LA DERIVA DEI CONTINENTI

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  1. gheagabry
     
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    La FAGLIA di SAN ANDREAS



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    La faglia di San Andreas è una frattura nella crosta terrestre che separa la placca pacifica da quella nord-americana. È una spaccatura lunga migliaia di chilometri, ad andamento circa verticale, ma sinuoso, con molte diramazioni che dall'Oceano Pacifico penetra nel continente americano all'altezza della California settentrionale e prosegue quindi a terra fino a Los Angeles, San Diego e quindi si addentra nel Golfo di California (Mare di Cortez) in Messico. Penetra all'interno della terra per decine di chilometri, fino a raggiungere l'astenosfera (la parte calda e duttile del mantello superiore sopra la quale galleggiano le placche).
    La faglia determina un movimento relativo orizzontale tra le due placche, di tipo "destro" (vuol dire che un osservatore che guarda la faglia stando su una placca vede la placca oltre la faglia muoversi verso destra rispetto alla propria posizione). La faglia di San Andreas è famosa in quanto genera i frequenti terremoti della California ed è una della principali strutture crostali simogenetiche del pianeta. E' una faglia geologica che si sviluppa per 1287 km attraverso la California, tra la placca nordamericana e la placca pacifica e lungo la quale si sono verificati devastanti terremoti. Fu scoperta nel 1895 nella California settentrionale dal professore di Geologia dell'Università di Berkeley, Andrew Lawson, che prese questo nome da un piccolo lago, Laguna de San Andreas, che si trova su una valle formata dalla faglia a sud di San Francisco.

    ....credenze e superstizioni....


    Nell’antichità il minimo movimento tellurico era considerato foriero di disastri maggiori, quasi un preavviso che ben più dolorose calamità stavano per abbattersi sulla Terra. Il segno infausto veniva esaminato ed interpretato dagli indovini e dai sacerdoti i quali stabilivano penitenze e sacrifici per scongiurare futuri cataclismi non solo di natura geologica ma anche di ordine politico, sociale e militare. Quei popoli primitivi cercavano anche di dare una interpretazione “logica” al fenomeno basata su criteri astronomici legati all’origine della Terra e del Cosmo intero.
    I miti e le leggende parlano di animali mostruosi, simili a quelli a noi familiari, che vivono sottoterra. La mitologia indù ad esempio immaginava otto possenti elefanti a fare da pilastri alla Terra; quando uno di loro scuoteva la testa (come in effetti fanno questi pachidermi quando sono stanchi) causava il terremoto. Altri animali venivano deputati a portare la Terra sul dorso: fra questi vi erano la tartaruga acquatica e un enorme pesce-gatto che viveva nel fango sotterraneo dove ogni tanto si agitava producendo un sussulto della Terra sovrastante. E fra tanti non poteva mancare anche un mito di natura erotica legato ad un focoso gigante sotterraneo che, quando si accoppiava,generava un terremoto. Col passare del tempo, in molte mitologie si venne affermando il concetto di divinità con complicati attributi e motivazioni umane. I membri di un’antica tribù peruviana pensavano che quando il loro dio visitava la Terra per contare gli uomini presenti, i suoi passi facevano tremare il suolo; per abbreviarne il compito la gente usciva di corsa dalle case gridando: “Sono qui, sono qui!” introducendo nella mitologia il buon senso di abbandonare le fragili abitazioni in caso di terremoto. Le divinità attraverso interventi di questo tipo mostravano la loro attenzione e il loro interesse per la vicende terrene. Con l’avvento del Cristianesimo le cose non cambiarono, anzi peggiorarono rafforzando l’alone di mistero e di magia che accompagnava il fenomeno. Le cronache parlano di terremoti che seguirono al martirio di santi durante le persecuzioni dei cristiani e si legge in scritti medioevali che la morte e resurrezione di Gesù Cristo furono accompagnate da due violenti terremoti. Nei Vangeli la stessa fine del mondo è preannunciata da profezie apocalittiche collegate a sconvolgimenti tellurici. Anche in epoca moderna, nonostante la sua spiegazione a livello scientifico, il cataclisma sismico è rimasto circondato dal mistero e alcune realtà culturali ancora oggi vedono in esso la collera della divinità stanca dei peccati degli uomini. Il terremoto che colpì Lisbona il mattino del 1° novembre 1755 scosse la Cristianità non meno di quanto fece sobbalzare il suolo del Portogallo. I pii abitanti della capitale si trovavano in quel momento in chiesa a celebrare il giorno di Ognissanti e la chiesa crollò loro addosso. Coloro che si salvarono fuggirono sulla spiaggia giusto in tempo per essere travolti da enormi ondate provenienti dall’Atlantico. Questo disastroso terremoto, accompagnato dal maremoto e concluso da un enorme incendio che mandò in cenere meravigliosi tesori, magazzini ricolmi di preziosi abiti di seta, mobili di pregio e dipinti di artisti famosi, trovò infine d’accordo il potere politico e quello religioso nell’istituire un “auto da fè” (atto di fede) che consisteva nel macabro rituale, da parte dell’Inquisizione, di ardere a fuoco lento alcuni eretici. La collera del dio offeso o altre ingenue storie mitologiche furono acriticamente accettate per millenni dai nostri antenati come cause fondamentali dei terremoti. Non tutti i popoli antichi si lasciarono però suggestionare da miti e leggende: i primi a cercare nella natura le cause dei terremoti furono gli astronomi babilonesi in quanto credevano che ci fosse una relazione tra l’allineamento del Sole e delle stelle e l’incidenza dei sismi sulla Terra. Anche nella Grecia classica fu trattato a lungo il fenomeno sismico con l'intento di attribuirgli una spiegazione razionale. I filosofi greci, le cui osservazioni e interpretazioni furono ritenute valide fino a tempi molto recenti, individuavano nei quattro elementi la causa prima dei terremoti. Talete ad esempio immaginava che la Terra galleggiasse sull’acqua e quindi i terremoti non erano altro che il riflesso del moto ondoso. Per altri la causa dei terremoti era da ricercarsi nell’aria, nel fuoco interno al pianeta o nella secchezza della terra. Aristotele chiuse definitivamente la controversia sull’origine dei terremoti affermando che gli improvvisi movimenti della Terra erano provocati da esalazioni secche racchiuse al suo interno che cercavano con violenza una via d’uscita. L’autorità del grande maestro di Stagira era tale che le sue affermazioni rimasero indiscusse per secoli.Solo in anni molto recenti, grazie agli studi geologici conseguenti a misurazioni molto precise, si è chiarita l’origine dei terremoti ma già verso la metà del Settecento, in seguito al terremoto di Lisbona, si tentò di dare una giustificazione scientifica all’origine di questo fenomeno. Si scontrarono a quel tempo due orientamenti antitetici: quello dei “fuochisti” e quello degli “elettricisti”. Per i primi i terremoti erano determinati da fuochi di origine vulcanica, per i secondi invece erano prodotti da scariche elettriche. Fra i sostenitori di questa seconda ipotesi vi era Benjamin Franklin che, dopo aver provato l’esistenza dell’elettricità nei temporali, aveva inventato il parafulmine. Questa scoperta aveva irritato gli uomini di chiesa i quali ritenevano che in questo modo Dio non sarebbe stato più libero di far cadere i fulmini dove meglio credeva. Il terremoto era quindi il segno della disapprovazione divina attirata dalla selva di parafulmini sistemati sui tetti delle case.

    .....il "BIG ONE".....


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    Potrrebbe essere uno dei più potenti terremoti degli Stati Uniti quello che si verificherà lungo la Faglia di San Andrea tra non molto, se le previsioni del geofisico Yuri Fialko dello Scripps Intitution of Oceanography a La Jolla (Usa) dovessero avverarsi. Il vero "Big One". Le sue conclusione sono da considerarsi estremamente serie in quanto sono state accettate e pubblicate dalla autorevole rivista scientifica Nature.
    Spiega Fialko: "La faglia sta accumulando un’energia estremamente elevata che potrebbe essere rilasciata attraverso un violentissimo terremoto". Ma quando? "Purtroppo questo non lo può dire nessuno, anche se l’appuntamento con il sisma non dovrebbe essere poi così lontano", aggiunge il ricercatore. La faglia di San Andrea corre con direzione nord-sud attraversando quasi tutta la California occidentale, passando attraverso due megalopoli, San Francisco e Los Angeles per poi fondersi con un’altra faglia più a sud, quella di San Jacinto. La crosta che sta ad ovest della faglia si muove verso nord, mentre quella che sta ad est è in movimento verso sud, un fenomeno che ha dato origine ad una faglia chiamata "trascorrente". La frizione tra le due gigantesche porzioni di roccia accumula grandi quantità di energia che quando viene rilasciata può produrre violentissimi terremoti. Il segmento della faglia che sta più a nord rilasciò la sua energia esattamente 100 anni fa, quando diede origine al ben noto terremoto che distrusse San Francisco provocando 3.000 morti, mentre il settore centrale della faglia causò un violento sisma nel 1857. Il tratto meridionale della faglia invece, non si è mosso da circa 250 anni ed è per questo che l’energia che si è caricata in questo settore è talmente elevata da far pensare ad un imminente e violento terremoto. Fialko ha studiato la faglia sia attraverso la strumentazione sistemata direttamente lungo la frattura, sia utilizzando dati raccolti da due satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea dal 1985 ad oggi. I satelliti Ers-2 e Envisat hanno permesso di misurare i movimenti del suolo a distanze di soli 20 metri, permettendo così di avere un quadro temporale della situazione estremamente dettagliato. Le conclusioni non sono certo liete per le 18 milioni di persone che vivono lungo questo tratto di faglia. Spiega il geofisico: "Lo stress cui è sottoposta la lunga faglia (causato dalla spinta dell’Oceano Pacifico lungo la costa occidentale degli Stati Uniti) avrebbe dovuto muovere i due fianchi della frattura facendola slittare anche di 7 metri durante gli ultimi 250 anni. Ma questo non è minimamente accaduto". Se ciò fosse avvenuto l’energia si sarebbe potuta scaricare lentamente attraverso piccoli o medi terremoti, ma poiché ciò non si è verificato c’è da aspettarsi che lo scarico dell’energia sarà devastante. Aggiunge Fialko: "Anche se nessuno può dire se il terremoto avverrà domani o più in là, penso che si è comunque vicini alla fine di una fase che ha permesso un elevato accumulo di energia". Il geofisico ha previsto che il terremoto potrebbe allontanare i due labbri della faglia anche di 10 metri e sarebbe un movimento tra i peggiori mai registrati dall’uomo. Basti pensare che il catastrofico terremoto di San Francisco determinò uno scivolamento della faglia di "soli" 6,4 metri. "E’ senza dubbio una nuova evidenza che dovremo fare i conti con una storia che già conosciamo - ha sottolineato Scott Brandenberg dell’Università della California di Los Angeles- e quindi è assolutamente necessario prendere tutte le precauzioni del caso". ( LUIGI BIGNAMI, 22 giugno 2006)


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    Si presenta come una cicatrice sulla Terra nelle immagini aeree che siamo abituati a vedere nelle riviste o nei documentari. Vista dal vivo appare come un tranquillo ricamo di colline formate dal tempo. Stiamo parlando della Faglia di San Andreas, in California. E NextMe si è recato sul posto per conoscere di persona quello che è il punto di congiunzione di due placche terrestri.
    Il punto di osservazione raggiunto è uno dei pochi accessibili. Si chiama Wallace Creek, nel cuore dello stato californiano. Proprio questo punto, preso come riferimento ipotetico, tra 10 milioni di anni potrebbe essere proiettato verso il Golden Gate di San Francisco. Infatti, stando alle osservazioni effettuate dai geologi, la placca pacifica e quella nordamericana si sposterebbero l'una nel verso opposto dell'altra di circa 34 millimetri annui. Quello che intorno si vede è il risultato del lavoro perpetuo di milioni anni. Una corona di montagne senza alcuna interruzione che di fatto costituisce il prodotto di uno spostamento incessante nel tempo. Negli ultimi sei anni, un team di scienziati provenienti da diverse istituzioni si è riunito in un progetto chiamato SAFOD o San Andreas Fault Observatory in the Deep. In pratica, è stato praticato un foro al centro della faglia vicino a Parkfield California, una specifica area lungo la faglia finora conosciuta. La perforazione è stata effettuata al fine di sperimentare una serie di piccoli terremoti ogni anno attraverso il recupero e lo studio di alcuni campioni di roccia. I geologi Chris Maron e Brett Carpenter e l'idro-geologo Demian Saffer sono giunti ad una comprensione dei tipi di rocce coinvolte nei grandi terremoti. Attraverso rigorosi test di laboratorio presso il Penn State, si sono determinati i punti di forza e di rottura delle rocce. Ma per loro stessa affermazione, il progetto SAFOD é solo un pezzo di un complesso puzzle con il difficile obiettivo di riuscire a predire quando e dove si verificheranno i terremoti, onde evitarne di devastanti come quello che colpì il Giappone l'11 marzo 2011. Nel frattempo, i geologi confermano che in California sarebbe imminente un mega terremoto. Tuttavia, questo evento catastrofico è annunciato da molti anni e i californiani conoscono bene l'entità del rischio, vivendo da sempre su una zona altamente sismica in grado di proiettare questo segmento del paese nell'Oceano Pacifico. Dal 2011, gli allarmi si sono intensificati in modo significativo. Come fosse una pentola fumante, infatti, una pressione si starebbe creando sotto la superficie dello stato californiano e potrebbe scatenare un forte terremoto in qualsiasi momento. Ed è la conclusione alla quale si è giunti in seguito al recente studio dell'istituto di Oceanografia Scripps.(Federica Vitale)


    Edited by gheagabry1 - 2/10/2019, 23:36
     
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10 replies since 1/9/2011, 13:45   4771 views
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