ISCHIA..PROCIDA..VIVARA..CAPRI

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI

    “ ... Lunedì ... un inizio settimana molto particolare perchè questo lunedì è Pasquetta...la mongolfiera dell’isola felice si alza lentamente in volo ... è una giornata di festa e, per noi abitanti di questo angolo di paradiso, la festa assume un significato ancora più speciale perchè celebriamo ogni volta il rinnovarsi di un’affetto colmo di amicizia che lega tutti noi...così, mentre il vento ci sospinge ad Ovest, leggo frasi, poesie da un libro che ci racconta dei luoghi che andremo a scoprire oggi ...

    ” Sguardi universali sull’alba a Capri si mescolano estasiati fra i tiepidi raggi dell’ultimo sole dell’anno. Sassi pieni di storia sono presenti ad ogni passo al sorriso vivo di maturi visitatori incantati dalle naturali bellezze. Nessun sogno va a morire nell’isola che vive di memorie. Un mare calmo laggiù ci esalta come eterna radice, come culla che va a fiorire uomo vivo nell’infinito lassù.”

    ...“Regina d'un trono stupendo fiabesco, incantato, che regni nel verde più verde che affaccia sul mare sognante e monella tu vegli e vegliando fai luce al palpito d'onde che bacia la spiaggia con labbra d'amanti, sapore d'immenso sei forse universo? Conosco il tuo mondo ch'è tanto diverso da quello vissuto lontano nei giorni d'affanno però tutti sanno sei storia, cultura, bellezza, natura, sei cielo, sei mare, sei vento, sei vanto, tu isola eterna tu faro che accendi le splendide perle nel ventre flessuoso dei ricchi fondali. Non sei solo un nome sei limpida pace, sei bella e procace, sei madre, sei fata, energica e dolce vestita di luna certezza, fortuna, sei unica: Ischia!”

    ... Buon risveglio amici miei oggi andremo alla scoperta di Ischia,Capri..Procida..”

    (Claudio)



    ISCHIA..PROCIDA..VIVARA..CAPRI..LA GROTTA AZZURRA..ZAFFIRI PREGIATI DI INENARRABILE BELLEZZA..



    “Ischia e Procida appartengono al gruppo delle isole flegree. Ischia, la più grande delle isole del golfo, di origine vulcanica, pur essendo fortemente urbanizzata, regala ancora scorci di rara bellezza e di natura incontaminata. È l'isola del benessere per eccellenza per la ricchezza di terme. Procida, invece, più piccola e appartata, conserva ancora intatta la sua antica tradizione marinara''.


    “Procida è la meno frequentata delle tre isole del golfo di Napoli, l’'area geografica in cui si trova, fa parte del comprensorio dei Campi Flegrei, di cui ne rappresenta la naturale continuazione in mare … è formata da quattro crateri: Pizzico, Solchiamo, Terra Murata e Pozzovecchio. L'importanza di quest'isola è legata in passato alla sua vicinanza con l'isola d'Ischia, e il rappresentare ancora oggi un importante centro marinaro con una popolazione che lavora sul mare, o imbarcato in uno dei pescherecci della flotta procidana, oppure a bordo di navi mercantili di tutto il mondo. L'isola ospita una prestigiosa scuola nautica…..Rispetto alle sue sorelle Capri ed Ischia, l'isola di Procida ha mantenuto intatto il suo aspetto ancora selvaggio ed i suoi pittoreschi e variopinti borghi, per questo ha conservato ancora immutato il fascino di un tempo, con le sue case semplici e rustiche, inserite in un prospetto architettonico che ha il tipico sapore del mediterraneo. Questa è la ragione per cui è stata sempre particolarmente cara ad artisti e poeti: la più famosa di tutti è senza dubbio Elsa Morante che qui ambientò il suo romanzo più celebre "L'isola di Arturo". Procida è stata anche set cinematografico per numerose pellicole italiane e straniere. Tra le più recenti, ambientate sulle calette e le spiagge procidane, "Il Postino", con Massimo Troisi e "Il talento di Mr. Ripley"….Per arrivare a Procida occorre approdare a Marina Grande, l'unico porto commerciale dell'isola: proprio di fronte si erge Palazzo Montefusco, uno degli edifici storici più importanti, mentre poco lontano sorge la chiesa settecentesca di Santa Maria della Pietà, all'interno di una piazzetta dove si concentrano negozietti, boutique e botteghe. Il nucleo storico di Procida è rappresentato dal borgo della Terra Murata, arroccato intorno al Castello dei D'Avalos che dominarono l'isola dal Cinquecento al Settecento. Il borgo, cinto di mura per scopi difensivi, conserva all'interno”


    “Vivara è un isolotto raggiungibile a piedi - è collegata a Procida con un ponte - una vera e propria oasi naturalistica disabitata, che ha ottenuto il riconoscimento di riserva naturale statale.”


    “L’isola d’Ischia, è di origine interamente vulcanica; da qui è sorto, quale personificazione del vulcanesimo, il mito greco di Tifeo, il gigante ribelle condannato da Giove sotto l’isola di Pithecusae (Pithekoussai in greco), l’odierna Ischia, che erutta fiamme ed acque calde e quando si muove provoca i terremoti….L'evento che ha segnato indelebilmente la storia geologica dell'isola è senza dubbio l'eruzione del Tufo Verde dell'Epomeo. Tale eruzione, avvenuta circa 55.000 anni fa, determinò lo sprofondamento della parte centrale dell’isola, con la formazione di una caldera…. Successivamente a questa eruzione l’attività vulcanica è stata condizionata da un complesso fenomeno di risorgenza del fondo calderico, iniziato circa 30.000 ani fa, che ha portato al sollevamento delle rocce depositatesi nella caldera (inizialmente sommersa dal mare) fino a formare l'attuale Monte Epomeo…Sulla collina del Castiglione sono state riscoperti frammenti di ceramica micenea, databili tra il XV e XIV secolo a.C. (età del bronzo) che provano i legami con il mondo egeo-analotico…..Intorno al 770 a.C. (età del ferro) fu fondata sul promontorio di monte Vico all'estremità nord-ovest (Lacco Ameno) la città di "Pithekoussai" ad opera dei coloni greci provenienti dall'isola di Eubea e precisamente dalle città di Calcide ed Eretria. Ischia è dunque la più antica colonia della Magna Grecia, fondata prima ancora di Cuma 725 a.C…”



    “Soprannominata "Isola verde" per le sue riconosciute ricchezze naturali, Ischia è meta turistica internazionale in Campania divenuta importante grazie alle sorgenti termali naturali presenti in tutto il suo territorio…. è totalmente di origine vulcanica ed il suo sottosuolo, quindi, fornisce acque termali dalle proprietà curative…Sono sei i comuni presenti sull'isola: Ischia, Forio, Barano, Lacco Ameno, Casamicciola e Serrara Fontana…Ischia è la terza isola italiana più densamente abitata, dopo Sicilia e Sardegna. La ricchezza e lo sviluppo turistico sono dovuti senza dubbio alla ricchezza del bacino termale nascosto nel sottosuolo: si tratta del più grande d'Europa, con ben 103 sorgenti e 67 fumarole….. Ischia Ponte è un caratteristico borgo di pescatori e si è sviluppato ai piedi del Castello Aragonese….un complesso fortificato..si entra attraverso un galleria scavata nella roccia….Casamicciola Terme, meta favorita dai Borbone per il turismo termale. Seguendo la via costiera, si giunge poi a Lacco Ameno che negli anni Cinquanta è stata la meta delle vacanze del jet set internazionale: qui si sono avvicendati personaggi illustri, come il regista Luchino Visconti ….Superata Punta Caruso, dove si trovano alcune delle ville più belle di Ischia, si raggiunge la spiaggia di Citara: qui si affacciano i Giardini di Poseidon, il più noto parco termale dell'isola. A Forio si resta affascinati dall'intricato dedalo di stradine, tipiche del tessuto urbano medievale. Qui c'è la chiesa del Soccorso, risalente al Cinquecento, dedicata alla Madonna protettrice dei marinai… Sant'Angelo, si trova sul versante meridionale dell'isola, un borgo dall'atmosfera intima e raccolta, il Castello e l'Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo, con una straordinaria posizione a picco sul mare.Il 29 settembre, giorno di San Michele Arcangelo, il paesino si trasforma a festa con luminarie scenografiche e spettacoli pirotecnici.”



    “Ischia è il principale centro dell'isola, composto dalla parte che risale al '700 - Ischia Porto, che si è sviluppata intorno a un laghetto di origine vulcanica attiguo alla costa e collegato al mare - e quella più antica - un tempo detta Celsa, oggi Ischia Ponte - ricca di testimonianze dei secoli passati e famosa per la sua spiaggia di ciottoli neri detta "dei Pescatori"..il Vescovado, la chiesa dello Spirito Santo. e la barocca cattedrale dell'Assunta, fondata nel XII secolo e rifatta nel XVII1 con cura cripta gotica. Su un isolotto…. collegato alla terraferma da un ponte. sorge il castello Aragonese che, nel Medioevo… difendeva il paese dalle aggressioni esterne….Tra le mura si trovano diverse costruzioni, compresa una cattedrale angioina dei '300…..Lacco Ameno, la Pithecusa che i Greci fondarono nell'VIII secolo a.C. ..le testimonianze di quella dominazione sono conservate nel Museo Archeologico di Pithecusa, ospitato nella settecentesca Villa Arbusto circondata da un grande parco. In centro, il santuario di Santa Restituta è dedicato alla patrona dell'isola, una cartaginese sfuggita al martirio e approdata sull'isola nel IV secolo…è composto da due edifici: il più antico, fondato nel 1036 ma ricostruito fra il XV e il XVIII secolo, dà accesso, attraverso una cripta, ai resti di una basilica paleocristiana del IV-V secolo costruita in una cisterna romana…Ogni anno. l'approdo di Santa Bestituta viene evocato… il 16 e 17 maggio… nella bellissima baia di San Montano, a pochi minuti da Lacco Ameno…”



    “Ci sono luoghi che entrano nel cuore all’improvviso e non se ne vanno più. Forio, sull’isola d’Ischia, per me è uno di questi. Saranno i suoi tramonti, sarà che qui passavo le estati della mia adolescenza, sarà che tra le sue stradine strette si respira un’atmosfera tutta particolare, fatto sta che ogni volta che ci torno riannodo un po’ i fili della mia vita…. Il porticciolo di Forio non è grande quanto quello di Ischia, ma all’imbrunire regala ai suoi spettatori un panorama impareggiabile: il mare si infrange lentamente sugli scogli, le piccole barche dei pescatori sono quasi pronte per prendere il largo e la gente si muove veloce verso il centro, in attesa di una serata che, già lo so, non finirà prima dell’alba….la grande piazza del Soccorso. E’ bella proprio come la ricordavo! La chiesa omonima, che in origine era un convento agostiniano e fu costruita intorno al 1350, è interamente stuccata di bianco e ricorda le abitazioni greche….corro verso il parapetto che delimita tutta la piazza: attorno a me ci sono solo coppiette, se guardo in basso vedo una distesa immensa di acqua e niente più….Con il sole Forio regala moltissime altre emozioni. Una di queste è quella che si prova facendo un giro nella zona di San Francesco. Questo è il ritrovo per eccellenza dei vip che soggiornano ad Ischia, in mezzo a questi boschi Luchino Visconti fece costruire la Colombaia, sua residenza estiva, e qui posso spingermi ad ammirare i Giardini La Mortella. Varcare la soglia di ingresso vuol dire dimenticarmi del mondo intero: mi lascio rapire dall’odore dell’erba appena tagliata e dalla maestosità delle piante di tutte le specie…..è meraviglioso affacciarsi sul Teatro Greco…i giardini furono realizzati a partire dal 1956 dal compositore inglese William Walton con l’aiuto dell’architetto britannico Russell Page, tutti gli anni qui si tengono eventi e concerti e non mi meraviglia che questo eden sia stato insignito del riconoscimento di Giardino più bello d’Italia del 2004…”

    D’Anna



    “Una delle più belle spiagge dell'isola è quella di Citara, così chiamata in onore di Venere Citera, dea della bellezza. Situata nel comune di Forio D'Ischia, sotto Punta Imperatore, è famosa non solo per le sue acque cristalline, ma anche per essere data la sua posizione, perennemente soleggiata… Maronti..è la spiaggia più grande dell'isola, costituita da una lunga striscia di sabbia racchiusa tra Capo Grosso e dal borgo di S. Angelo…le fumarole sono tratto di sabbia calda situate sul versante della spiaggia vicino S. Angelo….colline e dirupi sovrastano la spiaggia e custodiscono al loro interno delle insenature, sede un tempo di antiche terme (Cava Scura)….conosciute sin dai tempi dell'antica Grecia, queste sorgenti conobbero un periodo di grande splendore nel periodo romano…Dalla località di Panza inizia un piccolo sentiero che tra il verde delle colline e attraverso i vigneti scende verso il mare. Duecento scalini conducono in una meravigliosa baia , un autentico fiordo dotato di vasche naturali in pietra dove sgorga un acqua calda termale direttamente nel mare..”



    “Dinanzi alla penisola sorrentina, si erge Capri, dove giardini lussureggianti si alternano a ville sfarzose e boutique esclusive. Un paradiso in mezzo al mare, già amato dagli antichi romani…. apprezzato oggi come 2.000 anni fa soprattutto dagli imperatori romani Ottaviano Augusto e Tiberio. Il primo la acquistò dalla città di Napoli, il secondo la scelse come residenza definitiva… visse per oltre un decennio presso la Villa Jovis, oggi prestigioso sito archeologico di notevole interesse ….considerata la perla del Golfo di Napoli…Simboli di Capri e grandezza della natura sono i Faraglioni e la Grotta Azzurra, il Monte Solaro e l'Arco naturale…. il Monastero della Certosa, oggi sede di una preziosa biblioteca e di un museo di arte, oltre al Centro Caprense "Ignazio Cerio", una vera cassaforte che custodisce tutti i segreti di Capri, da quelli naturalistici a quelli storici, sede anche di mostre occasionali ed eventi culturali di grande richiamo….la Villa San Michele di Axel Munthe, medico e scrittore svedese che ha dato tanto all'isola, la passeggiata ai Giardini di Augusto, punto panoramico che si affaccia sulla ineguagliabile Via Krupp…la mitica Piazzetta Umberto I, piccolo salotto circondato da bar. Dalla piazza su cui si erge il caratteristico campanile con orologio maiolicato si accede alla parte medievale di Capri: in mezzo alle viuzze e alle case dalle volte ad arco, a botte e a crociera spicca Palazzo Cerio, oggi museo. Attraversando Via Vittorio Emanuele e via Camerelle, le strada delle lussuose boutique di Capri, si giunge alla Certosa di San Giacomo, un complesso monastico austero, con due chiostri in mezzo a splendidi giardini dalle cui piante e fiori i monaci estraevano essenze ….Più discreta, invece, è l'altra faccia dell'isola, Anacapri, un rifugio decisamente più tranquillo situato nella parte alta dell'isola. Un'antica scalinata collegava il porto di Marina Grande con Anacapri nei pressi di quella che oggi è la Villa San Michele, residenza di Axel Munthe costruita sui resti di una villa romana, oggi museo. Il centro storico di Anacapri sembra protetto dall'imponente Monte Solaro, sulla cui sommità si può accedere con una panoramica seggiovia. La Chiesa di San Michele con il suo pavimento in maiolica raffigurante il Paradiso Terrestre e la Chiesa di Santa Sofia…. il percorso dei Sentieri e dei Fortini Ottocenteschi regala scenari di grande suggestione…Nelle immediate vicinanze, è possibile visitare i resti di Palazzo a Mare, villa marittima appartenuta ad Augusto''', dove restano in piedi le opere murarie e alcune vasche utilizzate per la piscicoltura.”


    “…l’isola svetta maestosa in molte riviste patinate, luccica nel mondo mentre mostra le sue bellezze, come se fosse una diva in posa per il suo pubblico….Il porticciolo di Marina Grande, affollatissimo, è un fiorire di aliscafi e soprattutto di yacht di lusso provenienti da tutto il mondo… Quasi sgomitando tra la gente, eccomi sulla funicolare che mi porterà nella piazzetta Umberto I. Tre minuti esatti e sono in una delle più piccole e rinomate piazze del mondo. Dal rituale cappuccino della mattina, alla granita pomeridiana, fino ai cornetti caldi all’alba, è questo il cuore della vita di Capri. Un tempo era il luogo del mercato, ma nel 1934 l’isolano Raffaele Vuotto ottenne l’autorizzazione a sistemare dei tavolini fuori al suo bar per vendere gelati….Tragara è un rettilineo continuo, quasi a strapiombo sul mare (se non fosse per la vegetazione e per le ville che la costeggiano), che si apre su una magnifica terrazza. Il sole, il blu dei fondali, le notissime rocce dei Faraglioni sullo sfondo, unite all’odore perenne di agrumi e di fiori fanno il resto: la mente mi porta agli amori famosi che si sono consumati tra queste coste. Uno su tutti, quello tra Rossellini e la Magnani….Non lontano da qui, verso Punta Masullo, lo scrittore Curzio Malaparte negli anni ‘30 acquistò una residenza estiva, oggi destinata a manifestazioni artistiche e culturali….le spiagge, sono solo due: quella di Marina Piccola, fatta di grossi ciottoli levigati più che di sabbia, e quella di Marina Grande… è possibile salire a bordo dei motoscafi che portano fino all’ingresso della Grotta Azzurra, nel vicino comune di Anacapri, chiamata così per la particolare sfumatura cromatica che l’acqua acquista al suo interno…..Si racconta che a scoprirla fu il poeta polacco August Kopisch, durante un soggiorno sull’isola assieme all’amico Ernest Fries. Incantato da tanta meraviglia, Kopisch ebbe l’intuizione di fare della Grotta la carta vincente di una campagna promozionale. Da allora, i “forestieri” portarono denaro e soprattutto lustro a queste coste e il gran flusso di gente non si interruppe più.”

    D’Anna



    “….a ridosso del costone roccioso. Lì, piccole barchette tinte di bianco e di azzurro, governate da pescatori dalla rugosa pelle bruna, attendevano il nostro arrivo per portarci, non più di tre alla volta, alla scoperta di uno dei più bei tesori della natura….Solo una piccola insenatura lasciava scorgere la presenza di quel luogo misterioso, gelosamente custodito da tempo immemore nel ventre dell’isola. Per entrare nella grotta saremmo dovuti scivolare lungo una cordicella agganciata alla roccia, per non correre il rischio di sbattere contro la parete, e al segnale dei barcaioli abbassare il capo e rimanere chini fino a nuovo ordine….“E’ pronta?” – mi chiese, quasi sussurrandolo…Non risposi, chiusi gli occhi e mi distesi, accovacciata, nella profondità della barca…Un istante, un solo attimo per entrare in un mondo magico e surreale; quelle acque erano così limpide e cristalline che avrebbero placato qualsiasi ansia…Immediatamente mi rimisi seduta e immersi le mani nell’azzurro vivo per sentire la piacevole sensazione di freschezza.. Dalle loro barche, in coro, i pescatori iniziarono a canticchiare le sempreverdi canzoni napoletane; le note di O’ sole mio, ‘O paese d’ò sole riecheggiarono tutt’intorno, regalando un gradito tocco di folklore e passione agli attoniti visitatori. Li avrei ascoltati per ore, ma gli stornelli non durarono che pochi minuti.”

    Perna




    “La “Grotta Azzurra” e nota come una delle maggiori meraviglie dell'isola di Capri, è ricordata con il nome di Grotta Gradola nelle "Historiae Neapolitanae" del Capaccio (1607). La Grotta Azzurra deve la sua notorietà anche al poeta Hans Cristian Andersen, che l'ha citata nell'"Improvisator" (1835), e alle esaltazioni e descrizioni di alcuni visitatori illustri della prima meta' del XIX secolo.E' un'antica cavità carsica, che si è ampliata in seguito a frane e si è abbassata rispetto al livello del mare per effetto del bradisismo….La “Grotta del Bove Marino” …prende il nome dal rumore della risacca che, amplificato dalla cavità, diventa quasi un muggito Ha una forma allungata di circa con una piccola spiaggia di ciottoli levigati. I vecchi pescatori del borgo marinaro di Capri raccontano che un tempo nella Grotta del Bove Marino vivevano le foche……la “Grotta dei Polpi o della Seppia” che prende il nome dall'abbondanza di seppie che una volta si pescavano nelle vicinanze…segue una linea di frattura ma non permette di procedere verso l'interno della montagna. Negli ultimi anni è stata ribattezzata Grotta del Corallo, per la presenza di organismi marini rossi, detti volgarmente pomodori di mare, che crescono subito sotto il pelo dell'acqua….La “Grotta Bianca” è direttamente accessibile dal mare. Si estende all'interno in due bacini che comunicano in superficie per mezzo di un canale artificiale scavato nella roccia, mentre sono naturalmente comunicanti per via subacquea. Dalle analisi risulta che l'acqua presente in esso sia in parte sorgiva, per questo il suo caratteristico color opale. Si pensa che il canale artificiale della Grotta Bianca sia stato costruito per riporvi le barche nei periodi delle incursioni che seguirono la caduta dell'Impero Romano….Dopo l'ingresso della Grotta Bianca c'è una frattura della roccia che al suo interno forma una piscina naturale detta “Piscina di Venere”, collegata al mare da uno stretto cunicolo e difficile da individuare se non per un fico che cresce accanto all'ingresso. la “Grotta Meravigliosa” è stata resa accessibile nel 1901 ad opera di due viaggiatori inglesi, Maund e Kennedy, che, dopo un'esplorazione, fecero costruire la ripida scaletta e la piccola galleria artificiale presenti ancora oggi. In essa sono presenti stalattiti e stalagmiti dalle forme bizzare formatesi dall'abbondante stillicidio presente ancora oggi…la leggenda popolare vuole che sia rappresentata anche una statuina della Madonna…le tre “Grotte dei Preti”, il cui interno è stato scolpito dall'erosione marina in varie forme che la fantasia popolare riconduce a figure di sacerdoti pietrificati…la “Grotta del Moschino” ha l'interno caratterizzato da più tonalità cromatiche a causa della flora che si è insidiata e ne riveste le pareti, esse, infatti, hanno riflessi che vanno dal giallo acceso al viola, dal verde intenso al nero….la “ Grotta del Tufo” è di grande interesse biologico perché studi recenti hanno evidenziato al suo interno resti di molluschi e piccoli vertebrati di origine continentale, tipici di zone boschive e condizioni climatiche temperate. In alto si nota l'Arco Naturale, una strepitosa scultura paleolitica dalle fattezze di un ponte naturale fra due pilastri di roccia…”Tragara” era un antico porto romano…. ci sono molti segni di un antico insediamento.. resti di un pavimento romano in opus spicatum, mattoncini rossi disposti a spina di pesce, più avanti resti di un pavimento tipico di una cisterna romana, e ancora un antico muro di contenimento in mattoni in cotto. Si pensa le navi si fermassero a Tragara per fare rifornimento d'acqua dolce, contenuta nelle cisterne soprastanti di cui restano poche tracce. Un'altra ipotesi individua nelle strutture che si trovano immediatamente sotto il livello del mare, resti di vasche per l'allevamento dei pesci, pratica molto in voga in epoca augustea….”







    Ischia

    è un'isola del Mar Tirreno, posta all'estremità settentrionale del golfo di Napoli e a poca distanza dalle isole di Procida e Vivara. Appartiene al gruppo delle isole flegree. Con i suoi 62.027 abitanti è la terza più popolosa isola italiana, dopo Sicilia e Sardegna.

    Le Terme dell'isola

    Le acque termali dell'Isola d'Ischia sono ben conosciute ed utilizzate fin dall'antichità. Già i primi coloni Euboici (VIII secolo a.C.), come dimostrano i numerosi reperti archeologici rinvenuti nel sito di Pithecusa e conservati presso il Museo Archeologico di Villa Arbusto a Lacco Ameno, apprezzavano ed usavano le acque delle sorgenti termali dell'Isola. I Greci infatti utilizzavano le acque termali per ritemprare lo spirito ed il corpo e come rimedio per la guarigione dei postumi di ferite di guerra (in epoca pre-antibiotica!) attribuendo alle acque ed ai vapori che sgorgavano dalla terra poteri soprannaturali; non a caso presso ogni località termale sorgevano templi dedicati a divinità come quello di Apollo a Delfi. Strabone, storico e geografo greco, cita nella sua monumentale opera geografica l'Isola d'Ischia e le virtù delle sue sorgenti termali (Geograph. Lib. V). Se i Greci furono i primi popoli a conoscere i poteri delle acque termali, i Romani le esaltarono come strumento di cura e relax attraverso la realizzazione di Thermae pubbliche ed utilizzarono sicuramente e proficuamente le numerose sorgenti dell'Isola (come dimostrano le tavolette votive rinvenute presso la Sorgente di Nitrodi a Barano d'Ischia, dove sorgeva un tempietto dedicato ad Apollo ed alle Ninfe Nitrodie, custodi delle acque) anche senza fastosi insediamenti; nell'Isola infatti non sono state rinvenute, come invece a Roma ed in altri centri termali dell'antichità, imponenti vestigia di edifici termali probabilmente per le eruzioni vulcaniche ed i terremoti che frequentemente ne hanno violentemente scosso le balze. Il declino della potenza di Roma coincise con l'abbandono dell'uso dei balnea anche ad Ischia: non ci sono infatti tracce dell'uso delle acque nel Medioevo.Di terme e termalismo si riprende attivamente a parlare nel Rinascimento ed un impulso decisivo alla moderna medicina termale venne dato da Giulio Iasolino, un medico calabrese, docente presso l'Università di Napoli, che verso la fine del 1500, affascinato dal clima e dai fenomeni di vulcanismo secondario (fumarole ed acque termali), intuendo le potenzialità terapeutiche del mezzo termale, effettuò un meticoloso censimento delle sorgenti dell'Isola (per la prima volta appare la ricchezza idrogeologica del territorio isolano), ne individuò la composizione delle acque e compì dettagliate osservazione circa gli effetti delle stesse su numerose patologie che affliggevano i suoi contemporanei (nel descrivere la Sorgente del Castiglione, una delle più famose dell'epoca, Iasolino esprime tutto il suo entusiasmo per le acque termali: "Noi ogni dì vediamo operazioni e virtù di quest'acqua così meravigliose e stupende che veramente bisogna credere essere data dal cielo per la salute degli uomini"). Con la pubblicazione del trattato "De Rimedi Naturali che sono nell'Isola di Pithecusa; hoggi detta Ischia" Iasolino liberò le acque termali di Ischia da quell'alone magico che fino ad allora ne aveva condizionato l'utilizzo. Dopo le esperienze di Iasolino, agli inizi del Seicento, considerando che molte guarigioni si ottenevano con l'uso dei bagni termali e che le cure ad Ischia, abbastanza costose, potevano permettersele solo nobili e ricchi borghesi, un gruppo di nobili filantropi napoletani fece edificare nel comune di Casamicciola il "Pio Monte della Misericordia", "stabilimento termale (per l'epoca) più grande d'Europa", per permettere anche a chi non aveva adeguate possibilità economiche di godere delle qualità terapeutiche delle locali acque termali. Dal Seicento alla metà del Novecento vennero costruiti in prossimità delle più rinomate sorgenti termali numerosi stabilimenti e strutture ricettive che fecero dell'Isola d'Ischia una rinomata stazione internazionale di cura e soggiorno dove vennero a curare le malattie del corpo, e non solo, personaggi celebri come Giuseppe Garibaldi, dopo la battaglia di Aspromonte, Camillo Benso conte di Cavour, Arturo Toscanini. Dagli anni sessanta, grazie ad Angelo Rizzoli, l'Isola d'Ischia e le sue acque si aprono ai grandi flussi turistici ed una intensa attività scientifica.



    L'origine del nome

    I Greci chiamarono la loro colonia sull'isola Pithekoussai, nome dalla etimologia incerta. Secondo Senagora il nome deriverebbe da pithekos, scimmia, e alluderebbe al mito dei Cercopi, abitanti delle isole flegree trasformati da Zeus in cercopitechi. Plinio il Vecchio (Nat. Hist. 111, 6.82) fa invece derivare il nome da pythos, anfora, teoria suffragata da ritrovamenti archeologici che testimoniano la produzione greco-italica di ceramiche (e in particolare di anfore da vino) nell'isola e nel golfo di Napoli[2]. In epoca romana l'isola divenne centro di attività commerciali e manifatturiere, che esistevano non solo in epoca greca a Pithecousae (località Mazzola sopra Lacco Ameno), ma anche a Carta Romana, presso l'isolotto del Castello, e l'insediamento prese il nome di Aenaria, derivabile da aenus, metallo, ma associata anche alla figura di Enea, che qui avrebbe fatto scalo. Virgilio la identificò con Arime, isola citata nell'Iliade (II, 783). Le prime testimonianze del nome attuale dell'isola risalgono all'anno 812, in una lettera di Papa Leone III nella quale informa l'imperatore Carlo Magno di devastazioni occorse nell'area, chiamando l'isola Iscla maior «Ingressi sunt ipsi nefandissimi Mauri [...] in insulam, quae dicitur Iscla maiore, non longe a Neapolitana urbe». Alcuni studiosi[senza fonte], infine, ricollegano il termine alla parola di origine semitica I-schra, "isola nera" che in sé potrebbe anche essere accettabile se non fosse che dal punto di vista geologico l'isola per i suoi prodotti vulcanici appare soprattutto bianca. Peraltro la frequentazione fenicia dell'isola è archeologicamente documentata in epoca molto antica. Nella diffusione in Campania ed Etruria meridionale, fin dallVIII secolo a.C., di oggetti di produzione o ispirazione egiziana, «hanno certo parte i mercanti fenici installati a Ischia e poi frequentatori delle coste tirreniche».



    Panza

    (talvolta, anche Panza d'Ischia) è una frazione di circa 7.000 abitanti nel comune di Forio (provincia di Napoli) e l'unica dell'isola d'Ischia.

    Panza vista dal Monte Epomeo

    La baia di Sorgeto

    Curiosità

    La frazione Panza possiede un proprio e caratteristico dialetto, il Panzese, diverso da quello del capoluogo e molto difficile da imitare caratterizzato dalla presenza di numerose voci di chiara origine greca,ma non mancano le voci latine, francesi, spagnole, portoghesi.Chi giunge per la prima volta sull'isola, noterà con molta facilità che i parlari più facili si riscontrano nella zona settentrionale dell'isola, Ischia, Casamicciola, Lacco Ameno, ci sono poi i parlari montani di Barano d'Ischia e di Serrara Fontana, che conservano ancora notevoli influenze della lingua siciliana, facilmente riscontrabili in parole come bedda per "bella", oppure chiddu per "quello". Per giungere infine ai parlari occidentali di Forio e di Panza appunto. Non occorre essere esperti glottologi per cogliere le caratteristiche di questo dialetto quali, per esempio,la scomparsa dell'articolo maschile singolare napoletano ò, sostituito, come del resto nel resto dell'isola, dall'articolo maschile ù, l'uso della "e" attica al posto della "a" dorica tipica di tutto il sud Italia, avremo, dunque, parlète per parlato, nzurète per nzurato cioè sposato, caratteristica comune anche al vicino dialetto foriano, dal quale, tuttavia si differenzia per la presenza ancor più massiccia della metafonesi, come per esempio nire e nare rispettivamente per nero e nera, l'allungamento delle vocali, in particolare e ed o che si allungano in ei ed au avremo perciò rauce per roce cioè croce oppure pallaune per pallone, per i dittonghi molto marcati, per la mancanza quasi assoluta del suono D sostituito invece dalla L, avremo limme per dimmi, lummaneche per domenica e così via.Emerge così un altro aspetto del dialetto panzese che lo allontana ancora di più da quello napoletano, l'assenza del rotacismo, il più evidente forse è il fonema napoletano Marò (it. Madonna) con la sostituzione del suono d con la r, assente nel dialetto panzese, dove, seguendo la regola citata, il suono d viene sostituito da l, dando luogo perciò a Malò (it. Madonna). Il dialetto panzese è per certi aspetti alquanto conservativo, dato che mostra sopravvivenze di una categoria della nozione del genere che nell'italiano ufficiale è estinta: il neutro. Il neutro affiora indirettamente nel dialetto panzese con il raddoppiamento fonosintattico innescato dall'articolo determinativo singolare e dall'aggettivo dimostrativo in espressioni come 'u bbene, 'u ppane, che rimontano ai pronomi e aggettivi dimostrativi neutri singolari nominativi e accusativi latini illud e istud.



    Ischia (comune)

    è un comune italiano di 18.671 abitanti della provincia di Napoli in Campania.

    Etimologia

    Il nome Ischia deriverebbe da Insula Maior corrotto poi in Iscla da cui l'odierno Ischia. Il comune ha un principale abitato suddiviso in due nuclei, il capoluogo, denominato ufficialmente solo "Ischia" ma comunemente noto come "Ischia Porto", e la zona di "Ischia Ponte", che prende il nome dal ponte di legno (oggi in muratura) che, fino al settecento, collegava il castello aragonese con il borgo.

    Monumenti e luoghi di interesse

    Pochi sanno che l'attuale porto di Ischia era originariamente un piccolo lago detto Pantaniello che accoglieva al suo interno anche un piccolo isolotto, il Tondo sui cui i Basiliani eressero una cappella a San Nicola. Il laghetto era profondo poco più di due metri e vi si pescavano pesci pregiati. Nel 1670, per eliminare il cattivo odore, si aprì una piccola bocca. La trasformazione del laghetto però in porto si deve alla volontà del Re Ferdinando II. Un lapide posta all'ingresso del porto ricorda l'inaugurazione del porto da parte del sovrano avvenuta nel settembre del 1854. Sempre alla volontà del sovrano è da ricondursi la chiesa di Portosalvo, inaugurata nel 1857, che si apre col suo peristilio ionico sul porto. Non lontano trovasi lo Stabilimento Balneo-Termale Militare, l'ex Palazzo Reale di Ischia. Percorrendo la vicina via Roma, oggi cuore dello shopping isolano, facilmente si raggiunge l'altra zona del comune, detta Ischia ponte. Si affaccia su questa strada la Chiesa di san Pietro o di Santa Maria delle Grazie, eretta nel 1781. La chiesa fu teatro di una triste esecuzione. Il 19 luglio del 1799, Pasquale Battistessa nobile napoletano, fu condannato insieme ad altri insorti dal giudice Speciale all'impiccagione per aver partecipato ai moti della Repubblica napoletana. I cadaveri furono portati in una delle stanze adiacenti alla chiesa di san Pietro. Battistessa, che era stato creduto morto, si riebbe e si trascinò sui gradini dell'altare maggiore, ma su ordine dello stesso giudice fu lì sgozzato. Le sue ceneri riposano ora nella fossa della chiesa. Prima di giungere ad Ischia ponte, si possono notare la Chiesa ed il Convento di sant'Antonio Eretti nel 1740, su primitive costruzioni del 1225 distrutte dalla colata dell'Arso. Custodisce il corpo di San Giovan Giuseppe della Croce. A fianco alla Chiesa si trova oggi la Biblioteca Antoniana. Nell'antico Borgo di celso (oggi Ischia ponte) sorgono i palazzi degli antichi patrizi ischitani. Qui sorge la Chiesa dello Spirito Santo eretta dai pescatori nel 1652 e accanto la Congrega di Santa Maria di Costantinopoli eretta nel 1613 in cui si tenevano le tornate consiliari. Non lontano è la Cattedrale. Fu costruita da Pietro Cossa, duca di Bellante, nel 1390, rinnovata dagli Agostiniani che la tennero dal 1596 al 1613, divenne cattedrale nel 1810. Al suo interno, il fonte battesimale con colonne e statue proviene dalla tomba di Giovanni Cossa nella vicina cattedrale del Castello Aragonese. Sempre dal Castello Aragonese di Ischia fu portato nel 1811 un crocefisso ligneo del XIII sec. e il reliquiario del braccio di sant'Andrea con lo stemma dei Cossa. Nella zona di Cartaromana si trova la Torre di Guevara oTorre di sant'Anna o di Michelangelo( in accordo alla tradizione popolare che vuole la torre essere stata disegnata dall'artista fiorentino. Fu eretta nella prima metà del '500 da Giovanni di Guevara, duca di Bovino. A fianco il duca vi costuì un Ninfaio dove si trovava la fontana di Restituta di Bulgaro che ispirò il Boccaccio nella sesta novella del quinto giorno del Decamerone. Non lontano la Chiesa di sant'Anna, eretta da Bernardino Galatola nel 1498. Sull'omonima collina sorge la Chiesa di san Domenico, nel luogo ove nel 1580 sorgeva un ospizio di monaci domenicani. Nella località Campagnano si trova invece la Chiesa della Annunziata costruita nel 1602. Nella zona detta dei Pilastri, trovasi un grande e bell'acquedotto fatto erigere nel 1637 da Girolamo Rocca, vescovo di Ischia. La Chiesa di san Ciro che si trova nell'abitato omonimo fu ricostruita nel 1926 sul vecchio edificio risalente al 1893, portandosi verso la piazza, sulla destra percorrendo Via Cavone della Panzesa (oggi Via delle Vigne) si sobcca in via Nuova dei Conti al cui termine si trova una piccola edicola votiva dedicata alla Vergine del Terzito, eretta da Gaetano Sanfilippo, di Lipari che coi suoi fratelli introdusse sull'isola la solforazione delle viti attaccate dalla crittogama.



    LA...MAGIA..DI ..ISCHIA...

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    “ PROCIDA”

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    . ...

    E' un comune di circa 10 mila abitanti della provincia di Napoli.
    La superficie comunale ricopre interamente l'isola di Procida e il vicino isolotto di Vivara (0.4 kmq), due isole del golfo di Napoli appartenenti al gruppo delle isole flegree. L'isola di Procida ha una superficie di 3,7 km². Il perimetro, estremamente frastagliato, misura circa 16 km. Il rilievo più elevato è rappresentato dalla collina di Terra Murata (91 m), sovrastata da un borgo fortificato di origine medioevale.
    L'isola si trova ad una distanza minima dalla terraferma di circa 5,5 km (Canale di Procida) ed è collegata da un sottile ponte alla vicina isola di Vivara.

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    Le sue coste, in alcune zone basse e sabbiose, altrove a picco sul mare, danno vita ad un gran numero di baie e promontori che danno riparo alla piccola navigazione e hanno permesso la nascita di ben tre porti sui versanti settentrionale, orientale e meridionale dell'isola. Tradizionalmente, il centro abitato viene diviso in nove contrade dette grancìe: Terra Murata (il borgo più antico), Corricella (un caratteristico borgo peschereccio), Sent'cò con il porto commerciale di Marina Grande, S. Leonardo, SS. Annunziata (anche detta Madonna della Libera), S. Antuono, S. Antonio e Chiaiolella (un porto turistico).

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    Morfologia.

    Per modalità di formazione e morfologia, l'isola di Procida si avvicina dunque moltissimo alla zona dei campi flegrei, di cui fa geologicamente parte. L'isola è infatti formata principalmente da tufo giallo e per il resto da tufo grigio, con tracce di altri materiali vulcanici quali, ad esempio basalti.


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    Casamicciola Terme

    è un comune italiano di 8.254 abitanti della provincia di Napoli in Campania.

    Etimologia

    Alcuni fanno derivare il toponimo Casamicciola da Casa Nìsola, dal nome di una vecchia matrona eritrese, Nisola, che, inferma, fu qui abbandonata trovando guarigione nelle acque termali del Comune. Altri da Casamice cioè luogo di funghi, altri ancora da Casa in insula. Nel 1956 a ragione dell'abbondanza delle sue acque termali assunse l'appellativo Terme.

    Storia

    Il comune di

    Casamicciola Terme è situato nel versante settentrionale dell'Isola d'Ischia. Dal punto di vista storico rappresenta il comune dell'isola con la più antica vocazione turistica. Originariamente, oltre all'amenità dei luoghi, il richiamo turistico proveniva dalla presenza di molte fonti di acqua termale, che i casamicciolesi sapientemente sfruttano da tempi immemorabili. Fino alla fine dell'ottocento il centro principale del paese, ove si collocavano la quasi totalità delle strutture termali e alberghiere, era situato nella parte collinare. Un nucleo importante era situato a piazza Bagni e nelle zone limitrofe, ma la maggior parte degli alberghi era situato tra la località Sentinella e piazza Maio, che era anche la sede della parrocchia e della piazza principali. Dopo il disastroso terremoto del 1883 che praticamente rase al suolo il comune, il centro cittadino fu spostato nella parte bassa. In questa zona, infatti, furono costruiti due rioni, composti essenzialmente di baracche, per accogliere i senzatetto. Un rione aggiuntivo fu costruito nella località di Perrone. Questo spostamento dalla parte alta a quella bassa del paese, comportò anche lo spostarsi del centro cittadino, che tuttora rimane intorno a piazza Marina. Il turismo a Casamicciola all'origine era quindi essenzialmente legato alla presenza di stabilimenti balneo-termali che, fino a tutti gli anni sessanta, erano i più rinomati dell'isola e forse di tutta la Campania. Lo stabilimento termale storico per eccellenza era il Pio Monte della Misericordia, fondato nel 1610 dall'omonima congregazione di nobili napoletani, e ne rappresentava l'emblema. Situato originariamente nei pressi di piazza Bagni, fu ricostruito in riva al mare dopo il terremoto. Questa istituzione caritatevole ha fornito, per molti secoli, i benefici delle cure termali ai poveri napoletani, che vi si potevano curare ricevendo gratuitamente, oltre alle cure termali, vitto e alloggio per un periodo di 15 giorni a persona. La struttura, ricostruita dopo il terremoto del 1883, è stata attiva fino alla fine degli anni sessanta per poi cadere in disuso, restando in uno stato di totale abbondono in cui versa tuttora. Attualmente è ridotta a dei ruderi visibili appena si arriva nel porto. Altra attività tradizionale degli abitanti di Casamicciola era l'agricoltura, pian piano soppiantata dal turismo. La perdita dell'identità agricola del paese ha di fatto coinciso con l'avvio del turismo di massa, avviatosi negli anni sessanta e mai più fermatosi nel suo sviluppo caotico. Tale sviluppo ha interessato tutta l'isola e i terreni agricoli sono stati pian piano soppiantati da ville, alberghi, pensioni e seconde case, riducendo ai minimi termini le aree ancora coltivate.

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    Porto di Casamicciola





    CAPRI..LA GROTTA AZZURRA...

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    GROTTAAZZURRA

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    <b>Descrizione delle grotte di Capri:
    Tra i posti più caratteristici e belli di Capri, vi sono le tante grotte sparse sulle coste dell'isola, le quali nella maggior parte dei casi sono alte e frastagliate. Si contano, tra piccole e grandi, più di 65 grotte, che anche se non tutte famose, rendono comunque il giro in barca una cosa unica. Tra le più importanti grotte ricordiamo la grotta azzurra, la grotta verde e la grotta bianca; ovviamente queste non sono solo alcune delle più belle e più visitate.

    Descrizione della grotta azzurra:
    La grotta azzurra è una delle grotte più famose al mondo per la sua colorazione e per la sua grandezza. Già era conosciuta in tempi antichi, infatti la si può identificare su molte mappe antiche, ma purtroppo non era meta turistica in quanto si credeva che al suo interno vivessero spiriti maligni. Solo più tardi, grazie a poeti e pittori che ne esprimevano la bellezza nelle proprie opere, si riusciva ad apprezzare questa grotta. La grotta azzurra è una cavità, scavata nella roccia dal mare, lunga circa 60m e larga massimo 25. La grotta assume il suo colore azzurro grazie alla luce, che attraverso delle cavità sottomarine, entra nella grotta filtrata dall'acqua stessa che lascia passare solo le tonalità azzurre. L'unico modo per visitare questa stupenda grotta è quello di utilizzare una barca.


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    Lacco Ameno

    è un comune italiano di 4.681 abitanti della provincia di Napoli in Campania.



    Lungo una bella strada panoramica, passando per Casamicciola Terme si arriva a Lacco Ameno. Uno scoglio di forma particolare nel mare, il famoso Fungo, indica al visitatore che è giunto alla meta. Per il clima straordinario e l'ambiente curato Lacco Ameno può contare su una elevata clientela proveniente da tutto il mondo. A Lacco Ameno si trova una delle spiagge più belle dell'Isola d'Ischia situata nella baia di San Montano, un’oasi di straordinaria bellezza.Lacco Ameno è anche ricca di scoperte archeologiche. È raccomandabile una visita agli scavi di Monte Vico, dove si trovavano le rovine dell’antica Pithecusa, o alla basilica di Santa Restituta, dove vengono conservate testimonianze dell’epoca paleocristiana. Sul Monte Vico c’era una volta il più antico insediamento dell’Isola d’Ischia e una delle più antiche colonie greche della Magna Grecia. Alcuni navigatori greci si stabilirono qui nell’8° sec. a. C. e fondarono una città chiamata Pithecusa. Grazie alla lavorazione dei metalli e alla produzione di oggetti in terracotta Pithecusa si affermò velocemente come importante potenza commerciale. Numerosi reperti testimoniano la storia di Pithecusa ed essi sono esposti oggi nei musei di Santa Restituta e Villa Arbusto. Il più famoso è la cosiddetta “Coppa di Nestore”, decorata con la più antica e meglio conservata iscrizione in lingua greca dell’area mediterranea che può essere ammirata nel museo di Villa Arbusto. Nella baia e sulla spiaggia di San Montano si trova il parco termale Negombo.

    Simbolo

    Il simbolo principale è il "Fungo di Lacco Ameno" situato in mezzo al mare ai margini di una scogliera, uno scoglio di tufo eruttato dalla bocca del Monte Epomeo e che con il tempo si è raffreddato e ha assunto la forma di un fungo.



    Edited by gheagabry1 - 31/1/2023, 21:09
     
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    CAPRI...

    Le altre grotte e la costa
    Il giro dell'isola di Capri e la visita alle grotte parte da Marina Grande. Dirigendosi verso oriente si raggiunge l'insenatura di Marina di Caterola, detta anche Gasto. Qui il paesaggio è caratterizzato dai resti di una frana caduta negli anni Settanta, c'è una piccola spiaggia sabbiosa ma la sosta è sconsigliata, come in molte altre parti dell'isola di Capri, a causa dell'incoerenza della roccia sovrastante. Il pericolo in ogni caso è sempre segnalato da appositi cartelli.

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    GROTTA DEL BUE MARINO..
    La Grotta del Bove Marino è la prima grotta che incontriamo, a poco più di un chilometro dal porto turistico. Prende il nome dal rumore della risacca che, amplificato dalla cavità, diventa quasi un muggito e ricorda il verso di quel mammifero. Ha una forma allungata di circa con una piccola spiaggia di ciottoli levigati. I vecchi pescatori del borgo marinaro di Capri raccontano che un tempo nella Grotta del Bove Marino vivevano le foche. La fenditura nella roccia subito dopo, è chiamata Punta del Fucile, per la sua caratteristica forma. Segue una zona ricca di grossi blocchi di roccia detta Cala del Calato e, in mezzo al mare, è facile individuare lo Scoglio della Ricotta, a causa della forma simile ad un formaggio.

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    Grotta di Santa Maria

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    Barano d'Ischia

    è un comune italiano di 9.949 abitanti della provincia di Napoli in Campania.

    Storia

    Origini ed etimologia del nome


    Il nome Barano lo si trova per la prima volta in una lapide del 1374 (secondo altri del 1270) che ricorda alcune opere del vescovo Bartolomeo Bussolaro. Incerta l'etimologia: secondo alcuni deriverebbe dall'espressione latina "contra moerorem", secondo altri significherebbe invece "luogo delizioso", altri ne identificano l'origine nella parola "balneum", altri ancora nell'espressione "podere di Vario". Alcune varianti utilizzate anticamente erano Borano e Varrano. I primi colonizzatori di Barano furono i greci, che eressero presso la fonte di Nitrodi un ninfeo posto sotto la protezione delle ninfe e di Apollo, dio della bellezza e della salute. I più antichi reperti, pervenuti nel sito di Nitrodi, sono costituiti da bassorilievi (oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli), alcune iscrizioni marmoree, monete dell'Impero romano e cocci di utensili di uso giornaliero. Inizialmente chiamato solo Barano, nel 1862 il Comune scelse di chiamarsi Barano d'Ischia si compone di diverse località: Vatoliere, Piedimonte, Fiaiano, Testaccio, Maronti, Buonopane dove in passato c'erano molti fornai. Buonopane è famosa anche per la sua acqua curativa della sorgente Nitrodi.

    Tramonto su Sant'Angelo visto da Barano d'Ischia



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    ......VILLA JOVIS......
    L'area era abitata già in età paleolitica, ed è certa una presenza greca sull'isola, pur essendone difficile la collocazione temporale. In epoca romana, l'isola fu particolarmente gradita ad Augusto e soprattutto all'imperatore Tiberio, che vi si stabilì nel 26 a.C. e da qui governò l'impero romano per oltre dieci anni, fino alla morte. In questo periodo, egli fece edificare numerose ville sull'isola, delle quali Villa Jovis è quella meglio conservata, e che domina dall'alto il golfo di Napoli. Dopo la morte di Tiberio, l'isola perse parte del suo splendore, e le sue vicende si legarono a quelle della città di Napoli. Incursioni barbariche e terremoti contribuirono ad un lento declino; successivamente, si successero sull'isola longobardi, normanni, aragonesi, angioini e spagnoli, mentre dal XVIII secolo l'isola fu contesa da inglesi, francesi e spagnoli per l'importante posizione strategica. Dall'Ottocento l'isola cominciò ad essere frequentata da intellettuali e artisti, che la elessero spesso a propria residenza, per divenire ai nostri giorni una importantissima meta turistica.



    Grotta di Tiberio
    La Grotta di Tiberio, raggiungibile solo in cordata, sovrasta l'insenatura di Marina piccola di Santa Maria e si apre a metà della parete rocciosa.Andando avanti s'incontrano la Punta del Monaco e la Punta della Chiavica, che si spinge verso il mare con un piccolo faraglione.
    .

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    ...LA SAGOMA DI CAPRI....

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    .......I FARAGLIONI.....

    Capri
    Celeberrima in tutto il mondo, l'isola di Capri è uno scoglio calcareo che si specchia nelle acque antistanti la Punta Campanella, estremità del golfo di Napoli nei pressi di Sorrento. In età paleolitica, l'isola era in realtà collegata alla penisola sorrentina, da cui si distaccò nelle epoche successive per via di movimenti della crosta terrestre; oggi dista circa 5 km dalla terraferma. La natura calcarea dell'isola si evidenzia nelle scoscese pareti dolomitiche, nelle numerose e suggestive cavità naturali e nelle cuspidi dei Faraglioni, che ne costituiscono un'appendice.

     
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    Giardini Poseidon





    Il Parco termale dei Giardini Poseidon, si trova a Forio nella suggestiva baia di Citara. Il parco è il più grande dell'isola e dispone di 20 piscine termali curative, tre delle quali in una grande serra coperta, ognuna con una propria temperatura costante da 16 a 40 grandi centrigradi.





    Le sorgenti sono ipertermali, fortemente mineralizzate, di tipo salso-bromo-iodiche e salso-solfato-alcaline.
    Data l'abbondanza, l'acqua viene costantemente rinnovata. L'ambiente è ecologicamente intatto, un'oasi di pace in 50.000 metri quadrati di giardini con piante e fiori di ogni tipo, un autentico "paradiso" termale in riva al mare!





    Le indicazioni per le cure sono tantissime: reumatismi, artriti croniche, fibrositi, lussazioni, flebiti, affezioni ginecologiche, perivesciti post-operatorie, catarri cronici, sinusopatie, disturbi circolatori, obesità. E inoltre massaggi di diversi tipi, fisioterapia, inalazioni, cure estetiche e di bellezza, sauna, massaggi subacquei, massaggio giapponese, gruppi Kneipp. A completamento, una grande spiaggia attrezzata con sdraio, lettini prendisole e ombrelloni, boutique e ristoranti vari, uno dei quali ubicato in una bellissima grotta di tufo locale.





    Le piscine sono state costruite tutte secondo i più moderni dettami della medicina e della tecnica.
    Nel grandioso parco termale Giardini Poseidon l'assorbimento degli elementi salini avviene sia direttamente durante i bagni, a livello cutaneo, sia per assorbimento dei microcristalli che, una volta evaporata l'acqua, restano a ricoprire il corpo.





    Le particolari condizioni climatiche ed ambientali, con l'effetto delle pratiche elio-marine, completano i vantaggi terapeutici termali, formando un cocktail formidabile.






    La spiaggia di Citara





    Tramonto da citara





    Serrara Fontana

    è un comune italiano di 3.179 abitanti dell'isola d'Ischia in provincia di Napoli in Campania.

    Il paese

    Il comune di Serrara Fontana nasce dalla fusione dei centri abitati di Serrara (capoluogo) e di Fontana, lungo le pendici del monte Epomeo a circa 400 mt sul livello del mare con un'economia prevalentemente agricola. Tuttavia il territorio comunale, si compone di diverse località: Noia, Calimera,Ciglio. E le località di Succhivo e di Sant'Angelo, non immediatamente collegate al territorio come le precedenti. Per raggiungerle, infatti, bisogna percorrere la strada statale prima e provinciale poi che attraversa la frazione di Panza, nel comune di Forio. Sant'Angelo, piccolo borgo di pescatori che è sicuramente tra i posti più belli ed affascinanti dell'isola, è diventato un centro turistico di primo piano, quasi esclusivo. Non a caso, la cosidetta Torre di Sant'Angelo, un enorme masso tufaceo legato al resto dell'isola da un piccolo istmo, è oggi il simbolo dell'intero comune montano. Alcune dei nomi dei luoghi indicano la presenza dell'uomo fin dalla preistoria, avvalorato anche dai reperti archeologici, che vanno dall'età del ferro al periodo della Magna Grecia, a quello ellenistico per giungere al Medioevo. Calimera, ad esempio, deriva dal greco kalè emera, in italiano buongiorno, poiché è questo uno dei primi siti dell'isola ad essere irragiato dal sole nascente. Al Medioevo, invece, risale il nome Fontana, dovuto alla presenza di una copiosa fonte d'acqua potabile, intorno alla quale dovette sorgere il casale. Fonte che i più riconoscono nella fonte di cava di Pallarito e che fu distrutta da una frana circa 200 anni fa. Il nome Serrara, invece, è più recente e significa "montuoso". Compare ufficialmente insieme all'abitato con la fondazione della Parrocchia nel 1641. Il comune offre tante cose interessanti da vedere, come nell'abitato di Fontana, la chiesa parrocchiale di S. Maria la Sacra, costruita nel 1374, a S. Angelo la chiesetta di San Michele Arcangelo elevata a Parrocchia nel 1923, o sul monte Epomeo l'eremo di San Nicola con annessa la chiesetta, entrambi scavati nel tufo verde antecedente al 1459. Ma queste non sono le sole costruzioni scavate nel tufo, infatti, sparse un po' per tutto il comune, è possibile trovare caratteristiche e particolari costruzioni adibite ad abitazioni e a cantine scavate nel tufo che ha la proprietà di mantenere una temperatura gradevole sia nel periodo invernale che in quello estivo.

    Sant’Angelo


    è una frazione del Comune di Serrara Fontana. Questo incantevole paesino di pescatori è un vero gioiello sul mare e, con le sue case quadrate e a tinte pastello che si innalzano lungo la parete di roccia inclinata, è un luogo di vacanza e di cura molto in voga. I piccoli e pittoreschi vicoli, le tante boutique, i bar e i ristoranti invitano ad andare a zonzo ed all’ozio. Il piccolo porto con la graziosa piazzetta e la spiaggia sono di particolare bellezza; da esso partono le barche che fanno servizio taxi (Taxiboot) verso la spiaggia dei Maronti che si vede in lontananza. E c’è ancora una particolarità: Sant’Angelo è completamente libera da auto e motorini! I bagagli dei clienti così come gli approvvigionamenti degli alberghi vengono trasportati con carrelli elettrici.



    Sant'Angelo - Ischia



    Castello Aragonese (Ischia)

    è una fortificazione che sorge su un isolotto di roccia trachitica posto sul versante orientale dell'isola d'Ischia, collegato per mezzo di un ponte in muratura lungo 220 m all'antico Borgo di Celsa, oggi conosciuto come Ischia Ponte. Coordinate: 40°43′52″N 13°57′55″E / 40.73111, 13.96528 L'isolotto su cui è stato edificato il castello deriva da un'eruzione sinattica avvenuta oltre 300.000 anni fa. Raggiunge un'altezza di 113 metri sul livello del mare e ricopre una superficie di circa 56.000 m2. Geologicamente è una bolla di magma che si è andata consolidando nel corso di fenomeni eruttivi e viene definita cupola di ristagno.

    Al castello si accede attraverso un traforo, scavato nella roccia e voluto verso la metà del quattrocento da Alfonso d'Aragona. Prima di allora l'accesso era possibile solo via mare attraverso una scala situata sul lato nord dell'isolotto. Il traforo è lungo 400 metri e il percorso è illuminato da alti lucernari che al tempo fungevano anche da "piombatoi" attraverso i quali si lasciava cadere olio bollente, pietre e altri materiali sugli eventuali nemici. Il tratto successivo è una mulattiera che si snoda in salita all'aperto e conduce fino alla sommità dell'isola. Da questa strada si diramano sentieri minori che portano ai vari edifici e giardini. Dagli anni settanta del novecento è anche in funzione un ascensore, il cui percorso è ricavato nella roccia e che raggiunge i 60 metri sul livello del mare.



    Forio





    Comune più vasto dell’isola d’Ischia, Forio d’Ischia ha una popolazione di circa 20 mila abitanti e si compone di diverse frazioni: Zaro, Marecoco, Citara, Cuotto, Cignano, San Francesco, Scentone, Monterone, Cierco, San Domenico, Casa Pietra Mosca, Santa Maria del Monte, Pietra Martone, Ciglio, Battaglia, Fiorentino, Panza. Forio d’Ischia è un centro turistico ed economico di primaria importanza ed è stata la meta prediletta di letterati e artisti. Nel comune di Forio d’Ischia troviamo numerose chiese dislocate un pò in tutto il comune. Nei pressi del Municipio troviamo infatti due chiese: una dedicata a San Francesco con l’antico convento (diventato sede del comune), l’altra l’Arciconfraternita di S. Maria di Visitapoveri.





    Il convento francescano fu fondato nel 1646. Nella chiesa, costruita qualche anno dopo, si possono ammirare opere di diversi artisti: Calise, Ceppaluni, Schiano, Bordoni, Preti e vari scultori. Di Filippo Baldi (1806-1890) gli affreschi raffiguranti la vita di San Francesco nel chiostro. Accanto sorge la chiesa dell’Arciconfraternita di Santa Maria delle Grazie, denominata anche Visitapoveri fondata nel 1614 che ha svolto, nei secoli, un’importante opera nei confronti degli associati alla confraternita e dei bisognosi. La duplice facciata è un vero gioiello architettonico, mentre di particolare rilievo artistico all’interno è la decorazione a stucco di Francesco Starace. Da ammirare anche i quadri all’interno della chiesa, opera di Alfonso Di Spigna, uno dei maggiori artisti dell’epoca che fu anche priore dell’arciconfraternita nel 1754. Sempre al centro di Forio sono da vedere Palazzo Biondi e Palazzo Covatta che rappresentano due esempi dell’architettura locale del 1700. Il Palazzo Biondi fu costruito nel 1685 e successivamente fu edificato il Covatta, che troviamo raffigurato anche in una tela di Haeckel. La famiglia Biondi di Forio d’Ischia stipendiava un operaio che aveva la funzione di sentinella contro i turchi. I Biondi avevano fatto costruire nel loro palazzo anche un finto pozzo dove trovavano) rifugio i più anziani nel caso di un’invasione e di fuga repentina. Da ammirare anche la casa di Tommaso Cigliano, scopritore dell’omeopatia moderna, con la scritta incisa sulla torre “Similia”. Un altro gioiello artistico che suscita una particolare suggestione nei visitatori è la Chiesa del Soccorso, dedicata a Santa Maria della neve.





    L’edificio religioso originario è del 1350 adibito a convento dai padri agostiniani che vi risiedettero fino al 1653. L’architettura e la posizione, a ridosso del porto, ma visibile dal mare a distanza di varie miglia, hanno fatto di questa chiesa un simbolo di Forio d’Ischia e dell’isola nel mondo. Le opere artistiche principali che troviamo all’interno sono una pala di Cesare Calise, una vaschetta in piperno del 1800 e due medaglioni di marmo provenienti da un sarcofago medievale che si trovava nel castello.





    Lasciato il piazzale del Soccorso si arriva a piazza Matteotti e qui, imboccando via S. Antonio Abate incontriamo la chiesa parrocchiale di San Sebastiano costruita nel ‘700. Attraverso un dedalo di stradine si giunge alla chiesa madre dedicata a San Vito, patrono di Forio d’Ischia, elevata a basilica nel 1989. La chiesa fu edificata prima del 1300, ampliata nel Seicento e completamente ristrutturata nel Settecento. In via Gaetano Morgera si erge la chiesa di S. Carlo Borromeo, del 1620, al cui interno si trovano la maggior parte delle tele di Cesare Calise.






    Villa La Colombaia, sede della Fondazione Luchino Visconti


    Al centro di Forio d’Ischia sorge la chiesa di S. Gaetano, fondata nel 1655 da marinai foriani: al suo interno, alcune pregevoli opere del Di Spigna. In via Erasmo Di Lustro si trova invece la Basilica Pontificia di S. Maria di Loreto, presumibilmente costruita nel 1300. La chiesa e i locali attigui funzionavano tra il ‘500 e il ‘600 anche da ospedale. A Forio d’Ischia è possibile ammirare un indimenticabile tramonto sul mare lungo tutta la passeggiata che va dalla Chiesa del Soccorso fino a Citara; se si è fortunati, pochi minuti dopo il tramonto, vi accecherà il famoso “raggio verde” ,un brevissimo bagliore verde nel momento esatto in cui il sole scompare sotto la linea del mare. Ai piedi del monte Epomeo sorge la chiesa di Santa Maria al Monte da cui si gode un panorama mozzafiato. In località Scannella e precisamente a Punta Chiarito si trova un insediamento archeologico risalente al periodo tra l’ VIII al VI sec. a.C. Da visitare anche la Villa La Colombaia, sede della Fondazione Luchino Visconti. La Colombaia fu la storica residenza estiva del grande regista. Costruita a cavallo tra la fine del 1800 e i primi del 1900, è stata acquisita al patrimonio pubblico dopo anni di battaglie. Un’ala della Villa è consacrata stabilmente alla memoria di Luchino Visconti, il Museo, curato da Caterina d’Amico de Carvalho e Piero Tosi. Immagini, cimeli, costumi di scena, documenti per tenere viva l’opera e la figura di uno dei personaggi che ha contribuito a scrivere la storia della cinematografia mondiale e del teatro. Dall’11 agosto 2003 nel giardino della Colombaia riposano le ceneri di Luchino Visconti e di sua sorella Uberta. Infine nel comune di Forio d’Ischia è possibile ammirare oltre al famoso Torrione anche altre antiche torri medievali di difesa, utilizzate dai foriani per difendersi dalle continue incursioni di pirati e saraceni. Le torri visitabili, oltre al famoso Torrione, sono quelle del Nacera, del Torone (a pianta circolare), Costantina e di Vico Schiano.





    Sul lungomare di Forio d’Ischia è ben visibile il Torrione, una costruzione che risale al 1480 e rappresenta la più importante fortificazione presente sul territorio del comune di Forio d’Ischia. Realizzato a spese dell’Università di Forio, è una costruzione a pianta circolare, realizzata su uno spuntone di roccia tufacea nel centro cittadino, strategicamente disposta per dominare dall’alto la calata del porto. La torre si presenta elevata su due livelli, accessibile anticamente mediante una scala di legno amovibile. Il piano inferiore, anticamente inaccessibile dall’esterno, era usato come deposito per le scorte alimentari e per l’artiglieria; al suo interno era stata costruita anche una piccola cisterna, oggi in disuso ma in passato utilizzata per raccogliere le acque piovane. Il primo piano era il luogo ove alloggiava laguarnigione (circa dieci uomini) al comando di un torriere. Il Torrione nella parte superiore, la terrazza difesa dalla caratteristica merlatura a parapetto pieno, era munito di quattro cannoni di bronzo che, sfruttando la pianta circolare della costruzione, garantivano una completa visuale e la difesa da tutte le prospettive possibili. Considerato che la poderosa fortificazione costituì un efficace metodo di difesa dalle invasioni saracene, la popolazione iniziò a costruire sul territorio numerose costruzioni similari al Torrione come si evince da una relazione redatta nel 1576. Il Torrione dopo una prima opera di restauro è adibito nella sala inferiore a museo civico, mentre nella sala superiore ospita una collezione del famoso artista foriano Giovanni Maltese che dal 1883 per circa trent’anni ne fece la sua dimora.





    Una vecchia cava di pietre, dure e rilucenti, trasformate in piante e fiori che formano un giardino botanico incantato: ecco la Mortella. Siamo ad Ischia e più precisamente in una zona situata tra Lacco Ameno e Forio d’Ischia. Appena lasciato il comune di Lacco Ameno, imboccando la strada di Punta Caruso-Zaro, una curva sulla destra, e, dopo poche centinaia di metri, ci troviamo di fronte all’ingresso della villa che Sir William Walton e Lady Susanna hanno fatto nascere sull’antica lava del “Marecoco”, ricordo di una terribile eruzione che sconquassò l’isola d’Ischia. “La Mortella” prende il nome dal mirto, pianta regale ed umile, delicata e forte, profumata e vigorosa, perfetta per l’integrazione nell’ambiente mediterraneo. Alcuni esemplari della pianta sistemati all’ingresso rappresentano l’emblema e la “guardia” della casa del grande artista inglese. Appena entrati, muniti di una piccola guida che riporta in forma grafica elegante lo schema del giardino e delle sue preziose piante, siamo subito avvinti da un’atmosfera da sogno. Forti profumi di alloro e delicati aromi di gelsomino dall’incredibile fioritura azzurra ci danno un benvenuto carico di promesse. Da vedere la zona del laghetto così sapientemente trasformata dall’idea di Russell-Page, dalla sensibilità di Lady Susanna e dall’intrinseca forza della natura ischitana. Salendo ancora un pò entriamo in un mondo assolutamente lontano; un angolo di oriente con vasche e laghetti adornati da loti e papiri, vivificati dai mille movimenti dell’acqua che tracima dalle rocce affioranti. La “cascata del coccodrillo” fa da proscenio ad una costruzione TAY, in perfetto stile, che troneggia nella zona più alta del Monte Zaro (103 m.s.l.m.). Proseguiamo fino a quando ci fermiamo rapiti in un piccolo slargo dove sorge uno spuntone roccioso: la “pietra” di Sir William, che accoglie le ceneri del grande compositore.





    La spiaggia di San Francesco ha un fascino tutto particolare, con il fondale sabbioso per larghi tratti molto basso e con il promontorio di Punta Caruso che la cinge da un lato. Una spiaggia molto affollata è quella della Chiaia, all’ingresso di Forio. Cava dell’Isola è la spiaggia dei giovani: di difficoltoso accesso, è l’unica spiaggia interamente libera dell’isola d’Ischia. Citara è delimitata dal promontorio di Punta Imperatore, con il suggestivo faro che illumina la baia di notte con i suoi raggi. A Citara vi è il magnifico complesso balneo-termale dei Giardini Poseidon. Da segnalare anche la Baia di Sorgeto, a Panza. Anche questa, come e più di Cava dell’Isola, è di difficile accesso, con i suoi tantissimi scalini scoscesi: ma la fatica vale la pena; ci si per potrà infatti bagnare nelle acque racchiuse tra le rocce scoscese e rese calde dalle polle di acqua termale sorgiva.






    In zona panoramica a Forio d'Ischia nascono i giardini la Mortella, concepiti e creati dalla signora Susanna Walton, moglie di William Walton uno dei più importanti musicisti inglesi del '900.





    Per la realizzazione del giardino fù assegnato l'incarico all'architetto paesaggista Russel Page, il quale lo strutturò in due aree principali, il giardino a valle e il giardino superiore, in totale il giardino copre circa 2 ettari e contiene circa 3000 specie di piante esotiche.





    Il giardino è stato dotato anche di ruscelli e laghetti che rendo un ambiente adatto alla crescita delle piante acquatiche come le ninfee tropicali, il papiro e il loto. Nel giardino si trovano collezioni di specie vegetali che originarie di vari paesi, come felci arboree del continente australe, le Protee e l'Aloe del Sudafrica, Yucche e Agavi del Messico, e poi Magnolie, Camelie Bauhinie, Palme, Cicadacee.





    Fra le piante più rare troviamo la Spathodea campanula proveniente dall'Africa tropicale, i Metrosideros della Nuova Zelanda, la Puya berteroniana del Cile, la Dracaena draco delle Canarie, la Chorisia speciosa e la Jacaranda mimosifolia dell'Argentina, e moltre Orchidee. Nella "Serra della Victoria" vengono coltivate la gigantesca ninfea Victoria amazonica e la rarissima rampicante delle Filippine Strongylondon macrobotys che si fa ammirare per gli stupendi fiori color verde giada. Nel Giardino superiore spiccano la Sala Thai dall' aspetto orientale, circondata da fior di loto, bambù e aceri giapponesi; il Tempio del Sole, con bassorilievi di Simon Verity; la Cascata del Coccodrillo; il Ninfeo, un angolo immerso tra la flora mediterranea, il Teatro greco, da cui si gode un incomparabile colpo d'occhio sul mare e la Roccia di William, dove sono custodite le ceneri del compositore William Walton.



    Salendo la collina si incontrano la Serra delle orchidee, il Museo, contenente cimeli e ricordi di Walton, fotografie di Cecil Beaton e un teatrino di Lele Luzzati. La Mortella offre borse di studio per compositori in collaborazione con l'università di Harvard, e organizza una stagione di concerti con le scuole di musica di Napoli, Roma e Firenze. Da quest'anno il Teatro greco ospiterà concerti estivi all'aperto.





    Poesia

    come poesia può essere la bellezza allo stato puro della natura rugiadosa o aspra, dei giochi d’acqua delle fontane, dello spazio immenso
    che si apre all’improvviso dietro un angolo, il mare infinito.

    Scultura

    perché questi intrichi di foglie e di fiori che si avvoltolano si rincorrono,
    diventano statue vegetali, architetture improvvisate, come i tronchi degli alberi, degli ulivi, che si torcono su se stessi, in spericolati virtuosismi tridimensionali.

    Pittura

    perché chi meglio di questi cento e cento colori può dare vita ad un quadro perfetto.





    William Walton.



    Il compositore inglese amava questi luoghi e qui volle creare per sé e sua moglie Susana una dimora dove trascorrere giorni lieti.
    Il primo nucleo dei giardini La Mortella nasce dunque come luogo privato, e solo successivamente il parco viene aperto al pubblico e ampliato.
    Chi visita i giardini oggi, non può non rintracciare nel filo “ verde” del suo percorso una grande storia di amore e musica che ancora oggi vive nella Mortella.
    Lady Susana Walton ha creato all’interno dei giardini più luoghi deputati alla musica, l’ultimo è il grande anfiteatro all’aperto dove in estate si svolgono concerti sinfonici sotto le stelle per grandi orchestre.



    Qualcuno si domanderà... "ma chi era questo William Walton?"
    In effetti è la stessa domanda che mi sono posto anch'io... e da una ricerca ecco cosa ho conosciuto di lui e del suo rapporto con Ischia... la sua villa... poi diventata giardino botanico aperto al pubblico... è stato uno dei principali musicisti inglesi del ventesimo secolo e ha vissuto a Ischia dal 1949 nei dintorni di Forio, uno dei villaggi più pittoreschi dell'isola.
    "La Mortella" è lo splendido giardino, oggi aperto al pubblico, creato da Susana Walton , la moglie argentina di William .









    CAPRI




    Capri è un'isola tirrenica, situata nella parte meridionale del golfo di Napoli (10,4 km2, 12.000 abitanti stabili), divisa amministrativamente nei due comuni di Capri e Anacapri. Il suo territorio è in prevalenza montuoso (monte Solario, 589 m); gode di un clima mite in tutto l'arco dell'anno ed è caratterizzata da tali bellezze naturali, quali grotte e scogli (grotta Azzurra, Faraglioni), da essere rinomata in tutto il mondo. Le principali risorse economiche derivano dal turismo, dall'agricoltura (vino, agrumi, olive) e dall'artigianato. L’isola nel corso del tempo ha stregato artisti, letterati e poeti, che l’hanno abitata e ne hanno fatto il loro luogo di elezione alimentandone il mito.



    Già l’imperatore Augusto rimase colpito dalla bellezza del paesaggio, in seguito Tiberio vi trascorse gli ultimi anni di vita, secondo la leggenda fra gozzoviglie e banchetti. Nel 1131 venne conquistata dai normanni, dopo una fase di decadenza durante l’alto medioevo.



    Ma la ricchezza e lo splendore vennero con gli Angioini e con gli aragonesi, che dettero inizio alla costruzione di importanti edifici pubblici. In modo particolare, durante il XIV secolo venne costruita la Certosa di San Giacomo, sede dell’ordine che dominò l’isola a lungo. Ma fu durante l’800 che Capri vide nascere la fama che conserva oggi.



    Infatti furono i primi letterati romantici soprattutto tedeschi a celebrarne la natura da paradiso perduto che crebbe con la scoperta della Grotta Azzurra.



    In seguito sono cresciute le attrezzature turistiche che oggi accolgono un copioso turismo internazionale.



    Una visita può gradevolmente spaziare dallo shopping più elegante ed esclusivo, ai bagni in uno dei mari più belli, a passeggiate naturalistiche e a visite culturali. Vi si trovano alcuni resti archeologici come la Villa di Augusto e i Bagni di Tiberio, oppure famosi ritrovi mondani come la Piazzetta, ovvero piazza Umberto I, situata nella cittadina di Capri, luogo d’incontro dei vip, nonché centro storico con la Torre dell’Orologio, il Palazzo Arcivescovile e la Chiesa di Santo Stefano con di fronte Palazzo Cerio. È possibile visitare la Certosa di San Giacomo oppure il Parco Augusto a terrazze sul mare con uno splendido panorama e di seguito giungere a Marina Piccola, deliziosa località balneare. Dal punto di vista naturalistico si può ammirare l’arco naturale scavato nella roccia dall’erosione di millenni, la Grotta di Matromania o Punta Tragara da dove si apre il panorama sui Faraglioni, le tre grandi rocce color ocra che escono dal mare, le due più alte si chiamano rispettivamente Stella e Scopolo.




    ANACAPRI







    Anacapri si sviluppa a 275 metri circa sul livello del mare e costituisce uno dei centri più importanti dell’isola.





    Monumenti caratteristici sono la Casa Rossa con accanto il Museo della Torre, la Chiesa di San Michele con un bellissimo pavimento in piastrelle maiolicate e la Chiesa di Santa Sofia accanto alla quale si sviluppa il nucleo più vecchio della città. Via Axel Munthe è una delle zone più caratteristiche: fiancheggiata da botteghe artigiane e ville signorili, conduce alla villa del medico svedese Axel Munthe autore di una celebre autobiografia romanzata sull’amore fra ‘un nordico e la terra del sole.







    L’edificio, arricchito di statue e opere d’arte, sorge sulle rovine della cappella di San Michele e di una vecchia fattoria, e si presenta come una congerie di stili diversi. Annesso alla villa è possibile visitare anche uno splendido giardino.








    Un pò di immagini di Capri ...



    Immagine di Capri, ripresa dalla costiera sorrentina. Tempo nuvoloso con foschia.



     
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    CAPRI





    Piazza Umberto I è la famosa Piazzetta, aperta sul panorama di Monte Solaro dalla terrazza con le bianche colonne della Funicolare. La Piazzetta è il centro dell'isola di Capri sia per i turisti che per gli abitanti del posto. Chiunque arriva a Capri deve passare tra gli stretti spazi lasciati liberi dai tavolini dei bar, dove ci si incontra per fare colazione o semplicemente due chiacchiere, coperti dalla discrezione degli ombrelloni utilizzati per riparare dal sole. In Piazzetta si trova il giornalaio del paese, e il piccolo ufficio informazioni dell'Azienda del Turismo. Su un lato della Piazzetta, di fronte alla scalinata, c'è il Municipio.



    Nel cortile del Municipio c'è il fusto di una colonna scanalata e il frammento di una base circolare in marmo, ritrovati negli anni Venti durante la costruzione del porto, probabilmente appartenenti alla villa augustea di Palazzo a Mare. La Piazzetta era il centro della vita locale, sede del mercato della verdura e del pesce, raramente della carne, merce un tempo molto rara.



    Solo nel 1938, dall'idea del giovane caprese Raffaele Vuotto di sistemare alcuni tavolini, la Piazzetta assunse un carattere più mondano. Da quel momento la Piazzetta divenne punto focale della vita sociale che prima si svolgeva negli alberghi e nelle abitazioni private.



















    capri

    L'sola è, a differenza delle vicine Ischia e Procida, di origine carsica. Inizialmente era unita alla Penisola Sorrentina, salvo essere successivamente sommersa in parte dal mare e separata quindi dalla terraferma, dove oggi si trova lo stretto di Bocca Piccola. Capri presenta una struttura morfologica complessa, con cime di media altezza (Monte Solaro 589 m e Monte Tiberio 334 m) e vasti altipiani interni, tra cui il principale è quello detto di "Anacapri". La costa è frastagliata con numerose grotte e cale che si alternano a ripide scogliere. Le grotte, nascoste sotto le scogliere, furono utilizzate in epoca romana come ninfei delle sontuose ville che vennero costruite qui durante l'Impero. La più famosa è senza dubbio la Grotta Azzurra, in cui magici effetti luminosi furono descritti da moltissimi scrittori e poeti.
    Caratteristici di Capri sono i celebri Faraglioni, tre piccoli isolotti rocciosi a poca distanza dalla riva che creano uno spettacolare effetto scenografico e paesaggistico; ad essi sono stati attribuiti anche dei nomi per distinguerli: Stella per quello attaccato alla terraferma, Faraglione di Mezzo per quello frapposto agli altri due e Faraglione di Fuori (o Scopolo) per quello più lontano dall'isola.
    A Capri non sono presenti sorgenti d'acqua potabile. L'isola conserva numerose specie animali e vegetali, alcune endemiche e rarissime, come la lucertola azzurra, che vive su uno dei tre Faraglioni. La vegetazione è tipicamente mediterranea, con prevalenza di agavi, fichi d'india e ginestre. I principali centri abitati dell'isola sono Capri, Anacapri, Marina Grande mentre l'altro versante marino di Capri, Marina Piccola, risulta meno abitato e ancora più soggetto al fenomeno della speculazione edilizia che ha investito tutta l'isola dai primi anni 80 ad oggi.

    I Faraglioni
    Nell'isola si trovano la Stazione meteorologica di Capri e la Stazione meteorologica di Anacapri Damecuta.





    Qualcuno “capalbiamente”, le preferisce il fascino maremmano- chic della Toscana meridionale o l’esotismo ormai sbiadito dei Caraibi e delle Seychelles, ma l’isola di Capri continua ad essere la regina del mare per chiunque l’abbia assaporata soprattutto nei periodi morti, quelli amati dai suoi esuli, come il barone Fersen, Norman Douglas, Compton Mackenzie. Difficile elencare tutti i “gioielli” di questa piccola terra cara ai dandy di ogni epoca. Ci sono i Faraglioni, c’è la Grotta Azzurra e l’Arco Naturale. E un’infinità di anfratti, siti, passeggiate a contatto con il Dio che creò, con l’aiuto del vento, della roccia e del mare, tutte queste bellezze. Ma c’è qualcosa creato anche dall’uomo. Non alludiamo alle villette che crescono, facendosi spazio a gomitate, ogni inverno, ma alla Funicolare, che dell’isola è un simbolo ormai centenario. Certo non fu accolta con gli onori e i mugugni suscitati il 6 maggio 1880 dall’altra funicolare, quella del Vesuvio, che prima fu definita «una profanazione…come togliere la poesia al monte», poi diventò poesia e canzone essa stessa. E quando il musicista Luigi Denza e il paroliere Peppino Turco videro i suoi due primi vagoncini salire faticosamente, quasi sudando, sul Vulcano, composero quella Funiculì, funiculà che è una delle leggende musicali di Napoli e fu perfino un po’ scopiazzata da Richard Strauss. No, la funiculare di Capri nacque nel 1905, in sordina, tanto che l’inaugurazione vera e propria avvenne soltanto dopo due anni. Ma non la vollero soltanto i turisti, la pretesero gli isolani, stanchi di andare da Marina Grande a Capri città a piedi o a dorso di asinello, mentre i villeggianti se la “spassavano” su eleganti carrozze. Nel 1892 fu creato un comitato promotore e in poco tempo (almeno per quel periodo) la funicolare venne costruita da una società italoamericana creata per l’occasione, la Sippic (Società imprese pubbliche e private Ischia e Capri). Funzionava di giorno e partiva ogni mezz’ora. Quella macchina creò subito un mezzo miracolo sociale: capresi e forestieri, dentro le sue cabine, cominciarono a conoscersi meglio e a fraternizzare. Poi due altri piccoli miracoli, uno energetico, l’altro educativo. L’elettricità che spingeva la funicolare, grazie a una centrale autonoma, si diffuse rapidamente nell’isola. Ne beneficiarono gli alberghi e le case dove gradualmente sparirono i lumi a gas e le candele. In nome del progresso, un parroco, Don Giuseppe De Nardis, chiamò a Capri le suorine di Santa Elisabetta che portarono l’educazione: insegnarono a piccoli e grandi a leggere, scrivere e a parlare un dialetto un po’ meno astruso. Crebbe il turismo, crebbe un piccolo lusso che fece di Capri l’isola più invidiata del Golfo. Siamo alla fine dell’Ottocento quando vi giungono separatamente tre inglesi che hanno voglia di cambiare aria dopo la condanna di Oscar Wilde per omosessualità. Sono William Somerset Maugham, Edward Frederick Benson e John Elligham Brooks. Poi arriva anche Lord Alfred Douglas, l’amico di Wilde. Nel 1897 lo raggiunge lo stesso Wilde, uscito di prigione. Capri è l’oasi del piacere dove nulla è peccato. Nascono i club e i clan degli esuli britannici, tedeschi e francesi che staccano sempre più l’isola dalla terraferma. E nel ’98 sbarca Fritz Krupp, magnate dell’industria bellica. Ma non cerca la guerra, organizza orge e festini che i capresi non osano condannare perché l’industriale è ricchissimo e generoso. Dona denaro a tutti e una strada bellissima all’isola azzurra, finché le voci diventano notizie. La Germania si infiamma e bolla di accuse infamanti Krupp, che lascia Capri e si uccide. Però l’isola è ormai un crocevia di peccatori. Vi costruisce una villa sontuosa e maledetta il barone Fersen, ricordato da Peyrefitte nel romanzo L’esule di Capri. Anche lui, dopo una vita dissoluta e chiacchierata, si toglie la vita, con cinque grammi di cocaina. Il suo suicidio estetico assolve questa terra da ogni diversità, la rende simile a un Olimpo dove tutto è permesso, poiché gli dei peccano per poter assolvere più serenamente l’umanità. Ma la funicolare comincia a portare famigliole borghesi. Oggi Capri non è l’isola della trasgressione, è l’isola dei bambini e delle vacanze costumate. Più che il fragore della risacca senti il frignare dei bebè. Anche quando viaggi nella sua “funiculì-funiculà”. A proposito, è bello viaggiarci, soprattutto quando piove, perché la pioggia è per quest’isola la prova del nove. Come una bella donna colpita da un’improvvisa indisposizione mostra nei giorni del malessere atmosferico la sua vera bellezza, non il fascino acerbo di una giovinetta. E appena la pioggia si attenua, il cielo si accende di squarci che sembrano gli occhi accecanti di una sirena. Una sirena di calcare e arenaria ancorata a diciassette miglia da Napoli e a pochi istanti dall’impero romano. Vista dalla funicolare, Capri è più bella, è più isola di ogni altra isola.




    Un grande set

    Anche senza pretesa di esaustività, e in rigoroso ordine sparso, una carrellata sui film che hanno avuto Capri come set non potrebbe che cominciare da Lui, “Imperatore” sullo schermo – e tra i Faraglioni – e Principe nella vita: Antonio de Curtis, in arte Totò, alle cui memorabili doti interpretative si deve una delle pellicole più riuscite tra quelle girate sull’isola. Quella che quando si compie lo sforzo di memoria, o di ricognizione enciclopedica, per mettere insieme i tasselli di un’ideale rassegna cine-caprese, viene in mente e subito fa dire «ah già, certo!». È L’imperatore di Capri, diretto nel 1950 da Luigi Comencini e interpretato, oltre che dal mascelluto genio comico, da Yvonne Sanson, che scambiando Totò per un principe indiano (e sbagliando quindi solo la nazionalità) gli dà modo di sottrarsi agli asfissianti obblighi familiari e diventare il villeggiante più famoso dell’isola, dando così la stura all’ennesima “qui pro quo-story”, terreno in cui (basti pensare a Totò Le Mokò) il grande attore napoletano ha dato parte del meglio di sé. Ma non è che l’inizio, perché sebbene non possa vantare primati nel cinema insulare (alcuni rivali sono davvero troppo grandi, senza contare che Manhattan è un’isola), Capri, sulla cui bellezza, luce e suggestione non è qui il caso di soffermarci granché, ha con la settima arte un rapporto privilegiato, sul quale la dicono lunga le innumerevoli visite tributategli da divi e divine spesso d’oltreoceano, nonché, per limitarci ai fatti più recenti, l’istituzione del festival “Capri-Hollywood” nato proprio per sottolineare il filo diretto che lega l’isola alla mecca del cinema. Di tale fascinazione cinefila per Capri restano insomma numerose e differenti testimonianze, anche precedenti alla prova di Comencini-Sanson-Totò. È infatti datato 1949 l’interessante Accadde in Settembre (September Affair, diretto da William Dieterle e interpretato da Joan Fontaine e Joseph Cotten) in cui un professionista americano e una pianista inglese, sposati tutti e due, si incontrano e si innamorano durante un viaggio in Italia. In conseguenza di un disastro aereo entrambi verranno dati erroneamente per morti, decidendo così – novelli Mattia Pascal – di restare insieme a Capri, e inaugurando la tendenza cinematografica di riconoscere all’isola lo statuto di luogo dei sogni. Anche di quelli lunghi una stagione, ché senza dubbio il filone più nutrito tra i film girati al largo di Napoli resta quello cosiddetto “balneare”, in cui con esiti e in periodi diversi le meraviglie capresi, e il sollazzevole clima vacanziero, fanno da cornice per amori, amoretti o semplici flirt. È il caso di Avventura a Capri (diretto nel ’58 da Giuseppe Lipartiti e interpretato tra gli altri da Maurizio Arena, Alessandra Panaro, Nino Taranto e Leopoldo Trieste) in cui due coppie incontratesi sull’isola passano attraverso una sarabanda di equivoci e malintesi per poi ricongiungersi e di nuovo promettersi l’amore. Non troppo diverso il parecchio precedente L’isola del sogno - amori e canzoni (1947, regia di Ernesto Remani con, tra gli altri, Carlo Campanini, Clelia Matania e Silvana Jachino), dove pure varia il presupposto: Gianni infatti è un cantante, e Giorgio compone musica, insieme devono lavorare al copione di una commedia musicale e per poter operare in tranquillità sbarcano a Capri. Ma senza fare i conti con l’atmosfera che è propria del luogo: il sogno, appunto, come esplicitamente evocato dal titolo del film. I due infatti incontreranno due belle ragazze, con buona pace del lavoro da portare avanti. Ma l’arte della conquista estiva, della relazione sentimentale mordi e fuggi, del dongiovannismo da spiaggia, il tutto ammantato nell’atmosfera giocherellona e in fondo pudica dell’Italia balneare di un tempo (o di come il cinema l’ha immortalata), venne sistematizzata, per quanto concerne Capri, da Vittorio Caprioli nel 1962 con il suo Leoni al sole, che pure interpretò al fianco di Carlo Giuffrè, Philippe Leroy e della bravissima Franca Valeri, e che attraverso una serie di episodi dà allegramente conto di un ampio spettro delle caratteristiche di questi fulminei predatori delle vacanze. Niente vacanze invece, e anzi una brusca sterzata di clima per Il mare, diretto nel 1963 da Giuseppe Patroni Griffi e interpretato da Umberto Orsini, Françoise Prévost e Dino Mele, che è ambientato d’inverno e parla sì d’amore ma, in sintonia meteo-narrativa con la stagione, è privo di qualsiasi scanzonatezza balneare. Raccontando invece la tormentata relazione che coinvolge due uomini e una donna, il loro prendersi e lasciarsi, con il movimento incessante del mare a contrappuntare stilisticamente l’andamento ondivago e interminato delle loro passioni. E già che ci siamo immessi in territorio “serio”, passiamo a menzionare due tra i set più autorevoli che abbiano mai posato macchine da presa e tutto l’armamentario del cinema sull’isola. Il primo è quello de Il disprezzo (Le mépris, 1963) diretto nientemeno che da Jean-Luc Godard, uomo di punta insieme a Truffaut del fenomeno dapprima critico e successivamente realizzativo passato a notorietà planetaria con il nome di Nouvelle Vague, e interpretato da un cast che affianca Michel Piccoli, Jack Palance e Fritz Lang alla leggendaria Brigitte Bardot, la cui bellezza avrà forse, chissà, offuscato per un attimo agli occhi di qualcuno quella di Capri stessa. Storia di amore, tradimento e morte, il film è tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, origine letteraria che lo accomuna a La pelle (1981), tratto dal notevole lavoro di Curzio Malaparte che fu, nella riduzione cinematografica di Liliana Cainvani, un altro tra gli approdi cinematografici “per eccellenza” in terra caprese anche grazie alla presenza di Marcello Mastroianni, Burt Lancaster e Claudia Cardinale, altra bellezza tra le innumerevoli che nel corso degli anni sono sbarcate sull’isola. Di bellezza in bellezza, non poteva mancare Sophia Loren, le cui coordinate geografiche e culturali, tra l’altro, prendono le mosse poco distante dalla baia di Napoli. E proprio così, La baia di Napoli (It Started in Naples, diretto nel 1960 da Melville Shavelson) si chiama il film che la vide protagonista al fianco di due calibri quali Clark Gable e Vittorio De Sica.
    Vi si narra di un avvocato americano giunto in Italia per sistemare le vicende ereditarie del figliolo di un suo fratello morto in un incidente d’auto. Il piccolo vive con una zia alla quale è molto affezionato (Sophia Loren). Non è difficile immaginare la fine, ma il film vale senz’altro una (ri)visione. Così come può valerla, non fosse che per uno sguardo a freddo su un fenomeno a suo tempo bistrattato quant’altri mai, e lo stesso idolatrato da schiere di fans, Un jeans e una maglietta, diretto nell’83 da Mariano Laurenti.
    Il fenomeno è Nino D’Angelo, quando ben prima del restyling personale e artistico vestiva i panni dello scugnizzo che l’hanno reso famoso. La storia, pur venata di interclassismo sentimentale, recupera in pieno l’atmosfera “amori a Capri” di alcune delle pellicole già citate: Nino, barista in un locale caprese, si invaghisce di Annamaria, bella, ricca e corteggiata. Riuscirà a conquistarla, suscitando le ire del padre di lei, ma “nessuno può proibire l’amore”.
    Altra storia d’amore a vocazione interclassista è quella de Il suo nome è donna Rosa, musical che racconta di un uomo di una certa età che vorrebbe sposare l’anziana donna Rosa, ma la di lei nobiltà sembra costituire un ostacolo. Per facilitare il tutto il maturo spasimante esorta la sua giovane figlia a frequentare il figlio della signora, ma lei preferisce un povero pescatore napoletano. Diretto nel 1969 da Ettore M. Fizzarotti, il film ha tutte le carte in regola per diventare il vero “cult” della Capri su celluloide. Sebbene infatti non abbia segnato indissolubilmente la storia del cinema, e si faccia forse ricordare di più per alcuni dei motivetti musicali, Donna Rosa annovera tra i suoi interpreti Romina e Al Bano, prima che il successo nella canzone li strappasse definitivamente al cinema, e una delle rarissime interpretazioni di Pippo Baudo. Quel che si dice, con termine brutto ma accattivante, una “chicca”. Finita in bellezza la carrellata, resta lo spazio per una chiusa leggermente fuori tema: a Capri infatti è stata anche girata una puntata dell’arcinota serie televisiva Love Boat, la nave dell’amore, per la quale navigare dalle parti di quest’isola – che l’amore ce l’ha come secondo nome – è cosa, per così dire, fisiologica.







    capri





    Ci sono molte grotte, anche a due piani!





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    Ahahaahahaahah ... andiamo in spiaggia? Ahahaahaahahah ... guardate che bel percorso per andare ...



    Via Krupp e i Giardini di Augusto - Capri


    È una strada pedonale che collega la zona della Certosa e dei Giardini di Augusto con Marina Piccola, un tempo in contatto col paese solo tramite via Mulo. Costruita nei primi anni del 1900, superando un dislivello di circa 100 metri, è stata voluta da Friedrich Alfred Krupp, un industriale tedesco. Via Krupp fu progettata e realizzata dall'ingegner Emilio Mayer tagliando la roccia viva fino al mare, con un percorso a tornanti così stretti da sembrare sovrapposti. Guardandola dall'alto o percorrendola, regala un effetto così strabiliante da poterla ritenere una vera e propria opera d'arte, addolcita dalla vegetazione tipicamente mediterranea che spontaneamente vi cresce. Lungo via Krupp s'incontra un piccolo cancello che porta alla grotta di Fra' Felice, dove Krupp fece edificare la sua villa, e, un po' più avanti, un sentiero scosceso che arriva fino alla Grotta dell'Arsenale, a quattro metri sul livello del mare. Frequentata generalmente da nudisti, qui è possibile fare il bagno anche se è forte il pericolo di caduta massi. Negli ultimi anni via Krupp è stata restaurata, ma la roccia che la sovrasta non è stabile, soprattutto nelle giornate di forte vento. Il suo accesso è chiuso da un cancello ed essa si può guardare solo dall'alto.







    CHE SPETTACOLO ... QUESTA FOTO PUR BELLISSIMA NON RENDE GIUSTIZIA ALLA BELLEZZA DI QUESTO SPETTACOLO ...



    Scoglio nell'azzurro



    Capri è un luogo da sogno



    Faraglioni capri



    Il faro a Capri ...



    La “Scala Fenicia” di Capri

    è una lunga e ripida scalinata in pietra che unisce il centro abitato di Capri con quello di Anacapri. Fu probabilmente realizzata dai coloni greci, mentre gli studiosi ritengono ormai inverosimile l’ipotesi fenicia. La strada ha rappresentato per molti secoli, fino all’inaugurazione della carrozzabile, l’unica via di accesso per Anacapri, che si trova a qualche centinaio di metri sul livello del mare (cfr. ana dal greco: sopra) ed è tuttora servita solo da un paio di approdi, entrambi assai disagevoli. La scala consentiva di raggiungere Anacapri a coloro che sbarcavano sull’isola in prossimità del porto caprese della Marina Grande. Essa veniva utilizzata anche per il trasporto dei materiali edili utilizzati per la costruzione delle abitazioni anacapresi, faticosa attività nella quale erano impegnate soprattutto le donne; gli uomini, infatti, erano dediti soprattutto all’agricoltura ed alla pastorizia, lavori che li occupavano in campagna dalla mattina presto fino al tardo pomeriggio inoltrato. La scala fenicia ha potuto godere in tempi recenti di un eccellente restauro ed è oggi inserita in tutti gli itinerari paesaggistici dell’isola, anche perché termina in prossimità della Villa San Michele di Axel Munthe ad Anacapri, anch’essa una tappa obbligata di tutti i tour organizzati sull’isola azzurra.



    Fino al 1874 l’unica via di comunicazione tra Capri e Anacapri, era la cosiddetta Scala Fenicia. Si tratta di un ripido tracciato con gradini originariamente tagliati nella roccia che parte da Marina Grande, nei pressi di Palazzo a Mare, e, inerpicandosi lungo il costone roccioso, supera un dislivello di circa m 200 fino ad arrivare alla rupe di Capodimonte ad Anacapri, nei pressi di Villa San Michele, dove si apriva la porta medievale di accesso alla cittadina. Incerta è la sua datazione. Lo strano appellativo (scala fenicia) non deve essere messo in relazione con una reale presenza fenicia sull’isola, che tuttora non trova alcun fondamento. L’aggettivo «fenicia» è probabilmente da attribuire a quella esasperata tendenza degli eruditi sette-ottocenteschi, in particolare napoletani, a riconoscere ai Fenici una presenza nel Mediterraneo anteriore ai Greci e ad attribuire a queste genti orientali tutte le realtà (nomi di luogo o reperti archeologici, come appunto la scala caprese) ritenute in qualche modo pre-greche. Il più recente restauro della scala risale al 1998.



    IN BARCA ......A ISCHIA



    In nostro giro dell’isola via mare, parte dal porto d’Ischia e gira l’isola in senso antiorario verso Casamicciola, la prima spiaggia che s’incontra è la Spiaggia degli Inglesi, così chiamata perché amata da inglesi ed americani che sceglievano Ischia per le loro vacanze. Lasciamo il comune d’Ischia e proseguendo la rotta verso Casamicciola Terme, s’incontrano il parco termale Castiglione e la spiaggia del Bagnitiello.



    Il Parco Termale Castiglione, è situato in una verdeggiante conca naturale che degrada verso il mare e circondato da una vasta macchia di vegetazione mediterranea che crea una gradevole atmosfera di quiete e tranquillità, il Parco dispone di dieci piscine di cui otto termali, alimentate dalla vicina sorgente, con una gradazione dell'acqua che va da 30° C a 40°C, c’è un punto tra il Castiglione ed il Bagnitiello dove sgorga l’acqua calda in mare e realizzando delle vasche con le rocce circostanti, è possibile farsi dei bagni termali naturali.



    Giunti a Casamicciola Terme, la più antica stazione termale dell’isola d’Ischia, cittadina che deve la sua fortuna alle sorgenti d’Acqua calda, ve ne sono moltissime, le più importanti quelle della Rita e quelle del Gurgitiello le cui acque raggiungono i 60°C e la cava bianca del monaco dalla quale si estrae il fango terapeutico per le applicazioni.
    Quel complesso termale in via di ristrutturazione è il Pio Monte della misericordia, costruito intorno al 1600 per i più poveri che non potevano usufruire di cure termali a pagamento, distrutto quasi completamente dal terremoto del 1883.


    Sullo sfondo della cittadina, il monte Epomeo domina la vetta più alta dell’isola (789 mt), ricoperto da una fitta vegetazione di castagneti che contribuiscono a dare alla nostra isola l’appellativo di isola verde, qui da Casamicciola, il verde dei boschi, si ammira in tutta la su bellezza.



    Dopo l’eliporto, che serve il vicino ospedale, ecco Lacco Ameno subito riconoscibile per lo strano scoglio che erge dal mare a forma di Fungo.
    Nella baia il famoso complesso della Regina Isabella costruita ai principi degli anni 60 dal Cavalier Angelo Rizzoli che contribuì enormemente al lancio d’Ischia a livello internazionale. Frequentano questo albergo, personaggi famosi sia politici che del cinema italiano ed hollywoodiano. La collina di monte Vico, sovrasta la baia ed ha una posizione strategica, dominando il mare dal golfo di Gaeta al golfo di Napoli, probabilmente per la sua posizione privilegiata, per la tranquillità della baia e per la ricchezza dell’isola, fu scelta dai greci come primo insediamento nel Tirreno, chiamando l’isola “Pithecusae”.
    Subito dopo il monte Vico c’è la baia di San Montano con il complesso Termale il Negombo, meta scic e preferita da molti personaggi della musica e dello spettacolo. Sull’estremità sinistra della baia, entriamo già nel comune di Forio, immerse tra la fitta vegetazione dei sempre verdi Lecci che coprono l’intera collina di Zaro, ci sono due costruzioni, una in rosso pompeiano, la Mezzatorre, oggi tra i più belli alberghi dell’isola; l’altro è una torre bianca denominata La Colombaia, villa del grande regista italiano Luchino Visconti, oggi museo.



    Dopo aver costeggiato Punta Caruso, ed ammirato le splendide ville costruite sulla solida roccia granitica, l’intera collina di Zaro è infatti conseguenza di un’eruzione successiva del cratere di Caccaviello, si nota che la costa si addolcisce di colpo ed il territorio e la natura cambiano, formando la spiaggia di San Francesco prima e quella della Chiaia dopo. Sullo sfondo, ecco Forio, con il suo famoso Torrione in stile moresco che riesce ad emergere nonostante il recente sviluppo edilizio. Forio cenacolo d’artisti e stranieri che affascinati dalle bellezze naturali, lo hanno eletto a proprio domicilio, spazia sull’ampia falda occidentale dell’Epomeo con le sue stupende spiagge, è il comune per estensione più grande dell’isola. All’estremità del promontorio c’è la Chiesa di Santa Maria del Soccorso antico convento agostiniano risalente al 14 secolo, intorno alla chiesa un’ampia terrazza panoramica dalla quale si può assistere allo spettacolo straordinario del “raggio verde”. Proprio nelle giornate particolarmente chiare, quando il sole si poggia all’orizzonte si può ammirare il rarissimo fascio di luce verde molto spettacolare.




    La navigazione prosegue verso Punta Imperatore estrema punta sud occidentale dell’isola. Due enormi massi di tufo verde (pietra caratteristica del versante sud occidentale dell’isola), sembrano amarsi da sempre e per sempre, sono detti “gli scogli degli innamorati”, s’incontrano prima della spiaggia di cava dell’isola molto frequentata da giovani e per questo completamente libera. Subito dopo le pietre Rosse c’è la spiaggia di Citara con la sua finissima sabbia e le sorgenti di acqua calda. Si racconta che nelle sue peripezie vi sarebbe approdato Ulisse. Se lo avesse fatto oggi oltre che dalla spiaggia si sarebbe lasciato ammaliare dagli spettacolari giardini Poseidon. Venti suggestive piscine di acqua termale alimentate da 12 fonti dai 26 ai 45 gradi immersi in uno scenario di rara bellezza. Viali, serre, terrazze e stradine che si arrampicano sulla roccia. Guardando in alto, tra gli alberi si nota un buco nero, è la grotta del vino. Un’emozione unica sorseggiare il vino ischitano, ammirando l’incantevole panorama dei giardini, della spiaggia e sullo sfondo la chiesa del soccorso. Girando lo sguardo ad occidente sull’orizzonte a diciannove miglia di distanza si vede l’isola di Ventotene e l’isolotto di Santo Stefano del vicino arcipelago Pontino.



    Costeggiando punta Imperatore, la costa si fa capricciosa e di nuovo rocciosa, s’incontrano bellissimi lavori della natura, come lo scoglio della Nave che mitologicamente si dice fosse una nave Fenicia, pietrificata dalla dea Giunone per aver aiutato Ulisse a rientrare in patria; poi s’incontra un altro scoglio a forma di piede, che mitologicamente si racconta dovrebbe essere il piede del gigante Tifeo mitico titano scaraventato da giove in mare sotto l’isola d’Ischia.
    La baia di Sorgeto è un piccolo paradiso naturale, in mezzo alle pietre, lungo il litorale, sgorga acqua termale con temperature fino ai 90°C, molto rinomata per i bagni termali naturali, ed utilizzata anche d’inverno da isolani e turisti.



    Subito dopo Sorgeto si costeggia la baia di chiaia di rose. Sul costone di tufo giallo si ammira un albergo residence con tutte le camere ricavate nel tufo.
    In alto il comune di Serrara Fontana, il più alto dell’isola, dal suo belvedere si domina tutto il golfo di Napoli, l’evoluzione urbanistica ha in parte snobbato quest’area, molte cose sono ancora come nei secoli passati. Qui un altro parco termale il Tropical con otto piscine tutte a temperature diverse.



    Sullo sfondo si scorge Sant’Angelo, circumnavigando la Torre, l’isolotto naturale legato alla terraferma da un lembo di spiaggia, si nota un altro capolavoro della natura, uno scoglio sagomato dalle onde a forma di un elefante, è il nostro Dumbo. Sant’Angelo, con il suo porticciolo, è la località più pittoresca dell’isola, con viottoli serpeggianti lungo la collina, la sosta in questo tipico borgo mediterraneo è obbligatoria.



    Lasciando Sant’Angelo i Giardini Termali Aphrodite - Apollon sovrastano la spiaggia dei Maronti, la più lunga ed ampia dell’isola, due Km di sabbia dorata oltre ad essere ricca di fonti termali e grotte, ha la particolarità delle sabbie calde delle fumarole che innalzano i loro vapori dalla sabbia infuocata, chi soffre di reumatismi può trovare un insostituibile rimedio. Dalla spiaggia attraverso alcune insenature si possono raggiungere le sorgenti di Cavascura, con acque caldissime, e quella dell’Olmitello dalla quale si può risalire a quella di Nitrodi ottima per curare patologie cutanee. Continuiamo, costeggiamo la parte sud orientale dell’isola, dove la costa diventa alta e ripida ed allungando lo sguardo verso sud est, a diciotto miglia è possibile scorgere l’isola di Capri. La prossima Baia prende il nome dal costone che la sovrasta, la Scarrupata, è la parte più selvaggia e la meno intaccata dal cemento, una spiaggia di sassi protegge il costone, ed un ristorante raggiungibile attraverso un tortuoso sentiero pedonale, ma principalmente via mare, domina la baia. Subito dopo, punta San Pancrazio e l’omonima spiaggia di San Pancrazio con un ristorante raggiungibile solo via mare. Proseguendo verso est dopo la grotta dell’Amore e la grotta del mago si giungere nella Baia di Cartaromana , con il Castello Aragonese e la Torre di Guevara che dominano la baia. Costruito nel 474 A.C. fu del tiranno di Siracusa Gerone. Fu poi la volta degli Aragonesi, proprio in questo periodo, il castello raggiunge il suo massimo splendore qui hanno abitato il Pontano ed il Panormita, Il Sannazzaro vi compose parte del suo poema “De Partu Virginis”, qui Vittoria Colonna compose le sue più belle liriche. Carlo Poerio e Luigi Settembrini vi finirono in carcere. Circumnavigando il Castello, passiamo a meno di un miglio da Vivara, isolotto parco naturale collegato all’isola di Procida da un ponticello pedonale, sulla sinistra Ischia ponte, uno dei borghi più caratteristici ed antichi dell’isola, sempre sulla sinistra la spiaggia del lido e davanti il porto di Ischia dove si chiude il nostro cerchio e si conclude il nostro giro dell’isola.





    Una curiosità:
    Un giro analogo fu probabilmente percorso dai Fenici secoli fa. Fuoco, lava, lapilli, questo lo spettacolo offerto dall’isola battezzata proprio per questo Pithecusae (Pithecusas expandes ignem): terra sparsa di fuoco. Pithecusae la chiamarono anche i greci e latini. In questo nome storia e leggenda si fondono in suggestivi racconti. Uno, per esempio, Venere che aveva sempre amato le isole, allorché giove nella guerra dei giganti scagliò una montagna e da quel mostro avrebbe avuto origine un’isola nuova che nessun altra avrebbe potuto pareggiare in bellezza. Pensò di aggiungere quest’altra alla corana delle sue gemme. Quando infatti il fuoco delle cento bocche di Tifeo, ebbe formata l’Impalcatura di un mirabile sistema di colline intorno al monte centrale , Venere con il suo fascino e l’aiuto di Pito dea della persuasione ne placo l’ira, lo convertì a giove e lo rese così generoso da ottenere che le sue commosse e calde lacrime si trasformassero nella nuova terra in ruscelli ricchi di virtù sanatrici inventate da Apollo.






    Casamicciola Terme, adagiata sulle pendici settentrionali del monte Epomeo.
    Fu una delle prime localita' della isola ad essere occupata dai colonizzatori greci; narra la leggenda che qui la Sibilla Cumana avesse vaticinato la venuta di Cristo. Vi soggiornarono personaggi famosi quali il drammaturgo Ibsen, Ernest Renan e Garibaldi. Questo ultimo si fermo' a lungo per curarsi i postumi della ferita riportata in Aspromonte. Casamicciola e' infatti una delle piu' famose stazioni termali del mondo, fra le cui sorgenti si ricorda in particolare quella del Gurgitiello.






    PERSONAGGI FAMOSI A ISCHIA




    Da Forio, dove per dieci anni aveva eletto il suo domicilio per sei mesi ogni anno Wystan Hugh Auden, il più grande poeta inglese del Novecento, animando la vita del caffè letterario di Maria Senese detta "Zibacchiello", circondato da pittori come Eduard Bargheer, il "caaro" don Eduardo, cineasti, nobili veri e immancabili perditempo che rivendicavano a ragione i primato isolano di officina culturale.
    Dal comune del maestro Maltese spostiamoci a Lacco Ameno. Qui era in corso d'opera la frenetica attività dei cantieri finanziati dall'ex "martinitt" Angelo Rizzoli che, dopo averla scoperta, si era sinceramente innamorato dell'isola verde e non lesinava investimenti per renderla accogliente, aperta a un turismo in grande stile.
    Il conte Marzotto non gli era da meno. Sulla terrazza della sua sontuosa villa a Zaro controllava le relazioni degli ingegneri ai quali aveva affidato la costruzione dell'albergo Jolly.
    Poco lontano da villa Marzotto, da dove ancora vent'anni fa, vispo bambino, sulle spalle di mamma, scendeva al mare di San Francesco il piccolo Gaetano, stesso nome del nonno e oggi presidente dell'Enit , Luchino Visconti apriva il cancello della Colombaia ai suoi pochi veri amici del luogo, in testa donna Jolanda d'Ambra.
    Il confinato Romano Mussolini, intanto, giocava a fare il musicista su un pianoforte quasi in disuso trovato nella casa che mamma Rachele aveva in fitto nel cuore antico di Forio, affacciata sul mare. Sir William Walton e sua moglie Susana, la Lady dei Giardini La Mortella, aspettavano il completamento della costruzione di una villa, un'impresa nella quale il solenne musicista inglese dell'Inno per l'incoronazione della regina Elisabetta (e non soltanto...) aveva investito una piccola fortuna.
    "Ischia - riprende Salvatore Lauro dovette, però, aspettare il 1959 per proporsi come capitale delle magiche notti estive. Quello che so di quei tempi, siccome ero piccolo, me lo hanno raccontato molti protagonisti. L'urlo di Baby Gate, non ancora Mina ma già pronta per "Tintarella di luna" e per "Malatia". Don Marino Barreto; Domenico Modugno; lo sconosciuto chitarrista dei Mattatori che stava per diventare Lucio Battisti; Ugo Calise e Armando Romeo; il complesso jazz di Romano Mussolini che cominciava a raccogliere consensi a Forio. E tanti, tanti altri nomi di personaggi famosi o in procinto di diventarlo. Tutti accomunati dalle gioie delle estati ischitane. Irripetibili!!!





    Edited by gheagabry1 - 31/1/2023, 21:07
     
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  6. gheagabry
     
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    LA SPIAGGIA DEI MARONTI, ISCHIA


    Il nome della più famosa spiaggia dell'isola, Maronti, deriva dal greco e fu tradotto poi in latino con il termine "quatior" che significa "spiaggia tranquilla".
    La spiaggia dei Maronti - come del resto tutte le spiagge dell'isola d'Ischia - ha goduto dei "Privilegi Aragonesi" concessi da Ferdinando d'Aragona, pronipote di Alfonso, per la fedeltà dimostrata dal popolo ischitano alla corona quando, per la defezione delle città del regno, Ferdinando dovette fuggire dalla capitale trovando rifugio sull'isola. La morte, però, lo colse prima che egli potesse ratificare quanto elargito; fu lo zio Federico, suo successore a portare a compimento i desideri del nipote che prevedevano che proprietario dei promontori, delle spiagge e del mare per mezzo miglio attorno alla costa doveva essere il popolo ischitano. Le amministrazioni dell'isola potevano cosi legiferare su questi beni e fittarli e furono custodi gelose di questi Privilegi perché sul piano economico rappresentavano la possibilità di vivere con agiatezza.
    La spiaggia, oltre che fare la gioia dei turisti e dei bagnanti, era anticamente la gioia dei pirati. Essi potevano arrivare con le loro imbarcazioni fin sulla riva a causa della profondità del mare. I pianori che affacciavano sulla spiaggia, servivano loro come rifugio sicuro e come nascondiglio di ogni mercanzia razziata durante le scorrerie. I pirati scavavano dei pozzi a forma circolare con un'ampia base ed un'imboccatura stretta fissando poi una scala per poter salire e scendere. Una volta riempiti di merce preziosa chiudevano l'imboccatura con una larga pietra e su di essa stendevano del terreno con delle piantine, mettevano dei segnali e poi ripartivano. I tesori venivano in seguito trasportati oltre i mari senza destare sospetti.



    ischiaonline.it

    Edited by gheagabry1 - 31/1/2023, 21:08
     
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