello stesso film, per infine farle combaciare e legare, come fossero l’effetto del caso, solo nell’istante della ‘resa dei conti’ finale. Non so se esiste un altro film che, senza mai fare riferimento ad una storia ed alcuni eventi accaduti in precedenza, fa morire in maniera violenta un personaggio (John Travolta) per poi farlo riapparire nel finale, con avvenimenti che cronologicamente si riferiscono alla sua metà o giù di lì, e senza che ciò sembri strano, asincrono o peggio ancora assurdo. Perché Pulp Fiction non è un film surreale, che in qualche modo giustificherebbe un andamento libero da ogni sceneggiatura standard, ma un’opera sin troppo legata al reale, esplicita, pratica e carica di pathos, ma anche di momenti drammatici e comici allo stesso tempo.
    Pulp Fiction è come un cubo. Ogni lato è un film diverso: comico, drammatico, poliziesco, sociologico, metaforico… Sta allo spettatore coglierne ogni aspetto oppure anche uno soltanto. Lo spettacolo è garantito comunque.
    Quentin Tarantino è uno straordinario affabulatore capace di inserire nei dialoghi argomenti di disarmante futilità facendoli apparire come funzionali alla trama e comunque interessanti a prescindere dal contesto, non fosse altro per la disarmante lucidità e coerenza con la quale sono espressi. Come succede con i bambini quando non vogliono dormire e s’improvvisa lì per lì una favoletta, così Tarantino è abilissimo nel sedurre lo spettatore con storielle e discussioni tanto insulse nei contenuti quanto irreprensibili nella loro logica e rigore di ragionamento, anche se poi non c’entrano nulla con quello che sta per avvenire nei fatti di lì a breve.
    D’altra parte lo stesso titolo dichiara la natura di questo film ed il suo più immediato significato. Pulp significa in pratica rimesco-
    lamento di tempi e luoghi e davvero in quest’opera tale espressione raggiunge il suo più completo significato. Si potrà sospettare che tutta questa originalità espressiva generi disordine, una sorta di improvvisazione, pur elegante e fine, ma senza una logica definita ed invece la chiarezza espositiva e la geometria della sua opera, sono ancora una volta fra i punti di forza del concetto di cinema di Tarantino, il quale, per meglio raggiungere l’obiettivo, qui come in precedenza e poi ancora in seguito, è solito dividere il racconto in alcuni capitoli ed ognuno di essi caratterizzarlo con attori di gran talento e carisma, impreziosendo con queste illustri presenze ogni singolo episodio affinchè possa restare più facilmente impresso nella memoria dello spettatore.

    Contrariamente a quello che potrebbe far ritenere la geniale struttura di quest’opera in senso circolare che si diceva in precedenza, Tarantino, che è un assiduo cultore della storia del cinema, non è un innovatore in senso stretto, ma in ogni suo film, e Pulp Fiction non fa eccezione, è frequente l’utilizzo di riferimenti e citazioni a sequenze, autori, registi ed interpreti che lui ama, non necessariamente fra i maggiori. Andarli a cercare e scoprire, può diventare persino un divertimento ed una sfida, soprattutto per qualche cinefilo appassionato. Travolta che balla sulla pedana, pur essendo in quest’opera un personaggio tutt’altro che votato alla danza, rimanda immediatamente al film che l’ha reso famoso, cioè La Febbre Del Sabato Sera. Christopher Walken in divisa militare sembra appena tornato da Il Cacciatore così come lo stesso racconto della prigionia in Vietnam che narra al figlio del commilitone che non ce l’ha fatta; Harvey Keitel nei panni di colui che risolve con precisione e velocità i problemi dei boss in difficoltà, sembra uscito da Il Padrino o da Quei Bravi Ragazzi e via di questo passo.
    Pulp Fiction è sostanzialmente diviso in tre capitoli principali che s’incrociano e s’intersecano fra di loro in un gioco di scatole cinesi dopo un’iniziale sequenza nella quale una coppia di rapinatori da strapazzo, che fra loro si chiamano Zucchino e Coniglietta (tanto per rimarcare ancora una volta il tono semiserio di Tarantino anche riguardo i personaggi dei suoi film, magari inseriti a bella posta proprio nei momenti più drammatici), stanno per compiere un colpo, dopo aver discusso a lungo riguardo l’opportunità e l’effetto sorpresa della loro azione. Ogni episodio perciò è legato in qualche modo all’altro, anche se non è rispettata l’esatta cronologia delle situazioni che vengono rappresentate. A volte il legame si realizza attraverso delle coincidenze, in altre invece grazie a personaggi in comune, oppure seguendo la normale sequenza degli eventi. La trama parte e si conclude nel ristorante con i sedili rossi imbottiti nel quale Vincent e Julius si ritrovano infine, vittime loro stessi della coppia di imbranati rapinatori, che i due killer compari, forti della loro esperienza e sangue freddo maturati sul campo, neutralizzano in quattro e quattr’otto, pur lasciandoli infine romanticamente liberi di fuggire, portandosi appresso anche una parte del bottino che avevano raccolto, inclusi i soldi dello stesso Julius.
    Tutto ciò sarebbe ineccepibile se non ci ricordassimo chiaramente di aver assistito in precedenza alla morte violenta di Vincent….
    Qual’è allora l’inizio di questo storia e qual è la sua fine, al di là di quello che l’autore ci mostra nelle due ore e passa della durata? Confusione? Esibizio-
    nismo? Colpo di teatro? Tutt’altro, perché Pulp Fiction è, appunto strutturato in forma labirintica e circolare, ma armoniosamente compiuto e logico ed ogni volta, nel suo apparente vagare senza una meta precisa, è come se mettesse il punto su un paragrafo che era rimasto sin lì in sospeso. Semmai conferma che in Tarantino nulla è scontato, nulla è banale o come uno si aspetta che sia, tutto può essere realtà e fantasia allo stesso tempo, basta che funzioni (direbbe Woody Allen, per citare il titolo di un suo film). E qui funziona, eccome se funziona… a meraviglia!
    Bravissimi gli interpreti, tutti, nessuno escluso, ma spicca per personalità la breve quanto divertente ed illuminante comparsata di Harvey Keitel nei panni del Signor Wolf, oltre ovviamente alla coppia irresistibilmente assortita Travolta-Jackson, il duro e rissoso Bruce Willis ed un convincentissimo Christopher Walken che riesce persino a farci sorridere, da serio e compunto, quando annuncia pomposamente al bambino che suo padre è morto in Vietnam, ma ha salvato il prezioso orologio tenendolo nascosto dentro l’ano per tre anni, pur di non farselo trovare e portar via, e poterglielo quindi lasciare in eredità. Si potrà supporre perciò che sia morto per le torture dei Vietcong? Macchè, ironicamente e grottescamente, il padre del bambino è morto per via di una banale dissenteria. Due avverbi (ironicamente e grottescamente) che in Pulp Fiction sono come una sorta di didascalia.
    Una curiosità finale: tutto il corso del film è caratterizzato dalle coppie: i due killer, i due rapinatori da strapazzo, il pugile e la sua compagna sciocchina, il boss Marcellus e la moglie Mia, interpretata dalla brava Uma Thurman che s’accompagna a sua volta a John Travolta ed infine i due stupratori sadici. Difficile dire se c’è un messaggio subliminale al riguardo, quando per definizione tutto è fiction ma è anche pulp…(Maurizio Pessione, www.storiadeifilm.it/)
     
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  4. gheagabry
     
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    Django Unchained



    Titolo originale Django Unchained
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione USA
    Anno 2012
    Durata 165 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 2,35:1
    Genere azione, western, drammatico
    Regia Quentin Tarantino
    Soggetto Quentin Tarantino
    Sceneggiatura Quentin Tarantino
    Produttore Reginald Hudlin, Pilar Savone, Stacey Sher, William Paul Clark
    Produttore esecutivo Bob Weinstein, Harvey Weinstein, Shannon McIntosh, Michael Shamberg, James W. Skotchdopole
    Casa di produzione Columbia Pictures, The Weinstein Company, Super Cool Man Shoe Too, Double Feature Films, Super Cool ManChu Too
    Distribuzione (Italia) Sony Pictures Italia
    Fotografia Robert Richardson
    Montaggio Fred Raskin
    Musiche Mary Ramos, Ennio Morricone
    Scenografia J. Michael Riva
    Costumi Sharen Davis
    Trucco Heba Thorisdottir
    Interpreti e personaggi
    Jamie Foxx: Django Freeman
    Christoph Waltz: Dr. King Schultz
    Leonardo DiCaprio: Calvin Candie
    Samuel L. Jackson: Stephen
    Kerry Washington: Broomhilda
    Laura Cayouette: Lara Lee Candie-Fitzwilly
    James Remar: Ace Speck
    Don Johnson: Big Daddy
    Zoë Bell: Tracker Peg
    Walton Goggins: Billy Crash
    Jonah Hill: Bag Head #2
    Bruce Dern: Curtis Carrucan
    Franco Nero: Amerigo Vassepi
    James Russo: Dicky Speck
    Tom Savini: Tracker Chaney
    Don Stroud: sceriffo Bill Sharp
    M. C. Gainey: Big John Brittle
    Cooper Huckabee: Lil Ray Brittle
    Dennis Christopher: Leonide Moguy
    Quentin Tarantino: Frank
    Tom Wopat: maresciallo Gill Tatum
    Rex Linn: Tennessee Harry
    Amber Tamblyn: cameo
    Nichole Galicia: Sheba






    “Quando mai l’America è stata corretta? Può darsi che siamo nel giusto, una volta ogni tanto, ma siamo corretti solo molto raramente”. Così recitava Chester Rush, il personaggio interpretato da Quentin Tarantino nell’episodio di Four Rooms L’uomo di Hollywood, da lui anche diretto. A distanza di diciassette anni il regista americano torna a parlare di uno dei mali peggiori della storia degli Stati Uniti: lo schiavismo. Così, dopo aver fatto saltare in aria Hitler e il suo covo di Nazisti in Bastardi senza gloria, ora nelle sue mire ci sono i negrieri sudisti, ferita profonda della storia a stelle e strisce mai rimarginata.



    La storia è ambientata nel 1858 in Texas, due anni prima della Guerra civile e Django (Jamie Foxx) è uno schiavo con la schiena lacerata dai segni delle frustate e il volto sfregiato da una R, (marchio di fabbrica dei fuggitivi, i cosiddetti Runaway). Mentre viene trasportato da un mercato all’altro per essere venduto insieme ad altri derelitti come lui, si imbatte in un bizzarro ex dentista e ora cacciatore di taglie tedesco, il dottor King Schultz, (interpretato magnificamente da Christoph Waltz). Django lo aiuterà a riconoscere e uccidere i famigerati Brittle Brothers (su cui grava una taglia pesante) e Schultz in cambio lo porterà a recuperare l’amata moglie, Broomhilda (Kerry Washington), prigioniera e schiava a Candyland, la piantagione dello spietato Monsieur Calvin Candie (Leonardo DiCaprio).



    Vestito di nero con un mantello sulle spalle, l’immancabile Stetson a fare ombra su quegli occhi di ghiaccio, la barba sfatta e una bara al seguito: questo era il Django originale interpretato da Franco Nero nel film diretto nel 1966 da Sergio Corbucci. Considerato il regista che più degli altri è stato capace di reinventare e rovesciare i canoni di un genere ormai codificato come il western classico, quello di John Ford o di Hawks per intenderci, Corbucci ha regalato al cinema di frontiera all’italiana nuova linfa vitale. Lo ha fatto aumentando considerevolmente i livelli di violenza (in Django il sangue scorreva a fiumi e la celebre scena del sudista costretto a mangiare il suo orecchio appena tagliato, già ripresa da Tarantino ne Le Iene, ha contribuito a farne il primo western vietato ai minori di 18 anni), inserendo protagonisti di dubbia moralità e introducendo affascinanti personaggi femminili dalla personalità tutt’altro che apatica.

    Tarantino riprende il film di Corbucci relegando il suo protagonista originale in un divertente cameo, ma allo stesso tempo ne rimaneggia la struttura, arricchendola di nuove trovate, personaggi e dei suoi celebri dialoghi serrati e surreali. Ma Leone e Corbucci, padri indiscussi dello Spaghetti Western, non sono i soli ad aver spirato questo Django. Ci sono numerosi rimandi al cinema dei due Sam, Fuller e Peckinpah, ma anche a quello di De Palma e di Godard, il tutto alternato a momenti di blaxploitation e ad altri di puro gore in cui il sangue invade lo schermo. Un po’ meno citazionista del solito e molto più concentrato a dare ai suoi personaggi un’impronta caricaturale che riesca a ridicolizzare lo schiavismo e tutto ciò che ne deriva (la scena del Ku Klux Klan è imbattibile in questo senso), Tarantino ci regala un Pulp Western senza uguali, con la sola pecca di dilungarsi troppo nella parte centrale. L’istrionismo di Christoph Waltz è al suo servizio, così come l’abilità di giocare con la voce di Samuel L. Jackson, quasi irriconoscibile nei panni del maggiordomo tanto razzista quanto il suo padrone pallido, Monsieur Candie.



    Una storia di amicizia, amore, schiavitù, razzismo ed emancipazione con le immense piantagioni di cotone del Sud sullo sfondo, scandita da una colonna sonora tratta per lo più da vecchi spaghetti western, e vista attraverso lo sguardo ironico, grottesco ed estremo di Mr. Tarantino, fautore della riscoperta di (sotto)generi e fondatore del Pulp Western. Si esce dal cinema divertiti e tramortiti dopo quasi tre ore e un finale pirotecnico in pieno Inglorious Basterds Style. Ma felici che ogni tanto arrivi Tarantino a ricordarci come dovrebbe essere fatto un film.
    (Carolina Tocci, movielicious.it)

     
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3 replies since 30/9/2011, 16:35   583 views
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