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Ispa.
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PIEMONTE MOSCATO PASSITO, CASCINA FONDA, PIEMONTE
Denominazione
Piemonte Moscato Passito
Vitigno
Moscato Bianco di Canelli
Metodo di produzione
Appassimento in vigna con vendemmia nel mese di novembre. Diraspapigiatura delle uve, macerazione a freddo con le bucce per alcune ore e successiva spremitura. La fermentazione in legno con aggiunta di lieviti selezionati a temperatura controllata per tre mesi a circa 20° C, fino all'ottenimento in alcool svolto di 11%. Al termine della fermentazione, l'affinamento si protrae per altri 14 mesi e successivamente il vino viene imbottigliato.
Affinamento in bottiglia per alcuni mesi.
Vista
Giallo paglierino carico brillante con lievi riflessi ambrati.
Profumo
Netto intenso con sentori di fichi secchi, albicocca matura, canditi, e miele.
Sapore
Pieno armonico dolce e caldo con un retrogusto molto persistente e gradevole.
Abbinamento gastronomico
Frutta secca, formaggi a pasta dura e piccanti, creme crude e cotte, prodotti da forno, cioccolato fondente.
Invecchiamento
è un vino strutturato che si presta ad un lungo invecchiamento.
Temperatura di servizio
8° - 10° C.
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tomiva57.
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grazie antonio . -
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grazie Antonio . -
arca1959.
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grazie Antonio . -
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grazie . -
gheagabry.
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..UN PO' DI STORIA..
I documenti più antichi che citano la coltivazione del Moscato in Piemonte sono dei primi anni del 1300. Il termine "Moscato" compare proprio nel Medio Evo con il significato di "profumato". Questo nome, che ricorre anche nell'accezione "Moscado", viene dal Tardo Latino "muscus" o “muscatus”. All'origine la parola si riferiva ad un'essenza utilizzata nella più pregiata profumeria . Il moscato piemontese, già prodotto nel 1300 e 1400, vide il suo exploit soprattutto a partire dalla seconda metà del 1500, quando nuove condizioni storiche si manifestarono nella regione. Il duca di Savoia, Emanuele Filiberto, soprannominato «Testa d'Fer» per la sua volontà ferrea, a partire dal 1560 iniziò un'opera di radicale riorganizzazione del suo Stato. Questa politica andava a toccare in modo consistente l'agricoltura e al suo interno, la viticoltura.
Data l'alta vocazione viticola che mostravano le colline piemontesi, era di tutto interesse la possibilità di incrementare la produzione locale di un vino prezioso e pregiato quale era il Moscato. Così, grazie al periodo di pace che durò per molti anni, si estesero le aree coltivate, si ampliarono i vigneti e si diffuse notevolmente la coltivazione del Moscato. Tra il 1500 e il 1600 troviamo delle interessanti citazioni di vendita di barbatelle di Moscato e di botticelle di questo vino pregiato.
Nel 1606, Giovanni Battista Croce, gioielliere di Casa Savoia ed anche buon conoscitore della realtà vitivinicola del Torinese, nella sua opera Della eccellenza e diversità dei vini che nella Montagna di Torino si fanno, enumerava i tipi di uve «più eccellenti» presenti nella fascia collinare circostante la città. Fra le uve bianche segnalava il «moscatello nostrale» e ne parlava come di un'uva diffusa, «da tutti conosciuta», base del vino chiamato con lo stesso nome. Di questo vino dava anche alcune norme di vinificazione.
Nelle opere dei geografi piemontesi del 1600, si trovava già delineata quella che oggi consideriamo la zona eletta del Moscato e ormai nel 1700, in una serie di articoli pubblicati a Losanna su vini e vigne di tutto il mondo, si parlava specificamente di un Moscato bianco del Piemonte, molto stimato.
www.enotecamoscato.com/.