STEVEN SPIELBERG

regista statunitense

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    Steven Spielberg



    Sir Steven Allan Spielberg (Cincinnati, 18 dicembre 1946) è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense.

    Agli inizi della carriera, Spielberg è stato un componente dei movie brats, movimento che contribuì alla nascita della New Hollywood degli anni settanta, insieme ai colleghi e amici George Lucas, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e Brian De Palma.[1] Ha vinto due premi Oscar come miglior regista per Schindler's List, per il quale vince anche la statuetta di miglior film in qualità di produttore, e per Salvate il soldato Ryan. Ha inoltre ricevuto il Leone d'oro alla carriera alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia del 1993. Nel 1987 ha vinto il Premio alla memoria Irving G. Thalberg.

    È stato tra i fondatori della Amblin Entertainment e più di recente (insieme a Jeffrey Katzenberg e David Geffen), della DreamWorks SKG.



    Biografia



    L'infanzia

    Steven Allan Spielberg è nato a Cincinnati (Ohio, USA) il 18 dicembre del 1946, figlio maggiore di genitori ebrei: Arnold Spielberg e Leha Posner Spielberg. Suo padre era un ingegnere elettronico, sua madre una pianista. La sua passione per il cinema si manifestò sin dall'infanzia, quando "dirigeva" i familiari in cortometraggi realizzati con una 8mm. Fondamentale la visione, nel 1952, de Il più grande spettacolo del mondo. All'età di 7 anni cominciò a girare film amatoriali d'avventura in 8mm, utilizzando come attori i suoi amici e compagni di scuola (alcune scene di questi film sono stati inclusi come bonus nell'edizione DVD di Salvate il soldato Ryan). Ha sempre ammesso di aver subito l'influenza del regista David Lean. Il successivo trasferimento nel New Jersey fece conoscere a Spielberg, ebreo, il dolore dell'intolleranza razziale nei suoi confronti. Spielberg ricorda questo periodo e il successivo trasferimento a Saratoga in California dove frequenterà il liceo, come il più triste e difficile della sua vita "un vero inferno sulla terra". Il regista affermò tra l'altro, in un'intervista al Corriere della Sera nel 2004.

    « Avevo paura di andare a scuola, di tornare a casa da solo e di incontrare nuovi coetanei, perché temevo che seguissero le teste calde che mi disprezzavano e passandomi accanto gridavano sporco ebreo. »

    Le lunghe assenze del padre furono inoltre causa di profondo dolore e amarezza nel giovane Spielberg; l'assenza paterna e le difficoltà nelle relazioni tra adulto e bambino e tra genitori e figli diventeranno in seguito temi ricorrenti in molti suoi film.All'età di 11 anni girò il suo primo cortometraggio che fu The Last Train Wreck del 1957, dove due treni giocattolo si scontrano. All'età di 12 anni il giovane Spielberg girò The Last Gun (1959), un western amatoriale della durata di 8 minuti di cui è anche interprete; all'età di quattordici anni realizzò Escape to Nowhere (1961), un cortometraggio di guerra di 40 minuti; sempre dello stesso anno è Battle Squad, realizzato presso l'aeroporto di Phoenix, dove simulava il volo di aerei supersonici. Del 1964 è il lungometraggio Firelight, un'epopea fantascientifica di 140 minuti, basata sulla storia di un attacco di Ufo, scritta dalla sorella Nancy. Il film venne proiettato in un cinema appositamente affittato dal padre.



    Spielberg si diploma presso l'Arcadia High School di Phoenix, e decide di frequentare la University of Southern California (la stessa di George Lucas), ma viene respinto due volte all'esame di ammissione, ripiegando sulla California State University, dove studia lingua e letteratura inglese. In questo periodo frequenta furtivamente gli Universal Studios, fingendosi un dipendente, finché, scoperto, non venne realmente assunto.
    Nel 1966 i genitori divorziano, un altro triste evento che segnerà profondamente la vita di Spielberg e le tematiche affrontate nei suoi film. Spielberg ebbe la sua prima grande opportunità quando, nel 1968, realizzò il suo primo cortometraggio destinato ad essere proiettato nelle sale, Amblin, da cui prenderà il nome la prima casa di produzione da lui fondata, la Amblin Entertainment. In 26 minuti, Amblin narra la storia d'amore e il viaggio Hippy, dal deserto del Sud California fino al mare, di due adolescenti. Per realizzare Amblin, Spielberg ricevette un finanziamento di 15000 dollari da Denis C. Hoffman; questi in cambio pretese metà degli incassi che il giovane regista avrebbe realizzato nei 10 anni successivi, con la clausola che i film diretti da Spielberg dovevano essere decisi ed approvati da Hoffman. Quando Spielberg ottenne il successo con il film Lo Squalo, il contratto fu definito invalido, in quanto il regista non era maggiorenne quando lo aveva stipulato. Con questo film, Spielberg vince l'Atlanta Film Festival, ottenendo così un contratto di sette anni con la Universal Pictures,[8] per la quale dirigerà show e serie televisive quali Mistero in galleria (Night Gallery, ideata e condotta da Rod Serling), The Name of the Game, Marcus Welby M.D., Owen Marshall e un episodio di Colombo. Dirige anche due film tv: Something Evil e Savage.
    Nel 1968 abbandona l'università per dedicarsi alla professione di regista. Nel 1971 Spielberg, rifacendosi a un racconto di Richard Matheson, dirige il suo primo lungometraggio, Duel, nato per la televisione, ma più tardi distribuito anche nelle sale cinematografiche in Europa, Australia e Giappone con l'aggiunta di quattro scene. Il film, sceneggiato dallo stesso Matheson è un thriller su un impianto road movie e narra dei tentativi di un incolpevole automobilista di sfuggire agli attacchi di un enorme camion impazzito guidato da uno sconosciuto conducente. Spielberg anticipa qui un altro dei suoi temi ricorrenti, l'"eroe involontario", l'uomo comune che si trova a vivere circostanze eccezionali che affronta in modo inaspettato ed "eroico". Il film è diventato nel tempo un cult movie più volte riproposto in home video. L'amico George Lucas racconta che, dubbioso sulle qualità del regista e la bontà del film, alla proiezione pensava di riuscire a vederne solo 10 minuti, invece rimase nella sala per tutta la durata del film, cambiando subito idea sulle doti del giovane Spielberg. La produzione diede a Steven soltanto dieci giorni di tempo per le riprese. Spielberg accettò, e alla fine lo girò in tredici giorni. Quando si presentò dal produttore per presentargli le sue scuse, si sentì rispondere di non preoccuparsi, poiché nessuno al mondo sarebbe mai stato in grado di girarlo in tredici giorni, tanto meno in dieci.



    Sugarland Express rappresenta il debutto cinematografico di Spielberg. Questo, come il precedente, è un road movie che gli valse ottime critiche, e venne premiato per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes. Mediocre fu invece il successo di pubblico. Il film è un attacco ai mass-media del periodo, in linea con il generale pessimismo e la drammaticità dei film della New Hollywood. L'insuccesso di Sugarland Express spinse il regista a creare film d'evasione che avrebbero attirato un pubblico più vasto. Successo arrivato grazie a Lo squalo, un horror di ambientazione marina, basato sul romanzo di Peter Benchley. Il film, uscito il 20 giugno del 1975, vinse tre Oscar ed incassò circa 470 milioni di dollari, un record per l'epoca. L'orrore suscitato negli spettatori fu così profondo, da far registrare un effettivo calo dei bagnanti nelle località balneari. Fu il primo caso di un tale successo per un film "fuori stagione", dato che i maggiori incassi avvengono di norma nel periodo invernale e natalizio. La realizzazione del film fu costellata da molti problemi, tali da metterne in dubbio il completamento. Come raccontano lo stesso regista e gli attori nei bonus del DVD, un ventilato sciopero degli attori costrinse ad anticipare l'inizio delle riprese. Grossi dubbi sorsero anche sulla sceneggiatura di Benchley, costringendo il regista insieme all'amico e attore Carl Gottlieb a una profonda e alquanto precipitosa rimaneggiatura. Altro problema fu il casting: Jeff Bridges e Lee Marvin non accettarono la parte, mentre Richard Dreyfuss decise di accettare solo all'ultimo momento. Anche la location per le scene degli attacchi dello squalo creò difficoltà. Spielberg rifiutò l'uso di una vasca poiché il risultato sarebbe apparso poco credibile. Decise così di girare in mare aperto a Martha's Vineyard. Le onde del mare provocavano di continuo inquadrature mosse, con barche che comparivano inopinatamente all'orizzonte. Affondò persino la "Orca", la barca usata dai tre "pescatori" per catturare lo squalo, e finirono in mare anche tutti i giornalieri, miracolosamente recuperati. Il problema principale però si verificò con il mancato funzionamento dello squalo meccanico, che costrinse la troupe a lunghe ed estenuanti attese. Spielberg perciò ribattezzò lo squalo "difetto speciale". Per risolvere la situazione si decise di ridurne al minimo le apparizioni, sostituendole con momenti di attesa e suspense che paradossalmente decretarono il successo del film.



    Nel 1976 Spielberg rifiutò l'offerta di Alexander Salkind di dirigere il primo film su Superman, per realizzare un suo antico progetto, il lungometraggio di fantascienza Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), per il quale ottiene la prima nomination per l'Oscar al miglior regista. L'incontro tra uomini ed alieni racchiude la metafora della "diversità", allegoria dell'incontro e rispetto fra culture diverse. Il film si segnala inoltre per l'interazione tra musica, plot ed effetti speciali e per l'accurata analisi dei personaggi. Protagonista del film è Richard Dreyfuss, con cui aveva già lavorato ne Lo squalo. Il cast è completato da Francois Truffaut e da David Lean, regista de Il Ponte sul fiume Kwai, e di Lawrence of Arabia (uno dei film preferiti da Spielberg, che ne ha curato anche il restauro).
    Nel 1979 Spielberg dirige 1941: Allarme a Hollywood, una commedia ambientata a Los Angeles pochi giorni dopo l'attacco a Pearl Harbor, interpretata dalle due stelle del Saturday Night Live Dan Aykroyd e John Belushi. Accolto freddamente dalla critica statunitense, accusato anche di essere antipatriottico, fu invece ben visto in Europa. Il film descrive ironicamente l'isteria di cui furono preda i civili e i militari americani, ossessionati e terrorizzati dal pericolo di un nuovo attacco giapponese sul suolo americano. Le critiche negative allontanarono per qualche tempo Spielberg dal filone dei film commedia.

    Dopo il parziale insuccesso del precedente film, negli anni ottanta, Spielberg si dedica a film avventurosi e a "storie del fantastico". Nel 1981, collabora per la prima volta con l'amico George Lucas, reduce dal successo della saga di Guerre stellari, per realizzare I predatori dell'Arca perduta, con Harrison Ford nel ruolo dell'archeologo-avventuriero Indiana Jones.
    Spielberg realizza uno dei suoi desideri, dirigere un film "alla maniera" di James Bond, pur se in questo caso il protagonista non è un agente segreto ma un archeologo spericolato. L'idea del personaggio di Indy è di George Lucas, un voluto omaggio ai serial e ai fumetti degli anni trenta. Le scene d'azione del film, furono realizzate secondo i canoni dei film a basso costo, usando tecniche ed effetti speciali propri degli anni nei quali il film è ambientato. Harrison Ford inizialmente non fu scelto per il ruolo. George Lucas temeva di trasformarlo nel suo attore "feticcio" (vedi bonus DVD della trilogia). Si era pensato a Tom Selleck, ma questi rifiutò, essendo impegnato nella serie Magnum P.I..

    Un anno dopo la prima avventura di Indiana Jones, Spielberg torna a trattare di alieni, realizzando E.T. l'extra-terrestre, una storia di ispirazione disneyana con elementi autobiografici e fiabeschi, sull'amicizia tra un ragazzo e un piccolo alieno, che tenta con il suo aiuto di tornare a casa. Il ragazzo rappresenta lo stesso regista, che dopo aver vissuto l'esperienza del divorzio dei suoi genitori, e dell'assenza del padre, usa il genere fantascientifico per potere evadere dalla realtà, e immergersi nel mondo della fantasia, rappresentata dal piccolo alieno. Il film è permeato da una sottile critica al mondo degli adulti, e dal tentativo di prolungare il più possibile l'età dell'adolescenza. Spielberg ha affermato di avere sviluppato una sorta di simbiosi e un profondo affetto per i giovani attori del film, sentendosi come il loro maestro di scuola e sviluppando per loro anche un forte istinto paterno. E.T. batté ancora una volta tutti i record d'incasso dell'epoca, rimanendo insuperato per molti anni. Il film valse al regista la terza nomination all'Oscar dopo quella per I predatori dell'arca perduta.




    Ronald Regan e la moglie Nancy incontrano Spielberg



    Il regista decide di dedicarsi con più impegno alla produzione. Già in precedenza era stato produttore dei film 1964: Allarme a New York, arrivano i Beatles (1978), La fantastica sfida (1980), entrambi diretti dall'amico Robert Zemeckis, e del film Chiamami aquila (1981), commedia ricordata per essere il penultimo film interpretato da John Belushi. Spielberg sostiene che un produttore ha il solo compito di finanziare il film, di occuparsi degli executive e di negoziare con attori e tecnici così che al regista spetti solo il compito di espandere la sua creatività. Nel 1982 decide di fondare insieme ai colleghi Katleen Kennedy e Frank Marshall, la sua prima casa di produzione, chiamata Amblin Entertainment, in omaggio al cortometraggio Amblin, e decide di utilizzare come logo l'immagine di Elliot sulla bicicletta insieme all'amico E.T.. La casa di produzione ha realizzato film che hanno avuto un successo enorme, e che sono diventati dei veri cult movie. Un esempio è la trilogia Ritorno al futuro di Robert Zemeckis (Spielberg possiede una delle tre De Lorean DMC-12 modificate utilizzate durante le riprese del primo film) e il film Cape Fear - Il promontorio della paura diretto da Martin Scorsese.

    Il regista ha prodotto anche Poltergeist - Demoniache presenze di Tobe Hooper, I Goonies di Richard Donner, sceneggiato dallo stesso Spielberg, e Piramide di paura di Barry Levinson. Nel 1983 dirige il secondo episodio Il gioco del bussolotto della serie televisiva Ai confini della realtà di Rod Serling, a cui Spielberg renderà omaggio nel secondo capitolo dalla saga Indiana Jones e il tempio maledetto del 1984, in cui Indy dovrà recuperare delle pietre preziose riuscendo anche a salvare i bambini di un villaggio indiano dai folli piani di un marajah. A causa degli eccessi di violenza e di alcune scene particolarmente cruente, il film ha avuto dei problemi di censura con la Motion Picture Association of America. Jack Valenti, il presidente di questo organo, voleva catalogare il film R7, cioè vietato ai minori di diciassette anni, ma Spielberg propose il PG, cioè "film per tutti". Il film uscì con il marchio PG-13, "bambini minori di 13 anni accompagnati", sigla creata appositamente per questo film. Tiepidi anche i giudizi della critica, che giudicano il film inferiore al primo episodio, troppo violento e con alcuni personaggi relativamente insulsi e stereotipati (vedi l'eccesso di urla della protagonista femminile, ripresa della figura della donna "oca" e "imbelle").

    Il 1985 è un anno di svolta nella la vita lavorativa e privata. Dirige Il colore viola, il suo primo film "serio" e "impegnato", che riceve critiche discordanti e un ottimo successo di pubblico. Tratto dal romanzo di Alice Walzer il film, discretamente femminista e antirazzista narra la storia di una donna di colore ingenua e ignorante che all'inizio del Novecento, grazie all'aiuto di un'amica, si ribella alle sevizie e ai maltrattamenti del marito e ai pregiudizi della società che la circonda. Molto violenta è la critica del romanziere Ishmael Reed, che accusa Spielberg di avere utilizzato banali stereotipi sulla gente di colore. Il film riceve undici nomination dall'Academy Award ma nessun Oscar, superato da La mia Africa. Nello stesso anno Spielberg si sposa con Amy Irving, con cui ha il primo figlio di nome Max.




    Amy Irving prima moglie di Spielberg




    Spielberg continua nella realizzazione di film d'autore e socialmente impegnati con il film L'impero del sole (1987), che conferma il suo momentaneo allontanamento dai blockbuster a favore di un pubblico che apprezzi il cinema d'autore puntando in questa occasione sulla storia dell'invasione di Shangai da parte dei giapponesi, vista attraverso gli occhi di un bambino rimasto orfano. Ottimo il giudizio della critica, pessimo il risultato al botteghino, l'incasso è di soli 22 milioni di dollari. In collaborazione con Robert Zemeckis e William Dear, Spielberg realizza Storie incredibili, serie televisiva antologica di genere fantastico: all'interno della serie, Spielberg dirige due episodi: il primo, "Ghost Train", e il quinto, "Mission" (interpretato da Kevin Costner). Il regista mantiene anche il ruolo di produttore e supervisore degli episodi della serie.

    Nel 1989 torna a dirigere per la terza volta Indy nel film Indiana Jones e l'ultima crociata, ambientato nell'Europa nazista alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Coprotagonista è Sean Connery, (finalmente il vero James Bond), nei panni del padre di Indiana Jones, rapito dai nazisti alla ricerca del Santo Graal. Il film incassò circa 475 milioni di dollari. Sempre nel 1989, dirige il film Always - Per sempre, remake di Joe il pilota, del 1943. Interpretato ancora una volta da Richard Dreyfuss, il film ottiene tiepidi consensi di critica e pubblico. Audrey Hepburn, che recitava nel film, ha donato il suo cachet di 1 milione di dollari all'Unicef.

    Sempre nel 1989 il regista divorzia dalla moglie, che gli aveva dato tre figli: Max, Sasha e Sawyer.





    Gli anni novanta[modifica]Dopo varie vicissitudini e vari rinvii, nel 1991 Spielberg dirige un libero adattamento della storia di Peter Pan, Hook - Capitan uncino interpretato da Robin Williams, un Peter Pan di mezza età, imbolsito e triste che ritorna all'Isola che non c'è per affrontare il vecchio nemico, Capitan Uncino (Dustin Hoffman), che ha rapito i suoi figli. Spielberg riprende le tematiche (in parte autobiografiche) dei rapporti fra genitori e figli e dei problemi di relazione tra adulti e ragazzi.





    Sempre nel 1991 Spielberg sposa l'attrice Kate Capshaw, che aveva diretto in Indiana Jones e il tempio maledetto. Dalla relazione nasce la figlia Destry, ed entrano a far parte della famiglia la figlia di Kate, Jessica (nata da un precedente relazione) e due bambini adottati, Theo e Mikaela.[24] Nel 1993, Spielberg dirige un altro film d'avventura, adattamento cinematografico del romanzo di Michael Crichton Jurassic Park. Il film batte il record d'incasso di E.T. l'extra-terrestre e verrà superato solo da Titanic di James Cameron, incassando circa un miliardo di dollari in tutto il mondo. Il film, dopo Terminator 2, costituisce il primo esempio di uso intensivo e combinato di grafica computerizzata e macchine robotiche e del completo abbandono delle animazioni a passo uno, alla ricerca della massima verosimiglianza nella ricostruzione dei dinosauri.

    Nello stesso anno Spielberg gira quello che da molti è considerato il suo capolavoro, Schindler's List, basato sulla storia vera di Oskar Schindler, ricco industriale tedesco che sacrificò tutti i suoi averi pur di salvare dall'Olocausto i suoi 1300 operai ebrei. Insicuro inizialmente delle sue reali capacità di realizzare il film con la necessaria profondità e maturità, chiese a Roman Polanski di dirigere il film. Il regista polacco (naturalizzato francese) rifiutò in quanto troppo coinvolto emotivamente (era vissuto nel ghetto di Cracovia fino all'età di 8 anni).[25] Il film valse a Spielberg il suo primo Premio Oscar al miglior regista, vincendo anche il Premio Oscar al miglior film. La storia è tratta dall'omonimo romanzo di Thomas Keneally. Girato in bianco e nero, il film presenta brevi note di colore in alcuni momenti ritenuti "topici" dal regista (il cappotto rosso della bambina nel ghetto di Cracovia, la luce delle candele durante la preghiera, il finale sulla tomba di Schindler estraneo alla trama e da considerarsi come un epilogo e un omaggio all'eroe del film). Gli incassi vennero definiti da spielgerg "blood money", macchiati di sangue, e vennero perciò utilizzati per la creazione della Survivors of the Shoah Visual History Foundation, organizzazione nonprofit con l'obiettivo di costruire un archivio audio-video con le testimonianze di sopravvissuti e testimoni dell'Olocausto.[26] Con il patrocinio della fondazione vengono realizzati i documentari: The Survivors of the Hollocaust, The lost Children of Berlin, Gli ultimi giorni.








    Sempre nel 1993 Spielberg riceve il "Leone d'Oro alla carriera" alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

    Nel 1994 fonda la DreamWorks SKG insieme con Jeffrey Katzenberg e David Geffen (SKG ne è l'acronimo), che ha prodotto tutti i suoi film a partire da Amistad (1997), basato su una storia vera di schiavismo e che sfociò in uno dei più famosi processi dell'epoca (1839), circa il diritto di ribellione di un gruppo di africani ridotti illegalmente in schiavitù. La Dreamworks realizzerà in seguito alcuni dei migliori film d'animazione degli ultimi anni Il principe d'Egitto (1998), Z la formica (1998), Shrek (2001). La Dreamworks SKG ha inoltre avviato nel 1995 una collaborazione creativa con la Microsoft Corporation per la produzione di giochi interattivi, video e materiale didattico. Il regista partecipa alla sceneggiatura del videogioco The Dig, pubblicato dalla software house LucasArts di George Lucas. Nel 1996 lo stesso Lucas insieme a Spielberg creano il videogioco Director's Chair, una sorta di simulatore per aspiranti registi, dove il giocatore può scegliere il cast e provare a girare semplici cortometraggi.




    Il regista ritorna ai film popcorn, infatti sempre nel 1997, dirige Il mondo perduto - Jurassic Park, sequel del precedente, criticato aspramente dalla critica per la banalità del plot. Ottimo invece il successo di pubblico. Del 1998 è Salvate il soldato Ryan. La pellicola, incentrata sullo sbarco in Normandia nel 6 giugno 1944, ottenne buoni consensi di critica e ottimi incassi. Apprezzati sono soprattutto i primi 24 minuti che aprono la vicenda: Spielberg ripropone in maniera cruda e realistica lo sbarco degli Alleati sulle coste della Normandia, tralasciando le enfasi eroiche ed epiche e le sbrodolature patriottiche dei precedenti film sull'argomento. Nel prosieguo invece, il regista cade spesso in eccessi patriottici e filobellici segnalati dalla critica come limiti del film. Co-prodotto da Spielberg e Tom Hanks, costato 120 milioni di dollari e presentato fuori concorso al Festival di Venezia, il film riceve undici nomination all'Oscar e ne vince cinque: miglior regia, fotografia, montaggio, sonoro ed effetti sonori.

    Da ricordare che durante le riprese, l'attore Tom Sizemore, che ai tempi aveva problemi di dipendenza da alcol e droghe, veniva tenuto sotto controllo dallo stesso regista. Al ricevimento del suo secondo Oscar al miglior regista per Salvate il soldato Ryan, Spielberg ha fatto la seguente domanda: “Am I allowed to say I really wanted this?" (mi è consentito dire che questo lo volevo veramente tanto?).

    A seguito del film, Spielberg e Tom Hanks producono una serie televisiva che narra le vicende dei soldati americani durante la Seconda guerra mondiale, Band of Brothers







    Nel 2000 Steven Spielberg è stato nominato cavaliere dell'Impero britannico, per il suo contributo all'industria cinematografica inglese, ma non essendo cittadino del Commonwealth, non può fregiarsi del titolo di Sir. Invece dal governo tedesco ha ricevuto la Bundesverdienstkreuz mit Stern, l'onorificenza al merito civile più alto della Germania. Nel 2001, Spielberg dirige A.I. - Intelligenza Artificiale, ispirato dalle lunghe conversazioni avute con il collega ed amico Stanley Kubrick, su un progetto da lui mai realizzato a causa della prematura scomparsa. Il progetto originario prevedeva la sceneggiatura e la produzione di Kubrick, mentre la regia doveva comunque essere affidata a Spielberg. La storia è un libero adattamento (o meglio ancora un omaggio) della favola di Pinocchio, ben presente nella voglia di umanizzazione del piccolo robot antropomorfo protagonista del film. La sceneggiatura comunque più che sulla favola collodiana si basa sulla novella Supertoys Last All Summer Long di Brian Aldiss di cui Kubrick aveva acquisito i diritti cinematografici. Inoltre produce insieme a Tom Hanks e in collaborazione con la HBO la serie di dieci puntate di Band of brothers che ha per protagonisti I paracadutisti americani che sbarcano in Europa.

    Spieberg rifiuta invece di dirigere Harry Potter e la pietra filosofale, asserendo di non essere stimolato da un film di sicuro successo a causa dell'enorme popolarità del libro, preferendo scegliere eventualmente storie meno conosciute e che dunque potessero venire esaltate dal suo "genio" registico. Altro motivo del rifiuto fu l'opposizione della scrittrice J.K.Rowling che preferiva un regista inglese. Tra gli altri progetti "mancati" da Spielberg: Rain Man e Superman. Nel febbraio del 2002 il regista subisce un intervento chirurgico per l'asportazione di un rene.

    Del 2002 è Minority Report, dall'omonimo romanzo di Philip K. Dick, interpretato da Tom Cruise e da Max von Sydow. Viene qui affrontato il tema del rispetto della privacy e della tutela dei diritti dei singoli cittadini, e quanto la pubblica amministrazione possa spingersi nel violarli per ragioni di ordine e sicurezza pubblica, problema assai dibattuto negli Stati Uniti del "dopo 11 settembre", anche se Spielberg ha dichiarato di avere girato il film prima che i fatti accadessero.[32] Nel film ai tre veggenti sono stati dati i nomi di scrittori celebri, Agatha (Christie) Arthur (Conan Doyle) e Dashiell (Hammet). Il regista per omaggiare Stanley Kubrick, ha inserito una battuta del film Arancia meccanica, nella scena in cui Tom Cruise si reca a cambiare gli occhi. Il regista ha affermato di essersi ispirato anche alla regia de L'uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock. Prova a prendermi (sempre del 2002) è basato sulla storia vera di Frank W. Abagnale Jr., un truffatore che riuscì a vivere spacciandosi per pilota d'aereo, medico ed avvocato, con Leonardo DiCaprio (nominato al golden globe) e Tom Hanks. Il film ha incassato al box office circa 164 milioni di dollari. L'attore Christopher Walken ha ricevuto la nomination per l'Oscar al miglior attore non protagonista. Nel 2004, Spielberg e Hanks sono ancora insieme per The Terminal (protagonista femminile Catherine Zeta-Jones), liberamente ispirato alla storia del rifugiato iraniano Mehran Nasseri, che nel 1988 visse un periodo bloccato nel terminal 1 dell'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. Spielberg sposta la storia a New York e Hanks è diventato un abitante dell'Est-Europa. Girato in soli tre mesi, è stato presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

    Il regista il 14 aprile del 2004, ha incontrato il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che gli ha conferito la nomina di Cavaliere.





    Il film successivo segnò il ritorno di Spielberg al genere fantastico. La guerra dei mondi, tratto dall'omonimo classico di Herbert George Wells del quale già nel 1953 era stato tratto un film di successo. Prodotto con un budget di 200 milioni di dollari, è interpretato da Tom Cruise e Miranda Otto. Inizialmente il film avrebbe dovuto essere girato nel 2006, ma lo slittamento dei progetti di Spielberg (Munich), e Cruise (Mission: Impossible III) ne fecero anticipare le riprese. Spielberg, in un'intervista rilasciata alcuni giorni prima della presentazione del film, ha raccontato che l'idea di dirigere La guerra dei mondi è nata mentre lui e Tom Cruise discorrevano amichevolmente durante un loro incontro.[34] Per rispettare le scadenze e per evitare il sovrapporsi degli altri impegni di lavoro, la produzione fu costretta ad accelerare i tempi delle riprese, tanto da provvedere al completo sgombero di un intero quartiere di Beyonne nel New Jersey. Come comparse per le scene belliche vennero utilizzati veri reparti dell'esercito. La ILM di George Lucas ha realizzato gli effetti speciali, con particolare attenzione per gli effetti sonori. L'idea di Spielberg era infatti di realizzare un film più "sonoro" che visivo. In successive interviste Spielberg ha ammesso che la tensione e la drammaticità degli eventi del 11 settembre hanno sicuramente influenzato la scelta di realizzare un film dai toni particolarmente cupi e drammatici. Il giorno stesso all'uscita mondiale del film, Spielberg inizia le riprese di Munich (protagonista Eric Bana), pellicola sui tragici eventi del Settembre Nero, a partire dalla tragedia del massacro di Monaco (il drammatico assassinio di 11 atleti israeliani ai Giochi olimpici estivi di Monaco di Baviera 1972) e la successiva rappresaglia del governo israeliano. La sceneggiatura scritta dal vincitore del Premio Pulitzer Tony Kushner insieme a Eric Roth è un adattamento del libro-inchiesta Vendetta (Vengeance: The True Story of an Israeli Counter-Terrorist Team), del giornalista canadese George Jonas. Il film, giudicato dalla critica come uno dei più maturi di Spielberg ha ricevuto 5 nomination all'Oscar, ma non ha ottenuto nessuna delle prestigiose statuette. Spielberg ha comunque ricevuto il premio Lifetime Achievement Award dalla CIFF (Chicago International Film Festival's) per la sua regia di Munich. Il film ha suscitato numerose polemiche all'interno della comunità ebraica.




    Jhon Williams compositore delle colonne sonosre di tutti i film di Spielberg ad esclusione del Colore viola e Twlight zone



    Nel 2006, grazie a un lungo pressing di Spielberg (e dopo numerosi rifiuti), Stacey Snider, AD della Tristar della Sony e della Universal, diventa finalmente il nuovo amministratore delegato della DreamWorks.

    Il regista ha anche aiutato George Lucas a dirigere qualche sequenza del film Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith.

    Nel 2008 il regista dopo lunghe insistenze di Harrison Ford e di George Lucas decide di dirigere il quarto episodio della saga di Indiana Jones, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, dove un invecchiato Indy, in piena guerra fredda (il film è ambientato negli anni cinquanta), dovrà affrontare infiltrati russi alla ricerca dei resti di una misteriosa civiltà extraterreste. La sceneggiatura di David Koepp è stata modificata numerose volte a causa dei problemi di casting (famoso il "gran rifiuto" di Sean Connery) e per le difficoltà di trovare una trama avvincente. Protagonista femminile è Cate Blanchett, nei panni di un alto funzionario dei servizi segreti sovietici. Curiosa autocitazione, la scena iniziale del film si svolge nello stesso magazzino in cui è stata riposta (e poi dimenticata), l'Arca dell'Alleanza. Durante la preparazione del film il computer del regista, contenente oltre 4000 immagini del film, è stato rubato da tal Roderick Davis, poi arrestato mentre cercava di vendere le fotografie.

    Spielberg è stato nominato consulente artistico per le Olimpiadi di Pechino del 2008, ma con un annuncio in conferenza stampa, il 13 febbraio 2008 ha rinunciato a questo incarico per protesta contro la politica estera e il mancato rispetto dei diritti umani del governo cinese sulla questione del Darfur.

    Spielberg ha prodotto il film Transformers (2007), il suo sequel (2009) e il terzo capitolo Transformers 3 (2011). Il modello di camion del transformer Optimus Prime è un Paterbilt 379, lo stesso del film Duel. I progetti futuri di Spielberg includono un film su Abramo Lincoln. Inizialmente a interpretare il ruolo del sedicesimo presidente degli Stati Uniti doveva essere Liam Neeson, invece è stato poi sostituito ufficialmente da Daniel Day-Lewis, mentre Sally Field sarà la moglie Mary Todd. Anche Tommy Lee Jones e Joseph Gordon-Levitt dovrebbero prendere parte al film; il primo nel ruolo di Thaddeus Stevens, leader repubblicano e membro della Camera dei Rappresentanti che appoggiò Lincoln per l'abolizione della schiavitù, il secondo invece sarà Robert Todd Lincoln, il figlio più grande del presidente. Il film è previsto per il 2012.

    Spielberg ha prodotto il cartone animato Bee Movie dove doppia anche uno dei personaggi minori.

    Nel 2009 ha prodotto insieme a Tom Hanks la miniserie The Pacific che verte sulle guerre del Pacifico e ha per protagonisti tre marines bloccati nel Pacifico.

    Nel corso del 2010 è impegnato negli adattamenti cinematografici del fumetto Le avventure di Tintin e del romanzo War Horse.




    Spielberg alla Casa Bianca nel 2006


    Criticato per i risultati parzialmente negativi del quarto episodio di Indiana Jones, Spielberg ha contrattaccato accusando la Paramount di costringerlo a girare in tempi strettissimi a tutto discapito della qualità dei suoi film. Ha quindi deciso di rescindere il suo contratto con la Paramount e a partire dal suo prossimo lavoro sulla vita di Lincoln, ha stipulato un contratto di 5 anni con il gruppo Reliance ADA Group, compagnia di telecomunicazioni indiana e casa di produzione della emergente realtà cinematografica indiana, comunemente chiamata Bollywood.

    Spielberg attore..Non è possibile considerare Spielberg un attore ma, secondo una tradizione seguita da molti registi (fra i quali Alfred Hitchcock e Peter Jackson), recita in alcuni cameo. Compare nel video di Michael Jackson per la canzone Liberian Girl. È l'uomo sulla sedia a rotelle elettrica in Gremlins, un turista all'aeroporto nel film Indiana Jones e il Tempio maledetto, un impiegato nel film The Blues Brothers, una voce alla radio nel film Lo squalo, guida l'automobile che traina Marty in Ritorno al futuro, è nella parte di sé stesso in Austin Powers in Goldmember, mangia i popcorn in Il mondo perduto: Jurassic Park e appare in Vanilla Sky. Inoltre nel film Mortal Kombat interpreta il regista del film in cui recita Johnny Cage . Ha anche prestato la voce in alcuni cartoni animati per ruoli minori.

    Spielberg, da sempre attento e sensibile ai temi del razzismo, della Shoah e della discriminazione, come dimostrano anche i suoi film più "impegnati" (Il colore viola, Schindler's list, Amistad, Munich), nel 1994 ha creato la Survivors of the Shoah Visual History Foundation, associazione nonprofit per la raccolta e catalogazione audio-video delle testimonianze dei sopravvissuti e testimoni della Shoah.

    Alla vigilia dei Giochi Olimpici di Pechino 2008, forte del suo incarico di consulente artistico del comitato organizzatore e di direttore artistico delle cerimonie di apertura e chiusura, insieme ai rappresentanti di molti paesi occidentali, ha condotto una campagna di pressione sulla Cina, affinché lo stato riconoscesse e garantisse la Dichiarazione universale dei diritti umani, sia nella sua politica interna che estera, in particolare sulla condotta cinese nella regione sudanese del Darfur, di cui la Cina è primo partner commerciale e partecipa attivamente alla gestione delle politiche petrolifere. A seguito del rifiuto, o meglio, dell'indifferenza dimostrati dalla Cina, Il 13 febbraio 2008, Steven Spielberg ha abbandonato l'incarico. Spielberg è stato comunque accusato di avere intrapreso queste azioni con grave ritardo e solo a seguito delle forti critiche internazionali ricevute, cercando una tardiva "riabilitazione".

    Spielberg ha prodotto (senza dirigere) un considerevole numero di film e cartoni animati, di cui è sempre stato un amante.

    Può essere considerato lo scopritore di Robert Zemeckis, Joe Dante, Drew Barrymore, Bob Gale e di Catherine Zeta-Jones da lui consigliata per La maschera di Zorro, il film che le ha dato notorietà.

    Ha inoltre prodotto le serie di cartoon Tiny Toon Adventures, Animaniacs, Mignolo e Prof., Freakazoid.

    Nei tardi anni 1970 Steven Spielberg si occupò dello sviluppo di un film horror fantascientifico intitolato Night Skies, concepito dopo la realizzazione di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Nonostante le buone premesse, il film non venne mai realizzato e il materiale sviluppato fu usato per Poltergeist ed ET.

    Le origini di Night Skies furono dovute al forte volere della Columbia di produrre un seguito per Incontri ravvicinati del terzo tipo. Spielberg, contrario all'idea di un seguito, si presentò allo studio cinematografico con un trattamento dal titolo di lavorazione Close Encounters, poi cambiato in Watch the Skies. L'ispirazione per la trama, venne a Spielberg dopo un incontro con l'ufologo J. Allen Hynek, il quale gli raccontò di un noto caso ufologico cui fu vittima una coppia nella loro fattoria accerchiata da esseri alieni simili ai gremlins nel lontano 1955.
    La trama ruotava attorno allo sbarco di 11 scienziati extraterrestri di natura maligna sulla Terra. A causa del suo impegno contrattuale con gli Universal Studios, Spielberg annunciò che avrebbe prodotto la pellicola anziché dirigerla. Per la regia si fece il nome di Tobe Hooper. Per completare la sceneggiatura, Spielberg contattò Lawrence Kasdan, ma quest'ultimo dovette declinare l'offerta a causa del suo impegno a tempo pieno nella scrittura di Star Wars V: L'impero colpisce ancora. Il compito fu quindi affidato a John Sayles, il quale si occupò anche di rinominare l'opera a Night Skies a causa della proprietà di diritti del precedente titolo. Tra le novità apportare alla trama il nome dato alla razza aliena: "Scar".

    Le riprese sarebbero dovute iniziare al termine della produzione di I predatori dell'arca perduta. Spielberg chiese ed ebbe Rick Baker come realizzatore del trucco e della progettazione delle creature aliene. Un primo prototipo fatto da Baker, costato la cifra di 70.000$, fu mostrato a Londra a Spielberg e Kathleen Kennedy, i quali ne rimasero entusiasti.

    Intorno la metà del 1980, Sayles terminò la stesura di una prima versione della nuova sceneggiatura spostando il numero degli alieni da 11 a 5, apportando diverse modifiche alla trama. Poiché la cosa non piacque, portò alla nascita di alcune divergenze dovute alla nuova concezione della trama, e lo sceneggiatore fu quindi allontanato dal progetto, rimanendo comunque amico di Spielberg.
    Mentre Baker e gli altri interessati continuavano a lavorare al progetto, Spielberg ci ripensò e dopo mesi di riflessioni spinse per una conclusione definitiva. Nel febbraio 1981, la Columbia mise da parte Night Skies con grande rammarico, portato soprattutto dallo spreco di oltre 700.000$ spesi in trucco, costumi e animatronica per le creature aliene.

    Vita privata

    Sposato nel 1985 con Amy Irving da cui ha divorziato nel 1989 pagando una penale di circa 100 milioni di dollari. Dal 1991 è sposato con l'attrice Kate Capshaw, che recitò per lui in Indiana Jones e il tempio maledetto. Ha sette figli, quattro dei quali biologici: Max dal suo precedente matrimonio con l'attrice Amy Irving, Sasha, Sawyer e Destry dal suo matrimonio attuale, Theo e Mikaela, adottati, ed una figliastra, Jessica Capshaw. È un sostenitore del Partito Democratico statunitense a cui ha donato 100 000 $ nel 1996. Spielberg è il padrino di due note attrici statunitensi: Gwyneth Paltrow e Drew Barrymore.
    Spielberg è una delle persone più ricche di Hollywood. Il suo patrimonio ammonta a più di 4 miliardi di dollari, secondo la classifica di Forbes del 2010.
    Nel 1998, Spielberg venne minacciato e fu oggetto di stalking da parte di tal Jonathan Norman, in seguito arrestato e processato. Il 27 maggio 2002 ha ricevuto il dottorato in Letteratura all'Università di Yale.



    Camei

    Lo squalo – Lavoratore nel ponte (non accreditato) (1975)
    The Blues Brothers – Impiegato dell'Ufficio delle Tasse (1980)
    Indiana Jones e il tempio maledetto – Turista all'aeroporto (non accreditato) (1984)
    Gremlins – Uomo sulla sedia a rotelle (non accreditato) (1984)
    Ritorno al futuro – uomo che guida l'auto a cui Marty si attacca (1985)
    Mortal Kombat – regista del film in cui recita Johnny Cage (1995)
    Il mondo perduto: Jurassic Park – Uomo che mangia i popcorn (non accreditato) (1997)
    Vanilla Sky – Invitato al party di David (2001)
    Austin Powers in Goldmember – se stesso come regista di "Austinpussy" (2002)



    Edited by gheagabry - 2/1/2012, 02:31
     
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    STEVEN SPIELBERG



    Si elenchino non meno di venti nomi di registi di fama mondiale. I veri cultori del cinema probabilmente arriverebbero a cinquanta o più senza esitare. Tuttavia altrettanto probabilmente nessuno dei semplici modesti appassionati escluderebbe il nome di Steven Spielberg, il regista che con i suoi film ha registrato i più alti incassi della storia del cinema, indicato dagli esperti come la più influente e potente figura dell'industria cinematografica.

    Di origini ebree, nato a Cincinnati (Ohio) il 18 dicembre 1946, Steven Spielberg trascorre i primi anni nel New Jersey, poi con la famiglia si trasferisce in Arizona, presso la città di Scottsdale.

    Il destino della sua professione sembra segnato sin dall'infanzia: pare che i severi genitori odiassero la tv, proibendo addirittura al figlio di andare al cinema. Il giovane Steven allora, procuratasi una modesta cinepresa, inizia a realizzare per conto proprio pellicole 8mm.

    Adolescente, Spielberg punta a fare maledettamente sul serio: gira decine di modesti lavori, esplorando ogni genere, dal western alla fantascienza. Raduna addirittura un piccolo gruppo di spettatori paganti al quale mostrare un suo lavoro, raccimolando ben 500 dollari. Vince inoltre un concorso per cineamatori, a soli tredici anni.

    Raggiunta l'età matura Spielberg mira verso Hollywood: si reca a Los Angeles per frequentare i corsi di cinema della "University of Southern California", ma la sua attività principale è quella di curiosare, bazzicando qua e là per gli Studios. Durante una retrospettiva organizzata dall'università conosce George Lucas, con il quale inizierà fruttuose collaborazioni e con cui rimarrà sempre saldamente legato da una bella amicizia.



    Finalmente, dopo che "Amblin", un suo cortometraggio, vince diversi premi ai Festival di Venice e Atlanta, il nome di Spielberg viene notato da qualcuno della Universal, che lo ingaggia per la sua sezione televisiva. E' il 1971 quando Steven Spielberg dirige per la tv "Duel", il suo primo vero film.

    Nel 1974 realizza "Sugarland Express", che anticipa di un anno "Lo squalo", il suo primo film a cui è stato possibile applicare un significativo budget con una relativa vasta campagna pubblicitaria: la pellicola è un successo strepitoso. Steven Spielberg può permettersi di dedicarsi ad ambiziosi progetti nati nella sua mente precedentemente "Lo squalo": uno di questi è "Incontri ravvicinati del terzo tipo". Con questo film Spielberg rivoluziona le regole del genere fantascientifico, mostrando una visione "umanizzata" degli alieni.

    Del 1979 è "1941: allarme a Hollywood", uno dei pochissimi film del regista che non ha incassato cifre record al botteghino. Ma Spielberg torna campione d'incassi nel 1980 con "I predatori dell'arca perduta", interpretato da un giovane Harrison Ford nei panni dell'avventuroso archeologo (che tornerà sugli schermi anche nel 1984 in "Indiana Jones e il tempio maledetto" e nel 1989, con Sean Connery, in "Indiana Jones e l'ultima crociata").
    E' sul set de "I predatori dell'arca perduta" che Spielberg conosce l'attrice Kate Capshaw, che diventerà sua moglie nel 1991.

    Spielberg torna alla sua idea di cinema come rappresentazione del fantastico, del sogno e della fantasia con la romantica e moderna favola di "E.T - L'extraterrestre": la storia del piccolo alieno abbandonato sulla terra commuove il pubblico di tutto il mondo e polverizza ogni record d'incassi della storia del cinema.



    Nel 1986 porta sul grande schermo "Il colore viola", la versione cinematografica del romanzo di Alice Walker, con un cast interamente composto da attori di colore, tra cui spicca Whoopi Goldberg. L'anno successivo, con "L'impero del sole" racconta l'occupazione giapponese di Shangai narrandola (ancora una volta) attraverso lo sguardo di un bambino, costretto in campo di prigionia.

    Dopo la parentesi romantica di "Always - Per sempre", dirige nel 1992 "Hook - Capitan Uncino", con un inusuale Dustin Hoffman nei panni del cattivo e con un Peter Pan (Robin Williams) ormai adulto che non rinuncia a sognare.

    Un anno dopo, il suo "Jurassic Park" fa scoppiare il "culto" dei dinosauri. Ancora prima di terminare le fasi della post produzione di quest'ultimo film, si lancia nell'avventura di "Schindler's list". Steven Spielberg abbandona il cinema ludico e sognatore per raccontare la storia di Oskar Schindler (interpretato da un magistrale Liam Neeson) e, attraverso la sua vicenda, mostrare l'orrore dell'olocausto e dei campi di concentramento. Il film salda il conto aperto con l'Academy Award (più volte nominato Spielberg non aveva mai vinto nulla) regalandogli le statuette per il "Miglior film" e per la "Miglior regia".

    All'edizione del 1993 della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, riceve il "Leone d'Oro" alla carriera. Nello stesso anno Steven Spielberg, David Geffen (fondatore dell'omonima casa discografica) e Jeffrey Katzenberg (ex dirigente animazione Disney), fondano la DreamWorks SKG(dalle iniziali dei tre), un'impresa di produzione e distribuzione cinematografica, discografica e televisiva che si pone subito al centro della scena di Hollywood. La prima pellicola prodotta dalla DreamWorks è stata "The Peacemaker" (1997, di Mimi Leder, con Nicole Kidman e George Clooney), un buon successo.

    Nel 1998 arriva un altro Oscar come "Miglior regista" per il film "Salvate il soldato Ryan", nel quale inizia una positiva collaborazione con Tom Hanks. Nel 2001 Spielberg ottiene un nuovo strepitoso successo con "A.I. - Intelligenza Artificiale", progetto del genio di Stanley Kubrick attraverso il quale il regista americano omaggia l'amico e maestro, regalando ancora una volta al pubblico una storia commovente e piena di dolcezza, con un bambino-automa come protagonista.

    Traendo spunto da un geniale breve racconto di fantascienza, partorito dalla fervida mente di Philip Dick, Spielberg gira nel 2002 "Minority Report", poliziesco ambientato nella Washington del futuro, con un Tom Cruise in splendida forma. Instancabile, nello stesso anno esce la commedia brillante "Prova a prendermi", tratta dall'autobiografia di Frank W. Abagnale, il più giovane ricercato dall'FBI, con Leonardo Di Caprio nel ruolo del malfattore e Tom Hanks in quello dell'inseguitore. Quest'ultimo nel 2004 è di nuovo protagonista, insieme a Catherine Zeta Jones, di un film di Spielberg: "The Terminal". Nell'estate del 2005 è uscito un altro grande titolo: "La guerra dei mondi" (con Tom Cruise, tratto dal racconto di H.G. Wells).



    Il suo film "Munich" (2006, con Daniel Craig e Geoffrey Rush), ambientato nei giorni successivi al massacro di 11 atleti israeliani avvenuto durante le Olimpiadi di Monaco del 1972, è candidato a 5 premi Oscar, ma rimane a bocca asciutta.

    Forse non tutti sanno che talvolta Steven Spielberg compare nei suoi stessi film in piccolissime parti, peraltro non accreditate. Un'altra curiosità: nel capolavoro di John Landis "The Blues Brothers" (1984), Spielberg recita la parte dell'impiegato della contea di Cook.

    Non è raro leggere il nome di Steven Spielberg tra i produttori di altri grandi film di successo: i titoli sono numerosi, da "I Goonies" (1985) a "Men in black" (1997 e 2002), passando dalla trilogia di "Ritorno al futuro" di Robert Zemeckis, ai film d'animazione ("Balto", "Shrek"), fino alle serie tv ("E.R.", "Band of brothers", "Taken").




    Onorificenze e Riconoscimenti

    Croce federale al Merito con nastro dell'Ordine al Merito della Repubblica federale di Germania
    «come segno di riconoscimento per il film Schindler's List e la Shoa Foundation»
    — 1998
    Department of Defense Distinguished Public Service Award
    «consegnato dal Segretario della Difesa degli U.S.A. William Cohen, per il film Saving Private Ryan»
    — 1999
    Cavaliere Comandante dell'Ordine dell'Impero britannico
    — 2001
    Cavaliere della Legion d'Onore
    — 2004
    Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
    «Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
    — 15 aprile 2003
    1995- AFI Life Achivement Award
    2006- Kennedy Center Honours
    9 ottobre 2009- Libety Medal , per il suo contributo artistico e umanitario.
    [modifica] Premi e nomination
    Academy Awards:
    1976: Best Picture (Jaws, nominated)
    1978: Best Director (Close Encounters of the Third Kind, nominated)
    1982: Best Picture (Raiders of the Lost Ark, nominated)
    1982: Best Director (Raiders of the Lost Ark, nominated)
    1983: Best Director (E.T.: The Extra-Terrestrial, nominated)
    1983: Best Picture (E.T.: The Extra-Terrestrial, nominated)
    1986: Best Picture (The Color Purple, nominated)
    1987: Irving G. Thalberg Memorial Award (vinto)
    1994: Best Director (Schindler's List, vinto)
    1994: Best Picture (Schindler's List, vinto)
    1999: Best Director (Saving Private Ryan, vinto)
    1999: Best Picture (Saving Private Ryan, nominated)
    2006: Best Director (Munich, nominated)
    2006: Best Picture (Munich, nominated)
    BAFTA Awards:
    1976: Best Direction (Jaws, nominated)
    1979: Best Direction (Close Encounters of the Third Kind, nominated)
    1979: Best Screenplay (Close Encounters of the Third Kind, nominated)
    1983: Best Direction (E.T.: The Extra-Terrestrial, nominated)
    1983: Best Film (E.T.: The Extra-Terrestrial, nominated)
    1986: Academy Fellowship (vinto)
    1994: Best Film (Schindler's List, vinto)
    1994: David Lean Award for Direction (Schindler's List, vinto)
    1999: Best Film (Saving Private Ryan, nominated)
    1999: David Lean Award for Direction (Saving Private Ryan, nominated)
    Cannes Film Festival
    1974: Best Screenplay (The Sugarland Express, vinto)
    1974: Golden Palm (The Sugarland Express, nominated)
    Critics Choice Awards:
    1999: Best Director (Saving Private Ryan, vinto)
    2003: Best Director (Catch Me If You Can, vinto)
    2006: Best Director (Munich, nominated)
    Directors Guild of America:
    1976: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (Jaws, nominated)
    1978: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (Close Encounters of the Third Kind, nominated)
    1982: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (Raiders of the Lost Ark, nominated)
    1983: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (E.T.: The Extra-Terrestrial, nominated)
    1986: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (The Color Purple, won); this was the first time a director won this award without receiving an Oscar nomination for Best Director.
    1988: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (Empire of the Sun, nominated)
    1994: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (Schindler's List, vinto)
    1998: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (Amistad, nominated)
    1999: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (Saving Private Ryan, won); this win makes Spielberg the only individual to win this award three times.
    2000: The D.W. Griffith Award for Lifetime Achievement
    2006: Outstanding Directorial Achievement in Motion Pictures (Munich, nominated)
    Golden Globes:
    1976: Best Director (Jaws, nominated)
    1978: Best Director (Close Encounters of the Third Kind, nominated)
    1978: Best Screenplay (Close Encounters of the Third Kind, nominated)
    1982: Best Director (Raiders of the Lost Ark, nominated)
    1983: Best Picture – Drama (E.T.: The Extra-Terrestrial, vinto)
    1983: Best Director (E.T.: The Extra-Terrestrial, nominated)
    1986: Best Director (The Color Purple, nominated)
    1994: Best Picture – Drama (Schindler's List, vinto)
    1994: Best Director (Schindler's List, vinto)
    1998: Best Director (Amistad, nominated)
    1999: Best Picture – Drama (Saving Private Ryan, vinto)
    1999: Best Director (Saving Private Ryan, vinto)
    2002: Best Director (AI: Artificial Intelligence, nominated)
    2006: Best Director (Munich, nominated)
    2008: Cecil B. DeMille Award (vinto)
    Hasty Pudding Theatricals:
    1983: Man of the Year (vinto)
    Hollywood Walk of Fame:
    2003: Stella nella Walk of Fame
    NBR Award:
    1987: Best Director (Empire of the Sun, vinto)
    2001: Billy Wilder Award (vinto)
    Primetime Emmys:
    1986: Outstanding Directing in a Drama Series (Amazing Stories for episode "The Mission", nominated)
    1991: Outstanding Animated Program – One Hour or Less (Tiny Toon Adventures for episode "The Looney Beginning", nominated)
    1995: Outstanding Animated Program – One Hour or Less (Tiny Toon Adventures: Night Ghoulery, nominated)
    1996: Outstanding Animated Program – One Hour or Less (A Pinky & the Brain Christmas Special, vinto)
    2002: Outstanding Non-Fiction Special – Informational (We Stand Alone Together, nominated)
    2002: Outstanding Miniseries (Band of Brothers, vinto)
    2003: Outstanding Miniseries (Taken, vinto)
    2006: Outstanding Miniseries (Into the West, nominated)
    Producers Guild of America:
    1994: Motion Picture Producer of the Year (Schindler's List, vinto)
    1998: Motion Picture Producer of the Year (Amistad, nominated)
    1998: Vision Award (Amistad, vinto)
    1999: Motion Picture Producer of the Year (Saving Private Ryan, vinto)
    1999: Milestone Award (vinto)
    2000: PGA Hall of Fame – Motion Pictures (E.T.: The Extra-Terrestrial,vinto)
    2002: Television Producer of the Year – Longform (Band of Brothers, vinto)
    2006: Television Producer of the Year – Longform (Into the West, nominated)
    Saturn Awards:
    1978: Best Director (Close Encounters of the Third Kind, won); tied with George Lucas for Star Wars
    1978: Best Writing (Close Encounters of the Third Kind, won); tied with George Lucas for Star Wars
    1982: Best Director (Raiders of the Lost Ark, vinto)
    1983: Best Science Fiction Film (E.T.: The Extra-Terrestrial, vinto)
    1983: Best Director (E.T.: The Extra-Terrestrial, nominated)
    1985: Best Director (Indiana Jones and the Temple of Doom, nominated)
    1994: Best Science Fiction Film (Jurassic Park, vinto)
    1994: Best Director (Jurassic Park, vinto)
    1994: President's Award (vinto)
    1998: Best Director (The Lost World: Jurassic Park, nominated)
    1999: Best Action/Adventure/Thriller Film (Saving Private Ryan, vinto)
    2002: Best Science Fiction Film (AI: Artificial Intelligence, vinto)
    2002: Best Director (AI: Artificial Intelligence, nominated)
    2002: Best writing (AI: Artificial Intelligence, vinto)
    2003: Best Science Fiction Film (Minority Report, vinto)
    2003: Best Director (Minority Report, vinto)
    2006: Best Director (War of the Worlds, nominated)
    2009: Best Director (Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull, nominated)
    Festival del Cinema di Venezia:
    1993: Leone d'oro alla carriera
    2001: Future Film Festival Digital Award (AI: Artificial Intelligence, vinto)
    Writers Guild of America:
    1975: Best Comedy Written Directly for the Screen (The Sugarland Express, nominated)
    1978: Best Drama Written Directly for the Screen (Close Encounters of the Third Kind, nominated)




    Filmografia



    Regista

    The Last Gun (1959)
    Fighter Squad (1961)
    Escape to Nowhere (1961)
    Firelight (1964)
    Slipstream (1967)
    Amblin (1968)
    Robert Young, Family Doctor – serie TV (1969)
    Night Gallery – film TV a episodi (pilot di Mistero in galleria), episodio Eyes (1969)
    Mistero in galleria (Night Gallery) - serie TV, episodio 1x04 (1971)
    The Psychiatrist – film TV (1971)
    Reporter alla ribalta (The name of the game) (1971) - Serie Tv – ep. L.A. 2017 (3x16)
    Colombo – serie TV, episodio 1x01 (1971)
    Duel (1971)
    Qualcosa di diabolico (Something Evil) - film TV (1972)
    Savage (film) – film TV (1973)
    Sugarland Express (The Sugarland Express) (1974)
    Lo squalo (Jaws) (1975)
    Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind) (1977)
    1941- Allarme a Hollywood (1941) (1979)
    I predatori dell'Arca perduta (Raiders of the Lost Ark) (1981)
    Poltergeist: demoniache presenze (Poltergeist) (1982)
    E.T. l'extra-terrestre (E.T.) (1982)
    Ai confini della realtà (Twilight Zone: The Movie) - film ad episodi, episodio Il gioco del bussolotto (Kick the Can) (1983)
    Indiana Jones e il tempio maledetto (Indiana Jones and the Temple of Doom) (1984)
    Il colore viola (The Colour Purple) (1985)
    L'impero del sole (Empire of the Sun) (1987)
    Indiana Jones e l'ultima crociata (Indiana Jones and the Last Crusade) (1989)
    Always - Per sempre (Always) (1988)
    Hook - Capitan Uncino (Hook) (1991)
    Jurassic Park (1993)
    Schindler's list (1993)
    Il mondo perduto - Jurassic Park (The Lost World: Jurassic Park) (1997)
    Amistad (1997)
    Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) (1998)
    A.I. - Intelligenza Artificiale (A.I. Artificial Intelligence) (2001)
    Minority Report (2002)
    Prova a prendermi (Catch Me If You Can) (2002)
    The Terminal (The Terminal) (2004)
    La guerra dei mondi (War of the Worlds) (2005)
    Munich (2005)
    Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull) (2008)
    Le avventure di Tintin - Il segreto del liocorno (The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn) (2011)
    War Horse (2011)

    Sceneggiatore

    Fighter Squad, regia di Steven Spielberg (1961)
    Escape to Nowhere, regia di Steven Spielberg (1961)
    Firelight, regia di Steven Spielberg (1964)
    Slipstream, regia di Steven Spielberg (1967)
    Amblin, regia di Steven Spielberg (1968)
    Roger il re dei cieli (Ace Eli and Rodger of the Skies), regia di John Erman (1973)
    Sugarland Express (The Sugarland Express), regia di Steven Spielberg (1974)
    Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind), regia di Steven Spielberg (1977)
    Poltergeist: demoniache presenze (Poltergeist), regia di Steven Spielberg (1982)
    Ai confini della realtà (Twilight Zone: The Movie) - film ad episodi, episodio: Il gioco del bussolotto (Kick the can) (1983)
    I Goonies (The Goonies), regia di Richard Donner (1985)
    A.I. - Intelligenza Artificiale (A.I. Artificial Intelligence), regia di Steven Spielberg (2001)

    Produttore

    1964: allarme a New York arrivano i Beatles (I Wanna Hold Your Hand), regia di Robert Zemeckis (1978)
    La fantastica sfida (Used Cars), regia di Robert Zemeckis (1980)
    Chiamami aquila, regia di Michael Apted (1981)
    E.T. l'extra-terrestre (ET), regia di Steven Spielberg (1982)
    Poltergeist - Demoniache presenze (Poltergeist), regia di Steven Spielberg (1982)
    Ai confini della realtà, regia di Steven Spielberg (1983)
    Gremlins, regia di Joe Dante (1984)
    Fandango, regia di Kevin Reynolds (1985)
    I Goonies, regia di Richard Donner (1985)
    Ritorno al futuro, regia di Robert Zemeckis (1985)
    Piramide di paura (Young Sherlock Holmes), regia di Barry Levinson (1985)
    Il colore viola (The Colour Purple) (1985)
    Casa, dolce casa? ('The Money Pit), regia di Richard Benjamin (1986)
    Fievel sbarca in America (An American Tail), regia di Don Bluth (1986)
    Storie incredibili ('Amazing Stories) - serie TV (1985-1987)
    Bigfoot e i suoi amici (Harry and the Hendersons), regia di William Dear (1987)
    Salto nel buio (Innerspace), regia di Joe Dante (1987)
    L'ora della rivincita (Three O'Clock High), regia di Phil Joanou (1987)
    L'impero del sole, regia di Steven Spielberg (1987)
    Miracolo sull'8a strada (*batteries not included), regia di Matthew Robbins (1987)
    Chi ha incastrato Roger Rabbit (Who Framed Roger Rabbit), regia di Robert Zemeckis (1988)
    Alla ricerca della Valle Incantata (The Land Before Time), regia di Don Bluth (1988)
    Ritorno al futuro - Parte II, regia di Robert Zemeckis (1989)
    Always - Per sempre, regia di Steven Spielberg (1989)
    Joe contro il vulcano, regia di John Patrick Shanley (1990)
    Sogni, regia di Akira Kurosawa (1990)
    Ritorno al futuro - Parte III, regia di Robert Zemeckis (1990)
    Gremlins 2 - La nuova stirpe (Gremlins 2: The New Batch), regia di Joe Dante (1990)
    Aracnofobia (Arachnophobia), regia di Frank Marshall (1990)
    Cape Fear - Il promontorio della paura (Cape Fear), regia di Martin Scorsese (1991)
    Fievel conquista il West (An American Tail: Fievel Goes West), regia di Phil Nibbelink e Simon Wells (1991)
    Animaniacs – serie TV (1993-1998)
    We're Back! - Quattro dinosauri a New York (We're Back! A Dinosaur's Story), regia di Phil Nibbelink e Simon Wells (1993)
    Schindler's List, regia di Steven Spielberg (1993)
    E.R. - Medici in prima linea (ER) - serie TV (1994)
    I Flintstones, regia di Brian Levant (1994)
    Casper, regia di Brad Silberling (1995)
    Balto, regia di Simon Wells (1995)
    Twister, regia di Jan de Bont (1996)
    Men in Black, regia di Barry Sonnenfeld (1997)
    Amistad, regia di Steven Spielberg (1997)
    Deep Impact, regia di Mimi Leder (1998)
    La maschera di Zorro (film 1998) (The Mask of Zorro), regia di Martin Campbell (1998)
    Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan), regia di Steven Spielberg (1998)
    Gli ultimi giorni (The Last Days), regia di James Moll (1998)
    Invasion America – serie TV (1998)
    Haunting - Presenze (The Haunting), regia di Jan de Bont (1999)
    Shrek, regia di Andrew Adamson e Vicky Jenson (2001)
    Evolution, regia di Ivan Reitman (2001)
    A.I. - Intelligenza Artificiale ('I.A.), regia di Steven Spielberg (2001)
    Jurassic Park III, regia di Joe Johnston (2001)
    Band of Brothers – miniserie TV (2001)
    Broken Silence – miniserie TV (2002)
    Men in Black II, regia di Barry Sonnenfeld (2002)
    Taken – miniserie TV (2002)
    Prova a prendermi (Catch Me If You Can), regia di Steven Spielberg (2002)
    The Terminal, regia di Steven Spielberg (2004)
    The Legend of Zorro, regia di Martin Campbell (2005)
    Memorie di una geisha (Memoirs of a Geisha), regia di Rob Marshall (2005)
    Munich, regia di Steven Spielberg (2005)
    Monster House, regia di Gil Kenan (2006)
    Flags of Our Fathers, regia di Clint Eastwood (2006)
    Letters from Iwo Jima, regia di Clint Eastwood (2006)
    Disturbia, regia di D.J. Caruso (2007)
    Transformers, regia di Michael Bay (2007)
    Transformers - La vendetta del caduto (Transformers: Revenge of the Fallen), regia di Michael Bay (2009)
    United States of Tara – serie TV (2009)
    Tron Legacy, regia di Joseph Kosinski (2010)
    The Pacific – miniserie TV (2010)
    Il Grinta, regia di Ethan Coen e Joel Coen (2010)
    Hereafter, regia di Clint Eastwood (2010)
    Terra Nova – serie TV (2011)
    Falling Skies – serie TV (2011)
    Sono il numero quattro,regia di D.J.Caruso (2011)
    Transformers 3, regia di Michael Bay (2011)
    Super 8, regia di J.J. Abrams (2011)
    Cowboys & Aliens,regia di Jon Favreau (2011)






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    La prossima volta che vedrai il cielo, sarà quello di un'altra città. La prossima volta che farai un esame, lo farai in un'altra scuola. I nostri genitori hanno sempre fatto quello che è giusto per noi. Ma adesso devono fare quello che è giusto per loro. Perché è il loro momento, lassù. Ma qua sotto è il nostro momento. È il nostro momento qua sotto. E finirà tutto nell'istante in cui salteremo dentro questo secchio. (Mickey)


    I GOONIES



    Titolo originale - The Goonies
    Paese - USA
    Anno - 1985
    Durata - 114 min
    Genere - avventura, commedia
    Regia - Richard Donner
    Soggetto - Steven Spielberg
    Sceneggiatura - Chris Columbus
    Produttore - Harvey Bernhard, Richard Donner
    Fotografia - Nick McLean
    Montaggio - Michael Kahn, Steven Spielberg
    Effetti speciali - Calvin Joe Acord
    Musiche - Dave Grusin
    Scenografia - J. Michael Riva

    Interpreti e personaggi

    Sean Astin: Mikey Walsh
    Josh Brolin: Brandon Walsh
    Jeff Cohen: Lawrence "Chunk" Cohen
    Corey Feldman: Clark "Mouth" Devereaux
    Kerri Green: Andy Carmichael
    Martha Plimpton: Stef Steinbrenner
    Jonathan Ke Quan: Richard "Data" Wang
    John Matuszak: Lotney "Sloth" Fratelli
    Robert Davi: Jake Fratelli
    Joe Pantoliano: Francis Fratelli
    Anne Ramsey: "mamma" Fratelli
    Mary Ellen Trainor: Harriet Walsh
    Steve Antin: Troy Perkins
    Curtis Hanson: Signor Perkins

    Premi

    Saturn Award per Anne Ramsey come "Miglior attrice non protagonista" e Jeff Cohen
    come "Miglior performance per un attore giovane"



    TRAMA


    I ragazzini di Goon Docks - tutti li chiamano i "Goonies" - sono in allarme: i maggiorenti del locale club del golf hanno dato lo sfratto ai loro genitori, volendo radere al suolo il quartiere nel proprio interesse. Durante l'ultimo e un po' malinconico "week-end" da passare sul posto, uno dei ragazzi scopre nella propria soffitta una antica mappa spagnola, che fu di Willy l'Orbo, un pirata del XVII secolo. Con i suoi amici egli è ben deciso a trovare il tesoro che l'Orbo ha seppellito da qualche parte nei dintorni. Così la piccola banda si mette in caccia, penetra in uno "châlet" che d'estate è adibito a bar e scende nelle caverne del sottosuolo. Purtroppo, il luogo è anche la base operativa di una losca famiglia composta da Mamma Fratelli e dai due suoi violenti figli, i quali hanno incatenato nella cantina il deforme Sloth, terzo membro della casata. I sette piccoli Goonies dovranno subire paure e prove terribili, incontrando pipistrelli e trabocchetti, scivolando in torrenti che sono dei veri "toboga", sempre insidiati e inseguiti dai perfidi Fratelli. Uno dei ragazzi, il simpatico e golosissimo ciccione del gruppo, riesce a liberare il gigantesco Sloth e a fare lega con lui. Alla fine si avrà l'arrivo al tesoro proprio nel bel mezzo di un laghetto in una immensa caverna, dove è all'ancora una fantastica nave pirata, nel cui ventre si trova uno scintillante patrimonio d'oro e gioielli; dopo di che, lotta con i cattivi e ritorno di tutti sulla spiaggia di Goon Docks. Le pietre preziose, fortunosamente salvate dopo tante peripezie (una minima parte del tesoro ormai perduto), saranno sempre sufficienti al piccolo Brand (che è il proprietario della famosa mappa) ed a suo padre per salvarli tutti dallo sfratto. Con grande gioia generale, mentre prende il largo maestosamente la nave di Willy, orbo e pirata, ma anche avveduto tesoriere.


    .....recensioni.....


    Ci sono film che ti restano dentro, che - visti da bambino - ti accompagnano anche da adulto e che a nessuno permetteresti di mettere in discussione. Quei film da ragazzini che in molti snobbano, gli stessi snob che poi si ritrovano in salotto per caso a guardarli alla tv senza riuscire a spegnere l'apparecchio o a cambiare canale, come ipnotizzati, vergognandosi quasi di questo effetto inevitabile contro la loro volontà. I Goonies è una di queste pellicole, anche se in questo caso ci si potrebbe trincerare dietro la scusa che è un film per ragazzi prodotto da Steven Spielberg, autore ormai riconosciuto ed affermato. Un film per ragazzi che affascina e cattura lo sguardo e le emozioni dei più grandi per il suo semplice ma efficace gusto dell'avventura; perché stimola il ricordo delle fantasie adolescenziali: di quando si cercava a tutti i costi l'avventura, la si immaginava in mille modi e vie differenti, ma la si è trovata purtroppo dopo qualche anno (nella realtà) deludente. I Goonies invece non delude; al contrario fa riaffiorare le emozioni provate da bambini - noi piccoli grandi eroi ancora salvi dall'impatto con la realtà - quando giocando immaginavamo di essere impavidi avventurieri alla caccia di un grande tesoro o paladini in difesa dei buoni contro i cattivi. I Goonies piace perché fa sognare, perché fa rivivere i giochi d'infanzia e senza rendercene conto ci trasporta in un mondo immaginario - ma così reale nella fantasia di ogni bambino - regalandoci una pausa dalla frenetica e poco avventurosa quotidianità. Alzi la mano - e poi la nasconda - chi non ha mai fantasticato di essere uno di quei sette ragazzini americani, un po' male assortiti e sgangherati bisogna ammetterlo, che lasciano la superficie della loro immaginaria città costiera di Goon Docks alla volta dei sui tunnel sotterranei e pericolosi sulle tracce di un tesoro segreto nascosto nella baia da un leggendario pirata del '600. E allora al via l'avventura... con inseguimenti, rapimenti, fughe da una perfida ed avida banda - anch'essa sgangherata -, trappole e salvataggi, commuoventi incontri (ravvicinati del... no quello è un altro film!), genesi di amori tra adolescenti, nuove amicizie affiorate e vecchie amicizie consolidate, e così via fino al maestoso veliero che si libera in mare aperto nell'utopico finale. Diretto da Richard Donner e prodotto da Steven Spielberg, autore anche del soggetto dal quale Chris Columbus trasse la sceneggiatura, I Goonies resta - nonostante il suo scontato lieto fine - una pellicola cult degli anni '80 tutt'oggi intramontabile.
    (sentieriselvaggi.it)


    Sembra ieri.....Eppure sono passati, ad oggi, 26 anni. All'epoca ne avevo 16, ricordo che le sale cinematografiche erano ben diverse da quelle attuali. Pagavi il biglietto e ci restavi fino alla chiusura volendo. Ed e' proprio questo che feci quando proiettarono i Goonies. In tre giorni lo vidi 9 volte, 3 spettacoli al giorno....e poi tornando a casa con il motorino ripensare alle scene, l'esilarante Chunk...le risate con Sloth, e tutta la compagnia, fino a quel misterioso personaggio, depositario di segreti e "traccobetti". Grazie soprattutto a te Willy l'orbo, grazie per quei momenti vissuti dentro e fuori dal cinema, per raccontarlo a chi ancora non l'aveva visto, e avere la spensieratezza e il sogno di farmi sentire un Goonie. E rivederlo oggi, e raccontarlo ancora, proprio come fosse stato ieri.
    (Marco, dal web)




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  4. gheagabry
     
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    « Sei brutta, sei povera, sei negra, sei una donna: non sei niente di niente !
    Io sono povera, sono negra, sono anche brutta, ma buon Dio sono viva !! »

    - Litigio finale tra Miss. Celie (Whoopi Goldberg) e Albert (Danny Glover) -




    IL COLORE VIOLA



    Titolo originale - The Color Purple
    Paese - USA
    Anno - 1985
    Durata - 154 min.
    Genere - drammatico
    Regia - Steven Spielberg
    Soggetto - dal romanzo omonimo di Alice Walker
    Sceneggiatura - Menno Meyjes
    Produttore - Steven Spielberg, Kathleen Kennedy, Quincy Jones, Frank Marshall
    Fotografia - Allen Daviau
    Montaggio - Michael Kahn
    Musiche - Andraé Crouch, Quincy Jones, Jeremy Lubbock, Caiphus Semenya, Rod Temperton
    Scenografia - J. Michael Riva

    Interpreti e personaggi

    Whoopi Goldberg: Celie Harris
    Danny Glover: Albert Johnson
    Margaret Avery: Shug Avery
    Oprah Winfrey: Sofia
    Willard E. Pugh: Harpo Johnson
    Akosua Busia: Nettie Harris
    Desreta Jackson: giovane Celie
    Rae Dawn Chong: Squeak
    Dana Ivey: Miss Millie





    Trama



    Celie è una ragazzina di quattordici anni che a seguito delle violenze subite da parte del padre dà alla luce due bambini, un maschio e una femmina, che le vengono brutalmente strappati. Allontanati i bambini da sua figlia il padre decide di vendere Celie ad un vedovo con figli di nome Albert che la sposa, abusa di lei e la fa vivere come una schiava. In seguito ad Albert viene venduta anche Nettie, la sorella minore di Celie, nonché l'unica persona al mondo da cui Celie si senta amata e che ama profondamente.
    Nettie insegna a Celie a leggere e a scrivere, ma è insospettita da certi atteggiamenti di Albert: questi infatti desidera abusare anche di lei. Un giorno Albert decide di mettere in atto le sue fantasie, ma Nettie si ribella e di conseguenza viene scacciata dalla casa e dalla terra dell'uomo, con immenso dolore delle due sorelle. Andandosene, Nettie ripete con veemenza e più volte alla sorella che le avrebbe scritto e che solo la morte avrebbe potuto impedirglielo.
    Passano gli anni e seppur Albert riceva lettere da Nettie, egli le nasconde e non una sillaba scritta dalla sorella perviene a Celie ormai divenuta adulta, come anche uno dei figli del suo deplorevole marito, Harpo, che porta una ragazza a conoscere suo padre con l'intenzione di sposarla. Si tratta di Sofia, una giovane che per tutta la vita ha lottato per dimostrare di non essere inferiore né agli uomini in quanto donna, né ai bianchi in quanto nera. Nonostante il dissenso di Albert, grazie al suo carattere forte e prepotente Sofia riesce a sposare Harpo. Dalla loro convivenza si evince che a dominare è il sesso femminile, quindi Albert consiglia ad Harpo di picchiare Sofia per stabilire autorità sulla stessa, ma il figlio non si convince e chiede consiglio a Celie che, abituata alle continue violenze subite dal suo orribile marito, finisce per dargli lo stesso consiglio. Quindi si dirige da Sofia intenzionato a farsi valere in quel modo, ma è proprio Sofia, capite le intenzioni di suo marito, a picchiarlo e a fargli un occhio nero. Di conseguenza Sofia litiga con Celie ma questa non riesce a capirne il motivo, poiché lei ha continuamente subito abusi e maltrattamenti e non ha alcuna idea di cosa sia l'amore, l'affetto o l'amicizia. Nonostante ciò Harpo e sua moglie si riappacificano ma dopo molti anni litigano ancora e lei decide di andarsene.
    Allo stesso tempo nella contea arriva una donna di nome Shug Avery, cantante e ballerina, nonché ex-amante di Albert e questi la ospita senza alcun dissenso della moglie, poiché Celie è molto ingenua e non ha idea di cosa siano in realtà un marito e una moglie. Shug è la figlia del pastore della contea, ma non parla con suo padre da tanti anni poiché lui l'ha diseredata considerandola una peccatrice, dati i suoi rapporti come amante e i suoi figli sparsi ovunque. Tra Celie e Shug nasce una certa amicizia tanto che Celie le confessa di essere felice della sua presenza, anche perché quando Albert la ospita, per fare bella figura, non la picchia.
    Arriva però il giorno in cui Shug decide di tornare a girovagare nelle sue azzardate tournée e seppur Celie, ormai fortemente legata a lei, voglia partire con lei per Memphis, non trova il coraggio di chiederglielo, a causa dello sguardo severo di suo marito. È settembre e Celie rimane nuovamente sola.
    Poco dopo mentre stanno facendo la spesa, Sofia e i suoi bambini incontrano il sindaco e sua moglie Miss Millie, una donna altezzosa e vuota, che le chiede di diventare la sua cameriera; forte del suo orgoglio Sofia rifiuta in modo colorito e Miss Millie rimane di sasso tanto da far riavanzare la sua proposta dal marito che però riceve la stessa identica risposta. Di conseguenza Sofia si vede insultata e dà un pugno al sindaco che la fa rinchiudere in galera per otto anni, ove viene picchiata e maltrattata. Passano gli anni e Sofia esce di galera per entrarne in una più atroce: viene costretta ad essere la nuova cameriera di Miss Millie fino alla morte.
    Sofia è mutata, ha i capelli grigi, è zoppa, ha un occhio storto e soprattutto sembra aver perduto la forza di combattere. Il giorno di Natale Sofia viene portata a casa sua per rivedere i suoi figli e la sua famiglia, ma non sentendosi sicura nel tornare da sola in macchina, la crudele Miss Millie la riporta con sé. Allo stesso tempo, dopo quegli otto anni torna anche Shug che nel frattempo si è sposata. Soggiorna a casa di Albert dove trova la stessa Celie maltrattata e sola. Un giorno arriva la posta ed è Shug che la va a prendere; tra le lettere trova quella di Nettie, ed approfittando dell'ubriachezza degli uomini, la consegna a Celie, che scopre quindi che sua sorella vive in Africa, con Adam ed Olivia (i figli nati dai rapporti con colui che credeva suo padre, ma che in realtà è il patrigno), che Nettie è viva e sta bene ed insegna ai bambini africani a leggere e scrivere. Quindi approfittando della lontananza dei mariti Shug e Celie vanno alla ricerca delle lettere di Nettie e, sotto una mattonella di legno nella camera del marito trovano decine e decine di missive. Leggendole Celie scopre un mondo nuovo che non conosceva e comincia a costruire la sua dignità. Un giorno decide di uccidere Albert con il rasoio mentre gli fa la barba ma Shug riesce a fermarla giusto in tempo.
    È durante una cena in cui sono presenti Albert e i suoi figli, Celie, Shug e suo marito, Harpo, Sofia e i suoi figli, Squeak (una ragazza che da molti anni è amante di Harpo) ed il padre di Albert, che Shug rivela ad Albert la sua intenzione di partire e di portare con sé a Memphis anche Celie, che quindi maledice suo marito dicendogli che tutto quello che le ha fatto ricadrà su di lui e tutto ciò che pensa si tramuterà in polvere; il discorso ridesta l'animo ribelle di Squeak che decide di partire per Memphis a sua volta per tentare una carriera di cantante, mentre Sofia, ridestatasi in quel momento dall'abulia di cui era preda, prende le redini della famiglia.
    Albert rimane quindi solo e la casa va in rovina; tra la posta trova una lettera dell'ufficio immigrazione statunitense, dove si reca per far rientrare Nettie in America. Le due sorelle si ritrovano, Adam e Olivia finalmente conoscono la madre, Shug si riappacifica con suo padre, Sofia e Harpo tornano insieme, mentre Albert finisce a vivere da solo in una casa vuota ed in rovina.




    1986 - Premio Oscar

    Nomination Miglior film a Steven Spielberg, Kathleen Kennedy, Frank Marshall e Quincy Jones
    Nomination Miglior attrice protagonista a Whoopi Goldberg
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Oprah Winfrey
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Margaret Havery
    Nomination Migliore sceneggiatura non originale a Menno Meyjes
    Nomination Migliore fotografia a Allen Daviau
    Nomination Migliore scenografia a J. Michael Riva, Bo Welch e Linda DeScenna
    Nomination Migliori costumi a Aggie Guerard Rodgers
    Nomination Miglior trucco a Ken Chase
    Nomination Miglior colonna sonora a Quincy Jones, Jeremy Lubbock, Rod Temperton, Caiphus Semenya, Andrae Crouch, Chris Boardman, Jorge Calandrelli, Joel Rosenbaum, Fred Steiner, Jack Hayes, Jerry Hey e Randy Kerber
    Nomination Miglior canzone (Miss Celie's Blues (Sister)) a Quincy Jones, Rod Temperton e Lionel Richie

    1986 - Golden Globe

    Miglior attrice in un film drammatico a Whoopi Goldberg
    Nomination Miglior film drammatico
    Nomination Migliore regia a Steven Spielberg
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Oprah Winfrey
    Nomination Miglior colonna sonora a Quincy Jones

    1987 - Premio BAFTA

    Nomination Migliore sceneggiatura non originale a Menno Meyjes

    1985 - National Board of Review Award

    Miglior film
    Miglior attrice protagonista a Whoopi Goldberg

    1986 - Kansas City Film Critics Circle Award

    Migliore regia a Steven Spielberg





    «La vita finisce presto, il paradiso è eterno.»
    (Celie)



    ....recensioni......



    "Il colore viola" ha ricevuto undici candidature all'Oscar e nessun premio. Forse il regista Steven Spielberg scontò così l'invidia che accompagnò la sua straordinaria scalata al successo. In effetti il regista tentò una svolta nella sua filmografia e cominciò ad aprirsi a plot intimistici e a progetti con un certo spessore civico e storico. La sceneggiatura de "Il colore viola" è tratta dal romanzo in parte autobiografico che nel 1981 valse il premio Pulitzer ad Alice Walker. La storia, tradotta in immagini da Spielberg è una coinvolgente sinfonia di note amare e malinconiche ogni tanto agitate da straordinarie accelerazioni jazz fatte di esaltante cinema musicale. "Il colore viola" è dunque un intrigante flusso audiovisivo in cui il fervore dell'ispirazione antirazzista viene sapientemente dosato e alternato all'esaltazione dei cori gospel, alla bellissima voce di Margaret Avery (anche interprete in questo film) ed alle indimenticabili musiche concepite ed orchestrate da Quincy Jones (anche co-produttore del film). Le corde emotive (spesso un po' troppo facili) cercate da Spielberg vengono rese psicologicamente credibili dalle straordinarie interpretazioni di stampo teatrale. In effetti il cuore di questo film è l'eccezionale cast di grandi attori afro-americani che proprio grazie a "Il colore viola" hanno ricevuto una legittima consacrazione: Whoopi Goldberg, Danny Glover, Oprah Winfrey e Laurence Fishburne.



    Tratto dal romanzo omonimo (premio Pulitzer nel 1983) di Alice Walker, Il colore viola è solo apparentemente un film che tratta la questione razziale: certo, i protagonisti sono gente di colore che vive in Georgia all’inizio del Novecento, ma Spielberg non si è fermato qui. Ha superato il luogo comune dell’uomo di colore sfruttato ed emarginato dalla comunità bianca e ha invece raccontato una condizione di discriminazione che paradossalmente non fa differenze tra bianchi e neri: la vita femminile. Il viola è il colore di un campo di fiori, ma è anche il colore delle donne che popolano il paesino dove finisce a vivere Celie (Whoopi Goldberg), è il colore della libertà agognata e pretesa. Alternando momenti forti a passaggi delicati, Spielberg racconta la vicenda di Celie che è la vicenda di tutte le donne che le vivono attorno, in una sfilata di personalità diverse, affascinanti, che portano sul corpo i segni reali dei loro drammi privati. Anche i personaggi solo apparentemente più liberi come Shug (Margaret Avery) ed emancipati come Sophia (Oprah Winfrey), sono afflitti da profonda solitudine o vengono schiacciati dalla società circostante. Spielberg però non lascia le sue protagoniste senza speranza e spiragli per il futuro. Le sofferenze patite rendono queste donne le figure più forti del film; con il passare degli anni, gli uomini invecchiano soli e decrepiti, rovinati dalla loro stessa violenza, mentre Celie e le sue compagne, sopravvissute all’ingenuità della giovinezza, sembrano quasi ringiovanire in una nuova vita conquistata. Oltre alla creazione di questa galleria di figure appassionanti, Steven Spielberg si distingue, ancora una volta, per l’eccezionale ricostruzione storica, la maestria nell’alternanza di ambienti interni dettagliati e paesaggi esterni, luminosi e colorati.

    Solo alla sua prima prova cinematografica, la Goldberg vince il Golden Globe come migliore attrice, meritatissimo per questa che è forse l’interpretazione più commovente e drammatica della sua carriera. La ricchezza espressiva permette al suo personaggio di esprimersi con poche parole e di coinvolgere lo spettatore con lo sguardo ed un sorriso appena accennato. Accanto a lei, nel ruolo di Albert, troviamo Danny Glover (Arma letale, Saw, The witness), che mostra le sue doti maggiormente nell’ultima parte del film, quando domina solo la scena. Centrale nella vicenda e molto intensa è anche Margaret Avery, qui nel ruolo della cantante Shug e apparsa in altri film minori. La colonna sonora è stata composta da Quincy Jones, grande musicista di Chicago, produttore musicale e autore di numerose colonne sonore.
    (Silvia Badon)



    /p>



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    Edited by gheagabry1 - 28/12/2022, 22:06
     
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    « E.T. telefono casa »
    (E.T.)


    E.T. L'extra terrestre



    Titolo originale E.T. the Extra-Terrestrial
    Lingua originale inglese
    Paese USA
    Anno 1982
    Durata 115 min
    120 min (edizione speciale)
    Genere fantascienza
    Regia Steven Spielberg
    Soggetto Steven Spielberg
    Sceneggiatura Melissa Mathison
    Produttore Steven Spielberg, Kathleen Kennedy, Melissa Mathison
    Casa di produzione Amblin Entertainment, Universal Pictures
    Distribuzione (Italia) Universal Pictures
    Fotografia Allen Daviau
    Montaggio Carol Littleton
    Effetti speciali Dennis Muren
    Carlo Rambaldi
    Musiche John Williams
    Tema musicale Escape/Chase/Saying Goodbye
    Scenografia James D. Bissell
    Costumi Deborah Lynn Scott
    Trucco Lola McNalley
    Robert Sidell

    Interpreti e personaggi

    Henry Thomas: Elliott
    Dee Wallace-Stone: Mary
    Robert MacNaughton: Michael
    Drew Barrymore: Gertie
    Peter Coyote: Keys
    Erika Eleniak: Compagna di classe
    Christopher Thomas Howell: Tyler
    Sean Frye: Steve
    K.C. Martel: Greg

    Premi

    4 Premi Oscar 1983 (su 9 nomination): Miglior Sonoro, Miglior montaggio sonoro, Migliori effetti speciali, Miglior colonna sonora
    2 Golden Globe 1983 (su 5 nomination): Miglior film drammatico, Miglior colonna sonora
    1 Premi BAFTA 1983 (su 12 nomination): Miglior colonna sonora
    David di Donatello 1983: Miglior regista straniero
    Kansas City Film Critics Circle Awards 1983:Miglior film, Migliore regia
    Los Angeles Film Critics Association Awards 1982:Miglior film, Miglior regia



    TRAMA


    In una foresta della California, un gruppo di botanici alieni preleva campioni di vegetazione. Appaiono degli agenti del governo U.S.A gli alieni fuggono a bordo della loro nave spaziale, ma involontariamente lasciano indietro uno di loro, abbandonandolo.
    Nel frattempo, in una casa suburbana di San Francisco, un bambino di nome Elliot, 9 anni, che ha il padre in Messico per lavoro, trascorre la serata con suo fratello maggiore Michael e gli amici di questi. Quando esce a prendere la pizza, Elliott scopre l'alieno, il quale prontamente fugge. Nonostante la famiglia non gli creda, il ragazzo lascia dei dolcetti nella foresta per condurre l'alieno da lui. Una sera l'extraterrestre fa visita a Elliott, consegnandogli i dolcetti, e questi, entusiasta, nasconde l'alieno, per non farlo vedere alla famiglia.
    La mattina successiva finge di avere la febbre, per poter restare a casa e studiare meglio lo strano visitatore. Nel pomeriggio Michael e la loro piccola sorellina, Gertie, incontrano l'alieno. I due promettono di non dire nulla a nessuno a proposito, neppure alla madre. Decidendo di tenere la creatura, i ragazzi iniziano a chiedergli informazioni sulla sua origine. Egli risponde facendo levitare delle palline di pongo, rappresentanti il sistema solare e mostra i suoi poteri facendo rivivere una pianta morta.
    Mentre l'extraterrestre resta in casa da solo, Elliott, a scuola, inizia a provare una connessione psichica con l'alieno. L'essere, infatti, si ubriaca ed Elliott perde il controllo, liberando tutte le rane dalla classe di dissezione. Quando l'alieno vede, poi, in televisione John Wayne baciare Maureen O'Hara in Un uomo tranquillo (1952), Elliott bacia una compagna di classe nella stessa maniera.
    L' extraterrestre, al quale i ragazzi danno il nome di E.T., riesce a parlare ripetendo ciò che Gertie dice mentre guarda Sesame Street. E.T. esprime il desiderio di tornare a casa. Elliott e il fratello procurano all'alieno il materiale affinché riesca a costruire un dispositivo che lo metta in comunicazione con la sua famiglia. Michael inizia a notare che la salute di E.T. sta peggiorando e che Elliott si riferisce a sé stesso come "noi". Ad Halloween i tre vestono E.T. come un fantasma così da poterlo far uscire di casa. Elliott accompagna l'alieno fino alla foresta, dove E.T. riesce a mandare con successo un segnale al suo pianeta natale. Il mattino seguente, Elliott si sveglia notando la mancanza di E.T. e ritorna a casa, angosciato per la sua assenza. Michael trova E.T. morente nella foresta e lo porta da Elliott, anch'esso in punto di morte. Mary, di ritorno dal lavoro, trova il figlio moribondo e viene a conoscenza dell'alieno. Spaventata, scappa con i figli, ma viene bloccata da alcuni agenti del governo.
    Degli scienziati costruiscono una struttura medica in casa, mettendo in quarantena Elliott ed E.T. La connessione tra i due sparisce nel momento in cui l'extraterrestre muore improvvisamente. Il ragazzo sta per dire addio all'amico, quando nota che il fiore nel vaso di Gertie sta tornando in vita. E.T. ritorna in vita e dice che i suoi compagni stanno tornando. Elliott e Michael scappano, aiutando E.T a sfuggire dalle autorità, mentre la madre, assieme a Gertie, e a Keys, un agente governativo, li seguono in macchina.
    E.T. vede arrivare i suoi simili e si prepara per partire. L'alieno dice addio a Michael e Gertie, ed Elliott gli chiede di restare, promettendo che avrà cura di lui, ma E.T. gli risponde che sarà sempre con lui e lo saluta per l'ultima volta, per poi salire sull'astronave e fare ritorno a casa.



    ......recensioni.....



    Il film evento dell'anno fu indubbiamente E.T., che sconfinò fuori dallo schermo fino a diventare un vero e proprio fenomeno sociologico. E pensare che era nato per voler essere un film piccolo piccolo e in effetti costò una cifra ben al di sotto degli standard produttivi hollywoodiani (poco più di 10 milioni di dollari). Racconta Spielberg: "A dire la verità prima di realizzare E.T. stavo lavorando una classica avventura di fantascienza (si doveva intitolare Night Skies) stile anni '50: gli alieni che attaccano una tranquilla fattoria, molta suspense, un'atmosfera minacciosa... Chissà forse mi ero lasciato andare. Poi, improvvisamente, l'intuizione. Ero in mezzo al Sahara, durante le riprese de I predatori dell'arca perduta, tra nazisti assassini e proiettili che volavano da tutte le parti. Che ci faccio qui ? mi domandai. Devo tornare indietro, alla spiritualità di Incontri ravvicinati, al calore delle emozioni più genuine. E così cominciai subito a pensare ad una storia di amicizia, tenera e commovente, tra un extraterrestre ed un bambino di 11 anni". "Improvvisamente la storia sgorgò nella mia mente e nel giro di un paio di giorni cominciarono a delinearsi l'inizio, la parte centrale e la fine." Caso volle che facesse visista al set tunisino della prima evventura di Indiana Jones Melissa Mathison, a quel tempo compagna di Harrison Ford. Mathison aveva esperienza nel campo delle sceneggiature avendo già scritto quella di un film che Spielberg riteneva una bella storia, The Black Stallion, che raccontava dell'amicizia tra un bambino e un cavallo. E' interessante notare che tale film ha molte scene iniziali senza dialogo, caratteristica che ritroviamo anche nel primo segmento di ET.
    ( Roberto Taddeucci)


    Il regista Steven Spielberg incanta pubblico e critica facendo sognare un’intera generazione e ponendo le basi di una fantascienza ad altissima fruibilità, che si ciba di cultura pop, vecchia Hollywood e mitologia del sogno disneyano, insomma un perfetto mix di fantascienza e fiaba della buonanotte.
    Il cast ci regala una deliziosa Drew Barrymore nel ruolo della piccola Gertie, mentre il film sbanca i botteghini ricevendo un’apoteosi di riconoscimenti, tra questi quattro Oscar, tra i quali uno a John Williams per la miglior colonna sonora e uno al team degli effetti speciali composto da Carlo rambaldi, Dennis Muren e Kevin smith, due Golden Globe, un BAFTA Awards, cinque Saturn Awards e tanto per non farsi mancare nulla anche un Grammy e un David di Donatello.
    E.T. l’extraterrestre è la fiaba hollywoodiana per antonomasia, uno dei capolavori assoluti di Spielberg, memorabile proprio per la connotazione sci-fi che si innesta in un family-movie all’ennesima potenza, dove gli effetti speciali, i protagonisti e le emozioni coinvolgono e commuovono come non mai, riportandoci piacevolmente indietro nel tempo.




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  6. gheagabry
     
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    JURASSIC PARK



    Titolo originale Jurassic Park
    Paese USA
    Anno 1993
    Durata 121 min
    Genere avventura, fantascienza
    Regia Steven Spielberg
    Soggetto dal romanzo di Michael Crichton
    Sceneggiatura Michael Crichton, David Koepp
    Produttore Gerald R. Molen, Kathleen Kennedy
    Fotografia Dean Cundey
    Effetti speciali Industrial Light & Magic, Stan Winston, Joe Letteri, Phil Tippett, Michael Lantieri
    Musiche John Williams
    Scenografia Rick Carter
    Trucco Paul Mejias

    Interpreti e personaggi

    Sam Neill: Prof. Alan Grant
    Laura Dern: Prof.ssa Ellie Sattler
    Jeff Goldblum: Prof. Ian Malcolm
    Sir Richard Attenborough: John Hammond
    Bob Peck: Robert Muldoon
    Samuel L. Jackson: Ray Arnold
    Ariana Richards: Lex Murphy
    Joseph Mazzello: Tim Murphy
    Wayne Knight: Dennis Nedry
    Martin Ferrero: Avv. Donald Gennaro
    B. D. Wong: Dott. Henry Wu
    Cameron Thor: Dott. Lewis Dodgson
    Jerry Molen: Dott. Gerry Harding
    Dean Cundey: tecnico
    Miguel Sandoval: Juanito Rostagno
    Richard Kiley: Computer (voce)

    Premi

    1994 - Premio Oscar
    Miglior sonoro a Ron Judkins, Gary Summers, Gary Rydstrom e Shawn Murphy
    Miglior montaggio sonoro a Gary Rydstrom e Richard Hymns
    Migliori effetti speciali a Dennis Muren, Stan Winston, Phil Tippett e Michael Lantieri

    1994 - Premio BAFTA
    Migliori effetti speciali a Dennis Muren, Stan Winston, Phil Tippett e Michael Lantieri
    Nomination Miglior sonoro a Richard Hymns, Ron Judkins, Gary Summers, Gary Rydstrom e Shawn Murphy
    1994 - MTV Movie Award
    Nomination Miglior film
    Nomination Miglior cattivo (il Tyrannosaurus Rex)
    Nomination Miglior sequenza d'azione (l'attacco del T-Rex alle jeep)





    TRAMA



    A Isla Nublar, isola al largo del Costa Rica, grazie ai miracoli dell'ingegneria genetica, uno dei più incredibili sogni dell'uomo diventa realtà: nasce un parco preistorico dove visitatori increduli potranno ammirare ,nel loro ambiente naturale, riprodotto, i dinosauri, estinti da milioni di anni, riportati in vita per clonazione del DNA estratto dai reperti fossili. Ma qualcosa di imprevedibile accade...

    RECENSIONE

    Uno dei maggiori successi commerciali degli anni ’90 e probabilmente il film più orrorifico di Spielberg (forse anche più de “Lo Squalo”). Tratto da un romanzo (dal titolo omonimo) di Michael Crichton (autore di opere come “Andromeda”, “Congo”, “Sfera”, “Il Mondo Perduto”) che collabora con David Koepp (“Echi Mortali”) alla sceneggiatura; “Jurassic Park” è uno sci-fi dalle forti venature avventurose e orrorifiche. La storia prende le mosse da una geniale trovata di Michael Crichton che immagina, direi piuttosto verosimilmente, di riportare in vita i “padroni del mondo” della preistoria attraverso il recupero del sangue degli stessi. Molto simpatica e credibile la sequenza in cui Attenborough mostra ai suoi ospiti le tecniche che sono state utilizzate per riportare in vita le splendide creature che popolano il parco.
    La sceneggiatura si propone come obiettivo, oltre quello di divertire e sbalordire lo spettatore, quello di criticare l’atteggiamento dell’uomo di ergersi a Dio, sfruttando l’ingegneria genetica per fini che si potrebbero definire innaturali. Crichton vuole lanciare il messaggio che tale atteggiamento è destinato a fallire vista l’impossibilità di piegare il volere della natura, aspetto che nel film viene sottolineato dal fatto che i dinosauri, pur essendo tutti di sesso femminile, finiscono con il riprodursi e con il sottrarsi dal controllo degli scienziati. Il lavoro del duo Koepp e Crichton si rivela indubbiamente buono con discreti dialoghi e con alcune scene che saranno interpretate perfettamente dal regista bravo a sfruttare al massimo i vari elementi spettacolari dello script. Memorabile l’intera sequenza in cui il T-Rex fuoriesce dal suo recinto, con Spielberg che trova un paio di trovate davvero ottime che fanno salire la tensione su discreti livelli. Mi riferisco ai cerchi nell’acqua che segnalano l’avvicinarsi dell’enorme bestia e all’inserimento dell’agnellino, messo in mostra per attirare l’enorme dinosauro, che sparisce improvvisamente sotto un autentico nubifragio per poi ricomparire in brandelli sopra l’auto dei visitatori. Si scende nell’orrore puro, poi, quando il T-Rex entra in azione. Non male anche la scena della mucca che viene calata nel recinto dei Velociraptor e ivi sbranata dagli stessi, con Spielberg che intelligentemente non mostra lo sbranamento del bovino catturando ancor di più la fantasia dello spettatore (espediente già utilizzato ne “Lo Squalo”). Da citare anche l’uccisione del programmatore che viene aggredito da un Dilophosaurus (dinosauro che non troveremo nei due sequels) in una scena che si presenta inizialmente come comica, ma poi improvvisamente si trasforma in orrorifica facendo sobbalzare lo spettatore. Oltre a queste scene di maggiore impatto emotivo, la regia di Spielberg ha il merito di imprimere un ritmo ben cadenzato che non lascia spazio alla noia e che alterna scene tendenti al fanta-horror con altre avventurose condite da un pizzico di ironia forse, però, fuori luogo. Eccezionali gli effetti speciali (affidati ad un equipe composta da Phil Tippet, Stan Wiston, Michael Lantieri e Denis Muren) e quelli sonori (che riciclano decine e decine di suoni di animali per poi combinarli tra loro per ottenere un effetto originale) con dinosauri realizzati in un modo altamente credibile grazie alla giusta combinazione di computer grafica e impiego di robot di grandezze naturali. Lodevole ’impegno di dare alle preistoriche creature delle movenze verosimili (a tal fine sono stati coinvolti nel progetto dei veri paleontologi) per renderle più simili agli uccelli piuttosto che ai rettili. Questa cura maniacale dei dettagli costituisce uno dei principali punti di forza dell’opera, oltre al buonissimo script, e contribuisce a rendere più realistica la storia tanto che se ci identifica con i protagonisti si finisce pure con l’avvertire una certa tensione. Molto bella la colonna sonora del maestro John Williams, più che sufficiente la fotografia di Dean Cundey. Passando al capitolo interpretazioni si registrano delle performances molto naturali con nessun attore sotto tono o sopra le righe, la palma del migliore forse se l’aggiudica il neozelandese Sam Neill, brava comunque anche Laura Dern. Cammeo per Samuel L. Jackson.
    (Matteo Mancini)

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    Tratto dall’altrettanto famoso romanzo di Michael Crichton, “Jurassic park” è stato uno dei più grandi successi di pubblico della storia del cinema, con un incasso di 914 milioni di dollari in giro per il mondo e tre premi Oscar. Un film che ha segnato il passo grazie ai suoi avveniristici effetti speciali, con la nascente tecnica della computer-generated imagery della Industrial Light & Magic, che mostrò le grandi potenzialità della computer grafica, permettendo al regista Steven Spielberg di ricostruire un mondo vecchio di 65 milioni di anni, sbalordendo così spettatori ed addetti ai lavori. Certo riguardando la pellicola oggigiorno quella forza di impatto si è un po’ perduta, ma rimane del tutto intatta la qualità dell’intrattenimento offerto.
    “Jurassic park” è difatti un film che conquista fin da subito, grazie al geniale soggetto di Crichton, tramutatosi in uno script assai diverso dal testo di riferimento ma non meno efficace, ed il talento visionario del suo regista: Empire ha eletto l’entrata in scena dei dinosauri come uno dei momenti più magici della settima arte. Ma sono diverse le sequenze memorabili di questo cult della fantascienza, vedi l’attacco del T-rex, o l’ultima e concitata parte dedicata ai temibili velociraptor. Sequenze tecnicamente quasi ineccepibili, che coinvolgono da prima in un sogno e poi in un incubo. Eccezionali a tal proposito il montaggio, i succitati effetti visivi (che si difendono ancora bene grazie anche all’utilizzo degli animatronics, che danno una struttura reale ai dinosauri) e gli effetti sonori, che danno ulteriore spessore alle creature protagoniste. Fra un sussulto e l’altro Spielberg poi non si dimentica di approntare qualche concetto interessante, come la pericolosità che si cela dietro la parola controllo, quasi un’utopia per una umanità da una parte avida (vedi il programmatore Dennis Nedry) e dall’altra ingenua (vedi il milionario John Hammond).
    Qualche carenza non manca, come la caratterizzazione dei personaggi, un po’ spigolosi, le interpretazioni di un cast che non riesce mai a mettere in secondo piano i dinosauri, le vere stelle del film (una scelta quasi certamente voluta), e qualche licenza di troppo nella rappresentazione di alcune creature, che può far storcere il naso agli appassionati di palentologia. Un’opera comunque che rimane un riferimento nel proprio genere, altra pietra miliare posta da quel genio di Spielberg. Merita l’ultima menzione un altro genio, ovvero John Williams, che anche qui sforna una colonna sonora di primo piano, a mio parere anche migliore di quella di “Schindler's List”, per cui fu premio Oscar lo stesso anno.

    (Manuel Celentano)



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  7. gheagabry
     
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    « Vestirai solamente con abiti approvati dai servizi speciali MIB, ti conformerai all'identità che ti daremo, mangerai dove ti sarà indicato, vivrai dove ti sarà indicato, d'ora in poi non avrai segni di identificazione di alcun genere, non attirerai mai l'attenzione, la tua immagine è plasmata in modo da non lasciare ricordi duraturi nelle persone che incontri. Sei qualcosa di vago, identificabile soltanto come un dejà vu, e cancellato altrettanto rapidamente. Tu non esisti, non sei mai nato, l'anonimato è il tuo nome, il silenzio la tua lingua madre. Tu non fai più parte del sistema, tu sei al di là del sistema, sei al di sopra di esso, sei oltre. Noi siamo quelli, siamo loro, siamo gli uomini in nero, siamo i Men in Black! »
    (Zeta rivolto a J)


    MEN IN BLACK


    Titolo originale Men in Black
    Paese USA
    Anno 1997
    Durata 98 min
    Rapporto 1.85:1
    Genere commedia fantascientifica
    Regia Barry Sonnenfeld
    Soggetto Ed Solomon, Lowel Cunningham
    Sceneggiatura Ed Solomon
    Produttore Laurie MacDonald, Walter F. Parkes
    Produttore esecutivo Steven Spielberg
    Fotografia Donald Peterman
    Montaggio Jim Miller
    Effetti speciali Eric Brevig
    Musiche Danny Elfman, Will Smith
    Scenografia Chreyl Carasik

    Interpreti e personaggi

    Will Smith: James Edwards/J
    Tommy Lee Jones: K
    Linda Fiorentino: Dr. Laurel Weaver/L
    Vincent D'Onofrio: Edgar
    Rip Torn: Z
    Tony Shalhoub: Jack Jeebs
    Siobhan Fallon: moglie di Edgar, Beatrice
    Mike Nussbaum: Signor Rosenburg
    Jon Gries: Nick, l'autista
    Sergio Calderón: Jose
    Carel Struycken: Arquilliano
    Fredric Lehne: Agente Janus dell'INS
    Richard Hamilton: Agente D
    Kent Faulcon: Primo Sergente Jake Jensen
    John Alexander: Mikey

    Premi

    1998 - Premio Oscar
    Miglior trucco a Rick Baker e David LeRoy Anderson
    1997 - Saturn Award
    Miglior film di fantascienza
    Miglior attore non protagonista a Vincent D'Onofrio
    Miglior colonna sonora a Danny Elfman



    TRAMA



    Un furgone pieno zeppo di clandestini sorpassa la frontiera. Gli agenti della polizia aprono lo sportello per controllare. Ma il caso è immediatamente passato a due strani tizi in nero che arrivano su un'auto altrettanto nera. I due, identificati come agenti speciali, sono in realtà i Men in Black, i negoziatori intergalattici di un'agenzia governativa non ufficiale che tiene a bada le creature aliene presenti sulla Terra. A Manhattan, poco dopo che l'agente K ha "sparaflashato" l'agente D con un neuralizzatore, uno strumento appunto in grado di cancellare la memoria, la recluta James Edwards (Will Smith) sta inseguendo un ladro, un misterioso individuo dalla straordinaria potenza e agilità fisica. Edwards raggiunge il ladro sul tetto. L'essere, prima di buttarsi dal tetto, ha annunciato ad Edwards del fatto che il mondo sta per finire perché ha fallito....James riceve da K un biglietto nel quale i MiB lo invitano a reclutarsi. Nel frattempo, nel campo di casa di un comune contadino (Vincent D'Onofrio) - come annunciato dall'essere inseguito da Edwards - precipita un disco volante. Il contadino, con tanto di fucile puntato, si reca verso il cratere che ha lasciato l'oggetto, ma viene improvvisamente afferrato dall'essere alla guida. La mattina dopo, Edwards si reca all'indirizzo che K gli ha dato. Qui, una sorta di base futuristica, egli compie vari test: uno scritto e uno pratico. Al test pratico viene bloccato da Zed (Rip Torn), che non vede di buon occhio il nuovo arrivato.
    K però convince Zed ad assumere James..James viene allora portato da Zed a indossare l'ultimo costume che indosserà; gli vengono rimosse le impronte digitali, il suo nome viene cancellato e al suo posto v'è un'unica lettera, la J di James. Intanto l'alieno, l'Edgar-abito, va in giro in città, proliferando e col desiderio di lasciare in vita gli scarafaggi, che sono forme di vita del suo pianeta. J e K arrivano sul luogo; qui scoprono che il fuggitivo è addirittura quasi sul punto di divenire padre. J fa nascere suo figlio, ma K rimane colpito dal fatto che l'uomo stava per compiere un salto intergalattico con un neonato. Stranito, K capisce che c'è qualcosa che non va: questa fuga in massa degli alieni non è regolare. K decide allora di rifornirsi presso la sua agenzia ufficiale, l'edicola. I titoli dei giornali di gossip - secondo K - sono la miglior fonte di notizie. Qui infatti i due leggono di una donna che ha rivelato di un alieno che ha usato suo marito come rivestimento corporeo. Edgar decide di portare a compimento la sua missione, cioè uccidere un ricco gioielliere che porta con sé un bel gatto. Presto viene svelato l'arcano: Rosenburg, il vecchio ucciso, altri non è che un alienotto pacifico che usava Rosenburg come maschera. Il piccolo occupante, che risiede nella testa, dice a J che "la galassia è sulla cintura di Orione". Edgar capisce il trucco del vecchio Rosenburg, l'Arquilliano, e si reca da Laurel per prendere il gatto. Laurel si oppone; all'improvviso arriva J, che non si aspetta la presenza di Edgar. Edgar fugge con il portachiavi del gatto: era questa la soluzione. Il gatto - chiamato Orione - portava al collo un portachiavi che conteneva la galassia. J e K capiscono allora che Edgar li sta beffando e prima che possa fuggire, tentano di raggiungerlo: i MIB stanno infatti usando le astronavi inutilizzate dagli anni sessanta come esca per Edgar, dato che sono le uniche navi in grado di partire dalla Terra. J e K raggiungono Edgar e ingaggiano quest'ultimo in battaglia. L'alieno si toglie il suo Edgar-abito e combatte contro J e K. Ma presto il gigantesco scarafaggio ingoia l'arma di K e quella di J. K, che ha in mente un piano, si lascia mangiare dal mostro, che lo ingerisce nel suo gigantesco stomaco gelatinoso. Ma J, usando l'astuzia e uccidendo tanti scarafaggi (la razza di Edgar), fa andare su tutte le furie Edgar. K, da dentro il corpo, spara a Edgar, che esplode in mille pezzi. Quando i due sembrano aver debellato la minaccia, la testa di Edgar si alza pronta a mangiarli, ma Laurel la fa esplodere definitivamente. K è stanco del lavoro e vuole ritornare a condurre una vita normale con sua moglie. Laurel vuole invece entrare nei MIB. Così K ordina a J di farsi sparaflashare al momento in cui è stato assunto. J esegue gli ordini di K. L e J, in giro per le edicole in cerca di missioni, proseguono il loro lavoro. Intanto, due bambini alieni giocano con delle biglie in casa loro, biglie infinitamente grandi eppure piccole, biglie che riescono a contenere un intero universo.

    ...recensioni...


    Tra le molte teorie complottistiche riguardanti gli UFO, ce n'è una abbastanza suggestiva che narra dell'esistenza di un particolare corpo speciale, segretissimo, atto a tenere all'oscuro dell'esistenza degli alieni la popolazione mondiale. Secondo i racconti di alcuni testimoni (il primo risale al 1947), i membri di questa agenzia hanno come peculiarità quella di vestirsi completamente di nero: da qui l'appellativo di uomini in nero, ovvero "men in black". Da questa leggenda è nata una serie di fumetti che a sua volta ha dato vita ad un vero e proprio fenomeno cinematografico, "Men in black", diretto da Barry Sonnenfeld. "Men in black", difatti, ha incassato nel mondo quasi 600 milioni di dollari, ottenendo anche tre nomination ed un premio Oscar (miglior trucco). L'opera si contraddistingue per la sua poliedricità: un po' buddy-movie, con la strana coppia protagonista Will Smith / Tommy Lee Jones che funziona a meraviglia, un po' fantascienza d'azione, con una varietà di alieni degna di "Guerre stellari", e un po' commedia, con un buon numero di divertenti trovate e battute, il film offre 100 minuti che scorrono via piacevolissimi. La storia poi, che ci propone un mondo popolato di alieni che vivono e lavorano in mezzo a noi (di cui uno dovrebbe essere Michael Jackson), è accattivante e spassosa, nonché originale. Alla buona riuscita della pellicola contribuiscono anche gli effetti speciali, forse non sempre troppo foto-realistici ma, considerate la complessità di alcuni di questi e la data di uscita del film, 1997, sicuramente efficaci. Sorprendente il finale che sottolinea alla perfezione il senso di tutto il film, quello cioè di come siamo piccoli ed insignificanti in confronto a ciò che ci circonda (anzi, potremmo addirittura essere il passatempo di qualche entità superiore).
    (Manuel Celentano)

    "Il jolly di 'Men in Black', a parita di furberia tecnologica con altri titoli similari, e proprio quello di invertire i generi, premettendo che nella realta di oggi tutto può accadere, per cui queste viscide creature, che preparano la presa del potere sotto spoglie umane, abitano in realta, e non a caso, a Manhattan, regno del problema dell'immigrazione. Perche non quella degli alieni, tornati oltretutto cattivi e prepotenti come negli anni '50? Pensare che perfino Stallone e il miliardario conservatore Newt Gingrich potrebbero essere dei loro potrebbero rivelarsi combinazioni di riprese dal vivo pupazzi animati ed effetti computerizzati. Mescolate con la promozione multinazionale e avrete un divertimento all'americana puro, da consumare senza complessi di colpa europei". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 4 ottobre 1997) "Lo strano 'blockbuster' di Sonnenfeld rivolta tutto con il suo humour sovversivo, il suo gusto derisorio, la capacita di creare un mondo allucinatorio in una New York futurista e high-tech. Malgrado l'enorme successo di cassetta ottenuto in America, 'Men in Black' non e il 'pop corn movie' per un pubblico di bocca buona. La sceneggiatura non si preoccupa più di tanto della coerenza narrativa, questo e vero: però schiera una quantita di trovate e di gag sufficienti per tre film diversi. Apprendiamo, ad esempio, che alcuni degli alieni infiltrati tra noi sono Sylvester Stallone, Michael Jackson e Elvis, che però adesso e tornato nelle galassie. Oppure che le microonde e la liposuzione sono brevetti alieni. E anche che la verita, nella carta stampata, si trova soltanto sui tabloid scandalistici. Quasi inutile commentare la qualita superiore degli effetti speciali, va spesa una parola, invece, per l'ottimo assortimento dei protagonisti: Tommy Lee Jones freddo e compassato, esuberante Will Smith che ricordano da vicino la vecchia coppia Nick Nolte - Eddie Murphy. Quanto a Linda Fiorentino, qui nella parte della patologa che seziona extraterrestri sul tavolo anatomico ha un sex-appeal che fa di ogni sua sortita sullo schermo una partecipazione straordinaria". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 7 ottobre 1997) "Ispirato a una fortunata serie di fumetti, con alle spalle un produttore esecutivo che si chiama Steven Spielberg, 'MIB - Men in black' fa dell'ironia e della caricatura la sua arma vincente, e la sua satira nei confronti della vita americana trova l'elemento di fusione nell'accostamento di un umorismo sferzante all'ostentazione di effetti speciali. Come se i cartoni animati fossero travasati in un film con attori in carne e ossa. Formula indovinata. Come quando il 'western-spaghetti' si tinse di rosa. Sopravvivendo a se stesso e imboccando la strada giusta". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 19 novembre 1997) "Singolare, vivace, a tratti spiritoso fumetto fantastico, prodotto da mastro Spielberg, frizzante nella prima parte e in verita un po' corto di trovate nella seconda, che si lascia gustare sia per l'intelligente ironia sia per gli straordinari effetti speciali. I due simpatici protagonisti giocano a fare i Blues Brothers, perdendo inevitabilmente il confronto con gli irresistibili originali". (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 23 febbraio 2001)
     
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  8. gheagabry
     
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    WAR HORSE



    GENERE: Drammatico, Guerra, Avventura
    REGIA: Steven Spielberg
    SCENEGGIATURA: Lee Hall, Richard Curtis
    ATTORI:
    Jeremy Irvine, Peter Mullan, Emily Watson, David Thewlis, Benedict Cumberbatch, Stephen Graham, Tom Hiddleston, Niels Arestrup, Celine Buckens, David Kross, Patrick Kennedy, Rainer Bock, Nicolas Bro, Leonard Carow, Robert Emms
    Ruoli ed Interpreti

    FOTOGRAFIA: Janusz Kaminski
    MONTAGGIO: Michael Kahn
    MUSICHE: John Williams
    PRODUZIONE: Amblin Entertainment, The Kennedy/Marshall Company, DreamWorks
    DISTRIBUZIONE: Walt Disney Company Italia
    PAESE: USA 2011
    DURATA: 146 Min
    FORMATO: Colore
    Sito Ufficiale

    SOGGETTO:
    Dal romanzo omonimo di Michael Morpurgo



    TRAMA



    Joey è un puledro esuberante, cresciuto libero e selvaggio nella campagna inglese. Separato dalla madre e acquistato per trenta ghinee da Ted, un ruvido agricoltore col vizio della birra, è destinato all'aratro e a risollevare le sorti della famiglia Narracott. Addestrato da Albert, il giovane e ostinato figlio di Ted, Joey ne diventa il compagno di avventura inseparabile almeno fino a quando i debiti e la guerra non chiederanno il conto. Venduto dal padre per far fronte all'affitto della fattoria, Joey diventa cavallo di cavalleria al servizio di un giovane capitano inglese, che promette ad Albert di prendersene cura e di riconsegnarlo a conflitto finito. Ma la guerra, cieca e implacabile, falcerà la vita dell'ufficiale e abbandonerà il cavallo a se stesso.
    Galoppando da un fronte all'altro e attraversando l'Europa della Grande Guerra, Joey tocca la vita e favorisce la sorte di soldati e civili. Albert intanto, raggiunta la maggiore età, si arruola volontario per la Patria e per quel cavallo mai dimenticato.

    DreamWorks Pictures presenta “War Horse”, un’avventura epica diretta dal regista Steven Spielberg, un racconto di lealtà, speranza e perserveranza ambientato in Inghilterra e in Europa durante la Prima Guerra Mondiale. “War Horse” inizia con una straordinaria storia di amicizia tra un cavallo di nome Joey e un giovane ragazzo, Albert, che lo alleva e lo addestra. Quando vengono separati, l’eroico viaggio del cavallo Joey , attraverso i duri scenari della guerra, cambierà e ispirerà le vite di tutti coloro che incontrerà sul suo cammino (la cavalleria britannica, i soldati tedeschi, un contadino francese e sua nipote), prima che la storia raggiunga il culmine dell’emozione nel mezzo della Terra di Nessuno. La Prima Guerra Mondiale viene mostrata attraverso il viaggio di questo cavallo, un’odissea di gioia e dolore, grande amicizia e avventura. “War Horse” rappresenta una delle più grandi storie di amicizia e di guerra narrata in un libro di grande successo e trasposta in uno spettacolo teatrale di altrettanto successo internazionale che ora è a Broadway.

    ....recensioni....



    Steven Spielberg torna a far capolino nelle nostre sale con War Horse. Un successo annunciato per alcuni, un po’ più cauti altri. Negli USA il botteghino non è stato poi così clemente come ci si aspettava, nonostante gli incassi della pellicola abbiano già pressoché doppiato le spese alle quali si è dovuto far fronte per girarlo.
    Ed anche in questo caso, come per Tintin, Spielberg si è trovato a dover adattare per il grande schermo l’omonimo libro, scritto da Michael Morpurgo ed uscito nel 1982. Un film assolutamente nelle corde del regista di ET e Jurassic Park, che dall’incipit narrativo con cui si è dovuto confrontare ha fatto suoi, quasi per osmosi, vizi e virtù. Non è tanto la scelta di trasporre una storia triste ma edificante, quanto la alcuni aspetti in fase realizzazione che prestano il fianco a qualche piccola perplessità. Nulla di particolarmente spiacevole, anche perché Spielberg dimostra ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, che in certi progetti ci sguazza ed anche bene. Manca qualcosa per poter elevare War Horse al rango di certi capostipiti dell’opera del vecchio Steve, ma la sua prosa rimane lì, pressoché intatta. Non avrà lo stesso mordente di altri lavori, ma siamo ben lungi dal gridare allo scandalo.
    (dal web)



    Il rapporto tra STEVEN SPIELBERG e la guerra è di lunga data. Già altre volte il regista americano si è occupato della storia del Ventesimo Secolo e delle ripercussioni che i suoi eventi hanno tuttora: dallo sbarco in Normandia di “SALVATE IL SOLDATO RYAN” ai campi di concentramento di “SCHINDLER'S LIST”, alle serie TV “BAND OF BROTHERS” e “THE PACIFIC”, Spielberg ha toccato da più lati il secondo conflitto mondiale. Ma finora non era mai tornato indietro fino al primo.
    La Prima Guerra Mondiale non è molto frequentata al cinema. I motivi potrebbero essere molteplici: principalmente, un blockbuster ha bisogno di un cattivo, e i Nazisti sono i cattivi per eccellenza. La Grande Guerra era invece molto più ambigua negli schieramenti e nelle motivazioni, e soprattutto fu decisamente meno spettacolare, dato il ricorso ad armi ancora primitive come baionette e moschetti. Ma, storicamente, non è meno importante: fu in conseguenza di questo tumultuoso periodo che vennero gettate le basi per l'ascesa di Hitler. Finalmente, Spielberg ha deciso di trattare questo conflitto, filtrandolo attraverso la prosa di Michael Morpurgo, autore del romanzo da cui questo “WAR HORSE” è tratto.
    La storia è puro Spielberg: il giovane Albert Narracot (JEREMY IRVINE) viene separato dal suo amato puledro Joey, acquistato da un militare (TOM HIDDLESTON) e portato sul fronte. Entrambi attraverseranno un'odissea nel mezzo di campi di battaglia e trincee, per cercare di ricongiungersi. Spielberg infonde la sua magia al film, una ricetta ormai consolidata in cui si mescolano la grande maestria nel racconto propria dell'autore di “INDIANA JONES” con la bellezza della fotografia di Janusz Kaminski e le funzionali – a tratti emozionanti – musiche di John Williams. La prima parte del film è coinvolgente, classica senza scadere nella retorica e puntuale nel descrivere la famiglia contandina di Albert (composta da papà PETER MULLAN e mamma EMILY WATSON) e la nascente amicizia tra Albert e Joey. Il crescendo prosegue nelle prime sequenze ambientate in guerra, con una fantastica carica dell'esercito britannico attraverso un campo di granturco.
    Poi il ritmo si spezza lievemente, nel continuo girovagare di Joey da un padrone all'altro, che porta all'introduzione di una serie di personaggi che si vedono troppo poco perché lo spettatore vi si affezioni. Ma il vero problema è un altro, e non dipende da Spielberg: in una mossa incomprensibile, i responsabili del doppiaggio hanno deciso di far parlare tra loro i tedeschi con accento tedesco troppo forzato. Risultato: le scene ambientate tra le fila dell'esercito teutonico sono insostenibili. Il film ha qualche problema di suo, ma i “crucchen” danno il colpo di grazia alla parte centrale. “War Horse” si riscatta con un bel finale commovente.













     
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  9. gheagabry
     
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    LINCOLN



    Titolo originale Lincoln
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Stati Uniti d'America, India
    Anno 2012
    Durata 150 min
    Colore colore
    Audio Dolby Digital, SDDS
    Genere biografico, storico, guerra, drammatico
    Regia Steven Spielberg
    Soggetto Doris Kearns Goodwin (libro Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln)
    Sceneggiatura Tony Kushner
    Produttore Kathleen Kennedy, Steven Spielberg
    Produttore esecutivo Daniel Lupi
    Casa di produzione 20th Century Fox, Imagine Entertainment, Amblin Entertainment, The Kennedy/Marshall Company, DreamWorks, Parkes/MacDonald Productions, Office Seekers Productions, Reliance Entertainment, Participant Media
    Fotografia Janusz Kaminski
    Montaggio Michael Kahn
    Effetti speciali Framestore
    Musiche John Williams
    Scenografia Rick Carter
    Costumi Joanna Johnston
    Interpreti e personaggi
    Daniel Day-Lewis: Abraham Lincoln
    Sally Field: Mary Todd Lincoln
    David Strathairn: William H. Seward
    Tommy Lee Jones: Thaddeus Stevens
    Joseph Gordon-Levitt: Robert Todd Lincoln
    Hal Holbrook: Francis Preston Blair
    James Spader: William N. Bilbo
    John Hawkes: Robert Latham
    Jackie Earle Haley: Alexander Stephens
    Lee Pace: Fernando Wood
    Gloria Reuben: Elizabeth Keckley
    Michael Stuhlbarg: George Yeaman
    Jared Harris: Ulysses Simpson Grant
    Stephen Spinella: Asa Vintner Litton
    Jeremy Strong: John George Nicolay
    Bruce McGill: Edwin McMasters Stanton
    Walton Goggins: Wells A. Hutchins
    Tim Blake Nelson: Richard Schell
    Gulliver McGrath: Tad Lincoln
    Julie White: Elizabeth Blair Lee
    David Oyelowo: Ira Clark
    Joseph Cross: John Hay
    Lukas Haas: primo soldato bianco
    Dane DeHaan: secondo soldato bianco
    S. Epatha Merkerson: Lydia Smith
    Bill Camp: Mr. Jolly
    David Costabile: James Ashley
    Wayne Duvall: Benjamin Wade



    TRAMA

    Col volgere al termine della Guerra di secessione americana, il presidente degli Stati Uniti d'America Abramo Lincoln deve affrontare il problema dell'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d'America all'interno del Gabinetto degli Stati Uniti d'America.

    ..recensione..

    Negli ultimi quattro mesi della sua vita, Abraham Lincoln cambiò la storia dell'umanità ponendo legalmente fine alla schiavitù dei neri d'America. L'ottenimento dell'approvazione del 13° Emendamento in discussione alla Camera dei Rappresentanti richiese una battaglia ardua ed estenuante, condotta contro il tempo e nell'ambito di una devastante guerra civile: una guerra nella guerra che lo coinvolse totalmente, come Presidente, come padre, marito e come uomo.
    Al cinema, come nella letteratura, esistono due grandi strade: da un lato ci sono le pellicole che si lasciano impressionare, evitando il più possibile d'intervenire sulla realtà, e dall'altro ci sono le pellicole che impressionano, costruendo una narrazione ad hoc. Che il cinema di Spielberg appartenga a questa seconda categoria non è un mistero, eppure questa volta, più che in precedenza, quest'appartenenza è ribadita apertamente. "Noi siamo balenieri", dice Lincoln, citando uno dei maggiori romanzi americani, quel "Moby-Dick" che narra appunto di una missione che non dà scampo, che non si può abbandonare nemmeno di fronte alle richieste più razionali (qui neppure davanti all'ipotesi della cessione immediata di un conflitto che ha già versato una quantità disumana di sangue). Inoltre, nel caso non fosse abbastanza chiaro, Spielberg fa di Lincoln un racconta storie, ovvero un narratore, qualcuno che, per analizzare la realtà, ha bisogno di passare dal filtro dotato di ordine e di senso del racconto.



    Con l'aiuto fondamentale della sceneggiatura di Kushner (già autore del meraviglioso Munich), il regista ci invita dunque dentro un grande romanzo, dove ogni personaggio ha il suo momento ma tutti convergono come falene verso un'unica luce, emanata dal protagonista. L'impresa, tentata e superata, è quella di rendere intima e interiore una questione di giustizia e di politica universale. Man mano che il film si dipana, infatti, appare sempre più evidente come per Lincoln, che all'epoca dei fatti era già un leader molto amato, far passare l'emendamento non fosse un obiettivo accessorio né il frutto di una fortunata coincidenza: ne andava della sua identità storica e privata, dice il film, che sovrappone alla perfezione i piani.
    Come un dagherrotipo, che richiede un certo tempo di esposizione, Lincoln abbisogna di tutta la sua durata per restituire un ritratto integro, che, prima che di un uomo, è soprattutto il ritratto di una visione politica. Una visione che combina idealismo e realpolitik, illuminando due fattori fondamentali: da un lato, la statura eccezionale dell'essere umano (che in termini cinematografici si traduce nella scelta di un attore come Daniel Day-Lewis), dall'altro la capacità di guardare al di là delle convenienze (è suo figlio forse diverso dagli altri figli, che sta sacrificando sul campo come mosche?) e di usare quasi ogni mezzo, se il fine è di natura superiore.
    Non si può, perciò, pensare che il film di Spielberg non parli, oltre che del passato, anche al presente e al futuro.
    (mymovies.it)





    2013 - Premio Oscar
    Nomination Miglior film a Steven Spielberg e Kathleen Kennedy
    Nomination Miglior regia a Steven Spielberg
    Nomination Miglior attore protagonista a Daniel Day-Lewis
    Nomination Miglior attore non protagonista a Tommy Lee Jones
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Sally Field
    Nomination Miglior sceneggiatura non originale a Tony Kushner
    Nomination Migliore fotografia a Janusz Kaminski
    Nomination Migliore scenografia a Jim Erickson e Rick Carter
    Nomination Migliori costumi a Joanna Johnston
    Nomination Miglior montaggio a Michael Kahn
    Nomination Miglior sonoro a Gary Rydstrom, Andy Nelson e Ronald Judkins
    Nomination Miglior colonna sonora a John Williams
     
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  10. gheagabry
     
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    Io sono irlandese, lei è tedesco, ma cosa ci rende entrambi americani?
    Una cosa sola, una, una, una: il manuale delle regole,
    lo chiamiamo costituzione e ne accettiamo le regole.
    È questo ci rende americani, solamente questo.
    (James B. Donovan)


    IL PONTE DELLE SPIE



    Titolo originale Bridge of Spies
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Stati Uniti d'America
    Anno 2015
    Durata 141 min
    Colore colore
    Audio Dolby Digital
    Rapporto 2,35 : 1
    Genere thriller, spionaggio, storico, drammatico
    Regia Steven Spielberg
    Sceneggiatura Matt Charman, Joel ed Ethan Coen
    Produttore Kristie Macosko Krieger, Marc Platt, Steven Spielberg
    Produttore esecutivo Jonathan King, Daniel Lupi, Jeff Skoll, Adam Somner
    Casa di produzione Amblin Entertainment, DreamWorks SKG, Fox 2000 Pictures,
    Marc Platt Productions, Participant Media, Reliance Entertainment,
    Studio Babelsberg, Touchstone Pictures
    Distribuzione (Italia) 20th Century Fox
    Fotografia Janusz Kaminski
    Montaggio Michael Kahn
    Effetti speciali Andre Emme, Zoltan Toth
    Musiche Thomas Newman
    Scenografia Adam Stockhausen
    Costumi Kasia Walicka-Maimone
    Trucco Sanja Milic



    Interpreti e personaggi

    Tom Hanks: James B. Donovan
    Mark Rylance: Rudolf Abel
    Amy Ryan: Mary McKenna Donovan
    Alan Alda: Thomas Watters
    Austin Stowell: Francis Gary Powers
    Scott Shepherd: agente Hoffman
    Jesse Plemons: Murphy
    Domenick Lombardozzi: agente Blasco
    Sebastian Koch: Wolfgang Vogel
    Eve Hewson: Carol Donovan
    Will Rogers: Frederic Pryor
    Dakin Matthews: giudice Mortimer W. Byers
    Michael Gaston: Williams
    Mikhail Gorevoy: Ivan Alexandrovich Schischkin
    Peter McRobbie: Allen Dulles
    Stephen Kunken: William Tompkins
    Joshua Harto: Bates
    Billy Magnussen: Doug Forrester
    Burghart Klaußner: Harald Ott
    David Wilson Barnes: Mr. Michener
    John Rue: Lynn Goodnough
    Petra Maria Cammin: Helen Abel
    Jillian Lebling: Peggy Donovan
    Noah Schnapp: Roger Donovan



    TRAMA



    Il titolo del film, Il ponte delle spie, fa riferimento a un ponte realmente esistente a Berlino, che un tempo univa la zona est e quella ovest, oggi noto come Ponte di Glienicke. Il soprannome gli viene dal fatto di essere stato spesso teatro di scambi di prigionieri tra i servizi segreti americani e quelli della Germania Est. Il ponte delle spie racconta la storia di James Donovan (Tom Hanks), un famoso avvocato di Brooklyn che si ritrova al centro della Guerra Fredda quando la CIA lo ingaggia per un compito quasi impossibile: la negoziazione per il rilascio di un pilota statunitense, Francis Gary Powers, abbattuto nei cieli dell'Unione Sovietica mentre volava a bordo di un aereo spia U2.

    ...recensione...



    Basta una sola visione per capire che Il ponte delle spie (Bridge of spies) è una pellicola senza tempo: un nuovo classico che ha tutte le carte in regola per fare incetta di premi, e che dimostra quanto la nostra epoca abbia un disperato bisogno di belle storie ben raccontate. [..] Il ponte delle spie è una spy story basata su fatti realmente accaduti ma è anche un dramma giudiziario intenso e vibrante, contaminato da un inaspettato tocco di black humor dovuto, chiaramente, alla revisione dello script originale di Matt Charman, realizzata dai terribili fratelli Cohen.
    Il film si apre nella New York del 1957, più precisa-
    mente a Brooklyn. Rudolf Abel (Mark Rylance), viene catturato dall’FBI con l’accusa di essere una spia sovietica. A difenderlo è chiamato l’avvocato James Donovan (Tom Hanks), scelto dal suo studio per essere un uomo dai saldi principi, perfetto per salvaguardare l’immagine degli Stati Uniti come del paese che agisce nel pieno rispetto dei diritti di tutti i cittadini, compresi quelli più scomodi.
    Donovan è inizialmente riluttante ad assumere l’incarico per le ripercussioni che il processo potrebbe avere sulla sua immagine e sulla sua vita famigliare: essere l’avvocato di una spia russa, in piena Guerra Fredda, non è certo un compito molto ambito. [..] Se la regia del film è perfetta (incipit e finale lasciano senza fiato) a fare la differenza è certamente la mano dei Cohen brothers. Il loro contributo si palesa nei dialoghi incisivi e brillanti, nel sottile humour nero che permea tutta la pellicola e nella caratterizzazione di tanti comprimari, in particolare nella parte ambientata a Berlino: la pittoresca famiglia di Abel è 100% farina del loro sacco, così come i grotteschi negoziatori con i quali Donovan si trova a contrattare. Ma ad essere “coheniana” sino al midollo è soprattutto la figura del colonnello Rudolf Abel: personaggio sottilmente ironico e dall’aplomb ineccepibile, interpretato da uno stupefacente Mark Rylance, che, con una prova in sottrazione ed un interpretazione magnificamente compassata, rischia spesso di rubare la scena al pur ottimo Tom Hanks. Quest’ultimo, d’altra parte, il ruolo dell’everyman ce l’ha ormai cucito sulla pelle: chi meglio di lui avrebbe potuto interpretare l’avvocato James Donovan? Un uomo giusto che ama il suo Paese ma, ancor di più, i valori che esso dovrebbe incarnare, pronto a rischiare la vita pur di compiere il proprio dovere. Con Il ponte delle spie Spielberg è riuscito a fare incontrare il cinema classico e rassicurante di Frank Capra con la scrittura scoppiettante ed imprevedibile dei Cohen, veicolando un messaggio politico potente senza mai peccare di buonismo o superficialità.
    Perché, quando Donovan legge negli occhi di Abel la sua stessa umanità e decide di fare la cosa giusta.
    (http://sugarpulp.it/)


     
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9 replies since 2/9/2011, 22:03   1870 views
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