SARDEGNA PARTE 4^

LA VALLE DELLA LUNA..OLBIA..LA COSTA SMERALDA..TAVOLARA..CAPRERA..

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline


    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “... Domenica ... questa è una domenica speciale per noi che stiamo viaggiando da mesi ...quanti luoghi abbiamo visto in questo nostro peregrinare lungo le coste, i monti, le lande sperduto del nostro pianeta ... quante carezze ci siamo regalati e quanto calore umano abbiamo scambiato in tutti questi mesi ... ogni giorno abbiamo saputo ricreare tutti insieme lo stesso identico genuino entusiasmo del primo giorno... lacci forti ci legano l’uno all’altro, legami di un’amicizia che ogni giorno di più rinforza la sua energia vitale ... mentre questi pensieri cullano la mia mente, sento la brezza leggera che carezza i miei capelli mentre sotto di noi si distende Olbia ... un’altro giorno inizia e un’altra alba sorge sulla nostra vita nella mongolfiera felice...Buon risveglio amici miei ... ben arrivati a bordo ... la mongolfiera inizia il suo viaggio ...(Claudio) A SA SARDIGNA...Terra mia, puite ti distinghes Tra sas raras bellesas de su mundu?Est po su mare chi giughes in tundu,Est po sos montes ch'in su cor'istringhes?O est po sas campagnas, ca las tinghes De unu color'azzesu e profundu?Puite ti distinghes e mi piaghes. Aspra terra de roccas e nuraghes? Ad esser su chelu trasparente. Chi no ischid it'est inquinamentu,Sa paghe, sa calma, su cuntentuChi poned in s'anima e in sa mente? O su sas aria ruggias de occidente In d'unu sero ch'annunziat su 'entu? O s'incantu isteddadu e silenziosu.De sas nottes, cumpanzas de riposu? Folzis est su cantu pastorile De rara bellesa e melodia, Sas armoniosas rimas de poesia Chi essin da intro unu cuile?O su ballu pasadu, antigh'istile De chie prus dimustrat balentia? O, ancora, sas boghes de sa murra In sa Barbagia, Logudoro e Nurra?An esser sos costumes, tottu pintos De riccos broccados frorizados,Sas faldas, muncaloros ricamados,E sos zippones, sizidos in chintos? In dogni idda costumes distintos, Tantos serios e tantos colorados;E s'istimenta mi paret s'isprigu De un animu sardu prus antigu. O sos nuraghes folzis, misteriosos, Monumentos de antigas tziviltades, Testimonzos de gherras e amistades, Severas turres, custodes gelosos Chi an cunservadu in sos muros bugiosos Boghes e sonos de atteras edades. Negand'e dare in pastu de s'istoria Sos milienarios segretos de gloria? O sos males presentes e passados, Isula mama 'e luttu e de dolores, Mama de impiegados e pastores, Mama de tantos fizos emigrados, Mama de innozentes sequestrados E mama de sos reos sequestradores? A fin'e contos mi piaghes ebbia Folzis ca t'isco finas mama mia!



    LA VALLE DELLA LUNA..OLBIA..LA COSTA SMERALDA..TAVOLARA..CAPRERA..GARIBALDI E LA SARDEGNA..



    “La Valle della Luna, una località nel comune di Santa Teresa Gallura…..Due enormi rocce tondeggianti segnano l’inizio della valle, sembrano due guardiani che hanno il compito di sorvegliare l’accesso al luogo….Oltrepassando i due custodi un enorme spiazzo si apre maestoso agli occhi, l’intenso colore cobalto del cielo si fonde con il giallo potente del sole. Scintillanti pepite d’oro create dai raggi solari luccicano nel mare, le cui tonalità passano dal verde smeraldo al blu intenso in un alternarsi di sfumature cromatiche che quasi stordisce….Rocce di granito chiaro disegnano imponenti figure, donando all’intera area un’atmosfera quasi mistica. La sensazione è di essere un piccolo puntino.. Un intenso odore di salsedine condito dal profumo di arbusti sveglia l’olfatto. La brezza marina accarezza la pelle. Il dolce rumore delle onde, che si infrangono sulle rive, mescolato al verso dei gabbiani coccola l’udito…il posto è grandissimo, sono diverse le valli separate dalle meravigliose rocce che fungono da corona ad ognuna di esse…la scoperta delle diverse valli che circondano quella di entrata. Spesso le salite sono ripide, a volte è necessario aggrapparsi alle rocce, ma ogni volta le fatiche sono ricompensate dalla magnificenza del paesaggio. Piccole valli piccoli paradisi, alcune dolcemente degradano verso meravigliose insenature, altre aspre che lasciano cadere le stupende rocce a strapiombo sul mare.”



    “Olbia..città felice, così come venne chiamata dai Greci, Olbia è conosciuta in tutto il mondo per la sua vicinanza con la Costa Smeralda e si presenta come una città moderna e piena di vita. Inserita in un ampio golfo naturale delimitato dalle bellissime isole di Tavolara e Molara…Secondo la leggenda il nome Golfo Aranci deriverebbe dal naufragio di una nave carica di arance, mentre fonti più autorevoli fanno risalire il nome alla parola "ranci", che nell'idioma locale significa granchi…. Porto Rotondo, sul lato settentrionale del promontorio di Punta Volpe. Più che di un vero e proprio paese si tratta di un ben progettato insediamento turistico, nato dal nulla negli anni d'oro del grande sviluppo della Costa Smeralda. Le costruzioni, sorte a partire dal 1963 attorno all'indispensabile porto turistico di forma circolare.”



    “…il tratto della costa Nord Orientale sarda più famoso, quello con le deliziose spiagge di Lu Impostu e Cala D’Ambra sul territorio di San Teodoro, le selvagge Cala Ginepro, Cala Girgolu e Cala Brandinchi, fin giù alla più nota Costa Smeralda….Un territorio affascinante, dal clima sempre mite ed accogliente, che sente forti le radici antiche della Gallura …i ritrovamenti archeologici testimoniano insediamenti di popolazioni antichissime appartenenti al Neolitico e poi all’epoca Fenicia…..La posizione geografica ed i fattori climatici favorevoli all’insediamento attirarono anche i Romani e i Barbari, per poi divenire un centro bizantino durante il Medioevo…. durante il ‘600 intorno alla chiesa di San Teodoro, in piena campagna, sorse il primo nucleo di Ovvidè ad opera di coloni locali e originari della Corsica…L’attaccamento della popolazione alla loro terra e alla cultura gallurese è particolarmente evidente anche nella toponomastica: i nomi di origine dialettale usati per indicare determinati luoghi si alternano a nomi di spiagge, alberghi, riflettendo la convivenza tra l’antico e il moderno che caratterizza da sempre questa zona…..La Cinta, una delle spiagge più belle e grandi della Sardegna: sabbia bianca e sottilissima, acque sempre calde, di una bellezza straordinaria, attraverso cui emergono fondali bassi e popolatissimi di pesci… Cala Brandinchi, in direzione di Capo Coda Cavallo, che per la sua atmosfera selvaggia ed esotica, circondata da una natura variopinta e rigogliosa viene considerata la Tahiti del Mediterraneo…Proprio dalla spiaggia si può scorgere uno dei panorami più suggestivi di tutto questo lato della Sardegna: Capo Coda Cavallo, un imponente promontorio di granito a picco sul mare ricoperto da una fitta vegetazione mediterranea, ai cui piedi si stendono tratti di spiaggia meravigliosa. …da qui lo spettacolo delle due isole di Tavolara e Molara, due giganti in mezzo al mare, separate da un brevissimo tratto d’acqua….Una leggera brezza soffia sul cordone di dune e piante selvatiche che disegna il perimetro dello stagno di San Teodoro. Stagno ricco di una fauna davvero insolita, dove è facile avvistare fenicotteri rosa, aironi e folaghe.”


    “Gli ingredienti ci sono tutti: un’isola in mezzo al mare, re che rivendicano il loro diritto al trono e persino animali misteriosi e fantastici…Questa storia non è il prodotto della fantasia dei fratelli Grimm o del nostro Collodi. E’ la storia di un luogo, che, se pur davvero meraviglioso, è raggiungibile da tutti. E la storia di una famiglia che ne custodisce il ricordo…L’isola è Tavolara…. nel golfo di Olbia...Guardandola dalla terraferma Tavolara si offre, nelle sue diverse prospettive, ora come una piramide, ora come una montagna dalle pareti di roccia bianca a picco sul mare, o ancora come una collina coperta dalla vegetazione. Sotto il livello del mare si trova un mondo ricchissimo e di particolare interesse per subacquei…. Tonino Bertoleoni, attuale “regnante” dell’isola racconta che…..Sul finire del 1700, Giuseppe Bertoleoni, trisavolo di Tonino, parte da Genova con la famiglia ….prosegue verso Sud e trova la splendida e disabitata isola di Tavolara. Qui si stabilisce, costruisce la sua casa e pone alcuni pastori a guardia delle numerose capre selvatiche…La magia di quest’isola si manifesta ai suoi nuovi abitanti proprio attraverso questi animali: alcune delle capre appartengono ad una razza particolare, caratterizzata dal colore dorato dei denti. …I Bertoleoni sono gli unici abitanti dell’isola. In base a ciò Paolo, figlio di Giuseppe, avanza dei ricorsi presso la casa reale di Savoia perché gli venga riconosciuta la proprietà e la sovranità sul suolo di Tavolara…Carlo Alberto di Savoia, salito al trono sabaudo nel 1831 si reca personalmente a Tavolara per una battuta di caccia e per conoscere personalmente l’autore dei tanti ricorsi. Il ricordo di questo incontro è stato tramandato dalla famiglia Bertoleoni e giunge fino a noi dalla voce di Tonino: “è proprio vero! Si incontrarono e Carlo Alberto si presentò come il Re di Sardegna. Paolo Bertoleoni allora si presentò come il Re di Tavolara”. Avendogli Paolo parlato delle eccezionali capre dai denti d’oro che popolano l’isola, il re sabaudo, dopo essere tornato a Torino, invia il generale La Marmora sull’isola dei Bertoleoni per prenderne alcuni esemplari. Il generale giunge sull’isola recando doni e assieme al Re di Tavolara si spinge sulla montagna alla ricerca delle capre. In tre giorni di caccia cattura quattro capre dai denti d’oro…Dopo questo leggendario incontro con il Re di Sardegna la famiglia Bertoleoni si fregia dello stemma reale e si considera a tutti gli effetti sovrana dell’isola, benché non ci sia ancora alcun documento a sostegno del loro diritto…..Qualche anno più tardi, però, il demanio tenta di espropriare i Bertoleoni della loro isola, sostenendo che su di essa non esiste alcun titolo di proprietà. Paolo Bertoleoni decide allora di recarsi personalmente a Torino da Carlo Alberto. Dal re in persona ottiene rassicurazioni e dopo alcuni giorni gli viene recapitata, dalla citta di Tempio, una pergamena che lo riconosce come padrone assoluto e re di Tavolara… Tonino Bertoleoni difende la storia della sua famiglia da chi sostiene che sia solo una leggenda..”



    “In li Monti di Mola la manzana un’aina musteddina era pascendi. In li Monti di Mola la manzana un cioano vantarricciu e moru era sfraschendi ” (Sui Monti di Mola la mattina presto un’asina dal mantello chiaro stava pascolando. Sui Monti di Mola la mattina presto un giovane bruno e aitante stava tagliando rami) - Monti di Mola, Fabrizio De André…..Non tutti sanno che Monti di Mola è il nome originario della Costa Smeralda: un angolo di Sardegna e della Gallura citata soprattutto d’estate dalle cronache rosa e dai paparazzi, sinonimo di bella vita, divertimenti e lusso…. Arzachena è posta su un’altura al di sotto di un grosso masso granitico a forma di fungo, in sardo: Su monti incappidau…alla foce del Rio San Giovanni vi sono stagni e un’intera area paludosa, quella della frazione Cannigione…Qui nidificano più di cento specie di uccelli tra cui l’airone rosso, il falco di palude e il pollo sultano… un panorama mozzafiato sul mare e verso l’interno l’ideale bisogna salire sul a Monte Moro….. ricco di testimonianze archeologiche tra rocce modellate dal maestrale e la rada macchia mediterranea….il Nuraghe Albucciu, costruito a ridosso di un enorme masso granitico… il tempietto nuragico di Malchittu, risalente al secondo millennio a.C., la cui struttura termina con un’abside semicircolare, insolito per una costruzione nuragica, e davanti vi è il temenos, uno spazio sacro per i fedeli….. le Tombe dei giganti, monumenti funerari preistorici; tante sono integre come quella di Li Longhi, posta sulla sommità di una collina, la cui stele è costituita da due lastre di granito sovrapposte….. la Tomba dei giganti Li Muri: a terra si vedono i resti dei sepolcri di forma circolare, con attorno delle piccole cassette di pietra, sorta di urne votive…. la Tomba dei giganti Coddu Vecchio, la sua stele principale è alta ben quattro metri…….Negli anni ‘60 il principe israelita Karim Aga Khan si innamorò del paesaggio aspro, delle calette isolate e delle acque trasparenti di fronte alla cittadina tanto che creò, insieme a un gruppo di finanzieri internazionali, il Consorzio Costa Smeralda; gli investitori man mano acquistarono i terreni dai proprietari locali e ribattezzarono l’area da Monti di Mola a Costa Smeralda.”



    “Circa 1.800 chilometri di costa, paradisi nascosti e paesaggi diversi, dalla distesa di sabbia bianca alle rocce selvagge: la scelta è infinita, e quelle che seguono sono solo alcune delle spiagge più belle della Sardegna……la Spiaggia del Principe (Portu li Coggi), attraverso il sentiero che conduce a Romazzino. Mare, ovviamente, color smeraldo per la spiaggia di Cala di Volpe, la baia della costa Smeralda che termina al promontorio di Capriccìoli. Tra le tante spiagge che si susseguono, una delle più belle è quella della Roccia dell’elefante. Rocce granitiche e macchia mediterranea per la Spiaggia Ira, nel Golfo di Cugnana, e paradiso dei surfisti a San Teodoro, con le spiagge de l’Isuledda e di Barca Bruciata, battute dal Mistral….una curiosità..….. Rooger Moore fece il bagno durante le riprese di Agente 007 vicino la Roccia dell'elefante a Cala di Volpe”


    “L'Isola dei Cappuccini, così chiamata per via del convento dei Frati Cappuccini, oggi abbandonato, che sorge sulla parte più alta dell'isola, fa parte del Parco Internazionale Bocche di Bonifacio; presenta un piccolo porticciolo e dei bungalow che vengono affittati a turisti molto facoltosi che qui possono godere di assoluta discrezione e tranquillità……L'Isola Di Li Nibani (che in gallurese sta per gabbiani) è un gruppo di isolotti di formazione granitica, dove ogni anno nidificano varie specie di uccelli tra i quali falchi e gabbiani; situata a Sud di Caprera, l'Isola Delle Bisce ha forma ovale ed anch'essa fa parte del Parco delle Bocche di Bonifacio; Le Camere ed i Soffi, sono anch'esse isole di formazione granitica situate al largo di Arzachena; infine il Mortorio, sicuramente l'isola di maggiore importanze tra queste elencate, oggi completamente disabitata”



    “Arcipelago di La Maddalena: una bellezza che non si può descrivere….Emerge al largo della costa nord-est della Sardegna, nello stretto braccio di mare delle Bocche di Bonifacio e nel 1996 è stato dichiarato Parco Nazionale….Acque trasparenti, fondali spettacolari, spiagge nascoste in piccole baie che si aprono lungo i 140 Km del suo litorale, rendono questo lembo di terra uno dei luoghi più affascinanti al mondo: l'Arcipelago di La Maddalena, formato da sette magnifiche isole, tra cui: La Maddalena, Caprera, Budelli, ed oltre 60 isole ed isolotti di origine granitica e scistosa che emergono da acque limpide che vanno dal turchese, allo smeraldo al blu intenso. Lo spettacolo di questo braccio di acqua blu è inimitabile!....”



    “La spiaggia Rosa di Budelli, la più conosciuta delle isole della Maddalena è stata il set di Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni. Oggi, purtroppo, l'arenile è chiuso ai turisti per ripristinare la colorazione originaria che lo ha reso unico. Si può comunque ammirare dalla barca o dalla terra ferma. Spiaggia mito della Sardegna, una delle più fotografate con i suoi granelli rosa...Uno dei miti più conosciuti sulle isole dell’arcipelago è la spiaggia rosa di Budelli e per capire le origini delle sfumature rosate sulla sabbia bisogna scendere sott’acqua…Seguendo il fondale sabbioso si incontra dopo poche pinneggiate una prateria di poseidonia: lunghe foglie a forma di nastro affondano ondeggiano seguendo i capricci delle correnti e delle onde.”


    “Il primo de’ patrioti italiani è morto”. Così recita l’incipit commosso del Corriere della Sera del 3-4 giugno del 1882….Dal mattino alla sera del 2 giugno Caprera, l’Italia e il Mondo intero trattennero il respiro sotto l’incalzare di dispacci d’agenzia e voci ufficiose che, con il passare delle ore, riducevano al lumicino le speranze di veder ristabilito il gen. Giuseppe Garibaldi…Raccolta in quelle tragiche ore attorno alla splendida casa, che lo stesso aveva costruito con le sue mani ispirandosi ai famosi “stazzi” galluresi, la comunità del piccolo isolotto dell’arcipelago della Maddalena. Quella Caprera scelta come ultima serena dimora e che da selvaggia terra di pastori aveva trasformato in un laboratorio pionieristico per la sperimentazione di nuove tecniche agrarie….A scatenare lo sgomento generale fu un primo dispaccio dell’agenzia Stefani: “Maddalena, 2 giugno – Lo stato del generale è gravissimo”… Di qui la notizia raggiunse la Camera dei Deputati allora presieduta da Domenico Farini ..In apertura di seduta il presidente del Consiglio Agostino De Pretis riferisce “che la salute del generale si è nuovamente alterata per un assalto di catarro bronchiale ma no v’è nulla d’allarmante”. Di lì a poco la situazione precipita fino all’irrimediabile….Tocca ancora alla storica agenzia italiana, la Stefani appunto, annunciare il tragico evento e ricostruire gli ultimi istanti di vita dell’Eroe dei due mondi: “Roma, 2 giugno – Dall’isola della Maddalena giunge al Governo la dolorosa notizia che il generale Garibaldi mancò di vita alle ore 6 e mezzo pom. d’oggi”….“Maddalena, 2 giugno – Nelle ultime ore Garibaldi chiese ripetutamente se il vapore con il dottore Albanese fosse in vista. Il medico rispose di no. Il malato parve afflitto del ritardo, chiese di Manlio (il figlio n.d.R.) e poco dopo spirò. Sembra addormentato. Il generale indossa un puncho bianco con una papalina di velluto. Fanno servizio di onori un picchetto con un ufficiale della Cariddi”…Non meno commosso il tono degli amici d’oltreoceano. Così apre il glorioso “New York Times”:…“La morte del Generale Garibaldi; l’opera di una vita dell’anziano patriota italiano”..“ROME, June 2.- Quest’oggi era stato annunciato che il Gen Garibaldi giaceva gravemente ammalato di bronchite, nella sua dimora sull’isola di Caprera. Tutti i suoi familiari, residenti tra Roma e Genova, erano stati convocati in gran fretta, ma erano appena partiti per essere al suo capezzale, quando è arrivata la notizia che il generale Garibaldi era spirato. La morte è sopraggiunta alle 6,30 della sera precedente”….Oggi Caprera, parte del Comune de La Maddalena, è una tappa di enorme valore storico …preziosi cimeli, i documenti e le numerose testimonianze lasciate dal glorioso combattente alla sua cara isola …. costituiscono il corpus del Museo garibaldino. Quest’ultimo, tra i più visitati in Italia, è, insieme alla casa, alla tomba dell’eroe e della sua mitica cavalla Marsala ..è consuetudine da parte di molti presidenti della Repubblica italiana venirci a soggiornare e a omaggiare i luoghi garibaldini”…”



    “La natura e il vento hanno modellato le rocce di granito in forme spettacolari….Capo Testa è una zona di servitù militare, per questo motivo è stato interdetto l'accesso alle coste per molti anni. Questo ha permesso che la natura venisse conservata dalla costruzione di case e villaggi turistici… Le incredibili forme della roccia. Il granito su cui poggia la Sardegna ha molte sfumature, rosa, verde, grigio chiaro, in questa foto sono visibili le rocce in granito grigio modellate dalla natura, dalla forza del mare e dal vento.”


    “Capo d’Orso, dove si trova uno dei monumenti naturali più conosciuti al mondo per la sua singolarità e bellezza: una formazione granitica posta su una cima a picco sul mare che l’azione dell’acqua e del vento, da tempi immemorabili, ha forgiato fino a farla sembrare un enorme orso di roccia. Ben conosciuta dai navigatori Greci e Romani, è presente in tutte le carte nautiche a partire dall’alto medioevo.”



    “Il nome Costa Paradiso è dovuto al paesaggio incantevole …Otto km di scogliere rosse modellate dal vento e trasformate in curiose sculture, si affacciano sulle limpide acque del mare di Sardegna, interrotte da piccole baie solitarie circondate dalla verdeggiante macchia mediterranea che raggiunge l’entroterra…la spiaggia di Li Cossi, una cala tra le più belle dell’isola, delimitata da pareti rocciose di granito giallo-rosa che cadono a strapiombo racchiudendo il vasto arenile di sabbia finissima e chiara…a ridosso del monte Tinnari, vi è l’omonima spiaggia. Una Cala formata da un doppio arco e circondata da grossi scogli che paiono sculture di animali, strane figure che assumono tinte rossastre secondo l’inclinazione dei raggi solari che le colpiscono.”








    OLBIA






    Olbia, ormai conosciuta in tutto il mondo come porta della Costa Smeralda si presenta come una città moderna e piena di vita.
    Negli ultimi 30 anni ha conosciuto uno sviluppo sempre in costante aumento dovuto al clima mite, alla sua bellezza naturale, alla sua industria,specie turistica che ha portato gente da tutto il mondo a mettere su casa e attività in città.
    La città si trova in un ampio golfo naturale incastonato da due isole,Tavolara e Molara. Fondata forse dai cartaginesi, conquistata poi dai romani, Olbia ha sempre conosciuto un costante aumento della sua importanza, con la costruzione del foro, delle terme, dell'acquedotto romano da una rete stradale efficente in continuo contatto con l'entroterra, da cui arrivavano merci e manufatti di ogni genere.
    Sotto il dominio di Roma, la città conobbe un intenso periodo di prosperità, dovuto alla presenza di ricchi mercanti, belle ville, porto efficiente e ricchezze facili.
    Ha comunque conosciuto anche giorni bui specie con la fine dell'impero romano,sotto le incursioni di popoli arabi e dei vandali.
    Subito dopo il Medio Evo la città conobbe periodi recessione dovuto alla conquista della alta gallura da parte degli Aragonesi i quali ridussero il commercio, fino allora fiorente, specie con una delle repubbliche marinare, portando una involuzione economica della città che si protrasse fino alla fine del 600.
    Dal 700 ai giorni nostri anche se a rilento Olbia ha ripreso quel ruolo che aveva sempre avuto, sia con l'altra parte del mare, sia con lo sviluppo dell'interno, che sentiva la necessità di avere uno sbocco al mare, cosa che Olbia dato il suo porto naturale, poteva



    Tomba dei giganti su Monte e s'Abe



    Chiesa di San Simplicio



    Il museo



    Voglia di viaggiare



    Il golfo



    Una bimba in costume ci accoglie con i suoi occhioni pieni di meraviglia



    Isola di Tavolara



    Valle della Luna

    La spiaggia Valle della Luna si trova in località Capo Testa, piccola penisola nel comune di Santa Teresa di Gallura. Conosciuta dagli anni '60 come punto di ritrovo degli hippies provenienti da tutta Europa e non solo, la Valle della Luna è formata da sette valli divise tra loro da grandi rocce granitiche, la più alta delle quali raggiunge i 128 mt sul livello del mare ed è comunemente chiamata Il Teschio. All' interno delle valli ci sono svariate grotte che si sono formate a causa dell'erosione, nelle quali si può addirittura alloggiare. L'ingresso è segnato da due grosse pietre e nei pressi si trova una sorgente d'acqua dolce. Alcune persone risiedono nella valle anche durante l'inverno vivendo a stretto contatto con la natura.

    Volto di pietra







    Palau





    I una delle pi spettacolari diramazioni della costa nord-orientale della Sardegna situata Palau.
    La cittadina, frazione di Tempio Pausania fino al 1959, oggi Comune autonomo ed ha raggiunto uno straordinario successo nel panorama del turismo internazionale.



    Le sue coste artisticamente modellate dalla natura, evocanti surreali ed uniche al mondo rappre sentazioni, come il gigantesco Orso, che, nella sua millenaria immobilit, domina tutto il territorio, si snodano da Porto Liscia a Capo d'Orso, includendo Porto Pollo, Cala Trana, Punta Sardegna, per poi volgersi a Sud a formare la rada di Mezzoschifo.



    L' etimologia del suo nome ci riporta al 14 secolo quando i pescatori indicavano col termine "parago", da cui "Parao", i luoghi della costa ritenuti pi sicuri e ben riparati dal vento: dunque gi nel bel nome esotico e cos antico la vocazione turistica della Localit.
    Il promontorio palaese, come tutto l'arcipelago di La Maddalena era noto fin dai tempi Tolomeo, che nelle sue cartografie denominava il sito "Arcti Promontoria".



    La leggenda vuole che Omero, nel descrivere il viaggio di Ulisse, pensasse a questa zona come a uno degli approdi del suo eroe: ognuno creda quel che vuole, ma se c' un mare dove a pieno ritmo Nettuno poteva giocare con l'alternanza di burrasche e di bonacce con il suo avversario,questo ci pare proprio quello giusto.

    Il primo insediamento documentato legato a Giovan Domenico Fresi, noto Zecchino. Sul comignolo della sua casa nel centro storico ancora possibile leggere la data 1.8.1875.
    Che cosa spinse Zecchino ad abbandonare le sue campagne di Aggius?
    Presto detto: la costruzione delle nuove fortificazioni costiere che dovevano sostituire quelle ormai diroccate del '700.



    Furono molti i nuclei familiari che dall'interno della Gallura si riversarono sulla costa, richiamati dalla richiesta di manodopera per la costruzione dei forti di Monte Altura, Capo d'Orso, Baragge.
    I numerosi forti che dominano il mare ricordano l' importanza strategica del luogo, a partire dalle conquiste piemontesi della fine del '700, fino alle guerre mondiali.




    la roccia dell'Orso







    A oriente del porto di Palau, in pochi minuti, si arriva alla famosa roccia dell' Orso, una collina granitica di 122 metri, modellata nel tempo dagli agenti atmosferici, a forma di orso che guarda verso il mare. L' Orso risale, come tutte le rocce di questa zona, al tardo paleozoico, fra 340 e 250 milioni di anni fa.



    La roccia vulcanica cristallina compatta, erosa nelle parti meno compatte dal caldo, dal freddo, dalla acqua, dal vento, ha assunto nel corso dei millenni l'immobile, maestosa, minacciosit? di un Orso.



    Amatissimo dai turisti, il gigante di pietra domina il paesaggio e lo caratterizza. Si arriva vicino alla roccia percorrendo un sentiero panoramico, che inizia dalle vecchie case del Forte di Capo d'Orso e, procedendo per il ripido sentiero , che serpeggia in mezzo alla macchia mediterranea, giunge fino alla cima ,dove ai piedi dei massi granitici che formano il singolare gigante, si ammira uno stupendo panorama che abbraccia le coste di Palau e l' arcipelago di La Maddalena.



    Il mare sottostante offre un impareggiabile spettacolo sia che soffino i venti, sia che respiri immobile. La zona ? immersa tra lentischi, olivastri, lecci, corbezzoli, mirti, ginepri, cisti, fillirea, che con la loro presenza, a secondo della stagione, rendono sempre varia e profumata l' escursione.



    Mimetizzati nella macchia e tra le rocce si trovano alcuni fortini militari che controllavano questo versante costiero in collegamento ad est con il grande Forte del Capo Orso, che si trova a 109 metri. Qui si trova anche il faro, proprio davanti all'isolotto di Caprera con il promontorio di Monte Fico alto 71 metri.







    Capo testa è una delle punte della Sardegna che gode di maggior fascino e che più è stata capace di stimolare la fantasia degli abitanti e dei viaggiatori, che nei secoli numerosi si sono succeduti.



    Il paesaggio da se è già incredibile. Grandi massi, che possiedono quelle sfumature tanto caratteristiche che accarezzano le diverse scale di grigio e le insolite sfumature rosa, cangianti a seconda dell’astro che le illumina, tanto che seppero stregare anche gli antichi romani. Si decisero questi ultimi, a impiantare in Capo Testa una piccola cava per estrarre il prezioso granito, della quale occhi attenti possono ancora ritrovare traccia.




    Ma il mistero e la meraviglia che il luogo regala è incrementato dal mare cristallo, pozze d’acqua, piscine calde e placide quando il vento è calmo, e dalla meravigliosa vista della Corsica, che sembra quasi di poter toccare allungando la mano. E tutto intorno l’occhio può spaziare alla scoperta delle famose e altere Bocche di Bonifacio, passaggio mitico quanto pericoloso.



    L’escursione a Capo Testa è davvero d’obbligo se vi trovate nei pressi di Santa Teresa di Gallura.



    Il dedalo granitico si trova a non più di 5 km dal centro cittadino, collegato allo stesso da un sottile istmo, lungo il quale si susseguono le meravigliose spiagge della zona, le spiagge di Santa Reparata. Proseguire seguendo le indicazioni che indirizzano verso Capo Testa. Arrivati a Cala Spinosa parcheggiare e proseguire.



    Troverete un cartello che invita a non entrare, ma l’obbligo è scaduto, oltre quindi passate il cancello e proseguite verso sud. Da qui potrete prendere la direzione che preferite, non ne esistono di obbligate, potrete esplorare a vostro piacimento il mitico agglomerato fatto di ciclopiche pietre, la cui forma è stata data in 300 milioni di anni dall’incessante vento e mare.







    Spiagge in costa smeralda






    CAPRICCIOLI












    LA ROCCIA DELL'ELEFANTE visibile praticamente solo dal mare...si trova in una minuscola spiaggetta......



    LISCIA RUJA non e facile da raggiungere...si deve percorrerre un bel pezzo di strada (almeno fino a poco tempo fa ) sterrata









    costa_smeralda_spiagge
    Capriccioli



    LA SPIAGGIA DEL PRINCIPE





    ROMAZZINO







    Costa Smeralda

    Il termine Costa Smeralda (in gallurese Monti di Mola che significa Monti di pietra di macina) è stato coniato negli anni '60, per indicare un tratto costiero della Gallura nella provincia di Olbia-Tempio in Sardegna. La regione turistica, per la maggior parte compresa nel territorio comunale di Arzachena e in minor parte nel comune di Olbia, si estende su un tratto di costa di circa 20 km. La costa è caratterizzata dalla presenza di numerose insenature, piccole spiagge, e poco distante da numerose isole fra cui l'arcipelago della Maddalena. Il territorio era prevalentemente disabitato fino a tutta la prima metà del XX secolo fino alla nascita, nel 1962, del Consorzio Costa Smeralda per mano del principe ismaelita Karim Aga Khan. Ben presto questo divenne luogo di elezione del Jet set. Il cuore della Costa Smeralda è Porto Cervo dove si trovano anche tutti i servizi e altre numerose zone commeciali e residenziali come Romazzino, Cala di Volpe, Piccolo Pevero, Pevero Golf, Pantogia e Liscia di Vacca. Tra Porto Cervo e Cala di Volpe anche se al di fuori del Consorzio Costa Smeralda, si è sviluppata la zona commerciale e abitativa di Abbiadori. Pur non essendo formalmente in Costa Smeralda, Poltu Quatu, Baja Sardinia, Cannigione e Porto Rotondo vengono ad essa talvolta associati per la prossimità e per una poco dissimile tipologia di offerta turistica. Nelle acque della Costa Smeralda il centro internazionale di ricerca sui delfini Bottlenose Dolphin Research Institute (Istituto per la ricerca applicata sui delfini) svolge le sue attività di ricerca, conservazione ed educazione. La zona è servita, anche ai fini del notevole transito turistico, dal vicino aeroporto di Olbia.



    GRANDE PEVERO










    Questa spiaggia la vedevo dal balcone.......vi assicuro queste foto no rendono l'idea.....



    PICCOLO PEVERO





    L'ISULEDDA





    Isola dei Cappuccini

    è un isolotto di quasi 3000 m2 situato a meno di 500 metri a nord-ovest della penisola della Costa Smeralda in Gallura, nella costa nord-orientale della Sardegna. Di forma ovale e abbastanza regolare è formata da un affioramento granitico che raggiunge una quota massima di 23 metri s.l.m..L'Isola dei Cappuccini, così chiamata per via del convento dei Frati Cappuccini, oggi abbandonato, che sorge sulla parte più alta dell'isola, fa parte del Parco Internazionale Bocche di Bonifacio; presenta un piccolo porticciolo e dei bungalow che vengono affittati a turisti molto facoltosi che qui possono godere di assoluta discrezione e tranquillità.



    ALTRE SPARSE...














    [CENTER]Isuledda



    106_isuledda_08[/CENTER]

    ISOLA DEL MORTORIO
    è davanti a Romazzino





    Isola delle Bisce

    è un'isola nella costa nord-orientale della Sardegna, in Gallura, situata a sud di Caprera. Di forma grossomodo ovale è una formazione granitica che si estende per una superficie totale di circa 0,32 km² e ha una quota massima di 22 metri s.l.m..Abbastanza dissimile dalle altre isole, della Gallura per via delle sue scogliere ripide, fa anch'essa parte del parco Internazionale delle Bocche di Bonifacio e dista pochi chilometri da Porto Cervo in direzione nord. Sull'isola nidificano numerosi uccelli marini e la sua stupenda, nonché unica spiaggia, Cala dell Biscie, è spesso visitata da pochi fortunati turisti.

     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline

    PEVERO


    qui si estende un campo da golf..18 buche....che va da cala di volpe alla spiaggia del pevero







    vedete quel gruppo di case.....ci ho passato le vacanze per alcuni anni



    dove si vede il mare c'è la spiaggia del grande pevero






    Arzachena

    (in gallurese Alzachèna, in sardo Altzaghèna) è un comune di 13mila abitanti della provincia di Olbia-Tempio, situato a circa 83 metri sul livello del mare. È dopo Olbia e Tempio Pausania il centro più popoloso della Gallura, regione storica del Nord-Est Sardegna, ed è il capoluogo amministrativo dell'intera Costa Smeralda. Situata a circa 25 km dai capoluoghi provinciali di Olbia, e a 45 km da Tempio Pausania, ricopre una notevole importanza dal punto di vista economico, essendo insieme ad Olbia una realtà molto dinamica (la sua popolazione, dal '61 ad oggi è quasi triplicata, e continua ad attrarre i sardi dell' interno continuando infatti a crescere con un tasso del +16% ogni decennio ), soprattutto dal punto di vista turistico e ricettivo.











    L'origine del toponimo quali Arzachena, Ardali, Bargasola, Libisonis, Scandariu, Sindia, Siniscola, Tiana e toponimi dell'Asia Minore, luogo dal quali si ipotizza possano essere giunti, in epoche antichissime, genti in cerca di nuove terre. Un'altra affascinante ipotesi dà al toponimo Arseguen un'origine greca, visto che già nell'Odissea viene citata la città di Αρτακια come capoluogo del popolo dei lestrigoni i quali avrebbero abitato questa porzione dell'Isola. In ogni caso, la più antica documentazione del toponimo di Arzachena, nella forma Arsaghene, risale al 1421 nella Carta d'infeudazione concessa da Alfonso V di Spagna a Ramboldo de Corbaria. La zona, in periodo romano, era nota col nome di Turibulum per via della grande roccia a forma di fungo che sovrasta l'attuale città e consisteva in due centri vicini, Turibulum maior e Turibulum minor. Mantenne una rilevante importanza per tutto il periodo giudicale, tant'è che col nome di Arseguen costituiva il capoluogo della curatoria di Unale ma dopo la caduta del Giudicato di Gallura e l'inizio della dominazione spagnola andò lentamente spopolandosi, a causa delle frequenti incursioni saracene e mortali pestilenze. Nella seconda metà del '500 la zona era praticamente disabitata. L'attuale cittadina, che poggia su di un colle granitico fu edificata a partire dal 1716 per volontà del re di Sardegna Carlo Emanuele III, il quale, vista l'incontrollabilità della zona nonostante l'invio di forze militari, ritenne che l'unica cosa da farsi fosse l'invio di sacerdoti, che convivendo con i pastori li avrebbero moralizzati mediante la pratica di una vita civile e cristiana. Fu così che tra il 1774 e 1776 la piccola chiesa campestre intitolata a Santa Maria d'Arzaghena venne notevolmente ampliata e cambiò nome divenendo Santa Maria Maggiore e attorno ad essa il paese si sviluppò notevolmente, tanto che nel 1909, anno della formazione del comitato pro-autonomia, contava già 853 abitanti. Nel 1922, dopo anni di dure lotte, ottenne l'autonomia da Tempio Pausania e da allora conobbe un continuo sviluppo urbanistico e demografico, ulteriormente amplificato negli anni '60 dal boom turistico della Costa Smeralda.

    La roccia del fungo, simbolo di Arzachena






    La tomba dei Giganti di Coddu Vecchju


    La tomba dei Giganti di Coddu Vecchju, situata nell'omonima località nei pressi di Arzachena è il più grande del suo genere e raggiunge col la sua stele granitica centellinata un'altezza di 4,04 metri. La sua costruzione è avvenuta in almeno due periodi distinti: la camera funeraria risalirebbe al bronzo antico ( 1800-1600 a.C.) mentre l'esedra fu sistemata in periodo più tardo, probabilmente nel bronzo medio (1600-1300 a.C.). All'interno della Tomba e nella vicinanze sono stati rinvenuti reperti di pregio quali collane, vasi, ciotole, tegami e decorazioni varie, conservate e visibili nel museo Sanna di Sassari. La tomba di Giganti di Coddu Vecchju è pertinente al villaggio del Nuraghe La Prisgiona che sitrova a soli 500 metri seguendo la strada che dalla tomba continua verso la collina di Punta d'Acu.



    Abbiadori



    Abbiadori (gall:L'Abbiadori) è una frazione del comune di Arzachena. Conta circa 250 abitanti, sorge a 116 metri s.l.m., a due chilometri a sud di Porto Cervo, e a poca distanza dalle bellissime spiagge della Costa Smeralda, come la "Spiaggia del Principe" e "Capricciòli". Nato attorno ad un vecchio stazzo, Abbiadori, si sta velocemente sviluppando demograficamente e urbanisticamente, specie dopo la concessione da parte del comune dello status di zona urbana, che consente di evitare i vincoli paesaggistici, altrimenti strettissimi in questo tratto di costa e nell'immediato entroterra. Poco distante da Abbiadori, dal progetto dell'architetto americano Robert Trent Jones, sorge uno dei migliori campi da golf del mondo: il Pevero Golf Club. Costituito da 18 buche e 72 par è incluso nella lista Europe's Elite selection della PGA (Professional Golfer's Association), e membro dei Relais du Golf.





    Baja Sardinia

    Baja Sardinia (gall:Cala Battistòni) è una frazione di circa 150 abitanti, famosa località turistica e balneare, sorge nell'estrema punta nord della penisola della Costa Smeralda, a ovest di Porto Cervo, ma non è inclusa in tale consorzio. La sua architettura si ispira a quella della vicina Porto Cervo ma ha un'estensione inferiore e non possiede un porto. Nelle vicinanze sono presenti numerosi locali notturni e un famoso parco giochi acquatico. Tra le poche località della costa ad avere un'ampia baia a mare attrezzata per la balneazione





    Cannigione

    Cannigione (gall:Lu Cannisgiòni) è una frazione di oltre 800 abitanti situata a circa 5 km dal capoluogo. Nata agli inizi del '900 come un villaggio di pescatori oggi è in grande sviluppo sia urbanistico che demografico, principalmente grazie al turismo balneare promosso soprattutto dalla vicina Costa Smeralda, mentre la pesca è divenuta oggi un settore secondario. Contigue a Cannigione sorgono le località di La Conia, Mannena e Barca bruciata (gall:Balca brusgiata), quest’ultima così chiamata in seguito alla vendetta degli abitanti locali nei confronti di un carbonaio toscano, colpevole di aver tagliato i boschi in modo incontrollato e non gradito, al quale venne bruciata la barca utilizzata per il trasporto. Cannigione possiede un grazioso porto turistico, da dove partono, nel periodo estivo, le imbarcazioni per il vicino arcipelago della Maddalena.







    Poltu Quatu

    Anche Poltu Quatu è una graziosa frazione del comune smeraldino, nata alla fine degli anni '80. Deve il suo nome alla denominazione gallurese del luogo, che significa "porto nascosto", non molto conosciuto si estende su un'insenatura molto caratteristica, ma nascosta dallo sguardo dei meno pratici grazie ad una vegetazione molto fitta che costeggia la strada litoranea. Infatti il porto si è ottenuto cementificando uno stupendo fiordo naturale. Si trova lungo la strada che da Porto Cervo conduce a Baja Sardinia, la sua popolazione residente è praticamente inesistente ma, durante il periodo estivo diventa un centro molto attivo soprattutto prima di cominciare il giro delle discoteche della zona. È dotato di un grazioso porto turistico che rimane affollato durante tutta la stagione.





    Garibaldi a Caprera



    "Porto Vecchio, 7 dicembre 1855
    "Sono diretto per la Sardegna, qui trattenuto a bordo del "S. Giorgio" per cattivo tempo. Da Porto Torres penso di percorrere la Gallura, ove penso che sarà facile che scelga un punto di stabilimento, per passarvi alcuni mesi d'inverno, o forse per abitarvi definitivamente, se trovo un posto adatto. Un consiglio vostro o di Pietro circa al punto da prescegliersi per lo stabilimento, mi sarebbe caro, quanto l'esser vicino a voi, sarebbe una delle consolazioni mie predilette....".




    Finì che egli fu di nuovo ospite dei Susini a La Maddalena e ogni giorno, con Pietro, passava in Gallura per cacciare e per sondare e verificare se proprio lì avrebbe voluto stabilirsi. Con Pietro si era immediatamente riannodata la vecchia e profonda amicizia iniziata cinque anni prima e il Generale ne aveva una fiducia completa: Egli gli fece notare che parecchi pastori, e non il solo Pelosu, si contendevano la proprietà di Capo Testa e qualora Garibaldi avesse perfezionato l'acquisto con quello, "non sarebbe passato un mese ch'Ella morrebbe per mano assassina"; Il che nel duro mondo dei pastori, era una soluzione più che probabile.





    Perché - gli chiese Pietro - non stabilirsi in una delle isole de La Maddalena, per esempio a Santo Stefano? Garibaldi lasciò perdere le 200 lire di caparra date al Pelosu, e cominciò a riflettere sul consiglio dell'amico. Io credo che a colpirlo fosse l'idea dell'"isola": l'isola come proprio mondo delimitato, l'isola come casa - patria della propria soggettività, ove tornare per ripossedersi, per essere se stessi, garantiti da mura d'acqua, in una solitudine mediata dal mare. Nessuna propietà e circoscritta come un'isola.

    Garibaldi in quei giorni, continuando a passare dalla Maddalena alla Gallura, scartò Santo Stefano, proprio perché "troppo vicina", quindi troppo poco isolata dal resto del mondo che per lui era certo rappresentato dalla Sardegna e non da La Maddalena. Infatti la sua scelta cadde a poco a poco si Caprera, a questa ancor più prossima di Santo Stefano, ma più appartata, difesa dalla costa sarda dalle prime due.




    Caprera! quel longilineo relitto di Sardegna ad essa strappato da una forza immane, imponente caos di graniti, ordinati a formare la catena orrida del Tejalone, apparentemente alta, altissima. Caprera, che l'esule aveva più volte contemplato cinque anni prima, dalla vigna dei Susini, trascolorare sulla tavolozza della natura lungo le ore del giorno in tutti i toni, dai più delicati ai più bui, e sempre restare intatta nella sua sembianza di miraggio, di scenario per un mondo a misura d'eroi o di demoni.




    Caprera che non offre nulla se non alla tenacia, all'umiltà del lavoro, alla semplicità, alla bontà: e non erano questi forse i sentimenti che commuovevano fino in fondo all'anima quel guerrigliero - marinaio - contadino ormai vicino alla cinquantina, che aveva percorso la circonferenza della terra senza trovare forme concrete alla propria sete di idealità?



    Caprera! Caprera ammantata di macchia selvaggia, avvolta di tutti gli aromi e i brusii e i voli e i suoni secchi di zoccoli caprini e suini... Caprera tuonante di ondate burrascose e di folli venti di ponente, del nord; oppure bisbigliante di sciacquii dolci come sussurri di amanti. Caprera ove vivere, ove meditare, Caprera ove Morire....

    In quei giorni nacque l'innamoramento di Garibaldi per la sua isola, un innamoramento che egli volle sempre tenere riparato dal rumore dell'ufficialità, al punto che nelle sue Memorie scriverà: "Il periodo decorso dal mio arrivo a Genova in maggio del 1854 sino alla mia partenza da Caprera in febbraio 1859, è di nessuno interesse. Io passai parte navigando, e parte coltivando un piccolo possesso, da me acquistato nell'isola di Caprera."





    La casa bianca
    Il primo ricovero di Garibaldi a Caprera fu una tenda sotto la quale bivaccò per due mesi con Menotti; ma egli aveva premura di riunire la famiglia, facendo trasferire nell'isola anche gli altri figli, Teresita e Ricciotti.

    Perciò, insieme col primogenito e aiutato dal fedele amico - segretario Giovanni Basso, da Felice Orrigoni e da altri compagni, si diede a restaurare una casupola di tre vani appartenuta un tempo a qualche pastore. Ma gli spazi non erano sufficienti neppure per la provvisorietà: quindi con l'"Emma" trasportò da Nizza una piccola costruzione in legno smontata e la sistemò accanto all'altra. Cinse il territorio con un muro per tenere lontane le capre fameliche e finalmente nell'estate 1856, con gran gioia della piccola comunità, giunsero Teresita e Ricciotti, accompagnati da una servetta, Battistina Ravello, per accudirli.



    A questo punto, la "famiglia" Garibaldi si componeva già di una decina di persone e difficilmente in seguito saremo in grado di valutarne le variazioni, perché la dimora del Generale ebbe sempre le porte aperte ai parenti, agli amici, a strane e mutevoli figure di maestri, famigli e accoliti che andavano e venivano intorno a quell'uomo dal fascino illimitato e al nucleo centrale dei figli e delle donne che egli amò tenerissimamente.

    Si mise subito mano alla costruzione definitiva di una vera casa, quella che lo stesso clan chiamò la "Casa Bianca" e che come tale sarebbe stata poi ufficialmente nota.



    Mi avvalgo, a questo proposito, del lavoro scritto da Fernanda Poli per presentare il Museo Garibaldino di Caprera; è un prezioso volumetto che il lettore poteva facilmente trovare sia a Caprera che a La Maddalena, oltre che nelle librerie di Sardegna, il quale è, ad oggi, la guida più seria e completa per visitare l'eremo del Generale.

    Garibaldi aveva sulle prime la presunzione di essere un ottimo architetto ed ingegnere, ma ben presto i suoi aiutanti gli fecero capire che questa non era davvero la sua vocazione, anzi era l'unico mestiere che non gli fosse congeniale. C'è il gustoso aneddoto del capomastro che gli disse: "Generale, usare la cazzuola non è affar vostro", e lui con la modestia cristallina che gli era propria, rispose: "Hai ragione: trasporterò le pietre". E si mise a fare tranquillamente il manovale, lavoro che svolse tranquillamente fino al termine della costruzione. Il complesso degli edifici sorse nel luogo che fin dall'inizio Garibaldi aveva prescelto, cioè al centro del versante occidentale di Caprera, rivolto a La Maddalena; si tratta di una conca granitica raccolta e passabilmente protetta dai venti.




    La Poli precisa che la Casa Bianca "Presenta tutte le caratteristiche di una dimora ottocentesca planimetricamente articolata in una successione di vani intercomunicanti disposti intorno ad un piccolo ambiente privo di finestre che accoglie la scala di ingresso alla terrazza". E fa giustamente notare che non è fatta secondo le nostre attuali coerenze razionali, ma è nata avendo come perno la famiglia senza porsi problemi privacy. "...Le stanze della casa possono assumere elasticamente funzioni diverse in relazione alla variabilità dei componenti della famiglia, nucleo tanto dilatato da accogliere nel suo interno amici e collaboratori".





    E infatti, secondo questa visione garibaldina che sta tra la semplicità tribale e la gens romana, la Casa Bianca subì nel tempo le trasformazioni e gli ampliamenti che servirono allo sviluppo che servirono agli sviluppi e ai bisogni dei suoi abitanti. Tale evidenza era uno dei fattori per cui, oggi, visitandola, si ricava l'impressione di un edificio vivo, dal quale da un momento all'altro potrebbe uscire Donna Clelia o il Generale in persona o un garibaldino o un bimbo. E soprattutto, al visitatore non superficiale, sorge la riflessone del confronto tra questa dimora al servizio dell'uomo, identica nel suo spirito alle dimore di tutte le isole, di tutti i semplici della terra, e le nostre case - scatola, anche le più lussuose, nelle quali l'uomo non può che essere l'oggetto contenuto ad adattarsi, a seconda dei casi, agli spazi dell'angusta o del benessere, pianificati astrattamente da centrali di livellamento esterne.




    La Casa Bianca, crebbe come un organismo vivente e dopo appena un anno era ultimata ed abitata con tutte le sue appendici ed adiacenze, da una comunità tra le più singolari.




    Delle aggiunte successive, mi limito a ricordare la "casa di ferro", un vero e proprio fabbricato, in realtà di legno, rivestito in lamiera metallica, donata a Garibaldi dal commilitone Felice Orrigoni nel 1861: essa fu sempre destinata ai collaboratori del generale per i più svariati usi, da alloggio per gli ospiti, a segreteria, officina del legniaiolo, magazzino delle provviste. La stalla, i magazzini, l'abbeveratoio, il canile, nonché il famoso mulino a vento, furono aggiunti posteriormente al 1861.




    La Casa Bianca fu costruita in blocchi di granito locale rivestiti dentro e fuori con intonaco e calce; il resto del materiale occorrente venne portato dalla Liguria a bordo dell'"Emma".




    I viaggi del cutter servivano naturalmente, come si è detto, per trasporti di merci varie per conto terzi o per commercio diretto di Garibaldi tra i porti liguri e quello sardi. Le finanze del Generale erano in uno stato più che precario ed egli nutriva sempre meno speranze di poter trarre dal cabotaggio un regolare sostentamento per la famiglia, vuoi per la scarsissima propensione all'attività commerciale, vuoi per l'attrazione sempre più forte che la terra e le attività agricole esercitavano su di lui.




    A facilitargli un chiarimento sulla sua vera vocazione, fu ancora una volta il destino: nel gennaio del 1857 l' "Emma" navigava pigramente da Genova a Caprera carica di calcina per la casa: aveva dato non poche preoccupazioni negli ultimi tempi per avarie diverse. Ora ci si mise anche il mare grosso; si era ormai in vista della Gallura, quando si videro salire dalla stiva sinistre volute di fumo; nessun dubbio; la calce era entrata in combustione. Garibaldi, Menotti e gli altri uomini fecero di tutto per spegnere l'incendio, mentre tentavano di portare la nave verso Caprera. Lottando contro il fuoco e contro le falle che frattanto si erano aperte qua e là nella chiglia, riuscirono a raggiungere l'isola, ma il comandante si rese conto che la nave era condannata, diede ordine quindi di puntare sui bassi fondali dello Scabeccio e di farvela arenare. L'"Emma" era finita. E il Generale ne trasse l'auspicio che con lei dovesse finire anche la propria lunga e travagliatissima vita da marinaio; finalmente aveva la giustificazione per dedicarsi con appassionata esclusività alla sua agricoltura.




    Porto Cervo


    (gall:Monti di Mola) è una frazione del comune: sebbene sia il principale centro della Costa Smeralda, ha una popolazione residente inferiore ai 420 abitanti ma durante il periodo estivo la sua popolazione cresce incredibilmente, quando decine di migliaia di vacanzieri affollano le sue spiagge, le vie e le piazzette.



    Edited by tomiva57 - 22/6/2013, 09:14
     
    Top
    .
  3. tomiva57
     
    .

    User deleted


    www.emoticonmsn.net-amore36 SENSO629
     
    Top
    .
  4. tomiva57
     
    .

    User deleted


    800px-Santateresagallura528060132_99facfca79_o



    Santa Teresa Gallura




    230px-Map_of_comune_of_Santa_Teresa_Gallura_%28province_of_Olbia-Tempio%2C_region_Sardinia%2C_Italy%29.svg

    Santa Teresa Gallura (Lungòni in gallurese, Lungone in sardo, Lungùn in bonifacino, Lùngoni o Santa Tiresa in corso, Santa Trèisa in piemontese) è un comune di 5.225 abitanti della provincia di Olbia-Tempio.


    Geografia



    800px-Capo_di_testa
    La penisola di Capo Testa


    Il paese si snoda su un promontorio che guarda a Nord la costa meridionale della Corsica da cui è separata dalle Bocche di Bonifacio, distante appena 11 miglia da Capo Pertusato, a Nord-Est l'arcipelago della Maddalena, e ad ovest si affaccia sul Mar di Sardegna. Il centro abitato si sviluppa attorno a due insenature: quella di Porto Longone, in fondo alla quale c'è il porticciolo, e quella di Rena Bianca, che racchiude una spiaggia di sabbia finissima e bianca. Una delle caratteristiche peculiari della conformazione della cittadina è la pianta romana, ovvero un impianto urbano fatto di una rete di vie che si incrociano perpendicolarmente. La forma è tipica degli insediamenti piemontesi di origine militare (ad esempio come Carloforte e Calasetta costruiti per i tabarchini provenienti dalla Tunisia) e la dice quindi lunga sull'incidenza che ha avuto la presenza del contingente piemontese nei luoghi.


    Storia


    Santa_Teresa_di_Gallura_-_Torre_%281%29
    La torre aragonese, simbolo del paese


    Anticamente conosciuta col nome di Longosardo (o Longo sardo), era già in periodo romano un porto di notevole importanza per i traffici commerciali e dal quale veniva portato a Roma il granito estratto nei dintorni; queste informazioni la rendono una localizzazione plausibile dell'antica città di Tibula.
    Le cave di Capo Testa hanno fornito granito per il Duomo e il Battistero di Pisa e, si racconta, anche per il Pantheon di Roma. Intorno al 1263, tale era l'importanza di Longosardo che lo stesso San Francesco di Assisi, che si trovava in Corsica, si recò a visitarla. Dopo le invasioni saracene, la località passò sotto i giudici di Arborea, che vi costruirono un munitissimo castello del quale restano oggi solo miseri resti. Il maniero fu distrutto dai genovesi che vollero così vendicare l'assedio mosso alla fortezza di Bonifacio (Corsica). Alla distruzione del castello seguì lo spopolamento della borgata. La zona divenne rifugio preferito di corsari, banditi e contrabbandieri.
    Un luogo storico di particolare interesse è la Torre di Longosardo (edificata attorno al XVI secolo per ordine del re di Spagna Filippo II) situata sul lembo di roccia più estremo del paese. Quando nel 1720 l'isola passò ai Savoia venne inviato come comandante della torre Francesco Maria Magnon, che capì la necessità di creare un centro abitato nei pressi della fortezza. Il 12 agosto 1808 un decreto di Vittorio Emanuele I diede inizio alla fondazione di Santa Teresa, fu lo stesso re che disegnò la pianta del paese e decise il nome in onore di sua moglie: la regina Maria Teresa d'Asburgo-Este. A 3 km circa dal centro, nasce sotto una pineta secolare la Chiesa del Buoncammino, costruita nel XVII secolo: un luogo di straordinaria quiete e di natura incontaminata.
    Di particolare interesse è la batteria Ferrero: ruderi della seconda guerra composti da postazioni di artiglieria, bunker, caserme, miniere a cielo aperto e collegamenti ferroviari costruiti principalmente per il trasporto di materiale bellico e roccia granitica. Di notevole importanza archeologica sono i siti nuragici di Lu Brandali e La Testa risalenti all'età del bronzo.

    da: Wikipedia





    santateresa008


    Il centro storico di Santa Teresa

    I quartieri originari sono tutti compresi tra l'attuale Piazza Vittorio Emanuele e la Piazza San Vittorio.

    santateresagallura3

    Tra gli abitanti di Santa Teresa e del circondario sopravvive il nome antico del borgo, difatti la cittadina viene familiarmente chiamata Lungoni. Il nome attuale del paese fu imposto dal re, in onore della Moglie Maria Teresa. Nel Palazzo Comunale, in piazza Villamarina, si può ammirare una copia del progetto originario del paese disegnato da Vittorio Emanuele

    jpg

    A nord della chiesa di San Vittorio e sulla sinistra della torre di Longonsardo, si trova la bella spiaggia di Rena Bianca, il piccolo scoglio alla sinistra dell'arenile è l'isola Monica (o municca).

    RB1-HR


    Il punto di riferimento cittadino è attualmente la piazza Vittorio Emanuele, sulla quale sorge inoltre l'Azienda Autonoma di Soggiorno, l'ente di promozione e informazione turistica. In piazza San Vittorio sorge la chiesa omonima (XIX sec.), nella quale si può visitare anche il Museo della Fondazione, in cui è narrata la storia del santuario. Anche l'imponente Torre di Longonsardo è aperta al pubblico, dalla sua terrazza sono perfettamente visibili le candide scogliere della Corsica. Per lunghi anni il porto è stato utilizzato solo come appoggio per i pescherecci, dal 1925 però lo scalo aprì rotte verso la penisola italiana e verso la Corsica. Proprio nella rada di Longosardo è sorto il Porto, una moderna struttura con bar, ristoranti, esercizi commerciali.

    1346689211_S_T_di_Gallura


    I dintorni e le spiagge

    Uscendo da Piazza San Vittorio lungo via La Marmora, si trova sulla destra il viale Tibula. Seguendo questa strada si trovano diversi cartelli che indicano una serie di percorsi natura. Dopo una breve discesa, s'incontra sulla sinistra uno svincolo per la frazione di Santa Reparata, dove sorge la spiaggia La Colba. Svoltando nella via Orsa Maggiore e poi ancora a sinistra lungo la via delle Costellazioni, si arriva all'importante insediamento nuragico di Lu Brandali.


    villaggio%20nuragico%20lu%20brandali-2%20santa%20teresa%20di%20gallura

    Ritornando sulla strada principale, ci s'inoltra nella penisola di Capo Testa. Attraversando lo stretto istmo si passa in mezzo a due spiagge:

    spiaggia_rena_di_ponente-500-0-666

    sulla sinistra si trova il lido Rena di Ponente o della Taltana; sulla destra, all'interno della Baia di Santa Reparata, si stende la lunga spiaggia Capicciolu.


    200px-Il_faro_(v2)

    Alla fine della strada un cancello segna l'ingresso per il faro di Capo Testa, dove non è consentito l'accesso. La piccola insenatura sulla destra è la splendida Cala Spinosa.

    SANTA%20TERESA%20DI%20GALLURA_2722-12-15-26-7949

    santateresa008-300x201

    Lasciando l'auto nel parcheggio si percorre la strada a ritroso, trovando sulla destra un vano tra due rocce di granito ed una scritta in vernice rossa che indica La Valle della Luna.

    5230_santa_teresa_di_gallura_la_valle_della_luna

    Un tempo questa gola era conosciuta come la Valle di Cala Grande, ma nel decennio a cavallo tra gli anni '70 e '80 divenne una delle mete predilette dei figli dei fiori di tutta Europa, i quali coniarono il nuovo nome. Uscendo da Santa Teresa in direzione Sassari s'incontra una serie di Cartelli che indicano le zone di Porto Quadro, La Ficaccia e Marazzino, questa strada permette anche un giro panoramico intorno al porto e lungo la costa.

    porto-quadro

    Porto Quadro è un esteso sobborgo con una modesta spiaggia. Una strada sterrata unisce il borgo a La Ficaccia, dove si possono ancora apprezzare alcuni vecchi stazzi. Questa frazione è anche il punto di partenza per raggiungere Punta Falcone. Ad est della Ficaccia si trova la strada che porta alla spiaggia de La Marmorata. Poco più a sud si trova la l'insediamento turistico di Marazzino, dal quale una piccola stradina permette di raggiungere la spiaggia di Cala Sambuco.


    cala-sambuco

    santateresa003-202x300

    Sulla strada per Palau si trovano di seguito gli ingressi per i villaggi della Valle dell'Erica e della Conca Verde, edificati nei pressi di spiagge incantevoli, una su tutte quella della Licciola. Una strada sulla destra, esattamente contrapposta alla Conca Verde, porta nell'incantevole Area di Caresi; all'interno della valle, si possono ammirare alcune delle massime sculture granitiche naturali del territorio di Santa Teresa. Sempre sulla strada si trova la frazione di Porto Pozzo, un vecchio borgo di pescatori. Poco più avanti si trova la spiaggia di Porto Liscia, tagliata dal fiume omonimo.

    441_spiaggiaPortoLisciaSciumara_1308241978

    Data l'importanza dell'ecosistema presente alla foce, il comune di Santa Teresa ha creato l'Oasi di Protezione Permanente della Coluccia. Uscendo da Santa Teresa e dirigendosi verso Palau, si trova immediatamente sulla destra la chiesa di Nostra Signora di Buon Cammino.


    IMM_ITINERARI_CHIESA_BUONCAMMINO


    Avvenimenti

    Nel weekend prima di ferragosto, a Porto Pozzo si svolgono le celebrazioni per San Tommaso, nella chiesetta omonima. Il 12 agosto a Santa Teresa si celebra la Festa della Fondazione, con la quale ogni anno si ricorda la nascita del paese. A metà ottobre si svolge la festa patronale, solennità molto sentita dagli abitanti. Molto interessante il carnevale durante il quale viene offerta una fenomenale favata.


    Itinerari Gastronomici


    sardegna_zuppa_gallurese

    La ricetta per eccellenza della Gallura è la Zuppa Gallurese (suppa cuata), un altro squisito primo piatto è formato dai ravioli alla gallurese. Da non perdere: la Zuppa di Pesce di Santa Teresa.

    zuppa-di-pesce


    da: sardegna.marenostrum.it
    foto web

     
    Top
    .
  5. tomiva57
     
    .

    User deleted


    280px-Tavolara_Island_map_it



    Tavolara

    800px-Tavolara_from_South

    Tavolara è un'isola di 5,9 km² della Sardegna nord-orientale, parte del Comune di Olbia (OT) nella regione della Gallura.
    L'Isola è di proprietà della famiglia veneto-romana dei Marzano, anche se non completamente poiché una parte dell'isola è stata espropriata dalla NATO e sulla punta occidentale sorgono due ristoranti e piccole case che appartengono alla famiglia Bertoleoni. Dal 1991 ospita il festival cinematografico "Una notte in Italia"


    800px-isola_di_tavolara1

    L'isola si presenta come un maestoso massiccio calcareo a picco sul mare, di forma grossomodo rettangolare, lungo circa 6 km e largo 1 km; poggia su un substrato roccioso granitico che emerge chiaramente in alcune parti; raggiunge una quota massima di 565 metri s.l.m. e alle estremità presenta due capi più facilmente accessibili. Il capo sul lato ovest dell'isola (Spalmatore di Terra) è rivolto verso Loiri Porto San Paolo ed accoglie gli scarsi insediamenti civili sull'isola. Vi sono stati ricavati anche degli approdi per piccole imbarcazioni, che collegano l'isola con il porto di Loiri Porto San Paolo. Il capo sul lato est, rivolto verso il mar Tirreno, è costituito dalla Punta Timone, che divide due piccole baie (rispettivamente esposte a NW e SE). Ospita, oltre ad un faro di segnalazione marittima, una base militare NATO, gestita dalla Marina Militare Italiana, destinata alle telecomunicazioni terrestri a lunghissimo raggio e bassissima frequenza d'onda. Le relative tre antenne, alte più di duecento metri, sono facilmente visibili anche a distanza. L'isola è attraversata da una piccola strada militare, con ampi tratti in galleria, che collega la base militare ad un molo di approdo sul lato ovest dell'isola, utilizzato quando le condizioni meteomarine rendono difficile l'approdo nel porticciolo annesso alla base militare.


    santeodoro024

    Storia

    La presenza dell'uomo sull'isola è attestata con certezza dal neolitico medio e numerosi reperti sono stati rinvenuti presso la grotta del Papa. Nel paleolitico superiore Tavolara era collegata alla terraferma e all'isola di Molara ma in seguito all'innalzamento del livello del mare e alla continua erosione esercitata dal moto ondoso e dai fortissimi venti si separò, prima dalla terraferma e solo diecimila anni fa dalla vicina isola. Hermaea è il nome antico dell'isola di Tavolara. Durante il Medioevo si sa poco dell'isola che quasi sicuramente non fu abitata stabilmente ma utilizzata come difesa militare, visti i numerosi forti presenti. Pare che poco dopo l'anno 1000 sull'isola si sia insediata una colonia di pirati. Ancora nel '700, il naturalista Francesco Cetti scriveva che spesso sull'isola erano presenti i corsari. Dopo l'arrivo dei coloni genovesi, alla fine del Settecento, la popolazione dell'isola crebbe fino ad un massimo di una sessantina di abitanti, in gran parte grazie all'arrivo di pescatori ponzesi in cerca di aragoste, per poi essere abbandonata definitivamente agli inizi degli anni sessanta.

    tavolara2

    Il più piccolo regno del mondo




    450px-Tavolara_King%27s_grave
    Cimitero di Tavolara: tomba di Paolo I e della regina Pasqua


    Sul finire del Settecento, Giuseppe Bertoleoni (di origine genovese) giunse in prossimità dell'arcipelago della Maddalena costeggiando la Corsica a bordo di una piccola nave da diporto proveniente da Genova, in cerca di una terra in cui abitare; si stabilì dapprima sull'isola di Spargi, poi si spostò più a sud, sulla piccola isola di Mortorio, ma, spinto dalla ricerca di un'isola più generosa e ospitale, navigando ancora verso sud, raggiunse nel 1806 la splendida e disabitata isola di Tavolara. Qui si stabilì con la famiglia, dedicandosi all'allevamento delle capre selvatiche, assai numerose sul suo territorio.
    Nel 1836 il re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia, di passaggio per quei luoghi (si stava recando a caccia), notò l'isoletta sconosciuta: chiese pertanto informazioni ai suoi marinai, ma, non ottenendo risposte sufficienti, decise di approdarvi. Presentatosi ai residenti come il re di Sardegna, sembra che Giuseppe Bertoleoni abbia risposto: "E io sono il re di Tavolara!". Carlo Alberto soggiornò presso di lui per una settimana e, congedandosi, gli diede in dono un orologio d'oro e - secondo i Bertoleoni - avrebbe promesso di riconoscere l'indipendenza di Tavolara: non molto tempo dopo arrivò, infatti, alla prefettura di Sassari una pergamena reale, firmata dal re, in cui Giuseppe e i suoi eredi venivano infeudati di Tavolara. Era nato il più piccolo reame del mondo che sopravvisse fino al 1946 allorché, decaduta la monarchia sabauda, si estinse, e i Bertoleoni continuarono nominalmente a fregiarsi del titolo: i maschi e le femmine della famiglia avevano il rango (sempre secondo il documento albertino) di "principi e principesse del mare".
    Nel frattempo, a Giuseppe Bertoleoni succedette il figlio Paolo, detto Polo, che si proclamò re col nome di Paolo I, sposò una donna sarda, Pasqua Favale (più tardi reggente), e da lei ebbe il figlio Carlo.
    A detta di Carlo I° di Tavolara, l'isola fu visitata nel 1896 da inviati della regina Vittoria del Regno Unito, a bordo nella nave "Vulcan", che avrebbe tacitamente riconosciuto l'esistenza del piccolo regno. I Bertoleoni narrano che ancora oggi, in una sala di Buckingham Palace, a Londra, sia conservata la foto della famiglia reale di Tavolara, all’interno della collezione di ritratti delle dinastie regnanti di tutta la terra, con la dicitura: «La famiglia reale di Tavolara, nel golfo di Terranova Pausania, il più piccolo regno del mondo». Nella fotografia scattata sul ponte della nave, in cui al centro appare Carlo I circondato da parenti collaterali, si può notare sulla cintura della giovane in primo piano la scritta "Vulcan".
    I Bertoleoni sono sepolti a Tavolara nel piccolo cimitero reale di Spalmatore di Terra: mancano all'appello Giuseppe (cimitero vecchio di La Maddalena) e Carlo I (camposanto vecchio di Olbia).

    Elenco dei Sovrani di Tavolara (secondo il testo "L'isola dei Re", di Geremia E.C.-Ragnetti G.):
    Giuseppe I Bertoleoni (1836-45), I° re di Tavolara, sposò Laura Ornano.
    Paolo o Polo I (1845-86), sposò Pasqua Favale, reggente (1886-96).
    Carlo I (1896-1927), sposò Maddalena Favale.
    Mariangela (1927-29), sorella maggiore di Carlo I (1841-1934), sposò Bachisio Molinas.
    Paolo II (1929-46), (titolare, 1946-62), figlio di Carlo I, sposò Italia Murru.
    Carlo II (titolare, 1962-93), primogenito di Paolo II.
    Antonio I detto Tonino (titolare, 1993), secondogenito di Paolo II, sposò Maria Pompea Romano.

    Gli ultimi esponenti dei Bertoleoni del ramo principale e dinastico sono i tre figli di Tonino: Giuseppe (II), che rievoca il nome del primo re di Tavolara, e le principesse del mare Loredana e Paola.



    Ambiente e turismo

    800px-Tavolara_2001
    Tavolara vista da Loiri Porto San Paolo


    Quest'isola selvaggia e incontaminata fa oggi parte del Parco marino di Tavolara e Capo Coda Cavallo e offre riparo per la nidificazione di numerose specie di uccelli marini. Tra questi, unica al mondo per importanza quantitativa la popolazione di Berta minore (Puffinus yelkouan, nome locale "Tampesca"), di abitudini notturne e nidificante entro tane sotterranee dal livello del mare fino alle più alte quote. Nidificano anche molte coppie di Marangone dal ciuffo, ed inoltre piccioni selvatici, rondoni maggiori e numerose altre specie. Fino agli anni settanta nelle numerose grotte e anfratti si riproduceva la foca monaca, oggi scomparsa dall'isola. Tra i mammiferi è oggi particolarmente diffusa è però la capra, forse discendente dagli esemplari portati dai primi abitanti alla fine del '700. Presente in centinaia di esemplari, vive completamente allo stato selvatico e può essere scorta facilmente sulle scogliere. Nei soggetti presenti nel secolo scorso era stata notata una particolare colorazione dei denti (da cui il nome 'capra dai denti d'oro), che pare fosse dovuta al regolare consumo di piante quali l'euforbia. Nel periodo estivo a Tavolara si svolge un'importante rassegna cinematografica nazionale. Come già detto, è presente a levante una base NATO con una stazione radiotelegrafica ad onda lunga per comunicazioni con i sommergibili, dove è severamente vietato lo sbarco. La montagna e la macchia mediterranea dell'Isola non possono essere esplorate senza il consenso dell'attuale famiglia proprietaria dell'Isola "Marzano" e l'accesso senza il consenso dei proprietari è considerato reato (Violazione Di Proprietà Privata).


    Il Prolagus corsicanus

    Scriveva il naturalista Francesco Cetti: "L'isola di Tavolara nominata per le sue capre selvatiche, si nomina pure per i suoi smisurati topi. Gente approdata in quell'isola ne trovò in qualche parte il terreno sì fattamente smosso, che il credette opera de' porci". Cetti non riuscì a vedere i topi di Tavolara, ma riuscì a vedere le pelli di quelli dell'isola di san Pietro, dei quali pure si diceva che erano molto grossi. Dal momento che queste pelli appartenevano a una specie conosciuta, pensò che così doveva essere anche per quelli di Tavolara. Con ogni probabilità, invece, si trattava del Prolagus corsicanus, un roditore poi estintosi, del quale sull'isola restano oggi abbondanti resti ossei sub-fossili. Le parole di Cetti sembrano essere l'ultima testimonianza della sopravvivenza di questo animale (ci sarebbe un'altra notizia del 1882, ma l'identificazione dei ratti citati con il Prolagus è controversa). È possibile che l'estinzione dei prolaghi, su Tavolara come nel resto della Sardegna, possa essere stata causata proprio dall'arrivo del ratto nero, una specie estranea al popolamento insulare e progressivamente diffusasi al seguito dell'uomo nel corso degli ultimi duemila anni.

    269px-Tavolara_1
    Area marina protetta Tavolara



    Capo.Coda.Cavallo-800
    - Punta Coda Cavallo




    L’Area naturale marina protetta Tavolara - Punta Coda Cavallo si sviluppa lungo uno dei tratti di costa più belli e suggestivi del Mar Mediterraneo.
    Non distante dalla Costa Smeralda, A segnare i contorni dell’area marina – che si estende per circa 15.000 ettari – acque limpide e cristalline, adagiate sui morbidi tratti delle numerose insenature e calette della costa frastagliata che da Capo Ceraso (a sud di Olbia), arriva fino a Punta l’Isuledda (a sud di San Teodoro).
    Completano lo scenario, il profumo della macchia mediterranea, i sapori della cucina gallurese, la varietà dei colori e dei ricami degli abiti tradizionali e l’ospitalità del popolo sardo, insieme gentile e solitario.
    L’AMP di Tavolara è abbastanza giovane rispetto ad altre aree marine italiane. È stata istituita nel 1997 con un Decreto Ministeriale e dal 2004 è gestita da un Consorzio formato dai comuni di Olbia, Loiri-Porto S. Paolo e S. Teodoro. È suddivisa in tre zone, A-B-C, sottoposte a diverso livello di protezione.



    Tavolara

    Mappa_Tavolara

    Tavolara

    cavallo



    da Wikipedia
    foto web - Wikipedia
     
    Top
    .
  6. tomiva57
     
    .

    User deleted






    CalaCoticcio1

    CAPRERA - CALA COTICCIO


    caprera4


    Il cosiddetto THE GHOST OF CAPRERA

    jpg





    La Maddalena
    è un isola incantevole, piena di meraviglie tutte da scoprire. Ecco un elenco delle spiagge più belle:




    10spalmatoreovest
    SPALMATORE - Sabbia fina.



    MONTI D'ARENA - Sabbia grossa. Un posto comodo e ventilato.



    04bassatrinita

    BASSA TRINITA - A 400 mt dal capolinea della corriera per Case Ornano, la seconda baia.



    PORTO MASSIMO - Bellissima la Cala Lunga.




    GIARDINELLI - Andare a Moneta e girare a sinistra, poi seguire le indicazioni per Giardinelli e "Testa di Polpo". Una serie di baiette assolutamente imperdibili, specialmente la "Testa".



    PUNTA TEGGE - Una piccola spiaggia e comodi scogli piatti.



    Caprera

    Le migliori di Caprera:



    SPIAGGIA DEL RELITTO - All'estremo sud di Caprera. Raggiungibile solo in auto, moto o mountain bike dopo alcuni chilometri di sterrato. Ne vale la pena. Sulla riva, da anni troneggia il relitto di una caboniera.



    16calagaribaldi


    CALA GARIBALDI
    - A Caprera, a destra dopo il ponte della Moneta. E' la spiaggia vicina al Club Med. Per i meno avventurosi.



    TAHITI" - Raggiungibile solo via mare o dall'assai scosceso e faticoso sentiero di Caprera. Nota anche col nome di Cala Coticcio.



    CALA BRIGANTINA - A Caprera. Dal mare o - con non poca difficoltà - da terra.



    I DUE MARI - Andando alla Spiaggia del Relitto si passa per questo sottile istmo tra Caprera e l'isola Rossa.



    CALA NAPOLEANA



    CALA SERENA


    Le altre isole dell'arcipelago



    SPARGI: disabitata e selvaggia. A Est dell'isola de La Maddalena.



    3portodellamadonna
    porto

    BUDELLI: la splendida isola della Spiaggia Rosa, a 6 miglia marine da Cala Gavetta. Abitata dalla sola famiglia del custode. Vietato lo sbarco.



    RAZZOLI: perduta sulle bocche di Bonifacio.



    SANTA MARIA:, con la spiaggia più grande dell'arcipelago. Isola abitata solo da alcune famiglie in estate, tra cui quella di Roberto Benigni (almeno così dicono alcuni maddalenini).



    SANTO STEFANO: davanti al paese de La Maddalena.



    CalaAndreani

    CALA ANDREANI - La spiaggia si trova nella parte meridionale dell' isola di Caprera e per raggiungerla, una volta superato il ponte di Caprera, si deve andare avanti nel rettilineo.


    Diversi isolotti, tra cui Corcelli, La Presa, Barettini, Piana, Spargiotto.

     
    Top
    .
  7. tomiva57
     
    .

    User deleted


    digital_159829


    Isuledda

    isuledda


    Isuledda si trova nella Punta Isuledda, nel comune di San Teodoro. L'arenile è costituito da un fondo di sabbia chiara molto fine, dai riflessi brillanti. Aperta alla vista dell'imponente Isola di Tavolara, delle coste di Capo Coda Cavallo e di Puntaldìa, Isuledda è una spiaggia spettacolare, con un mare azzurrissimo e fitti cespugli profumati che circondano l'arenile. Il territorio circostante ospita lo stagno alimentato dal Rio Lu Chissaggiu, asciutto nei mesi estivi, e un'immensa distesa di olivi e frutteti, all'interno di appezzamenti delimitati da muretti a secco.



    header

     
    Top
    .
6 replies since 28/8/2011, 11:24   4190 views
  Share  
.