TE'

tutto quello che c'e da sapere..

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  1. gheagabry
     
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    Ogni tazza di tè rappresenta un viaggio immaginario.
    (Catherine Douzel)


    Leggende sul TE'



    Secondo la leggenda cinese, l'imperatore Chen Nung (Shen Nung), detto il Divino Mietitore per l'impulso da lui dato all'agricoltura, era così fiscale per il rispetto dell'igiene che non beveva altro che acqua bollita e aveva ordinato ai propri sudditi di attenersi allo stesso precetto.
    Un giorno, nell'anno 2737 a.C., mentre l'imperatore era seduto a riposare all'ombra di un albero di tè selvatico, una leggera brezza fece cadere alcune foglie di tè all'interno dell'acqua messa a bollire e essa aveva assunto un invitante color oro. La curiosità prevalse e il grande imperatore assaggiò per la prima volta la deliziosa bevanda chiamata poi tè. Dopo averla bevuta si sentì preso da un benessere indicibile e volle conoscere meglio l'albero che aveva prodotto quella foglia meravigliosa e benefica, favorendone così l'uso e la coltivazione.


    Per gli Indiani invece a scoprire il tè fu Bodhidarma figlio del re delle Indie Kosjuwo. Sotto il regno dell'Imperatore Xuanwudi, questo venerabile principe venne in Cina per raggiungere il regno Wei del Nord. Predicò il buddismo e raccomandò la meditazione, la cultura dello spirito e il superamento di tutte le illusioni materiali per la salute dell'anima.
    Bodhidarma aveva fatto voto di non dormire durante i sette anni della sua meditazione, ma dopo i primi cinque anni fu assalito dal torpore e dalla sonnolenza e quasi istintivamente raccolse delle foglie da un cespuglio vicino e masticandole recuperò le forze e riuscì a concentrarsi di nuovo. Ovviamente si trattava di tè.
    I buddisti giapponesi hanno apportato una variante particolare a questa leggenda. Essi raccontano che Bodhidarma dopo tre anni d veglia ininterrotta si lasciò prendere dal sonno sognando di alcune donne che aveva amato in gioventù. Ma al suo risveglio era furioso per la sua debolezza e per punirsi si tagliò le palpebre e le sotterrò. Ripassando dopo qualche anno nello stesso luogo si accorse che dove aveva seppellito le sue palpebre era cresciuto un arbusto selvatico le cui foglie producevano una bevanda meravigliosa che donava forza e aveva la proprietà di aiutare a mantenere gli occhi aperti durante le lunghe veglie di meditazione. La raccomandò ad amici e discepoli e così nacque l'uso e la coltivazione del tè.
    Il viaggio del Principe Bodidharma in Cina è registrato dalle cronache cinesi del regno Vu Yu e datato al 543 d.C.



    ...La leggenda del Tè Bianco...


    Tanto tempo fa, in Cina, ci fu un lungo periodo di siccità che portò un'epidemia di peste. Alcuni anziani raccontarono dell'esistenza di una pianta il cui succo poteva curare gli ammalati e rendere fertile la terra. Questa pianta si poteva trovare su una montagna vicina, alla fonte di un drago. Alcuni giovani coraggiosi si recarono sulla montagna per cercare la pianta ma non tornarono. Il drago, sorvegliante della fonte, li aveva presi. Decisero di partire anche tre fratelli, due ragazzi e una ragazza. Il fratello maggiore partì per primo ma, dopo 36 giorni, ancora non era tornato; partì allora il secondo ma, dopo 49 giorni, anche questo non era ancora tornato. Partì per ultima la ragazza. Quando raggiunse la fonte si accorse che il drago aveva trasformato in pietre coloro che, prima di lei, lo avevano affrontato. Invece di avvicinarlo lo colpì a morte da lontano con una freccia. La ragazza raccolse i germogli della pianta sacra, li annaffiò con acqua della fonte e, con sua sorpresa, questi divennero subito piante adulte. Raccolse i semi e li spremette sulle pietre, riportando così alla vita i suoi fratelli. Ritornati a casa, i fratelli riuniti piantarono altri semi sul pendio di una collina e altre piante nacquero subito. Con le foglie di queste piante sacre fecero un infuso e lo fecero bere a tutte le persone ammalate che subito guarirono; la pioggia tornò a cadere e la terra fu di nuovo fertile. Da allora nel Fujian non smisero mai di bere il sacro infuso della pianta del Tè.



    ...La favola del Pai Mu Tan...


    Un tempo un giovane ufficiale dell'esercito, stanco della corruzione del governo, decise di partire per altri luoghi e lo fece in compagnia della madre. Nel corso del suo viaggio fu colpito da una straordinaria fragranza presente nell'aria. Si fermò e chiese spiegazioni ad un anziano del luogo. L'anziano gli spiegò che, poco distante, c'era un piccolo lago e, in mezzo ad esso, c'erano 18 fiori di peonia. Erano questi a diffondere l'aroma. L'uomo e la madre raggiunsero il lago e decisero di stabilirsi in quel posto. Dopo breve tempo, la madre si ammalò. L'uomo cercò a lungo, senza successo, piante medicinali per guarirla, finché, stanco e deluso, si assopì. Nel sonno gli apparve un anziano che gli disse di cucinare una carpa con un tè nuovo: questo avrebbe guarito la donna. Al risveglio, tornò a casa e, con sorpresa, seppe che anche la madre aveva fatto lo stesso sogno. Prese allora una carpa e cominciò a pensare come trovare il nuovo tè. All'improvviso un tuono squarciò l'aria e le 18 peonie del lago divennero... piante di tè! Era un tè particolare. Essendo state peonie, le piante avevano una superficie lanuginosa bianca. L'uomo prese le foglie e cucinò la carpa. La madre la mangiò e migliorò immediatamente. Guarita, chiese al figlio di prendersi cura di quelle piante così straordinarie. La donna divenne immortale e, un giorno volò via dalla terra, divenendo la patrona del tè del luogo.


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    In tempi assai remoti, il tè non era conosciuto fuori della Cina. Voci sulla sua esistenza erano pervenute alle orecchie sia di saggi che di sciocchi di altri paesi, e ognuno cercava di scoprire di che si trattava in funzione dei propri desideri e dell'idea che se ne faceva.
    Il re di Inja ('qui') mandò i suoi ambasciatori in Cina, e l'imperatore offrì loro del tè. Tuttavia, vedendo che anche i contadini ne bevevano, quegli ambasciatori conclusero che non era una bevanda degna del loro sovrano e, inoltre, che l'imperatore stava cercando di ingannarli facendo passare una sostanza qualsiasi per la bevanda celestiale di cui avevano sentito parlare.
    Il più grande filosofo di Anja ('lì') raccolse tutte le informazioni possibili sul tè e concluse che si trattava di una sostanza che esisteva veramente, ma in piccolissima quantità, e che era di natura diversa da tutto ciò che si conosceva fino a quel momento. Non se ne parlava, infatti, come di un'erba, di un liquido, talvolta verde, talvolta nero, talvolta amaro e talvolta dolce?
    Nei paesi di Koshish e di Bebinem, gli abitanti provarono per secoli tutte le erbe che poterono scoprire. Molti ne furono avvelenati e tutti restarono delusi. Infatti, poiché nessuno aveva introdotto la pianta del tè nel loro paese, non potevano trovarlo. Bevettero anche tutti i liquidi che trovarono, ma senza successo.
    Nel territorio di Mazhab ('settarismo'), un piccolo sacchetto di tè veniva portato in processione davanti al popolo, quando la gente affluiva nei luoghi di culto. Nessuno pensò mai di assaggiarlo, e a ragione: nessuno, infatti, sapeva come prepararlo. Tutti erano convinti che il tè avesse di per sé una qualità magica. Quando un saggio disse loro: "Ignoranti, versateci sopra dell'acqua bollente!", lo impiccarono e lo inchiodarono a un palo, visto che il suo suggerimento comportava, per essi, la distruzione del loro tè. Ciò provava che era un nemico della loro religione.
    Prima di morire, il saggio aveva potuto trasmettere il suo segreto a poche persone, che riuscirono a procurarsi del tè e a berne in segreto. Quando veniva chiesto loro che stessero facendo, rispondevano:
    "È solo una medicina che prendiamo per una specifica malattia".
    Ed era così ovunque nel mondo. Alcuni avevano visto crescere il tè, ma non l'avevano riconosciuto. Ad altri era stato dato da bere, ma avevano pensato che si trattasse di una bevanda per gente ordinaria. Altri ancora ne erano entrati in possesso, ma lo avevano idolatrato. Fuori dalla Cina ben pochi ne bevevano, e anche di nascosto.
    Poi venne un uomo di conoscenza che disse, ai mercanti di tè, ai bevitori di tè e ad altri: "Colui che gusta, conosce. Colui che non gusta, non conosce. Anziché parlare di bevanda celestiale, non dite nulla, ma offritelo nei vostri banchetti. Coloro che lo ameranno ne chiederanno ancora. Coloro che non lo ameranno dimostreranno la loro incapacità di essere bevitori di tè. Chiudete la bottega delle chiacchiere e dei misteri. Aprite la casa da tè dell'esperienza".
    Di tappa in tappa, il tè venne portato attraverso la Via della Seta. E ogni volta che un mercante - la cui carovana trasportava pietre preziose, giada e seta - si fermava per riposare, preparava del tè e lo offriva alla gente che incontrava, che conoscesse o no la fama del tè. È questa l'origine delle Chaikhana, le case da tè che furono aperte lungo la strada che da Pechino va a Buchara e a Samarcanda. E coloro che lo gustarono, seppero.
    All'inizio, si noti bene, furono solo i grandi e i sedicenti saggi a cercare la bevanda celestiale e anche a esclamare: "Ma si tratta solo di foglie essiccate!";
    oppure: "Perché fai bollire l'acqua, straniero, quando tutto ciò che ti chiedo è la bevanda celestiale?"; o anche: "Come posso essere sicuro che si tratta di tè? Provamelo. Inoltre, il colore di questo liquido non è dorato, ma ocra!".
    Quando la verità fu conosciuta e il tè fu portato a tutti coloro che volevano assaggiarlo, i ruoli si invertirono e gli unici a ripetere ciò che avevano proferito i grandi e i sedicenti saggi furono gli idioti integrali. E a tutt'oggi è ancora così.


    (Questo racconto è tratto dagli insegnamenti del maestro Yusuf Hamadani (morto nel 1140), maestro del grande Yasavi del Turkestan.)



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    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 20:20
     
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    LA STORIA DEL TE'


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    Il tè rivendica a pieno titolo il privilegio di essere una delle bevande più antiche e consumate sulla terra, seconda solo all'acqua con cui si prepara e vanta una storia che si fa risalire a 5.000 anni fa anche se le sue origini sono avvolte nel mistero.
    La storia ufficiale fa risalire l'uso del tè come bevanda ai primi secoli della nostra era e ne possiamo dividere le tecniche di preparazione in tre scuole: quella del tè bollito; quella del tè sbattuto e infine quella del tè infuso.
    In precedenza le foglie della pianta, chiamata Tu, erano raccolte e ridotte in poltiglia fino a formare degli impiastri da applicare sulle parti doloranti per alleviare i dolori reumatici. Queste tre scuole del tè sono significative delle epoche in cui esse prevalsero e che corrispondono alle dinastie cinesi Tang, Sung e Ming.
    Nel IV secolo d.C. il tè si preparerà facendo essiccare le foglie per poi pressarle fino ad ottenere dei panetti duri e facili da trasportare.
    Per poterlo consumare si doveva staccare la quantità necessaria da questo blocco, frantumarla nel mortaio e poi bollirla in acqua con altri ingredienti come il sale, lo zenzero, la buccia d'arancia e il latte e qualche volta addirittura le cipolle.
    Ancora oggi nel Tibet, in Mongolia e anche in India il tè viene preparato quasi allo stesso modo.
    Nell'VIII secolo gran parte degli ingredienti sono scomparsi ed è sopravvissuto solo il sale.Il tè è ormai na bevanda alla moda e molto diffusa tra i dignitari di corte.
    E' in questo periodo che viene scritta la prima opera "scientifica" sul tè: il Canone del Tè o Cha Ching del poeta Lu Yu (Lu Wu).



    Sotto la dinastia Sung il tè gioca un ruolo preponderante nella civiltà cinese. Costituisce parte del tesoro imperiale, viene usato come moneta di scambio e soprattutto quale mezzo di pagamento per i cavalli acquistati presso le popolazioni mongole del nord e la Corte Imperiale vi ha posto il monopolio di Stato. In questo periodo si ha la nascita di un nuovo modo di preparare e bere il tè.
    Le foglie vengono pestate fino a ridurle in polvere finissima; questa verrà messa in una ciotola e, con l'aggiunta di acqua calda, sbattuta con un frustino di bambù fino a farla schiumare. Il tutto accompagnato da un rituale molto preciso che oggi sopravvive solo in Giappone nella Cerimonia del tè (Cha no yu).

    L'invasione mongola e l'avvento della dinastia Ming, nel XIII secolo, faranno scomparire completamente anche il ricordo di questa tecnica.
    Le foglie, adesso, vengono fatte essiccare e poi lasciate pochi minuti in infusione in acqua non bollente.

    Il tè è giunto in Europa nel 1632 e gli occidentali hanno per molti secoli conosciuto solo questo modo di preparare il tè.
    Controversa è l'origine dell'aggiunta di latte o limone, cosi British e tipica del teatime. C'è chi sostiene che una delle motivazioni fosse l'evitare la rottura delle tazze che, raffreddate con il latte, non si spaccavano a contatto con l'acqua bollente.
    Sicuramente più credibile è invece la tesi che gli europei lo abbiano mutuato dalle popolazioni che nefacevano ancora uso. Resta però inusuale la scelta del limone che non viene mai usato dai cinesi.



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    ...LA PIANTA DEL TE' ...



    La pianta del tè è una sempreverde, con piccoli boccioli bianchi che somigliano a roselline, originaria della Cina, del Tibet e dell'India del Nord.
    Nel suo libro, Il Canone del Tè, Lu Yu parla di una pianta di tè selvatica nel Sichuan il cui tronco era così grande che le braccia di due uomini non sarebbero state in grado di cingere e sembra che nel Sichuan e nello Yunnan si trovino ancora molti di questi alberi che s'innalzano anche oltre i 12 metri.
    Quando le piante da tè crescono senza cure possono raggiungere anche i 10 metri ed è per mantenerle ad un'altezza utile alla raccolta che i piantatori le potano a 60 o 90 cm.

    Il primo a descrivere la pianta del tè fu il botanico svedese Carl von Linne (Linneo) nel 1753 che la chiamò Thea Sinensis, cioè Tè Cinese.
    Linneo era erroneamente convinto che il tè verde e il tè nero provenissero da due piante differenti mentre si sa che non ci sono tante varietà di piante quante sono le varietà di tè commercializzate. Queste ultime sono il frutto di differenze relative alle zone di crescita, al suolo e alle condizioni climatiche, al metodo di lavorazione e al periodo o al tipo di raccolta.
    La maggior parte dei coltivatori utilizza solo tre tra le specie di piante che vengono individuate sulla base della loro provenienza geografica: Cinese, Assamica e Cambogiana.



    ...L'INFUSO...



    La bevanda che noi chiamiamo tè è un infuso: si ottiene cioè
    lasciando le foglie di tè a bagno in acqua calda (o bollente) per un periodo di tempo
    variabile, generalmente da 2 a 7 minuti.
    L'infusione è il metodo ideale per trattare parti delicate di una pianta e ricavarne "grandi quantità di principi attivi, con un'alterazione minima della loro struttura chimica e (...) un elevato mantenimento delle proprietà originali". [J.D. Pamplona Roger: Piante che curano , De Agostini, 1999]
    Il tè non è sempre stato un infuso e le tecniche di preparazione sono ancora oggi molto diverse: basti pensare alla "Cerimonia del Tè" in Giappone o a come si prepara il tè in India. E' per queste ragioni che presenteremo una breve storia del modo in cui si è evoluta nei secoli la preparazione della bevanda.



    ...LE VARIETà DI TE'...


    TE' VERDE



    E anche detto Tè non fermentato, ed è proprio perché le foglie non vengono sottoposte a tale procedimento che conservano il loro colore verde, producendo un infuso chiaro e profumato.
    Il metodo tradizionale di lavorazione del tè verde prevede che le foglie siano disposte su dei vassoi di bambù e poi esposte al sole per qualche ora. Successivamente viene loro somministrato calore, generalmente in grossi recipienti (wok) posti sul fuoco ma anche attraverso il vapore (soprattutto in Giappone), che in pochi minuti farà evaporare la maggior parte dell’acqua contenuta nelle foglie.
    Le foglie riscaldate assumono una consistenza molliccia e possono essere piegate per favorire l’eliminazione dei residui d’acqua. La piegatura varia in base alla varietà: il Gunpowder è tipicamente arrotolato a formare delle palline mentre il Lu’an Guapian o anche il Lung Ching vengono piegati in lunghezza in modo da assomigliare ai semi del melone, da cui il nome cinese; altri infine vengono attorcigliati come piccoli serpentelli.
    Le foglie lavorate vengono sottoposte di nuovo al calore e quindi di nuovo piegate e infine lasciate a seccare fino a che non raggiungono la colorazione defnitiva.
    Il tè verde giapponese è generalmente lavorato allo stesso modo con la sola differenza, già ricordata, dell'uso del vapore.




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    TE' BIANCO



    E' uno dei tè cinesi più preziosi e ricercati, alcuni tipi di Yin Zhen (Aghi d'argento) sono costosissimi e vengono raccolti esclusivamente in determinati giorni dell'anno.
    Anche il tè bianco si differenzia dagli altri tè per il tipo di lavorazione cui le foglie vengono sottoposte. Per produrre il tè bianco si raccolgono i germogli prima che si schiudano e poi li si lascia appassire e essiccare, senza sottoporli a calore diretto.
    ll risultato è costituito da foglie che assumono un caratteristico colore argenteo e danno un infuso molto chiaro e delicato. Viene prodotto in quantità minime e solo una parte raggiunge l’Europa ed ecco perché ha spesso prezzi proibitivi.



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    TE' NERO



    È prodotto principalmente in India e nei paesi africani per accontentare il gusto occidentale che richiede tè forti e ricchi di teina, capaci di sostituire egregiamente il caffè. Ma anche la Cina produce ottimi tè neri specialmente nello Yunnan e nel Fujian, patria del tè affumicato.
    La lavorazione del tè nero può essere suddivisa in quattro fasi: appassimento, arrotolamento, fermentazione e essiccazione.
    Le foglie vengono messe ad appassire e poi, quando sono ancora morbide, arrotolate senza spezzarle. L'arrotolamento fa fuoriuscire gli olii essenziali dalle foglie e contribuisce a fissare l'aroma e il colore finale del prodotto; ormai raramente questa operazione è manuale essendo stata sostituita da macchine. Successivamente le foglie vengono srotolate in un luogo freddo e umido e lasciate ad ossigenarsi per almeno 3-4 ore. Il contatto co l'ossigeno produce la fermentazione e fa colorare le foglie verdi di rosso.
    Infine si procede con l'essiccazione attraverso la somministrazione di calore che scurisce ulteriormente le foglie e ne blocca il processo decompositivo.



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    TE' AROMATIZZATO



    Per la realizzazione di tè aromatizzato vengono indifferentemente usati sia il tè verde, che il nero, che l'oolong. Possiamo distinguere due procedimenti: quello tradizionale cinese che consiste nell'aggiungere alle foglie di tè petali o boccioli di fiori che alla fine verranno tolti e in Cina si chiamano Hua Cha (tè ai fiori) o Hsiang Pien (Frammenti Profumati).
    Tra le essenze più usate ricordiamo il gelsomino, il crisantemo dolce, il loto e i petali di rose. L'altro metodo prevede l'aggiunta alle foglie di tè di olii essenziali e in questo caso il numero degli aromi possibili è amplissimo. Alcuni tra i procedimenti di aromatizzazione del tè sono da mezionare: mentre per il gelsomino e le rose basta aggiungere alle foglie di tè rispettivamente i boccioli e i petali, alcune varietà pregiate di tè al loto venivano preparate mettendo le foglioline nella corolla del loto prima che si chiudesse e lasciandovele per una notte. Al mattino il tè al loto era pronto.
    Altro metodo ricordato da Blofeld consiste nel confezionare il tè in bucce d'arancia intere precedentemente svuotate, essiccate al sole e affumicate e infine essiccate in forno. Questo tè prodotto a Taiwan si chiama Suan Hsiang Tsu (Scatola Acida) e si prepara facendolo bollire con sale o zucchero.



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    TE' PRESSATO



    In Cina è tradizione millenaria preparare il tè in panetti pressati per conservarlo e renderlo più idoneo al trasporto.
    Anche oggi alcune varietà vengono pressate e comercializzate in varie forme: a nido, a mattonelle, in palline e a tazza.
    Il più famoso tra i tè pressati è certamente il Pu'erh cui i cinesi attribuiscono molte proprietà curative (digestione, dissenteria, colesterolo alto). In Italia si trova spesso con il nome Tuocha, sia verde che nero.



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    TE' PUERH



    Il puerh deve il suo nome alla città dove veniva commerciato e che, ironicamente, non produce tè.
    E' detto anche tè postfermentato perché subisce una lavorazione molto particolare che gli conferisce un sapore che ricorda la terra bagnata.

    E' venduto in vari formati: a foglie sciolte, a panetti, a torte (Tea Cake) a palline. E' sicuramente l'unico tè che può essere conservato a lungo (grazie al processo di preparazione) e alcuni tipi sono addirittura lasciati affinare in cantina per anni e alcuni collezionisti possono vantare puerh vecchi di oltre un secolo.





    Fonte:teatime.it

    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 20:48
     
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    CURIOSITA' SUL TE'



    Durante la dinastia Tang si sviluppò in Cina il cosiddetto Tributo del Tè, che consisteva nell'invio di un quantitativo scelto di tè all'Imperatore che doveva essere destinato al suo consumo personale e quindi la raccolta (detta Imperiale) doveva seguire regole speciali e rigidamente codificate. Tra queste quella che imponeva alle giovani raccoglitrici l'uso di guanti e il divieto assoluto di mangiare cibi dall'odore troppo intenso quali cipolle e aglio e spezie piccanti, per salvaguardare le foglie da eventuali sgradevoli contaminazioni.



    Nel '700 la domanda di tè in Inghilterra era talmente cresciuta che difficilmente i mercanti riuscivano a soddisfare tutte le richieste, soprattutto quelle provenienti dalle classi più modeste. Per questa ragione si rivolgevano al contrabbando e al mercato nero dall'Olanda. Il pericolo maggiore erano però le truffe a base di tè adulterato: al tè si aggiungevano foglie essiccate di piante come la liquirizia e il frassino, cotte, frantumate e decolorate con melassa e chiodi di garofano e immerse poi nello sterco di pecora.



    Dal 1618, anno in cui per la prima volta lo zar Michele III ne riceve in dono, i russi diventano i principali importatori di tè cinese (nero e leggermente affumicato). Il tè raggiungeva il mercato russo trasportato da grandi carovane composte anche da 300 cammelli ognuno dei quali arrivava a portare circa 270 kg di tè. Una carovana impiegava dai 16 ai 18 mesi per completare il suo viaggio e alla fine del XVIII sec. i russi consumavano ogni anno 6.000 carichi di cammelli.



    Alla fine del XVII sec. in Inghilterra il tè più economico costava 7 scellini la libbra (453 gr.) equivalente di una settimana di paga per un operaio.
    Oggi il tè più caro presente nel catalogo della prestigiosa maison francese Mariage Frères è il Thé Jaune Cinq Dynasties che costa 50,00 Euro ogni 20 gr. (cioè 1.132,50 Euro per 1 libbra: lostipendio mensile di un impiegato).



    Il tè giunse in Europa accompagnato dalla fama di potente rimedio contro molte malattie, così come sostenevano da secoli i medici cinesi. Ma ovviamente non mancarono le opinioni contrarie, espresse con foga dai detrattori della bevanda. Al fine di risolvere definitivamente la controversia, il re Gustavo III di Svezia si fece promotore di un curioso esperimento: a due condannati a morte venne commutata la pena in ergastolo in cambio della loro disponibilità a sorbire per due mesi ben 15 tazze al giorno di tè il primo e di caffé l'altro.
    La sperimentazione, però, ebbe un esito assai imprevisto perché entrambi i clinici, incaricati di seguirne le sorti, morirono di morte naturale pochi giorni dopo il suo inizio e furono immediatamente seguiti dallo stesso re Gustavo assassinato a seguito di una congiura di nobili. Si salvarono e godettero di ottima salute le due cavie, che portarono regolarmente a termine la prova.



    Fonte:teatime.it
     
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    ...RICETTE A BASE DI TE' ...







    Cioccolatini al tè Imperial Grey





    Ingredienti



    200 gr.cioccolato fondente
    200gr. panna
    25gr. te nero al bergamotto Imperial Grey (o simile)
    400 gr. cioccolato bianco
    70 gr. burro



    Preparazione



    Stemperate il cioccolato fondente a bagno maria e sempre a bagnomaria fondete insieme la panna, il burro e pian piano il cioccolato bianco.
    Aggiungete il tè fino a ricavare un composto omogeneo, togliete dal fuoco e lasciate rassodare un pò.
    Non aggiungete zucchero perché il cioccolato bianco è molto dolce.
    Formate delle palline e immergetele nel cioccolato fondente stemperato, distribuitele su della carta forno e fatele rassodare in luogo fresco.



    Fonte:Madame Clerie di Altamura


    Biscotti al tè verde Matcha





    Ingredienti



    2 tazze farina (500gr.)
    2 cucchiai di tè verde in polvere (matcha)
    1/2 cucchiaino di sale
    1 tazza di burro non salato a temperatura ambiente
    1/2 tazza di zucchero



    Preparazione



    Setacciate la farina, il tè in polvere e il sale in una ciotola. In un'altra ciotola sbattete per circa 3-5 minuti il burro, fino ad ottenere una consistenza morbida.
    Aggiungete lo zucchero e continuate a sbattere per un altro paio di minuti finché il composto non sia leggero e gonfio.
    Aggiungete a questo punto la miscela di farina e tè in polvere, mescolate lentamente fino a che non sia stata tutta incorporata e abbiate ottenuto una pasta compatta (ma come per la pasta frolla non va lavorata troppo).
    Sistemate l'impasto su un pezzo di carta trasparente e arrotolatelo fino a formare un cilindro di 3-4 cm di diametro. Lasciate refrigerare in frigo per una mezz'ora.
    Nel frattempo fate riscaldare il forno a 175° e preparate 2 teglie con carta da forno.
    Togliete l'impasto dal frigo e tagliatelo in dischi dello stesso spessore.
    Cuocete per 15/20 minuti o finché i biscotti abbiano raggiunto la giusta consistenza e abbiano cominciato appena a colorarsi. Girate la teglia per permettere una cottura migliore e una volta cotti lasciateli raffreddare.



    Fonte:Teresa-Amalfi


    Mousse al Matcha





    Ingredienti



    80 gr. di zucchero
    2 cucchiai di tè verde in polvere Matcha
    2 albumi
    2 dl. di panna fresca



    Preparazione



    Montate separatamente 2 albumi con gr. 40 di zucchero e dl. 2 di panna fresca con 40 gr. di zucchero. unite i due composti mescolando delicatamente dal basso verso l'alto e incorporatevi 2 cucchiai di "matcha" polvere. Distribuite la mousse in 4 bicchieri e passatela in frigo.
    Al momento di servire cospargetela con un pizzico di "matcha" e servitela a piacere con dei bastoncini di pasta sfoglia.



    Fonte:Marina-Trieste


    Il tè alla menta





    Ingredienti



    1 cucchiaino di tè Gunpowder per tazza
    Foglie di menta fresca
    1 cucchiaino di zucchero per tazza
    Pinoli tostati



    Preparazione



    Preparate il tè riscaldando prima la teiera, aggiungete le foglie e versatevi sopra un po' d'acqua per sciacquarle. Infatti il tè Gunpowder ha un retrogusto un po' amaro e sciacquando le foglie scaricano un po di tannini addolcendosi.
    Aggiungete le foglie di menta e lo zucchero ed infine versate l'acqua per l'infusione che dovrà durare dai 5 agli 8 minuti.
    Filtrate il tè e servite nei tipici bicchierini di vetro colorato del Marocco aggiungendovi i pinoli tostati.
    Si accompagna benissimo con pasticcini di pasta sfoglia ripieni di frutta secca.



    Fonte:Anna-Firenze


    Tiramisù al tè verde Matcha





    Ingredienti



    3 uova
    100 gr. di zucchero
    1 cucchiaino di essenza di vaniglia
    250 gr. di mascarpone
    180 gr. di pan di spagna confezionato
    1 cucchiao di Matcha
    100 ml. di acqua
    100 ml. di liquore Maraschino
    Matcha per spolverare
    zucchero a velo per spolverare



    Preparazione



    In un contenitore versate 1 cucchiaio di Matcha , il maraschino e l'acqua. Con una frusta piccola mescolate bene fino a quando la polvere di Matcha non si sará sciolta completamente. Prendetevi il tempo per effettuare questa operazione perché i grumi non sono belli da vedersi, né da trovare mentre si mangia.
    Con uno sbattitore elettrico, sbattete le uova con lo zucchero fino ad ottenere una crema gonfia e spumosa. Aggiungete il mascarpone e sbattete ancora per qualche minuto. Infine versate l'essenza di vaniglia ed amalgamate bene.
    In un contenitore a vostra scelta, versate un paio di cucchiai di crema per formare la base. Iniziate poi a posizionare il pan di spagna o i savoiardi. Tenete presente che i savoiardi contengono giá zucchero e quindi é il caso che riduciate le quantitá di zucchero alla crema. Oppure lasciatele invariate se vi piace molto dolce.
    Dopo aver posizionato il pan di spagna, bagnate con il liquido precedentemente preparato con il maraschino, aiutandovi con un pennello da cucina. Versate un po' di crema al mascarpone e procedete con il secondo strato. Finite con uno strato di mascarpone e mettete in frigo per almeno un paio d'ore .
    Nel momento di servire spolverizzate con un po' di Matcha e zucchero a velo mescolati tra di loro.



    Fonte:fiordizucca-uk
    Fonte:teatime.it
     
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  5. gheagabry
     
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    ......un po' di storia...

    La storia ufficiale fa risalire l'uso del tè come bevanda ai primi secoli della nostra era e ne possiamo dividere le tecniche di preparazione in tre scuole: quella del tè bollito; quella del tè sbattuto e infine quella del tè infuso.
    In precedenza le foglie della pianta, chiamata Tu, erano raccolte e ridotte in poltiglia fino a formare degli impiastri da applicare sulle parti doloranti per alleviare i dolori reumatici. Queste tre scuole del tè sono significative delle epoche in cui esse prevalsero e che corrispondono alle dinastie cinesi Tang, Sung e Ming.

    Nel IV secolo d.C. il tè si preparerà facendo essiccare le foglie per poi pressarle fino ad ottenere dei panetti duri e facili da trasportare.
    Per poterlo consumare si doveva staccare la quantità necessaria da questo blocco, frantumarla nel mortaio e poi bollirla in acqua con altri ingredienti come il sale, lo zenzero, la buccia d'arancia e il latte e qualche volta addirittura le cipolle.
    Ancora oggi nel Tibet, in Mongolia e anche in India il tè viene preparato quasi allo stesso modo.
    Nell'VIII secolo gran parte degli ingredienti sono scomparsi ed è sopravvissuto solo il sale.Il tè è ormai na bevanda alla moda e molto diffusa tra i dignitari di corte.
    E' in questo periodo che viene scritta la prima opera "scientifica" sul tè: il Canone del Tè o Cha Ching del poeta Lu Yu (Lu Wu).

    Sotto la dinastia Sung il tè gioca un ruolo preponderante nella civiltà cinese. Costituisce parte del tesoro imperiale, viene usato come moneta di scambio e soprattutto quale mezzo di pagamento per i cavalli acquistati presso le popolazioni mongole del nord e la Corte Imperiale vi ha posto il monopolio di Stato. In questo periodo si ha la nascita di un nuovo modo di preparare e bere il tè.
    Le foglie vengono pestate fino a ridurle in polvere finissima; questa verrà messa in una ciotola e, con l'aggiunta di acqua calda, sbattuta con un frustino di bambù fino a farla schiumare. Il tutto accompagnato da un rituale molto preciso che oggi sopravvive solo in Giappone nella Cerimonia del tè (Cha no yu).

    L'invasione mongola e l'avvento della dinastia Ming, nel XIII secolo, faranno scomparire completamente anche il ricordo di questa tecnica.
    Le foglie, adesso, vengono fatte essiccare e poi lasciate pochi minuti in infusione in acqua non bollente.

    Il tè è giunto in Europa nel 1632 e gli occidentali hanno per molti secoli conosciuto solo questo modo di preparare il tè.
    Controversa è l'origine dell'aggiunta di latte o limone, cosi British e tipica del teatime. C'è chi sostiene che una delle motivazioni fosse l'evitare la rottura delle tazze che, raffreddate con il latte, non si spaccavano a contatto con l'acqua bollente.
    Sicuramente più credibile è invece la tesi che gli europei lo abbiano mutuato dalle popolazioni che nefacevano ancora uso. Resta però inusuale la scelta del limone che non viene mai usato dai cinesi.


    Il termine “foglie di tè” compare per la prima volta negli antici scritti cinesi circa 3.000 anni fa. Sembra infatti siano stati proprio i cinesi a utilizzarne per primi le foglie e i rametti. Il termine “tè” proviene da un dialetto della costa cinese e si pronuncia Tei, mentre in altre regioni della Cina si legge Cha. Seguendo vie di terra, da queste regioni il tè trovò diffusione in Russia, in Asia Centrale, in India e nei paesi Arabi, dove viene indicato con il termine Cha, mentre in Europa per indicare questa bevanda viene utilizzato il temine Tè perché i primi carichi arrivarono dalla zona costiera della Cina, seguendo la via del mare.

    Le popolazioni della Cina mangiavano il tè che veniva arrotolato, affumicato e messo in salamoia, oppure condito con sale, aglio e grasso. Il consumo del tè come bevanda risale al VI, VII secolo, quando i mercanti cinesi iniziarono a smerciarlo ai monaci nei templi; era infatti ritenuto corroborante e favorevole alla concentrazione mentale.

    Si narra sia stato l’imperatore Shen Nong a scoprire le virtù benefiche delle foglie del tè messe in infusione, facendolo così entrare a far parte della farmacopea cinese. Iniziò la sua affascinante ricerca per identificare e catalogare diverse varietà e qualità di tè e vennero stabilite regole per la sua coltivazione, lavorazione e preparazione.

    Durante la dinastia Tang, il tè veniva messo in infusione con altri ingredienti, perdendo così il suo originale aroma. Dopo alcuni tentativi si scoprì che mettendo in infusione le foglie spezzate era possibile mantenere l’aroma e l’essenza del tè e quindi ottenere un risultato migliore.

    Durante la dinastia Song la tecnica fu affinata: le foglie del tè venivano messe nel recipiente e in seguito vi veniva versata sopra l’acqua calda: il calore dell’acqua sprigionava il tipico aroma del tè.

    Nel corso delle dinastie Yuan e Ming si iniziò a produrre e conservare il tè sciolto, anziché confezionarlo in torte compresse come si era fatto in tempi precedenti. Il tè veniva messo in infusione usando le foglie sciolte, che non venivano più spezzate. Durante la dinastia Ming la teiera divenne un accessorio indispensabile per la preparazione del tè che veniva poi servito in tazze di porcellana bianca per esaltarne il colore.

    In Giappone il consumo di tè era ristretto ai circoli di corte e monastici. Fu il monaco Saicho che all’inizio del nono secolo, portò le piante del tè in Giappone e le piantò, mentre si deve al monaco Eisai l’avere portato dalla Cina il metodo di preparazione delle foglie: dalla raccolta delle foglie al primo mattino, alla tostatura a fuoco lento, alla conservazione. Lo stesso Eisai scrisse una grande opera intitolata “Note sugli effetti curativi del tè” in cui descrisse come, sia l’infuso sia la pianta del tè, fossero il segreto di una lunga vita, raccomandandone quindi un maggiore uso e consumo.

    Il tè arrivò in Europa all’inizio del XVII secolo per mano degli Olandesi o dei Portoghesi che all’epoca commerciavano con la Cina: dapprima le merci di scambio erano seta e spezie, poi il tè. Gli Olandesi importavano il tè soprattutto dall’isola di Giava per poi esportarlo in Italia, Francia e Germania.

    In Russia il tè fu portato nel 1600 in dono allo zar Alessio. Il commercio regolare di tè in Russia iniziò nel 1689, via terra con i cammelli, in cambio di pellicce: il viaggio durava 16-18 mesi. Questo commercio via terra con le carovane continuò fino al completamento della via ferrata transiberiana, che permise scambi notevolmente più veloci.





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    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 20:54
     
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    I SEGRETI DELLA PREPARAZIONE DEL TE': GLI ACCESSORI



    Per preparare una buona tazza di tè è essenziale disporre degli strumenti adatti: una teiera, un colino e delle tazze. Questa la dotazione minima richiesta.



    La teiera



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    E' certamente l'oggetto più importante. L'emblema del tè e il luogo magico in cui tutto nasce, essa rassicura e dispone l'animo al sereno.
    Ogni amante del tè ne possiede diverse: una grande per accogliere gli amici e una più piccola per godersi il proprio teatime al meglio. Una per i tè più delicati, il cui sapore potrebbe essere guastato dai residui delle precedenti infusioni e un'altra di terracotta proprio per esaltarne al massimo il gusto con la memoria delle precedenti.
    Le teiere smaltate o di porcellana sono ottime per i tè delicati e quelle in terracotta (celebre quella di Yixing) sono perfette con i tè dall'aroma deciso proprio perché la loro porosità conserva in maniera eccellente il gusto delle infusioni precedenti e con il tempo si arricchiscono dei profumi che poi vengono trasmessi all'infuso.
    Le teiere di Yixing vengono usate soprattutto con i tè oolong (semifermentati) e pue'rh, ma ne esistono anche alcune create proprio per i tè verdi.

    Molto diffuse anche quelle dotate di un filtro interno mobile, generalmente a rete, da togliere alla fine dell'infusione e quelle di vetro, suggestive permettono di assistere "live" alla nascita della bevanda.
    Splendide sono infine le teiere in ghisa giapponese. Sono bellissime da vedere e la ghisa pare rilasci sostanze benefiche per il nostro organismo.



    Colini e filtri

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    La loro funzione è ovviamente quella di filtrare l'infuso evitando che le foglie restino in infusione troppo a lungo e che il tè abbia una sapore troppo forte.
    Sono generalmente in metallo (acciaio inox, argento) a rete o in porcellana con buchi, ma anche in bambù (quelli normalmente in vendita nei negozi specializzati hanno un odore troppo forte e rovinano il sapore della bevanda), in stoffa o in carta trattata senza cloro.
    Appartengono alla stessa famiglia quelli a contenitore e di foggia diversa, che vengono inseriti direttamente nella teiera e estratti all fine. Questi ultimi andrebbero scelti sufficientemente grandi da permettere alle foglie di espandersi al contatto con l'acqua calda.[/color]

    Le tazze



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    Anche in questo caso il gusto gioca un ruolo fondamentale ed è inutile dare consigli: ognuno si sceglie la tazza che più preferisce.
    L'ideale è comunque la tazza leggera, molto sottile e quasi trasparente, di un colore che permetta di far risaltare quello dell'infuso: bianco o verde giada o blu di Cina. Anche il mug anglosassone (la tazza alta) con o senza coperchio è una scelta comoda e altrettanto piacevole.
    Tra le possibilità vogliamo segnalarvi il Gaiwan, la tazza coperta cinese dalla forma svasata e di varie dimensioni. Oltre che belle da guardare, sono anche utilissime per la preparazione del tè verde con infusioni multiple. Si usano infatti come teiere e sono molto comode.



    Copriteiere e fornellini





    Anche in questo caso il gusto gioca un ruolo fondamentale ed è inutile dare consigli: ognuno si sceglie la tazza che più preferisce.
    L'ideale è comunque la tazza leggera, molto sottile e quasi trasparente, di un colore che permetta di far risaltare quello dell'infuso: bianco o verde giada o blu di Cina. Anche il mug anglosassone (la tazza alta) con o senza coperchio è una scelta comoda e altrettanto piacevole.
    Tra le possibilità vogliamo segnalarvi il Gaiwan, la tazza coperta cinese dalla forma svasata e di varie dimensioni. Oltre che belle da guardare, sono anche utilissime per la preparazione del tè verde con infusioni multiple. Si usano infatti come teiere e sono molto comode.



    Contenitori per il tè



    I migliori devono essere ermetici e non trasparenti. Siano essi di latta, acciaio o, ancora meglio, in porcellana devono garantirvi la perfetta conservazione delle foglie evitandone la perdita di aroma e la disidratazione.
    L'apertura deve essere poi sufficientemente comoda e larga per consentire di estrarne il tè senza versarlo.
    Ovviamente evitate il riciclo di barattoli già usati per altri tè o per il caffé!!! perché possono conservare a lungo gli aromi precedenti (anche se li avete lavati bene).



    Fonte:teatime.it

    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 21:39
     
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  7. gheagabry
     
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    La pianta del TE

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    In botanica la pianta del tè, appartenente alla famiglia delle Teacee, prende il nome di Camellia Sinensis.

    Famiglia: Teacee
    Genere: Camelliacee
    Specie: Sinensis
    Varietà: numerose, le due più importanti sono la Assamica e la Cinese

    In passato si pensava esistessero più specie di questa pianta, errore che risale a Linneo (1707-1778 d.C.), botanico svedese e padre della classificazione binaria delle piante, il quale stabilì che il tè verde e il tè nero derivassero da due diverse piante del tè.
    Fu solo nel 1935, durante il VI Congresso Internazionale di Botanica, che gli studiosi rimediarono a questo errore, e stabilirono ufficialmente che vi è solo una specie della pianta del tè, dalla quale derivano tutti i diversi tipi di tè, grazie a differenti processi di lavorazione.

    La varietà Cinese è originaria della Cina, e più precisamente della regione dello Yunnan, mentre la varietà Assamica è originaria della regione dell'Assam, in India. In entrambe le aree le piante del tè furono trovate allo stato selvatico, e se ne iniziò quindi la coltivazione.
    La varietà Cinese è un arbusto alto da 2 a 3 m, a foglie piccole (da 3 a 6 cm), robusto e resistente sia al freddo sia al caldo. La varietà Assamica è un vero e proprio albero che può crescere sino a 20 m, con foglie grandi, fino a 20 cm.
    Questo in natura, perché in coltivazione le piante sono tutte potate in modo da avere sviluppo arbustivo (cioè a forma di cespuglio) e da non superare i 1,20 m di altezza, per facilitare la raccolta.
    Le foglie delle piante coltivate hanno in genere lunghezza tra i 5 e i 10 cm e larghezza tra i 2 e i 4 cm.

    La pianta del tè è una sempreverde, e necessita di grandi quantità d'acqua per crescere. Viene perciò coltivata nei climi tropicali e subtropicali, con un'estate calda e umida e un inverno anche freddo, ma non secco. La temperatura ideale può oscillare tra i 4° e i 30° C.
    Il terreno più adatto al suo sviluppo deve essere acido, permeabile e privo di ristagni d'acqua.
    Le coltivazioni possono trovarsi dal livello del mare ai 2500 m di altitudine, anche se i tè d'alta quota sono ritenuti più pregiati.

    La raccolta viene effettuata più volte nel corso dell'anno, a seconda della zona di coltivazione.
    In alta montagna si effettuano 3 o 4 raccolte all'anno, mentre nelle pianure Africane si fanno anche più di 12 raccolte l'anno.
    I tè di qualità vengono raccolti a mano, in quanto la raccolta meccanizzata condiziona sempre in negativo la qualità delle foglie.
    La qualità del tè è determinata anche da quali foglie vengono raccolte: partendo dall'alto si possono prelevare solo i germogli, il germoglio e la prima foglia, il germoglio e le prime due foglie, e così via fino alle raccolte meno pregiate, in cui non si prelevano i germogli ma solo le foglie più grosse, che crescono più in basso.
    Maggiore è la presenza di germogli, più alta sarà la qualità del prodotto.






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    Il metodo di lavorazione delle foglie costituisce il fattore più rilevante nel determinare il tipo e la qualità del prodotto finito.
    Sono quindi i sistemi di lavorazione che determinano le diverse tipologie di tè e le caratteristiche comuni all'interno della medesima tipologia.

    I tè si possono classificare secondo due parametri:

    in base alle reazioni chimiche che avvengono durante la lavorazione

    tè ossidati
    tè fermentati
    tè né ossidati né fermentati

    in base ai sistemi di lavorazione (classificazione cromatica)

    tè verdi
    tè bianchi
    tè gialli
    tè oolong (detti blu-verdi in Cina)
    tè fermentati (detti neri in Cina)
    tè neri (detti rossi in Cina)


    Classificazione in base alle reazioni chimiche

    Bisogna in primo luogo chiarire la differenza tra ossidazione e fermentazione, termini troppo spesso confusi quando si parla di tè.
    L'ossidazione è una reazione chimica che avviene spontaneamente nelle foglie di tè, e ne altera il colore, scurendolo. Se si vuole evitare questa trasformazione bisogna interrompere i processi ossidativi nelle foglie mediante calore. Il calore infatti uccide gli enzimi responsabili dell'ossidazione (e quindi dell'inscurimento) e interrompe queste reazioni.
    La fermentazione è una reazione chimica catalizzata da microorganismi. Il tè viene messo in opportune condizioni di calore e umidità, in modo che i microorganismi dell'aria possano attecchire e far partire il processo fermentativo.
    Ossidazione e fermentazione avvengono quindi in parallelo.
    Spesso, e in modo non troppo corretto si parla di tè “fermentati” per indicare i tè ossidati, e di tè “postfermentati” per indicare i tè fermentati.




    DAL WEB

    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 20:57
     
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  8. gheagabry
     
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    robert-payton-reid-a-little-tea-and-gossip-1859




    "La prima tazza inumidisce le mie labbra e la mia gola.
    La seconda allontana la mia solitudine.
    La terza fa scomparire la pesantezza del mio spirito,
    reso confuso da tanta lettura.
    La quarta esala una leggera traspirazione, e disperde
    attraverso i miei pori tutti i dispiaceri della vita.
    La quinta mi purifica.
    La sesta mi apre il regno degli immortali.
    La settima, oh potessi berne di più!
    Non avverto più il soffio del vento che gonfia le mie maniche.
    Trasportato da questa dolce brezza io raggiungo i cieli."

    Lu Tung, Canto del tè



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    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 20:58
     
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  9. gheagabry
     
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    diffusione-te



    Un paesaggio semplice, eppure speciale, dove la mano dell’uomo ha scolpito filari di camelie come siepi di un labirinto. La vista spazia, e sullo sfondo il Monte Fuji domina, eterno custode di queste terre. Un solo albero anima la distesa ondulata di un verde brillante tutto uguale. I nuovi germogli attendono di essere colti, il té verde di qui a poco potrà essere preparato.
    Potrebbe essere una delle vedute del Monte Fuji di Hokusai, l’artista giapponese le cui stampe hanno fatto il giro del mondo, contribuendo a diffondere quell’idea di magico, rituale, sospeso nel tempo che la tradizione giapponese ci suggerisce.
    Immagine senza tempo, panorama immoto, perfetto di quella perfezione fatta di tanti piccoli dettagli che da soli non dicono nulla, ma che uniti insieme danno vita ad un sogno. Tutto è fermo qui. Eppure quanto si muove poco più in là, dietro l’obiettivo della fotocamera! Vedo un brulicare di contadini e di donne che colgono i germogli nelle loro ceste di bambù, ognuna china sul filare che le è stato assegnato. Ma ancora prima vedo un uomo, ogni ruga dei suoi anni scolpita dal sole e dal vento, e dal mutare delle stagioni. Lui deciderà de è giunto il momento: coglie tre foglie da una pianta, umida della rugiada mattutina. Le mette in una tazza, vi versa sopra dell’acqua calda. Poi aspetta. Quindi assaggia. E’ giunto il momento. Il giorno del raccolto è vicino. E si allontana tra i filari, accarezzandoli come fossero spighe di grano, imoltrandosi in questo paesaggio senza tempo, sorridendo all’eterno Monte Fuji.


    (“Il sogno del té”- n° 48 della rivista di Slow Food-
    L’articolo è dedicato alle piantagioni di té della regione di Shizuoka, Giappone, a Ovest di Tokyo.)



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    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 21:01
     
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  10. gheagabry
     
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    La camellia sinensis descritta da Lu Yu

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    La Camellia Sinensis è la pianta sempreverde della famiglia delle Teacee dai cui germogli si ricava, per infusione, il té. E’ originaria della Cina Meridionale, ed è conosciuta sin dai tempi più remoti dalla botanica e dalla medicina cinesi: era molto apprezzata per le sue proprietà di alleviare la fatica, dilettare lo spirito, rafforzare la volontà e la vista. La si usava come medicinale, sia come pozione che come pomata contro i dolori reumatici. I taoisti la consideravano un ingrediente dell’elisir dell’immortalità e i buddhisti la usavano per prevenire la sonnolenza durante le ore di meditazione.

    La descrizione che fa Lu Yu, l’autore del Ch’a-ching, il Canone del té, della pianta del té:

    “I suoi fiori sono bianchi, come bianche rose rampicanti. Il genere migliore cresce sulle rocce, quello di media qualità su terreno sassoso; il migliore è quello che cresce selvatico, le specie coltivate sono di seconda qualità. Cresce meglio sulle rocce voltge a Sud, presso foreste profonde. Meglio di tutte la varietà color porpora, e subito dopo viene la verde; meglio di tutte le varietà a forma di gemme, e subito dopo vengono i piccoli germogli. Le foglie curve sono le più squisite; subito dopo vengono quelle piatte.”
    Nello scegliere le foglie per il té bisogna sapere che quelle di migliore qualità devono “avere pieghe come gli stivali di cuoio dei cavalieri tartari, torcersi come la giogaia di un vigoroso torello, aprirsi come nebbia che salga da una gola, scintillare come un lago sfiorato dallo zefiro, ed essere soffici ed umide come il terriccio dopo la pioggia.“

    Questo è il té, e la pianta da cui si produce: pura poesia.

    (Kakuzo Okakura, Lo zen e la cerimonia del té)



    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 17:47
     
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  11. gheagabry
     
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    Teapot Island: il regno delle teiere da collezione

    E' in assoluto la collezione di teiere più grande del mondo. E’ un vero e proprio museo, si trova nel Kent, in UK



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    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 18:06
     
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  12. gheagabry
     
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    Le TEIERE




    “La strada del paradiso passa per una teiera”

    dice un proverbio inglese… inutile dire che se gustare una tazza di té è di per sé un gran piacere, anche l’occhio vuole la sua parte: il piacere estetico, oltre che quello sensoriale dato dal profumo e dall’aroma della bevanda, va soddisfatto e questo può avvenire se si presta attenzione ai particolari della preparazione. Gli utensili impiegati sono fondamentali sia per la loro funzionalità che per il loro valore estetico e decorativo. E la teiera, che è il più importante tra tutti gli utensili che servono per preparare il té, riveste un ruolo particolarmente ricercato.
    Se alla preparazione e alla presentazione del té, dunque, attribuiamo sia un valore funzionale che un valore estetico, dobbiamo considerare che non tutte le teiere sono uguali e che, data l’ampia gamma dei té che ci possiamo preparare, se si vuole fare bella figura bisogna avere la teiera giusta per ogni occasione.
    Queste le principali:
    Le teiere dalle pareti lisce, in maiolica, vetro e ghisa smaltata sono le più adatte per i té dolci, delicati e profumati, come l’oolong di Formosa, il Darjeeling o i té della Cina.
    Le teiere in ghisa rappresentano 800 anni di tradizione giapponese. Anticamente apprezzate dai nobili e dai potenti per le caratteristiche di solidità e resistenza della ghisa, che indicavano potenza e autorità. L’interno è smaltato e conserva molto bene il calore. Adatte a tutti i tipi di té, preferisco però, per una questione “filologica” prepararvi i té giapponesi sia puri che aromatizzati.
    Le teiere di terracotta, quindi in materiale poroso, si adattano ai té più saporiti e più ricchi di tannini, come quelli di Ceylon, Indonesia, Assam, Sud America, Oceania o Africa. Tra questa categoria di teiere, la teiera cinese Yixing in terracotta non smaltata, originaria della provincia di jiangsu, è l’ideale perché si impregna immediatamente e conferisce al té tutto il suo sapore. Ha però i suoi lati negativi: è adatta infatti ad un solo tipo di té, altrimenti rischia di “inquinare” le infusioni successive.
    A questo elenco mi piace aggiungere la teiera in argento o in peltro, tipica dei Paesi maghrebini per la preparazione del té alla menta. Non esiste té alla menta senza la sua teiera tipica, così come non esiste questo tipo di teiera se non in funzione del té alla menta: la sua forma infatti si presta all’infusione non solo dell’acqua, non solo del té, ma di interi rami di menta che danno all’infusione il suo caratteristico profumo.
    L’ideale sarebbe possedere più di una teiera: una per il té nero e per il té blu, una per il té affumicato, una per i té aromatizzati e una infine per i té più leggeri, verdi, gialli o bianchi.
    (Questo post è ispirato e per larga parte tratto da “L’arte francese del Té“)



    C'era una teiera orgogliosa, orgogliosa della sua porcellana, del suo lungo beccuccio, del suo largo manico. Aveva qualcosa davanti e qualcosa dietro, il beccuccio davanti e il manico dietro, e parlava sempre di quelli, ma non parlava mai del coperchio che era scheggiato; quello era una mancanza, e delle proprie mancanze non si parla volentieri non lo fanno nemmeno gli altri. Le tazze, la zuccheriera e il bricco del latte, tutto il servizio da tè avrebbe certamente ricordato il coperchio rotto più che non quel manico e quello splendido beccuccio; la teiera lo sapeva bene.
    "Li conosco!" diceva tra sé. "Conosco anche la mia mancanza e la riconosco, in questo sta la mia modestia, la mia umiltà; tutti abbiamo difetti, ma abbiamo anche pregi. Le tazze hanno un manico, la zuccheriera ha un coperchio, io ho ricevuto entrambe e una cosa in più, che gli altri non hanno, ho ricevuto un beccuccio che mi rende regina del tavolo da tè. La zuccheriera, il bricco del latte si vantano di essere le ancelle del buon sapore, ma io sono colei che distribuisce, che domina, io spargo la benedizione tra l'umanità assetata; dentro di me le foglie cinesi trasformano l'acqua bollente senza sapore."
    Tutto questo la teiera l'aveva detto nella sua tranquilla gioventù. Ma ora stava sul tavolo apparecchiato, e venne sollevata dalla mano più curata ma la mano più curata era maldestra, così la teiera cadde, il beccuccio si ruppe e pure il manico, per non parlare del coperchio di cui abbiamo già detto fin troppo. La teiera rimase svenuta sul pavimento e l'acqua bollente uscì fuori. Fu un brutto colpo, ma la cosa peggiore fu che tutti risero, risero di lei e non della mano maldestra.
    "Quello me io ricorderò sempre!" diceva la teiera quando ripensava alla vita trascorsa. "Venni chiamata invalida, messa in un angolo, e il giorno dopo regalata a una donna che mendicava; caddi in miseria, rimasi stupefatta e incerta sul da farsi, ma proprio in quello stato cominciò la mia vita migliore: si è una cosa e si diventa un'altra. Dentro di me fu messa della terra e questo per una teiera significa essere seppellita, ma nella terra fu posto un bulbo; chi lo fece, chi lo donò, lo ignoro, ma accadde, e fu una ricompensa per quelle foglie cinesi e per quell'acqua bollente, una ricompensa per il manico e il beccuccio rotti. Il bulbo rimase nella terra, rimase dentro di me, divenne il mio cuore, il mio cuore vivente: uno così non l'avevo mai avuto prima. C'era vita in me, c'era nuova forza energia, il polso batteva, il bulbo gettò le gemme che stavano per scoppiare a causa dei pensieri e dei sentimenti; poi sbocciarono in tanti fiori; io li vidi li portai, dimenticai me stessa nella loro bellezza. È meraviglioso dimenticare se stessi per un altro! Quelli non mi dissero grazie, non pensarono affatto a me, vennero ammirati e lodati, io ne ero felicissima, come non potevano essere neanche loro stessi. Un giorno sentii dire che il bulbo meritava un vaso migliore. Mi ruppero a metà e mi fece molto male, ma il fiore ebbe un vaso migliore e io venni gettata nel cortile e mi trovo lì come un vecchio coccio, ma ho i ricordi, che non perderò mai."
    (Hans Christian Andersen)



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    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 18:14
     
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    Il tè racconta


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    Tien Yi-Heng, ben prima che la sua passione per il tè (ancora più forte, sembra, di quella per l'oro) fosse condivisa dagli intenditori di tutto, mormorava: "Si beve il tè per dimenticare il frastuono dedl mondo"..Bevanda unica, il tè è celeste per nascita: le sue prime gocce non hanno forse inumidito le labbra divine dell'imperatore Chen Nung, come racconta la leggenda.Il tè è nobile per la sua storia, lunga cinque millenni (è la bevanda più antica dell'umanità), punteggiata da emozionanti avventure personali, lotte strategiche accanite, importanti poste il gioco politiche. E' maestoso per la sua universalità, che ne fa la bevanda più consumata al mondo. Gli attribuiscono virtù: guarisce, disseta, nutre. lo si riveste di parole di seduzione e lo si rispetta come una pianta magica.

    Ma il suo segreto risiede altrove: nelle sue qualità quasi umane. Il tè racconta, invita al viaggio, si condivide, avvicina le culture, si offre ai poeti, è subito gesto di ospitalità e di convivialità. Nessun altro prodotto della terra ha suscitato nel corso dei secoli tanti riti penetranti e ispirato tanta raffinatezza negli oggetti usati per servirlo. Il tè aderisce fedelmente alla coscienza degli individui ed è il più chiaro rivelatore dell'anima, la sua arte si rivela ovunque arte del vivere: accostarsi al suo universo significa semplicemente consacrarsi al destino dell'uomo.

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    La via del tè

    Dalla sua scoperta fino all'inizio del Seicento, il tè è rimasto sconosciuto in Occidente e appannaggio quasi esclusivo della Cina. La sua cultura si diffonde timidamente verso le regioni di frontiera del paese: Corea, Tibet e Giappone, che furono i primi a beneficiarne. Le oasi e i caravanserragli delle via della seta hanno rappresentato i punti di riferimento fondamentali di un percorso commerciale la cui diffusione restava confidenziale.

    La terra consentì di ancorare la tradizione, ma nei secoli XVII e XVIII fu il mare a divenire teatro delle formidabili espansione del commercio del tè. Le compagnie marittime inglesi, francesi ed olandesi fecero tutti gli sforzi possibili per concludere accordi al miglior prezzo con la Cina (impenetrabile) e per insediarvi i propri scali commerciali. La storia di allora risuona di manovre sorde, si popola di personaggi inquietanti e favorisce i personaggi geniali. Il re inglese Giorgio III, decidendo di "coltivare l'amicizia con la Cina", introduce l'oppio e rovescia la bilancia dei pagamenti a vantaggio della sua gloria e delle casse dell'Est India Company. Vittoria a est, ma sconfitta a ovest: il tè, simbolo di cortesia e ospitalità, divenne per l'America simbolo di libertà quando esplose il Boston Tea Party, primo atto della guerra di indipendenza. Il controllo della produzione divenne la posta prioritaria in gioco, e diede avvio alla creazione delle piantagioni dell'Impero britannico in India e più tardi a Ceylon.

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    Gli scopritori del tè

    La conquista, come ovvio, non è esente da rischi. Giungla, belve feroci, malattie, solitudine e fatica scandiscono una dura colonizzazione, che trova un'evocazione romantica nei viaggi lungo il Brahmaputra a dorso d'elefante.

    Nel 1849, Robert Fortune, camuffato da commerciante cinese e in seguiro da mandarino mongolo, percorre la Cina su una portantina in qualità di spia di Sua Maestà e infine deruba il segreto della fabbricazione del tè. Grazie a lui, ventimila ceppi di "alberto da tè" verranno piantati sui contrafforti dell'Himalaya. Acclimatate a Ceylon, le piante di Assam faranno del paese " l' isola del tè".

    All' era dei pionieri segue rapidamente l'era dei commercianti e dei gentlemen del tè. Fondata nel '700, la ca Twining si impone nel corso del secolo successivo. All'inizio del '900 appare il nuovo personaggio, Thamas Lipton. La sua audacia (abbinata ad un eccezionale senso della comunicazione) lo spinge verso Ceylon, lo sollecita a rinunciare agli intermediari e a diminuire il prezzo del tè per renderlo accessibile ai poveri.

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    La commercilazione del tè

    All'alba del III millennio, quasi quaranta paesi coltivano il tè, dall'Argentina allo Zimbabwe. I principali produttori sono anche i maggiori consumatori. L'importo globale degli scambi ammonta a due e tre miliardi di dollari. L'industralizzazione ha accelerato la vocazione universale del tè, il legg-cutter ha sostituito le forbici d'oro, le foglie di tè vengono tagliate a pezzettini, frantumate e chiuse in sacchetti di carta senza appretto,

    Ogni anno, ne vengono prodotte due milioni e mezzo di tonnellate. I mediatori operano nelle Borse di Colombo, Londra o Calcutta dove vengono effettuate vendite all'asta. Ogni giorno, in tutto il mondo vengono consumati più di due miliardi di tazze di tè.

    Restano comunque alcuni tratti specifici interessanti, come l'attiva distribuzione artigianale che, se anche quantitavamente marginale, costituisce per tutti un punto di riferimento qualitativo. I consumatori trovano nelle tradizionali case da tè la rassicurante esperienza dello specialista, oltre al luogo di scoperta e degustazione dei grandi cru che senza di esse rischierebbero di scomparire. L a moltiplicazione dei prodotti a base di tè, che spazia dall'arte culinaria alla salute e bellezza, fa di questo mercato un settore in grande espansione.

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    I grandi giardini da tè

    Un terreno leggero e profondo, ricco di humus e leggermente acido, un'altitudine elevata, piogge estive e autunnali che nutrono la terra ben drenata, clima caldo, poco vento, nebbie mattutine che avvolgono la montagna.là dove altre piante muoiono, la Camelia sinensis dà le foglie più belle e offre al pianeta uno dei paesaggi più incantevoli.

    Alcune piantagioni coprono regioni intere. Esistono miriadi di giardini: l'Assam ne conta 2000, alcuni coprono più di 1000 ettari. Ci sono più giardini del tè in Cina che vigneti in Italia.

    Gli imperativi della produzione hanno dato vita in Cina a denominazioni di qualità standard, alcuni cru hanno tuttavia mantenuto la loro denominazione. La loro ricchezza è ineguagliabile.

    Lo Yin Zhen (aghi d'argento), il tè bianco più prezioso, viene raccolto soltanto due giorni all'anno; il Pei Hou, soave tè verde, è coltivato in un giardino accessibile all'uomo soltanto una volta all'anno; il Fenghuang Dancing è il capolavoro dei tè semifermentati di Guangong; tè neri dal profumo dell'orchidea, come il Keemun Maofeng ("della montagna del Leone") fanno di questo paese, che conserva ancora dei giardini segreti, un vero scrigno,. Formosa e il suo "Oriental Beauty", vertice di perfezione degli Oolong, non è da meno.

    I re dei tè nero sono invece coltivati della regione di Darjeeling, che conta 83 giardini rinomati. Le caratteristiche del terreno danno loro un gusto sottile di moscato. Castleton, Namring, Margaret's Hope, Ambootia, Puttabong o il misterioso giardino di Arya (che la racconta autunnale arricchisce di un impareggiabile profumo di "rosa dell'Himalaya") sono nomi che incantano l'estimatore. Si dividono secondo il momento della raccolta: first flush, in between second flush, autunnal danna tè più o meno giovani, dal profumo più o mmeno fiorito, fruttato, maturo.

    Anche il Giappone ha i suoi capolavori. Il Gyokuro ("rigiada preziosa"), il più prestigioso tè verde del mondo, prima della raccolta viene protetto dal sole per 3 settimane.

    Proseguendo il viaggio attraverso l'immensità dei giardini d'Assam, sotto il sole brillante di Ceylon, sulle pendici vulcaniche del monte Camerun, le sorprese si susseguono.e i tè da degustare sono infiniti.


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    La fabbricazione del tè

    Una volta adulta, la pianta del tè può raggiungere oltre 20 metri d'altezza, rendendo difficile la racconta dei germogli. Coltivata in un vivaio, la pianta deve essere potata affinché non superi l'altezza delle raccoglitrici

    5000 volte al gorno le govan cingalesi tagliano (recidendoli tra il medio e l'indice) i ramoscelli più alti con un rispetto, una cura e una rapidità da cui dipende la loro sussistenza, e gettano dietro le spalle, nelle gerle di vimini, manciate di foglie. Ogni tappa di fabbricazione è minuziosamente regolata e le manifatture situate nei dintorni trattano le foglie secondo rigide norme. Nella ripetitività dei gesti, soltanto la fermentazione, quando si rende necessaria, obbedisce a un'alchimia inesplicata.

    Si basa interamente sul talento del piantatore che, per ottenere un risultato finale, dovrà decidere il momento esatto in ci il processo dev'essere fermato. Quest'intervento, ossia il rapporto tra la sensibilità dell'uomo e il lavoro e il lavoro del tè, spiega perché due lotti di uno stesso giardino o della stessa raccolta non sono mai identici. Ciò amplia ulteriormente la gamma dei gusti offerti dal tè.



    La classificazione del tè

    Tutti i tè nascono dalla Camelia sinesis o da ibridi di questa pianto. Le differenze di trattamento, di qualità, di preparazione, di periodo di raccolta hanno portato e creare categorie che permettono di trascrivere le infinite sottigliezze del tè.

    I cinesi sono stati i prima ad elaborare distinzioni basate sul colore dell'infusione: bianca, verde, gialla o rossa, ognuna accompagnata da ulteriori sfumature di diversità. Vengono dunque distinti in: tè bianchi e tè verdi (entrambi non fermentati), tè semifermentati (cioè a fermentazione limitata), tè profumati, tè compressi ed infine tè neri o fermentati, che sono i più apprezzati dalla maggioranza degli occidentali.

    Questi ultimi hanno una classificazione diversa che tiene conto dei livelli di fermentazione e dei processi di fabrificazione. I tè neri sono gerarchizzati a seconda del tipo di raccolta e del gusto più o meno forte.

    Questa classificazione non riguarda soltanto i tè neri. Gli altri tè sono gerarchizzati secondo criteri estetici incentrati sulla forma della foglia: piatte (Lung Ching), arotolate a palla (Gunpowder), intrecciate (a mazzi, a stella, come perle) costituiscono distinzioni preziose per gli appassionati. Inoltre, le gemme e le foglie più tenere garantiscono una qualità superiore.



    Gli ingredienti per una buona tazza di tè

    Il tè lo si deve meritare. E'esigente. Ogni cru ha specificà , natura e segreti propri. Una preparazione scorretta rischia di appannare lo splendore dei migliori giardini. La riuscita del tè passa necessariamente per il rispetto di regole stabilite dall'esperienza.

    Scelta accuratamente, l'acqua permette ai sapori e agli aromi di esprimersi pienamente; se a troppo dura, calcarea, ferruginosa e clorata ucciderà il tè. Ci vuole un'acqua molto pura. Lu Yu , autore del classico tè, raccontava fin dal secolo VIII le acque di montagna o le acque di fiume o di sorgente che sono neutre.

    La scelta della teiera deve essere ben meditata: le teiere in porcellana o in ghisa smaltata si adattano alla maggior parte del tè; in vetro (che non si impegna degli aromi) ai tè profumati; in metallo (stagno, argento) ai tè forti e ricchi di tannino. La teiera in terracotta di Yixing, originaria della provincia cinese di Jiangsu, è considerata ideale. Infatti, si anerisce in fretta e restituisce al te tutto il so sapore.

    Bisogna tuttavia evitare di usare una teiera già annerita per altre famiglie di tè. I veri estimatori possiedono varie teiere: per il tè nero non affumicato, per il tè nero affumicato, per il tè verde o bianco e per il tè profumato. E' preferibile usare una teiera con filtro incorporato, in caso contrario è assolutamente necessario un filtro in cotone. Il controllo della temperatura dell'acqua è di vitale importanza: l'ebollizione prolungata uccide l'acqua, deteriora le foglie di tè e snatura i sapori. Conviene dunque far attenzione che l'acqua sia sul punto di bollire e per i tè più delicati (bianchi e verdi) farla perfino raffreddare. Per il dosaggio calcolare tra 2,5 e 3,5 grammi di tèper la tazza nel caso del tè nero o semifermentato e da 4,5 a 10 grammi per il tè verde o bianco.

    Infine, il successo della preparazione passa attraverso il controllo dell'infusione: la sua durata è diversa a seconda che le foglie siano frantumate, spezzate, intere, che si tratti di tè verdi, semifermentati, giovani Darjeeling ecc. è necessaro interromperla (ossia togliere le foglie) nel momento esatto in cui gli aromi si sono liberati ed i tannini si sprigionano.

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    Il gusto del tè

    Fin dalle origini il tè ha ispirato i suoi adepti. La poesia del suo vocabolario è di per sé incantevole. Come per il vino, il tè viene descritto per il suo colore (verde, ambrato, dorato, reseda..) per il suo sapore (fiorito, rotondo, aromatico, brillante.).

    La gamma di gusti si estende a ventaglio. Il Giappone, tradizionalmente, conosce soltanto il tè verde. La Cina, invece, è la patria dei tè verdi e dei semi fermentati. La scarsità di zucchero nelle regioni più remote dell'Asia centrale, ha spinto le popolazioni di queste aeree ad mitigare il gusto amaro del tè con l'aggiunta di sale e di burro yak.

    I tè verdi o Oolong sono stati i primi a essere importati in Occidente, ma il tè nero è quello che ha guadagnato i favori duraturi.

    Il suo gusto rotondo si sposa perfettamente sia con i sapori salati che dolci e gli inglesi lo hanno adottato senza indugio (nella versione più forte, d'Assam o di Ceylon, che accetta un velo di latte) imponendo all'Europa i loro criteri di gusto.

    La Francia ha tuttavia sviluppato una cultura del tutto specifica in materia di tè, che si è affermata soprattutto intorno al 1980. La proposta offerta agli intenditori è quella delle più ampie al mondo: rari tè bianchi, prestigiosi tè verdi, oltre 50 giardini di Darjeeling, raccolte effettuate in tutte le stagioni, grandi cru provenienti da tutti i paesi. Ogni momento della giornata - matino, pomeriggio, sera - reclama un tè diverso. Per accompagnare il pasto, proprio come avviene per il vino, il tè richiede un'alleanza di gusti: per il pollame, un Lapsang Souchoang; per i piatti piccanti, un tè verde al loto..

    Le inclinazioni dei buongustai hanno contribuito a dare vita all'arte della miscelazione e alla creazione di tè dalla personalità originale, classici o profumati, espressione di un gusto personale che simboleggia l'arte del tè.

    L'arte di questi gusti sottili richiede un palato fine e va educato gradatamente: i tè profumati o le miscele, poi i tè neri più o meno forti, i tè nei del grandi giardini e di diverse raccolte, i tè semifermentati di Formasa e della Cina, i tè verdi cinesi e giapponesi e, infine i tè bianchi.

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    L'ora del tè

    "Non è strano che, da luoghi tanto lontani, l'umanità si sia incontrata attorno a una tazza di tè? Ecco il solo rito orientale che è oggetto di stima universale" constata Okakura Kakuzo

    Al di là delle differenze culturali, il tè assume il valore di legame. Il tè orientale è popolare,presente ovunque e in ogni circostanza: nelle bettole cinesi, nei piccoli caffè egiziani, nelle stazioni, sui treni, negli accampamenti, portato da mercanti ambulanti indiani. Ogni cosa viene discussa, trattata, risolta attorno a una tazza di tè. Il tè riunisce le generazioni.

    Spesso l'ora del tè è anche quella di un pasto , sul modello dell'high tea. Per gli inglesi, il tè fa parte di ogni istante della vita quotidiana, superando differenze e classi sociali. Il tè occidentale ha invece mantenuto la traccia del suo passato aristocratico. Il momento del tè costituisce l'occasione privilegiata perunire piaceri degli occhi a quelli del palato, di sviluppare l'arte della preparazione e della presentazione. Servizi raffinati, oggetti peziosi ricordano che il tè è stato il pretesto per la creazione di alcune fra le belle opere di orafi e ceramisti. Entra inoltre nella gastronomia grazie all'invenzione di piatti e dolci raffinati a base di tè.

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    Un'arte di vivere

    Il tè riunisce culture e arti di vivere tra le più diverse.

    Secondo il Classico del tè (Cha King) di Lu Yu, il tè è permanentemente inscritto nella vita artistica ed intellettuale cinese. Quest'opera, scritta nel 780 sotto la dinastia dei Tang (618-907), ha rappresentato nel contempo una rivoluzione e una rivelazione. Da semplice bevanda, il tè diventava così una pozione spirituale, tema di poesie e dipinti, soggetto di riflessione, pretesto per dispute cortesi che infiammarono i chioschi lungo il fiume blu. Sotto la dinastia Song (969-1279), l'arte del tè raggiunse vette di raffinatezza spinta fino a un'ostentazione volta alla assoluta perfezione.

    Il Giappone sviluppò invece un cammino filosofico. L'architettura, l'arte dei giardini, la calligrafia, la decorazione floreale fanno parte della cerimonia del tè. Gli utensili utilizzati sono oggetti he permettono di catturare l'essenza della parola "bellezza". Il tè costituisce un ponte che unisce passato e presente, il luogo in cui siamo e ciò che è lontano.

    Il tè alla menta è il primo segno di ospitalità in Oriente. Quale viaggiatore non è stato accolto da questo nettare "amaro come la morte, gradevole come la vita e dolce come l'amore"..



    I tea gardens, o l'incontro del tè con l'arte dei giardini e dei panorami alla Gainsborough, risposero perfettamente alle aspirazioni bucoliche degli inglesi..in occasione dei tea moralities, il tè ben caldo distribuito ai diseredati divenne uno strumento filantropico

    Il tè appartiene all'arte del ricevere, costituisce un pretesto per incontri e riflessioni dotte, è oggetto di curiosità e discussione



    Le virtù del tè

    Sotto la dinastia degli Han (206 a.C.- 220 d.C) i cinesi scoprirono l'uso farmacologico del tè, considerato ideale per alleviare la fatica, deliziare l'animo, rafforzare volontà e vista.

    Anche in Europa vennero studiate le sue virtù. Philippe Silvestre Dufour, fin dal 1685, nel suo "Trattato del tè", ricorda che "l'eccellente bevanda guarisce dal mal di testa". Successivamente i chimici hanno confermato la presenza della teina, di teofilina (sostanze stimolanti cardiache, cerebrali e diuretiche) e di flavonoidi che frenano la colesterolemia e hanno un'azione ipotensiva, di fluoro, sostanze antisettiche e vitamina C, soprattutto nei tè verdi. La ricerca medica si interessa da vicino alle loro qualità. La cosmetologia utilizza le proprietà del tè verde nei più diversi prodotti di bellezza. Di recente viene utilizzato anche in nutrizionista poiché favorisce la depurazione dell'organismo.



    Kitti Cha SANGMANEE




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    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 18:34
     
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  14. gheagabry
     
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    Il tè racconta....


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    Nel 1904 un negoziante inglese, Richard Blechynden, affittò uno stand all'Esposizione Universale di Saint- Louis: il suo scopo era quello di promuovere il tè nero indiano negli Stati Uniti, dove allora conoscevano soltanto il tè cinese. Era estate e faceva molto caldo.i visitatori certo non si precipitavano ad assaggiare una bevanda calda. Colto da un'improvvisa ispirazione, l'inglese si procurò qualche cubetto di ghiaccio, li mise in un bicchiere e versò il suo amato tè. Giudicando accettabile il risultato, l'inventore lo servì a una folla a quel punto numerosa: era nato il tè freddo che avrebbe incontrato grande successo, dapprima negli Stati Uniti, poi nel mondo intero.

    All'inizio del secolo (poiché era inconcepibile la loro presenza in un caffè) alle donne della buona società mancavano locali raffinati dove sorseggiare il tè. Nacquero così le sale da tè. L'idea, che sembrava del tutto nuova, si ispirava in realtà ai caffè-sale da tè-pasticcierie viennesi, già da tempo diffusi nell' Italia settentrionale. Fu infatti Antoine Rumpelmeyer, un pasticciere di origine austriaca, a fondare nel 1903 la più famosa sala da tè che prese il suo nome, mentre in Italia la più antica sala da tè risale a oltre 100 anni fa e fu aperta a Roma con l'intento di riproporre la tradizione inglese. La differenza tra i vecchi locali austriaci e le nuovem sale da tè stava nella clientela, quasi tutta femminile. A lungo, le più tradizionali sale da tè, con il loro lusso desueto, i mormorii e l'atmosfera compassata, sembravano contrapporsi ai caffè popolari.
    Inventando nel 1840 la tradizione dell' afternoon tea, la duchessa di Belford cristallizzò e codificò la nuova passione del britannici: inizialmente riservata a un'élite, questa piccola cerimonia golosa che comprende tè, panini, torte, marmellate (il tutto servito con un bel servizio di porcellana), fu ripresa con maggior semplicità negli ambienti popolari.



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    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 18:38
     
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  15. gheagabry
     
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    Il tè racconta.......

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    "Il tè risveglia lo spirito e ispira pensieri saggi. Esso rinfranca l'animo. Quando sei giù di morale, il tè ti rida vigore". Queste le parole di Ching Nubg esprimono con intensità poetica le grandi virtù del tè, che anche nella complicata e nevrotica negli anni Dsuemila, vissuta tra 1000 tensioni, ci aiuta a recuperare quell'armonia e quella riflessività che tanto apprezziamo nella civiltà orientale. E' difficile immaginare una pausa più rilassante di quella trascorsa in compagnia di una tazza di tè, così confortante nelle giornate più fredde, nei momenti di brutto tempo, e così rinfrescante nei giorni più caldi dell'estate. Non è dunque da meravigliarsi se il tè è effettivamente la bevanda più bevuta nel mondo. Neppure il caffè è capace di eguagliare le straordinarie cifre indicate dalle statistiche del tè. Il tè mette d'accordo tutti i palati, da quelli dei paesi di lingua anglosassone, a quelli di tutto il nord Europa, a quelli di tutta la grande Asia.

    Si calcola che complessivamente si consumino 300 miliardi di tazza all'anno.

    Nono solo una bevanda. Non solo relax. Il tè in Oriente, nel passato, era diventato di più. Addirittura un momento mistico, meditativo, che aprì la via ad un autentica religione estetica: il Teismo. I maestri del tè, sacerdoti di questa corrente spirituale, nelle loro scuole insegnavano la cerimonia del tè, imponendo regole precise e seguendo canoni ritualistici. I piacere del tè divenne così una filosofia che invitava alla ricerca di una spiritualità, di un equilibrio di armonia universale, da riscoprire nella vita quotidiana. Una tendenza molto in sintonia con la cultura orientale e molto in contrasto con quella occidentale. In Cina, poi, il rito del tè seguiva un complesso cerimoniale e qui pire ci fuono delle scuole che stabilivano le regole della preparazione. Ecco come il poeta Lu Tung descriveva i momenti legati al piacere di consumare un tè: " La prima tazza mi inumidisce le labbra e la loga, la seconda interrompe la solitudine, la terza entra nelle mie aride viscere per trovarsi migliaia di sorprendenti ideogrammi, la quarta procura una delicata traspirazone e l ingiustizie della vita se ne vanno uscendo dai miei pori, la quinta purifica, la sesta conduce nella regione degli immortali, la settima..ma non posso bere di più. Sento che un respiro di fresca brezza gonfia le mie maniche.."



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    Edited by gheagabry1 - 20/1/2023, 18:40
     
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