LE ISOLE EOLIE..PANAREA..LIPARI..SALINA

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI



    “... Martedì ... il mare davanti e sotto di noi si distende come una gigantesca mano che ci solleva indicandoci la rotta da seguire per continuare il nostro viaggio ...alla nostra sinistra scorrono le coste della Campania e scivolando verso sud carezziamo le coste dell’Italia come fossero i lineamenti di un dolce e familiare volto ... oggi sembra come se un cerchio che si chiuda ,siamo partiti dalle isole della Campania, noi che siamo abitanti di un’isola felice, e ci dirigiamo a Sud verso le isole della Sicilia, essa stessa un’isola ... si, è un comune denominatore, quello delle isole oggi ... ma noi tutti non siamo altro che isole che immerse nel mare dell’umanità ... Buon risveglio amici miei ...anche oggi siamo pronti per vivere nuove indimenticabili emozioni...”

    (Claudio)



    ...MAR TIRRENO..VOLIAMO A SUD..LE ISOLE EOLIE..PANAREA..LIPARI..SALINA



    “Le Eolie, un ventaglio di isolotti sparsi tra Sicilia e Calabria, sono tutte di origine vulcanica; presentano uno straordinario contrasto tra le due maggiori forze della natura, fuoco e mare, che le hanno create e modellate con una grande ricchezza di forme e di colore….Possiedono il fascino di tutte le cose non compiute, l’attrattiva di fenomeni naturali che la scienza studia e si sforza di spiegare, ma dei quali ancora non ha potuto dare interpretazioni inoppugnabili….la suggestione di forze immani, davanti alle quali l’uomo non può essere che uno spettatore ammirato ed impotente…..Nelle Eolie sembrano perpetuarsi i doni delle divinità antiche: il fuoco sempiterno di Vulcano regala fertili terreni dove crescono frutti preziosi come la Malvasia e il cappero; le brezze marine di Eolo accarezzano le coste e le rocce, scavando paesaggi naturali meravigliosi. Sempiterni giardini delle Esperidi, che hanno fatto da cornice alle emozionanti scene all’ultimo film di Massimo Troisi “Il Postino”….Sette sorelle nate dalle viscere della madre terra.. grazie alla forza primigenia del Fuoco. Nove coni di lava che si levano in alto per più di mille metri nel Mediterraneo, subito innanzi la costa nord-orientale della Sicilia, a formare uno degli arcipelaghi vulcanici più belli del mondo…Stessa stirpe per caratteri differenti: selvagge e deserte le due più lontane, Filicudi e Alicudi, più dolci e abitate Lipari e Panarea, schiva e solitaria Salina, sempre vive Vulcano e Stromboli, le sole bocche di fuoco che ancora sputano lava…. sono le isole dei contrasti: scure, come le rocce laviche che ne compongono le coste ed i versanti, verdi per la vegetazione mediterranea che trae linfa dalla fertile terra vulcanica, luminose come solo certi cieli del sud sanno essere. Accoglienti eppure solitarie, soprattutto in inverno, quando il mare ed il vento, gelosi del loro possesso, le rendono spesso inaccessibili….Da millenni custodi di miti antichi, storie di dei ed eroi, ma anche storie vere, perse nella notte dei tempi, che gli isolani innamorati della loro terra ti raccontano con gli occhi dei bambini, e che non potrai mai scordare. Allora mentre ascolti del dio dei Venti e dell’irascibile Vulcano, forgiatore delle armi di Giove, ti capita di ricordarti di Mario, il postino, che nell’ultimo film di Massimo Troisi, si fermava sulla sabbia di Salina ad ascoltare altri versi, altri incanti: le poesie d’amore di Pablo Neruda…..”



    “Al vento sono affidate le parole di Odisseo che fa abitate da Eolo, dio dei venti, queste isole incantevoli. Dalle sue otri di cuoio escono Zefiro, vento primaverile, Scirocco, soffio africano, Tramontana che spazza via le nuvole e agita il mare..Il vento si è poi unito all’acqua divertendosi a giocare con le rocce, creando nel corso dei secoli, trafori preziosi come merletti, grotte, anfratti e insenature pittoresche che si stagliano nel mare come tanti tesori inattesi…Altre volte sembra che il Dio abbia modellato gli scogli a suo piacere per creare le mura di una sua fortezza naturale: alti faraglioni di pietra nera che racchiudono giardini variopinti, capaci di regalare doni preziosi, il fico, il mandorlo, il susino, il carrubo, il ficod'india.”



    “Tutti i vulcani di questo arcipelago sono di origine sottomarina, emergendo, hanno sollevato strati profondi di tufo dal fondo marino, i quali hanno formato grandi terrazze. Le coste delle isole quindi sono generalmente alte e scoscese….Vite, mandorlo ed olivo sono le uniche piante che allignano bene, data la scarsità di piogge e di acqua sorgiva, e l’assenza totale di precipitazioni nevose.”


    “Le Isole Eolie hanno una storia antica… La città di Lipari ha una storia antica, tanto che si narra sia stata edificata da Liparo, prima della guerra di Troia… tanto che si racconta di Ulisse e che nel suo peregrinare, vi sia approdato e abbia soggiornato alla corte di Eolo e ne abbia preso in moglie la figlia Telepora. Ma la storia delle Eolie è ancora più antica…I primi che hanno raggiunto le Eolie, si sono insediati sull'isola più grande, Lipari, costruendo le loro capanne su un grande spuntone di pietra lavica, l'attuale Rocca del Castello, su cui, per i successivi millenni, ogni civiltà succedutasi ha costruito una sull'altra le proprie abitazioni. Le Isole Eolie furono popolate, civiltà stentinelliana, fin dagli inizi del IV millennio a.C., da genti provenienti dalla Sicilia, attratte dalla enorme risorsa economica offerta dall'ossidiana, che forse solo da poco tempo era stata eruttata dal vulcano di Monte Pelato…..Verso il 2500 a.C., con l'avvento dell'era dei metalli il mercato dell'ossidiana andò perdendo molta della sua importanza, ma data la sua felice posizione geografica Lipari non ne risentì più di tanto. Verso la fine dell'età del bronzo e l'inizio dell'età del ferro Lipari viene invasa da genti provenienti dall'Italia….. dal XVIII sec. a.C…Le isole vennero allora frequentate da genti micenee di stirpe eolica, già saldamente radicate a Metaponto, per le quali diventarono degli avamposti per il controllo delle vie commerciali attraversanti lo stretto di Messina. Da queste genti eoliche le isole trassero il nome che ancora conservano….Nella L Olimpiade (580-576 a.C.) Lipari venne colonizzata da un gruppo di Greci di stirpe dorica, di Cnido e di Rodi, superstiti di un infelice tentativo di fondare una colonia sul sito dell'attuale Marsala. ..per difendersi dagli Etruschi… dovettero quindi allestire una potente flotta, con la quale riportarono contro di loro grandi vittorie, assicurandosi la supremazia sul mare. Col bottino conquistato eressero, nel Santuario di Apollo, a Delfi, splendidi monumenti votivi (in complesso oltre quaranta statue di bronzo), dei cui basamenti restano ancora testimonianze. Nel 264 a.C., allo scoppio della prima guerra punica, Lipari è alleata con i Cartaginesi e deve quindi subire i ripetuti attacchi della flotta romana. Soltanto nel 252 a.C. il console romano Caio Aurelio la sottometterà a Roma. …Fino al 1340 passando attraverso gli svevi, gli angioini e gli aragonesi, le isole Eolie godettero di una notevole prosperità grazie ai privilegi che i vari governi andavano dispensando.”



    “A darti il benvenuto, non appena metti piede sulla terra ferma c’è subito “Iddu” - come lo chiamano quelli che sono cresciuti alla sua ombra - imponente e maestoso, lo Stromboli, ovvero sua maestà vulcano cui la splendida isola deve il nome…Quella di Stromboli, nel comune di Lipari, è, senza dubbio, tra le Isole Eolie quella che più di tutte ha mantenuto il suo fascino primigenio da terra selvaggia, primitiva, quasi incontaminata…. E per chi passeggia di notte in città unicamente su strade illuminate da lampioni, percorrere le viuzze di questo puntino in mezzo al Mar Mediterraneo rappresenterà un’esperienza affascinante e piena di magia…Sono solo le stelle e la pioggia di lapilli fuoriuscenti dal vulcano che erutta all’incirca ogni dieci minuti a guidare i passi e il suo gorgoglio sordo è finito per diventare parte integrante del paesaggio…. Nonostante l’elettricità sia arrivata anche nella “terra di Dio” - come la battezzò Roberto Rossellini in un suo celebre film - l’isola di Stromboli è riuscita a mantenere con la natura un rapporto privilegiato, quasi un legame ancestrale, forse proprio per via del fuoco che costantemente fuoriesce da “Iddu”…. L’incandescente incanta, ipnotizza, fa paura, ma allo stesso tempo non si può fare a meno di sentirsi irresistibilmente attratti da esso. La comunità isolana da sempre convive col fuoco, che negli anni ha finito per determinarne il carattere, forgiarne lo spirito, renderla orgogliosa della sua unicità….” M.Salerno



    “…una gita in barca fino a Ginostra, sempre nel comune di Lipari: un piccolo borgo abitato da una cinquantina di anime (muli compresi) da cui si può godere di uno dei tramonti più spettacolari offerti dalla natura……Non si odono i trilli dei cellulari a Ginostra: la ricezione è quasi assente e le comunicazioni col mondo esterno sono garantite unicamente da una cabina telefonica pubblica.”



    “L’isola di Panarea….la più piccola delle isole Eolie.. Casette basse, colori bianco e blu, panche in muratura sulle terrazze decorate con deliziose ceramiche….Camminando per le stradine … il profumo dei fiori che, coloratissimi, si affacciano dai balconi delle case. E tra una casa e l’altra, pergolati e bassi muretti a secco….ovunque profumi e colori di ibisco e buganville e nessun rumore.. ad est verso la zona sud orientale dell’isola ….le insenature più belle “cala Zimmari”.. acqua cristallina che al largo diventa di un intenso colore blu cobalto è l’unica spiaggia sabbiosa di tutta Panarea…questa un tempo era anche la zona preferita dalle tartarughe Caretta Caretta che qui venivano per depositare le loro uova… “cala Junco”….una deliziosa baia, dove l’acqua attraversa tutte le gradazioni di colore dal verde al turchese, al blu del mare aperto…protetta da alte scogliere che formano una sorta di piscina naturale, è famosa come il luogo in cui era solito ormeggiare il famoso pirata Drauth….la “grotta degli Innamorati”, acque cristalline che in alcune ore della giornata assumono riflessi blu fluorescenti..se poi desiderate un amore eterno è qui che dovrete baciare la vostra compagna o il vostro uomo…esiste infatti una leggenda secondo la quale chi si bacia all’interno di questa grotta rimarrà unito per sempre…tra lo scoglio di Lisca Bianca e quello del Bottaro … alla ricerca del mercantile inglese, qui affondato nel 1885.”



    “LIPARI, l'antica Meligunis, e' la piu' grande e popolosa isola dell'arcipelago ed e', da sempre, la sua capitale…Tranne Salina che e' indipendente, tutte le altre isole fanno infatti parte del Comune di Lipari.. Lipari e' l'isola piu' complessa dal punto di vista geologico e vulcanologico. La parte piu' antica e' costituita da ruderi di strato-vulcani che si trovavano ad occidente dell'isola e formano i Timponi, Monte Rosa, ecc. ..Recenti datazioni hanno potuto stabilire che l'ultima eruzione del Monte Pelato, con l'effusione della colata ossidianica delle Rocche Rosse, si verifico' all'incirca nel 700 d.C.; questa eruzione ricopri' con un sottile strato di pomice le vestigia romane del IV e V secolo d.C. di contrada Diana e dell'Acropoli di Lipari…..Quattrocchi, da dove si ammirano, tra una molteplice varietà di tinte, come in una visione di sogno, pittoresche insenature dalle coste alte e faraglioni dalle forme slanciate, che si riflettono sul mare. Sullo sfondo, con parvenze evanescenti, si leva, dalla distesa marina, la fumante Vulcano, che chiude l’incantevole spettacolo….Il centro più importante è LIPARI. L'abitato in parte si estende lungo le due pittoresche insenature di Marina Lunga e di Marina Corta e in parte è distribuito attorno al suo castello (secolo XVI), l'antica acropoli della città greca e romana, che si erge maestoso, su alta roccia di lava liparitica, con titanici bastioni cinquecenteschi strapiombanti sul mare….L’acropoli, denominata Castello, costituisce ancora oggi il punto focale del centro storico, nel quale si conservano testimonianze del passato… Sulla sinistra del promontorio del Castello la costa forma una piccola insenatura dove si trova il porto di Marina Corta, con la suggestiva Chiesa delle Anime del Purgatorio che separa i due piccoli bacini…L’imboccatura di Marina Corta è dominata dalla torre cilindrica del faro (3 lampi bianchi ogni 15 secondi, portata 11 miglia)….Presso le terme di San Calogero, si vedevano, nel XVIII secolo, i resti di edifici romani. Nella località denominata La Bruca, sono stati rinvenuti vasi, ciotole e statuette in terracotta di età greca. Antiche ceramiche sono state scoperte nella zona chiamata Palmeto…..”



    “Salina…il nome deriva da uno stagno costiero che, un tempo, era utilizzato come “salina”…E’ in buona parte coltivata ed esporta vini e uva secca, capperi, salsola soda e reseda salseola (due erbe utilizzate in tintoria).. particolarmente rinomato il vino bianco, la “malvasia” dal colore ambrato e dall’intenso aroma…… “Prova a camminare sulla riva fino alla baia, guardando intorno a te”. Così rispondeva Pablo Neruda a Mario Ruoppolo, il Postino che voleva imparare dal poeta cileno l’arte di scrivere versi d’amore; sospiri e tremiti tramutati in parole e frasi, per conquistare il cuore di una donna. Lettere in cambio di poesia, questo il commovente baratto suggerito al genio cinematografico di Massimo Troisi dal romanzo di Antonio Skàrmeta, “Ardente Paciencia”. Versi languidi e sensuali, a volte audaci, sussurrati in riva alla spiaggia, affidati alle onde placide che battono sulla costa di Pollara, angolo incantato dell’isola di Salina. La più schiva delle isole Eolie, ma anche la più sensuale: i greci la chiamavano Didyme, dal greco gemelli, per via del doppio profilo all’orizzonte dei suoi due vulcani gemelli, che ricordano le forme piene di un seno femminile. Ina Mater Terra fertile e accogliente; un’isola verde, ricca d’acqua dolce e di foreste, castagni, pioppi ed altre specie dal profumo mediterraneo.”



    “Un bagliore rosso, fumo, cenere, lapilli. La terra si scuote, come un gigante inquieto, sbuffa, brontola, finchè lunghe e sinuose lingue di lava non iniziano a scendere i fianchi dell’officina sotterranea dove Vulcano, divino fabbro del fuoco, soffia il suo alito rovente….L’isola che porta il nome del dio del fuoco, era già Hierà (sacra) per i Greci, che ne temevano le ire improvvise. Omero la descrive circondata da “un muro di bronzo infrangibile” a causa delle alte scogliere che ne definiscono il perimetro. Tre sono le bocche di fuoco per un unico vulcano: un primo camino spento dall’epoca preistorica, un secondo quiescente dal 183 a .C., solo il terzo è ancora attivo. Per i vulcanologi si trova in una fase fumarologica, ovvero sbuffa quotidianamente alti vapori di zolfo……Tra Vulcanello e l'isola vera e propria c'è un istmo costituito da sabbia e lava, lungo il quale si aprono le due baie di Porto di Levante e Porto di Ponente. Sull'insenatura a ponente dell'istmo si stendono, digradanti in un mare di smeraldo, le finissime Sabbie Nere che, vigilate e protette dal faraglione delle Sirene, rappresentano forse il luogo più suggestivo e tranquillo dell'isola. La costiera di ponente è un susseguirsi di precipizi, di insenature, di grotte marine che si aprono su un mare incontaminato e pescosissimo….A levante si erge una montagnola di zolfo e di allume, ai cui piedi gorgoglia un laghetto di fanghi sulfurei molto apprezzati per i loro effetti terapeutici. Qui si possono visitare le fumarole e le grotte, in parte crollate, dalle quali si estraeva l'allume. Sul versante che dà sulle Bocche di Vulcano c'è un altro degli spettacoli che rendono un pò tetro il fascino di questa isola: la Valle dei Mostri. Rocce e sabbie nerastre hanno assunto, grazie alla continua erosione provocata dal vento, sembianze grottesche che incutono timore. L'attività vulcanica ha originato anche fanghi naturali ad alto contenuto di radon e acque termali di grande valore curativo….Molte sono le località di una bellezza inquietante come la Grotta dei Rossi, la Grotta del Cavallo e Vulcano Gelso, raggiungibili in barca.”



    “Isolata a occidente rispetto alle altre Eolie, Alicudi è un eremo naturale e silenzioso dove perdersi nell'osservazione dello scontro fra le acque azzurre del mare e le cupe scogliere…La sua forma è conica e sulla sua sommità, detta Montagnola, c'è il Timpone, un fortino naturale dove le donne venivano mandate a nascondersi durante le incursioni dei pirati saraceni. Alicudi è caratterizzata dall'erica, che ha suggerito il suo nome antico di Ericusa….Allo scalo della Palomba e nel piano del Fucile sono stati trovati materiali risalenti all'età del Bronzo…ma l'unico monumento di rilievo del passato è la chiesa di San Bartolo.”



    “Filicudi è un'isola scarsamente popolata… la vetta più alta, come a Salina, si chiama Fossa delle Felci….Per raggiungerla e godere dello splendido panorama si deve fare la vecchia mulattiera che attraversa tutta l'isola…a Piano di Porto. sono stati ritrovati i resti di un villaggio di capanne a forma circolare risalente alla cultura dell'età del Bronzo….Filicudi presenta anche profonde grotte come quella del Bue Marino, famosa per i giochi di luce e i fenomeni di rifrazione acustica molto suggestivi. Il bue marino, al quale le leggende fanno riferimento, era in realtà la foca monaca che in questa grotta trovava rifugio.”



    “Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla.” “Anche l'idea più sublime, se la senti troppe volte, diventa una stupidaggine”
    “La poesia non è di chi scrive, è di chi se ne serve.”
    Frasi tratte dal film “Il postino”







    Isole Eolie

    dette anche Isole Lipari, sono un arcipelago di origine vulcanica, situato nel Mar Tirreno, a Nord della costa sicula. Comprendono ben due vulcani attivi, Stromboli e Vulcano, oltre a vari fenomeni di vulcanismo secondario.





    Etimologia

    Le isole prendono nome dal dio Eolo, re dei venti. Secondo la mitologia greca, Eolo riparò su queste isole e diede loro nome, grazie alla sua fama di domatore dei venti. Viveva a Lipari, e riusciva a prevedere le condizioni del tempo osservando la forma delle nubi sbuffate da un vulcano attivo, probabilmente lo Stromboli. Grazie a questa abilità, determinante per gli isolani che erano in gran parte pescatori e necessitavano di conoscere gli eventi meteorologici che sarebbero avvenuti, Eolo si guadagnò grande popolarità nell'arcipelago, e secondo una teoria, fu da questi fatti che un semplice principe greco, abile nel prevedere il tempo dalle nubi, alimentò il mito del dio Eolo in grado invece di controllarle. Il nome di isole Lipari viene invece dal re Liparo, successore di Eolo. Secondo Plinio, venivano queste isole chiamate, dai greci Efestiadi (Hephaestiades, Ἡφαιστιάδες) e perciò, dai romani, assieme a Aeoliae e Lipari, Volcaniae (Plin. III, 92.)

    Storia

    La presenza umana nell'arcipelago risulta sin dalla notte dei tempi. Le genti preistoriche vennero infatti sicuramente attratte dalla presenza di grandi quantità di ossidiana, minerale di origine vulcanica grazie al quale le Eolie furono al centro di fiorenti rotte commerciali sin dai tempi di Roma antica. I primi insediamenti si ebbero già alcuni secoli prima del 4000 a.C., nell'età neolitica. L'ossidiana, che a quei tempi era un materiale ricercatissimo grazie al fatto di essere il più tagliente di cui l'uomo dell'epoca disponeva, generò traffici commerciali così intensi da conferire grande prosperità alle isole. Da Lipari era esportata in gran quantità verso la Sicilia, l'Italia meridionale, la Liguria, la Provenza e la Dalmazia. A Lipari nacque così uno degli insediamenti più popolosi del Mediterraneo, e a partire dal 3000 a.C. la ricchezza di Lipari si estese alle altre sei isole, che cominciarono ad essere popolate. Tra il XVI e il XIV secolo a.C. divennero importanti perché poste sulla rotta commerciale dei metalli, in particolare lo stagno che giungeva via mare dai lontani empori della Britannia e transitava per lo stretto di Messina verso oriente. Mentre in Sicilia si afferma la Cultura di Castelluccio, a Capo Graziano, nell'isola di Filicudi ma anche a Lipari si diffonde la cosiddetta Cultura Eoliana caratterizzata dal commercio più che dall'agricoltura, con le sue capanne circolari con pareti di pietre a secco, quasi a strapiombo sul mare e una propria ceramica. Le isole furono colonizzate dai Greci, intorno al 580 a.C., che chiamarono le isole Eolie poiché ritenevano che fossero la dimora del dio dei venti, Eolo, un mito questo destinato ad affermarne la "grecità" . Nel 260 furono teatro della battaglia di Lipari tra Roma e Cartagine. In epoca romana divennero centri di commercio dello zolfo, dell'allume e del sale. Lo storico biblico Giuseppe Flavio menziona una popolazione forse in relazione con le Eolie: "Elisa diede il nome agli Eliseani ed essi sono ora gli Aeoliani". Elisa si riferisce al nipote di Iafet, figlio di Noè. Nel 1544, quando la Spagna dichiarò guerra alla Francia, il re francese Francesco I chiese aiuto al sultano ottomano Solimano il Magnifico. Questo mandò una flotta comandata da Khayr al-Din Barbarossa che fece rotta sulle isole Eolie e le attaccò uccidendo e deportando i suoi abitanti. Secondo il suo disegno le Eolie avrebbero dovuto essere l'avamposto dal quale attaccare Napoli. Nel corso dei secoli l'arcipelago venne ripopolato di nuovo da comunità spagnole, siciliane e del resto d'Italia. In epoca borbonica l'isola di Vulcano veniva usata come colonia penale per l'estrazione coatta di allume e zolfo.



    L'arcipelago è composto dalle seguenti isole:


    * Alicudi
    * Filicudi
    * Lipari
    * Panarea con gli isolotti basaltici di Basiluzzo, Dattilo, Lisca Bianca e Lisca Nera.
    * Salina
    * Stromboli (con il vicino scoglio di Strombolicchio)
    * Vulcano

    Alicudi

    è un'isola di 5,2 km² facente parte delle Isole Eolie. Amministrativamente fa parte del comune di Lipari (ME), coord.geogr. 38°32'N 14°24'E). Gli abitanti dell'isola vengono chiamati Arcudari. Anticamente era nota come Ericusa, dal greco antico Ἐρικοῦσα (ricca di erica).

    Geografia

    L'isola di Alicudi è la più occidentale dell'arcipelago eoliano ed è situata a circa 34 miglia marine a ovest di Lipari. È dominata dal monte Filo dell'Arpa, un vulcano spento, quasi perfettamente circolare, di 5 km², con coste scoscese e ripide che costituisce la parte emersa, dai 1.500 m di profondità del fondo del mare, fino ai 675 mt s.l.m del punto culminante dell'isola. È abitata solo sul versante orientale, quello digradante in modo meno aspro verso il mare. L'unico centro abitato dell'isola è chiamato anch'esso Alicudi e si divide in cinque piccole frazioni:
    * Alicudi porto, che si trova sul livello del mare e si caratterizza per la presenza del molo sul quale attraccano traghetti ed aliscafi, due negozi di alimentari (gli unici due presenti sull'isola) e l'ufficio postale (ad Alicudi non ci sono né banche né bancomat).
    * Contrada Tonna, che costituisce la frazione più ad ovest dell'isola.
    * San Bartolo, che si trova salendo dal porto ad una altezza di circa 330 metri ed è caratterizzata dalla presenza della chiesa dedicata a San Bartolo, patrono delle isole Eolie.
    * Contrada Pianicello, che si trova alla stessa altezza di S. Bartolo, ma più ad ovest ed è abitata da una popolazione di madrelingua tedesca originaria della Svizzera. Questa piccola frazione utilizza l'energia elettrica fornita dagli impianti fotovoltaici e l'acqua piovana raccolta sfruttando gli antichi serbatoi delle case. La gran parte degli abitanti ha inoltre ripreso a coltivare alcune colture tradizionali come la vite e l'olivo.
    * Contrada Sgurbio, che si trova alla stessa altezza di S. Bartolo, ma sul lato Est dell'isola. Questa piccolissima frazione è composta da cinque case, ognuna delle quali ha il nome di uno dei sensi.
    L'isola delle eriche nel dopoguerra era abitata da oltre 600 persone, in gran parte emigrate in Australia nel corso dei successivi decenni. Attualmente la popolazione conta circa 100 abitanti

    Alicudi Porto



    Filicudi

    L'Isola di Filicudi è un'isola di 9,7 km² facente parte delle Isole Eolie. Amministrativamente fa parte del comune di Lipari (ME) e vi si trovano due località abitate: Filicudi Porto e Pecorini a Mare. Anticamente era nota come Phoenicusa, dal greco antico Φοινικοῦσσα (ricca di felci, una caratteristica palma nana ancora presente sui promontori dell'isola.), oppure Φοινικώδης.

    Geografia

    L'isola di Filicudi è la quinta isola in ordine di grandezza dell'arcipelago delle Eolie è la seconda isola più occidentale dell'arcipelago (dopo Alicudi) ed è situata a circa 24 miglia marine a ovest di Lipari. È dominata dal monte Fossa Felci, un vulcano spento alto 774 m. Oltre ad esso, di vulcani ce ne sono ben altri sette, tutti spenti da molto tempo, e per questo fortemente corrosi dall'erosione. La popolazione, circa 200 abitanti ( che diventano 3000 nella stagione estiva), è distribuita tra i centri di Filicudi Porto, Valdichiesa, Pecorini, Pecorini a mare, Canale e Rocca di Ciavoli collegati tra loro dall'unica strada asfaltata dell'isola e da una fitta trama di mulattiere. La località di Stimpagnato, nel sud-est dell'isola, è abitata da turisti soltanto durante l'estate. Gli abitanti si chiamano filicudari.

    Alicudi e Filicudi

    Curiosità ...

    Economia

    A oggi i principali prodotti agricoli dell'isola sono i capperi ed i fichi. La principale voce dell'economia locale è il turismo. La pesca non è praticata intensamente, mentre lo è quella amatoriale o comunque non professionale.

    Sviluppo

    La luce elettrica è stata portata a Filicudi nel 1986, con un impianto di generazione a gasolio, innescando un drammatico balzo nel futuro nella quotidianità degli isolani. Il turismo ha iniziato a svilupparsi in quel periodo, crescendo poi di anno in anno. Con l'elettricità sono giunti sull'isola ausilii per ogni attività, le pompe elettriche per l'acqua dei pozzi, le televisioni sono divenute di massa, gli elettrodomestici hanno cominciato a diffondersi. Quanto all'acqua corrente, la si trasporta tramite navi cisterna per poi distribuirla sulla rete idrica. La proposta di costruire un impianto dissalatore non è ancora stata attuata.

    Etimologia

    L'etimologia del nome Filicudi (chiamata Phoenicusa dai Romani) significa "ricco di felci", dove per felce si intende una palma nana che cresceva abbondante e rigogliosa nell'isola. Essa è la Chamaerops humilis, ancora presente sulle alture dell'isola, a Montagnola ed a Fossa Felci.

    Sport

    L'unico sport praticato sull'isola è il calcio, con partite amatoriali organizzate solitamente la Domenica nel "campetto" improvvisato a Valdichiesa. Esiste una squadra regolarmente iscritta nei campionati provinciali di Terza Categoria della Provincia di Messina, i componenti della squadra sono quasi tutti giovani filicudari; le partite in casa del Filicudi vengono giocate sul campo neutro del "Balestrieri" di Lipari, essendo l'isola di Filicudi ancora sprovvista di impianti regolamentari.





    Isola di Lipari

    è l'isola più grande dell'arcipelago eoliano. Dà il nome al comune nel quale si collocano tutte le isole Eolie eccetto l'isola di Salina, il cui territorio comprende i tre comuni di Santa Marina Salina, Malfa e Leni. In antichità era già nota col nome Lipari (Λιπάρα, da λιπαρός in greco antico, che significa grasso, untuoso, e per estensione brillante, ricco e fertile). Pure in antico, fu chiamata Milogonide o Meligunide (Milogonis o Meligunis, Μελιγουνίς). Come tutto l'arcipelago eoliano, Lipari ha origine vulcanica. La parte più antica dell' isola è quella occidentale dove, fra 160 mila e 1340 mila anni fa, si identificarono 12 strato-vulcani, fra cui i Timponi. Dopo questo periodo di intense eruzioni seguì una lunga sosta di attività vulcanica. Nel secondo periodo, circa 100 mila anni fa, si ebbe lo strato-vulcano del Monte S. Angelo. I vulcani del terzo periodo (40 mila e 8 mila anni fa) eruttarono pomici e formarono una serie di cupole, tra cui il Monte Guardia ed il Monte Giardina. Dopo una lunga sosta, nella parte nord orientale l' attività eruttiva riprese con il lancio di enormi quantità di pomici, che costituirono il Monte Pelato, e con l'emissione della colata ossidianica delle Rocche Rosse (VIII sec.d.C.). Anche in epoca storica vi furono eruzioni di pomici che ricoprirono le rovine romane, del IV e V secolo d. C., di contrada Diana e dell' Acropoli di Lipari. Molte sono le testimonianze delle ultime spettacolari attività vulcaniche; sono infatti ancora presenti innocue fumarole e benefiche sorgenti termali, nonchè grandi quantità di pomice e ossidiana.

    Cenni Storici

    Anticamente chiamata Meligunis, dal greco "melos" (dolce), forse alludendo al clima, Lipari fu residenza umana fin dall'ultimo neolitico (3500-2000 a.C.), quando genti provenienti dalla Sicilia crearono quella che fu chiamata "civiltà stentinelliana" e diedero l'avvio al commercio dell' ossidiana in tutto il Mediterraneo. Sorsero così a Lipari fiorenti villaggi dove la vita prosperò a lungo. Il periodo di prosperità durò fino al 2300 circa a.C. Si ebbe poi un periodo di minor fulgore fino a quando, attorno al 1800 a. C., s'instaurò nell'isola la civiltà di Capo Graziano, che diede nuovo impulso alle attività. In quest' epoca gli eoliani furono particolarmente progrediti e le loro fiorenti attività marinare e commerciali fecero dell'arcipelago un avamposto dei greci di Tessaglia e Beozia.
    Intorno al XIII secolo a.C. immigrarono a Lipari genti provenienti dall'Italia: gli ausonii, guidati, come dice la leggenda, da re Liparo a cui seguì il re Eolo, dispensatore dei venti. La civiltà Ausonia fu bruscamente interrotta nell'VIII secolo, quando giunsero fenici ed etruschi. Attorno al 580 a.C. sbarcarono a Lipari colonizzatori greci, provenienti da Rodi e Cnido, che fondarono la città Lipara. L'isola riprese a prosperare ed entrò nell'orbita di Siracusa e poi di Roma, che valorizzò Lipari anche come stazione termale. Dopo un lungo ed oscuro periodo, sovrastato da incursioni arabe, Lipari rifiorì sotto l' egemonia dei normanni. Essi ripopolarono l'isola, rifortificarono il suo castello e ristabilirono il vescovo. La nuova parabola ascendente durò con gli angioini, gli aragonesi e gli spagnoli, anche se turbata dai frequenti saccheggi dei corsari. Nel 1544, infatti, Ariadeno Barbarossa la saccheggiò e ne deportò i superstiti. Carlo V la ripopolò, importando immigrati spagnoli e campani, e la riedificò rafforzandone le mura. Solo con la quasi scomparsa della pirateria, verso la fine del '700, l'abitato tornò ad espandersi anche nel piano. Lipari seguì poi le sorti del regno delle due Sicilie fino ai tempi nostri.

    Il Castello

    L'Acropoli, denominata il Castello, costituisce ancora oggi il punto focale del centro storico. Entro il perimetro delle mura posero le loro sedi le popolazioni del neolitico, quelle della prima età dei metalli, dell'età del bronzo e dell'età ellenistica, come dimostrano i ritrovamenti archeologici. Dal lato sud della Piazza Mazzini si accede alla cittadella, passando dalla porta più antica e attraversando una torre normanna. Superato il secondo passaggio, sostenuto da arcate ogivali, si trovano in ordine progressivo: la chiesa di S. Caterina, chiusa al culto; l'abside della chiesa cinquecentesca dell'Addolorata, con ricchi altari lignei, stucchi dorati in stile barocco ed una tela del '600 raffigurante la crocifissione; infine la chiesa dell'Immacolata. Più avanti, sulla sinistra, si trova la cattedrale dedicata a S. Bartolo, patrono delle Eolie, fatta costruire dal normanno Ruggero I. Dello stile normanno la chiesa conserva solo le volte a crociera ogivale; gli interni, come la facciata, sono stati successivamente rifatti. All' interno sono conservate la statua argentea di S. Bartolomeo ed una tavola del seicento raffigurante la Madonna del Rosario. Ancora più in fondo appare la chiesa della Madonna delle Grazie, chiusa al culto, che raccoglie pregiati affreschi di Alessio Cotrone (1708); il palazzo vescovile, del 1753, che è posto sul lato destro della cattedrale, è adibito a padiglione del museo. Le zone più interessanti del castello sono quella del museo e quella del parco archeologico. Degno di attenzione è il museo, il quale conserva ritrovamenti archeologici dall'epoca neolitica a quella del bronzo, fino al periodo greco e romano. Negli ultimi anni esso è stato ampliato con una sezione dedicata all'archeologia sottomarina ed una sezione vulcanologica.
    Nel parco archeologico, invece, sono stati ricostruiti numerosi sarcofagi, che risalgono al IV-II sec. a.C., e le tombe greco-romane, rinvenute nella necropoli di Contrada Diana. In questa contrada la necropoli si sovrappone ad un vasto insediamento preistorico, fiorito dalla fine del neolitico medio alla prima età del bronzo, ma nel quale la massima intensità di vita si è avuta nel neolitico superiore, in quella fase culturale che, in tutta Italia, è oggi designata con il nome di "Cultura di Diana".



    Edited by tomiva57 - 15/9/2014, 15:02
     
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    Panarea

    Panarea, anticamente detta Hycesia, e' l'isola piu' piccola dell'arcipelago eoliano; ha una superficie di soli 3,4 kmq. e dista da Lipari 11,5 miglia. I suoi 280 abitanti, chiamati panarioti, vivono in tre contrade: Ditella, S. Pietro e Drauto. Fanno da cornice a Panarea i vicini isolotti di Basiluzzo, Dattilo, Bottaro, Spinazzola e gli scogli di Lisca Bianca, Lisca Nera, i Panarelli e le Formiche. Gli studiosi ritengono che Panarea, gli scogli e gli isolotti che la circondano siano i resti di un antichissimo vulcano sottomarino, sommerso in parte dalle acque nei periodi interglaciali. Nella parte attualmente emersa e' possibile riconoscere un unico strato-vulcano sui cui fianchi si sono impiantati numerosi centri eruttivi secondari. Del vulcano originale rimane solo la parte orientale perche' quella occidentale ha subito diversi sprofondamenti, che hanno ridotto di molto la primitiva superficie dell'isola. L'apparato vulcanico complessivo si deve ritenere il piu' antico rispetto agli altri apparati, al di sopra delle acque, delle Eolie. Dalla sua origine vulcanica Panarea ha ereditato interessanti manifestazioni endogene post-vulcaniche come le sorgenti termali, a ridosso della Punta di Peppe e Maria, e le innocue fumarole della Calcara.

    Cenni Storici


    Dai greci fu curiosamente ritenuta infausta e per questo chiamata Hycesia. Alla fine, il nome divenne Panarea. Essa fu abitata fin dal III millennio a.C., probabilmente grazie alla sua posizione particolarmente felice e alla natura verdeggiante. Ventitré capanne ovali indicano una comunità organizzata alcune di esse recintate, altre in parte lastricate e quasi tutte dotate di macine e mortai di pietra. Si è ritrovata anche della ceramica micenea proveniente dall'Egeo, a dimostrazione dei rapporti commerciali esistenti allora. Presso la punta di Capo Milazzese è stato riportato alla luce un villaggio preistorico dell'età del bronzo (risalente ad un periodo che va dal XV al XII sec. a.C.). Dal punto di vista archeologico è interessante anche Basiluzzo, dove sono state rinvenute importanti testimonianze edilizie di epoca romana. Fu abitata stabilmente fino al periodo romano; poi la comunità subì i rovesci della storia eoliana con le conseguenti distruzioni. Dal V al VI sec. d.C., la pirateria arabo-turca impedì l'ulteriore sviluppo dell'isola, che rimase quasi disabitata. Tornarono per primi a Panarea alcuni contadini liparori per coltivarne la terra: ma alle donne, ai ragazzi ed ai vecchi era proibito soggiornarvi. Attorno alla fine del '600, gli abitanti stabili, che erano circa un centinaio, producevano grano, legumi e frutta che commerciavano anche a Lipari. Tuttavia, a causa delle incursioni barbariche, rimase sempre con pochi abitanti.





    Carrellata di immagini delle case di Panrarea ... tipiche e bellissime ...



    Panarea

    L'isola è suddivisa in tre contrade: S. Pietro, Iditella e Drautto.

    S. Pietro,

    dove è situato il porto, è anche il centro nevralgico di Panarea, la quasi totalità degli alberghi e dei ristoranti vi è presente come anche boutiques e negozi di artigianato. A S.Pietro si svolge anche la vita notturna dell'isola, talmente intensa che viene vissuta, dalla mezzanotte al mattino, anche da una discreta aliquota di vacanzieri provenienti dalle altre isole dell'arcipelago.

    Iditella

    è situata nella zona nord dell'isola; popolata dalla maggioranza dei residenti stanziali, offre panorami mozzafiato ed una spiaggetta denominata la Calcara dove si possono osservare diversi fenomeni di natura vulcanica sotto forma di fumarole. Il costone sovrastante la Calcara è il luogo ideale per ammirare lo spettacolo che offre il vulcano di Stromboli; alla sera è possibile vedere e fotografare le esplosioni intermittenti ad intervalli di circa 30-45 minuti.

    Drautto

    il cui nome deriva da Drauth un pirata musulmano, si trova nella zona sud di Panarea. Oltre ad offrire una splendida spiaggia (cala Zimmari l'unica di sabbia dell'isola e dove un tempo venivano a deporre le uova le tartarughe "caretta caretta") e i resti di un villaggio preistorico (nell'altipiano del Milazzese), a Drautto vi è quella che da molti viene considerata la baia più bella dell'arcipelago delle Eolie: Cala Junco.

    Cala Junco

    è disposta in modo tale che dall'esterno non si riesca a vedere all'interno e questo la rese uno dei luoghi privilegiati da Drauth per effettuare le sue scorribande. Attorno a Panarea una serie di piccoli isolotti, qualcuno con dimensioni tali da confondere gli antichi visitatori sul numero delle isole delle Eolie, come Basiluzzo (più di mezzo chilometro quadrato), Bottaro, Lisca Bianca, Dattilo. Un piccolo arcipelago nell'arcipelago.

    Punta Milazzese

    Partendo dal porto di S. Pietro, percorriamo le stradine strette di Panarea in direzione di Punta Milazzese. Superato l'abitato di Drautto si prosegue su una stretta viuzza fino a scendere alla spiaggia degli Zimmari. Superata la quale si percorre in salita un sentiero in gradini di pietra che raggiunge l'insediamento preistorico adiacente il promontorio di Capo Milazzesse. Il villaggio risalente all'età del bronzo (XIV-XIII sec. a.C.) fu costruito intorno al 1400 a.C. come fortificazione con capanne di forma ovale o tondeggiante.





    Punta del Corvo


    Partendo dal porto di S. Pietro, percorrendo i vicoli di Panarea si giunge in località Drautto. Superato l'abitato un cartello ci segnala il sentiero che raggiunge Punta del Corvo, il punto più alto dell'isola. Il sentiero presenta rovi e macchia che rendono difficile la percorribilità, attraversa oliveti abbandonati e, nell'ultimo tratto, una macchia di cisto marino di notevole effetto paesaggistico, che ricopre la sommità dei rilievi di Punta Cardosi, di Punta del Corvo e di Castello di Salvamento. Questa è la zona più selvaggia dell'isola dalla quale è possibile ammirare un panorama mozzafiato che si apre sulle coste a strapiombo.

    Spiaggia Calcara



    Dal porto di S. Pietro si percorre, a destra, una strada in salita tra le caratteristiche case eoliane. Si prosegue fra muretti a secco e fichi d' india e dopo aver costeggiato un piccolo boschetto di conifere, un ripido sentiero tra la macchia mediterranea scende alla spiaggia dove sono presenti fumarole e una sorgente termale.




    San_Pietro,_Panarea

    PANAREA , ISOLE EOLIE -
    Panarea è l’isola più piccola delle Eolie e indubbiamente la più mondana. In estate, a dispetto delle dimensioni molto ridotte, viene invasa dai turisti, ammaliati dalle bellezze naturali e dalle spiagge, ma anche attirati da una vita notturna più animata e sofisticata rispetto alle altre isole dell’arcipelago. Lisca Bianca, Lisca Nera, Dattilo, Basiluzzo sono i suggestivi nomi degli isolotti e degli scogli che circondano l’isola di Panarea. Particolarmente spettacolare è Basiluzzo, uno scoglio costituito da roccia eruttiva che sembra guardare Panarea, con spettacolari pareti a picco sul mare e di forma sorprendentemente simile all’isola.


    jpg



    Cala Junco





    L'Isola Basiluzzo di Panarea



    L'Isola Basiluzzo di Panarea, situata 3,5 chilometri ad est dell'isola stessa, è un grande scoglio vulcanico a forma di cupola con pareti rocciose a picco sul mare, su cui si notano le stratificazioni delle varie colate laviche. L'isola presenta una bella spiaggia tranquilla ed ha anche una certa importanza archeologica, in quanto ospita resti di edifici romani in opera reticolata con tracce di pavimenti a mosaico e di intonaci colorati delle pareti. Inoltre, poco lontano dall'approdo, nel fondo marino è anche possibile scorgere un rudere, probabile darsena di età romana. Su Basiluzzo vi è solo uno scalo naturale, in prossimità di punta levante, dal quale è appena visibile un sentiero che conduce fino ad uno spiazzo, dalla cui cima si gode la vista di Panarea e Stromboli.



    Dattilo ... A Picciridda



    Lisca Bianca



    Lisca bianca sullo sfondo Stromboli





    Il 4 maggio del 1949 un cinegiornale della Settimana Incom annuncia agli italiani l’inizio delle riprese di un film e continua a raccontare una storia che sta affascinando il pubblico. Una grande attrice Ingrid Bergman e un grande regista Rossellini, lavorano sull’isola di Stromboli per realizzare Dopo l’uragano che poi diverrà Stromboli, terra di Dio. Di loro già si parla molto e spesso a sproposito. A Stromboli, Rossellini e la Bergman arrivano il 6 aprile. “La sabbia era nera e nero tutt’intorno. Solo il vulcano, in lontananza, emetteva dei bagliori rossastri; dalla terra, un sinistro brontolio riprendeva a intervalli di pochi minuti”.

    Nel mondo del cinema: si gira allo Stromboli, Istituto Luce, Archivio cinematografico, La Settimana Incom 00284, 04/05/1949.
    A. Anile-M.G. Giannice, La guerra dei vulcani, Recco-Genova, Le Mani, 2000, p. 159.
    Stromboli o Strongyle (la rotonda) è un’isola nota fin dall’antichità sicuramente le esplosioni erano conosciute da chiunque solcasse il Tirreno. Qui secondo la leggenda rinnovata da Virgilio, sorgeva la reggia di Eolo il dio del vento. “Il Vulcano più gentile della terra” lo definiva Alexandre Dumas. “Con lo Stromboli, infatti si sa a cosa si va incontro: non è come il Vesuvio o l’Etna che, per una misera eruzione, fanno attendere il viaggiatore tre, cinque ed a volte anche dieci anni”. E il pittore Jean Houel nel 1778 così scriveva: “Il gran caldo che si prova, il rumore assordante, la terra che trema e le pietre che lanciate fuori dal cratere vanno a colpire le pareti della bocca di fuoco, generano nell’insieme grande sgomento”.
    Stromboli subì varie ondate di migrazione nel corso dei secoli fino agli anni Cinquanta quando, grazie al film, l’isola divenne famosa in tutto il mondo.
    Oggi il cratere di Stromboli ha 5 bocche attive e le sue eruzioni sono spettacolari soprattutto per le colate di magma che si riversano lungo il pendio della Sciara del Fuoco.





    Ancora un cinegiornale della Settimana Incom, stavolta, il 23 giugno 1949, filma Anna Magnani tra le rocce di un’altra isola eoliana, Vulcano. La straordinaria attrice protagonista di Roma città aperta, è arrivata nell’arcipelago il 7 giugno 1949 e raggiunge Vulcano lo stesso giorno: “L’isola le apparve subito come se l’aspettava, brulla, disabitata, gorgogliante, più grande e impressionante di Stromboli. Oltre alle muraglie di lava, alle fumarole, ai vulcani attivi e a quelli spenti, i visitatori ancora oggi vengono accolti da un forte odore di zolfo, che impregna l’aria Su tutto il paesaggio predominano il nero, il colore della lava e della cenere, il giallo dello zolfo e delle ginestre selvatiche. La Magnani lavora ad una nuova opera cinematografica, Vulcano diretta dal regista William Dieterle, insieme a Rossano Brazzi e Geraldine Brooke.
    Nota fin dall' antichità per la sua intensa attività vulcanica, ma sempre scarsamente abitata, l'isola era sacra ad Efesto, il dio dei vulcani e delle forze endogene della natura; era chiamata Hierà (la sacra) o anche Hierà Ephaistou (l'isola sacra a Efesto). “) usciva dalla bocca del vulcano – racconta Houel – una prodigiosa quantità di fumo; s’era fermato sull’isola coronandola con una massa enorme di nuvole: scure e nere in più zone; facevano apparire più bianca la colonna di fumo eruttata dal vulcano; era così abbagliante da sembrare una fiamma”. Negli anni Trenta ancora disabitata, Vulcano attraeva soprattutto studiosi e veniva definita ‘i Campi Flegrei della Sicilia’. La salita al Gran Cratere offre ancora oggi uno spettacolo straordinario: dalla vetta si ammira una visione spettrale e lunare allo stesso tempo, che lascia senza fiato. “Vulcano, simile all’ultima vestigia di un mondo bruciato”. Così la racconta Dumas: “E’ impossibile, anche a volerla dipingere, dare un’idea di questa terra in preda alle convulsioni, ardente e quasi in fusione”.

    Così due luoghi fino ad allora semisconosciuti due spazi abitati da poche persone, soprattutto vecchi che non avrebbero mai abbandonato le loro ‘montagne’, nel giro di qualche anno diventano famosi in tutto il mondo, a tal punto da attirare poi turisti italiani e stranieri che dovranno però arrendersi davanti alla potenza e al fascino dei vulcani.
    Nei giorni in cui Dieterle e Rossellini lavorano sulle isole, la vita per le rispettive troupe è dura: non c’è luce elettrica né acqua corrente; l’aria è impregnata di fumo, i tempi sono lunghi, i silenzi soffocanti.

    “Roberto e i suoi collaboratori rimasero colpiti dalla natura del luogo. Stromboli era continuamente scossa dal vulcano, un cono che incombeva minaccioso sull'isola L’attività eruttiva non si era mai fermata, sul versante della Sciara del Fuoco una colata di magma, cenere e pietre rotolava minacciosa sul pendio e si arrestava fumante solo in mare”.


    Anche Dieterle resta stregato dalla sua isola: “La bellezza di questa natura è stato spesso un serio pericolo; questo paesaggio infernale è fatto per prenderti la mano” Le storie tragiche narrate nei due film, seppure diverse, si fondono perfettamente con lo spirito del paesaggio che ne diventa parte integrante: i due vulcani accoglieranno le due donne arrivate, l’una a Stromboli e l’altra a Vulcano, con il loro bagaglio di errori e illusioni ed il loro destino, provando quasi a proteggerle dal resto del mondo. L’onnipresenza delle montagne è straordinaria quanto la forza disperata delle protagoniste. Stromboli appare come il Golgota mentre Vulcano un girone dantesco.

    Queste le trame: nel film di Mieterle, Maddalena Natoli ex prostituta torna a Vulcano rimpatriata dalla Questura di Napoli. Maddalena è una donna bella allontanata dalla gente della sua isola per il suo passato da prostituta. Ritrova sua sorella Maria e pian piano, nonostante l’ostilità degli isolani, cerca di ritrovare il sorriso e la voglia di vivere. Lotta anche quando la sorella viene a sapere come ha vissuto. Vive cercando di proteggere Maria e il fratello, il piccolo della famiglia. Maria conosce Donato, un palombaro poco di buono che la circuisce con l’intento di avviarla alla prostituzione. Maddalena cerca di allontanarlo dalla sorella, ma causa solo la diffidenza di Maria che vede in lei una rivale e medita di fuggire con Donato dall’isola. Maddalena allora non può far altro che uccidere il palombaro mentre è in acqua, in questo modo salva la sorella ma non se stessa. Improvvisamente l’isola è sconvolta da una spaventosa eruzione e Maddalena si lascia morire travolta dalla polvere e dal crollo delle case. Straordinaria metafora il volto della Magnani che riesce a tradurre tutta la sofferenza, la confusione delle donne uscite maciullate dalla guerra. In Stromboli la protagonista è una bella ragazza lituana Karin finita in un campo profughi. Per riacquistare la libertà sposa un giovane soldato siciliano che le parla con grande entusiasmo della sua isola dove viveva facendo il pescatore. Karin lo segue a Stromboli. “La prima scena girata fu quella dell’arrivo del pescatore e di sua moglie a Stromboli, a bordo del San Lorenzo; Mario le avrebbe mostrato con ingenuo orgoglio il profilo lugubre del vulcano e il paesaggio infuocato dell’isola; in quell’istante Karin avrebbe percepito con sgomento di essere fuggita da una prigione per precipitare in un’altra, ancora più orribile, un sasso infernale lontano dalla civiltà, un mondo misero che le era stato dipinto come un angolo di paradiso”.
    Come Maddalena anche Karin ha alle spalle un passato che vuole cancellare, però anche lei trova nell'isola l’ostilità delle persone e del luogo e fa i conti con l’incomprensione del marito. “La vita è dura qui – le dirà il parroco – anche la terra”. La ragazza non riesce ad adattarsi, si perde nei labirinti delle stradine infuocate, odia quel vulcano e desidera solo fuggire via. L’eruzione la ferma una volta ma poi benché incinta, tenta la fuga lungo il crinale del vulcano. Il suo è un lento salire al Golgota, soffocata dal fumo, perde prima la valigia e poi la borsa con i soldi che ha portato con sé; infine, arrivata al cratere, crolla esausta. Si sveglierà il mattino seguente guardando con altri occhi la montagna e forse, nonostante tutto, sceglierà di tornare a casa.

    Il vulcano è un simbolo estremamente importante nella storia dell’uomo: è una montagna ma è anche la bocca spalancata dell’inferno; simbolo della distruzione e della purificazione, della vendetta e della giustizia. Plinio il Vecchio nella Historia naturalis parla di Stromboli e di Vulcano. Così Virgilio nell’Eneide. E mentre Leopardi e Goethe sono affascinati dal Vesuvio, l’Etna conquista la penna di Lucrezio, George Sand e Ferdinando De Roberto. Nel Medioevo Gervasio da Tilbury colloca nell’Etna il regno della fata Morgana che accoglie il fratello Artù. Gotofredo da Viterbo ci tramanda questo detto: Mons ibi flammarum, quas evomit, Aetna vocatur Hoc ibi tartarum dicitur esse caput. Nelle cronache dell’epoca si parla inoltre dei Ciclopi abitanti delle Eolie; di Ciclopi e del dio Vulcano si narra anche nel 1536 prima di un’eruzione dell’Etna.

    Nei due film Vulcano e Stromboli dietro la bellezza selvaggia del paesaggio, c’è orrore della realtà; la crudeltà degli uomini appare, di fronte alla violenza della natura, gratuita e senza alcuna giustificazione. Maddalena e Karin sono in fondo il simbolo degli sconvolgimenti causati dalla guerra appena conclusa; sconfitte, disorientate, cercano disperatamente di dare un senso alla loro esistenza. Su tutti e sulle stesse storie incombono i vulcani. Eppure più minaccioso è il muro di gomma dell’ignoranza, dell’ottusità della gente, soprattutto delle donne, nere prefiche che si ergono a giudici inflessibili e ipocriti contro quelle che hanno cercato di ribellarsi al loro destino. Una delle scene più belle di Vulcano è lo scontro tra Maddalena e le donne davanti alla chiesa: “Maddalena vorrebbe entrare in chiesa ma un gruppo di donne vestite di nero ha deciso che non è degna di mettere piede in quel luogo santo e glielo impedisce. Maddalena le rimprovera ma alla fine s’inginocchia fuori, piangendo, convinta che Dio si trovi in ogni luogo”. Inizialmente inerti osservatori delle tragedie che stanno per compiersi, i due vulcani rappresentano nei film la catastrofe ma anche la speranza, il fuoco che distrugge e purifica ed è per questo simbolo della rinascita.
    Le due protagoniste si somigliano: hanno sofferto ma vogliono credere in una vita migliore. Si ritroveranno invece imprigionate ad affrontare la gabbia della miseria morale, della disillusione e si arrenderanno alla loro sorte, in fondo, ugualmente tragica. I vulcani tracceranno le strade che le due donne seguiranno, l’una la morte e finalmente la pace, l’altra la vita anche se a prezzo della sua libertà.
    Vulcano doveva seguire le orme del neorealismo e Dieterle, il regista tedesco autore del Portrait of Jennie, “tentò di conciliare l’inconciliabile, la professionalità hollywoodiana con gli imprevisti del metodo neorealista, l’apologo epico con la scabra vicenda di cronaca il regista tedesco cercava ora nella brulla, oscura isoletta di Vulcano: i grandi sentimenti l’ambientazione esotica, quasi espressionista, degli scenari vulcanici e l’elemento realistico fatto di volti veri e di luoghi autentici”.
    Nel 1950 i due film escono nelle sale portandosi dietro una ‘guerra’ e una scia di pettegolezzi basati su avvenimenti veri e altri costruiti ad hoc dagli uffici stampa sulle presunte rivalità tra i protagonisti. Ma reale protagonista della vicenda è un’Italia bigotta (ma anche Hollywood non scherza) che censura film e attori mentre vive la grande avventura del neorealismo, figlio di straordinari registi e delle vicende tragiche vissute; un’Italia ancora contadina che si avvia verso il cosiddetto boom economico, piena di contraddizioni e di rigurgiti del passato; un’Italia che sarà ben presto invasa dal cinema statunitense e dai modelli socio-culturali americani e che ha anche bisogno di sognare amori e mondi dorati, per tentare di dimenticare le macerie fisiche e spirituali che segneranno ancora per molto tempo, tutto il paese.

    Maria Procino
    Vulcano (1949)
    Soggetto: Renzo Avanzo, Mario Chiari
    Sceneggiatura: Piero Tellini, Victor Stoloff
    Musiche: Enzo Masetti
    Dialoghi italiani: Vitaliano Brancati
    Dialoghi americani: Erskine Caldwell, Ben Simcoe
    Riprese documentarie: Fosco Maraini
    Interpreti principali: Anna Magnani, Rossano Brazzi, Geraldine Brooks, Enzo Staiola
    Regia: William Dieterle
    Visto censura n. 7.131 del 21 gennaio 1950

    Stromboli (1949)
    Soggetto: Roberto Rossellini e Sergio Amidei
    Sceneggiatura: Sergio Amidei, Gian Paolo Callegari, Arth Cohn, Renzo Cesana
    Musiche: Renzo Rossellini
    Dialoghi: Art Cohn e Renzo Cesana
    Interpreti principali: Ingrid Bergman, Mario Vitale, Renzo Cesana
    Regia: Roberto Rossellini
    Visto censura n. 8427 del 12 agosto 1950




    da claudio

    AStromboliAerea2012

    ...STROMBOLI...

    stromboli

    Stromboli è uno stratovulcano situato in Italia, sulle Isole Eolie. L'isola è di 40.000 anni e le coordinate del vulcano è 38.8N, 15.2E.The nome di "Stromboli" è venuto dai Greci che essi chiamano "strongili" il turno perché l'isola appare come un cono. La popolazione non vi è 400-750 e è 924 metri sul livello del mare. Dal fondo dell'oceano, sorge 2.000 metri. La più grande eruzione fu nel 1930, ma non ci sono più grandi eruzioni perché parte della lava è catapultati fuori più volte. Nel 1919, quattro persone sono state uccise e dodici case sono state distrutte blocchi di lava. Stromboli è uno dei vulcani più attivi in Europa. La data di ultima eruzione è avvenuta 27 febbraio 2007.

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    Spattering Forte - non una discreta esplosione! - Dal cratere centrale bocca 2a.



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    Vulcano Stromboli

    Questo vulcano attivo è sempre uno dei pochi al mondo in cui un visitatore può vedere una eruzione "da vicino", ma in relativa sicurezza - la maggior parte del tempo. Tuttavia, le condizioni variano di anno in anno, e la regione di vertice può essere chiuso (come nel periodo primavera-estate 2007), a causa insolita attività che presentano pericoli per l'alpinista. Nella maggior parte delle condizioni che possono fare escursioni accompagnati ad un aumento di 400 metri, ma al di là di questo livello avrete bisogno di una guida. Un servizio di guida affidabile è Magmatrek , Via Vittorio Emanuele, 39 090 9865768, magmatrek.it , ma ci sono altri servizi di guida in città che sono anche soddisfacente. Non salire senza una guida, le limitazioni di accesso sono applicate (sporadicamente) e le multe sono sostanziali. Fai un giro in barca intorno all'isola. Il piccolo borgo di Ginostra si trova sul lato opposto dell'isola di Stromboli dalla città ed è raggiungibile solo in barca. Outfitters vicino al porto in città offrono gite Stromboli, che di solito possono essere organizzate in loco. Immersioni disponibile l'isolotto di Strombolicchio, al largo dalla città di Stromboli. L'acqua è molto chiara, e si può vedere la continuazione della spina vulcanico comprendente Strombolicchio molto al di sotto della superficie. -Attività di terra a secco su Strombolicchio in genere non sono ammesse in quanto l'isola è una riserva naturale. Il faro in cima.


    Eruzioni stromboliane
    Stromboli dà il nome a un tipo di eruzione vulcanica che è frequente, visivamente spettacolare, e abbastanza sicuro di avvicinarsi - la maggior parte del tempo. "Eruzioni stromboliana" sono caratterizzati da continue emissioni di quasi bolle di lava girato una piccola distanza in aria come "fontane di fuoco", come quella mostrata nell'immagine di accompagnamento. Sono visto al meglio durante la notte, e una macchina fotografica capace di esposizioni a tempo di alcuni secondi è necessario per ottenere le foto più interessanti. Queste eruzioni sono di solito visibili in totale sicurezza dal bordo del cratere. Tuttavia, ogni pochi anni un più energico eruzione si verifica, prendendo la forma di un flusso di lava lungo la Sciara del Fuoco (una caratteristica crollo sul lato nord dell'isola) o brevi ma violente esplosioni dalla vetta che spingono al di là di rocce del cratere , a volte causando danni di lieve entità nel villaggio di Stromboli e Ginostra. Questi eventi, ovviamente, sono pericolosi, e inoltre, per alcuni mesi dopo una colata lavica o un evento esplosivo, l'attività al cratere sommitale si fa più esplosivo - e meno scenica, come la colonna di magma è ben al di sotto del cratere. Dal giugno 2008, il vulcano è placato dalla instabile condizione più che lo ha caratterizzato per gran parte del 2007, ma a livello locale informarsi sulle possibilità di accedere comunque.


    stromboli_quattro



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    Ancora immagini di Lipari ...

    L'antico Chiostro







    GINOSTRA

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    Terra del sole, dove l’acqua cristallina rievoca miti lontani è l’unica isola delle Eolie che sembra incontaminata dall’uomo. Percorrendo le sue mulattiere si può ancora incontrare u sceccareddu (asino da soma), e all’alba essere svegliati dal canto du Iaddu (Gallo), la tranquillità è la sua principale peculiarità! I turisti appena arrivati con i loro innumerevoli bagagli e con le scarpe ai piedi, col susseguirsi dei giorni abbandonano le comodità cittadine e cominciano a camminare a piedi scalzi su questa terra nera e vulcanica. Un mese a ginostra vuol dire aria pulita, stress dimenticato e forza ritrovata per poter ritornare alla routine delle affollate città! Ginostra è un isola incantata dove tutto può avvenire… sognare creature mitologiche come le sirene e dubitare che sia stato poi solo un sogno! Cosa sia in realtà Ginostra e impossibile esprimerlo a parole. Visitatela per godere in pieno di luoghi e sapori lontani e ormai, purtroppo, dimenticati! Ve ne innamorerete per sempre!!!




    SALINA

    Salina


    Spiaggia-a-Salina---Eolie

    Salina
    Salina sorge dal mare coronata dal Monte dei Porri vulcani a ovest e Monte Rivi e Monte Fossa delle Felci a est. Salina, come le altre isole che compongono l'arcipelago, emerse dal mare durante il periodo quaternario.









    Alexandre Dumas


    VIAGGIO NELLE EOLIE









    Alicudi è l'antica Ericodes di Strabone, che del resto, come tutti gli antichi, non conosceva che sette isole Eolie: .Strongyle, Lyparis, Vulcania, Didime, Phoenicudes, Ericodes ed Eronimos. Quest'ultima, che a quel tempo era forse la più importante tra tutte, è stata talmente erosa dal fuoco interno che la divorava, che i suoi crateri sprofondati hanno aperto parecchi passaggi al mare e le sue diverse cime, che si elevano solo oggi sulle onde, formano le isole di Panarea, Basiluzzo, Lisca Nera, Lisca Bianca e Dattilo. Inoltre, qualche scoglio sparso, che senza alcun dubbio fa parte della stessa terra, s'innalza ancora nero e nudo dalla superficie marina, col nome di Formiche. È difficile vedere qualcosa di più triste, di più cupo e di più desolato di questa sfortunata isola che costituisce l'angolo occidentale dell'arcipelago eoliano. È un angolo della terra scordato al momento della creazione e rimasto tale dal tempo del caos. Nessuna strada porta alla vetta o costeggia le sue rive: alcune cavità solcate dalle acque piovane sono gli unici passaggi che si offrono ai piedi tormentati dai sassi aguzzi e dalle asperità della lava. Su tutta l'isola nemmeno un albero, né un po' di vegetazione per riposare gli occhi; solo in fondo a qualche fenditura della roccia, negli interstizi delle scorie vulcaniche, si scorge qualche raro gambo di quelle eriche per le quali Strabone chiamò talvolta l'isola Ericusa. E' il solitario e pericoloso cammino di Dante, dove, tra le rocce ed i detriti, il piede non può procedere senza farsi aiutare dalla mano...




    Lipari, con il suo castello costruito su una rocca e le sue case disposte secondo le sinuosità del terreno, presenta un aspetto quanto mai pittoresco. Del resto, avemmo tutto il tempo di ammirare la sua posizione, considerate le innumerevoli difficoltà che ci fecero per lasciarci sbarcare. Le autorità, alle quali avevamo avuto l'imprudenza di ammettere che non venivamo per il commercio della pesca, il solo commercio dell'isola, e che non comprendevano che si potesse giungere a Lipari per altre ragioni, non volevano ad ogni costo lasciarci entrare. Alla fine, quando passammo attraverso un cancello i nostri passaporti che, per paura del colera, ci furono presi dalle mani con delle gigantesche pinze, e una volta che si furono assicurati che venivamo da Palermo e non da Alessandria o da Tunisi, ci aprirono il cancello acconsentendo a lasciarci passare.
    C'era un bel po' di differenza tra questa ospitalità e quella di re Eolo...







    Un canale, largo appena tre miglia, separa Lipari da Vulcano. Grazie all'abilità dei nostri rematori, riuscimmo a percorrere questo tragitto in meno di quaranta minuti. Vulcano, l'antica Vulcania, è l'isola eletta da Virgilio a succursale dell'Etna e fucina di Vulcano.

    Insula Sicanium juxta latus Eoliamque
    Erigitur Liparem, fumantibus ardua saxis;
    Quam subter specus et cyclopum exesa caminis
    Antra Aetnea tonant, validique incudibus ictus
    Auditi referunt gemitum, striduntque cavernis
    Stricturae chalybum, et fornacibus ignis anhelat:
    Vulcani domus et Vulcania nomine tellus.


    Del resto, l'isola è proprio degna di tale onore poiché, sebbene sia evidente che dopo diciannove secoli abbia perduto un po' del suo calore, una bellissima fumata è succeduta al fuoco che sicuramente a quel tempo usciva. Vulcano, simile all'ultima vestigia di un mondo bruciato, si spense dolcemente in mezzo al mare che sibilava, ribolliva e gorgogliava tutt'intorno...







    Ci svegliammo di fronte a Panarea. Per tutta la notte il vento ci era stato contrario ed i nostri uomini si erano alternati ai remi: ma non avevamo fatto un gran percorso, ed eravamo appena a dieci leghe da Lipari. Siccome il mare era assolutamente calmo, dissi al capitano di gettare l'ancora, di fare provviste per la giornata e, sopratutto di non dimenticare i crostacei. Infine, scendemmo nella scialuppa, prendendo Pietro e Filippo come rematori e gli ordinammo di condurci su uno dei venti o trenta isolotti sparsi tra Panarea e Stromboli. Dopo un quarto d'ora di navigazione sbarcammo a Lisca Bianca. Jadin si sedette, rimpianse il suo parasole, montò la sua camera bianca e si mise a fare un disegno generale delle isole. Quanto a me, presi il mio fucile e, seguito da Pietro, mi misi in cerca di avventure, che si limitarono all'incontro con due uccelli marini, della specie dei beccaccini, che uccisi entrambi. Era già più di quanto avessi potuto sperare, visto che l'isolotto era completamente deserto e senza neanche un ciuffo d'erba...





    ...tutti gli abitanti di Stromboli, erano accorsi sulla spiaggia. La nostra speronara faceva scalo assiduamente in quel porto, ed i nostri marinai erano ben conosciuti nell'isola: ogni autunno facevano quattro o cinque viaggi per caricare uva passa. Nel corso dell'anno tornavano altre due o tre volte, più che sufficienti per stabilire rapporti di ogni natura. Appena fummo a portata di voce, tra i nostri uomini e gli abitanti di Stromboli si intrecciarono conversazioni del tutto particolari, scandite da domande e risposte in dialetto stretto, per noi incomprensibili. Capivamo soltanto che si doveva trattare di colloqui amichevoli: Pietro sembrava avere degli interessi ancora più affettuosi da sbrogliare con una ragazza, che non pareva assolutamente preoccupata di celare i sentimenti pieni di affetto che nutriva per lui. Infine l'idillio si animò a tal punto che Pietro iniziò a dondolarsi dapprima su una gamba, poi sull'altra, fece due o tre saltini preparatori e sul ritornello intonato da Antonio, iniziò a ballare la tarantella. La giovane strombolana per non sembrare scortese si mise a sua volta a danzare. Questa giga a distanza durò fin quando i due ballerini caddero sfiniti, uno sul ponte e l'altra sulla spiaggia.






    Il faro di Lingua, oltre che essere importante per segnalare il canale tra l'isola di Salina e quella di Lipari
    è anche un'importante monumento, visitato ogni anno da migliaia di turisti. Per scongiurare il crollo del faro
    è stata convocata una riunione operativa tra gli enti competenti per il 16 novembre a Salina






    una scala verso il cielo



    (claudio)
     
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2 replies since 7/8/2011, 13:23   9277 views
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