SICILIA PARTE 8^

IL CARRETTO..I PUPI..A STRUMMULA..IL MITO DEI GIGANTI..LA SFINCIA..LE PANELLE..

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  1. tomiva57
     
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    Wolfgang Goethe nel suo "Viaggio in Italia".........
    "l'Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito:
    soltanto qui è la chiave di tutto."


    Goethe quando ha toccato per la prima volta il suolo siciliano deve aver avuto delle emozioni grandisime; le sue sensazioni mentre la nave si approssimava al porto devono aver invaso tutto il suo corpo e il profumo dell'isola al suo rientro deve avergli ispirato la famosa frase: "l'Italia, senza la Sicilia, non lascia alcuna immagine nell'anima".

    In Sicilia i ritmi vengono ancora dettati dalla natura ed in questo sito si vuole approfondire la bellezza di alcune località dove il mare ha il colore dello zaffiro e la pietra, con le sue linee curve - maschere e putti, prende forma nell'espressione del Barocco siciliano.....e il vento diventa musica!!!

    Il nostro e' un invito a percorere e scoprire il cuore segreto ed incontaminato della Sicilia Orientale, la provincia babba (cioè semplice/naif come la chiamava Sciascia), attraverso località che per l'occasione vengono presentate al massimo delle loro bellezze e gustare totalmente lo splendore delle Costiere ancora oggi in gran parte incontaminate.

    Dal giugno del 2002, a Budapest durante i lavori della 26° sessione del Comitato Scientifico Internazionale, avviene il riconoscimento dell'UNESCO dell'area del "Val di Noto" nella "Lista del patrimonio dell'Umanita'". Il termine "Val di Noto" definisce un'area geografica nella Sicilia sud-orientale, estesa dalla riva sinistra del fiume Salso a Capo Passero, con confini segnati da Enna, San Filippo d'Agira, Catania e Noto. Tale denominazione deriva dal periodo di dominazione araba, quando l'isola venne divisa in tre aree amministrative chiamate Valli: il Val Demone con capoluogo Messina, il Vallo di Mazara, con capoluogo Mazzare e poi Palermo, ed infine il Vallo di Noto, con capoluogo Noto e poi Catania.

    I comuni del Val di Noto inseriti nella lista sono otto: Noto, Palazzolo Acreide, Scicli, Modica, Ragusa, Militello Val di Catania, Caltagirone, Catania.

    Ecco le tre motivazioni che hanno portato all'inserimento del Val di Noto tra i siti più importanti del mondo:
    * sono un'eccezionale testimonianza dell'arte e dell'architettura del tardo Barocco;
    * rappresentano il culmine e l'ultima fioritura del Barocco europeo;
    * la qualità di questo patrimonio è risaltata anche dall'omogeneità, causata dalla contemporanea ricostruzione delle città.


    da:costierabarocca.it








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    Villa del Tellaro


    La villa di epoca romana fu scoperta agli inizi degli anni settanta. Apre finalmente al pubblico il 12 marzo 2008 la Villa del Tellaro, il complesso di età tardo-romana imperiale scoperto in contrada Caddeddi nei pressi di Noto. Dopo un lungo lavoro di esplorazione protrattosi per oltre un ventennio la villa sarà, quindi, visitabile. Le complesse operazioni di scavo hanno portato alla scoperta di una grande villa che, per la parte finora 'emersa', copre una superficie di circa 3000 metri quadri. Gli scavi hanno riportato alla luce dei raffinati pavimenti a mosaico, risalenti al IV secolo d.C, che sono stati restaurati e oggi ricollocati nelle originarie sedi. La Villa del Tellaro appartiene alla stessa epoca della villa scoperta a Patti Marina (Messina) e della più famosa Villa del Casale di Piazza Armerina.
    La villa romana del Tellaro ricade in quell'angolo di Sicilia localmente definito "territorio ibleo", dal nome dell'altopiano calcareo che connota tutto il sud-est dell'isola. Percorrendo la Strada Provinciale 19 Noto-Pachino, verso la Riserva Naturale di Vendicari, i viaggiatori più attenti noteranno le segnalazioni della Villa Romana del Tellaro, per poi deviare a destra (distanza Km. 10). A circa 100 metri, in contrada Caddeddi (come segnala il cartello), si trova la Villa Romana del Tellaro (IV secolo), pregevole per i mosaici pavimentali (forse appartenuta ad un latifondista o ad un senatore romano).
    Per gli esperti sono i pavimenti musivi più belli e artistici d’Italia e sono divisi in vari registri musivi, che rappresentano scene di caccia, il riscatto del corpo di Ettore ed altri temi. La datazione della Villa è legata al rinvenimento di monete di Imperatori Romani del IV sec. d.C. La Villa probabilmente aveva una superficie di circa 5 mila mq. Fu distrutta da un incendio, com’è stato possibile arguire dall’esame delle assise di base del fabbricato ottocentesco.



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    SALVATORE QUASIMODO

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    La biografia.

    Salvatore Quasimodo nacque a Modica (Ragusa) il 20 agosto del 1901. Il padre del poeta era capostazione e doveva spostarsi spesso da una città all’altra della Sicilia orientale (Gela, Cumitini, Licata, ecc.). Dopo il terremoto del 1908 la famiglia Quasimodo si trasferisce a Messina dove Salvatore compie gli studi fino al diploma di Geometra.
    All'epoca in cui frequentava lo "Jaci" risale un evento di fondamentale importanza per la sua formazione umana e artistica: l'inizio del sodalizio con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira, che sarebbe poi durato tutta la vita. Negli anni messinesi Quasimodo cominciò a scrivere versi, che pubblicava su riviste simboliste locali.
    La casa di Quasimodo
    All’età di diciotto anni lascia la Sicilia per trasferirsi a Roma. Dopo un primo periodo trascorso a Roma impiegato presso il Genio Civile si trasferisce a Reggio Calabria. Nel 1929 si reca a Firenze e il cognato Elio Vittorini lo introduce nell’ambiente della rivista Solaria. Per le Edizioni Solaria esce nel 1930 Acque e Terre, primo libro della carriera poetica di Quasimodo che con Oboe Sommerso, raccolta pubblicata nel 1932, e Erato e Apollion, uscita nel 1936 si afferma come rappresentante della poesia ermetica.
    Nel 1934 Quasimodo si trasferì a Milano, che segnò una svolta particolarmente significativa nella sua vita e non solo artistica. Accolto nel gruppo di "corrente" si ritrovò al centro di una sorta di società letteraria, di cui facevano parte poeti, musicisti, pittori, scultori.
    Nel frattempo era cominciata l’attivita di Quasimodo come traduttore e nel 1940 viene pubblicata la traduzione in italiano dei Lirici Greci alla quale segue nel 1942 la nota raccolta di poesie dal titolo Ed è subito sera.Durante la guerra Quasimodo lavora alacremente scrivendo versi e traducendo Omero, Catullo, Virgilio, Shakespeare, Neruda con esiti altissimi.Con la raccolta Giorno dopo Giorno la sua poesia ha una svolta, dai temi della Sicilia del mito, affrontati nella raccolte precedenti, Quasimodo si volge a quelli della guerra, della questione sociale e dell’impegno. In questo periodo il poeta lavora anche come critico teatrale.
    Nel 1954 con Il Falso e Vero Verde inizia per Quasimodo una terza fase poetica in cui si affermano tematiche legate al consumismo, alla tecnologia, al neocapitalismo tipiche di quella “civiltà dell’atomo” che il poeta denuncia con un linguaggio cronachistico e scabro.Il 10 dicembre del 1959 Quasimodo riceve a Stoccolma il Premio Nobel per la letteratura. Nel 1966 pubblica il suo ultimo libro Dare e Avere e , appena due anni dopo, muore colpito da ictus.
    Oggi, il poeta, tradotto in quaranta lingue, è conosciuto e studiato in tutti i Paesi del mondo.



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    Il castello di Donnafugata


    Il nome Donnafugata deriva dall'arabo "Ain-jafat" e significa "Fonte di salute". Una leggenda narra comunque, di una donna che prigioniera nel Castello riuscì a scappare. Si tratterebbe della regina Bianca di Navarra che venne rinchiusa, dal perfido conte Bernardo Cabrera, signore della Contea di Modica, in una stanza dalla quale riuscì a fuggire attraverso le gallerie che conducevano nella campagna che circondava il palazzo. Da qui il nome dialettale "Ronnafugata", cioè "donna fuggita". Abile stratega, scaltro, crudele, potente come nessun altro sull’isola il Conte Berardo Cabrera era temuto persino dai sovrani di Palermo che non fecero nulla per ridimensionare il suo potere.




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    particolari mura d’accesso



    Entrato nella leggenda divenne oggetto di una serie di storie popolari. Si diceva, ad esempio, che nascondesse un tesoro consistente in una capra tutta d’oro, la quale sarebbe saltata fuori dal luogo in cui era nascosta dopo un complicato incantesimo. Si raccontava inoltre, che facesse fare una brutta fine a tutti coloro che lo ostacolavano e soprattutto ai suoi nemici tra i quali ci furono i Chiaramonte e la principessa Bianca di Navarra. In realtà è documentato che la principessa non mise mai piede nel Castello dato che ai suoi tempi (XIV secolo) il palazzo non era ancora stato edificato. L'edificio occupa un'area di circa 2500 metri quadrati e si snoda in circa 122 stanze che meriterebbero tutte di essere visitate ed ammirate, anche in base allo stupendo restauro effettuato.



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    vaso viale d’accesso


    L'ingresso è costituito da un ampio cortile di campagna fiancheggiato da due file di casette. Attraversandolo è possibile scorgere la facciata gotica orlata di merli al di sotto dei quali si trova un'elegante galleria con coppie di colonnine ricche di capitelli. La facciata inoltre è caratterizzata da finestre in stile gotico. Nella parte sottostante alla galleria si ammirano otto finestroni bifori a sesto acuto che danno in un'ampia terrazza delimitata da una balaustra coronata da otto vasi. Due modeste torrette circolari completano la prospettiva.



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    Castello+di+Donnafugata
    Castello Donnafugata Ragusa


    Il fascino ottocentesco del Castello di Donnafugata nell'entroterra di Ragusa

    Quanti luoghi e quante meraviglie offre la Sicilia a un visitatore in cerca di bellezza! Nell'ideale itinerario alla scoperta di questa meravigliosa regione, traendo spunto da una interessante guida turistica di viaggio, stavolta mi soffermo nella provincia più meridionale dell'isola, quella iblea, dal nome del nucleo storico (Ragusa Iblea) di Raùsa, città nota nel resto d'Italia come Ragusa.
    Un paesaggio naturale incontaminato fa da cornice alle splendide architetture barocche, incluse nel Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco insieme a quelle della Val di Noto. Le chiese di San Giacomo, delle SS Anime del Purgatorio, dei Cappuccuni, di San Giovanni Battista, e soprattutto Santa Maria dell'Itria ed il duomo di San Giorgio impongono una sosta di qualche giorno in uno dei residence della zona, per godersele nei tempi giusti, scanditi secondo il ritmo di queste terre.
    A pochi chilometri dalla costa e ad una decina da Ragusa, sorge il CASTELLO DI DONNAFUGATA.





    Castello+di+Donnafugata
    [la Loggia]




    Nonostante una leggenda che vorrebbe legare il suo nome a quello della regina Bianca di Navarra (vedova del re Martino I d'Aragona e reggente del regno di Sicilia) imprigionata tra le sue mura (da qui donna fugata cioè rapita), l'ipotesi più plausibile rimane quella legata ad una sorgente (Ayn as Jafat in lingua araba, cioè "fonte di salute" la cui trascrizione in siciliano diventa ronnafuata) che si trova nei dintorni.
    Le prime notizie di questa grande villa si hanno nel XIV secolo, ma è nel 1648 con l'acquisto da parte di Vincenzo Arezzo La Rocca e soprattutto nella seconda metà dell'800 con i lavori di ampliamento eseguiti dal suo discendente, il barone Corrado Arezzo di Spuches, che la dimora patrizia assunse l'aspetto attuale.



    Castello+di+Donnafugata+-+sala+degli+specchi
    [il Salone degli specchi]



    Dall'ampia loggia in stile gotico-veneziano, protetta ai lati da due grandi torri, si accede agli interni, altrettanto belli ma ben più sfarzosi. Nel labirinto delle 122 stanze distribuite su 3 piani solo una ventina sono aperte al pubblico, tra queste le principali si trovano al piano nobile: il salone degli stemmmi delle più importanti famiglie siciliane, la splendida pinacoteca con opere neoclassiche di assoluto valore ()tra cui un'opera di Caravaggio, una di Antonello da Messina ed una di Spagnoletto), il salone degli specchi decorato con stucchi, la stanza della musica, l'appartamento del vescovo, la sala del biliardo, la foresteria, il salotto dei fumatori e la biblioteca. Tutte con i mobili e gli arredi originali dell'epoca,
    Gattopardo


    Gattopardo



    Un viaggio indietro nel tempo che inevitabilmente fa venire alla mente il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa (ed infatti alcune scene della trasposizione cinematografica di Luchino Visconti sono state girate in queste sale).
    Seguendo il percorso inverso di Corrado Arezzo, che in 20 minuti raggiungeva dal suo castello la città, potete alloggiare in un hotel di Ragusa e tornare anche più volte a Donnafugata per passeggiare in uno degli ultimi giardini storici ancora esistenti in Sicilia. Intorno al maniero si estende un parco di 8 ettari dove una volta regnavano oltre 1500 specie vegetali, ed adesso tra statue, vasi di terracotta e grotte artificiali ospita la cosidetta Coffee House, il tempietto circolare ed un piccolo labirinto.


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1 replies since 20/8/2011, 20:50   6159 views
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