LA DERIVA DEI CONTINENTI

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Non e’ stato l’uomo a tessere la trama della vita,
    egli e’ solamente un filo.
    Quello che fa alla trama, lo fa a se stesso.
    (capo pellirossa)


    maxresdefault_1



    LA DERIVA DEI CONTINENTI



    Fino a qualche secolo fa si pensava che l’attuale disposizione delle terre emerse e dei mari fosse quella primordiale, ovvero che la Terra avesse assunto subito una precisa conformazione e che questa si fosse poi mantenuta inalterata. Già agli inizi dell’800, però, quest’ idea cominciò a vacillare e il dubbio nacque dall’ osservazione dei planisferi che venivano disegnati in quel periodo.
    Agli inizi del XX secolo, nel 1912, venne fatta la stessa osservazione dal fisico tedesco Alfred Wegener, il quale avanzò l’ipotesi che tutti i continenti fossero un tempo uniti in un unico blocco. Questo “supercontinente”, chiamato PANGEA (dal greco pan “tutto” e gè “terra”), circondato da un unico immenso oceano, chiamato PANTHALASSA, avrebbe in seguito cominciato a smembrarsi in più continenti, i quali si sarebbero poi allontanati gli uni dagli altri, andando alla deriva come zattere sul mare, sino a occupare le posizioni attuali. La teoria di Wegener è conosciuta come teoria della deriva dei continenti.Ritrovamenti fossili che dimostrano come specie identiche di animali e vegetali del passato vivessero in zone della Terra oggi molto distanti tra loro. Infatti sono stati ritrovati fossili di un rettile di acqua dolce, il Mesosaurus, vissuto circa 300 milioni di anni fa sia in Sud a sia in Africa meridionale, e di una felce, la Glossopteris , risalente a circa 350 milioni di anni fa in Sud America, Africa meridionale, Antartide, Australia e India.
    Le rocce che si trovano lungo i margini dei continenti oltre che incastrarsi idealmente, sono geologicamente identiche anche nella sovrapposizione degli strati. Ad esempio l’ Africa meridionale ha un paesaggio simile al Sud America,con rocce di ugual natura.
    Nonostante tutte le prove la teoria di Wegener fu accolta con scetticismo dagli studiosi del tempo. In effetti Wegener, con i mezzi e le conoscenze di cui disponeva agli inizi del ‘900, non poteva spiegare come e perché da questa PANGEA si fossero poi distaccati i vari continenti e da che cosa fosse scaturita la forza capace di spostarli. Oggi tale teoria è universalmente accettata in quanto studi compiuti sui fondali oceanici ne hanno permesso una completa spiegazione scientifica.



    Le placche sono i frammenti del guscio esterno terrestre, detto litosfera, spesso circa 100 km. Le placche si muovono l’una rispetto all’altra a velocità di qualche cm l’anno, e per tettonica si intende appunto il movimento relativo tra le placche e le deformazioni che ne conseguono ai margini. Quando due placche si allontanano si forma un oceano, quando si avvicinano si forma una catena di montagne. La vitalità della terra e di questa dinamica è testimoniata dai terremoti e dal vulcanesimo....La crosta è come una zattera sull’oceano: galleggia come un tappo di sughero, in particolare la crosta continentale. Infatti la crosta oceanica è molto più giovane (0-200 milioni di anni) di quella continentale (fino a 3900 milioni di anni). La giovinezza geologica della crosta oceanica ne indica la sua maggiore mobilità: se ne forma continuamente di nuova, mentre altrettanta ne scende all’interno della terra, dove le placche si infilano all’interno del mantello nel processo detto subduzione.
    Le placche si comportano perciò come tante zattere in balia del mare. Se due zolle si allontanano, tra l'una e l'altra si può formare una spaccatura detta dorsale. L'Eurasia e l'Africa, per esempio, un tempo erano saldate alle due zolle americane: dopo la separazione di queste placche si è formato uno stiramento, la dorsale medio Atlantica. L'allontanamento può anche provocare fenditure all'interno della zolla: nella placca africana, per esempio, si è aperta la cosiddetta frattura del Gran Rift, che in futuro porterà alla spaccatura dell'Africa in due parti.
    Se invece due zolle continentali si avvicinano, il mare che le separa finisce per chiudersi e, al momento del congiungimento si formano catene montuose, come nel caso dell'Himalaya, sorta quando l'India si congiunse con la placca eurasiatica. Se una zolla continentale si scontra con una zolla oceanica, la crosta oceanica si inabissa nell'astenosfera. L'urto provoca movimenti di magma e quindi fenomeni vulcanici: per questo le regioni che si trovano al confine tra placche continentali e placche oceaniche, come il Cile o l'Asia orientale, sono luoghi caratterizzati da un'intensa attività vulcanica. Infine, quando due zolle oceaniche si avvicinano, assistiamo alla nascita di vulcani sottomarini e talora alla formazione di nuove isole. Quando invece due zolle non si urtano ma scivolano l'una a fianco dell'altra, in direzioni opposte, l'attrito da origine a energia che viene liberata attraverso terremoti e maremoti.



    teoria-della-deriva-dei-continenti-ad



    La terra è benigna, mite, indulgente, ed alle richiedenze dei mortali serva continua; quante cose, costretta, produce, quante altre spontaneamente distrugge, quanti profumi, sapori, succhi, sensi, e colori ci offre! Con quanta onestà ci rende i tesori che a lei affidiamo! Quante cose per utile nostro essa alimenta.
    (Gaio Plinio Secondo)




    .....la pangea.....



    La “Pangea” in paleogeografia è il nome del supercontinente che si ritiene contenesse tutte le terre emerse nei periodi Paleozoico e Mesozoico. Il nome Pangea significa “tutta la terra” da greco antico “παυ” = “tutta” e “γεα” = “terra”. Tale nome fu coniato dal geologo tedesco Alfred Wegener nel 1915, in seguito alla formulazione della Teoria della deriva dei continenti. Il vasto oceano o superoceano che circondava il supercontiente viene chiamato Panthalassa (tutto il mare); mentre l’ampia insenatura che separava parzialmente la parte settentrionale da quella meridionale, vale a dire quel “golfo” creato da a nord “l’Eurasia” e a sud “l’Africa” viene chiamato “Oceano di Tetide”. Secondo la teoria, la Pangea si spezzò e si divise circa 180 milioni di anni fa, a causa del processo della tettonica a zolle, dando luogo ad altri due supercontinenti: Laurasia o Continente del nord e Gondwana o Continente del sud. Dalla successiva, ulteriore frammentazione di Laurasia e Gondwana deriveranno gli attuali continenti.

    Il Laurasia era un supercontinente generatosi dalla rottura di Pangea; tale avvenimento avvenne nel Neoproterozoico ed è “scomparso” o meglio si è ulteriormente diviso nel Fanerozoico. All’interno di Laurasia erano contenuti gli attuali continenti dell’emisfero settentrionale (Nord America, Europa, e Asia nord occidentale.

    Il Gondwana fu un supercontinente generatosi durante il Neoproterozoico e scomparso nel Mesozoico. Venne a crearsi dopo la disgregazione di Pangea, e dai suoi successivi disgregamenti e allontanamenti si generarono gli attuali continenti dell’emisfero meridionale (Sud America, Africa, India, Antartide ed Australia. La prova che questi continenti erano conglomerati assieme si trova nelle analogie delle successioni stratificate dei continenti meridionali; oltre che da testimonianze panteologiche quali la comparsa nel triassico del rettile erbivoro Lystrosaurus presente in tutti questi continenti, Antartide compreso.
    Sono stati proposti diversi altri nomi per questa terra, quali:
    Rodinia (1990 – McMenamin) dal russo “rodit” (generare).
    Urgondwana (1991 - Hartnody)
    Katania (1995 – Young)
    Paleopangea (2000 – Piper)



    jpg



    Alessandro, re dei Macedoni, aveva incominciato a studiare la geometria
    per sapere, infelice,
    quanto fosse piccola la terra di cui aveva
    occupato una minima parte.
    (Seneca)




    ....nella storia.....



    Già nel 1590, il cartografo olandese Abraham Ortelius notava nel suo saggio Thesaurus Geographicus che il profilo delle coste dei continenti dimostrava chiaramente che essi si erano staccati l'uno dall'altro "per via di terremoti e inondazioni". L'idea di Ortelius fu ripresa da diversi autori nei secoli successivi (tra gli altri, Bacone, Franklin e Alexander von Humboldt). L'idea divenne ancora più attraente nel XIX secolo, quando lo STUDIO DEI FOSSILI portò la PROVA del fatto che, per esempio, il Nordamerica e l'Europa avevano avuto in passato una flora comune. Sulla base di queste osservazioni, Eduard Suess giunse nel primo Novecento a ipotizzare l'origine dei continenti moderni dalla frammentazione di un antico supercontinente, Gondwana. Tutti questi autori, pur avendo intuito il fenomeno della deriva dei continenti in sé, avevano però difficoltà a fornire una spiegazione coerente delle cause.
    Nel 1910, il geologo statunitense Frank Taylor giunse a formulare l'idea dello scorrimento della crosta terrestre dalle alte latitudini a quelle basse dell'emisfero settentrionale. Egli si riferiva in modo particolare alla Groenlandia, che immaginava essere il residuo di un antico massiccio da cui si erano staccati, lungo fosse di spaccatura, il Canada e l'Europa settentrionale. Anche alla tesi di Taylor mancava un punto importante: il meccanismo che produceva lo spostamento delle masse continentali. La sua spiegazione, che faceva riferimento alle forze di marea verificatesi quando la Luna venne catturata dalla Terra, furono considerate fantasiose dalla maggior parte dei suoi contemporanei, ma servirono come importante ispirazione per Wegener.



    rodinia-v2



    Tutte le cose sono collegate tra loro.
    Qualsiasi cosa accade alla terra, accade ai figli della terra.”
    (capo pellirossa)


    ...terremoti...



    I terremoti sono dovuti al liberarsi di energia all'interno del globo. Ciò viene avvertito in superficie come vibrazioni del terreno. Il punto ove tale energia si libera si trova nelle profondità del pianeta ed è chiamato ipocentro. Sulla verticale dell'ipocentro si trova l'epicentro, il punto della superficie dove le vibrazioni sono più violente.Sul nostro pianeta i terremoti sono molto frequenti: fin dalla nascita della Terra, se ne possono contare circa 3.000 al giorno. Fortunatamente l'ipocentro è spesso molto profondo - fino a 700 km. - e solo i sismografi avvertono i quasi impercettibili smottamenti del suolo. I più disastrosi terremoti si verificano invece quando l'ipocentro è molto vicino alla superficie. Le regioni più a rischio sono dette fasce sismiche e si trovano ai margini delle zolle tettoniche, generalmente in corrispondenza di grandi catene montuose e della cintura circumpacifica. Per misurare l'intensità dei sismi si utilizzano la scala Richter e la scala Mercalli. La prima valuta la quantità di energia liberata, la seconda l'entità dei danni in superficie.

    Si ritiene che il terremoto più intenso di cui abbiamo riscontri scientifici sia stato quello verificatosi il 22 maggio 1960 in Cile, nella regione a sud di Concepción. Finora è l'unico ad aver misurato i 9,5 gradi della scala Kanamori, il sistema di valutazione di onde sismiche più attendibile per terremoti estesi e molto intensi. Raggiunse la magnitudo di 8,3 della scala Richter.
    In Europa, per esempio, uno dei più celebri terremoti della storia fu quello che rase al suolo la città di Lisbona il primo novembre 1755... Una delle catastrofi più gravi di cui si abbia notizia sembra però quella che colpì la regione cinese dello Shansi nell'inverno del 1556 .. Anche recentemente la Cina è stata teatro di terremoti catastrofici come quello di Tientsin e Tangshan, nel luglio 1976, che raggiunse una magnitudo di 8,2 della scala Richter.



    ....maremoti....



    Se l'ipocentro di un terremoto si trova all'altezza del fondo marino o appena sotto si verifica un maremoto. Talvolta questi fenomeni possono avere origine anche da esplosioni vulcaniche sottomarine.
    L'onda sismica colpisce l'acqua causandone un movimento oscillatorio di lunga durata, che si può propagare anche per 16.000 chilometri. Si formano così altissime onde, in grado di raggiungere i 40 metri, che viaggiano ad elevatissima velocità, fino a 100 metri al secondo. Le gigantesche onde dei maremoti sono chiamate con l'espressione giapponese tsunami


    Se un batterio osservasse e studiasse l'unghia di un uomo, potrebbe crederla sostanza inorganica. Allo stesso modo noi, osservandone la crosta, consideriamo sostanza inorganica il globo terrestre. Ed è sbagliato. (Lev Tolstoj)



    Pangea-696x583



    ...miti e leggende...



    Una serie di perturbazioni cosmiche potrebbe aver determinato la scomparsa della civiltà umana che popolava la terra prima dell'inizio della storia umana conosciuta: leggenda o realtà? Questa ipotesi spiegherebbe l'impossibilità di ritrovare Thule, la misteriosa isola del sole di mezzanotte.
    Alcuni collegano Thule addirittura ad Atlantide, la mitica terra di cui parla il greco Platone, un ricco continente travolto dagli dei per la sua empietà. Dietro la leggenda di Atlantide, c'è comunque la consapevolezza che il pianeta Terra ha avuto diverse fasi, con profondi sconvolgimenti, proprio come ci insegna lo studio della geologia. Lo storico greco Plutarco, vissuto tra il I e il II secolo d.C., menziona la leggenda legata a una misteriosa isola di Crono, posta nell'Atlantico: lì sarebbe prigioniero il dio, sconfitto dal figlio Zeus. E Cronio, Cronium, è il mare di ghiaccio, così come lo chiama anche Plinio.
    Dunque, il mito potrebbe essere interpretato così: l'isola di Atlantide/Crono, dopo un lungo periodo di prosperità - età di Saturno - venne intrappolata dai ghiacci, a seguito di una grande catastrofe - era quaternaria / Pleistocene.



    1608582_mu1_thumb_big



    ...........terra ancestrale MU...........



    In conformità ad una tradizione ormai da lungo tempo consolidata, la nascita del mito della terra ancestrale di Mu, questo il nome del mondo perduto, iniziò a germogliare in seguito al fortuito incontro tra un “angloamericano spettrale e di bassa statura” di nome James Churchward, giunto in India per soccorrere l’affamata popolazione locale, e il sacerdote di un monastero non meglio precisato. Da quel momento in poi iniziò una lunga e congiunta ricerca volta dapprima all’interpretazione di un misterioso bassorilievo, ricco di antichi simboli e custodito in una sconosciuta località del subcontinente indiano, poi all’opera di traduzione di millenarie tavolette d’argilla vergate in un alfabeto ormai dimenticato.
    Churchward, nella prima delle sue opere - The Lost Continent of Mu - così descrisse quelle tavolette e il loro contenuto: “[…] erano d’argilla seccata al sole ed estremamente friabili. […] I caratteri erano gli stessi della lingua che avevo studiata sul bassorilievo col mio amico. E insieme comprendemmo di essere davanti ad iscrizioni originali di Mu. […] Le iscrizioni narravano particolareggiatamente la creazione della terra e dell’umanità e parlavano del luogo in cui l’uomo era comparso agli inizi della storia. […] Ebbi così a constatare che le civiltà greca, caldea, babilonese, persiana, egizia, indù, cinese, erano state tutte precedute dalla civiltà di Mu. […] Scoprii che quel continente scomparso rappresentava senza dubbio alcuno l’habitat originario dell’umanità. In quelle meravigliose contrade era vissuto un popolo che aveva finito per colonizzare tutta la terra. Ma, improvvisamente, Mu era stata spazzata via dalla faccia del pianeta da terremoti apocalittici, seguita da un’invasione delle acque, dodicimila anni fa. In un turbine di fuoco e di acqua, Mu era scomparsa.”
    ...nonostante la sua grandiosità, nel periodo di massimo fulgore, un immane sconvolgimento tellurico avrebbe distrutto la parte meridionale del continente e, nel volgere di pochi secoli, altri violentissimi terremoti portarono al totale inabissamento di Mu. I pochi sopravvissuti si imbarbarirono progressivamente, dando inizio alla storia come noi la conosciamo, pur conservando una fumosa memoria delle loro antiche e nobili origini. Solamente Atlantide, avanzatissima colonia muana, conservò intatto il livello tecnologico e culturale raggiunto dal continente scomparso, ma, come la propria madrepatria, anch’essa sarebbe stata destinata a scomparire nel mare.



    1-7-600x445



    Un miliardo di ore fa, la vita appariva sul Pianeta Terra.
    Un miliardo di minuti fa, inziava il Cristianesimo.
    Un miliardo di Coca Cole, fa era ieri.



    ...una canzone....



    Il pianeta terra, la mia casa,
    il mio posto capriccioso nel mare dello spazio,
    sul pianeta terra galleggia una nuvola di polvere di un globo minore,
    tu....busto su un pezzo di metallo arruginito,
    tu....granello di materia.....
    su di te il volo di un'astronave solitario,di un grande asteroide freddo come una roccia senza tonalità.
    A volte mia terra blu non è vero che sei il mio amore dolce,
    prendono il sopravvento le emozioni più profonde del mio cuore,
    gare di ebbrezze carezzevoli,
    tutta la vita con la musica,
    il mio inqueitante soul.
    Nelle mie vene ho sentito il mistero dei corridoi del tempo,
    libri di storia di vita,
    canzoni della mia età,
    le pulsazioni nel mio sangue hanno ballato a ritmo della marea e delle inondazioni.
    La tempesta elettrice e turbolente dentro di me,
    sento il sale, l'amaro,
    il dolce di ogni incontro di passione, di calore....
    il profumo, il gusto....
    al di là di tutti i sensi sono entusiasta della tua bellezza,
    ho conosciuto il tempo come beatitudine,
    il momento di adesso.....
    Sul pianeta terra galleggia una nuvola di polvere di un globo minore,
    tu....busto su un pezzo di metallo arruginito,
    tu....granello di materia.....
    su di te il volo di un'astronave solitario,di un grande asteroide freddo come una roccia senza tonalità.
    A volte mia terra blu non è vero che sei il mio amore dolce,
    prendono il sopravvento le emozioni più profonde del mio cuore,
    gare di ebbrezze carezzevoli,
    tutta la vita con la musica,
    il mio inqueitante soul.
    Pianeta Terra, gentile e blu,
    con tutto il mio cuore, I LOVE YOU.
    Michael Jackson- Dangerous 1991






    .

    Edited by gheagabry1 - 2/10/2019, 23:12
     
    Top
    .
10 replies since 1/9/2011, 13:45   4771 views
  Share  
.