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"ANDIAMO AL CINEMA"
Cose dell’altro mondo
Trama:
"Cose dell' altro mondo" il film in streaming megavideo di Francesco Patierno, con la partecipazione di: Valerio Mastandrea, Diego Abatantuono, Valentina Lodovini, Sandra Collodel, Maria Grazia Schiavo, Maurizio Donadoni, Vitaliano Trevisan, Riccardo Bergo , Sergio Bustric, Fabio Ferri, Laura Efrikian, Fulvio Molena. "Cose dell' altro mondo" il film in streaming megavideo racconta una storia che riguarda una situazione storica molto attuale, infatti la pellicola tratta l' argomento delle immigrazioni degli extracomunitari. In "Cose dell' altro mondo" il film in streaming megavideo in una città del Veneto non esistono più gli extracomunitari, sono spariti, e per molte persone quest' evento è un motivo di sollievo e di vanto, ma ben presto le loro sensazioni e le loro idee cambieranno radicalmente. Infatti la città senza gli extracomunitari sembra di aver subito una brusca frenata nella sua evoluzione e nel suo andamento, e allora i cittadini veneti si pongono una nuova domanda, ma gli extracomunitari verranno di nuovo o non verranno mai più? "Cose dell' altro mondo" il film in streaming megavideo ci offre una commedia ben realizzata che si focalizza su un punto di grande importanza come l' immigrazione clandestina che è anche di grande attualità. Il regista, Francesco Patierno, si interroga se la loro eventuale ed improbabile mancanza comporterebbe qualcosa alla società, nel film sembra proprio di si. "Cose dell' altro mondo" il film in streaming megavideo risulta molto interessante visto anche la presenza di attori molto amati soprattutto dal pubblico italiano, come Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini, che sta acquisendo sempre più consapevolezza della sua bellezza e dei proprio mezzi che la stanno portando a ricoprire un ruolo importante nel panorama cinematografico italiano.
SIMONE CRISTICCHI: COSE DELL’ALTRO MONDO, COLONNA SONORA DEL FILM
Definirlo un peperino è ancora riduttivo per un artista poliedrico come il riccioluto Simone Cristicchi che adesso, se è possibile, si presenta nell’ennesima versione totalmente inedita. Sono lontani i tempi in cui si fece conoscere definitivamente al grande pubblico con il singolo “Vorrei cantare come Biagio Antonacci“, adesso è cresciuto e nella sua carriera punta l’asso che mancava: il cinema. Non vestirà i panni di attore, però, ma si occuperà di comporre l’intera colonna sonora di “Cose dell’altro mondo“, il nuovo film del regista Francesco Patierno, con protagonisti Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini.
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Andiamo al Cinema
Tomboy Film » 2011 »
Il microcosmo dei bambini visto con tenerezza e acume, senza facili semplificazioni
Trama
Laure, dieci anni, insieme ai genitori e alla sorella Jeanne si trasferisce durante le vacanze estive. La mamma è incinta del terzo figlio (un maschio) e il padre è impegnato al lavoro. La bambina approfitta della distrazione degli adulti per prendere una decisione: nel nuovo ambiente si farà credere un maschio. E' come Michael che farà le prime amicizie e, in particolare, attirerà l'attenzione di Lisa che finirà con l'innamorarsi del nuovo arrivato con il quale scambierà qualche bacio e momenti mano nella mano. Fino a quando potrà durare questa situazione? Céline Sciamma torna ad affrontare, dopo Water Lilies, le tematiche della scoperta della sessualità spostando però l'attenzione dalla fase adolescenziale a quella preadolescenziale. Trova in Zoé Héran l'interprete adatta per rappresentare, con la giusta dose di innocenza mista a un bisogno di esplorare, il cammino estivo di Laure.
Sciamma osserva il microcosmo dei bambini con tenerezza e acume ma senza facili semplificazioni. Maschi e femmine in formazione non sono quegli esseri asessuati che gli adulti vorrebbero che fossero. Natura e società impongono le loro leggi e, in particolare la società, i loro modelli con cui confrontarsi e scontrarsi. Perché spesso sono più legati a stereotipi che a veri bisogni. Così Laure mentre decide di trasgredire facendosi passare per maschio finisce inconsciamente per aderire a quelle che ritiene debbano essere necessariamente le caratteristiche dell'altro sesso. Céline Sciamma, nel descrivere Laure, va oltre quella che avrebbe potuto costituire la gabbia episodica di un racconto di travestimento infantile e lascia lo spettatore con domande più ampie intorno alla definizione della sessualità propria di ogni individuo. In definitiva spetta a noi decidere se quell'estate sarà solo una parentesi nella vita della bambina oppure se ne segnerà il futuro.
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OGGI AL CINEMA
Happy Feet 2 in 3D
Un film di George Miller (II). Con Robin Williams, Matt Damon, Brad Pitt, Elijah Wood, Magda Szubanski
Musical di formazione che celebra la diversità e la paternità
Marzia Gandolfi
Mambo è cresciuto a pesci e tip tap, ha sposato Gloria e adesso è padre apprensivo di Erik, un cucciolo che sogna due ali per volare e una voce per cantare. Goffo e maldestro, Erik è diverso dagli altri pinguini, non canta, non balla e non sembra trovare il suo posto nel mondo. Fuggito da casa incontra Sven, un pinguino molto speciale, col becco grosso e due ali adatte al volo. Predicatore cialtrone di mistica e di fumo, Sven colpisce la fantasia di Erik e ne diventa figura di riferimento. Raggiunto da Mambo, Erik si lascia convincere a malincuore a tornare indietro. Il mondo intorno a loro intanto si sta trasformando, l'innalzamento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacciai hanno compromesso la sicurezza dei pinguini imperiali. Sulla strada verso casa, Erik troverà la sua canzone e Mambo imparerà il mestiere del genitore, salvando creativamente Gloria e tutti i suoi compagni. Lo aiuteranno nell'impresa i colossali elefanti marini e i minuscoli krill.
Cinque anni e un Oscar fa, Mambo era un piccolo pinguino col vizio del tip tap e alla ricerca della propria iniziazione alla vita. Ballerino in un mondo di cantanti virtuosi, Mambo cresce e diventa padre di un pinguino altrettanto ‘diverso' ma altrettanto ostinato a realizzarsi. A 'formare' il giovane Erik ci pensa ancora una volta George Miller, produttore, sceneggiatore e regista di animali che pensano e agiscono come persone. Come fu per Babe, maialino coraggioso che voleva diventare cane pastore, per l'anatra che si sognava gallo, per il pinguino che studiava da ballerino, allo stesso modo Erik aderisce alla poetica dell'autore australiano ‘differenziandosi' e divergendo dalla 'legge' del gruppo di appartenenza. Ma se per Mambo la danza era un'inclinazione naturale e irrinunciabile dentro una società gerarchizzata dove il suo cambiamento diventerà strumento di riconoscimento, per suo figlio le cose sembrano andare diversamente. Erik vuole modificare la propria natura e vive la propria ‘pinguinità' come un limite. Ma davvero senza ali non si può volare? Più adolescenziale che infantile, 'il ragazzo' disobbedisce tenacemente. La sua indisciplinatezza sfida le competenze paterne e cerca altrove, in un 'pulcinella' (di mare) qualsiasi, l'esempio da imitare. Saranno l'imprevedibilità della vita, l'onda anomala di uno tzunami e i rovesci di un terremoto a ravvedere Erik e a invitarlo a guardare con sguardo indulgente e finalmente ammirato quel genitore impacciato ma fortemente impegnato a diventare un padre migliore. Diversamente dal passato i papà sono più accudenti e coinvolti nell'esistenza dei propri figli al punto da diventare argomento eletto dell'animazione, che 'disegna' sempre più spesso padri distintivi e amorevoli.
Insieme a Cattivissimo me e Kung Fu Panda, Happy Feet 2 mette in schermo padri adottivi o naturali che producono valori, pongono limiti e insegnano alla propria prole ad affrontare la vita adulta, abbinando alla funzione normativa quella affettiva. Se la Disney con Il Re leone introdusse per prima la ‘presenza' paterna, Mufasa, dominante e democratico, resta un genitore incoerente e ‘interrotto'. Mambo è padre di un altro ‘inverno', di un cambiamento sociale, di una rivoluzione culturale, di una diversa specie, naturalmente portata alle attività di accudimento primario dell'infanzia. ‘Covare' il suo Erik ha fatto di Mambo un padre materno che ha rinnovato il concetto tradizionale di virilità e autorevolezza. Il potenziamento della figura paterna non ha depotenziato comunque quella materna di Gloria, madre affettuosa e consapevole dei rispettivi ruoli. Ancora una volta Miller sposa la musica e realizza un ambizioso progetto danzato, riconfermando ecologismo, diversità e tridimensionalità. Tra rock e rap, pop e hip hop, jodel e melodramma (lirico), Erik intonerà la romanza di Puccini ("E lucevan le stelle") facendo rimpiangere la metrica perfetta di Giacosa e Illica, Happy Feet 2 canta e coreografa con meno incisività il palcoscenico antartico. Spettacolare nella profondità dell'oceano e del 3D è invece il mondo di sotto, ‘battuto' dai gregari Will e Bill, krill leggiadri che, sviluppando una storia parallela alla maniera di Scrat, si improvvisano predatori e risalgono la catena alimentare. Perché nelle produzioni ‘polari' di Miller i pinguini possono volare alto e gli invertebrati eseguire coreografie felpate che ‘spaccano'
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AL CINEMA OGGI
Ligabue - Campovolo 2.0 3D
Un film di Marco Salom. Con Luciano Ligabue Documentario musicale, durata 108 min.
Film-concerto che manca di sutura 'fra palco e realtà'
Per festeggiare vent'anni di carriera musicale, il 16 luglio 2011 il rocker Luciano Ligabuetiene un concerto con data unica nell'aeroporto di Reggio Emilia. È il secondo raduno che il rocker emiliano tiene in questa grande area verde e anche stavolta accorrono più di centomila persone da tutta Italia. L'esibizione è una lunga carrellata fra brani storici e nuove ballate che vede coinvolti su un enorme palco tutti i musicisti che hanno collaborato con Ligabue nel corso della sua storia musicale. Un'esperienza avvolgente, che per il cantautore diviene anche l'occasione per raccontare i luoghi dove è cresciuto, presentare gli amici di sempre e ricordare che il meglio deve ancora venire. Non è la prima volta che Ligabue sconfina dal mondo musicale. In un ventennio da musicista, è passato con una certa disinvoltura dalla scrittura di brani a quella di libri, dalla registrazione di album a quella di film, mantenendo sempre una solida identità di cantore popolare di racconti della provincia o di storie generazionali. Con questa “versione beta” di un film-concerto tratto dal mega-raduno della Bassa Padana, il rocker emiliano tenta una sintesi della sua stessa poetica, cercando di contenere l'anima energica e vitale dell'esibizione dal vivo all'interno delle formule narrative del cinema. Ma per quanto entrambi siano mezzi espressivi basati principalmente sulle sensazioni, il passaggio dalla forma concerto alla forma cinema presenta limiti evidenti, che vanno dalla scarsa mobilità all'esigenza di costruire un racconto. Restare seduti su una poltrona a guardare uno spettacolo pensato per essere visto in piedi saltando e gridando è tutt'altro tipo di esperienza, e non c'è conversione 3D o sound editing d'avanguardia che possa saturare questo divario fra spazio di un concerto e poltrona di un multisala. D'altra parte, il film-concerto mostra anche il desiderio tutto cinematografico di fare di Ligabue il protagonista di un racconto celebrativo sul modello dello star system hollywoodiano. Le lente ballate e i pezzi veloci e ruggenti del suo repertorio diventano in quest'ottica la colonna sonora di un western dove il cantautore si muove come un cowboy solitario. La camminata lenta, il fisico asciutto, il capello selvaggio ma sempre composto, la buona retorica delle sue canzoni e dei suoi interventi, il passato scoperto e scandito a tempo di ralenti, sembrano costruire il percorso di un eroe da cinema classico. Campovolo 2.0 racconta quindi due storie. Una rivolta alle centomila anime alla ricerca di quelle sensazioni di quella notte di mezza estate, di quel punctum fatto di sonorità, di mega-schermi e di migliaia di mani alzate con telefonini e fotocamere. L'altra rivolta alla mitizzazione del Liga come icona definitiva dell'anima popolare del rock italiano. In ognuno dei due casi, manca però la soglia fra una dimensione e l'altra, una continuità fra la dimensione sentimental-affettiva e quella di spettacolo universale. Una sutura “fra palco e realtà”.
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La felicità buona di Pieraccioni per il Natale.
Uscirà venerdì in 600 copie distribuite da Medusa l'ultimo film di Leonardo Pieraccioni, 'Finalmente la felicita''. Sarà lui a dover sfidare con la sua formula quasi inossidabile - un giovane para-imbranato (lo stesso attore regista toscano) alle prese con una donna troppo bella - il cinepanettone doc (Vacanze di Natale a Cortina della Filmauro) forte di 750 copie. Nel segno di una favola anche troppo buona, tutto parte da 'C'é posta per té, il programma della De Filippi di Canale 5. Qui Pieraccioni nei panni di Benedetto un musicista, scopre che sua mamma, appena morta, ha adottato a distanza Luna una ragazzina brasiliana che ora è una splendida ragazza (Ariadna Romero) di circa venti anni. E' lei a volerlo conoscere e per Benedetto inizia un'avventura con tanto di lieto fine. Benedetto partirà con questa sorellina acquisita alle volte della Sardegna insieme al suo amico Sandrino (Rocco Papaleo) ed esattamente a bordo del suo pullman turistico panoramico. Qui Luna, di cui Benedetto ovviamente è già invaghito non certo di amore fraterno, incontra il suo ex Jesus (Thyago Alves, già a L'isola dei famosi). Entrambi modelli, i due si rivedono a un servizio fotografico, ma l'alchimia tra di loro non c'é più, mentre lei comincia sempre di più a pensare a questo 'fratello' non più giovanissimo, ma pieno di vita. "L'idea mi è venuta quando Domenico Costanzo (uno degli autori del soggetto) mi ha detto che sua madre aveva appunto adottato una bambina brasiliana a distanza e che lui sognava di incontrare" spiega Pieraccioni oggi in conferenza stampa a Roma. Sul fatto poi che 'Finalmente la felicita'' sia all'insegna di un buonismo considerato da alcuni eccessivo, replica il regista-attore:"Non ho mai avuto vergogna dell'happy-end. Un certo tipo di commedia alla Monicelli non potete chiederla a me, chiedetela casomai a Virzi. Comunque - conclude Pieraccioni - quello che conta è il giudizio del pubblico. Noi e voi - dice rivolto ai giornalisti - siamo sempre dieci gradini sotto al pubblico. Basti solo pensare alla sorpresa al box office di 'Midnight in Paris' di Woody Allen". E ancora sul supposto buonismo:"sono solo un ragazzo di provincia, vivo in campagna e facevo il magazziniere prima di fare questo lavoro. Insomma mi é andata bene ed è giusto che sia ottimista".
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Il coraggio al femminile, the Help punta a oscar.
Tratto da bestseller da 5 mln di copie di Kathryn Stockett. Fresco di cinque nominations ai Golden Globes, The Help, la commedia drammatica di Tate Taylor, in uscita in Italia il 20 gennaio distribuita da Disney, si inserisce, fra i favoriti per le candidature agli Oscar. Soprattutto per il cast al femminile, che comprende, fra le altre Viola Davis, Octavia Spencer, Jessica Chastain (tutte nominate ai Golden Globes, dove il film e' in lizza anche come miglior dramma e per la canzone originale) ma anche Emma Stone e Bryce Dallas Howard, a cui stanno andando molti dei riconoscimenti fra i premi assegnati dai critici americani. La pellicola, che racconta l'incontro e il confronto fra alcune cameriere nere e donne bianche di diverse eta' nel Mississippi razzista d'inizio anni '60, e' stata la sorpresa al botteghino dell'estate americana, con quasi 200 milioni di dollari di incassi nel mondo finora, a fronte di un budget di 25 milioni. Il film e' tratto dal bestseller con cinque milioni di copie vendute, di Kathryn Stockett (pubblicato in Italia da Mondadori), classe 1969, amica di Tate Taylor, a cui ha concesso i diritti ancora prima che il libro fosse pubblicato.
.OGGI AL CINEMA
Il gatto con gli stivali
Un film di Chris Miller.Con Antonio Banderas, Salma Hayek, Zach Galifianakis Titolo originale Puss in Boots.
C'era una volta...prima dell'incontro con Shrek
Le spade si incroceranno e i cuori saranno infranti in questa avventura che vedrà come protagonista il più amato personaggio dell'universo di Shrek, il Gatto con gli stivali (Antonio Banderas). Si tratterà di una corsa spericolata attraverso i primi anni del Gatto quando fece squadra con Humpty Dumpty, la mente e Kitty (Salma Hayek) la gatta di strada, per rubare la famosa papera dalle uova d'oro.
Il gatto che rubò la scena a Shrek non sa tenerla tutta per sé
Marianna Cappi.
In un antico borgo spagnolo, Gatto e Humpty Dumpty sono cresciuti come fratelli in un orfanotrofio, col sogno di trovare un giorno i fagioli magici e arrivare all'oca dalle uova d'oro. Nel frattempo, geloso del suo compare più atletico ed amato, Humpty non ha però disdegnato la strada del crimine ed è proprio in occasione di una rapina che qualcosa è andato storto e la loro amicizia si è frantumata. Gatto si aggira da allora come un fuorilegge, in cerca di un modo per ripulire il suo nome, mentre Humpty fa squadra con Kitty Zampe di Velluto, una gattina bella e scaltra. Il destino li rimette un giorno insieme, finalmente sulle tracce dei fagioli magici.
Anche chi non è mai stato fan delle avventure animate dell'orco Shrek, non ha potuto resistere al fascino sornione e birichino del personaggio del gatto, apparso nel secondo capitolo e divenuto in fretta la sola oasi anti-noia all'interno di un franchise in rapido inaridimento. Il film che lo vede protagonista sceglie di non sfiorare nemmeno marginalmente il suo cammino al fianco degli orchi e di ciuchino ma di andare direttamente ad esplorare la sua infanzia e la genesi del personaggio, un po' come hanno fatto recentemente altre saghe cinematografiche, da Star Trek a X-Men.
Mutare terreno, data l'arsura della palude precedente, non sembrava affatto una cattiva idea, quella che non si spiega è la mutazione totale, diremmo genetica, del personaggio. Cosa ne sia stato della pallina di pelo capace di confondere gli avversari sgranando gli occhioni e facendo le fusa per poi tirare fuori gli artigli al momento opportuno, è un mistero senza soluzione. Ritroviamo il gatto trasformato in parte in Zorro, con tanto di cavallo e spada graffitara (e va bene che dietro c'è Banderas ma sembra una presa in giro), e in parte in D'Artagnan, con Milady al seguito. Ciò che non cambia, rispetto alla tradizione di famiglia, è il paesaggio narrativo, ispirato ancora una volta alla fiaba - qui è “Jack e il fagiolo magico” - ma, se possibile, più pretestuoso che altrove.
Per una curiosa legge del contrappasso, così come il gatto con gli stivali aveva a suo tempo rubato la scena ai protagonisti del film che l'ospitava, qui non c'è dubbio che i numeri del gatto siano di gran lunga meno interessanti di qualsiasi cosa faccia il personaggio di Humpty, l'uovo antropomorfo. Handicappato drammaticamente dalla sua forma fisica che lo rende totalmente dipendente dall'aiuto altrui, Humpty è invidioso, morbosamente legato al proprio compagno di giochi d'infanzia, incline a commettere atti fraudolenti e pronto a tradire, ma anche ingegnoso, spassoso e autoironico (la tutina dorata è un colpo di genio): l'unico personaggio che buchi lo schermo e per il quale valga la pena vedere il film.
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Banderas fa il gatto
Ancor prima di incontrare Shrek, il famigerato rubacuori e fuorilegge Gatto con gli Stivali (Antonio Banderas) diventerà un eroe quando, insieme alla furba e caparbia Kitty Zampe di Velluto (Salma Hayek) e alla mente geniale Humpty Dumpty (Zach Galifianakis), partirà per l’avventura e salverà la sua città. Questa è la vera storia del Gatto, del Mito, della Leggenda… degli Stivali.
“Il Gatto con gli Stivali” è prodotto da DreamWorks Animation SKG e sarà distribuito nelle sale italiane da Universal Pictures International Italy dal 16 dicembre 2011.
Nel cast: Antonio Banderas, Salma Hayek, Zach Galifianakis, Billy Bob Thornton ed Amy Sedaris.
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gheagabry.
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Al cinema oggi
Il figlio di Babbo Natale
La commedia d'animazione per la famiglia in 3D-CG Il figlio di Babbo Natale - una produzione Aardman per Sony Pictures Animation - svela finalmente l'arcano mistero che si nasconde dietro alla domanda fatidica posta da tutti i bambini del mondo: "Come fa Babbo Natale a recapitare tutti quei regali in un'unica notte?". La risposta è semplice: le straordinarie officine ultra-high-tech nascoste nel sottosuolo del Polo Nord. Al centro del film, una storia con i tipici ingredienti di un classico natalizio: una famiglia in un comico stato di 'anomalia disfunzionale' ed un eroe sui generis, Arthur. Quando durante la sua straordinaria missione notturna, Babbo Natale dimentica il regalo di uno dei suoi milioni di bambini, il giovane Arthur si imbarca in una divertente ed appassionante missione contro il tempo per consegnare quest'ultimo regalo prima che arrivi la tanto attesa mattina di Natale.
Un film di Sarah Smith, Barry Cook. Con James McAvoy, Hugh Laurie, Bill Nighy, Jim Broadbent, Imelda Staunton.
Tecnologia e risate salveranno il Natale
La domanda di ogni bambino: come può Babbo Natale fare il giro del mondo in una sola notte? La risposta è un'operazione tecnologicamente avanzata al Polo Nord con un esercito di un milione di elfi in campo, un'enorme slitta supersonica e un vasto centro di controllo sotto i ghiacci del Polo. Ma anche la più sofisticata tecnologia ha un margine di errore. Quando la consegna anche di un solo regalo su seicento milioni viene meno, Babbo Natale e il suo efficientissimo figlio Steve lo ritengono un accettabile margine di errore. Ma non per Arthur Christmas, l'eccentrico figlio più piccolo. Il ragazzino mette su una sgangherata e folle missione per consegnare l'ultimo regalo dall'altra parte del globo a due ore dall'alba del Natale. Questa comica impresa riunisce la famiglia di Babbo Natale e salva il futuro stesso del Natale.
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lella06.
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grazie Gabry . -
giuvi43.
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OGGI AL CINEMA
ombe di supposta matrice anarchica esplodono a Strasburgo e a Vienna, uno scandalo investe un magnate indiano del cotone mentre un industriale americano dell'acciaio muore misteriosamente. Eventi casuali, senza connessione? Non secondo Sherlock Holmes, che ha intuito dietro a tutto ciò un piano criminale, ideato dal professor Moriarty, uomo dall'intelligenza sopraffina e privo di qualsiasi coscienza morale. Holmes strappa dunque Watson alla sua luna di miele con Mary e lo trascina a Parigi, in Germania e infine in Svizzera. La partita a scacchi con Moriarty è tesissima, la posta in gioco niente meno che il corso della Storia.
Ora che non deve più preoccuparsi di presentare i personaggi, o meglio di illustrare la loro rilettura, Guy Ritchie ha la possibilità di divertirsi e – questa è la buona notizia - lo fa senza scrupoli. Se è vero che sostanzialmente non cambia squadra, smuove però le fondamenta, chiamando alla sceneggiatura i coniugi Mulroney, che sono quanto di più interessante in giro. Così, messe al bando le lungaggini e le complicazioni gratuite, la soluzione del caso non è più accessoria, la noia non si presenta, mentre si affaccia una maggior considerazione dei sentimenti, che scalda a puntino il film. Accade ciò che era accaduto, per esempio, con Hellboy (più o meno per le stesse ragioni), ovvero che la seconda avventura, sapendo superare i problemi della prima, raggiunge un livello più alto, decisamente buono. Numerose sono le invenzioni visive del film, al punto che i flashforward sincopati che precedono le mosse d'azione di Holmes, per quanto giustificati dal metodo e dalle caratteristiche del personaggio (e, a questo punto, anche dalla continuità dovuta al capitolo uno), sono in fondo la trovata più banale e scontata. Preziosissima, invece, per rendere la miscela più frizzante, è l'introduzione del fratello maggiore di Sherlock, Mycroft Holmes, interpretato dal grande Stephen Fry. Giocato per lo più sull'elemento del travestimento, con una puntata speciale nel travestitismo esplicito (Watson trascorre la prima notte di nozze con Holmes e l'amplesso c'è eccome, travestito da colluttazione) e una nella chirurgia plastica, il film non dimentica che spesso non c'è costume più efficace del nudo integrale, specie se indossato da un gentleman della comicità britannica come Fry.
L'intesa attoriale tra Robert Downey Jr. (il cui Holmes è tra le migliori figure postmoderne del cinema recente) e la spalla Jude Law è evidente e fortunata e i dialoghi la servono bene e con misura, senza bisogno di salire sopra le righe. L'ambientazione storica esplosiva e la varietà di ambienti suggestivi, dal camerino della cartomante al castello vampiresco sull'orlo del precipizio, forniscono uno sfondo opportunamente avventuroso, ma le sorprese più belle si nascondo nel tranquillo e borghese domicilio di Londra. Perché, parola di Conan Doyle, "Non c'è nulla di più innaturale dell'ovvio".. -
gheagabry.
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grazie giuliano OGGI AL CINEMA
Capodanno a New York
Un film di Garry Marshall. Con Robert De Niro, Zac Efron, Lea Michele, Ashton Kutcher, Jessica Biel.
Romantic comedy glassata che abusa di fondotinta, retorica e buoni sentimenti
Certe notti l'impossibile può accadere, soprattutto se è la notte di Capodanno, soprattutto se è spesa a New York. All'ombra dell'Empire e sotto la sfera di Times Square, in attesa di esplodere i suoi coriandoli sui rimpianti del 2011 e sui (buoni) propositi del 2012, un gruppo scelto di newyorkesi 'imbandisce' la tavola e l'ultima giornata dell'anno. Chi è molto incinta prova a sgravare al rintocco della mezzanotte e a vincere venticinquemila dollari a colpi di doglie, chi è molto 'glee' è bloccato in ascensore con il vicino più bello del mondo ma vorrebbe essere sul palcoscenico più alto del mondo, chi è molto 'terminale' è costretto a letto dal cancro e dal rimorso, chi è molto rock vuole rimediare a un errore e sposare la bionda del cuore, chi è molto in carriera desidera sbloccare una sfera luminosa e la vita affettiva, chi è molto trattenuto vuole soltanto lasciarsi andare e spuntare dieci proponimenti, chi è molto 'hairspray' esprime i desideri di signore represse e sogna due biglietti per la festa dell'anno, chi è molto mamma desidera il meglio per la prole e una carrozza per la mezzanotte, chi è molto cool tiene un discorso commemorativo e corre all'appuntamento della vita.
Se a Natale si è tutti più buoni, gli americani sono i più buoni di tutti. Perché dispensatori di giustizia, verità e parabole morali perfino tra la Broadway e la Seventh Avenue nel tempo in cui collaudano la Ball Drop e il gradimento del cinecake. Commedia americana a ridosso delle festività e delle ricorrenze commerciali, dove i protagonisti meritano l'happy end e lo spettatore la 'soddisfazione', dove il clima che la festa diffonde diventa punto di svolta e di soluzione dei nodi drammaturgici. Produttore zelante di una bontà quantitativa che omette la qualità e monta l'inconsistenza come fosse panna, Garry Marshall dirige un cast di stelle e stelline, astri ascendenti e in discesa libera dentro la notte di veglia e veglione. Romantic comedy corale, Capodanno a New York fa pienamente sua l'estetica blockbuster muovendo un team umano verso la mezzanotte, il futuro e i piccoli piaceri della vita. Dopo la favola e lo shopping scanditi dalla voce di Roy Orbison (Pretty Woman), dopo le nozze fugate (Se scappi ti sposo) e gli appuntamenti con l'amore (Valentine's Day), il regista newyorkese allestisce sul palcoscenico di Times Square una notte (in)dimenticabile, dove tutti finiranno per innamorarsi, sentendosi sempre meno squali e sempre più filantropi. In una città multi-spot, nel senso della pubblicità e non delle lampadine, va in scena una commedia glassata che abusa di fondotinta e retorica e dice molto sui costumi e sui consumi, sui moralismi sentimentali e sulla banalità glamorous. In un gioco impuro tra cinema e televisione che non conosce una sola direzione, le carte si mescolano e gli attori pure, confluendo a Times Square dalle serie più disparate ed esprimendo il ‘genere' e la specialità di competenza. Lea Michele, la Rachel virtuosa e secchiona del Glee Club, innamora Ashton Kutcher dentro l'ascensore e un pigiama deep purple, Cherry Jones, presidente degli Stati Uniti nell'America in tempo reale di Jack Bauer, presiede più modestamente una riunione annuale. Tacendo sui più celebri Sarah Jessica Parker e Zac Efron, da tempo ‘ostaggi' del cinema sentimentale, 'in piazza' restano modelle e modelli (Josh Duhamel e Sofia Vergara), ex bambine prodigio (Abigail Breslin), rocker in saldo dal New Jersey (Bon Jovi), babbi bastardi e senza gloria (Tim Schweiger), divi terminali (Robert De Niro), 'gatte' che hanno perso Batman e pescato dal mazzo il Joker sbagliato (Halle Berry e Michelle Pfeiffer), ragazze da un milione di dollari (Hilary Swank) messe al tappeto dal peggiore dei discorsi nel peggiore dei film. Una Christmas comedy che ha 'tutti' e non ha niente.
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OGGI AL CINEMA
Midnight in Paris
Un film di Woody Allen. ,Con Owen Wilson, Rachel McAdams, Michael Sheen, Nina Arianda, Kurt Fuller.
Un raffinato viaggio nel tempo per un film colmo di speranza
Giancarlo Zappoli
Gil (sceneggiatore hollywoodiano con aspirazioni da scrittore) e la sua futura sposa Inez sono in vacanza a Parigi con i piuttosto invadenti genitori di lei. Gil è già stato nella Ville Lumiêre e ne è da sempre affascinato. Lo sarà ancor di più quando una sera, a mezzanotte, si troverà catapultato nella Parigi degli Anni Venti con tutto il suo fervore culturale. Farà in modo di prolungare il piacere degli incontri con Hemingway, Scott Fitzgerald, Picasso e tutto il milieu culturale del tempo cercando di fare in modo che il ‘miracolo' si ripeta ogni notte. Suscitando così i dubbi del futuro suocero.
Woody Allen ama Parigi sin dai tempi di Hello Pussycat e ce lo aveva ricordato anche con Tutti dicono I Love You. Nella sequenza di apertura fa alla città una dichiarazione d'amore visiva che ricorda l-ouverture di Manhattan senza parole. Ma anche qui c'è uno sceneggiatore/aspirante scrittore in agguato pronto a riempire lo schermo con il suo male di vivere ben celato dietro lo sguardo a tratti vitreo di Owen Wilson. Solo Woody poteva farci ‘sentire' in modo quasi tangibile la profonda verità di un ‘classico' francese che nella parata di personalità che il film ci presenta non compare: Antoine de Saint Exupery. Il quale ne “Il piccolo principe” fa dire al casellante che nessuno è felice per dove si trova. Il personaggio letterario verbalizzava il bisogno di cercare sempre nuovi luoghi in cui ricominciare a vivere. Il Gil alleniano vuole sfuggire dalla banalità dei nostri giorni ma trova dinanzi a sé altre persone che esistono in epoche che ai posteri sembreranno fulgide d'arte e di creazione di senso ma non altrettanto a chi le vive come presente. Se il Roy di L'uomo dei tuoi sogni era solamente uno scrittore avido di successo Gil è affamato di quella cultura europea di cui da buon americano si sente privo. Ma ha lo sguardo costantemente rivolto all'indietro. Forse, sembra dirci Woody, ha ragione ma è comunque indispensabile uno sforzo costante per cercare nel presente le ragioni del vivere e del creare. A Gil Allen concede quella speranza che invece negava perentoriamente (e con ragione) a Roy. Ricordandoci (ancora una volta e con delle evidenti analogie con La rosa purpurea del Cairo) che nulla può consentirci di sfuggire a noi stessi e al nostro tempo e che forse (nonostante tutto) è bene così.
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Oggi Al Cinema
J. Edgar
Un film di Clint Eastwood. Con Leonardo DiCaprio, Armie Hammer, Naomi Watts, Judi Dench, Ed Westwick.
Con l'onestà estetica di chi non bara, un film alla ricerca di un bagliore di innocenza nell'America 'contemporanea'
Marzia Gandolfi
Nominato capo dell'FBI dal Presidente Calvin Coolidge, J. Edgar Hoover è un giovane uomo ambizioso nell'America proibizionista. Figlio di un padre debole e di una madre autoritaria, Edgar è ossessionato dalla sicurezza del Paese e dai criminali che la minacciano a suon di bombe e volantini. Avviata una lotta senza esclusione di colpi contro bolscevichi, radicali, gangster e delinquenti di ogni risma, il direttore federale attraversa la storia americana costruendosi una reputazione irreprensibile e inattaccabile. A farne le spese sono i suoi nemici, reali o supposti, tutti ugualmente ricattabili dai dossier confidenziali raccolti, archiviati e custoditi da Helen Gandy, fedele segretaria che rifiutò il suo corteggiamento e ne sposò la causa. Quarantotto anni di ‘azioni' (il)legali, otto presidenti e un sentimento dissimulato dopo, quello per il collaboratore Clyde Tolson, Edgar detterà la sua biografia e le sue imprese: la rivoluzione investigativa, la consolidazione del Bureau, la ‘deportazione' dei comunisti, la cattura di John Dillinger e George Kelly, le indagini lecite sui rapitori di Baby Lindbergh e quelle illecite sulle Pantere Nere o sul Movimento per i Diritti Civili di Martin Luther King. Una vita romanzata e smascherata al tramonto dalla coscienza di Tolson e dall'incoscienza del peggiore dei presidenti.
Il mondo è imperfetto e Clint Eastwood lo ribadisce ogni volta che può. Ad essere perfetto è il suo sguardo sul mondo, dove ancora una volta un criminale 'rapisce' un bambino e dove il bambino scomparso diventa l'immagine dell'innocenza di un Paese sulla soglia di una crisi. In J. Edgar, come in Changeling, a una mamma viene sottratto il figlio e la polizia è incapace di porvi rimedio. A indagare ci pensa lo zelante Edgar Hoover, ansioso di accreditare il valore dell'FBI e di raggiungere la notorietà, a cui ha sacrificato affetti e vita privata. Perché Edgar è un disadattato ossessionato dalla carriera e dalla conservazione del ruolo, che fa giustizia dei criminali e assicura alla giustizia il presunto colpevole del primo kidnapping della storia americana. Ma Edgar è pure la protervia del potere poliziesco e politico contro cui combatteva la madre ostinata di Angelina Jolie, è il distintivo che giustifica qualsiasi nefandezza, intercettazione, pestaggio, è l'uomo che spia, imbroglia e ricatta amici e avversari, è l'America paranoica che combatte i propri nemici diventando come loro e che disarma i 'radicali' impugnando le armi del terrore e condannandosi a morte. Edgar Hoover secondo Eastwood è ancora il più grande talento recitativo nazionale, il protagonista di un racconto che affonda le sue radici nei miti fondativi della cultura e dell'immaginario americano. È il doppio di James Cagney, interprete di un G-Man e di un cinema che celebra i metodi scientifici dell'FBI e l'abnegazione dei suoi agenti contro il nemico pubblico, incarnato dallo stesso attore e incarnazione di un individualismo gangsteristico senza futuro. Leonardo DiCaprio, già interprete per Scorsese di una megalomane icona del sogno americano (The Aviator), presta il volto e la ‘maschera' a un uomo distaccato che concepisce ogni relazione come una partita a carte, abituato a soffocare ogni passione e attento a evitare di compromettersi con le donne e con la vita. Eastwood lo chiude in un limbo di sentimenti raggelati lungo il contraddittorio confine tra legalità e illegalità, lasciando che lo spettatore, nel modo del cecchino di Un mondo perfetto, 'spari' su quello che crede di aver visto negli andirivieni cronologici. Nel percorso di imbruttimento, invecchiamento e corruzione a cui il regista sottopone il protagonista, si inserisce con un bacio rubato e un ballo mancato un inedito sentimento di pietas che inverte la direzione del film. Se Changeling avviava una storia d'amore che si faceva politica nel suo svilupparsi, J. Edgar impone il dramma emozionale tra Hoover e Tolson sugli aspetti politici, assicurando al protagonista l'empatia del pubblico e insieme rimanendo fedele alla sua identità originaria. Con l'onestà estetica di chi non bara e non trucca perché sa che il trucco è già compreso nel mondo e nelle sue maschere, (s)mascherate da quelle senili di Leonardo DiCaprio, Armie Hammer e Naomi Watts, Clint Eastwood gira in costume una vicenda politica 'contemporanea'. Dentro una biografia emotivamente riservata e reticente, dietro una relazione a proprio agio negli interni, dove l'imbarazzo e la crescente attrazione divengono palpabili, dove un fazzoletto si fa vettore emotivo e fisico di una passione intercettabile, l'autore americano dimostra l'acume politico del suo cinema. Un cinema alla ricerca di un bagliore di innocenza nel cuore nero dell'America.
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Al cinema incontri straordinari con gli animali
Il delfino di The Dolphine tale (13 gennaio), il cavallo di War Horse (17 febbraio), le balene di Qualcosa di straordinario (24 febbraio) o l'intero zoo di La mia vita e' uno zoo. Ci sono a volte rapporti assolutamente speciali tra gli uomini, spesso da giovani, e gli animali che trasformano entrambi in eroi. Avventure indimenticabili che hanno qualcosa di miracoloso, piene di buoni sentimenti allo stato puro, come solo gli animali sanno trasmettere. E che rendono tutti piu' buoni. Anche il cinema del 2012, con film in sala nei prossimi giorni o nei prossimi mesi, raccontera' una serie nutrita di queste avventure commoventi. Film che fanno da contraltare alle esilaranti caricature del mondo animale, che hanno sempre come protagonisti piccoli amici del genere umano e che anche nel 2012 non mancano: dagli scatenati scoiattolini canterini di Alvin superstar 3 (3 gennaio), ai folli pupazzi di pezza dei Muppet (3 febbraio), fino ai cartoni suonati di Madagascar il cui terzo capitolo arriva nei cinema ad agosto. Ma questa e' un'altra storia. Sono invece storie assolutamente vere quelle narrate nei quattro emozionanti film in arrivo. The Dolphin Tale, ovvero in italiano 'L'incredibile storia di Winter il delfino', il film racconta l'intensa vicenda - realmente accaduta - del miracoloso salvataggio di un esemplare di delfino ferito cosi' gravemente da perdere la coda e quindi la possibilita' di nuotare. Tutto ha inizio perche' il delfino Winter - che nel film interpreta se stessa - mentre nuota libero rimane impigliato in una trappola per granchi, un incidente che gli provoca gravi ferite alla coda. Una mattina il giovane Sawyer (Nathan Gamble) la trova cosi', abbandonata sulla spiaggia, e chiama subito i soccorsi. Inizia cosi' la storia di Winter che porta in 3d l'emozione pura del rapporto con gli animali. Come racconta il film non bastera' la passione del bravo biologo marino (Harry Connick, Jr.) che lo assiste, servira' l'affetto del suo giovane amico capace di una determinazione tale da scovare su internet un brillante medico esperto di prostetica (uno straordinario Morgan Freeman) per portare a compimento un miracolo. War Horse (in uscita il 17 febbraio) e' il film di Steven Spielberg che racconta la storia dell'amicizia tra un giovane ragazzo inglese, interpretato da Jeremy Irvine, e il suo cavallo Joey. Quando il quadrupede viene venduto all'esercito e spedito al fronte, il ragazzo si arruolera', volontario in Francia, per stare vicino al suo animale. ''La prima guerra mondiale non e' stata trattata molto spesso al cinema - ha detto Spielberg - A me interessava raccontare il mondo bellico prima della grande rivoluzione tecnologica, quando insomma i cavalli erano i compagni di trincea dei soldati e portavano un sostegno reale alle truppe. Dopo i conflitti del '15-'18 questi animali sono tornati a pascolare nei campi. Ed e' forse li' che sarebbero dovuti sempre stare''. Ma non mancano le scene di guerra: ''Anche se possono infastidire il pubblico dei piu' piccoli, riguardano solo una piccola parte della pellicola. Ho calcolato che si tratta di dieci minuti in quasi due ore di film. Tutto il resto e' occupato dalla straordinaria relazione tra il protagonista Albert e il suo cavallo''. Un rapporto speciale con altri mammiferi del mare, le balene, e' raccontato in 'Qualcosa di straordinario'. Un film che vede tra gli interpreti Drew Barrymore, John Krasinski, Kristen Bell e che e' ambientato nel 1988, alla fine della Guerra Fredda. Ancora una storia vera: quella di un giornalista di una piccola cittadina e una volontaria di Greenpeace che chiedono l'aiuto delle rivali superpotenze per salvare tre gigantesche balene grigie bloccate sotto il ghiaccio nel Circolo Polare Artico. Cast stellare - Matt Damon, Scarlett Johansson, Elle Fanning - per La mia vita e' uno zoo. Storia di un uomo alla cui moglie e' stata diagnostica una malattia incurabile, che decide di trasferire tutta la famiglia nelle campagna inglese dove compra uno zoo in disuso nella speranza di farlo rifiorire. Insieme ai figli e ad un gruppo di fedeli collaboratori si lancia nell'impresa che all'inizio appare disperata. Esce in Italia a fine aprile.(Ansa). -
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Verdone: i nuovi poveri? I padri separati.
Il regista-attore parla di 'Posti in piedi in paradiso'. Con 'Posti in piedi in Paradiso' di Carlo Verdone, i padri separati, a cui vengono spesso tolti, con troppa disinvoltura, casa, figli e soldi, scoprono di avere un film che li rappresenta. Non e' molto, ma pur sempre qualcosa per chi si ritrova, da un giorno all'altro, a diventare un morto di fame costretto a cercare di sopravvivere con poche centinaia di euro come capita appunto ai tre protagonisti del film. Ovvero ad Ulisse (Verdone), ex discografico di successo, a Fulvio (Pierfrancesco Favino), critico cinematografico degradato al gossip, e a Domenico (Marco Giallini) prima imprenditore e ora agente immobiliare di serie b che arrotonda il lunario facendo il gigolo (in questo aiutato da forti dosi di viagra). Tutti e tre con figli a carico si ritrovano, per necessita', ad affittare un appartamento insieme. Inizia così la loro convivenza e la loro amicizia, ma anche il loro riscatto nonostante un finale malinconico. Nel cast del film che sara' nelle sale dal 24 febbraio distribuito da Filmauro (che lo ha anche prodotto), Micaela Ramazzotti, Nicoletta Romanoff, Diane Fleri e il figlio di Verdone, Paolo. In un cameo, l'esordio cinematografico dell'imitatrice Gabriella Germani. ''Ho scelto un tema difficile per una commedia - dice all'ANSA Carlo Verdone -. Il tema di una vera emergenza sociale, quella dei mariti separati e divorziati che vedono gran parte del loro stipendio andare a sostegno delle loro mogli e figli creando cosi' un'ulteriore categoria di nuovi poveri. Una cosa di cui si e' parlato molto negli ultimi due anni e che ha visto nascere associazioni di mariti separati, una casa dei padri separati... Insomma per chi si ritrova a vivere con 400 o 500 euro e' una vera tragedia''. Comunque ci tiene a dire il regista e attore romano:''non e' un film contro le mogli, contro le donne, anche perche' almeno due mariti protagonisti nel mio film se la sono meritata questa situazione, ma ad esempio nel caso del mio personaggio non e' proprio cosi', c'e' stato un accanimento contro di lui''. Ci sono insomma ragioni anche da parte del mondo maschile? ''Ci vorrebbe - spiega Verdone - una sorta di grande equilibrio nel giudicare certi caso. Anche se il marito ha torto bisogna calcolare comunque la sua reale disponibilita' a pagare. Certe volte tante sentenze sono davvero troppo spietate''. E aggiunge:''i miei film nascono sempre dalla realta'. Ovvero amo osservare quello che mi circonda estrapolare alcuni messaggi e rivisitarli con ironia. Cerco insomma di fare la commedia canonica, come fa anche Virzi'. Mescolare temi drammatici e ironia. E' il caso anche di 'Posti in piedi in Paradiso' che ha un finale malinconico, ma anche aperto alla speranza. Perche' alla fine, come si vedra' nel film, saranno i figli in qualche modo a salvare quei padri che sono molto spesso meno maturi di loro''.[/color]. -
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Al cinema oggi
Immaturi - Il viaggio
Un film di Paolo Genovese. Con Ambra Angiolini, Luca Bizzarri, Barbora Bobulova, Raoul Bova, Anita Caprioli.
Rimestando nei luoghi comuni filmici, non si va mai oltre il già visto
Gabriele Niola
Dopo aver finalmente sostenuto la maturità il gruppo di quasi-quarantenni al centro di Immaturi, si prende una settimana di vacanza per il più classico dei viaggi post-esame, nella più classica delle località adolescenziali: un'isola greca.
Le tentazioni di ogni sorta che troveranno sull'isola non faranno che aumentare ed esasperare i conflitti latenti, le paure e i nodi irrisolti delle relazioni che animano l'interno del gruppo.
L'epopea del raggiungimento della maturità (intesa concretamente come "esame di stato") è stata lo specchio del raggiungimento di un'insperata maturità (intesa in senso ideologico come maturazione mentale e assunzione delle responsabilità) per un gruppo di adulti poco cresciuti che dovrebbe rispecchiare lo stato di buona parte della nostra società. Ora il viaggio che segue questo traguardo mette alla prova le conquiste del primo film, per un ulteriore passo in avanti nella scala della maturazione.
In realtà quello che succede è che per girare in meno di un anno il seguito di un film di grande (e inaspettato, per tutti) successo si procede nella maniera più rapida: si lasciano intatti personaggi, dinamiche e relazioni cambiando unicamente il contesto, in modo da prestare il fianco a nuove avventure per i medesimi caratteri. È la struttura seriale dei fumetti o dei cartoni animati, non mutare nè far evolvere i personaggi (o farlo molto molto lentamente) per reiterare possibilmente all'infinito avventure quasi uguali.
In questo nuovo film gli immaturi, trovata ormai una sistemazione sentimentale (tutti tranne uno, il donnaiolo indefesso) passano al livello successivo: mantenerla. Tra tradimenti veri e presunti, velleità di indipendenza e confronto con la propria volontà di non impegnarsi il risultato sarà il medesimo del primo film. Il problema semmai è come Immaturi - Il viaggio scelga di arrivare a questo finale, cioè abusando di una struttura ruffiana che propone il grado zero della variazione sui temi scelti.
Il figlio mammone che ora è fidanzato iper-innamorato e affezionato, il bello che crede di non poter avere cedimenti davanti ad un possibile tradimento, l'indipendente che si pente del suo isolamento, lo sciupafemmine che non vuole impegnarsi, sono tutti punti di partenza comuni a tante commedie che Immaturi - Il viaggio continua a far rimanere spunti, senza regalare mai a nessun personaggio uno svolgimento o una messa in discussione degna di nota. Sebbene si proponga di raccontare l'atteggiamento di fronte a problemi comuni di diverse tipologie umane, Paolo Genovese non riesce mai a rappresentare qualcosa che esuli dal luogo comune filmico, finendo per rimestare nel solito repertorio di ralenti, altalene di fronte al mare, sguardi malinconici alla Luna e anelli consegnati nel momento sbagliato.
Il film insomma si accontenta di fare il minimo lavoro immaginabile sul racconto, riproponendo tutto il già visto in decenni di cinema e televisione con una verve che solo in rarissimi momenti è in grado di giustificare l'operazione, in gran parte dovuta alle singole individualità e non alla messa in scena.
Totalmente fuori parte, ruolo e film l'apparizione di Luca Zingaretti, un momento di surrealismo puro.
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