UN TRENO PER DOVE...

RECENSIONE DI MICHELPLATINI

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  1. gheagabry
     
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    UN TRENO PER DOVE..

    recensione di michelplatini


    scritto e pubblicato sulla CREATIVITY PAPERS
    (it.calameo.com)





    L’ utopia è sempre la stessa: il mondo perfetto.
    La realtà dice che perfetto questo mondo non lo è stato né lo sarà mai,
    nonostante il toccante e meraviglioso appello di John Lennon.
    Come lo " scarabeo" di Liverpool – altrimenti noto, qui in Italia, come
    " scarafaggio" – tanti altri artisti hanno provato a immaginare questo luogo
    incontaminato che, per restare tale, dovrebbe accogliere solo creature mondate
    dalla loro intrinseca meschinità.
    Ma come purificare gli istinti dell’ Uomo, voci ineludibili delle sue debolezze?
    Claudio Baglioni ha pensato a un viaggio in treno, un lungo trasferimento per
    Dove durante il quale indugiare con la riflessione sulle brutture da cui si vorrebbe
    fuggire e sull’incanto a cui si anela di arrivare.


    In questa stupenda canzone Baglioni
    fonde conoscenza, sentimenti, orrore e
    speranza in un eccezionale affresco della
    vita attraverso uno stile e una passione
    che la rendono un piccolo capolavoro,
    piccolo perché ingiustamente oscurato da
    altre composizioni di eguale bellezza, ma
    di spessore inferiore.

    La sua straordinaria capacità di
    fotografare in un sol verso descrizioni di
    luoghi e sentimenti, di condensare pensieri
    e metafore, di scovare suoni e ritmi che
    offrano alle parole il degno supporto
    musicale, esplode nell’ LP La Vita è Adesso
    di cui è parte Un Treno per Dove.
    Una menzione speciale meritano le
    rime, che in questo lavoro ritrovano la loro
    primaria funzione estetica.

    Oggigiorno siamo abituati a autori che pare si armino di rimario stilando una
    lista di termini in base ai quali provano a buttare giù un testo che vanti un minimo
    di logica, sperando che il fascino dell’assonanza distolga dalla pochezza dei
    contenuti. La ricerca ossessiva della rima è ormai il caposaldo per compiacere un
    pubblico approssimativo: rime, bussola e sestante di un navigante che non sa
    dove approdare. Portare avanti un discorso che può dilungarsi addirittura per una
    strofa intera, che sintetizzi un’ idea attraverso parole nette e potenti come i
    rintocchi di una campana il cui eco ci spieghi ciò che viene sottinteso per metrica:
    questo l’ aspetto preminente del quale un paroliere dovrebbe occuparsi, col
    messaggio che dovrebbe catturare l’attenzione al punto da farcele dimenticare,
    quelle benedette rime.

    Invece accade spesso che, specie con una
    canzone nuova, l’ascoltatore si diletti
    furtivamente ad anticipare il cantante. Ovvio!
    Se il testo è costituito da pensierini legati da
    una labile, talvolta forzata, parvenza di senso,
    che può fare il cervello per spoltrirsi? Cerca
    d’indovinare la rima! Quando invece il
    racconto canoro si concentra su un tema
    profondo e sentito, sviluppato
    magistralmente come in Un Treno per Dove, il
    desiderio di comprendere resuscita
    l’interesse ed estingue la curiosità per le rime.
    Poi magari un giorno, col testo davanti, si noteranno i vari
    ciancicate / estate, sparo / denaro, muro / futuro, conigli / figli, follia / via, mani / domani,
    pianto / soltanto, adulti / insulti, ribelle / stelle,
    e ci si renderà conto cosa voglia realmente dire
    scrivere una canzone.

    Oltre a questi " dettagliucci pro forma", rimane il mirabile significato di un’ opera
    che scolpisce in tuttotondo la società moderna e i suoi attori.
    L’ insensibilità verso i nostri migliori amici non umani, la malinconia degli
    anziani che languono nella nostalgia del tempo che fu, il sadico e quello sì
    bestiale! divertimento di fare bersagli mobili dei fratellini di San Francesco, la
    solitudine di chi è abbandonato nel mare dell’ indifferenza, la corruzione che
    consente alle ingiustizie di pascere, la paura che all’ improvviso il male ci prenda di
    mira, gli ostacoli che sempre si frappongono tra noi e i nostri sogni, la guerra che
    separa e annienta famiglie, la follia di quei diavoli che per interesse o ghiribizzo
    rovinano l’esistenza di un povero cristo, la globalizzazione che inghiotte l’individuo
    come il grigio il verde, l’ impossibilità di giovani e meno giovani di darsi da fare
    perché nessuno ha bisogno di loro, la fretta di vivere che ci fa dimenticare di
    godercela quest’ effimera avventura terrena, i bambini che iniziano a camminare i
    sentieri del mondo e il loro entusiasmo che si tramuta in un potenziale dramma
    quando gli affaccendati genitori li trascurano, la violenza cui si ricorre per imporsi
    a un prossimo debole o pacifico, e lo scoramento che spezza le gambe della Fede
    a colpi di realtà.
    Potremo mai lasciarci alle spalle questi orribili aspetti della vita e gioire
    serenamente in un luogo dove la notte sia tenuta sempre lontana dal sole, dove il
    rispetto per gli altri esseri diventi una necessità che assimiliamo insieme
    all’ossigeno?





    Eh sì, dovremmo proprio trovarla la stazione da dove parte questo treno di
    Baglioni: aspettiamo il miracolo che magicamente ci elargisca le virtù, ma forse è
    proprio la mente l’unico strumento in grado di purificare l’ anima.






    vorrei un biglietto per un posto
    dove non ci sono i cani
    poveri granelli di pepe
    abbandonati in mezzo ad un'estate
    un posto dove non ci sono vecchi soli
    che amavano molto la moglie
    e tengono i nipoti in un portafoglio
    di foto ciancicate
    dove gli uccelli tagliano l'autunno
    e l'aria non si rompe in uno sparo
    dove nessuno e un'isola
    e l'anima non s'incarta nel denaro
    dove la paura non passa più
    nei nostri occhi di conigli
    e non c'è più da scavalcare nessun muro
    dove i soldati tornano alle case
    e si accovacciano coi figli
    a colorare un cielo un po' più largo di fururo
    un treno per dove
    il giorno non finisce
    e il sole e un grido in mezzo al viso
    dei mattino di un sorriso
    un treno per dove
    non arrivi il vemo di follia
    che gela il cuore
    e che ci trascina via
    un posto senza le borgate
    calce e polverone
    bucate da mille finestre uguali
    che si mangiano la campagna
    dove non c'è più attesa
    ma un lavoro da sputare nelle mani
    dove il tempo inganna gli orologi
    e questa corsa assurda per domani
    dove le ombre corte dei bambini
    non si fermano in un pianto
    lasciate indietro dalla fretta degli adulti
    dove tutti sono persone
    e ognuno ha un sogno ed un pensiero suo soltanto
    e un uomo non si piega con le botte e con gli insulti
    un treno per dove
    il mare e grano azzurro
    e un saluto di gabbiani
    sulle barche e tra le mani
    un treno per dove
    accenderai la luce
    e sarai un bicchiere d'acqua
    nelle notti dei miei guai
    un treno per dove
    libero e ribelle
    correrò come un cavallo
    sotto grappoli di stelle
    un treno per dove
    non ci sia lo spazio
    per perderti di più
    un treno per dove esisti tu





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    Edited by gheagabry - 16/9/2011, 21:24
     
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    Ma è bellissimo! Grazie Gabry!
     
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    e..bravissimo ..Antonio..proprio bella la tua recensione...
     
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    Grazie Lussy per ospitarmi anche di qua! :rolleyes:
     
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