CINA

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    GUANGXI. Cina



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    “Quando la Cina diventa poesia... diventa pittura”


    GUILIN




    Guilin è una città affascinante per la grandiosità dei picchi e delle formazioni rocciose, per la bellezza dei fiumi, per la bizzarria delle grotte. Il suo nome significa "Foresta di Cassia" per il largo numero di queste piante nella città. Per i Cinesi "le montagne ed i fiumi in Guilin sono i migliori sotto il cielo". Il paesaggio è tra i più incantevoli della Cina.
    Poche città in Cina vantano i superbi scorci panoramici di Guilin, una città di 670.000 abitanti immersa nella regione autonoma del Guangxi il cui nome tradotto letteralmente significa “foresta di cassie”, un albero che fiorisce a novembre inebriando l’intera vallata di un soave profumo. Picchi calcarei maestosi, erosi dagli agenti atmosferici che li hanno modellati in forme ripide e dentate, entrano fin dentro la città, dove scorre anche il tortuoso Li Jiang, il fiume Li, un tempo placido corso d’acqua lungo il quale sorgevano tranquilli villaggi dediti alla pesca con il cormorano e che ora è diventato un’autostrada sull’acqua percorsa da un’inarrestabile flusso di navi da crociera cariche di turisti. In alternativa alla crociera, potrete arrampicarvi sulle montagne, perlustrare le numerose caverne, partecipare a gite organizzate oppure passeggiare o girare in bicicletta esplorando le incredibili bellezze dei dintorni.


    .....la storia....


    Sorta nel 214 a.C. quando Qin Shihuangdi fece costruire il canale Ling per collegare il Fiume delle Perle allo Yangzi, Guilin è da sempre un centro vitale e pittoresco. Sotto la dinastia Ming, l’insediamento divenne capitale di provincia arricchendosi di uno sfarzoso palazzo reale fattovi costruire dal nipote del I imperatore: Taizu (1368-1398). Fino al 1912 la città mantenne inalterata questa carica, prima che la capitale venisse spostata a Nanning; nel 1936, per un breve periodo, Guilin fu istituita del ruolo di capitale nazionale, mentre poco tempo dopo divenne un importante centro della resistenza cinese contro l’invasione giapponese nel corso della guerra sino-giapponese (1937-1945).



    ... Picchi e Grotte...


    Diecaishan, ovvero la “Collina del Broccato Ammonticchiato” si trova a nord della città e prende il nome dalla stratigrafia calcarea dai molti colori dove i cinesi amano riconoscere un monticello di pezze di broccato; sulla collina ci sono diverse piccole grotte dove sono state scolpite, in epoca Tang e Song, delle figure buddhiste alquanto danneggiate durante la Rivoluzione culturale. Un passaggio obbligato per raggiungere la cima, sulla quale si erge il bel Padiglione che cattura le Nubi, è detto Corridoio Ventoso: qui, infatti, si radunano gli anziani per sfuggire alla calura estiva e per passare il pomeriggio in amena compagnia giocando a carte e a domino. Duxiu Feng.
    Duxiufeng. Al centro di Guilin, è anche chiamato Picco della Bellezza Solitaria. Si erge in splendido isolamento e dalla cima si gode una magnifica vista. Nel 14° secolo il nipote dell’imperatore Hongwu costruì qui un palazzo, chiamato Wangcheng. Il portone d’accesso del vecchio palazzo esiste ancora. Il sito è ora occupato dal Collegio per l’Addestramento degli Insegnanti della Provincia del Guangxi.
    Fuboshan (Collina Fubo). Prende il nome da un famoso generale; si eleva nel centro della città, offrendo dalla sua sommità una vista spettacolare. Sotto la collina si trova la Grotta della Perla Restituita; la leggenda racconda di un pescatore che tanto tempo fa rubò la perla che apparteneva al drago che viveva nella caverna. Più tardi, sopraffatto dal rimorso, il pescatore restituì la perla e da allora pescò per sempre felicemente. Per lodare la sua onestà la gente chiamò la grotta "della Perla Restituita". Qui una stalattite partendo dal soffitto arriva a soli 2 cm da terra. Nella grotta ci sono, incise sulla roccia, più di 100 iscrizioni storiche e 250 statue, per la maggior parte lavori risalenti alle dinastie Tang e Song. I pezzi migliori sono considerati l'autoritratto di Mi Fu, un famoso pittore della dinastia Song, e il "Poema del Banchetto", del famoso poeta della dinastia Song Fan Chengda. All'entrata della grotta si trova un'enorme marmitta in ferro del peso di 2500 kg, fusa 300 anni fa nell'8° anno di regno dell'imperatore Qing Kangxi. I locali vendono dipinti e rubbings (riproduzioni su carta ottenute mediante sfregamento) tratti dalle pareti della caverna.



    Xiangbishan (Collina della Proboscide dell’Elefante). È una formazione rocciosa fra le colline che, dalla città, sembra un elefante che immerge la proboscide nell’acqua.
    Yueyashan. Chiamata anche Collina della Mezzaluna per una roccia sul lato occidentale a forma appunto di mezzaluna. Ai piedi della collina si stende il Parco delle Sette Stelle, dove abbondano le dolci piante di cassia e lo scenario è stupendo: qui si trova la Grotta delle Sette Stelle, originariamente il letto di un torrente sotterraneo, lunga 800 m e piena di stalattiti e stalagmiti.
    Ludi yan (Grotta del Flauto di Canne). È uno dei luoghi più pittoreschi di Guilin, per le fantastiche forme delle stalagmiti che le hanno valso il nome di Palazzo d’Arte della Natura. Una volta l’entrata era nascosta da un cespuglio di canne usate dai locali per creare strumenti musicali, da cui il nome, usato per mimetizzarne l’accesso quando questa fu trasformata in rifugio bellico.
    Qixing Gongyuan, il “Parco delle 7 stelle”, che si estende sulla riva orientale del fiume Li oltre il Ponte della Liberazione, ai piedi della Yueyashan, la “Collina della Mezzaluna”, che forma in cima sette picchi che ricordano l’Orsa Maggiore, appunto le 7 stelle. All’interno del parco ci sono uno zoo, un giardino bonsai, e soprattutto sei spettacolari grotte calcaree, tra cui spiccano la Grotta delle Sette Stelle e il Nascondiglio del Drago.



    .....Il Fiume Li (Lijiang)......


    Nella provincia meridionale del Guangxi, a metà strada tra Hong Kong e il Sichuan, vi è il panorama più famoso di tutta la Cina: quello del fiume Li. Il corso d’acqua scorre per 437 chilometri nella parte orientale della provincia ed attraversa uno scenario fantastico di picchi carsici e campi di riso. Ogni elemento di questo panorama sembra uscito da un dipinto di epoca classica e non è un caso se lo scenario del fiume Li ha ispirato folle di pittori, poeti e artisti, che venivano qui a ricercare l’armonia tra l’uomo e la natura...Il Lijiang si snoda fra gruppi di ripide colline che sembrano elevarsi inaspettatamente dal terreno; scorrendo dolcemente fra prati verdi e rupi scoscese.

    "Il fiume forma una cintura di mussolina verde, le montagne sono come forcelle per capelli di giada blu", scrisse il famoso poeta del IX secolo Han Yu. Percorrere in battello il fiume tra Guilin e Yangshuo è il modo migliore per assaporare lo scenario "montagne e acque" di Guilin. Il livello delle acque si alza e si abbassa secondo le stagioni ed è al suo massimo tra Maggio e Settembre, quando le crociere partono dal villaggio di Zhujiang, circa 22 km a valle di Guilin. Quando il livello è basso bisogna arrivare in pullman fino al villaggio di Yangdi, circa un’ora di strada.

    Lo spettacolo che si svolge sotto gli occhi è veramente magnifico, con il fiume che serpeggia tra cime verdeggianti che svettano su verdi risaie. Sulle rive si affacciano pittoreschi villaggi, crescono boschetti di bambù, sulle acque si incrociano piccole imbarcazioni di pescatori che praticano ancora la tradizionale pesca col cormorano: con il collo stretto da un anello l’uccello rigurgita a bordo il pesce pescato e ancora vivo che non riesce a inghiottire.




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    HONG KONG, Cina



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    La Cina di cui mi parlava non era quella del primo arrivato né tanto meno quella delle riviste patinate. Era un mondo perduto di cui lui aveva trovato la chiave... Era il paese dell’alcol e dei deserti di ghiaccio, della sabbia infuocata e dei Buddha viventi, delle strade accidentate e delle luci velate, un mondo in cui ci si poteva perdere e mai più ritrovarsi.
    (Luc Richard, Viaggio nella Cina proibita)


    La GRANDE MURAGLIA



    Tra tutti i grandi progetti edilizi dell'umanità nel corso dei millenni questo è stato il più grande in assoluto, sotto ogni punto di vista. Gli stessi numeri sono incredibili: lunga circa 6.400 km, con un'altezza media di 16 metri, una larghezza di 8 metri alla base e 5 alla sommità, la Grande Muraglia Cinese si estende da Shangai sul Mar Giallo alle steppe interne della Provincia di Kansu. Attraversa due volte il fiome Huangho, e si divide in due rami per circondare Pechino. In origine doveva esserci una torre-fortezza ogni 100 metri,per un totale di 40mila torri. Vennero usati 300 milioni di metri cubi di materiale, quanto ne basterebbe per innalzare un muro alto 2 metri tutto intorno all'equatore.

    Della Grande Muraglia cinese oggi sopravvivono pochi tratti, alcuni dei quali sono stati restaurati e aperti al turismo. L’importanza storica, documentaria e architettonica di questi resti è indubbia. Il Comitato dell’Unesco, nella sua undicesima sessione tenutasi a Parigi dal 7 all’11 dicembre 1987, ha deciso di includere la Grande Muraglia nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità.


    ....storia, miti e leggende....



    Durante il periodo dei cosiddetti “Stati combattenti” – l’inizio della società feudale cinese , nel VII-VI sec. a. C. – i regni del nord e del nord-ovest si erano trovati a fronteggiare la minaccia dei popoli nomadi che venivano dalle steppe. Per contenere la loro pressione erano stati costruiti diversi muri in pietra. Con la prima unificazione della Cina a opera della dinastia Qin (221-201 a.C.), l’imperatore Qin Shihuang fece congiungere questi tratti di mura preesistenti per formare una linea di difesa ininterrotta, appunto la Grande Muraglia (Wanli changcheng, letteralmente “il lungo muro di 10.000 li” – il li è una misura di lunghezza equivalente a 500 m). I canti popolari cinesi hanno celebrato per secoli questa titanica impresa, che sarebbe durata nove o dieci anni e avrebbe impiegato 300.000 uomini. L’altezza media della muraglia era di di 7-8 metri, la larghezza in genere di 6,5 metri alla base e 5,5 alla sommità; il lato sud era difeso da un parapetto semplice, mentre quello nord era merlato. Ogni 200-300 m c’era una torre, e a distanze più lunghe dei veri e propri forti. Sulla sommità scorreva una strada lastricata che poteva essere percorsa da uomini e da carri. In tal modo essa costituiva anche una efficiente via di comunicazione, attraverso la quale potevano passare sia le richieste di rinforzi in caso di attacco, che messaggi e ambascerie di altro tipo. La muraglia venne continuamente restaurata e ampliata nei secoli seguenti dalle varie dinastie che si succedettoro alla guida della Cina, sino alla dinastia Ming (1368-1644), che ne fece la più grande struttura militare del mondo.
    “Lattimore, in Origins of the Great Wall of China, osserva acutamente che la Grande Muraglia doveva sì servire a tenere lontani i nomadi, ma anche a frenare la tendenza di gruppi cinesi a fondersi con questi ultimi, o a prevenire il formarsi di economie miste. (…) Esisteva in effetti una linea di demarcazione abbastanza netta fra i territori e le popolazioni che potevano vantaggiosamente essere inclusi nell’impero agricolo centralizzato, e quelli che invece non potevano esserlo. (…) Il tracciato della Grande Muraglia fu quindi determinato dalle possibilità di produzione agricola. Separando le steppe dal territorio coltivato, essa era altrettanto destinata a trattenere le popolazione contadina quanto a tener lontani i cavalieri barbari. (…) Come opera di tecnica militare, la Muraglia sembra essere servita allo scopo. Ampie schiere di cavalieri potevano oltrepassarla solo conquistando una o più porte, o demolendo la struttura muraria in diversi punti, o costruendo delle rampe per superarla, tutti espedienti che avrebbero richiesto tempo, permettendo ai cinesi di ricevere rinforzi. In senso contrario, le famiglie che volevano emigrare dovevano sottoporsi a controlli alle porte, là dove la Muraglia incrociava le strade più battute.”
    Per lunghi secoli la Grande Muraglia assolse effettivamente la sua funzione di delimitare la popolazione verso nord e tenere lontani dall’impero i nomadi delle steppe. Ma le fortificazioni da sole non bastano a dissuadere gli invasori quando la combinazione di forza esterna e debolezza interna apre la strada al cambiamento. Così la Muraglia non valse a contenere i mongoli di Gengis Khan (1167-1227) quando essi dilagarono per la Cina, travolgendo la dinasta Song e fondando, a opera del successore di Gengis, Kublay, la dinastia Yuan. Quando Marco Polo giunse a Pechino, nel 1274, la Grande Muraglia era ancora in piedi, ma egli non ne fa cenno nel Milione, probabilmente perché durante i suoi 27 anni in Cina non visitò mai le province più settentrionali. La Muraglia rimase in funzione anche sotto la successiva dinastia Ming, poi cominciò a decadere.

    Nel corso dei circa 2200 anni della sua vita essa ha più volte cambiato aspetto e funzioni. Le mutate condizioni economiche, sociali, geopolitiche e comunicative non ne fanno più la potente barriera che essa ha rappresentato in passato, ma semmai un segno distintivo, una sorta di biglietto da visita della civiltà umana agli occhi di ipotetici (per quanto improbabili) visitatori, e più ancora un simbolo (come le Piramidi egiziane) della straordinaria capacità tecnica dell’uomo e del tragico prezzo di sangue pagato per applicare queste capacità. È un’altra ironia della storia che un monumento costruito per l’esclusione e la divisione dei popoli sia oggi un possibile simbolo della loro unità e del destino comune che affratella (o dovrebbe affratellare) tutti gli abitanti di questo pianeta.
    (dal web)



    .....La Grande Muraglia Cinese e il sacco di Roma.....


    I problemi demografici hanno sempre inciso profondamente nella storia dell'umanità. Talvolta le connessioni non sono particolarmente evidenti, dal momento che i meccanismi di azione e reazione possono essere abbastanza lenti. Consideriamo, ad esempio, come la costruzione della Grande Muraglia Cinese finì per portare al sacco di Roma.
    Nel terzo secolo avanti Cristo si sviluppò in Mongolia una civiltà di guerrieri nomadi. I cinesi chiamavano questo popolo Hsiang Nu, ma in occidente sono noti come Unni. Quando la loro popolazione cominciò a crescere, gli Unni cominciarono a spostarsi gradualmente verso sud e ad effettuare razzie in Cina.
    I Cinesi fecero fronte alle invasioni costruendo la Grande Muraglia. Non riuscendo a valicarla, gli Unni cercarono di aggirarla, costringendo a loro volta i Cinesi ad estenderne la lunghezza, e a conquistare e fortificare il bacino del Tarim, che si stende ai piedi delle grandi montagne del Pamir.
    Non riuscendo quindi in alcun modo a trovare un passaggio in questa barriera impenetrabile, gli Unni furono costretti a spostarsi in direzione ovest, puntando sull'Asia Centrale.
    Pochi secoli dopo, un altro popolo di guerrieri nomadi crebbe e si sviluppò in Mongolia. I Cinesi li chiamavano Juan Juan, ma gli storici moderni li chiamano Avari. Anche gli Avari tentarono di effettuare delle scorrerie verso sud, ma furono respinti dalla Grande Muraglia e si diressero quindi a ovest.
    Una volta giunti in Asia centrale, gli Avari entrarono in conflitto con gli Unni. Gli Avari avevano introdotto però l'uso delle staffe, che consentivano un combattimento a cavallo molto più efficace, e grazie a questo vantaggio tecnologico sconfissero gli Unni, costringendoli a spostarsi ancora più a ovest. Arrivati al fiume Dniester, gli Unni dovettero scontrarsi a loro volta con i Goti, che sino a quel momento erano stati tenuti al di fuori dei confini dell'Impero Romano da una politica di trattati e concessioni economiche e dalla presenza delle Legioni Romane. Gli Unni piombarono quindi sui Goti, ne massacrarono una gran parte e costrinsero gli altri a passare il fiume e a varcare i confini dell'Impero.
    Una volta entrati, i Goti scoprirono però che questo era ormai solo un guscio vuoto: vi penetrarono senza trovare resistenza, sbaragliarono le ormai poche legioni romane e saccheggiarono Roma, la capitale dell'impero, nel 410 dopo Cristo.
    (traduzione a cura di E. Menegon)




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  4. gheagabry
     
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    Allarme Grande Muraglia, il simbolo della Cina cade a pezzi per gli scavi minerari.

    Pechino, 19 ott. - (Adnkronos/Xinhua) - E' sopravvissuta alle invasioni mongole, ma ancora volta una parte della Grande Muraglia cinese è crollata per colpa delle estrazioni minerarie. Dopo quello del 2009, quando scavi di una miniera d'oro avevano provocato il crollo di un centinaio di metri del monumento simbolo della Cina già riconosciuto patrimonio dell'umanità dall'Unesco, ora l'allarme scatta per un nuovo crollo nel distretto di Laiyuan, provincia di Hebei, 200 chilometri a sud-ovest di Pechino. Si tratta di un tratto di 700 metri di muro e di altre porzioni seriamente danneggiate, risalenti alla dinastia Ming (1573 - 1620). "Quella sezione della muraglia è considerata la parte migliore di quelle costruite durante la dinastia Ming. E' davvero un peccato" ha spiegato Guo Jianyong, ingegnere dell'Ancient Architecture Studies Institute. Lunga 6.700 chilometri, la Grande Muraglia era gia' stata danneggiata in passato in Mongolia, ma il caso di Hebei fa pensare che la più famosa attrazione cinese sia a rischio anche nelle altre regioni. A Laiyuan solo il 20% del monumento è conservato in condizioni accettabili. Una parte della Grande Muraglia era gia' stata demolita da una compagnia di estrazione mineraria proprio in questo distretto. Il governo cinese ha varato nel 2006 un piano per difendere il proprio monumento-simbolo, vietando di prelevare mattoni dalla muraglia, di piantare alberi nelle vicinanze o di costruire qualsiasi cosa che possa metterla a repentaglio. Il divieto non viene però rispettato nelle regioni più remote.Guo spiega che, anche se le compagnie minerarie non scavano sotto le mura, fare dei lavori di estrazione nelle sue vicinanze può comunque essere rischioso. "Non sappiamo quanto abbiano scavato nel sottosuolo circostante. L'impatto che può provocare sulla muraglia non è prevedibile".Guo ha spiegato che l'Ufficio di conservazione dei beni culturali sta cercando di rinforzare i controlli e i monitoraggi, per trovare le possibili irregolarità. Almeno 40 contee si trovano ad affrontare lo stesso problema di Hebei, ma le ispezioni vengono fatte solo una volta all'anno.

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  5. tomiva57
     
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    Cina: alla scoperta dell'Isola di Hainan



    da Barbara
    travelblog.it


    L’Isola di Hainan viene spesso definita come le Hawaii della Cina, per le spiagge incontaminate, la ricca vegetazione e le strutture turistiche ormai di alto livello. Non distante dalle coste del Vietnam, dopo Taiwan è l’isola più grande della Cina ed è caratterizzata dalla presenza delle palme, segno inequivocabile della presenza di un clima tropicale tutto l’anno......

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    ---molte le escursioni -soprattutto per famiglie- da fare nei dintorni: dalla Monkey Island, un parco/centro di ricerca con 2500 scimmie e macachi, il museo delle conchiglie, lo zoo con i cervi giapponesi Sika e gli spettacoli con i delfini.


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    Il grande Buddha dell'isola di Hainan


    A Sud del mare, nel fascino di Hainan la Cina hawaiiana



    di Savina Sciacqua
    sanvoyage.com


    Seguendo la rotta di uno degli imperatori del Celeste Impero fino all’estremo sud della Cina, si raggiunge l’isola di Hainan a ‘sud del mare’, da definizione delle antiche minoranze etniche Li e Miao che vi abitano da tempo immemore.

    Atterriamo a Sanya sentendoci osservati dai 108 metri di Guanyin, il buddha più grande del mondo che si staglia sulla riva e regala l’idea di un delicato benvenuto. Appena fuori dal bridge del boing Ethiad, l’altra immediata sensazione dovuta ai cantieri con svettanti gru ogni venti metri e ai rapidi uomini d’affari, é la vivacità del progresso in atto. Il centro della parte moderna di Sanya, apostrofata anche Chinese Riviera, vive a mille all’ora, giorno e notte. I suoi 35 Resort a cinque stelle e gli oltre dieci ampi punti Cdf China Duty Free, fanno di Hainan il regno del tax free e chi ama lo shopping di marca troverà facilmente come alleggerire il portafoglio.


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    Yalong Bay


    Non resterà deluso, comunque, nemmeno chi preferisce la carezza del sole su spiagge infinite. Una recente ricerca scientifica sostiene infatti che su queste dolci montagne, grazie ad un particolare minerale di cristallo copioso nel sottosuolo dell’isola e al favore dei venti, le nuvole arrivano, ma non stazionano lasciando alla pioggia soprattutto il compito di rinfrescare l’aria attenuando la calura tropicale. Questa giusta combinazione tra i due elementi naturali pare essere il segreto di un costante clima temperato per cui solo ad Hainan, rispetto al resto della Cina, si fanno tre raccolti di riso all’anno.

    Mentre giriamo la città, gli occhi non si stancano della sfrontata vegetazione che finisce sempre per tuffarsi in questa parte di acque del mare cinese meridionale riparato dal golfo del Tonchino.


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    Sulla passeggiata nuova di Sanya


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    Hainan dal mare


    La statua del toro che incontriamo sulla nuova passeggiata simboleggia l’energia possente di questa terra, ulteriormente abbellita e colorata di lilla dall’uomo che ha piantato ovunque il fiore di Sanya. Sul limitare della città coltivazioni di fiori di loto, risaie e palmeti, un’agricoltura straripante di benessere, manghi, angurie, lycis, cocco, pompelmi, banani, canna da zucchero, fagioli, cacao e piante di pepe sono solo alcuni dei frutti dispensati a piene mani dall’isola.



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    Vecchie imbarcazioni dei pescatori


    La nostra mente si allunga percependo ad ovest il Vietnam e ad est le Filippine, dal porticciolo frotte di turisti raggiungono Wuzhizhou, 1 km e mezzo di isoletta dall’ecosistema intatto, per fare snorkeling ed entrare nella foresta Yanoda 1500 specie di alberi e 300 tipi di insetti. Nel tardo pomeriggio si trasferiranno tutti sulla scenica spiaggia di Yalong Bay, stessa latitudine delle Hawaii, per godersi il tramonto e gli ultimi raggi del sole accanto a vestitissime donne cinesi che ancora lo rifuggono, d’altronde il detto dice che ‘il 10% di pelle bianca copre il 30% della bruttezza’. Sullo sfondo i pescatori rientrano con l’ultimo pescato che esporranno al sole la mattina dopo.


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    Danze delle tradizioni

    Ma il miglior modo per capire le radici di questa gente é quello di spingersi, a pochi chilometri, nel Parco delle minoranze etniche con i loro interi villaggi ricostruiti e visitabili come fossero musei. All’arrivo, veniamo accolti dalla collana con un’arachide frutto portafortuna da portare al collo e da una tazza di caffé di Hainan, pare sia il migliore di tutto il sud est asiatico. Gruppi di colorati costumi danno dimostrazione degli antichi mestieri o si sfrenano nelle tipiche danze per feste propiziatorie che raccontano ogni istante di vita quotidiana, la raccolta di riso nei campi dell’etnia degli stanziali Li o le funambole tradizioni dei nomadi Miao, che tanto ci rammentano quelle circensi.


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    Vecchi mestieri delle minoranze


    Prima di uscire dal Parco ci facciamo tentare dalle wild vegetables, un piatto di verdure sconosciute alla vista e al gusto che crescono su queste montagne, specificato nel menù come revolutionary, la ricetta é stata messa tra le leggende culinarie raccolte nei libri di Fuchsia Dunlop chef di rinomanza mondiale.

    Sarà questo sapore diverso salutare e gradevole ad accompagnarci fino al rientro in Italia anche dopo che, a bordo del super veloce bullet train, 270 km in 1 ora e cinquanta minuti, avremo lasciato Sanya per i rinomati campi da golf e lo stile da capitale di Haikou.







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    Sanya



     
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    «Che tu possa diventar vecchio
    e aver cura di un nipote e di un uccello».


    Grilli e altalene per uccelli in Cina


    Per un cinese tenere un grillo è come per un occidentale possedere un cane o un cavallo. Lo accudisce dandogli da mangiare le cose che predilige: alcuni mangiano solo carote o lattuga, altri solo castagne già masticate dal padrone, altri ancora dei vermi speciali che a loro volta mangiano solo granturco e che vanno allevati a parte perché il grillo li vuole solo vivi. I grilli devono fare il bagno: di solito in una tazza di tè appena tiepido. I grilli vanno poi portati a spasso, un po’ per distrarli, un po’ per dar loro la sensazione che non sono trascurati. La gente ha tasche speciali in cui tenerli, fatte apposta nell’interno delle giacche o dei cappotti, così che le bestiole possono essere portate ovunque uno vada, comode nelle loro gabbie e piacevolmente riscaldate dal calore del corpo umano. Le casette invernali dei grilli sono fatte con zucche, ma non le zucche così come si trovano in natura — i cinesi non si accontenterebbero di questo —, bensì con zucche a cui artificialmente si fa assumere la forma che si desidera. I cinesi sono da secoli maestri in quest’arte. Quando il fiore della zucca è appena sbocciato, viene forzato all’interno di una struttura di creta e lì cresce fino a riempirla. assumendone la forma e ricevendo sulla superficie, in bassorilievo, tutto ciò che è stato precedentemente inciso nella «matrice».
    Ci sono così gabbie con incisi i versi di famose poesie, altre con paesaggi o figure di uomini e Dei. I tappi di queste zucche sono in avorio, in legno, in giada o in tartaruga, anche questi incisi con forme di draghi, leoni o con vari simboli che dovrebbero portar fortuna alla bestiola e al suo preprietarie.
    Nella vecchia Cina, la gente, specie i Manciù, spendeva delle fortune per avere queste gabbie fatte dai migliori artigiani del tempo. I grilli, poi, non erano solo per cantare. C’erano quelli da combattimento, e spesso interi patrimoni venivano dilapidati scommettendo sulle loro mortali battaglie. I cinesi hanno sempre saputo delle capacità combattive dei grilli e, attraverso i secoli, sono riusciti a selezionare le migliori razze di combattenti e ad affinare la loro abilità.
    Oltre ai grilli, i cinesi hanno da sempre allevato uccelli, e un modo per augurare a qualcuno la felicità è: «Che tu possa diventar vecchio e aver cura di un nipote e di un uccello». Spesso quest’immagine della felicità la si vede a spasso per le strade: un vecchio che spinge una carrozzina di bambù con un bambino e, accanto, una bella gabbia con un uccello.
    Per un cinese avere un canarino o un usignolo non vuoi dire tenerlo a casa come fosse un soprammobile. Vuoi dire avere un compagno con cui si va a passeggio, con cui si chiacchiera e si gioca. Quando ancora è buio, e il sole balugina appena all’orizzonte, decine di vecchi sono già in coda davanti ai cancelli dei parchi pubblici di Pechino, ciascuno con una gabbia che fa dondolare ritmicamente con la mano. Le gabbie vengono appese ai rami degli alberi e, mentre gli uccelli cantano, i vecchi, sotto, parlano degli uccelli e delle gioie che questi danno.
    Le gabbie sono di vario tipo, ma ognuna è un capolavoro in miniatura con le sue porte scorrevoli, le tazzine di porcellana, spesso antica e nello stile dei vasi più famosi, a volte persino con un vasetto e un minuscolo fiore che l’uccello dovrebbe godersi, cantando di gioia alla sua vista. Le gabbie cinesi, contrariamente a quelle occidentali, non hanno all’interno un’altalena sulla quale l’uccello dondola rafforzandosi le gambe. Sono i vecchi che, camminando, fanno oscillare l’intera gabbia in modo che non solo gli uccelli si rafforzano dovendosi tenere in equilibrio ma loro stessi fanno ginnastica coi polsi ed evitano così i reumatismi. Finezze d’Oriente.
    (Terzani T., "La porta proibita", Tea, pag 108)
     
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    PARCO FORESTALE NAZIONALE DI ZHANGJIAJIE



    Il Parco forestale nazionale di Zhangjiajie è un luogo unico, foresta demaniale, situato nella città di Zhangjiajie, nella provincia settentrionale di Hunan, in Cina.
    La città di Zhangjiajie, nello Hunan nord-ccidentale, a 400 chilometri da Changsha, capoluogo di provincia, è nota in tutto il mondo per i suoi paesaggi unici.
    Circa 300 milioni di anni fa, dove oggi sorge la città, vi erano oceani. A causa dei movimenti della crosta terrestre, il fondo marino color rosa, emerse dalle acque. L'erosione delle acque e gli smottamenti naturali del terreno, avvenuti nel corso di miglioni di anni, hanno condotto alla formazione del sistema ecologico di Zhangjiajie, caratterizzato da formazioni di arenaria che disegnano valli e picchi.
    La località di Wulingyuan, a Zhangjiajie, è composta principalmente dalla Riserva Naturale della Montagna Tianzi, dal Parco Nazionale di Zhangjiajie e dalla Valle di Suoxi, che coprono complessivamente un'area di 264 chilometri quadrati. Quest'area è celebre per le sue fantastiche foreste di rocce carsiche, così come per il suo ambiente subtropicale incontaminato. Nel 1992, la località di Wulingyuan fu nominata dall'UNESCO Patrimonio Naturale dell'Umanità.


    "...arrivato a Zhangjiajie, decisi di visitare per prima cosa la Montagna di Tianzi, con le sue stupende foreste. Dalla funivia, ebbi modo di ammirare le formazioni rocciose sulla montagna. Quando arrivai in cima, presi un autobus per raggiungere una delle terrezze panoramiche che si trovano sulla montagna. Vi sono poche piattaforme, costruite, di solito, sulle ripide pareti della montagna, così i turisti devono fare la fila prima di riuscire ad accedere a queste terrazze. Dopo una lunga e paziente attesa, mi ritrovai in piedi, dietro la balaustra, di fronte ad un panorama così incredibile da non poter trattenere esclamazioni di stupore ed ammirazione. Magnifiche rocce si protendevano aguzze verso il cielo, sulle pendici est, ovest e sud del Monte Tianzi, rendendo quello spettacolo mozzafiato. Guardando in lontananza dalla vetta principale della montagna, ad un'altitudine di 1.250 metri, vidi, sotto me, migliaia di valli e vette. Dalla vetta della Montagna Tianzi, ebbi modo di vedere in basso le altre alture, mentre quando attraversavo le fitte foreste del Parco Nazionale di Zhangjiajie, dovetti guardare in alto per vedere le torreggianti cime della montagna. Molti picchi prendono il nome dalla loro forma, vi è quindi la Vetta del Cammello e la Vetta del Falco. Il parco copre un'area di 130 chilometri chilometri quadrati, e vanta un'enorme foresta dove si trovano molti alberi antichi e rari. Nelle sue valli vivono molte specie rare, come la civetta-gatto, la salamandra gigante ed il fagiano dorato. Piccoli corsi d'acqua e ruscelli scorrono nelle valli andando a formare diverse cascate. Il miglior modo di visitare il parco è camminare lungo il Ruscello Jinbian (Frusta Dorata), lungo il quale si può osservare la fitta foresta e le vette dalle sagome grottesche.
    La Valle Suoxi si formò più tardi, in termini d'evoluzione geologica, del Parco Nazionale di Zhangjiajie. A seguito dei movimenti della crosta terrestre, la valle ora è caratterizzata non solo da numerose vette imponenti, ma anche da molti bei laghi dei quali il più famoso è il Lago di Baofeng. Circondato da montagne ed immerso in un ambiente tranquillo. Andando in barca sul lago, si può sentire il suono dei remi che battono sull'acqua. Il lago blu e le verdi montagne circostanti, si completano l'un l'altro, mentre sfoggiano la loro rispettiva bellezza.
    Il luogo più misterioso della valle è la Grotta di Huanglong (Drago Giallo). In passato coloro che si avventurarono ad esplorare la caverna non ritornarono più. La grotta fu così circondata da un alone di mistero e di terrore fino agli anni cinquanta, quando la gente del luogo riuscì ad esplorare con successo questi meandri. L'ingresso della caverna è stretto e permette il passaggio di una sola persona, ma una volta che si è dentro ci si trova di fronte ad una cavità molto spaziosa, con molte grotte, ciascuna capace di contenere migliaia di persone. Qui scorre un fiume sotterraneo sul quale si può andare in barca. Su entrambi i lati del fiume, stalattiti dalle forme pittoresche splendono nella luce cangiante. Oltre al Lago Baofeng ed alla Grotta di Huanglong, la Valle di Suoxi ha altre 200 località di rilievo turistico, tra cui la Galleria di 10 Li, il Lago Xihai e le Gole di Baizhang."(Wang Lei)


    Huanglong è anche chiamato "Templi di Huanglong", perchè nella vallata ci sono tre templi costruiti dedicati al dragone giallo del Mare Orientale che nell'antichità avrebbe aiutato Dayu a vincere le inondazioni. Infatti in cinese Huanglong significa letteralmente "dragone giallo". Un'altra spiegazione dell'origine del nome è riferita al fatto che nella zona esiste una striscia di terreno calcificato, lunga 3.600 metri ed ampia 30-170 metri, che, vista dall'alto, pare un enorme dragone dorato fra le fitte foreste. A Huanglong si trovano anche la maggiore spiaggia calcificata del mondo, il maggiore gruppo mondiale di stagni calcificati e cascate e grotte calcificate. Il sito è noto inoltre per le sue 7 peculiarità, ossia stagni variopinti, monti innevati, foreste, valli, spiagge, templi antichi e usanze e costumi locali. A Huanglong l'acqua degli stagni calcificati è limpida e trasparente, ed a causa della sedimentazione e della presenza di animali acquatici, presenta diversi colori come giallo, verde, blu ed azzurro. Questi stagni calcificati, di diversa forma e colore, dando alla gente la sensazione di essere nel paese delle fate, per cui Huanglong è anche chiamato il "Migliore stagno del mondo".

    .........il pianeta Pandora........


    La natura fantastica del pianeta Pandora e l’affascinante popolo dei Na'vi hanno incantato milioni di spettatori in tutto il mondo e hanno reso la pellicola di James Cameron, Avatar , uno dei maggiori successi della scorsa stagione cinematografica. Le suggestive ambientazioni, rese ancor più efficaci dagli effetti speciali in 3D, hanno coinvolto e rapito emotivamente il pubblico a tal punto che i moltissimi fan del kolossal hollywoodiano sognano di poter vivere in prima persona un’esperienza simile a quella dei protagonisti. Se al momento non si è ancora sufficientemente attrezzati per un viaggio verso Pandora (luna del gigante gassoso Polifemo nel sistema stellare Alpha Centauri), è però possibile esplorare alcuni luoghi che hanno ispirato la fervida fantasia del regista americano. In particolare, in Cina, nella regione dello Hunan, i paesaggi del Parco Forestale Nazionale di Zhangjiajie hanno fornito scorci meravigliosi che hanno dato forma, sulla pellicola, agli scenari incantati del pianeta. Proprio per questo motivo, l’offerta turistica in questa zona è stata di recente potenziata, valorizzando soprattutto i percorsi di hiking e trekking attraverso il parco, che conducono alla scoperta di montagne incantate, cascate nascoste, laghi dalle acque cristalline come pure della sua fauna variegata e delle aree più scenografiche all’interno della foresta. Tra le mete più ambite del parco vi sono senza dubbio i Monti Huangshan (catena montuosa della Cina orientale non distante da Shanghai), utilizzati per le riprese di Avatar ambientate tra le favolose “montagne fluttuanti”. Il fascino di queste montagne, ribattezzate ‘Hallelujah Mountains’ in onore al film e dichiarate Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è dato dalle cime che, spesso svettanti al di sopra delle nuvole o avvolte dalla foschia, destano l’illusione di enormi rocce galleggianti nell’aria. Inoltre, dalle vette di questi monti si possono ammirare suggestivi giochi di luci e ombre che creano le famose illusioni ottiche denominate dai locali Yun Hai, o “mare di nuvole”, e Fo Guang, o “luce di Buddha” (fenomeno visibile solo un paio di volte al mese), uno spettacolo romantico e suggestivo difficile da dimenticare."(dal web)
     
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  8. gheagabry
     
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    Cammelli in viaggio, fiume Shaksgam

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    Tommy Heinrich, National Geographic




    Una Disneyland fantasma in Cina

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    Sotto un castello ormai in rovina, un contadino cammina sulla terra coltivabile riconquistata dopo che, alla fine degli anni Novanta, è fallito il progetto di costruire un gigantesco parco a tema nei pressi di Pechino.


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    Il fotografo David Gray ha "riscoperto" Wonderland, un'area di 48 ettari nel villaggio di Chenzhuang, a una trentina di chilometri dalla capitale, dove nel 1998 il gruppo thailandese Reignwood cominciò a costruire quello che doveva diventare il parco a tema più grande dell'Asia, attirando la nuova classe media cinese, finalmente dotata di soldi e tempo da dedicare ai divertimenti.

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    Ma costruttori, autorità locali e agricoltori del luogo non riuscirono mai a trovare un accordo sul prezzo della terra, e nel 2000 il progetto fu abbandonato. Neanche un tentativo di recupero nel 2008 ha avuto successo.

    Alla fine, mentre le attrazioni che avrebbero dovuto far concorrenza a Disneyland arrugginivano, nei campi circostanti si è tornati a coltivare il granturco. Secondo molti analisti scene del genere potrebbero diventare sempre più frequenti in Cina, dove i prezzi delle proprietà immobiliari, dopo essere saliti costantemente nel decennio passato, hanno cominciato a calare.

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    Alla fine, a Wonderland i bambini giocano lo stesso. Catherine Hyland ne ha visti parecchi arrampicarsi sugli edifici abbandonati della Disneyland cinese.

    "Sembrava molto pericoloso", racconta l'artista, "ma in un certo senso era anche commovente vedere come i bambini abbiano finito per usare Wonderland come un parco giochi, anche se surreale".

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    Fotografie di David Gray, Reuters
    national geographic
     
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  9. tomiva57
     
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    Shanghai

    Da Wikipedia
    foto web


    Sito istituzionale
    Shanghai (上海sempl., Shànghǎipinyin), in italiano anche Sciangai, situata sul fiume Huangpu presso il delta del Chang Jiang, è la più popolosa città della Cina e la città più popolosa del mondo, oltre che la seconda municipalità autonoma del paese dopo Chongqing, in quanto la maggior parte della popolazione della municipalità di Chongqing - oltre 30 milioni di abitanti - abita al di fuori della città propriamente detta. Shanghai è vista come capitale economica della Cina. Grazie allo sviluppo dei passati decenni, Shanghai è un centro economico, finanziario, commerciale e delle comunicazioni di primaria importanza della Repubblica Popolare Cinese. Il suo porto, il primo del paese, è uno dei più trafficati al mondo con Singapore e Rotterdam. Nel 2010 ha superato Singapore come volume di traffico.
    Shanghai è una delle quattro municipalità della Repubblica Popolare Cinese a godere dello status di provincia.
    In cinese, Shanghai è abbreviata in Hù (沪sempl., 滬trad.) e Shēn (申sempl.); le due sillabe Shang e Hai significano letteralmente "sul mare" o anche "verso il mare". L'interpretazione è che la città originariamente fosse situata sul mare oppure, secondo i locali, fosse il punto più alto in cui arrivava il mare.
    Famosi sono alcuni soprannomi della città tra i quali: "La Parigi d'oriente", "La regina d'oriente", "Perla d'oriente" (a riconferma di ciò, un'autorevole indagine pone Shanghai tra le metropoli più alla moda d'Asia, la quattordicesima in tutto il mondo)[3] e pure "La puttana d'oriente" (un riferimento alla corruzione, al traffico di droga e alla prostituzione degli anni venti e trenta del secolo scorso).




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    Pudong, il moderno distretto finanziario

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    Shanghai - una delle più moderne città della Cina


    Shanghai si affaccia sul Mar Cinese Orientale (parte dell'Oceano Pacifico) ed è attraversata dal fiume Huangpu. Il moderno distretto finanziario di Pudong si trova sulla riva orientale del fiume Huangpu, al contrario di Puxi, situata sulla riva opposta.

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    Il clima di Shanghai è di tipo temperato caldo (media annuale +12,7 °C), con due stagioni nettamente distinte e abbastanza lunghe (inverno ed estate) e due brevi stagioni intermedie (primavera e autunno) che sono contraddistinte da un clima asciutto, piuttosto ventilato e con temperature generalmente miti.
    L'inverno a Shanghai è complessivamente freddo, ma non è gelido come nelle zone costiere più settentrionali della Cina (la temperatura media giornaliera di gennaio risulta infatti essere di +3,3 °C), le gelate, pur frequenti, sono di rado intense e i valori minimi stagionali scendono molto raramente al di sotto dei -8 °C. L'estate è contraddistinta da temperature elevate e afa intensa (media di luglio +27,3 °C) nonché da piogge che si fanno sempre più frequenti, procedendo dalla metà di giugno alla fine di luglio; le massime stagionali dei mesi estivi possono invece raggiungere i 38-40 °C specie nelle fasi di stabilità atmosferica, che non di rado interrompono lunghi periodi di precipitazioni.
    L'estate può essere piuttosto umida e in genere risulta piovosa (specie a partire dalla fine di giugno), l'inverno invece è relativamente poco piovoso anche se non di rado si possono avere precipitazioni (talvolta nevose) a causa delle ciclogenesi invernali che si generano sul Mar Cinese orientale e sul Mar del Giappone, in conseguenza di avvezioni di aria fredda proveniente da Nord-Ovest. I periodi climaticamente migliori, per visitare la città, sono quindi la primavera e l'autunno.

    Shanghai è il più importante centro finanziario e commerciale della Cina. Il risveglio economico della città ha inizio con le riforme economiche del 1992, avvenute con una decina d'anni di ritardo rispetto alla maggior parte delle province meridionali cinesi. Prima di allora gran parte delle imposte pagate a Shanghai andavano direttamente al governo centrale, con un minimo ritorno per la città. Anche se il suo carico fiscale si è decisamente abbassato dopo il 1992, ancora oggi Shanghai assicura al governo centrale tra il 20 ed il 25% delle entrate [senza fonte](fino agli anni novanta la città pagava, in media, il 70% delle imposte su base nazionale)[senza fonte].
    Il porto è uno dei più trafficati del mondo; nel 2005 si è classificato al primo posto in termini di carichi, trattando oltre 443 milioni di tonnellate di merci. Riguardo al traffico dei container nel 2007 risultò al secondo posto al mondo, dopo Hong Kong.
    In poco più di un decennio Shanghai ha costruito un'economia basata su servizi finanziari e bancari, imprese manifatturiere e ad alta tecnologia attirando i consistenti investimenti di numerose imprese straniere. La crescita economica della città è stata anche favorita dalla riduzione del gettito fiscale a carico della municipalità.
    La vivacità economica della città è ben rappresentata dai numerosi e moderni grattacieli del distretto finanziario di Pudong. Il distretto riproduce l'aspetto dei maggiori centri finanziari americani ed europei e ospita gli uffici di numerose imprese straniere. Pudong testimonia la storica vocazione internazionale della città e il ruolo di Shanghai come finestra sull'intera Cina e la sua emergente e dinamica economia.





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    Grattacieli di Pudong visti da Century Avenue


    Oggi Shanghai in ambito economico rivaleggia con la città di Hong Kong. Hong Kong è avvantaggiata dal moderno e stabile sistema legale, dall'esperienza nel settore dei servizi bancari e finanziari. Shanghai gode al contrario di forti legami con le regioni continentali cinesi e con il governo centrale. È inoltre dotata di un migliore comparto manifatturiero e tecnologico. La riconsegna di Hong Kong alla Cina (1997) ha incrementato le opportunità di sviluppo economico di Shanghai e la richiesta di lavoratori qualificati, spazi per uffici e servizi finanziari.
    La crescita economica annua di Shanghai oscilla tra il 9% e il 14%.
    Shanghai è sede di un mercato finanziario regolamentato: lo Shanghai Stock Exchange.


    Secondo il censimento del 2000, la popolazione della municipalità di Shanghai ammonta a 16,738 milioni di abitanti. Dal censimento del 1990 l'incremento della popolazione è del 25,5%, pari a 3,396 milioni di abitanti. Il 51,4% della popolazione è di sesso maschile; il 48,6% di sesso femminile. Il 12,2% della popolazione ha un'età compresa tra 0-14 anni; il 76,3% tra 15-64 anni; l'11,5% più di 65 anni. Il 5,4% della popolazione è analfabeta. Si stima che più di 5 milioni di abitanti non abbiano regolari documenti di residenza. Di questi 5 milioni, 4 milioni appartengono alla categoria di lavoratori immigrati temporanei. L'aspettativa media della vita (2003) è di 79,80 anni: 77,78 per gli uomini; 81,81 per le donne.




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    Il treno maglev Transrapid


    Shanghai dispone dell'aeroporto di Hongqiao e dello scalo internazionale di Pudong. L'impresa tedesca Transrapid ha costruito la prima ferrovia a levitazione magnetica del mondo a Shanghai. Il treno Maglev Transrapid di Shanghai collega l'aeroporto internazionale di Pudong alla stazione cittadina di Long Yang Road. Inaugurato nel 2002, percorre 30 km in 7 minuti e raggiunge una velocità massima di 431 km/h. Tre linee ferroviarie e attraversano Shanghai: la Pechino-Shanghai, la Shanghai-Hangzhou e la Xiaoshan-Ningbo.
    Il porto di Shanghai è uno dei più attivi a livello mondiale e compete con gli scali portuali di Shenzhen e di Hong Kong.
    L'autostrada Jinghu Expressway collega Pechino e le regioni circostanti alla città di Shanghai. È stato recentemente completato il primo raccordo anulare della città ed esiste un ambizioso progetto di collegamento autostradale tra la città e l'isola di Chongming. Shanghai è attraversata da sopraelevate a scorrimento veloce e Puxi e Pudong sono collegate da tunnel e ponti.
    Il 1 luglio 2011 è stata inaugurata la linea ferroviaria ad alta velocità che collega la metropoli con la capitale in cinque ore.


    Shanghai è dotata di un sistema di trasporto pubblico eccellente: vi sono più di mille linee di autobus e undici linee di metropolitana. Rispetto ad altre città cinesi le strade sono generalmente pulite e la qualità dell'aria è superiore per via di un minore inquinamento atmosferico. Questo è dovuto anche al nuovo sistema di autobus a trazione elettrica "ultracapacitor" in grado di ricaricarsi ad ogni fermata.



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    Le luci del Bund


    A Shanghai si trovano edifici di vari stili architettonici. La zona del "Bund", situata sulla riva del fiume Huangpu, presenta palazzi dello stile dell'inizio del XX secolo, dal neoclassico HSBC Building al Sassoon House in stile art deco. Alcune zone delle ex concessioni straniere sono conservate nelle architetture originali, come la Concessione Francese. La città vecchia mantiene edifici in stile tradizionale, come i giardini di Yuyuan, in stile Jiangnan.
    Negli ultimi anni, molti grattacieli sono stati costruiti, in particolare nella zona di Pudong, come lo Hong Kong New World Tower, la Jin Mao Tower, lo Shanghai World Financial Center e lo Shimao International Plaza. Nel 2014 verrà terminata la gigantesca Shanghai Tower, alta 632 m. Altri notevoli architetture sono il Museo di Shanghai, il Gran teatro di Shanghai e lo Shanghai Oriental Arts Center.
    Un tratto culturale tipico di Shanghai è l'abitazione di tipo Shikumen (石庫门sempl.): consiste in edifici di due/tre piani a mattoni neri/grigi. Ogni abitazione è collegata alle altre e disposta in stretti vicoli. Ogni vicolo ha un'entrata caratterizzata da un arco di pietra il cui nome è letteralmente Shikumen. Le abitazioni Shikumen sono il risultato di una commistione di elementi architettonici occidentali e stili tradizionali dell'architettura e della società del basso Yangtze.

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    Lo Shanghai International Exhibition Center, esempio di architettura neoclassica sovietica a Shanghai.


    Tutte le tradizionali case cinesi sono dotate di cortile così come l'abitazione di tipo Shikumen. Essendo il Shikumen un edificio urbano, il cortile è molto più piccolo. Il cortile svolge la funzione di stanza senza tetto: una sorta di rifugio domestico lontano dalla confusione delle strade. La mancanza del tetto permette la raccolta dell'acqua e quindi la coltivazione di piccoli orti domestici, la ventilazione e l'illuminazione delle stanze della casa. Prima della Seconda Guerra Mondiale più dell'80% della popolazione viveva in queste caratteristiche dimore.
    La città possiede anche begli esempi di architettura neoclassica sovietica, eretti per la maggior parte nel periodo tra il 1949 (nascita della repubblica popolare) e la fase di "distanziamento" dall'URSS alla fine degli anni Sessanta, anche con l'aiuto di architetti sovietici. Ne è esempio l'attuale Shanghai International Exhibition Center.




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    La metropolitana di Shanghai


    La città di Shanghai è caratterizzata da un'identità culturale ben definita e legata al concetto di modernità. Una buona parte di tale identità è il frutto della vivacità culturale della città agli inizi del XX secolo.
    Shanghai ha ispirato scrittori come Lu Xun, Mao Dun, Shi Zhecun, Shao Xunmei, Ye Lingfeng, Eileen Chang e Zhongshu Qian.
    Shanghai è la città natale del cinema cinese. The Difficult Couple (di Nanfu Nanqi, 1913) è il primo cortometraggio del cinema cinese. L'industria cinematografica di Shanghai conobbe il suo massimo splendore durante i primi anni trenta favorendo la nascita di star come l'attrice Zhou Xuan, morta suicida nel 1957. A seguito della Seconda guerra mondiale e della rivoluzione comunista il cinema di Shanghai contribuì alla crescita del cinema di Hong Kong.
    Anche la moda ha avuto un ruolo culturale di rilievo nella storia della città e le riforme economiche in atto contribuiscono al risveglio di questa attività. Particolare interesse riveste il cheongsam: la versione di Shanghai del qipao, il vestito tradizionale femminile cinese. Il qipao di Shanghai si distinse per il taglio più snello e aderente e per l'introduzione di accessori occidentali come sciarpe e cappotti. Altre versioni del cheongsam prevedevano un taglio a collo alto, senza maniche. La rivoluzione comunista congelò la vocazione stilistica di Shanghai.
    I milioni di rifugiati e immigrati di Shanghai a Hong Kong contribuirono al trasferimento di parte della cultura cittadina nella colonia britannica. Il film In the Mood for Love del regista Wong Kar-wai dipinge la diaspora di Shanghai ad Hong Kong.

    Alcuni dei siti di maggior interesse culturale della città sono:


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    Il Bund, complesso di edifici coloniali europei


    Bund Museum
    : ospitato all’interno della Signal Tower. all’epoca della sua costruzione, più di 100 anni fa, nel 1907, era l'edificio più alto di Shanghai (quasi 50 metri, esattamente 49.8 mt).
    Rispetto agli edifici di stile europeo che sono stati costruiti appena due decenni dopo, questa torre a forma di faro in miniatura se ne sta tutta in disparte, dall'altra parte della strada e in prossimità del fiume, penso a segnalare ancora qualcosa che i più non vedono nemmeno.
    La Signal Tower, ricorda un trancio di nave antica con tanto di albero (la torre), sartie e pontile, quasi un galeone spagnolo arenato sulla riva di Shanghai.
    L'interno della base della torre ospita ora il Bund Museum, un salone tutto in legno scuro con alle pareti interessantissime foto in bianco e nero dell'area, nota in cinese come Wai Tan, dal 1850 in poi.
    Si scopre per esempio che il lungofiume era molto più fascinoso di adesso, con larghi alberi lungo la passeggiata che ricordava la corniche del Cairo sul Nilo o quella a Phnom Penh, sul Mekong.
    Tempi andati, come gli alberi. Ora il celebratissimo lungofiume è una passeggiata nel deserto: d'estate bisogna stare attenti ai colpi di sole rinforzati dal riflesso sul marmo, d'inverno a non scivolarci.
    Dopo il museo si può visitare il resto della costruzione e salire al secondo piano, che ospita un ristorante chiamato Atanu, arredato in vecchio stile, (e dalla tipica atmosfera fin de siècle).
    Percorrendo una scala a chiocciola si può poi raggiungere la terrazza superiore. Il pianale in legno della terrazza ricorda subito il ponte di una piccola nave da cui si gode una bella vista su: fiume, il bund, e lo skyline di Lujiazui, dall'altra parte dello Huangpu.
    Si consiglia di visitarlo di notte perché durante il giorno – fino al 2009 - la zona e' interessata dagli imponenti lavori di costruzione di un tunnel (che farà passare il traffico sotto il Bund).
    Infine, un’altra piccola scala porta dalla terrazza ancora più in alto di qualche metro. Da lì si accede alla torre-osservatorio vera e propria, ma l'ingresso ovviamente non è aperto al pubblico. Peccato! La "prua" del terrazzino permette comunque di godere il Bund nella sua unica bellezza architettonica, e di rendersi conto meglio del perchè venisse chiamato "la fiera dell'architettura mondiale", con i diversi stili del tempo concentrati in poco spazio.
    Un drink all'aperto è il miglior modo per ammirare da vicino la vita sul fiume Huangpu, il passaggio di navi e di chiatte ininterrotto il giorno come la notte.
    Facilmente raggiungibile dalla stazione Henan Nan.





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    Il Museo di Shanghai

    Famosissimo museo d’arte cinese. Un terzo delle 120.000 opere d'arte conservate allo Shanghai Museum non è mai stato esposto prima.
    Guidandovi alla scoperta di manufatti millenari, oggetti in ceramica e bronzo, testimonianze dell’arte pittorica e calligrafica, il museo narra pagine della storia cinese.
    Aperto nel 1952 in Nanjing Road, venne poi spostato nel 1959 presso lo Zhonghui Building in Henan Road. Qui il museo incrementò le sue collezioni e la sua fama tanto da indurre il governo municipale a disporre il suo trasferimento nella centralissima People's Square. Il nuovo museo, venne inaugurato il primo ottobre 1996.
    L’edificio, dalle linee architettoniche sospese tra tradizione e modernità, occupa 39,200 metri quadrati ed attualmente ospita 11 sale e tre esposizioni permanenti.


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    Il Gran teatro di Shanghai

    Il gran Teatro occupa un’area di .528 metri quadrati ed è un edificio di 10 piani, alto 40 metri, con una superficie calpestabile di 70.000 metri quadrati. La forma del palazzo è quella del carattere cinese Yi ““ (arte), la cui copertura a curva è come un enorme uccello da preda ad ali distese. La struttura principale dell’edificio è in vetro e marmo, che gli danno l’aspetto di un palazzo di cristallo


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    Il tempio di Longhua, il più grande tempio di Shanghai, costruito durante il periodo dei Tre Regni



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    I giardini di Yuyuan

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    I giardini di Yuyuan sono i più famosi di tutta la città di Shanghai. Sono situati nell' Antica Città Cinese, sulla riva ovest del fiume Huangpu, molto vicino al turistico molo del Bund. L'entrata principale si trova nel numero 218 della via Anren. Sono i tipici giardini cinesi che tutti abbiamo visto nei film, o negli acquerelli cinesi, con i suoi laghi, le sue case con i tradizionali tetti, i suoi salici piangenti, i suoi pesci rossi, ponti, rocce, dragoni… E sono enormi, occupano circa 2 ettari. Furono costruiti durante la dinastia Ming, e tardarono 18 anni per concluderli, durante il trascorso del secolo XVI. Le sue sale più visitate sono quella delle Tre Spighe di Grano, la Squisita Pietra di Giada e la Sala della Primavera.



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    Il tempio del Budda di Giada

    E' il tempio buddista più famoso di tutta Shanghai, e anche uno dei più noti dell’intera Cina. Il nome deriva dall’enorme statua, alta più di 2 metri, che si trova all’interno, è in giada bianca, raffigura il Buddha seduto. Il tempio ospita anche una seconda, imponente statua del profeta, raffigurato sdraiato di fianco (situata al piano terra dell’edificio).

    Le due statue vennero riportate in Cina dalla Birmania, nel 1882, dal monaco Huigen, quella seduta rappresenta il Buddha che sta per entrare nel Nirvana. La statua del Buddha, si trova al primo piano (vi si accede attraverso una ripida scala), è scolpita in un blocco di giada, di quasi 1000 kili esprime una tale serenità che è difficilissima da descrivere, nonostante i turisti, nonostante il caos, nonostante la mercificazione di tutto quello che ruota attorno al tempio, al cospetto di questa enorme statua ci si dimentica tutto, si resta incantati e rapiti dal suo sguardo e dalla sua benevolenza.

    Il vestito del Buddha è ornato da numerose pietre preziose donate dai fedeli. All’interno del tempio, ritrovano anche 4 bellissime statue rappresentanti 4 guardiani che tengono nelle mani armi e strumenti musicali usati per scacciare i demoni. Non sono permesse fotografie.



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    Il tempio di Jing An

    Il Tempio Jing’an, il Tempio della Tranquillità, è uno degli edifici di culto più belli di Shanghai.
    Fondato durante il periodo dei Tre Regni la struttura attuale risente delle successive modifiche apportate durante la Dinastia Ming e Quing. Durante gli anni Trenta del secolo scorso era il tempio più ricco della città. Durante la Rivoluzione Culturale il Jing’an venne chiuso.
    Oggi è possibile visitare questo incantevole luogo di culto che rappresenta uno dei migliori esempi di santuario buddhista di Shanghai.



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    La cattedrale di Xujiahui, la più grande chiesa cattolica di Shanghai


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    La cattedrale di Dongjiadu.


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    La cattedrale She Shan


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    La moschea di Xiaodaoyuan





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    Il grattacielo Jinmao

    La Jin Mao Tower è un grattacielo situato a Shanghai, che si trova nel cuore della “Manhattan cinese”, il nuovo quartiere finanziario di Pudong. Il palazzo è stato disegnato dallo studio di architettura statunitense.
    Inaugurata nel 1998, la torre, alta 421 metri e con 88 piani, occupa il 7º posto nella classifica mondiale dei grattacieli più alti. Ospita al suo interno un ascensore no-stop che porta dal piano terra al 53simo piano, dove c’è un “belvedere” che offre una vista mozzafiato sul fiume Huangpu e sui grattacieli vicini, in meno di un minuto.
    Al piano numero 20 dove c’è un ristorante di lusso.


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    da: cina-turismo.com
    foto web




    Taipei-101

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    Edited by gheagabry - 1/10/2013, 21:41
     
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  10. gheagabry
     
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    "La natura crea non solo monti e fiumi,
    ma ne cambia l’aspetto e il corso con il passare del tempo,
    lasciando una quantità infinita di immagini da poter ammirare."


    LA FORESTA DI PIETRA


    La Foresta di Pietra del Fiume Giallo si trova nel villaggio Longwan (della Baia del Drago) nella provincia del Gansu lungo il tratto superiore del Fiume Giallo. Il villaggio è così chiamato per la forma ad S del tratto del fiume. Il geo-parco è una combinazione di formazioni terrene, scenari naturali e storia, un amalgama senza paralleli di rocce, fiume, deserto, oasi e fattorie.
    Quando ci si avvicina alla meta, si vede da lontano un mare di fantastici picchi grigiastri che si stagliano fitti fitti contro il cielo e sembrano una vera e propria foresta. Questa foresta di pietra copre una superficie di 30 mila ettari. 250 milioni di anni fa l’altipiano dello Yunnan era coperto dalle acque dell’Oceano, che allora era il mare di Thetys: le conchiglie marine che vi sono state rinvenute ne sono una testimonianza, poi la deriva dei continenti portò il subcontinente asiatico a premere contro le coste dell’Asia e, dieci milioni di anni fa, per effetto della compressione, le terre implicate nel fenomeno cominciarono un processo di lenta levitazione, che dette origine alla catena dell’Himalaya, compresi gli altipiani che le stanno a ridosso, uno dei quali è questo della provincia dello Yunnan. Le formazioni carsiche della Foresta di pietra sono state prodotte prima dall’erosione delle acque e poi da quella dei venti, Formando così la meraviglia di oggi.
    Le forme e le posizioni delle rocce sono molto differenti fra loro. Alcuni pilastri di pietra e stalagmiti si ergono dai 200 agli 800 metri verso l’alto. Gli studi geologi hanno valutato che si siano formate durante l’era quaternaria, circa 2 milioni d’anni fa. Lo strato del loro sviluppo geomorfico appartiene a una serie del Pleistocene, dei depositi del Monte Wuquan, risultato dalla mistura della ricostituzione della montagna, inondazioni, terremoti, cadute gravitazionali e dall’erosione del tempo.


    "Un grande macigno sospeso tra due spuntoni di roccia sembra dover cadere dal cielo al primo soffio di vento. Ma in realtà esso sta così da millenni ed ha un nome simbolico molto bello: Qian Jun Yi Fa¡, che in cinese significa 2Mille chili appesi ad un capello.
    Dopo aver salito degli scalini, sempre di pietra, ci inoltriamo in un susseguirsi di vette grigie e caverne. Incontriamo tante stradine serpeggianti.
    A volte i turisti devono infilarsi nelle fessure delle rocce e ce ne sono di così strette che per passarvi una persona robusta deve cercare con tutte le forze di assottigliarsi il più possibile. Sembra quasi di trovarsi in un labirinto, e a volte si ha l’impressione di essersi persi e di non trovare più la via d’uscita.
    Caratteristico è l’ elefante di pietra, in piedi sopra una sorta di piattaforma. Posa la proboscide a terra e le due orecchie sembrano muoversi leggermente. Sembra proprio un vero elefante, da qualsiasi angolazione lo si guardi.
    Il punto più alto della foresta di pietra è il Chiosco del belvedere da dove si può ammirare il panorama della foresta di pietra estendersi per decine di chilometri quadrati. Ogni picco ha una forma diversa e di conseguenza prendono nomi diversi. La maggior parte degli abitanti che vivono nei pressi della foresta di pietra appartengono alla minoranza etnica sani. I sani fanno parte della nazionalità Yi. Sono laboriosi, coraggiosi e intelligenti, sanno cantare e danzare. Le donne Sani sono abili ricamatrici. Jinfeng Roga, un personaggio leggendario rappresenta il coraggio di questa minoranza.
    La leggenda dice che, volendo costruire una diga a protezione del territorio dei Sani dalla siccità e dalle inondazioni, rubò agli dei, nel cuore della notte, una frusta magica con la quale percuoteva le rocce del luogo per concentrarle in un’unica porzione di territorio e crearvi una barriera naturale.
    La luce del giorno però lo sorprese ancora al lavoro e, scoperto dagli dei, finì con l’essere battuto egli stesso, per mano divina, da quella frusta magica e quindi ucciso. Le rocce di Shilin conservano ancor oggi profonde fenditure che agli occhi dei Sani sono la traccia incancellabile delle fruste del loro mitico antenato.
    La festa delle fiaccole, che ricorre ogni anno il giugno secondo il calendario lunare, è la festa tradizionale della etnia Sani. Allo spuntare della luna, in ogni famiglia, ai piedi della collina o sulla sua cima, si accendono e ardono dei falò. Guardando da lontano, sembra che le stelle del cielo siano cadute sulla terra. Ognuno tiene una fiaccola per scambiarsi festosi saluti. La folla in allegria si mette a danzare attorno ai falò e a cantare gioiosamente. La festa delle fiaccole ha una storia millenaria. Si dice che la popolazione Sani si serviva delle fiaccole per vincere il Re dei demoni malefici e i despoti locali." (seeyunnan.net)

    .....il villaggio di Bai del Drago......


    Il villaggio della Baia del Drago fu fondato circa 300 anni fa. Si dice che durante gli inizi della dinastia Qing (1644-1911) i soldati stazionassero nelle vicinanze e che in breve le verdi praterie e l’abbondanza d’acqua adatti al pascolo attrassero numerosi contadini da ogni dove. Le più recenti statistiche rivelano che alla fine del XX secolo il villaggio contasse più di 500 famiglie e più di 3.000 persone. Essendo un villaggio di immigrati, gli abitanti del luogo hanno stili di vita in comune con le comunità delle vicinanze, per cui hanno templi, antichi mulini ad acqua e canoe di pelle di pecora.
    Giungervi non è effettivamente molto pratico. L’unico modo per accedervi via terra è uno stretto sentiero che si inerpica fra le colline, per cui gli abitanti locali tendono solitamente a effettuare il trasporto dei loro prodotti verso l’esterno attraverso il fiume. Inutile dire che le caratteristiche geologiche hanno limitato lo sviluppo del luogo in diversi modi. Fatto che ha permesso al villaggio di rimanere intatto e semplice, senza inquinamento e senza delinquenza. Tutti i conflitti fra gli abitanti locali sono arbitrati dal capo villaggio. I portali sono decorati da dipinti degli dei protettori che garantiscano la sicurezza e numerose famiglie venerano statue di Zedong a casa. Sui muri dei cortili di diverse case si possono ancora notare quotazioni iscritte di Mao. Nel corso degli ultimi recenti anni, la Foresta di Pietra del Fiume Giallo è stata impiegata come risorsa turistica, il che ha portato alla costruzione di superstrade per arrivarvi e il giungere di informazioni dal mondo esterno. Ciò ha dato modo alla gente della Baia del Drago di pensare a garantire ai visitatori degli spostamenti attraverso carretti trainati da asinelli, detti i ‘taxi ad asino’.
    La Baia del Drago comprende 70 ettari di terra coltivabile e un frutteto di altri 40 ettari, la cui famosa produzione comprende mele, pere, giuggiole e peperoncini grazie alla ricca presenza del sole, al clima mite e all’adeguata irrigazione. Il lussureggiante frutteto di giuggiole contrasta fortemente con la vicina terra desolata della foresta di pietre. Il tempio noto come Qingliang (‘Fresco’) si trova sul lato opposto del fiume, di fronte alla foresta di pietra.
    (chinapictorial)
     
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  11. gheagabry
     
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    "Se hai scalato le montagne gialle
    non hai bisogno di scalare nessun altra montagna".


    LE MONTAGNE GIALLE



    In Cina c'è un detto: dopo aver visitato i cinque monti Yue, ossia i più importanti monti taoisti, non vale più la pena di visitare gli altri, ma dopo aver visto il monte Huangshan, diventa inutile vedere i cinque monti Yue, ossia l'orientale Taishan, l'occidentale Huashan, il centrale Songshan, il meridionale Henshan e il settentrionale Henshan, da cui emergono il fascino peculiare e l'imponente bellezza del monte Huangshan.
    Il Monte Giallo(Huangshan), probabilmente la vetta più famosa della Cina, sorge nella parte sud della provincia dell’Anhui: pittoresco, ammantato di foreste, compare in molti libri di fotografia. La catena dello Huangshan, lunga 257 chilometri, con le sue 72 vette dominate dal Picco del Fiore di Loto (Lianhuafeng) offre un panorama spettacolare. Delle numerose vette della catena montuosa, 77 superano i 1.000 metri. d’altezza chiamato "Qianshan" in epoca Qin, fu ribattezzato Huangshan nel 747 d.C. in onore dell'imperatore Giallo (Huangdi).

    I monti si formarono circa 100 milioni di anni fa, nel Mesozoico, quando un antico mare scomparve a causa del sollevamento terrestre. Più tardi, durante il Quaternario, il paesaggio venne modellato da numerosi ghiacciai. A partire dall'epoca della Dinastia Qin la catena montuosa era conosciuta col nome di Yi Shan; il nome attuale entrò in uso dopo che il poeta Li Po lo utilizzò in uno dei suoi componimenti nel 747. La vegetazione presente nell'area varia a seconda dell'altitudine: al di sotto dei 1.100 metri si trova la foresta equatoriale, fra i 1.100 e i 1.800 metri si trova la foresta temperata a latifoglie decidue, oltre i 1.800 metri non crescono più alberi e si trovano solo praterie di tipo alpino. Qui sono presenti un terzo di tutte le specie cinesi di briofite e oltre la metà di tutte le felci.

    Il monte Huangshan si trova nella parte centro-meridionale della Cina, su una superficie di 1200 kmq. A causa dell' altezza delle sue cime, il clima presenta cambiamenti verticali, con molte nubi e nebbia, forte umidità e intense precipitazioni. Il monte Huangshan concentra i più bei paesaggi dei più famosi monti cinesi, fra cui spiccano quattro particolarità, vere e proprie meraviglie naturali. La prima è costituita dai pini strani: i pini creano infatti il paesaggio più straordinario del monte, con decine di migliaia di esemplari ultrasecolari che crescono fra le fessure delle roccie, con radici aggrovigliate da cui svettano alti, dimostrando una vitalità indomabile; fra questi spicca il Pino che dà il benvenuto agli ospiti, posto ai piedi del Picco della Fanciulla di Giada, diventato il simbolo del monte. La seconda particolarità sono le rocce strane: il massiccio comprende una miriade di picchi dalle pareti a strapiombo nelle valli, e sia le cime che i pendii e le valli sono disseminati di rocce strane che creano paesaggi molto interessanti. La terza particolarità è il mare di nubi: visto che il clima presenta una distribuzione verticale, le valli sono avvolte da nuvole e nebbia e le cime compaiono e scompaiono fra le nubi, con un effetto meraviglioso. La quarta particolarità sono le sorgenti termali disseminate sul monte.

    Oltre al paesaggio naturale, il monte Huangshan vanta anche un profondo passato culturale, in quanto storicamente numerosi poeti, pittori e artisti l'hanno ammirato ed elogiato, creando opere artistiche immortali che ne hanno descritto da tutti i punti di vista la bellezza. Solo nell'ambito della poesia, i maggiori poeti delle varie dinastie, come Li Bai, Jia Dao, Fan Dacheng, Shi Tao e Gong Zizhen, hanno tutti dedicato odi al monte Huangshan, con 20.000 componimenti del genere rimasti. Nel settore dell'arte, la scuola pittorica di Huangshan, che presenta la bellezza delicata e quieta del monte, è un luminoso gioiello della cultura locale. Dal canto loro i fotografi moderni hanno tratto un'infinita ispirazione dai paesaggi del monte. Secondo la leggenda, il capostipite della nazione cinese, l'imperatore Giallo Xuan Yuan, avrebbe meditato qui, raggiungendo la perfezione e salendo al cielo, quindi da secoli sono rimasti molti nomi di cime legati alla vicenda del suo raggiungimento dell'immortalità; di conseguenza il monte Huangshan occupa un posto molto importante nella storia di Taoismo.(italian.cri.cn) Il monte fu il luogo di rifugio dei monaci buddhisti chan, che cercavano ispirazione tra i pini, le cascate e le sorgenti termali. Gli elementi più interessanti sul Beihai sono il Picco del Leone (Shizifeng), la Scimmia che guarda il Mare (Houzi Guanhai), e un vecchio pino contorto poeticamente chiamato "Fiori che spuntano da un Pennello sognante" (Mengbi Shenghua). Ad accogliere, proprio all’inizio del percorso si trova un Pino posto ai piedi del Picco della Fanciulla di Giada. Altri pini per la loro forma e posizione hanno ispirato simbologie e leggende. Ci sono, ad esempio, il Pino della Tigre Nera, sulla sommità della cui vasta chioma, si racconta un monaco buddista vide accoccolata appunto una tigre nera; o il Pino Proteso, slanciato verso lo strapiombo; o ancora il Pino dell’Amante, dal tronco doppio che simboleggia una giovane coppia di innamorati. Le antiche residenze popolari, gli antichi portali, gli antichi templi, gli antichi ponti e le antiche vie costituiscono un paradiso.
    Grazie al particolare e meraviglioso paesaggio e al suo ricco sostrato culturale, nel 1990 il monte Huangshan è stato inserito nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
     
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  12. gheagabry
     
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    Jiuzhaigou Valley,China



    La Valle del Jiuzhaigou (in cinese: 九寨溝, Jiǔzhàigōu, in tibetano: Sicadêgu, letteralmente "valle dei nove villaggi") è una riserva naturale della provincia dello Sichuan, in Cina. È nota per le sue numerose cascate e i laghi, e nel 1992 è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.



    Jiuzhaigou si trova nella parte meridionale della catena montuosa Minshan, 330 chilometri a nord di Chengdu. La valle si estende su di una superficie di 240 chilometri quadrati, con una zona cuscinetto di altri 400 chilometri quadrati. La regione è prettamente montuosa, con un punto più alto di 4.764 metri in corrispondenza del monte Ganzigonggai.




    Jiuzhaigou deve il suo nome ai nove villaggi tibetani che si trovavano lungo la valle. Di essi oggi rimane poco: alcuni sono un piccolo agglomerato di abitazioni, di altri resta poco più che il nome.
    Nel 1997 la popolazione residente assommava a sole 1.000 unità, composte di 130 famiglie tibetane e Qiang. Dopo l'apertura del parco nazionale, agli abitanti è stato proibito praticare l'agricoltura e la loro sopravvivenza è garantita da sussidi statali, oltre che dal turismo.
    L'ecosistema della valle è composto in gran parte di foresta vergine, che durante l'autunno attrae una gran quantità di uccelli dai colori vivaci. Qui si trovano anche moltissime specie di piante, alcune endemiche come certe varietà di bambù e di rododendro.



    La fauna locale comprende specie in pericolo d'estinzione come il panda gigante o la scimmia dal naso camuso. Entrambe le popolazioni sono estremamente piccole (meno di 20 individui per i panda) e isolate, e la loro stessa sopravvivenza è in pericolo in una valle con un tale incremento turistico. Jiuzhaigou ospita anche oltre 140 specie di uccelli.




    Il paesaggio della valle è costellato da montagne carsiche e da ghiacciai, con una certa attività idrologica e tettonica: vi si verificano numerosi terremoti a causa del fatto che essa si trova sul confine fra due faglie. Le rocce del parco sono principalmente di tipo dolomitico e di tufo, alcune sono di arenaria e scisti.
    Nella valle si raccolgono le acque provenienti da 3 diverse gole, che poi vanno a confluire nel sistema fluviale dello Yangtze. L'attrazione naturalistica più famosa della valle è costituita dai numerosi laghi che la costellano, con colori che variano fra il verde, il blu e il turchese. Di origine glaciale, vennero chiusi dalla caduta di rocce e da altri fenomeni naturali. In alcuni laghi vi è un'alta concentrazione di carbonato di calcio e le acque sono estremamente limpide. Alcune delle "dighe" naturali sono state rinforzate artificialmente, in modo che non si verifichino esondazioni.




    Questa remota regione venne abitata per secoli da popolazioni tibetane e Qiang, ma non venne ufficialmente scoperta dal governo fino al 1972. Fino al 1979 l'area venne pesantemente disboscata, attività che venne interrotta dal governo centrale con l'istituzione di un parco nazionale nel 1982. Nel 1984 il parco venne ufficialmente aperto al turismo, con la costruzione di numerose infrastrutture. Nel 1992 venne inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità e nel 1997 venne dichiarata riserva della biosfera.

     
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  13. gheagabry
     
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    "...c'è un'altra Cina più nascosta che conserva
    intatta la magìa degli anni più antichi"


    WU ZHEN


    La storia della Cina e della sua civiltà ha origine dai piccoli insediamenti sorti lungo le vallate del Fiume Giallo e del Fiume Azzurro durante l'era del Neolitico. In particolare è il Fiume Giallo che è considerato la culla della civiltà cinese.
    Molte delle città più antiche della Cina resistono ai grattacieli, alla tecnologia e ai ritmi di vita sempre piu' frenetici.. luoghi che hanno scandito il ritmo della storia, e da secoli custodiscono silenziosamente tradizioni e stili di vita che hanno centinaia di anni. Hanno attirato antichi viaggiatori giunti marciando sulla pietra, o in barca lungo un fiume, mantenendo lo stile architettonico originale, la loro cultura fatta di costumi, usanze etniche, leggende tramandate di padre in figlio. Wu Zhen è una città nella provincia dello Zhejang, con più di seimila anni di storia.
    E' una tipica città del sud della Cina, ricca di pesce, riso e seta. Una Venezia in miniatura, i fiumi e i canali attraversano tutta la città e sono le sue strade. “L’antica città sull’acqua” è altresì detta “La città del pesce, del riso e della Seta” si trova a nord di Tongxiang nella provincia dello Zhejiang ed è al centro dell’immaginario triangolo che collega Shanghai-Hangzhou-Nanchino. Wuzhen vanta una storia antichissima, infatti ricerche scritte effettuate sul sito di Tanjianwan che custodisce importanti reliquie sotto protezione statale, dimostrano che i primi abitanti di Wuzhen hanno vissuto qui sin dall’età della pietra circa 7.000 anni fa. La fondazione vera e propria di Wuzhen risale all’875 a.C. ed in più di mille anni di storia Wuzhen non ha mai cambiato nome, sistema di navigazione dei suoi canali ed il suo modo di vita, è come fare un salto indietro nel passato di più di mille anni!
    Il paese è caratterizzato da un denso intreccio di canali e ponti attorno ai quali gli abitanti hanno costruito e loro caratteristiche abitazioni e creato mercati per lo scambio delle mercanzie nei pressi dei ponti. I vicoletti lastricati in pietra, i bellissimi ponti ad arco, i tipici ingressi ai cortili e le verande che si affacciano sui canali creano un’atmosfera unica, dove gli abitanti vivono ancora alla stessa maniera dei loro antenati.

    Wuzhen dà il meglio di se nei giorni piovosi....lungo i vecchi vicoli e passando davanti alle case di legno, vecchie di centinaia d'anni, si può vedere la pioggia che cade dalle grondaie incise, sulle porte. Le gocce di pioggia creano increspature sulla superficie dei canali, mentre le barche viaggiano avanti e indietro. I padiglioni lungo le sponde, i corridoi ed i ponti ad archi, immersi nella pioviggine creano scenari affascinanti. La gente di Wuzhen vive una vita semplice. Molti di essi allevano i bachi da seta e coltivano crisantemi; hanno conservato la tradizione di comprare frutta e verdura dai venditori ambulanti che passano con le barche sotto le finestre delle case lungo le sponde dei canali.


    Durante il periodo delle Dinastie del Nord e del Sud (420-581), il Principe Ereditario Liang Zhaoming studiò a Wuzhen. Il Principe è famoso per il suo scritto Selezione letteraria di Zhaoming, una pietra miliare nella storia della letteratura cinese, la città di Wuzhen conserva una porta commemorativa a ricordo del suo soggiorno nella città. Altri luoghi di importanza storica e culturale sono il Padiglione di Wenchang, il Tempio Taoista di Xiuzhen, l'antico teatro, il palazzo di uno dei membri dell'Accademia Imperiale e l'antica residenza di Mao Dun, famoso scrittore della letteratura contemporanea cinese.
    Le tradizioni sono molto vive a Wuzhen, oltre all'opera dei fiori e tamburi, agli spettacoli delle ombre con i burattini ed alle fiere nei templi, Wuzhen attira visitatori con la sua antica ed onorevole arte del calicò (tela di cotone) stampato con il colore indaco. Anticamente i calicò venivano usati come pareti divisorie nelle case, come tende per le finestre e come tovaglie da tavola in tutte le case di campagna nella Provincia del Zhejiang. Oggi è ancora uno spettacolo comune nelle stradine di Wuzheng, vedere le donne che indossano comodi abiti lunghi blu-indaco e lavorano con filatoi e telai in laboratori tessili, mentre il cigolio dei telai risuona nei vicoli.
    Il materiale grezzo per queste tinture è l'Eupatorium fortunei, un'erba che diventa color indaco dopo aver fermentato e precipitato. Per convenienza nei trasporti i laboratori di tessitura e quelli di tintura sono di solito nella stessa strada a poche porte di distanza gli uni dagli altri. Nei laboratori di tintura le stoffe vengono immerse nel colore ed asciugate all'aria aperta più e più volte.(rmhb.com.cn)

    ...festa degli incensi...



    La tradizionale festa degli incensi è una ricorrenza che risale all'inizio della dinastia Qing, nel XVII secolo, ed era molto diffusa nella regione a sud del fiume Azzurro; tra le feste di questo tipo, quella del borgo di Wu Zhen è la più famosa. Le attività principali si concentrano ad aprile. Durante questo periodo i contadini si recano ai templi per pregare e bruciare incensi, allo scopo di ottenere un buon raccolto di cereali e di bachi da seta; nel contempo si organizzano varie attività ricreative e si tengono floridi mercati. Sulla piazza del borgo, un corteo di persone in costume tradizionale si appresta a partire. Si tratta della famosa riunione del maresciallo Wen, conosciuto come il "maresciallo dell'epidemia". I partecipanti al corteo indossano abiti della dinastia Song, ossia dell' XI secolo, e rappresentano funzionari in ispezione. Il corteo inizia con un piccolo funzionario che batte il gong e annuncia la manifestazione; seguono decine di bandiere variopinte recanti le frasi augurali: "paese stabile e popolo pacifico"; "buon raccolto e lunga vita". Segue una portantina retta da otto persone, all'interno della quale si trova la statua del maresciallo Wen, protagonista della festa. Ovunque arrivi, il maresciallo Wen è sempre ben accolto dalla gente.
    La venerazione per il maresciallo Wen ha origine da una leggenda. Si dice che questi fosse un intellettuale della dinastia Song: una notte egli stava leggendo, quando ad un tratto udì due fantasmi che stavano contaminando il pozzo. Il giorno dopo, alcuni vennero ad attingere acqua ed egli cercò di persuaderli a non farlo, ma nessuno gli credette. Disperato, egli si gettò nel pozzo. Quando tirarono fuori la salma, questa risultò grigia, quindi c'era stato un avvelenamento. Per esprimere ringraziamento, la gente eresse una statua in suo onore e la collocò in un tempio, chiamando il funzionario "Maresciallo Wen", ossia il maresciallo che domina le epidemie; ogni anno, quando cade la festa degli incensi, la statua viene portata in processione.
    Mentre la manifestazione non è ancora terminata, nel cortile della famiglia Wang , situato in una strada vicina, sono già appese le lanterne, e a ritmo di musica inizia lo spettacolo della romantica cerimonia nuziale del borgo, un altro contenuto dell'attività della festa. Al suono di gong e tamburi, e tutti gli strumenti tradizionali cinesi, giunge una barchetta che trasporta la dote, e la sposa vestita di rosso, col capo coperto da un fazzoletto, anch'esso rosso. La sposa è accompagnata dalle testimoni e segue il futuro marito, cui è legata con un nastro rosso, fino alla sala cerimoniale, il suocero e la suocera siedono al centro, mentre un vecchietto coi capelli bianchi presiede la cerimonia.
    Secondo le indicazioni di costui, e in base alla tradizione popolare cinese, prima di tutto, lo sposo e la sposa si inchinano al cielo e alla terra, che rappresentano la natura, poi al padre e alla madre, infine si inchinano reciprocamente, a dimostrazione che d'ora in poi si ameranno e rispetteranno per la vita. Dopo la cerimonia, tra gli auguri di tutti, i novelli sposi entrano nella camera nuziale.
    (italian.cri.cn/)
     
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  14. tomiva57
     
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    C_2_fotogallery_1023416__ImageGallery__imageGalleryItem_2_image

    Il ponte di vetro più lungo del mondo


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    Chi non soffre di vertigini e vuole garantirsi un'adrenalinica passeggiata può recarsi nel parco nazionale forestale Huangshui, a Chongqing, in China. Lì per i turisti è stato costruito un ponte con il pavimento di vetro, sospeso su una valle a 30 m d'altezza. La passeggiata nel vuoto è la più lunga al mondo: 31 metri, ben 10 in più del Grand Canyon Skywalk.


    C_2_fotogallery_1023416__ImageGallery__imageGalleryItem_6_image



    fonte: tgcom24.mediaset.it
     
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  15. gheagabry
     
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    Guoliang Tunnel, Cina



    In Cina, nella provincia di Henan esiste un tunnel, una galleria che si snoda tra le montagne di Taihang e che viene considerata una delle più pericolose al mondo; claustrofobica, si inerpica passando da punti in cui la luce è totalmente assente e l’unica presenza sono le viscere della montagna, ad altre da cui è possibile ammirare una panorama mozzafiato. Lungo 1,2 chilometri, alto 5 metri e largo 4 è stato aperto al pubblico il 1° maggio 1977 decretando così, non solo un passo in avanti per gli abitanti di Guoliang, ma anche una fortuna per il turismo che ha subìto un’impennata e attratto molti curiosi; se non fosse stato costruito, il paese forse sarebbe scomparso poiché situato in una posizione impervia e difficile da raggiungere.

    Guoliang Village era un piccolo villaggio cinese di alto nelle montagne Taihang nella provincia di Henan . Nessuno sapeva quasi l'esistenza. L'unico modo per raggiungerla era una via di gradini scavati sul fianco di una scogliera molto ripida su cui fu costruito il loro villaggio. Hanno chiamato la scalinata "Ladder Sky." Forse il difficile accesso e una posizione difendibile ha mantenuto come uno scrigno il piccolo villaggio ma isolato dal resto del mondo. Nel 1972, gli anziani del villaggio tra cui Shen Mingxin furono determinati a costruire una strada. Volevano che il loro villaggio fosse collegato al mondo esterno e che le persone fossero in grado di raggiungere in un altro modo la civiltà senza la fatica salire quelle scale impervie.
    Il paese, così isolato, non disponeva neppure della linea telefonica né, tantomeno, di quella elettrica. I 13 valorosi abitanti, spronati da Shen Mingxin, il capo del villaggio, si armarono di coraggio e iniziarono, dopo aver con difficoltà acquistato gli attrezzi necessari, l’opera di realizzazione, decisi più che mai ad entrare nel meraviglioso mondo della modernità; per 5 anni scavarono e utilizzarono esplosivo mettendo a rischio la loro incolumità, facendo saltare pezzi di montagna e lavorando in equilibrio precario sugli strapiombi. Molti persero la vita e, anche per questo, la strada, è oggi definita “la strada che non ammette errori”. Le “finestre” che si aprono lungo le pareti furono ideate, non tanto per far entrare luce e ossigeno quanto piuttosto, essendo stato scavato tutto a mano e con strumenti tutt’altro che tecnologici, per buttar fuori le macerie, evitando così di fare continui spostamenti per liberarsene.
    Si dice che a pagare per gli strumenti per scolpire la strada, gli abitanti del villaggio di Guoliang Village 郭亮 村 abbiano sacrificato molto e anche venduto i loro animali e altre necessità della vita. Quando le frontiere sono state aperte per i viaggi all'estero negli ultimi dieci anni, gli stranieri hanno cominciato a trovare e pubblicare le immagini su di esso. Fino a pochi anni fa, era un luogo difficile da trovare e raggiungere, ma ora il paese sta diventando famoso. Alberghi hanno aperto in paese, e ponti e passerelle sono stati costruiti per i turisti in modo che possano andare in giro nella zona.
     
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20 replies since 21/8/2011, 14:40   5273 views
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