CUCINA LIGURE

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    La cucina ligure






    La cucina ligure derivata soprattutto dalla cucina genovese, poggia le sue basi su vari piatti che si identificano nella ormai famosa e seguitissima dieta mediterranea. Quindi piatti scarsamente grassi, ricchi di fibre vegetali e proteine, di molta leggerezza e saporosità, ottenuti con freschissimi prodotti ittici, ortaggi, pasta (fresca e secca), carni avicole e ovine e formaggi.





    <p align="center">Coniglio alla ligure






    La cucina raffinata era nel passato retaggio di nobili e ricchi, in quanto potevano permettersi uno o più cuochi, la cucina della povera gente spaziava dalle zuppe di ortaggi - molto meno di pesce - e, quando c'era l'occasione, piatti più consistenti con l'utilizzo di frattaglie ovine e bovine.
    Immancabili, comunque negli ortaggi ripieni (verdue pinn-ne), nei "porpettoin" (polpettoni) ed in altri piatti tipici, le erbette al posto delle costosissime spezie, merce esclusiva dei nemici veneziani.
    Per chi aveva un lavoro pesante e poco tempo per la tavola, come i "camalli" e i "carovana" (forzuti scaricatori di ogni tipo di merce), mete obbligate erano le "Sciamadde" (in italiano "Fiammate", botteghe di torte e farinate dove appunto, tutto era cotto con le fiamme del fuoco a legna) e le friggitorie. Nella "Sciamadda" venivano servite l'aurea farinata appena sfornata





    Farinata





    e le squisite torte di verdure caratterizzate dalla "prescinseua".





    Prescinseua





    Un mangiare gustoso, nutriente e di poco costo, che si poteva consumare anche in piedi, in particolare la farinata (fainà), sorta di morbida e sottilissima focaccia fatta con farina di ceci, olio d'oliva e sale, spolverata di pepe appena tolta dal forno che, spesso, si ci farciva un panino.

    Proprio sulla "fainà", la Repubblica di Genova emise nel 1447 un singolare decreto: (Furnari quod pretium exigere debeant in coquendo scribilitas), quale prezzo debbono esigere i fornai, per cuocere le scribilite…Il termine scribilita era l'antico nome della farinata.
    Ma non solo. Altri decreti ne imponevano l'impiego di buon olio d'oliva e la misura del testo, ossia del tegame. Mentre le torte di verdure, tra cui la famosa pasqualina, erano già note anche ai "foresti" (gli stranieri).





    Torta pasqualina




    Infatti nei pranzi ufficiali indetti da nobili o potenti per illustri o noti ospiti, venivano citate come "torte di verdure all'uso di Genova". Altro cibo fatto con la farina di ceci erano e sono ancor oggi, la "panissa" e i "coccolli". La panissa è una polentina che, fatta raffreddare, viene tagliata a strisce e fritta in caldissimo e fragrante olio d'oliva, oppure tagliata a dadini e rosolata nell'olio con cipolline novelle, e spolverata di pepe. Un piatto, quest'ultimo, ormai desueto, che meriterebbe di ritornare sulle nostre tavole per la sua bontà.





    Panissa ai cipollotti





    Panissa fritta





    Il merluzzo conservato sotto sale (il baccalà) e quello essiccato all'aria (stoccafisso), danno origine ad una moltitudine di piatti tipici genovesi e liguri.





    Baccala' alla ligure
    Altra leccornia, la semplice ma invitante "fugassa": calda, morbida o appena croccante focaccia di farina di frumento, irrorata d'olio d'oliva e cosparsa di grani di sale marino grosso nelle fossette lasciate dalle punte delle dita, ottenuta impastando la farina con acqua, il crescente (lievito naturale), l'olio e il sale, e fatta lievitare per molte ore prima di infornarla.

    Una piccola curiosità sul pesto. I marinai sono stati nei secoli i principali involontari mezzi di interscambio tra le cucine del mediterraneo. Arrivando con le loro navi portavano spezie e prodotti da luoghi lontani e assaggiavano i piatti tipici dei porti che li ospitavano. In Liguria nei piccoli porticcioli circondati da una terra impervia e scoscesa, quando venivano avvistate le navi in lontananza, le donne uscivano di fretta dalle case. Andavano nei loro orti ricavati terrazzando la montagna e raccoglievano le foglie profumate del basilico. Nei mortai mettevano i pinoli, doni spontanei della natura, dalle proprietà afrodisiache e l'aglio che conferiva al sugo un profumo intenso.
    Era allora che tornando i profumi si mischiavano, i marinai da sempre uomini rozzi e violenti, diventavano ad un tratto dolci e curiosi di nuove sensazioni d'amore.

    P.S: I pinoli fin da tempi remoti erano considerati potenti afrodisiaci. Galeno, già nel secondo secolo D.C. raccomandava agli uomini di bere, prima di coricarsi, un bicchiere di miele accompagnato da 20 mandorle e da 100 pinoli.







    Pesto ligure






    La gastronomia regionale ha la caratteristica di unire spesso indissolubilmente Storia, Leggenda e Fantasia e col passare del tempo diviene sempre più difficile districarsi in esse:
    pensate che in alcuni testi di ricette liguri si fa risalire la nascita del “PREBOGGION” (miscuglio di erbe selvatiche) a Goffredo di Buglione che i crociati genovesi, si racconta, risollevarono moralmente e fisicamente proprio facendogli mangiare un tale ripieno.

    Venendo a tempi più recenti, come raccontava alcuni anni fa un giornale locale di cronaca e curiosità “IL CORRIERE DI RAPALLO”, il “PANSOTO” con la salsa di noce è nato in una frazione di Rapallo: “S.Martino di Noceto” che come dice il nome aveva una ricchissima produzione di noci ma anche, come tutta la Liguria, tanta povertà.
    Bene: per rendere più gustose e mangiabili le erbe selvatiche che, non dovendole seminare e coltivare, costavano solo la fatica di raccoglierle venne realizzato questo raviolo molto panciuto e ripieno di “PREBOGGION” e mangiato con la salsa di noci rendendo perciò tale piatto non solo nutriente ma anche molto gustoso.




    <p align="center">
    Pansotti alla salsa di noci




    Un aspetto curioso e interessante del comprensorio che va da Recco a Rapallo è che quasi tutte le specialità gastronomiche nate in questa area hanno travalicato come conoscenza e diffusione i confini liguri: la FOCACCIA col FORMAGGIO di Recco è ormai apprezzata e conosciuta non solo in Italia ma anche in Inghilterra ( nel 1995, dicono i bene informati, è stata degustata sia dalla Regina Elisabetta che da Suo figlio Principe Carlo che l’avrebbero trovata deliziosa) ed in Giappone dove fu fatta assaggiare da alcuni Ristoratori Recchelini agli espositori e visitatori di una fiera internazionale di eno-gastronomia.
    Una leggenda a proposito della nascita della focaccia di Recco narra che tra il Cinquecento ed il Seicento, quando Recco era obiettivo degli attacchi dei corsari musulmani, gli uomini fossero rimasti come sempre a difendere la terra, mentre le donne erano scappate nell'entroterra con i vecchi ed i bambini, portandosi dietro farina, olio, sale. Una volta al sicuro, impastarono la farina con l'acqua dei torrenti e barattarono il sale e l'olio in sovrabbondanza con il formaggio. Gli anziani, che avevano raccolto la legna e acceso il fuoco, poggiarono sulle braci alcune lastre d'ardesia dove cuocere il preparato. Nasceva così la focaccia di Recco.







    Focaccia di Recco






    ripieni caratterizzano da sempre questa cucina; sono costituiti da ingredienti poveri ma molto gustosi: gli ortaggi vengono mescolati con erbe aromatiche, formaggi, uova, pinoli, pistacchi ecc. Oppure pensiamo alla cima denominata alla genovese ma diffusa in tutta la Liguria e nelle zone limitrofe: una tasca di pancia di vitella riempita con verdure, ricotta, pistacchi, formaggio, lingua e quant'altro, cucita e cotta nell'acqua o al forno; un piatto ricco e gustoso di antichissima tradizione, la cui ricetta si trova già nel "Libro de arte culinaria" di Maestro Martino che operò presso molte corti intorno alla metà del XV secolo. Così fornisce la ricetta denominata "Per far una ventresca di vitello piena". "Piglia la pancia del vitello et fagli un bugio (= buco) nel canto (= lato) tanto che tu ce possi mettere il pieno, il quale deve essere de queste cose sotto infrascripte, cioè: de bon caso vecchio, quattro ova, un pocho di pepe un pocho rotto, un pocho di zaffano, de uva passa, et un pocho de petrosello et maiorana et menta baptuta bene; et meschia tutte queste cose inseme. Et dapoi mettile in la ditta pancia, et ponila a cocere allesso, et fa' che sia ben cotta." come pure ci offre la ricetta della minestra d'erbe: "Togli le foglia di viete (= bietola), et un pocha di borragine et fagli dare un boglio in acqua chiara bogliente quando le mitti dentro; dapoi cacciale fore et battile molto bene col coltello. Et togli un pocho de petrosillo, et di menta cruda, et similemente le batti co le ditte herbe. Dapoi macinale bene nel mortale, et mittile in una pignatta con brodo grasso et falle bollire un pocho. Et se ti pare mettevi un pocho di pepe."
    In questo trattato vi è inoltre ricordata la torta di riso ancora in uso: "Lava il riso et nettalo molto bene, et fallo cocere in lacte o in bono brodo grasso tanto che sia ben cotto; et poi il cavarai fora sopra ad un tagliero et lassaralo asciucchare et pigliarai un pocho di bono cascio frescho pistato molto bene giungendovi dece bianchi d'ova, del zucchero et dell'acqua rosata. Et anchora piacendoti vi poterai mettere un pocho di lacte quanto tene un piccholo bicchieri. Et mescolato bene ogni cosa inseme la metterai bene a cocere in la padella..."







    Cima alla genovese confezionata






    Cima alla genovese







    Torta di riso






    Molte sono le ricette "di terra" sopravvissute attraverso i secoli, dalle troffie al pesto, alla farinata, alla trippa alla genovese molto più delicata rispetto a quella di altre regioni italiane perché arricchita di funghi e pinoli, ai "pansotti" ripieni principalmente di verdure cotte al forno, conditi con sughi molto semplici come la salsa di noci.
    Vi è poi la cucina "di mare". Cucina marinara con pesci e crostacei da scoglio e profondità come quelli del Golfo Ligure. Pesci azzurri come le acciughe, i limonetti e gli splendidi bianchetti, oppure altri quali i pesci luna, i saragli ed i branzini. Inoltre i crostacei come i magnifici gamberoni rossi di Santa Margherita e Porto Maurizio ed i "batti-batti" di La Spezia (specie di astici così chiamati poiché battono le chele sugli scogli).
    La cucina ligure è stata anche arricchita da apporti esterni poiché, nel corso dei secoli, i commerci attivati dalla Repubblica Marinara di Genova, hanno introdotto l'uso di alimenti come lo stoccafisso ed il baccalà, prodotti in paesi lontani ma che hanno dato vita ad una molteplicità di piatti dal gusto forte come la zuppa detta "Buridda".
    La vicinanza con la Francia ha contribuito a scambi di cui troviamo tracce qua e là. Tracce e segnali che animavano tutto il sud-ovest dell'Europa: è infatti incredibile quanti elementi gastronomici ricorrenti vi siano fra la cucina ligure, e quella catalana, quella provenzale e quella portoghese. Il pesce per eccellenza è quello conservato: l'azzurro, oppure merluzzo, confezionati e sapientemente manipolati.
    Genova nella storia del nostro paese e del mondo ha avuto un ruolo da protagonista di primo piano. La sua importanza come città-porto, la portò ad essere crocevia di culture, arti ed anche, conseguentemente al benessere economico, regina della tavola.







    Gamberi rossi






    Il Rinascimento è certamente il periodo di massimo splendore: a Genova vi erano botteghe di ogni sorta e persino la corporazione dei "Maccheroni"; i cuochi genovesi erano già tra i più famosi del tempo e venivano contesi in varie città d'Italia con la possibilità di arricchire questa cucina con varie esperienze. Lo stoccafisso e il baccalà, ad esempio, in Liguria conoscono mille usi e ricette anche se la loro provenienza è lontana.
    L'autentica cucina ligure inizia a svilupparsi dopo il '700, abbastanza priva dalle massicce influenze francesi, riesce a mantenere un suo preciso carattere mediterraneo. Le salse preparate nel mortaio sono di influenza saracena (pesto, salsa di noci) ed è solamente in questo periodo che fa la sua prima comparsa il pomodoro. Questa ricchezza di prodotti di scambio viene ad unirsi alla infinita gamma di prodotti della terra, che, grazie ad un microclima umido ed eccezionale per il nord Italia, creò una varietà di ortaggi e frutti tale da racchiudere la quasi totalità del coltivabile.







    Salsa di noci






    Le principali ricette liguri sono:
    primi piatti: troffie al pesto, trenette avvantagiae (pesto, patate e fagiolini), testatori al pesto (dischetti di pasta cotti sulla piastra - un tempo sui testi e per questo si chiamano testatori o testaroli - e conditi col pesto), pansotti (ravioli di magro) con salsa di noci, ravioli al ragù di funghi, minestrone alla genovese, minestra di bianchetti, minestra di lattuga ripiena, risotto di carciofi, risotto con asparagi, zuppa di ceci.
    secondi piatti: coniglio con le olive, stoccafisso accomodato, burrida di stoccafisso, sgombri con piselli, cima alla ligure ripiena, coda di stoccafisso ripiena, pesce al forno con patate e pinoli, con patate e carciofi, con patate e asparagi, bianchetti con carciofi, calamari ripieni, zimin di seppie, vitello all'uccelletto con carciofi.
    piatti vari: torta Pasqualina, frittatina con bianchetti, tomaxelle, torta di verdura, farinata di ceci, farinata di grano, cappon magro.







    Cappon magro






    dolci: panettone genovese, amaretti di Sassello, torta di zucca, budino alle uova.
    I piatti citati no n sono che alcuni esempi della ricchissima gamma di proposte e di varianti che la cucina ligure può offrire. Piatti realizzati con elementi molto vari e variati che rispecchiano la storia e la posizione geografica di questa terra, come il carattere forte, laborioso e parsimonioso dei suoi abitanti. Le ricette liguri infatti sono tutte saporite, elaborate e in genere poco dispendiose perché il loro "pathos" deriva per lo più dai profumi delle erbe usate in buona quantità e dai contorni che si avvalgono della ricchezza di ortaggi sapientemente cucinati.







    Canestrelli







    Biscotti lagaccio







    Pandolce ligure






    Alcune ricette tipiche liguri






    I testaroli






    I Testaroli rappresentano la tipica ricetta "povera" dei contadini di Lunigiana, perchè sono un piatto molto semplice a base di farina, acqua e sale. Nonostante lo scarso numero di ingredienti, possono risultare un piatto difficile da preparare nella gestione delle dosi. Ma la squisitezza di tale ricetta ben ripaga della fatica e dei tentativi.
    Mescolate seicento grammi di farina con un litro d'acqua ed una presa di sale fino ad ottenere una crema. Riscaldare un testo (piastra di ferro) o, in alternativa, una normale padella antiaderente e versare la miscela tanto da ottenere un disco spesso 3-4 millimetri.
    Cucinare bene entrambi i lati e ripetere la procedura per la miscela intera.
    I testaroli così preparati possono essere utilizzati subito o impilati e lasciati raffreddare per un loro impiego in un momento successivo. Se i testaroli sono stati lasciati raffreddare occorre scaldarli immergendoli qualche minuto in acqua bollente. Si condiscono con pesto ma anche olio extravergine e parmigiano reggiano o pomodoro o...







    Testiroli col pesto






    Mesciua






    Dosi per 4 persone: 300 g di fagioli cannellini secchi - 200 g di ceci secchi - 50 g di chicchi di grano duro - 1 pizzico di bicarbonato - 2 litri d'acqua - 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva - sale e pepe.
    Mettete i legumi a bagno per una notte in acqua tiepida con 1 pizzico di bicarbonato: i ceci e il grano insieme, i fagioli in un altro recipiente.
    Scolate ceci e grano e sciacquateli a lungo nel colapasta per eliminare eventuali impurità e i residui di bicarbonato.
    Lessateli per 2 ore e ½ in una pentola con 2 litri d'acqua.
    Sciacquate a lungo anche i fagioli, scolateli e versateli nella minestra dopo 45 minuti dall'inizio della cottura ( i fagioli, infatti, hanno bisogno di una cottura meno lunga).
    Prelevate con un mestolo una parte dei cannellini, frullateli e versateli nuovamente nella minestra.
    Procedete così solo se, durante la cottura, non se ne siano disfatti abbastanza dando densità alla minestra.
    Salate, pepate e condite con l'olio mescolando energicamente.
    Servite la mesciua calda.













    fonte dal web

    Edited by tappi - 24/8/2011, 21:51
     
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    ... Altro sulla cucina ligure ...



    Cinque terre


    Natura e lavoro dell'uomo consentirono al popolo ligure non solo sostentamento, ma anche lo sviluppo di una cultura gastronomica tra le più ricche del paese. Il castagno assicurava i frutti da essiccare per ricavarne farina e favoriva il mantenimento dell'humus adatto per tutti i tipi di funghi che crescono sui monti prossimi alla costa.

    Anche il mare racconta l'evoluzione dei liguri di Levante. Le precarie barche di legno venivano spinte, a forza di remi, nelle zone di pesca di pesce azzurro: pesce "povero", ma dal sapore unico! Le alici messe in barili e conservate erano vendute dalle donne, che le trasportavano in ceste, fino ai paesi dell'entroterra. La cucina, con le sue torte alle erbe, le alici ripiene, le zuppe di legumi e pesce, ci parla di tutto questo: di fatica, ingegno e fantasia di un popolo che ha saputo creare piatti unici.


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    Buridda .................. Acciughe ripiene



    La tirchieria addebitata ai Liguri, pertanto, non sembra essere confermata a tavola. Nel medioevo, infatti, i governanti ritennero persino necessario promulgare leggi che invitassero alla moderazione nei banchetti. Mare e aspra terra sono le due facce della tradizione gastronomica ligure dalle mille sfaccettature, intrisa di creatività e saggezza.



    Dal mare...



    Lo stretto legame con il mare suggerisce, ovviamente, i tipici piatti a base di pesce: il cappon magro, la più composita ed unica insalata di pesci, frutti di mare e crostacei, combinati con le verdure, la frittata di bianchetti, gli sgombretti in salsa di piselli, lo stoccafisso, la buridda e lo zimino.


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    Bianchetti al limone



    Dal 1 dicembre al 30 aprile in Liguria si pesca il bianchetto. Si tratta di un termine regionale generico che indica il novellame (cioè i piccoli) di alcune specie di pesci marini, in particolare sarde e acciughe. Questi pesciolini, lunghi dai 3 ai 10 mm, si presentano come un massa biancastra.

    Brodetto di pesci di scoglio, guazzetto di bianchetti, ravioli di pesce o zuppa di cozze alla marinara si fanno ricordare per fantasia e bontà di gusto.



    Dalla terra...



    Non solo mare ma anche terra, dicevamo: trionfano le focacce, la farinata di ceci, le torte salate di carciofi, di asparagi, di funghi, la famosissima torta pasqualina ricoperta da 20 o addirittura 33 sfoglie, il cui ripieno è a base di bietole, carciofi, parmigiano e uova; ed è usanza prepararla nel giorno di Pasqua.


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    Torta pasqualina

    Anche minestre e zuppe sono interpretate con ricchezza di verdure e aromi; lo dimostrano ampiamente il minestrone, suadente, morbido, profumato e avvolgente. Anche la mesciua, un misto di legumi e la sbira, trippa in umido, servita con brodo, hanno avvincente personalità. Il tocco (sugo) di funghi, le lattughe farcite, la frittata di carciofi e funghi o quella di erbette, la scorzonera fritta e i fiori di zucca ripieni di patate accompagnano la più rappresentativa delle pietanze: la cima genovese. Possiamo definire la cima alla genovese una specie di arrosto ripieno poichè questo piatto si compone di una sacca di carne di vitello ed un ripieno. Le origini di questo piatto sono da ricercarsi nell'antichità, quando i contadini e gli allevatori liguri, per non sprecare la carne, ne facevano una sorta di arrosto. In realtà di carne nella cima non c'è n'è molta, infatti, tolta la sacca di carne, il ripieno è costituito principalmente da verdure, pinoli e formaggio.


    okok cucina-ligure
    Panissa .................. Cima ripiena

    Nell'entroterra collinare, sotto i castagni, crescono i funghi porcini che vengono poi proposti nei modi più svariati: alla genovese con aglio e basilico, alla brace, fritti, ripieni, al funghetto, in tegame a strati con patate, aglio e basilico. Le caratteristiche "terrazze" producono pomodori, carciofi, zucchine, asparagi, spinaci e melanzane dal gusto unico.




    La pasta e le farine...



    Semplice ma saporitissima, la farinata assume in Liguria un significato quasi rituale. Preparata con farina di ceci, sottile, croccante, dalla superficie dorata, è un piatto ricco di calorie consumato preferibilmente nel periodo autunnale. L'aggiunta di differenti ingredienti come rosmarino, cipolle, salsiccia hanno creato numerosi versioni di farinata. Savona è la città in cui la tradizione di questo cibo si è mantenuta più viva.

    Cibo povero e fragrante, la focaccia è una classica specialità della Liguria. Alla semplice versione originale vengono aggiunti altri ingredienti come cipolle e olive, creando numerose varianti. Fra queste due sono le più note: la Sardenaira e la focaccia di Recco. Originaria della zona fra Imperia e Ventimiglia, la Sardenaira viene cotta con pomodoro, olive e acciughe. Simbolo gastronomico della cittadina da cui prende il nome, la focaccia di Recco è contraddistinta dall'aggiunta di formaggio fresco.


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    Da non dimenticare il Pane di Triora, il cui nome deriva dal dialetto "tri ora", tre bocche o gole, ovvero quelle create dai torrenti Corte, Argentina e Capriolo. Simbolo dei tre prodotti agricoli della zona, vino, castagne e grano, è un pane casereccio di montagna, fatto con farina integrale, che si riconosce per la forma tonda e larga e per la crusca sul fondo. Un tempo veniva cotto ogni sette giorni nei forni comuni e, ancora oggi, è noto per la sua eccezionale conservabilità. È delizioso affettato e spalmato con il "bruss", formaggio tipico della valle e dell'entroterra imperiese.

    Regione di grande fascino, la Liguria è una delle patrie storiche della pasta di grano duro. Deliziose e inconfondibilmente liguri sono anche le singolari paste fresche: le lasagne, che vengono servite con il pesto versato sopra, i corzetti (palline fatte di una pasta ricchissima di uova), le piccagge (tagliatelle), le trofie e i pansotti con la salsa di noci.




    Le erbe aromatiche...



    Nella cucina ligure sono avvertibili, ancora oggi, influenze arabe e sicule, infatti, dai traffici marittimi con la Sicilia, i Liguri portarono in patria alcune ricette come le trenette ed i ravioli. Col tempo queste influenze si sono amalgamate con quello che è, forse, il carattere distintivo della cucina ligure: l'uso, quasi generalizzato, di erbe aromatiche, di verdure, di odori e di olio d'oliva. La Liguria è, infatti, anche la terra dove spontaneamente crescono erbe aromatiche profumatissime. Prevalgono basilico, timo, maggiorana, rosmarino, salvia, borraggine, che insieme ad altre erbe di campo, vengono utilizzati nelle più svariate maniere per dare ad ogni piatto un tocco di originalità.


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    Trenette al pesto


    Sono ben rappresentate anche le salse in questa grande cucina sensibile ai profumi: tra queste primeggia l'entusiasmante pesto, famoso in tutto il mondo, la salsa di noci, il tocco (sugo) di carne, il tocco di funghi, la salsa verde. Il pesto in particolare, a base del fragrante basilico ligure, è uno dei componenti più famosi di questa cucina.




    L'olio...



    La Liguria ha anche una sua immagine costruita attraverso l'attivo commercio d'olio d'oliva. La presenza dell'olivo in Liguria risale al 3000 a.C., ma la specializzazione dell'olivocoltura nel ponente ligure fu avviata tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento ed ebbe un forte sviluppo anche commerciale dal XVII secolo. L'olio Riviera Ligure DOP si distingue per il gusto fruttato e delicato di oliva matura, quasi per nulla amaro, con sentori di mandorla e pinolo. È l'ideale per la preparazione di maionese e di piatti a base di pesce in generale.




    I dolci...



    Per quanto riguarda i dolci, a Torriglia preparano i canestrelli, a Rapallo i gobeletti, a Sassello gli amaretti con pasta di mandorle e a Genova i notissimi biscotti Lagaccio; il pandolce, il più diffuso e conosciuto, è la versione genovese del panettone, preparato artigianalmente con pasta più compatta e meno lievitata, e molto ricco di uvetta e canditi. Noto anche il Chinotto di Savona: si tratta di una mutazione dell'arancio amaro, la cui cultura è da tre secoli ben radicata in Liguria, nella zona tra Varazze e Finale Ligure e nelle vallate retrostanti. I frutti, grandi come albicocche, con buccia giallo arancio e polpa bianca, vengono sciroppati, conditi e consumati sotto forma di elisir, liquore, marmellata e mostarda.


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    Chinotto di Savona

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    Gobeletti



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    Fonte:rivieraligure.it,naviezafferano.blogspot.it,cucina.corriere.it,web
     
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    Cinque terre





    Stroscia (torta friabile all'olio)



    Ingredienti



    ...per 10 persone:

    1 kr. di farina
    una bustina di lievito per dolci
    250 gr. di zucchero
    mezzo litro di olio di oliva extravergine ligure
    150 ml di Marsala o Vermuth
    60 gr. di mandorle tritate grossolanamente
    scorza di un limone grattugiata
    zucchero a velo



    Preparazione



    Setacciare la farina con il lievito, poi unire lo zucchero tranne cinquanta grammi. Sulla spianatoria fare la fontana e unire l'olio. Iniziare ad impastare piano, quindi aggiungere il liquore e la scorza del limone. Lavorare la pasta con energia. Quindi stendere l'impasto in una teglia unta d'olio e cospargerlo con lo zucchero restante, infornare a 170 gradi e cuocere per un'ora e mezza o finché la torta non sia dorata e biscottata. Far raffreddare e spolverare con zucchero a velo.




    separatori%20(240)




    Tipiche ricette liguri




    Antipasti e salse



    Antipasti di mare:

    Acciughe all'ammiraglia
    Bianchetti al limone
    Boghe a scabeccio (in carpione)
    Brand de cujun
    Frittata di bianchetti
    Pasta di tonno
    Polpo degli zavorristi (Patè di polpo)
    Rotolini di sfoglia con formaggio e acciughe
    Tartellette con pomodoro e acciughe

    Antipasti di terra:

    Cuculli di patate
    Fiori di zucca fritti
    Olive in tremello
    Paté di anatra
    Ravioli di zucca fritti (Barbagioan)
    Rotolini di zucchine al formaggio
    Salvia in pastella
    Sgabei

    Salse:

    Agliata
    Marò (Pesto di fave)
    Pesto alla genovese
    Salsa di noci


    Primi piatti

    Pasta:

    Cestini di grana con pasta al pesto di crescione e olive
    Corzetti al Ro
    Corzetti verdi
    Farfalle in salsa di noci e pomodori
    Lasagnette verdi
    Linguine ai carciofi
    Linguine alla borragine con salsa di noci
    Linguine con pesce e carciofi
    Pansotti
    Pasta Sciancà
    Sformatini di trofie
    Spaghetti al pesto e gamberetti
    Spaghetti in salsa di noci
    Tagliatelle di borragine
    Trenette al pesto
    Trofie ai funghi e bacon

    Minestre e Zuppe di legumi:

    Mesciua
    Minestrone al pesto
    Zuppa di ceci
    Zuppa di legumi alla spezzina

    Zuppe di pesce:

    Bagnùn di acciughe
    Brodetto di pesce di scoglio
    Buridda
    Ciuppin
    Zuppa di cozze alla marinara
    Zuppa di datteri alla spezzina
    Zuppa di pesce alla ligure


    Secondi piatti e Verdure

    Carne:

    Cima ripiena
    Coniglio alle olive e pinoli
    Fricassea di pollo
    Groppetti
    Roast-beef con pesto di erbe aromatiche

    Pesce:

    Acciughe in teglia
    Baccalà in "zimino"
    Branzino marinato con lattuga e carciofi
    Cappon magro
    Gamberetti in zimino
    Salmone con fagiolini e pinoli
    Seppioline ripiene di verdure
    Tonno alla genovese
    Tonno con i funghi

    Focacce e Torte salate:

    Farinata
    Focaccia alla genovese (Fugassa)
    Focaccia di Recco (focaccia al formaggio)
    Pizza all'Andrea (Sardenaira)
    Pizza ligure
    Torta di borragine e ricotta
    Torta pasqualina

    Verdure:

    Carciofi ripieni
    Carciofi trifolati
    Fagiolini alla genovese
    Fiori di zucca ripieni di patate
    Flan di zucchine con salsa di pomodoro
    Insalata di spinaci, pomodorini e pesto
    Melanzane alla genovese
    Verdure ripiene alla ligure


    Dolci

    Biscotti e Frittelle:

    Biscette
    Canestrelli alle nocciole
    Castagnole
    Frittelle con l'uvetta
    Frittelle di mele
    Latte dolce fritto
    Budini e Creme
    Budino con le uova
    Crema di castagne con uvetta e pinoli


    Torte:

    Castagnaccio
    Pasta genovese





    Fonte:rivieraligure.it,naviezafferano.blogspot.it,web
     
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  6. gheagabry
     
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    La storia della
    TORTA PASQUALINA



    La torta pasqualina è una torta salata, tipica della Liguria. La tradizionale torta pasqualina è tipica del periodo pasquale, cioè della primavera e dei suoi prodotti: uova, erbette, carciofi, piselli, cipolline nuove, maggiorana, un tempo presenti in ogni orto ligure.
    E' un piatto antichissimo, già in uso nel 1400, l'esistenza della torta è documentata dal XVI secolo, quando il letterato Ortensio Lando la cita nel "Catalogo delli inventori delle cose che si mangiano et si bevano". Allora era nota come gattafura, perché "le gatte volentieri le furano et vaghe ne sono", ma anche lo stesso scrittore ne era ghiotto tanto da scrivere: "A me piacquero più che all'orso il miele".

    La torta Pasqualina genovese è un vero e proprio concentrato di simbolismi che richiamano al cristianesimo e, prima ancora, ai riti pagani che celebravano il ritorno della primavera.
    Le sfoglie superiori dovevano essere 33, come gli anni di Gesù, e dovevano essere fatte di una pasta in cui vi era solo olio, farina acqua e sale, rigorosamente senza uova. Nel ripieno dovevano esserci solo le bietole, poiché in primavera erano in pieno germoglio e tutti potevano permettersi di acquistarne in quantità.
    Nel ripieno devono esserci le uova sode, poichè l'uovo ha un forte simbolismo cristiano legato alla rinascita, al ritorno della primavera e alla sconfitta della vita sulla morte. Ultimo ingrediente necessario era la prescinsêua, una specie di cagliata leggermente acida e molto leggera.
    Uova e formaggio erano alimenti che si consumavano solo nelle grandi ricorrenze.
    Sul bordo doveva essere inciso con un coltello l'anagramma di famiglia poichè pochi avevano in casa un forno e quindi le torte dovevano essere portate a cuocere da un fornaio, l'anagramma era indispensabile per il riconoscimento.

    Si prepara stendendo sfoglie sottilissime di pasta preparata con acqua, farina e olio di oliva, senza lievito che servirà per il fondo dove verrà riposto il ripieno, preparato con bietole, piselli freschi e carciofi spinosi violetto di Albenga, code di cipollina nuova, due uova sbattute, formaggio grattugiato, sale e maggiorana fresca tritata, il tutto verrà ricoperto con pezzetti di quagliata. Sulla sfoglia che ricopre ripieno si praticano alcuni incavi nei quali vengono fatte cadere alcune uova intere che diventeranno sode con la cottura della torta. Sopra a tutto, si adagiano le sfoglie di copertura.
    Nei secoli scorsi a Ventimiglia si usano nel ripieno erbe selvatiche (caccialepre, ortica, allattalepre, songino), al posto delle bietole e della borragine.

    La regione Liguria, a riconoscimento di questa lunga tradizione, ha chiesto ed ottenuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali l’inclusione della Torta Pasqualina nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), nella categoria “Prodotti della gastronomia”.


    .....una poesia.....


    LA TORTA PASQUALINA

    Un buon piatto genovese / (tanto gusto e poche spese)
    suggerisco a chi cucina / che si chiama “Pasqualina”.
    Di verdura è uno sformato che solletica il palato.
    Per la sfoglia: di farina / 2 etti e mezzo (quella fina)
    e di burro tanto uguale poi un pizzico di sale
    e di acqua quanto basta.
    Quindi forza, impasta, impasta!
    ....
    Al ripieno ora passiamo / e ogni fase descriviamo.
    Bietoline ben mondate / (un chiletto) van lessate,
    mentre in olio, in gran padella,
    friggi il trito di una bella cipollotta fina fina e di dolce carotina.
    Fai dorare piano piano,
    premi intanto con la mano
    la tua bieta raffreddata (così l'acqua è eliminata),
    la tagliuzzi ed al soffritto / la misceli zitto zitto
    giusto il tempo che insapori / poi dal fuoco levi fuori.
    Nella ciotola frattanto / sbatti uova 3 (ma tanto),
    metti sale e pepe (dai!), / quindi aggiungi 2 cucchiai
    colmi di buon parmigiano (sbatti sempre, ma fai piano).
    Sul tagliere avrai tritato (questo è un tocco raffinato)
    aglio insieme a maggiorana.
    Ma chi fa la torta strana / son 2 etti di quagliata
    (“prescinseua” viene chiamata ) .....
    Per concludere il composto
    tutto quanto insieme è posto
    e con cura mescolato: il ripieno è completato!

    Imburrare ora un tegame (a pensarci mi vien fame!)
    dove stendi (e sii gentile)
    la tua sfoglia ben sottile
    che avrai cura di “sbordare” per poterla rincalzare.
    Metti al centro ben disposto, uniforme, il tuo composto
    e nel suo spessore un fosso / scava e dentro (bianco e rosso)
    fa cadere un uovo e stendi / l'altra sfoglia (ed ora intendi),
    la sigilli torno torno, / gonfi, ungi e dentro il forno,
    caldo a 180 gradi, /per mezz'ora infili e badi
    che non bruci e ben s'indori.
    Poi dal forno tiri fuori e la lasci raffreddare
    per poterla appien gustare.
    (Elena Zucchini)

     
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  7. tomiva57
     
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    grazie
     
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6 replies since 24/8/2011, 10:59   2537 views
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