LA STORIA DELLA PASTA

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    LA STORIA DELLA PASTA



    ....La leggenda...


    Pasta_faraona


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    Che sia stato Marco Polo al ritorno dalla Cina nel 1295 ad aver introdotto in Occidente la pasta è solo una leggenda. Tale leggenda è nata negli Stati Uniti sul Marconi Journal (pubblicato da una associazione di industriali con lo scopo di rendere la pasta familiare ai consumatori Americani e favorita dai circoli governativi impegnati a sostenere la coltivazione del grano duro).
    A sostegno della tesi c'era che, tra le meraviglie del mondo descritte nel Milione, parlando del reame di Fansur, Marco Polo scrive che Qui à una grande maraviglia, che ci àn farina d'àlbori, che sono àlbori grossi e ànno la buccia sottile, e sono tutti pieni dentro di farina; e di quella farin[a] si fa molti mangiar di pasta e buoni, ed io più volte ne mangiai a cui, nelle note alla prima versione italiana, Giovan Battista Ramusio aggiunge che la farina purgata et mondata, che rimane, s'adopra, et si fanno di quella lasagne, et diverse vivande di pasta, delle quali ne ha mangiato più volte il detto Marco Polo, et ne portò seco alcune a Venezia, qual è come il pane d'orzo, et di quel sapore....
    Pertanto gli americani, come dice Giuseppe Prezzolini, «non hanno esitato a prender il testo del Ramusio, han dato una spintarella... e l'han fatto diventare la prova» dell'importazione dalla Cina degli spaghetti.



    ...La storia....



    Il vocabolo pasta viene dal termine păsta(m), dal greco πάστα con significato di 'farina con salsa' che deriva dal verbo pássein cioè 'impastare'. Si attesta a partire dal 1310 anche se a cercare le origini della pasta, chiamata con altri nomi, si può tornare indietro fin quasi all'età neolitica (circa 8000 a.C.) quando l'uomo cominciò la coltivazione dei cereali che ben presto imparò a macinare, impastare con acqua e cuocere o seccare al sole per poterli conservare a lungo. La pasta è infatti un cibo universale di cui si trovano tracce storiche in tutto il continente euroasiatico. Acquisisce una posizione particolarmente importante in Italia e in Cina dove si sviluppano due prestigiosi filoni di tradizione gastronomica che si completano a vicenda ma di cui rimane difficile stabilire i rapporti proprio per la complessità dei percorsi intermedi.[/size]


    « Chi mai fosse tra i ghiottoni
    L'inventor dei maccheroni
    Vi son dispute infinite
    Né decisa è ancor la lite »
    ( G. Columbro, Le muse familiari, in «Molini d'Italia», n. 4, 1984)


    La testimonianza più antica, databile intorno ai 4000 anni fa, è data da un piatto di spaghetti di miglio rinvenuti nel nord-ovest della Cina presso Lajia sotto tre metri di sedimenti. L'invenzione cinese viene tuttavia considerata indipendente da quella occidentale perché all'epoca i cinesi non conoscevano il frumento caratteristico delle produzioni europee e arabe.
    In verità possiamo trovare tracce di paste alimentari già tra gli Etruschi, Arabi, Greci e Romani.
    Chiara la testimonianza per gli Etruschi fatta a Cerveteri dalla tomba della Grotta Bella, risalente al IV secolo a.C., dove alcuni rilievi sono a raffigurare degli strumenti ancora oggi in uso per la produzione casalinga della pasta come spianatoia, matterello e rotella per tagliare.
    Per il mondo greco e quello latino numerose sono le citazioni fra gli autori classici, fra cui Aristofane e Orazio, che usano i termini làganon (greco) e laganum (latino) per indicare un impasto di acqua e farina, tirato e tagliato a strisce. Queste lagane, ancora oggi in uso nel sud d'Italia (da cui anche laina), considerate inizialmente cibo dei poveri, acquisiscono tanta dignità da entrare nel quarto libro del De re coquinaria[9] del leggendario ghiottone Apicio. Egli ne descrive minuziosamente i condimenti tralasciando le istruzioni per la loro preparazione, facendo supporre che fosse ampiamente conosciuta.
    Per gli Arabi, Ziryab, musicista, ma anche appassionato gastronomo del IX secolo d.C., descrive impasti di acqua e farina assimilabili alle paste. Ne Il diletto per chi desidera girare il mondo o Libro di Ruggero pubblicato nel 1154, Al-Idrisi, geografo di Ruggero II di Sicilia, descrive Trabia, un paese a 30 km. da Palermo, come una zona con molti mulini, dove si fabbricava una pasta a forma di fili chiamata itrya (dall'arabo itryah che significa "focaccia tagliata a strisce"), che veniva spedita con navi in abbondanti quantità per tutta l'area del Mediterraneo sia musulmano sia cristiano dando origine a un commercio molto attivo. Questa è la prima testimonianza scritta sulla pasta che poi entrerà nella storia.



    Invenzione_Della_Pasta



    ...Evoluzione...



    La più importante novità del Medioevo per la costituzione della moderna categoria di pasta, fu l'introduzione di un nuovo metodo di cottura e di nuove forme. Il sistema della bollitura, usato nell'antichità solo per pappe o polente di diversi cereali, sostituì il passaggio al forno dove invece le antiche lagane erano poste direttamente con il condimento come liquido di cottura.
    Apparvero le paste forate e quelle ripiene; l'invenzione della pasta secca a lunga conservazione, attribuita generalmente agli arabi bisognosi di provviste per i loro spostamenti nel deserto, fu invece la novità che più influì nelle abitudini alimentari e nei commerci. Fu nel Medioevo che sorsero le prime botteghe per la preparazione professionale della pasta che dalla Sicilia, impregnata di cultura araba parallelamente al Levante spagnolo, già a metà del XIII secolo si installarono anche a Napoli e Genova, città che avranno poi grande partecipazione nell'evoluzione e nel successo delle paste alimentari. In un secondo tempo aprirono anche in Puglia e in Toscana e nel XIV secolo vennero costituite le prime corporazioni di pastai. La tecnica dell'essiccazione permise alla pasta di affrontare lunghi percorsi via mare o all'interno del continente per i quali si specializzarono i commercianti genovesi. Anche la Liguria divenne luogo di produzione di paste secche mentre l'Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto rimarranno legati all'uso della pasta fresca che tuttora persiste.
    Oltre a croseti (pasta corta) e ancia alexandrina (pasta lunga), nel trecentesco Liber de coquina viene spiegato molto dettagliatamente il modo di fare lasagne e si consiglia di mangiarle con "uno punctorio ligneo", un attrezzo di legno appuntito. In effetti, mentre nel resto d'Europa per mangiare si useranno le mani fino al XVII-XVIII secolo, in Italia si ebbe una precoce introduzione della forchetta più comoda per mangiare la pasta scivolosa e bollente introdotta nel sistema alimentare.
    Solo nel quattrocentesco Libro de arte coquinaria di Maestro Martino si trovano le prime indicazioni tecniche per la preparazione dei "vermicelli", "maccaroni siciliani" (per la prima volta il termine indica pasta corta forata) e "maccaroni romaneschi" (tipo tagliatelle). Le ricette dell'epoca prevedevano che la pasta fosse servita come contorno ad altre vivande e specialmente con la carne. Questo gusto, insieme a quello per la pasta scotta, si trova ancor oggi fuori dall'Italia dove invece nel '600 Giovanni del Turco comincia a consigliare una cottura più breve che lasci i maccheroni "più intirizzati e sodi". Classico anche l'abbinamento con formaggio grattugiato, mai scardinato, neanche dall'abbinamento col pomodoro sperimentato e attestatosi tra fine '700 e primi '800.
    Alla fine del XVI secolo comparvero i primi pastifici a conduzione familiare nella città di Gragnano, favorita da particolari condizioni climatiche, come una leggera aria umida che permetteva la lenta essiccazione dei "maccaroni". Con la crisi del settore tessile, dalla metà del XVII secolo la maggior parte dei gragnanesi venne impiegata nell'industria pastaia per la quale furono costruiti ben 30 mulini ad acqua, i ruderi dei quali si possono ammirare nella "valle dei mulini". La produzione della pasta, in particolare dei "maccaroni", rese famosa nel mondo Gragnano che nell'Ottocento conobbe la sua epoca d'oro. La via Roma e la piazza Trivione, con i maccheroni appesi a essiccare, diventarono così il centro della città.
    Nel Settecento i primi rudimentali macchinari per la produzione industriale resero il costo della pasta accessibile anche ai meno abbienti che fino ad allora ne erano rimasti privati.
    La produzione dei maccaroni aumentò ancora dopo l'Unità d'Italia. I pastifici gragnanesi si aprirono ai mercati di città come Torino, Firenze e Milano e la produzione di pasta raggiunse quindi l'apice. Gragnano addirittura ottenne l'apertura di una stazione ferroviaria per l'esportazione dei maccheroni che la collegava a Napoli e quindi all'intero Paese. Il 12 maggio 1885, all'inaugurazione erano presenti nientemeno che il re Umberto I e sua moglie, la regina Margherita di Savoia . Successivamente i pastifici si ammodernarono. Arrivò l'energia elettrica e con questa i moderni macchinari che sostituirono gli antichi torchi azionati a mano.
    Negli anni '80 del secolo scorso, grazie all'apporto di giovani chef italiani, furono introdotte nuove tecniche di lavorazione della pasta riguardanti la sua colorazione con prodotti naturali. Tra queste va annoverata la tecnica dell' estrusione multipla e della murrina.



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    ...La pasta tra cultura e società...



    La pasta entra anche nell'immaginario collettivo diventando sinonimo di tradizione e semplicità. Gli italiani nel mondo saranno riconosciuti, e si riconosceranno, come "mangiamaccheroni". Gli ambienti, i fenomeni e le atmosfere che girano intorno a un piatto di pasta entreranno prima nella letteratura e poi nel cinema offrendo lo spunto per molti capolavori.
    Già nel XIV secolo nel Decameron di Giovanni Boccaccio si fa leva sull'immaginario goloso dei lettori parlando di pasta, cibo già diffuso e comune nel Medioevo, che qui diventa simbolo di abbondanza alimentare.
    « ...una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce, e avevasi un'oca a denaio e un papero giunta, ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli, e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n'aveva... »
    (G.Boccaccio Decameron VIII 3)
    Nel XVI secolo i maccheroni, divenuti sinonimo del popolo ignorante che se ne nutriva, danno il nome a un genere letterario che è quello della poesia maccheronica e all'impasto linguistico con cui è scritta cioè il latino maccheronico, per cui, uno degli esponenti di spicco sarà Teofilo Folengo.
    Nel 1835 Giacomo Leopardi, componendo i Nuovi Credenti, non si fa scrupolo ad attaccare duramente il popolo napoletano spiritualista beffandosi del suo amore per i maccheroni. Egli è nell'ultima fase della sua poetica dove appare più sicuro della sua concezione materialistica del mondo e più deciso a sostenerla contro la fede del suo tempo nella provvidenza cristiana e nel progresso politico e tecnico. Suscita la reazione dei napoletani, i quali però, più che le tesi filosofiche, pensano a difendere proprio l'amore per la pasta. Senza badare al Dialogo di Tristano e di un amico già pubblicato nel 1832, dove Leopardi scagiona il suo pessimismo imputato unicamente alla sua malattia, Gennaro Quaranta nella poesia Maccheronata, risponde così:





    « E tu fosti infelice e malaticcio, o sublime Cantor di Recanati,
    che bestemmiando la Natura e i Fati, frugavi dentro te con raccapriccio.
    Oh mai non rise quel tuo labbro arsiccio, né gli occhi tuoi lucenti ed incavati,
    perché... non adoravi i maltagliati, le frittatine all'uovo ed il pasticcio!
    Ma se tu avessi amato i Maccheroni più de' libri, che fanno l'umor negro,
    non avresti patito aspri malanni... E vivendo tra i pingui bontemponi
    giunto saresti, rubicondo e allegro, forse fino ai novanta od ai cent'anni... »



    Anche Gioachino Rossini che si autodefiniva "Pianista di terza classe ma primo gastronomo dell'universo" amava la pasta che si faceva spedire direttamente da Napoli tanto che nel 1859 in una lettera a un amico si lamenta del ritardo di un carico firmandosi "Gioacchino Rossini Senza Maccheroni".
    Nel 1930 Filippo Tommaso Marinetti, nel Manifesto della Cucina Futurista, auspica una vera e propria crociata contro gli spaghetti, accusando la pasta di uccidere l'animo nobile dei napoletani. Ne propone addirittura l'abolizione che, a parere suo e di Benito Mussolini ispiratore della polemica, avrebbe liberato l'Italia dal costoso grano straniero e favorito l'industria italiana del riso.
    La questione si risolve però rapidamente con un Marinetti immortalato nel ristorante Biffi di Milano nell'atto di mangiare un bel piatto di spaghetti. Immancabile segue una derisione popolare che usa soprattutto questa frase: "Marinetti dice Basta, messa al bando sia la pasta. Poi si scopre Marinetti che divora gli spaghetti.



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    Numerosi i film che riguardano il mondo pasta, o semplicemente ci giocano. Sono Roma città aperta di Roberto Rossellini, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, la commedia Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta portata al cinema da Totò, I soliti ignoti con Totò e Vittorio Gassman, Un americano a Roma con Alberto Sordi e Adua e le sue compagne con Marcello Mastroianni, poi C'eravamo tanto amati, Maccheroni, La cena, Gente di Roma tutti di Ettore Scola e anche Roma e La voce della luna di Federico Fellini.
    Nel 1957 la BBC trasmette in televisione un documentario molto serio sulla Raccolta primaverile degli spaghetti dove si diceva che, nel clima favorevole di alcune zone d'Italia, crescessero sugli alberi. Il programma, pure se non come quello su La guerra dei mondi di Orson Welles, è molto convincente e alcuni telespettatori si mettono alla ricerca delle fantastiche piantine producendo conseguenze esilaranti.
    Gli spaghetti hanno ispirato l'immagine del Flying Spaghetti Monster, dio di una religione parodistica, il Pastafarianesimo, creata per protestare nel 2005 contro la decisione del consiglio per l'istruzione del Kansas, di insegnare il creazionismo affiancato all'evoluzionismo nei corsi di scienze. Il Mostro di Spaghetti Volante è rappresentato come una massa di spaghetti con due tentacoli dotati di occhi, due polpette e delle "appendici pastose". I seguaci si fanno quindi chiamare "Pastafariani" giocando sul termine Rastafariani e rivendicano di essere stati toccati da una "Sua Spaghettosa Appendice".



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    ...La pasta all'italiana...



    La pasta alimentare conforme alla legge e alle tradizioni locali è un alimento tipico italiano.


    « ...il nostro più che un popolo è una collezione. Ma quando scocca l'ora del pranzo, seduti davanti a un piatto di spaghetti, gli abitanti della Penisola si riconoscono italiani... Neanche il servizio militare, neanche il suffragio universale (non parliamo del dovere fiscale) esercitano un uguale potere unificante. L'unità d'Italia, sognata dai padri del Risorgimento, oggi si chiama pastasciutta »
    (C. Marchi, Quando siamo a tavola, Rizzoli, 1990)


    In Italia la pasta secca, che costituisce i tre quarti dei consumi totali, è ottenuta dalla trafilazione, laminazione e conseguente essiccamento di impasti preparati esclusivamente con semola o semolato di grano duro (di cui il 60% nazionale è prodotto in Capitanata) e acqua. La legge ne stabilisce chiaramente le caratteristiche e le eventuali denominazioni con il Decreto del Presidente della Repubblica n.187 del 9 febbraio 2001.
    L'altro quarto dei consumi è rappresentato dalla pasta fresca, per cui, oltre a un più elevato livello di umidità e di acidità, è previsto anche l'impiego del grano tenero e la sfogliatura dell'impasto in alternativa alla trafilazione.
    Il 27 settembre 2006, alla camera dei deputati è stata presentata una proposta di legge per l'istituzione di un Festival nazionale itinerante della pasta italiana.
    Con 28 kg. annui pro capite, l'Italia da sempre si trova al primo posto nella graduatoria mondiale per il consumo di pasta, a grande distanza dal Venezuela che è secondo consumandone solo la metà. Il 37% dei consumi italiani avviene al nord (24 kg pro capite), il 23% al centro (28 kg pro capite) e il 40% (34 kg pro capite) al sud.
    L'Italia, con 3.191.505 tonnellate per l'anno 2005, detiene anche il primato della produzione mondiale, seguita dagli Stati Uniti con 2.000.000 di tonnellate e dal Brasile con 1.000.000. Le esportazioni assorbono circa il 50% della produzione italiana e sono in continua crescita sia per l'aumento della richiesta nei mercati tradizionali (Germania, Francia, Regno Unito, USA etc.), sia per l'allargamento dei mercati verso l'Est europeo e l'Oriente (Russia, Polonia, Cina, India etc.).



    ...Pasta secca...



    Le paste alimentari prodotte industrialmente e destinate al commercio, secondo la legge italiana, possono essere solo di acqua e sfarinati di grano duro nei tipi e con le caratteristiche riportate nella tabella sottostante, dove il grado di acidità è espresso dal numero di centimetri cubici di "soluzione alcalina normale" occorrente per neutralizzare 100 grammi di sostanza secca.
    Tipo e denominazione Umidità massima % Ceneri min. (%) Ceneri max. (%) Proteine min. (%) (azoto x 5,70) Acidità massima in gradi
    Pasta di semola di grano duro 12,50 - 0,90 10,50 4
    Pasta di semolato di grano duro 12,50 0,90 1,35 11,50 5
    Pasta di semola integrale di grano duro 12,50 1,40 1,80 11,50 6
    Tutte le paste contenenti ingredienti diversi sono considerate paste speciali e devono essere messe in commercio con la dicitura "pasta di semola di grano duro" completata dalla menzione dell'ingrediente utilizzato e, nel caso di più ingredienti, di quello o di quelli caratterizzanti.



    pasta



    ...Pasta all'uovo...



    Qualora nella preparazione dell'impasto siano utilizzate uova, la pasta speciale deve rispondere a ulteriori requisiti. La pasta all'uovo deve essere prodotta esclusivamente con semola e uova intere di gallina, prive di guscio, per un peso complessivo non inferiore a duecento grammi di uovo (corrispondente a 4 uova) per ogni chilogrammo di semola.
    Le uova possono essere sostituite da una corrispondente quantità di ovoprodotto liquido fabbricato esclusivamente con uova intere di gallina, rispondente ai requisiti prescritti dal decreto legislativo 4 febbraio 1993, n.65.
    Questa pasta deve essere posta in vendita con la sola denominazione pasta all'uovo e deve avere le seguenti caratteristiche: umidità massima 12,50 %, contenuto in ceneri non superiore a 1,10 su cento parti di sostanza secca, proteine (azoto x 5,70) in quantità non inferiore a 12,50 su cento parti di sostanza secca, acidità massima pari a 5 gradi, estratto etereo e contenuto degli steroli non inferiori, rispettivamente, a 2,80 grammi e 0,145 grammi, riferiti a cento parti di sostanza secca. Il limite massimo delle ceneri per la pasta all'uovo con più di 4 uova è elevato mediamente, su cento parti di sostanza secca, di 0,05 per ogni uovo o quantità corrispondente di ovoprodotto in più rispetto al minimo prescritto.
    Nella produzione delle paste, delle paste speciali e della pasta all'uovo è ammesso il reimpiego, nell'ambito dello stesso stabilimento di produzione, di prodotto o parti di esso provenienti dal processo produttivo o di confezionamento; è inoltre tollerata la presenza di farine di grano tenero in misura non superiore al 3 per cento.
    La pasta prodotta in altri Paesi (soggetti ad altri regolamenti), in tutto o in parte con sfarinati di grano tenero e posta in vendita in Italia, deve riportare una delle denominazioni di vendita seguenti:
    pasta di farina di grano tenero, se ottenuta totalmente da sfarinati di grano tenero
    pasta di semola di grano duro e di farina di grano tenero, se ottenuta dalla miscelazione dei due prodotti con prevalenza della semola
    pasta di farina di grano tenero e di semola di grano duro, se ottenuta dalla miscelazione dei due prodotti con prevalenza della farina di grano tenero.


    Fonte:Wikipedia e web

    Edited by giuliascardone - 22/9/2011, 11:26
     
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  2. tappi
     
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    grazie Giulia...che bello questo post!
     
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  3. arca1959
     
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    grazie Giulia......
     
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    LA PASTA DI GRAGNANO



    ...500 anni di storia...


    sancio

    Antico Corso Sancio inizio ‘800
    ideale per asciugare la pasta al naturale


    Gragnano, è una meravigliosa cittadina della provincia di Napoli, incastonata come per magia nel cuore dei Monti Lattari, in una posizione strategica, perfettamente al centro tra il golfo di Amalfi ed il golfo di Sorrento, a soli 30 minuti di aliscafo da Capri ed Ischia. Famosissima in tutto il mondo per la gastronomia, Gragnano, da sempre è conosciutissima e desiderata da più di 500 anni per la produzione della prestigiosa pasta, del rosso nettare… vino frizzantino doc, dei saporiti salumi paesani e dallo squisito provolone del monaco, esclusività dei nostri monti. I tanto famosi "maccheroni", dagli ingredienti semplici e genuini: (acqua delle sorgenti di Gragnano,semola di grano duro, passione ,amore e fantasia) erano e sono prodotti con tre differenti tipologie lavorative: a livello familiare dove in casa “le donne gareggiano tra loro a chi avvolge più fusilli a mano in 1 ora…”, a livello artigianale dove “o’ maccarunaro e Gragnano” tramanda da padre in figlio il rispetto dei segreti e delle tradizioni indispensabili, per ottenere un prodotto di eccellente e selezionata qualità; a livello industriale per la buona pasta di tutti giorni.


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    Gragnano contava circa trecento pastifici, oggi più di dodici che da sempre sono “TESTIMONI E MESSAGGERI” nel mondo della storia di questa emozionante, allegra, vivacissima città, dove la pasta è un simbolo, un dono pregiato, una squisitezza che si condivide, della quale si discute e se ne và fieri.Sul nostro variegato territorio con i verdi ed incontaminati monti che si riflettono nel mare, sono presenti antiche mura di cinta medioevali, cinque torri saracene e due porte che rappresentavano l’ingresso nel feudo di Gragnano, un castello risalente alla fine del XII secolo e l'unico arco napoleonico di tutta la Campania, che testimoniano l'antichità di questa città; da visitare il famoso artistico presepe con pastori napoletani originali dell’800, che rievocano scene di vita vissuta dei gragnanesi e delle loro arti, situato all’ingresso della fantastica valle dei mulini, la chiesa di Santa Maria Assunta, ex sede dell'arcipretura ove è conservata un'antica scultura romana, l’imponente Chiesa dei francescani dedicata alla Madonna del Carmine, la chiesa collegiata del Corpus Domini dov’è presente l’arazzo più grande d’Europa e la Chiesa di San Giovanni Battista, meglio conosciuta come chiesa di San Sebastiano, protettore di tutti i pastai di Gragnano, infatti quel giorno in suo onore nessun pastificio è in produzione e tutti i pastai….seguono devoti la processione del Santo. La produzione dei “maccaroni” divenne ancor più importante, a partire dalla metà del XVII secolo quando la maggior parte dei gragnanesi si dedicò alla produzione dell "oro bianco", favorita ora come allora da una leggera aria umida che permette la lenta essiccazione, dalla bontà dell’acqua cristallina ed incontaminata che sgorga dal monte pendolo, nonché dall’altissima qualità della semola di grano duro, macinata in loco da ben 30 mulini ad acqua, i cui ruderi si possono ancora oggi ammirare nell’incantata "valle dei mulini". Il momento d'oro della pasta di Gragnano è l'Ottocento; in questo secolo i pastifici artigianali furono affiancati da siti produttivi molto più ampi lungo via Roma, piazza trivione, piazza San Marco, che divennero così i cuori pulsanti di Gragnano, lungo le strade appositamente costruite con particolari diagonali, si esponevano i maccheroni ad essiccare. Dopo il 1861 (l’unità d’Italia) la produzione della pasta raggiunse l'apice, con richieste di questa bontà provenienti da ogni ceto ed ogni parte della terra allora conosciuta, a tal punto che il re Umberto I e sua moglie, la regina Margherita di Savoia fecero costruire una stazione ferroviaria che collegava Gragnano a Napoli e quindi a tutti i porti del mondo. Nonostante i tanti problemi dovuti alle guerre mondiali , terremoti , carestie, Gragnano ha continuato e continua ad essere la grande Città della Pasta protagonista sul mercato internazionale, i cui saperi e sapori rievocano nella memoria, le antiche tradizioni di qualità. Invitiamo tutti a venire a Gragnano per rivivere come per magia negli anni d’oro dell’800 tra palazzi antichi, valle dei mulini, monumenti storici appassionanti, sapori e tradizioni, tutto un’insieme che avvolge in un crescendo d’emozioni.


    Fonte:lafabbricadellapastadigragnano.it
     
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    LA TRADIZIONE DELLA PASTA RIPIENA



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    Per tradizione riservata alle festività e alle occasioni speciali, la pasta ripiena nasce dall'unione di semplici ingredienti base - uova, farina, sale e un ripieno a scelta - dando vita a piatti nutrienti e gustosi dalle forme e dai contenuti più svariati. Presente sulla nostra tavola fin dal XIV secolo (come attestano ricettari dell'epoca, in cui compare una pasta preparata con farina e acqua che fa da ..contenitore" per un ripieno), la pasta ripiena è un piatto tradizionale in tutta Italia,con varianti regionali per quanto riguarda il tipo di ripieno, il formato e il nome con cui viene chiamata. Ogni regione, infatti, ha anche in questo campo la propria specialità, con ravioli, tortellini, cappelletti e cappellacci, tortelli e agnolotti che, diversi da città a città e da borgo a borgo, rispecchiano, nella loro grande varietà l'eterogeneità tipica dei nostro paese.



    ...L'impasto...



    L'impasto di base dell'involucro della pasta ripiena varia in relazione al tipo di ripieno, a seconda che questo sia di carne o di magro (ossia di pesce, di verdure o di formaggio). Per il primo tipo di preparazione l'impasto di base è quello classico della pasta fresca all'uovo con un rapporto tra uova e farina di 1 uovo ogni 1 00 g di farina impiegata. Per le paste ripiene di magro, il cui contenuto ha consistenza più morbida, occorre invece preparare una pasta all'uovo altrettanto morbida, utilizzando un minor numero di uova, con un rapporto ideale di 6 uova per ogni chilogrammo di farina impiegata, alla quale va aggiunta acqua tiepida in quantità sufficiente a ottenere un impasto sodo ed elastico. Come per la pasta fresca non farcita, inoltre, anche l'impasto della pasta ripiena può essere preparato con altri tipi di farina, come per esempio quella di ceci, di castagne, di grano saraceno, o di farro o integrale. Inoltre, l'impasto può essere colorato con verdure, come i classici spinaci, il pomodoro e le barbabietole, o non spezie, come zafferano e cacao, o ancora con altri ingredienti, come il particolare nero di seppia.



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    tortellini



    ...La sfoglia...



    Se destinata alla preparazione di pasta ripiena, la pasta all'uovo va stesa in sfoglie molto sottili (circa 1 mm di spessore), a mano con il matterello, o (con risultati più soddisfacenti) con l'apposita tirasfoglie a manovella.



    Sfoglia decorata:

    Con l'ausilio della tirasfoglie e l'utilizzo di impasti a più colori si possono realizzare sfoglie per paste ripiene decorate in maniera fantasiosa. Per una sfoglia a righe, per esempio, dopo aver preparato dei rettangoli di sfoglia di normale pasta all'uovo, appoggiatevi sopra, a distanza regolare, 3-4 strisce di pasta - verde agli spinaci e incollatevele spennellandole con un po' di albume. Premete leggermente con le dita per far aderire le strisce, poi passate ogni rettangolo tra i rulli leggermente infarinati in modo da assorbire eventuali gocce di albume. Per una sfoglia alle erbe aromatiche, inumidite i rettangoli di sfoglia (molto sottile), distribuitevi sopra foglie di basilico o di prezzemolo, intere o tritate, e coprite con altri rettangoli di sfoglia, premete un poco per far aderire i due strati di pasta e passateli tra i rulli 2-3 volte, finché le erbe si vedranno in trasparenza.



    ...Il ripieno...



    Di carne, di pesce, di verdura o formaggio, il ripieno di agnolotti, tortelli, cappelletti e ravioli varia, anche all'interno della stessa tipologia, da regione a regione e, talvolta, anche da città a città, con ingredienti estremamente vari, dettati dalle diverse tradizioni gastronomiche regionali e locali. In Romagna, per esempio, la pasta ripiena viene preparata con carne di maiale e di manzo e in Emilia con erbette e stracotti, mentre in Piemonte si utilizzano soprattutto i brasati, in Liguria si preferiscono farce a base di verdure, formaggi ed erbe aromatiche e in Toscana si usano più comunemente vari tipi di carne e salsiccia. Decisamente particolari sono poi i ripieni che accostano il sapore dolce con quello salato come i tortelli di zucca e amari tipici dei Mantovano, i cialzons friulani con uvetta e cacao, o i casonsei bresciani. Di fronte a una tale varietà di farce e ingredienti, si può affermare, dunque, che non esistono regole generali a proposito dei ripiena se non quella, che riguarda più che altro il modo di servirla, per cui la pasta ripiena di carni può essere presentata, a piacere, in brodo o asciutta, mentre quella di magro (a base cioè, di verdure o di pesce) si serve esclusivamente asciutta.



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    Ripieno di carne:

    Il tipo di carne utilizzata può essere di manzo e-o di maiale, di vitello o di coniglio, di faraona di tacchino o di pollo. Per quanto riguarda la cottura, la carne può essere tritata e rosolata in padella, oppure cotta a pezzi interi o a spezzatino in brasati, stufati, arrosti o stracotti, al forno o in casseruola. A prescindere da questa varietà di tipologie e di preparazione, il ripieno a base di carne prevede di norma che questa, una volta fatta cuocere, venga tritata e amalgamata in una terrina con gli altri ingredienti (in genere uovo, parmigiano grattugiato, sale e noce moscata, a cui si possono aggiungere verdure o altri alimenti), mescolando il tutto con un cucchiaio di legno fino a ottenere un composto ben omogeneo.



    Ripieno di verdure:

    Con un procedimento analogo a quello seguito per i ripieni di carne, i ripieni a base di verdure si realizzano facendo cuocere le erbe o gli ortaggi in maniera diversa (lessandoli, cuocendoli a vapore o rosolandoli in padella con olio e odori) e unendoii poi, tritati o ridotti a dadini, agli altri ingredienti previsti dalla ricetta. Questi includono quasi sempre un uovo, formaggio grattugiato, sale e pepe e un formaggio morbido, come nel più noto tra i ripieni di verdure quello a base di ricotta e spinaci.



    Ripieno di pesce:

    Entrato a far parte della tradizione italiana in materia di pasta ripiena solo negli ultimi anni, il ripieno a base di pesce (o di crostacei) è preparato in genere tritando la polpa dei pesce o dei crostacei (dopo averla di norma fatta rosolare in una padella con olio, vino e odori) e unendola ad altri ingredienti, che contemplano generalmente uovo, sale, pepe ed erbe aromatiche tritate, a cui si possono aggiungere verdure o formaggi, come nel classico ripieno di branzino, la cui preparazione è descritta a lato. Vi sono anche ricette di pasta ripiena a base di molluschi, che vengono in genere fatti aprire sul fuoco in un tegame, sgusciati, fatti insaporire sul fuoco in una padella con cipolla o scalogno e mescolati insieme agli altri ingredienti dei ripieno, che contemplano in genere verdure o uova.



    Ripieno con gli altri ingredienti:

    Gli altri tipi di ripieno sono in genere a base di formaggio (per esempio fontina, caprino, ricotta, gorgonzola, toma e casteirnagno) o di frutta (fresca e secca) e formaggio, che vengono di norma amalgamati in una terrina con uovo, sale e pepe.




    Tutti i diversi formati delle paste ripiene



    La pasta ripiena presenta in ltalia formati che variano da regione a regione e da zona a zona. Così a Parma, per esempio, i tortellini si chiamano anolini e i ravioli sono detti tortelli, mentre i tortellini bolognesi a Ferrara si chiamano cappelletti e a Mantova diventano agnolini. La forma tonda o quadrata dei panciuti agnolotti piemontesi, fuori dalla sua terra prende i nomi più diversi: ravioli, tortelli e tortellini, e via dicendo. Risultando perciò impossibile elencare tutti i nomi che i vari formati hanno assunto nelle diverse regioni d'Italia (anche perché spesso la stessa pasta è nota con nomi diversi nel raggio di pochi chilometri), elenchiamo di seguito quelli più comuni, riportando per ciascuno le indicazioni su come confezionarli. Per la preparazione di formati di pasta regionali più particolari e caratteristici.



    vari-9Ravioli:Con questo termine si indica una pasta ripiena in generale, che può essere preparata con diverse fogge: quadrata o rettangolare come i tortelli e gli agnolotti, raccolta come i cappellacci, o anche a mezzaluna e a triangolo, a piacere. In alcune regioni i ravioli sono ripieni di ricotta, con o senza verdura (a eccezione dei Trentino-Alto Adige, dove il ripieno è a base di carne), mentre in Liguria (dove "raviolo' è il nome della pasta ripiena per eccellenza) sono ripieni sia di carne sia di magro.

    vari-1Agnolotti:Di forma prevalentemente quadrata, vengono preparati soprattutto in Piemonte (dove, a seconda delle zone, possono essere chiamati anche "agnellotti"). Il ripieno è per lo più di carni miste, variamente cucinate (brasato di manzo, petto di pollo arrosto, coniglio arrosto, salsiccia e altro) alle quali si aggiunge di solito una verdura (in genere spinaci, scarola o bietole), parmigiano, noce moscata, sale e pepe. Per la preparazione, stendete l'impasto in due sfoglie, su una di esse distribuite il ripieno a mucchietti ben distanziati (servendovi di 2 cucchiai o di una tasca da pasticciere), poi appoggiate sopra l'altra sfoglia, sigillando bene la pasta attorno al ripieno; tagliate gli agnolotti con una rotella e disponeteli su un piano infarinato.

    vari-2Mezzelune: Per prepararle, stendete la pasta sulla spianatoia in una sfoglia sottile e, con l'ausilio di un tagliapasta rotondo (a bordi lisci o scanalati) dei diametro di 7-8 cm., ritagliatevi tanti dischi di pasta. Al centro di ciascun disco mettete un poco di ripieno, (servendovi di due cucchiai o di una tasca da pasticciere), quindi ripiegatevi sopra i bordi ottenendo le mezzelune, premendo con le dita attorno al ripieno per sigillarle.

    vari-6Triangoli di pasta: Per preparare i triangoli di pasta, stendete l'impasto e ritagliatevi tanti quadrati di 6-7 cm. di lato. Al centro di ogni quadrato mettete un po' di ripieno, quindi ripiegatevi sopra i bordi ottenendo i triangoli, premendo con le dita attorno al ripieno per sigillarli.

    vari-4Anolini: A forma di piccola mezzaluna, sono tipici della zona di Parma e Piacenza e vengono preparati con stracotto di manzo (o di asina) o con arrosto di maiale, pangrattato, parmigiano, uova, noce moscata, sale e pepe e si servono, secondo tradizione, in brodo rigorosamente di manzo e cappone, o anche (soprattutto a Piacenza) asciutti con condimenti di diverso tipo. Per la preparazione, stendete la pasta sulla spianatoia e con un tagliapasta rotondo ritagliatela in tanti dischetti uguali dei diametro di 3-4 cm. Distribuite al centro di ciascun dischetto un poco di ripieno (servendovi di due cucchiai o di una tasca da pasticciere), quindi ripiegate ogni dischetto a metà, sigillando bene i bordi in modo da ottenere tante mezzelune.

    vari-10Tortellini: Con la loro forma tipica, il cui modello nell'immaginario popolare è attribuito a una imitazione dell'ombelico di Venere, i tortellini, specialità contesa tra Bologna e Modena, sono la più conosciuta tra le paste ripiene italiane. La forma non è molto diversa da quella dei cappelletti, per cui si preparano allo stesso modo, con la differenza che la sfoglia ha uno spessore Più sottile e che la quantità di ripieno contenuta in ogni quadrato di pasta è minore, il che permette di dar loro una forma più piccola e aggraziata.

    vari-8Tortelli e tortelloni: Come per i ravioli, anche il termine "tortelIo" indica genericamente alcuni tipi di pasta ripiena, di norma di forma quadrata o rettangolare. Generalmente di magro, con farcia di ricotta e spinaci o bietole, presentano comunque infinite varietà di ripieno. Si preparano come gli agnolotti, stendendo l'impasto in due sfoglie, distribuendo su una di esse il ripieno a mucchietti ben distanziati (servendovi di due cucchiai o di una tasca da pasticciere) e appoggiandovi sopra l'altra sfoglia, sigillando bene la pasta attorno al ripieno; infine, si tagliano in quadrati o in rettangoli con una rotella, liscia o scanalata. I tortelioni si preparano con mucchietti di ripieno più grandi e ritagliando poi i tortelli in quadrati di dimensione maggiore.

    vari-11Casonseì: Con questo termine si indicano due tipi di pasta ripiena, dalla forma particolare: una tipica della zona di Brescia, preparata con salsiccia, pane, uova e formaggio, e una propria della val Camonica, farcita con patate, salsiccia, mortadella, bietole, uova, parmigiano, pangrattato. Con il termine di "casunziei", inoltre, si confeziona nella zona di Cortina d'Ampezzo una pasta ripiena a base di barbabietole, ricotta, pangrattato e semi di papavero. Per prepararli, stendete la pasta e ritagliatela in tanti dischetti di 5 cm. di diametro; distribuite al centro il ripieno (servendovi di due cucchiai o di una tasca da pasticciere), e ripiegatevi sopra i bordi pizzicandoli. Tirate quindi leggermente le estremità verso il basso, poi unitele sovrapponendole; ripiegate infine sopra le estremità alternandole in modo da formare altre due piegoline.

    vari-7Fagottini: Per prepararli, stendete l'impasto e ritagliatevi tanti quadrati di 6-7 cm. di lato (o tanti dischi di 8 cm. di diametro). Mettete al centro di ogni quadrato, o di disco di pasta, un poco di ripieno (servendovi di due cucchiai o di una tasca da pasticciere) e richiudeteli a fagottino, raccogliendo le punte dei quadrati, o i bordi dei dischi di pasta al centro e pizzicandoli con le dita in modo da sigillarli.

    vari-5Caramelle: Formato di pasta ripiena tipico dell'Emilia, ha in genere un ripieno realizzato con ricotta, uova, spinaci e parmigiano grattugiato Per prepararle, stendete la pasta e dividetela in strisce di 5 cm. di larghezza, da ritagliare poi in rettangoli larghi 4 cm. Distribuite al centro dei rettangoli il ripieno (servendovi di due cucchiai o di una tasca da pasticciere), quindi chiudeteli dando loro la forma di caramelle spennellando i bordi con uovo sbattuto per farli aderire bene.

    vari-3Cappelletti e cappellacci: Come indica il nome, si tratta di una pasta ripiena dalla forma particolare che richiama quella di un copricapo maschile dell'epoca medievale. Tipici dell'Emilia-Romagna e di origini antiche, i cappelletti si preparano con l'impasto di base previsto per la classica pasta all'uovo e si servono tradizionalmente in brodo di cappone o di gallina. Per prepararli, stendete la pasta sulla spianatoia e ritagliatela in tanti quadrati di circa 4 cm di lato. Su ciascuno di essi distribuite il ripieno (servendovi di due cucchiai o di una tasca da pasticciere), poi ripiegate ogni quadrato a metà in modo da ottenere tanti triangoli da premere lungo i bordi. A questo punto unite bene le due estremità, sovrapponendole leggermente e premetele per saldarle fra loro, sistemando man mano i cappelletti su un piano leggermente infarinato in modo da farli asciugare leggermente prima della cottura i cappellacci (i più noti sono quelli ferraresi ripieni di zucca) si preparano esattamente come dei grandi cappelletti, ritagliando la sfoglia in quadrati di 7-8 cm. di lato.




    La ricetta dei ravioli ricotta e spinaci



    Ingredienti per 6 persone:



    Pasta


    3 uova
    400 gr. di farina
    acqua q.b.
    sale



    Ripieno


    300 gr. di ricotta
    100 gr. di spinaci lessati
    5 cucchiai di parmigiano grattugiato
    noce moscata
    sale



    Preparazione ripieno:

    ric-41-Lessate gli spinaci, sgocciolateli, strizzateli bene, tritateli e fateli asciugare in un tegame con una noce di burro.

    ric-52-Lasciate intiepidire la verdura, quindi unitevi la ricotta e il parmigiano grattugiato, sale e una grattata di noce moscata e mescolate bene fino a ottenere un composto omogneo.

    ric-13- Trasferite il composto in una terrina e incorporatevi un uovo intero, lasciate riposare in frigorifero.


    Preparazione della pasta:

    ric-24-Preparate la pasta: setacciate con cura la farina sulla spianatoia, formate la classica fontana, quindi mettetevi al centro le uova e un pizzico di sale.

    ric-35-Sbattete con una forchetta le uova, quindi iniziate a incorporare la farina con le punta delle dita, partendo dai bordi della fontana. Lavorate con le mani il composto per 15-20 minuti, amalgamando bene gli ingredienti e avendo cura di cospargere di tanto in tanto la spianatoia con un pò di farina. Continuate in questo modo fino a ottenere un impasto sodo e omogeneo, poi, quando nella pasta iniziano a vedersi delle bollicine, raccoglietela formando una palla. Lasciatela riposare in una ciotola per mezz'ora.

    Preparazione dei ravioli:

    tort-26-Stendete l'impasto in due sfoglie, poi distribuite su una di esse il ripieno a mucchietti ben distanziati tra loro.

    ric-67-Coprite la sfoglia con il ripieno con l'altra sfoglia di pasta, schiacciando con le dita attorno ai mucchietti di ripieno per sigillare le due sfoglie.

    ric-78-Servendovi di una rotella tagliapasta ritagliate i ravioli in quadrati omogenei.


    Fonte:ravioli.it
     
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  6. tappi
     
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    grazie Giulia
     
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5 replies since 22/9/2011, 10:15   2294 views
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