ARGENTINA

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    PATAGONIA, Argentina



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    Cascate dell'Iguazú


    Da Wikipedia
    foto web



    Le cascate dell'Iguazú (in portoghese Cataratas do Iguaçu, pronuncia brasiliana [kataˈɾatɐz du iɡwaˈsu]; in spagnolo Cataratas del Iguazú, pronuncia sudamericana [kataˈɾataz ðel iɣwaˈsu], iberica [iɣwaˈθu]; in guaraní Chororo Yguasu [ɕoɾoɾo ɨɣʷasu]) sono cascate generate dal fiume Iguazú situato sul confine tra lo stato brasiliano del Paraná e la provincia argentina di Misiones.

    Il sistema di cascate consiste di 275 cascate, con altezze fino a 70 metri, lungo 2,7 chilometri del fiume Iguazú. La Garganta del Diablo ("Gola del diavolo") (lato argentino), una gola a forma di U profonda 150 metri e lunga 700 metri, è la più imponente, e segna il confine tra Argentina e Brasile. La maggioranza delle cascate sono nel territorio argentino, ma dal lato brasiliano (600 metri) si ottiene una visione più panoramica della Garganta del Diablo.
    Le cascate sono condivise dal Parco nazionale dell'Iguazú (Argentina) e dal Parco nazionale dell'Iguaçu (Brasile). Questi parchi sono stati designati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità nel 1984 e 1986 rispettivamente.

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    Il nome Iguazú viene dalle parole guaraní y (acque) e guasu (grandi). Una leggenda guaraní dice che un dio pretendeva sposare una bellissima ragazza chiamata Naipú, che però scappò con il suo amante mortale Caroba in canoa. Arrabbiato, il dio modificò il fiume creando le cascate, nelle quali Naipù cadde trasformandosi in roccia, mentre Caroba si trasformò in albero. Si narra che da questa posizione i due amanti continuino ad osservarsi.
    Vicino alla cascata, su ciascun lato, ci sono due importanti città: la brasiliana Foz do Iguaçu, situata nello stato brasiliano del Paraná, e Puerto Iguazú, situata nella provincia argentina di Misiones. Altre importanti attrazioni turistiche vicino alle cascate sono la centrale idroelettrica di Itaipu, e la missioni gesuite guaraní in Paraguay, Argentina, e Brasile.


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  3. gheagabry
     
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    Karen Nyberg, astronauta americana dalla Cupola della ISS

    Magico tramonto sul Rio de la Plata, l'estuario lungo 290 chilometri formato dai fiumi Uruguay e Paraná al confine tra Uruguay e Argentina. In spagnolo, il nome del corso d'acqua significa "Fiume d'argento".

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    Luca Parmitano

    27 luglio - Giochi di luce sul fiume Paranà.

     
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  4. gheagabry
     
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    Fotografia di O. Luis Mazzatenta, National Geographic

    Gauchos argentini guadano un lago vicino Beron de Astrada, novembre 1980.

     
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  5. gheagabry
     
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    "Argentina,yo te quiero. Argentina,yo te sufro.
    Argentina,yo te veo en cada dia. Argentina,yo te vivo todavia.
    Argentina,mi paz,mi pasion,mi rincon de sol.
    Argentina,yo te extraño y no te quiero màs…
    porque ahora pienso en vos y me duele el alma.
    Argentina,oye…SIEMPRE ESTARE’ A TU LADO!
    EN TU LUCHA,EN TU DOLOR,EN TODO TU SER!!!
    Mi gente,mi tierra,mi corazon. Para siempre."


    ARGENTINA


    L'Argentina occupa una superficie continentale di 2.766.890 km², tra la catena delle Ande a ovest e l'Oceano Atlantico meridionale a est e a sud. Figura al secondo posto per superficie nel Sud America e all'ottavo nel mondo.
    Il nome Argentina deriva dal latino argentum (argento) ed è associato alla leggenda della Sierra de la Plata, comune tra i primi esploratori europei della regione, sia spagnoli che portoghesi. Le popolazioni indigene offrirono doni in argento ai sopravvissuti di un naufragio guidati da Juan Díaz de Solís, che nel 1516 chiamò quella terra Mar Dulce. La leggenda raggiunse la Spagna attorno al 1524, e il nome venne messo su stampa per la prima volta in una mappa veneziana del 1536. Il nome Argentina venne menzionato per la prima volta nel poema pubblicato nel 1602 dallo spagnolo Martín del Barco Centenera intitolato "La Argentina y conquista del Río de la Plata", che descrive la regione del Rio de la Plata e la fondazione della città di Buenos Aires.

    La capitale Buenos Aires è il cuore pulsante dell’Argentina, i sobborghi della città, ospitano quasi il 40% dell'intera popolazione argentina. Qui si svolgono le più fiorenti attività economiche, legate al lunghissimo porto che si affaccia sull’Atlantico. Sorge appena sotto il confine uruguagio, sulla sponda del fiume Rio de la Plata. Pur con tutte le difficoltà delle grandi metropoli americane, con un’urbanistica disordinata e il traffico caotico, si conserva ancora bene il centro storico. Quest’ultimo fa quadrato attorno alla celebre Plaza de Mayo, sede di importanti celebrazioni, manifestazioni e incontri del popolo argentino.
    Poco più a nord, rispetto alla capitale, si trova Santa Fè, una piccola cittadina originata nel Cinquecento per ragioni dovute alla colonizzazione. Si distingue da una comune città argentina per la posizione, sul punto di confluenza di molti corsi d’acqua, che la rendono simile a un’isola. Le architetture risentono del periodo artistico coloniale. I residenti sono figli di emigranti, soprattutto italiani, accorsi qui nel tardo Ottocento.
    La boscosa cittadina di Puerto Iguazu è situata alla confluenza del Rio Paranà con il Rio Iguazu. Le cascate, che si trovano all'interno di un parco nazionale, distano una decina di km dalla città, sono formate da almeno 5000 metri cubi di acqua al secondo che precipitano per oltre 70 metri. Prima del salto il fiume si divide in numerosi canali e le cascate vere e proprie, che si estendono per oltre 2 km, sono separate da isole, rocce e scogli.
    La provincia di Salta, nel nordovest, è ricchissima di bellezze naturali e la città di Salta è la città coloniale meglio conservata di tutta l'Argentina. Rappresenta il punto di partenza ideale per le escursioni verso le foreste subtropicali del Parque Nacional Finca el Rey, per l'esplorazione dei canyon desertici di El Toro e Cafayate, o per vedere i grandi laghi salati e gli alti vulcani caratteristici dell'alta Puna. La città, fondata nel 1582, è situata a 1200 metri di altitudine in una conca circondata da montagne verdeggianti. Il clima inoltre è perennemente primaverile. Da Salta parte anche il famoso Tren a las Nubes (o treno delle nuvole) che risale la Quebrada del Toro arrampicandosi sulle Ande fin quasi al confine cileno. Il viaggio ha della durata di un giorno, la vista che si gode durante il viaggio è davvero impareggiabile. Il treno sale a zig-zag sulla montagna, percorre numerosi tornanti, gallerie, viadotti e raggiunge una quota massima di oltre 4200 metri sul livello del mare (in realtà la ferrovia arriva i fino a 4575 metri ma questo tratto non fa parte del giro turistico).

    ..la natura..



    Alle spalle della regione costiera si estende la prateria con i suoi re, i gauchos. Ma nelle immense praterie patagoniche gli spazi non sono dell’uomo: sono delle immense mandrie di pecore e cavalli bradi, del nandù, dell’elusivo e raro leone puma. Dove le pianure si infrangono contro i bastioni delle Ande la natura si anima, si riprende i colori, i rilievi. E c’è un luogo, sulle pendici orientali della Cordigliera, che è più di uno splendido parco naturale, più di un paradiso naturalistico. È un tessuto fatto di laghi, fiumi, lagune, catene montuose, distese verdissime di prati, foreste di araucarie e arrayanes, dove poco più di cento anni fa il geografo Francisco Moreno, appassionato di paleontologia, archeologia ed etnologia procedeva a un instancabile lavoro di esplorazione e mappatura del territorio. Un lavoro svolto in condizioni difficilissime, spesso a contatto con aborigeni ostili, gelosi custodi dei segreti delle proprie terre, dei passaggi strategici che portavano ai pascoli più ricchi, dei valichi alpini che conducevano al di là della Cordigliera.

    La Patagonia Argentina è una regione di ampie pianure steppiche, alle quali si susseguono altopiani che raggiungono circa i 100 metri di quota e caratterizzati da un'enorme distesa ciottolosa priva di vegetazione. Nelle depressioni delle pianure si formano gli stagni o i laghi d'acqua dolce e salmastra. Verso le Ande il paesaggio ciottoloso cede il posto a formazioni rocciose caratterizzate da porfido, granito e lave basaltiche, la vita animale diventa più abbondante e la vegetazione più lussureggiante, acquistando le caratteristiche della flora della costa occidentale e consistendo principalmente di essenze quali il faggio del sud e le conifere.

    Il termine pampa (dalla parola quechua per "pianura") si riferisce alle vaste pianure fertili dell'Argentina (in particolare delle province di Buenos Aires, La Pampa, Santa Fe e Córdoba), dell'Uruguay, e della parte meridionale del Brasile (Rio Grande do Sul). L'estensione complessiva di queste pianure supera i 750.000 km². Il clima è temperato e umido nelle vicinanze del bacino del fiume Paraná e del mare (pampa húmeda), molto più asciutto nelle zone occidentali interne. Oltre alle attività agricole, l'attività predominante è l'allevamento, specialmente di bovini e ovini. La pampa è per questo motivo spesso associata alla figura del gaucho, l'equivalente latino-americano del cowboy del Nordamerica.

    "Non piangere per me Argentina
    La verità è che non ti ho mai abbandonato
    Neanche nei miei giorni più selvaggi
    Nella mia folle esistenza,
    Ho mantenuto la mia promessa
    Non essere così distante"
    (da Don't Cry For Me Argentina)


    .....storia......



    L'inizio della preistoria nel territorio della Repubblica Argentina si ha con i primi insediamenti umani nell'estremo sud nella Patagonia, circa 13.000 anni fa. L'inizio della storia registrata per mezzo di quipus dall'Impero Inca iniziò nella seconda metà del XV secolo. Le prime civilizzazioni agroalfarere si stabilirono nel nordest andino dal XVIII secolo a.C.
    Il primo europeo a giungere in Argentina fu nel 1502 il fiorentino Amerigo Vespucci. La storia scritta di ciò che oggi è l'Argentina inizia con l'arrivo dei cronisti spagnoli nella spedizione di Juan Díaz de Solís nel 1516 al Río de la Plata, fatto che segna l'inizio della dominazione spagnola nella regione. Ottanta anni dopo la Spagna stabilì una colonia a Buenos Aires come parte del Vicereame del Perù. La presenza spagnola rimase indisturbata fino a quando gli echi dell'Indipendenza americana e della Rivoluzione francese arrivarono anche anche in Sud America. Ma a dare il colpo di grazia all'impero spagnolo furono le guerre napoleoniche e la destituzione del re, Fernando VII.
    A partire dal 1814, in Argentina vi furono un susseguirsi di insurrezioni. Le campagne militari condotte dai generali José de San Martín e Simón Bolívar tra il 1814 e 1817, incrementarono le speranze di indipendenza dalla corona spagnola, che fu dichiarata finalmente a Tucumán il 9 luglio del 1816. Lo Stato Argentino considera San Martín come il proprio maggior eroe militare della sua indipendenza, e gli rende onore con il titolo di "Padre della Patria". Ma le lotte interne tra indipendentisti e federalisti portarono a una guerra civile che durò fino al 1853, quando fu approvata la costituzione che, salvo alcune modifiche, è tutt'ora in vigore. Gli anni successivi furono caratterizzati da una fortissima ondata di immigrazione di italiani (su una popolazione di 1.830.000 abitanti, 71.000 erano italiani) e da grosse tensioni interne, soprattutto tra il governo centrale e le provincie, più la città di Buenos Aires, che si rifiutavano di far parte della federazione argentina. All'instabilità politica, con continui colpi di stato, si andò ad aggiungere il coinvolgimento nella Guerra della Triplice alleanza (1865-70), a fianco di Brasile e Uruguay contro il Paraguay. Solo il 20 settembre 1880, Buenos Aires fu dichiarata capitale dello stato argentino.
    I primi anni del ventesimo secolo videro una crescita esponenziale dell'economia argentina e un aumento dell'immigrazione, proveniente non solo dall'Europa, ma anche dal Nord America. La spinta per la crescita venne soprattutto dall'introduzione di nuovi macchinari all'interno della produzione agricola. In questo modo, l'economia fu orientata sempre più all'esportazione di materie prime e all'importazione di prodotti manifatturieri. La figura di spicco di questo periodo fu Julio Argentino Roca, presidente argentino per due mandati, dal 1880 al 1886 e dal 1898 al 1904. Roca sostenne gli industriali e la ricca borghesia, causando il malcontento tra i sindacati e gli strati più poveri della società. In quegli anni, infatti, l'Argentina era tra le maggiori economie al mondo, ma era anche una paese con una fortissima diseguaglianza sociale.
    Nel 1910 cadeva il centesimo anniversario della Revolución de Mayo, passo iniziale per l'indipendenza. Il governo argentino, presieduto da José Figueroa Alcorta, decise quindi di organizzare le festività del Centenario, come un avvenimento internazionale al quale avrebbero partecipato personalità da tutto il mondo. Arrivarono a Buenos Aires la Infanta Isabella di Borbone-Spagna, il presidente del Cile Pedro Montt e rappresentanti di numerosi paesi. I presidenti di Bolivia e Brasile erano assenti a causa delle cattive relazioni diplomatiche che intercorrevano con l'Argentina.
    Buenos Aires fu al centro dei festeggiamenti. Si succedettero diverse cerimonie organizzate dal governo e private, con la partecipazione del mondo della cultura, di militari, studenti e comunità di origine straniera. Si tennero sfilate militari, manifestazioni civiche, una rappresentazione di gala nel Teatro Colón. Monumenti furono eretti e si ricominciò l'edificazione del Congresso e della Corte Suprema.
    Il 25 maggio, all'alba, un corteo di studenti si diresse al Río de la Plata per vedere il sorgere del sole. La mattina dopo, in Plaza de Mayo si collocò la prima pietra del monumento alla Rivoluzione di maggio e nella Plaza de los dos Congresos ci fu una riunione di studenti. Naturalmente, parallelamente ai festeggiamenti, i sindacati espressero il proprio scontento per la situazione di disuguaglianza sociale ed economica. La CORA e la FORA, dirette dalle correnti socialista, sindacalista rivoluzionaria e anarchica, misero in atto manifestazioni di protesta e minacciarono di indire uno sciopero generale. Chiedevano l'abrogazione della Ley de Residencia, che consentiva al governo di espellere gli stranieri senza un giusto processo. Il governo impose lo stato di assedio e la polizia represse i manifestanti. I partiti operai si frammentarono e lo sciopero non si concretizzò. Per la classe alta, l'atto del Centenario fu una dimostrazione del potere e della grandezza che durerà attraverso gli anni.
    Il cambiamento politico arrivò quando venne introdotto il suffragio universale. Dare diritto di voto anche alle classe più povere, e mantenere i voto segreto, portò alla vittoria dei radicali (la sinistra non marxista) guidati da Hipólito Yrigoyen. I due governi Yrigoyen (1916-1922 e 1928-1930) segnarono un cambiamento di rotta rispetto a quelli precedenti. La riforma del lavoro, quella pensionistica e quella dell'università favorirono lo sviluppo della classe media. L'arrivo della Grande Depressione cambiò lo scenario economico mondiale, e il governo Yrigoyen si trovò impreparato di fronte alla crisi. Le tensioni sociali sfociarono in vere e proprie sommosse popolari.
    Allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1939, l'Argentina era governata da Roberto Ortiz, un radicale che aveva firmato un patto di pace con Paraguay e Bolivia. L'Argentina mantenne una posizione neutrale fino al 1942. Con la salita al potere di Ramón S. Castillo, il governo di Buenos Aires si avvicinò sempre più alla Germania nazista, alla quale fornì materie prime. Gli aiuti terminarono nel 1944 con Pedro Pablo Ramírez, che ruppe le relazioni diplomatiche con la Germania e il Giappone. Verso la fine del conflitto, nel 1945, l'Argentina si schierò a fianco degli Stati Uniti. Nonostante il distacco ufficiale dalla Germania, alcuni gerarchi nazisti trovarono rifugio in Argentina.
    Nelle elezioni del 1946 Perón si presentò come unico candidato del Partido Laborista, portando come vicepresidente Hortensio Quijano, un radicale della dissidente Unión Cívica Radical Junta Renovadora. Dopo avere assunto la presidenza, Perón inizia rapidamente a consolidare il suo potere. In politica interna, dissolve il Partido Laborista e lo integra nel nuovo Partido Peronista (chiamato brevemente Partido Único de la Revolución), che conterà con tre diramazioni: quella sindacale (la CGT, unica associazione sindacale permessa), quella política e, a partire del 1952, quando fu concesso il voto alle donne, quella femminile. Nel 1949, Perón riformò la Costituzione del 1853, in modo che potesse essere rieletto nel 1951. In quell'anno, Eva Perón tentò di essere nominata alla presidenza di quello che sarebbe stato il secondo mandato presidenziale di Perón. Sebbene contasse sull'appoggio della Confederación General del Trabajo Argentina (CGT), l'opposizione militare la condusse alla sua celebre rinuncia in un atto pubblico davanti alla folla nella "Avenida 9 de julio", a Buenos Aires. Evita morì all'età di 33 anni nel 1952. Il suo corpo fu imbalsamato e mantenuto in esposizione finché un golpe militare non espulse suo marito dal potere nel 1955. Clandestinamente, il cadavere fu inviato in Italia e fu sepolto a Milano sotto falsa identità. Nel 1972 fu restituito al marito. Riposa attualmente nel cimitero de La Recoleta a Buenos Aires.
    A partire dal 1950, la situazione economica iniziò a peggiorare e un nuovo ministro dell'economia, Alfredo Gómez Morales, applicó misure di stile più ortodosso, come il taglio della spesa pubblica. Perón, che aveva dichiarato in un'occasione che si sarebbe "tagliato le mani" prima di indebitare la nazione compromettendo la sua indipendenza economica, contrasse alla fine un prestito con la Banca Mondiale e firmò contratti di sfruttamento petrolifero con le compagnie nordamericane. In questo scenario il governo comincia ad avere difficoltà politiche; un golpe militare (Revolución Libertadora) guidato da Eduardo Lonardi lo fece cadere nel 1955. Perón dovette andare in esilio e si stabilì in Spagna. Anche dall'esilio, continuò ad essere molto popolare tra gli argentini. Nel 1972 Perón torna nel paese. Il chiaro trionfo del peronismo nelle elezioni del 1973 fu compromesso dalla morte di Perón l'anno successivo. Il paese era diretto verso una tragedia.


    ” Quella strana cosa di essere argentino”
    (Borges)


    ...in cucina...


    L'Argentina è un caleidoscopio di razze con prevalenza di quella latina rappresentata sopratutto da spagnoli ed italiani che, attraverso i secoli con le loro emigrazioni hanno popolato questo paese i cui figli autoctoni erano, a seconda delle regioni, gli indios "guarani", "pampas", "mapuches", "tobas", "matacos", "onas", "chiriguanos", ecc. che vivevano sparsi in tutto un immenso territorio selvaggio. Ma i grandi flussi migratori portarono altresì francesi, tedeschi, inglesi, siriani, libanesi, svizzeri, slavi, giapponesi, che man mano andavano integrandosi nel tessuto sociale del paese crearono l'individuo all'inizio "meticcio", poi "creolo" ed ancora "l'argentino" in cerca perenne di una identità, abitante di una terra regalo dell'arcano a cui fu dato tutto.
    In questo contesto inserire la cucina argentina significa ricordare che ogni gastronomia ha come base i prodotti di cui dispone il territorio ma, in questo caso, intervengono altresì le diverse tappe che si succedevano man mano avanzava la civiltà e arrivano i grandi flussi migratori. In una prima fase, partendo dal prodotto dominante, la carne regna indiscussa da quando Pedro de Mendoza, primo fondatore della città di Buenos Aires, nel 1536 lasciò abbandonati sulle sponde del Rio de la Plata alcune mucche e pochi cavalli che, grazie al clima favorevole ed alla fecondità del suolo della Pampa umida si riprodussero in progressione geometrica così nacque "l'asado", il cibo del gaucho, il cibo che per ogni argentino è una specie di inno gastronomico.
    Nelle province di Corrientes, Misiones, Formosa, Chaco, situate più a Nord e nella regione denominata Mesopotamia, circondata dai grandi fiumi come il Paranà e l'Uruguay, la caratteristica essenziale è l'uso dei pesci di fiume come il "surubì", "dorado", ecc. Inoltre, le vaste foreste situate nella parte subtropicale della stessa regione offrono una scelta considerevole di frutti esotici di cui si ricavano alcuni tipi di farine. Le oche selvatiche, e proprio volendo il "yacarè", specie di coccodrillo di cui si fanno bistecche con la coda, sono una specialità
    della zona. Nel Sud, in Patagonia, c'è solo l'imbarazzo della scelta: grancevole (sono squisite le "centollas" di Ushuaia), crostacei, pesci atlantici, di fiume, di lago, trote, salmoni preparati con mille ricette di origine diversa poiché le prime correnti migratorie che preferirono come destinazione la Patagonia erano gallesi, e poi tedeschi, svizzeri, abitanti del Nord d'Europa seguiti dagli spagnoli e dagli italiani. Una pietanza speciale: la frittata fatta con uova di pinguini con un leggero sapore di mare da gustare in Penisola Valdès. Ma la Patagonia è la terra degli ovini, ed allora….carne alla griglia e "asado" di agnello in quantità ed ovunque.
    L'ospitalità e la dolcezza della gente di questa regione australe bene si coniugano con la squisitezza dei dolci che preparano. Dai boschi incontaminati che regalano frutti saporitissimi arrivano a tavola marmellate di mirtilli, ribes, fragole, lamponi, ecc. e miele dai mille sapori. Biscotti, torte, tutto artigianale, fatti con mani che elaborano antiche ricette gallesi e, da Bariloche, "el chocolate en rama" (cioccolata a tronchetti) una spuma solida che non si smetterebbe mai di mangiare.
    Lo snack più buono del mondo secondo gli argentini è la "empanada". Di origine creolo- araba - poiché non bisogna dimenticare che quel crogiolo di razze che è l'argentino, ha nel suo essere uomo anche sangue di tanti siriani e libanesi che emigrarono molti anni fa nel grande paese australe - si mangia in tutte le regioni argentine ma con un tocco tipico in ogni provincia. Le "empanadas" sono una specie di mezzelune o calzoni o panzerotti fatte con una pasta molto sottile ripiena di carne, verdura o formaggio che si possono friggere o cuocere al forno.
    Ed i dessert e i dolci argentini? Semplici, gustosi, figli dei prodotti della terra: l'indiscusso numero uno è il "dulce de leche" i cui ingredienti sono latte, zucchero e vaniglia che si cuociono per ore fino a diventare una crema. E' la nutella argentina e non c'è bambino argentino che non sia cresciuto con il "dulce de leche" nella sua dieta. (tratto da un aticolo di Mirta Panfido, argentinaonline.it)

    ..miti e leggende..



    Jaguar è la parola che fin dall'antichità il popolo guaranì utilizzava per riferirsi ad una delle più feroci pantere dell'America con cui condivide lo spazio. Mitologicamente il giaguaro è una di quelle divinità che periodicamente ha l'abitudine di "divorare" la sacra Yasi, Luna, lasciando l'umanità in tenebre interminabili. Sono molte le versioni che appoggiano questa profezia guaranì, e, sebbene molto diverse tra loro, ognuna cerca di spiegare il perché delle eclissi lunari. Una delle più conosciute è proprio questa:

    Molto tempo fa, si svolse una bellissima e grande festa, dove la gente ballava e assaporava la sacra bevanda della festa, come ringraziamento alla bontà di NandeRu Tupa. Tra i presenti vi era anche una coppia, con una giovane figlia, Inomu, molto bella, attorniata dalle altre ragazze del villaggio. Nessuno si era accorto degli sguardi d'amore che la giovane Inomu aveva per Tatu Tupa, il dio armadillo. Ad un certo punto però, un'arakua (una sorta di pavone selvatico), cominciò a cantare una strana canzone che diceva: "... Inomu aspetta un bambino, Inomu aspetta un bambino!!!"
    Sconvolti dalla notizia, i ballerini sospesero le danze ed i presenti, interrompendo la festa, cominciarono a sparlare della bella Inomu, che aveva disonorato la famiglia e violato le consuetudini del villaggio. I genitori della ragazza, pieni di vergogna per quello che aveva fatto la loro unica figlia, abbandonarono la festa e decisero a malincuore di cacciarla dal villaggio. A nulla servirono le disperate suppliche della ragazza, per cercare di dissuadere i suoi genitori. Inomu, espulsa dal villaggio in cui aveva sempre vissuto, e disperata per quella umiliazione, piangeva sconsolata in mezzo alla selva, sperando che qualcuno avesse pietà di lei. Fu proprio allora che uno dei figli che aveva in grembo, cominciò a chiederle: "Mamma, mamma, perché piangi?".
    La luna e il giaguaroInomu cercò allora di spiegare quanto era successo ai suoi figli: i bimbi cercarono di consolarla e si impegnarono ad indicarle la strada che portava a casa del loro padre, il dio armadillo, alla condizione che lei avesse raccolto tutti i fiori che avrebbe incontrato sul suo cammino. Così, carica di fiori, Inomu s'incamminò nella selva. Ad un certo punto però, stanca, iniziò a lamentarsi con loro, dicendo: "Ma non vi dà pena sacrificare ancora di più vostra madre, caricandola con tanti fiori?"
    I bambini allora si arrabbiarono con la madre e smisero di parlarle. Fu così che Inomu si sbagliò di strada, arrivando dritta dritta nella tana di una famiglia di giaguari. Questi se la divorarono subito, risparmiando però i due gemelli, che vennero allevati da una vecchia giaguara. Quando i gemelli crebbero, vendicarono la morte della loro madre uccidendo tutti i giaguari, eccetto uno di loro, a due teste, che, ferito ad una delle teste corse a nascondersi sotto il tiru, mantello di un'anziana, Yasi, la luna, che sedeva nella collina.
    Quando i ragazzi arrivarono lì, Yasi mentì loro assicurando che non stava nascondendo nessuno ... Non appena però i due si allontanarono, Yasi si mise a gridare: "Aiuto, aiuto! il giaguaro mi sta divorando!". I gemelli ritornarono subito da lei, ma trovarono Yasi che rideva, prendendosi gioco di loro. Lo stesso scherzo si ripeté una seconda ed una terza volta ... Stanchi, alla fine, i gemelli le dissero: "Inutilmente chiederai soccorso quando il giaguaro ti divorerà davvero, perché nessuno verrà in tuo aiuto".
    I guaranì credono infatti che quando la luna scompare (si eclissa), è perché il giaguaro la sta divorando. Per spaventarlo, i figli primogeniti devono allora gridare a pieni polmoni e l'intera popolazione provocherà dei rumori spaventosi in modo tale da spaventare far scappare il giaguaro. La macchia che si osserva nella luna secondo loro è la figura di un giaguaro accovacciato dentro il mantello di Yasi, la Luna.
     
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