RIGOLETTO

Giuseppe Verdi

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  1. tomiva57
     
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    Rigoletto
    Da Wikipedia



    250px-Titta_Ruffo_as_Rigoletto
    Titta Ruffo nei panni di Rigoletto



    Lingua originale: italiano
    Musica: Giuseppe Verdi
    (spartito online )
    Libretto: Francesco Maria Piave
    (libretto online)
    Fonti letterarie: Victor Hugo,
    Le Roi s'amuse
    Atti: tre
    Prima rappresentazione: 11 marzo 1851
    Teatro: Teatro La Fenice, Venezia


    Personaggi:

    Il Duca di Mantova (tenore)
    Rigoletto, suo buffone di Corte (baritono)
    Gilda, figlia di Rigoletto (soprano)
    Sparafucile, bravo (basso)
    Maddalena, sorella di Sparafucile (contralto)
    Giovanna, custode di Gilda (mezzosoprano)
    Il Conte di Monterone (baritono)
    Marullo, cavaliere (baritono)
    Matteo Borsa, cortigiano (tenore)
    Il conte di Ceprano (basso)
    La contessa di Ceprano (mezzosoprano)
    Un usciere di corte (basso)
    Un paggio della Duchessa (soprano)
    Cavalieri, dame, paggi, alabardieri (coro)

    « Pari siamo!... io la lingua, egli ha il pugnale »


    (Rigoletto, atto I, scena VIII)



    Rigoletto è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse ("Il re si diverte").

    La prima ebbe luogo l'11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di Venezia. Questi gli interpreti di quel debutto: Il Duca di Mantova, Raffaele Mirante, tenore; Rigoletto, Felice Varesi, baritono; Gilda, Teresina Brambilla, soprano; Sparafucile, Feliciano Ponz, basso; Maddalena, Annetta Casaloni, contralto; Giovanna, Laura Saini, mezzosoprano; Il Conte di Monterone, Paolo Damini, baritono; Il Cavaliere di Marullo, Francesco Kunerth, baritono. Il Conte di Ceprano, Andrea Bellini, basso.

    Con Il trovatore (1853) e La traviata (1853) è parte della cosiddetta "trilogia popolare" di Verdi.

    Centrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, Rigoletto fu inizialmente oggetto della censura austriaca. La stessa sorte era toccata nel 1832 a Le Roi s'amuse, bloccata dalla censura e riproposta solo 50 anni dopo la prima.

    Nel dramma di Hugo, che non piacque né al pubblico né alla critica, erano infatti descritte senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese, con al centro il libertinaggio di Francesco I, re di Francia. Nell'opera si arrivò al compromesso di far svolgere l'azione alla corte di Mantova, a quel tempo non più esistente, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova, e cambiando il nome del protagonista da Triboulet a Rigoletto (dal francese rigoler che significa ridere).

    Intenso dramma di passione, tradimento, amore filiale e vendetta, Rigoletto non solo offre una combinazione perfetta di ricchezza melodica e potenza drammatica, ma pone lucidamente in evidenza le tensioni sociali e la subalterna condizione femminile in una realtà nella quale il pubblico ottocentesco poteva facilmente rispecchiarsi. Dal punto di vista musicale abbiamo, fin dal preludio, il ripetersi costante del Tema della maledizione, la ripetizione della nota Do in ritmo puntato.



    Trama

    La scena è ambientata a Mantova e dintorni nel XVI secolo.


    Atto I

    Al Palazzo Ducale di Mantova, durante una festa, il Duca discorre con il fido Borsa su una fanciulla (Gilda) che egli vede sempre all'uscita della chiesa (Della mia bella incognita borghese). Borsa lo distrae mostrandogli le beltà delle dame presenti. Dopo aver dichiarato il suo spirito libertino in una canzone (Questa o quella per me pari sono), il Duca corteggia la Contessa di Ceprano, provocando la rabbia del marito, che viene schernito da Rigoletto, il buffone di corte. Intanto, in disparte, il cortigiano Marullo racconta ai suoi amici che Rigoletto, sebbene gobbo e deforme, avrebbe un'amante. In realtà la giovane, creduta erroneamente sua amante, altri non è che la figlia Gilda.
    Palazzo Ducale di Mantova.

    Improvvisamente appare il Conte di Monterone, vecchio nemico del Duca, che lo accusa pubblicamente di avergli sedotto la figlia. Rigoletto lo irride (Voi congiuraste contro noi, signore) e Monterone maledice lui e il Duca. Il Duca ordina di arrestare il Conte, mentre Rigoletto, spaventato per le parole di Monterone, fugge.

    Mentre è sulla strada di casa il buffone viene avvicinato da Sparafucile, un sicario prezzolato, che gli offre i suoi servigi. Rigoletto lo allontana. Quindi, giunto sulla soglia di casa, ripensa alla sua vita infelice da buffone e alla maledizione di Monterone, che lo ha profondamente turbato (Quel vecchio maledivami).

    Tornato a casa, riabbraccia Gilda e raccomanda alla cameriera Giovanna di vegliare su di lei (Veglia, o donna, questo fiore); ma il Duca si è già introdotto nella casa e osserva di nascosto la scena. Poco dopo Rigoletto se ne va e Gilda viene avvicinata dal Duca, che le dichiara il suo amore, spacciandosi per uno studente povero, Gualtier Maldè. Andatosene anche il Duca, Gilda canta il suo amore per lui (Gualtier Maldé... Caro nome...).

    Nelle vicinanze, Marullo sta organizzando con un gruppo di cortigiani il rapimento di quella che crede essere l'amante di Rigoletto (Zitti, zitti, moviamo a vendetta) e si fa aiutare dallo stesso inconsapevole buffone che, bendato, gli tiene ferma la scala d'accesso alla terrazza. Solo quando tutti sono partiti, egli capisce la verità.


    Atto II

    All'oscuro di tutto, il Duca di Mantova, tornato a cercare Gilda, si dispera per il suo rapimento. Quando i cortigiani lo informano di aver rapito l'amante di Rigoletto, egli comprende cosa è successo e si fa portare Gilda in camera (Possente amor mi chiama).

    Entra Rigoletto che, fingendo indifferenza (La rà, la rà), cerca la figlia, deriso dal crocchio di cortigiani. Quando capisce che Gilda si trova nella camera del Duca, sfoga la sua ira imprecando contro i nobili, che però gli impediscono di raggiungere la stanza (Cortigiani, vil razza dannata). Esce Gilda e finalmente rivela al padre come ha conosciuto il giovane di cui ignorava la vera identità (Tutte le feste al tempio). Per vendicare la figlia disonorata, Rigoletto medita una terribile vendetta.

    Passa frattanto Monterone, che sta per essere condotto al supplizio. Il vecchio nobile si ferma e osserva il Duca ritratto in un quadro, constatando amaramente che la sua maledizione è stata vana. Quindi esce. Udite le sue parole, Rigoletto replica che la vendetta invece arriverà (Sì, vendetta, tremenda vendetta!). Egli ha già deciso di rivolgersi al sicario Sparafucile per chiedergli di uccidere il Duca.


    Atto III




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    Mantova, scultura a Rigoletto nell'omonima casa

    Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l'uomo che ella continua, nonostante tutto, ad amare. La conduce perciò alla locanda di Sparafucile, nella periferia di Mantova, dove si trova il Duca, adescato dalla sorella del sicario, Maddalena. Gilda ha così modo di vedere di nascosto il Duca, mentre questi canta un elogio all'amore libertino (La donna è mobile).

    Mentre all'esterno si avvicina un temporale, il Duca amoreggia con Maddalena (Bella figlia dell'amore), quindi va a riposare al piano superiore. Rigoletto dà ordine alla figlia di tornare a casa e di partire immediatamente alla volta di Verona, travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con Sparafucile, si allontana anch'egli dalla locanda. Ma Gilda, già in abiti maschili, torna presso la locanda e ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge. Maddalena infatti, invaghitasi anch'essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto il mandante del delitto, Rigoletto, non appena giungerà con il denaro. Sparafucile non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso: aspetterà la mezzanotte (Se pria che abbia il mezzo la notte toccato) e ucciderà il primo uomo che entrerà nell'osteria. Gilda decide immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, ella bussa alla porta della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario.

    Sparafucile consegna il corpo in un sacco a Rigoletto, che è soddisfatto di aver portato a compimento la vendetta. Tuttavia, quando ode in lontananza la voce del Duca che canticchia La donna è mobile, sconvolto e raggelato, si chiede di chi sia allora il corpo nel sacco. Lo apre e vede Gilda in fin di vita, che in un ultimo anelito chiede perdono al padre e muore tra le sue braccia. Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione del vecchio Monterone si è avverata (Ah la maledizione!).


    Brani celebri




    "La donna è mobile"









    “Un dì se ben rammentomi ...Bella figlia dell'amore”




    Atto I




    Preludio






    Questa o quella per me pari sono (ballata del Duca)






    Quel vecchio maledivami (duetto tra Rigoletto e Sparafucile)









    Pari siamo! (monologo di Rigoletto)









    Figlia! Mio padre! (duetto tra Rigoletto e Gilda)








    È il sol dell'anima (duetto tra il Duca e Gilda)







    Caro nome (romanza di Gilda)





    Atto II







    Ella mi fu rapita!... Parmi veder le lagrime (scena ed aria del Duca)







    Cortigiani, vil razza dannata (aria di Rigoletto)








    Tutte le feste al tempio... Sì, vendetta, tremenda vendetta (duetto tra Rigoletto e Gilda)





    Atto III












    La donna è mobile (canzone del Duca)









    Un dì se ben rammentomi... Bella figlia dell'amore (quartetto)









    V'ho ingannato colpevole fui





    Numeri musicali


    Atto I

    1 Preludio
    2 Introduzione
    Introduzione Della mia bella incognita borghese (Duca, Borsa) Scena I
    Ballata Questa o quella per me pari sono (Duca) Scena I
    Minuetto e Perigordino Partite?... Crudele! (Duca, Contessa, Rigoletto, Coro, Borsa) Scena II-III
    Coro Gran nuova! Gran nuova! (Marullo, Duca, Rigoletto, Ceprano, Coro) Scena IV-V
    Seguito dell'Introduzione Ch'io gli parli (Monterone, Duca, Rigoletto, Coro) Scena VI
    Stretta dell'Introduzione Oh tu che la festa audace hai turbato (Tutti meno Rigoletto) Scena VI
    3 Duetto di Rigoletto e Sparafucile
    Duetto Quel vecchio maledivami! (Rigoletto, Sparafucile) Scena VII
    4 Scena e Duetto di Rigoletto e Gilda
    Scena Pari siamo!... io la lingua, egli ha il pugnale (Rigoletto) Scena VIII
    Scena Figlia!... - Mio padre! (Rigoletto, Gilda) Scena IX
    Duetto Deh, non parlare al misero (Rigoletto, Gilda) Scena IX
    Tempo di mezzo Già da tre lune son qui venuta (Gilda, Rigoletto, Giovanna) Scena IX-X
    Cabaletta Veglia, o donna, questo fiore (Rigoletto, Gilda, Giovanna, Duca) Scena X-XI
    5 Scena e Duetto di Gilda e Duca
    Scena Giovanna, ho dei rimorsi... (Gilda, Giovanna, Duca) Scena XII
    Duetto È il sol dell'anima, la vita è amore (Duca, Gilda) Scena XII
    Tempo di mezzo Che m'ami, deh, ripetimi... (Duca, Gilda, Ceprano, Borsa, Giovanna) Scena XII
    Cabaletta Addio... speranza ed anima (Gilda, Duca) Scena XII
    6 Aria di Gilda
    Scena Gualtier Maldè!... (Gilda) Scena XII
    Aria Caro nome che il mio cor (Gilda) Scena XII
    Scena È là... - Miratela (Borsa, Ceprano, Coro) Scena XIV
    7 Finale I
    Scena Riedo!... perché? (Rigoletto, Borsa, Ceprano, Marullo) Scena XV
    Coro Zitti, zitti, muoviamo a vendetta (Coro) Scena XV
    Stretta del Finale I Soccorso, padre mio! (Gilda, Rigoletto, Coro) XVScena



    Atto II

    8 Scena e Aria del Duca
    Scena Ella mi fu rapita! (Duca) Scena I
    Aria Parmi veder le lagrime (Duca) Scena I
    Tempo di mezzo Duca, Duca! - Ebben? (Coro, Duca) Scena II
    Coro Scorrendo uniti remota via (Coro) Scena II
    Cabaletta Possente amor mi chiama (Duca, Coro) Scena II
    9 Scena e Aria di Rigoletto
    Scena Povero Rigoletto! (Marullo, Ceprano, Rigoletto, Paggio, Borsa, Coro) Scena III-IV
    Aria Cortigiani, vil razza dannata (Rigoletto) Scena IV
    10 Scena e Duetto di Rigoletto e Gilda
    Scena Mio padre! - Dio! Mia Gilda! (Gilda, Rigoletto, Coro) Scena V-VI
    Duetto Tutte le feste al tempio (Gilda, Rigoletto) Scena VI
    Tempo di mezzo Compiuto pur quanto a fare mi resta (Rigoletto, Gilda, Usciere, Monterone) Scena VI-VII
    Cabaletta Sì, vendetta, tremenda vendetta (Rigoletto, Gilda) Scena VIII


    Atto III

    11 Scena e Canzone del Duca
    Scena E l'ami? - Sempre (Rigoletto, Gilda, Duca, Sparafucile) Scena I-II
    Canzone La donna è mobile (Duca) Scena II
    Recitativo È là il vostr'uomo... (Sparafucile, Rigoletto) Scena II
    12 Quartetto
    Scena Un dì, se ben rammentomi (Duca, Maddalena, Rigoletto, Gilda) Scena III
    Quartetto Bella figlia dell'amore (Duca, Maddalena, Rigoletto, Gilda) Scena III
    Recitativo M'odi, ritorna a casa... (Rigoletto, Gilda) Scena III
    13 Scena, Terzetto, Tempesta
    Scena Venti scudi hai tu detto? (Rigoletto, Sparafucile, Duca, Gilda, Maddalena) Scena IV-V-VI
    Terzetto Somiglia un Apollo quel giovine... (Maddalena, Gilda, Sparafucile) Scena VI
    Tempesta Scena VI
    14 Scena e Duetto finale
    Scena Della vendetta alfin giunge l'istante! (Rigoletto, Sparafucile, Gilda) Scena VII-VIII-IX-X
    Duetto V'ho ingannato... colpevole fui... (Gilda, Rigoletto) Scena X

     
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  2. gheagabry
     
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    Rigoletto


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    « Pari siamo!... io la lingua, egli ha il pugnale »
    (Rigoletto, atto I, scena VIII)


    Rigoletto è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse ("Il re si diverte").
    La prima ebbe luogo l'11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di Venezia. Questi gli interpreti di quel debutto: Il Duca di Mantova, Raffaele Mirante, tenore; Rigoletto, Felice Varesi, baritono; Gilda, Teresina Brambilla, soprano; Sparafucile, Feliciano Ponz, basso; Maddalena, Annetta Casaloni, contralto; Giovanna, Laura Saini, mezzosoprano; Il Conte di Monterone, Paolo Damini, baritono; Il Cavaliere di Marullo, Francesco Kunerth, baritono. Il Conte di Ceprano, Andrea Bellini, basso.
    Con Il trovatore (1853) e La traviata (1853) è parte della cosiddetta "trilogia popolare" di Verdi.
    Centrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, Rigoletto fu inizialmente oggetto della censura austriaca. La stessa sorte era toccata nel 1832 a Le Roi s'amuse, bloccata dalla censura e riproposta solo 50 anni dopo la prima.
    Nel dramma di Hugo, che non piacque né al pubblico né alla critica, erano infatti descritte senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese, con al centro il libertinaggio di Francesco I, re di Francia. Nell'opera si arrivò al compromesso di far svolgere l'azione alla corte di Mantova, a quel tempo non più esistente, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova, e cambiando il nome del protagonista da Triboulet a Rigoletto (dal francese rigoler che significa ridere).
    Intenso dramma di passione, tradimento, amore filiale e vendetta, Rigoletto non solo offre una combinazione perfetta di ricchezza melodica e potenza drammatica, ma pone lucidamente in evidenza le tensioni sociali e la subalterna condizione femminile in una realtà nella quale il pubblico ottocentesco poteva facilmente rispecchiarsi. Dal punto di vista musicale abbiamo, fin dal preludio, il ripetersi costante del Tema della maledizione, la ripetizione della nota Do in ritmo puntato.

    Trama


    La scena è ambientata a Mantova e dintorni nel XVI secolo.
    Atto I
    Al Palazzo Ducale di Mantova, durante una festa, il Duca discorre con il fido Borsa su una fanciulla (Gilda) che egli vede sempre all'uscita della chiesa (Della mia bella incognita borghese). Borsa lo distrae mostrandogli le beltà delle dame presenti. Dopo aver dichiarato il suo spirito libertino in una canzone (Questa o quella per me pari sono), il Duca corteggia la Contessa di Ceprano, provocando la rabbia del marito, che viene schernito da Rigoletto, il buffone di corte. Intanto, in disparte, il cortigiano Marullo racconta ai suoi amici che Rigoletto, sebbene gobbo e deforme, avrebbe un'amante. In realtà la giovane, creduta erroneamente sua amante, altri non è che la figlia Gilda.

    Improvvisamente appare il Conte di Monterone, vecchio nemico del Duca, che lo accusa pubblicamente di avergli sedotto la figlia. Rigoletto lo irride (Voi congiuraste contro noi, signore) e Monterone maledice lui e il Duca. Il Duca ordina di arrestare il Conte, mentre Rigoletto, spaventato per le parole di Monterone, fugge.
    Mentre è sulla strada di casa il buffone viene avvicinato da Sparafucile, un sicario prezzolato, che gli offre i suoi servigi. Rigoletto lo allontana. Quindi, giunto sulla soglia di casa, ripensa alla sua vita infelice da buffone e alla maledizione di Monterone, che lo ha profondamente turbato (Quel vecchio maledivami).
    Tornato a casa, riabbraccia Gilda e raccomanda alla cameriera Giovanna di vegliare su di lei (Veglia, o donna, questo fiore); ma il Duca si è già introdotto nella casa e osserva di nascosto la scena. Poco dopo Rigoletto se ne va e Gilda viene avvicinata dal Duca, che le dichiara il suo amore, spacciandosi per uno studente povero, Gualtier Maldè. Andatosene anche il Duca, Gilda canta il suo amore per lui (Gualtier Maldé... Caro nome...).
    Nelle vicinanze, Marullo sta organizzando con un gruppo di cortigiani il rapimento di quella che crede essere l'amante di Rigoletto (Zitti, zitti, moviamo a vendetta) e si fa aiutare dallo stesso inconsapevole buffone che, bendato, gli tiene ferma la scala d'accesso alla terrazza. Solo quando tutti sono partiti, egli capisce la verità.


    Atto II
    All'oscuro di tutto, il Duca di Mantova, tornato a cercare Gilda, si dispera per il suo rapimento. Quando i cortigiani lo informano di aver rapito l'amante di Rigoletto, egli comprende cosa è successo e si fa portare Gilda in camera (Possente amor mi chiama).
    Entra Rigoletto che, fingendo indifferenza (La rà, la rà), cerca la figlia, deriso dal crocchio di cortigiani. Quando capisce che Gilda si trova nella camera del Duca, sfoga la sua ira imprecando contro i nobili, che però gli impediscono di raggiungere la stanza (Cortigiani, vil razza dannata). Esce Gilda e finalmente rivela al padre come ha conosciuto il giovane di cui ignorava la vera identità (Tutte le feste al tempio). Per vendicare la figlia disonorata, Rigoletto medita una terribile vendetta.
    Passa frattanto Monterone, che sta per essere condotto al supplizio. Il vecchio nobile si ferma e osserva il Duca ritratto in un quadro, constatando amaramente che la sua maledizione è stata vana. Quindi esce. Udite le sue parole, Rigoletto replica che la vendetta invece arriverà (Sì, vendetta, tremenda vendetta!). Egli ha già deciso di rivolgersi al sicario Sparafucile per chiedergli di uccidere il Duca.
    Atto III
    Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l'uomo che ella continua, nonostante tutto, ad amare. La conduce perciò alla locanda di Sparafucile, nella periferia di Mantova, dove si trova il Duca, adescato dalla sorella del sicario, Maddalena. Gilda ha così modo di vedere di nascosto il Duca, mentre questi canta un elogio all'amore libertino (La donna è mobile).
    Mentre all'esterno si avvicina un temporale, il Duca amoreggia con Maddalena (Bella figlia dell'amore), quindi va a riposare al piano superiore. Rigoletto dà ordine alla figlia di tornare a casa e di partire immediatamente alla volta di Verona, travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con Sparafucile, si allontana anch'egli dalla locanda. Ma Gilda, già in abiti maschili, torna presso la taverna e ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge. Maddalena infatti, invaghitasi anch'essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto il mandante del delitto, Rigoletto, non appena giungerà con il denaro. Sparafucile non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso: aspetterà la mezzanotte (Se pria che abbia il mezzo la notte toccato) e ucciderà il primo uomo che entrerà nell'osteria. Gilda decide immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, ella bussa alla porta della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario.
    Sparafucile consegna il corpo in un sacco a Rigoletto, che è soddisfatto di aver portato a compimento la vendetta. Tuttavia, quando ode in lontananza la voce del Duca che canticchia La donna è mobile, sconvolto e raggelato, si chiede di chi sia allora il corpo nel sacco. Lo apre e vede Gilda in fin di vita, che in un ultimo anelito chiede perdono al padre e muore tra le sue braccia. Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione del vecchio Monterone si è avverata (Ah la maledizione!).





    La donna è mobile
    Qual piuma al vento,
    Muta d'accento - e di pensiero.
    Sempre un amabile,
    Leggiadro viso,
    In pianto o in riso, - è menzognero.
    È sempre misero
    Chi a lei s'affida,
    Chi le confida - mal cauto il core!
    Pur mai non sentesi
    Felice appieno
    Chi su quel seno - non liba amore!
    Questi versi sono ispirati a una frase di Francesco I di Francia:
    «Souvent femme varie, – Bien fol est qui s'y fie!»
    A sua volta la frase fu ripresa da Victor Hugo nel dramma Le roi s'amuse, da cui è tratto Rigoletto. Hugo vi aggiunse il verso:
    «Une femme souvent – N'est qu'une plume au vent!»



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