PARCHI negli STATI UNITI

GRAN CANYON, YELLOWSTONE..............

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  1. gheagabry
     
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    Uno dei luoghi più straordinari del pianeta si trova al confine del Wyoming con il Montana in un paesaggio incantato che da sempre ha suscitato suggestioni nei popoli che abitavano questi territori. Qui la montagna è viva, attiva e spettacolare, la neve in certe aree non riesce neanche ad attecchire, sbuffi di vapore caldo fuoriescono con regolarità dal terreno creando grandi suggestioni di suoni e colori, e il paesaggio è tutto punteggiato di pozze d’acqua cristallina è bollente. Non c’è da stupirsi se qui i luoghi hanno da sempre avuto un profondo significato religioso nelle tribù indiane che di fatto consideravano sacre queste imponenti manifestazioni vulcaniche, residuo di una serie di infernali eruzioni che da oltre un milione di anni hanno sconvolto il cuore dell’america settentrionale


    Lo YELLOWSTONE PARK



    Yellowstone è il primo parco nazionale del mondo e uno dei più grandi negli Stati Uniti.
    Adagiato su altopiani di origine vulcaniche nella parte nord occidentale dello Stato del Wyoming, Yellowstone copre più di 800.000 ettari di terreno coperti per l’80% da foreste, per il 15% da praterie e per il 5% da acqua; il 96% del parco si trova in territorio dello Stato del Wyoming, il 3% nello Stato del Montana e l’1% appartiene all’Idaho...Il Roosevelt Arch del 1903 è effettivamente la prima porta d’entrata al parco ed ha festeggiato il suo centenario nel 2003. Theodore Roosevelt pose la prima pietra nell’Aprile del 1903 ed i primi visitatori affluirono a settembre dello stesso anno. L’arco è costruito con blocchi di basalto, fiancheggiato da due torri quadrangolari di pietra e porta l’iscrizione “For the benefit and enjoyment of the people” (a beneficio e per il divertimento della gente). Si erge nelle vicinanze di Gardiner, Montana, nella parte nord del Parco, per altro unica entrata aperta tutto l’anno, anche durante il periodo invernale, ed accessibile a mezzi su gomma con catene.
    Yellowstone ospita un’infinita varietà di mammiferi, circa 67 specie, 300 specie di volatili e numerosi tipi pesci che lo rendono uno dei principali santuari della fauna mondiale. Ospita inoltre 7 specie di conifere e circa 1000 specie di fiori.
    Il parco contiene approssimativamente metà della capacità idrotermale mondiale: ci sono oltre 10.000 fonti idrotermali, inclusi 300 geysers.
    Uno dei primi visitatori dell’area che oggi ospita il Parco Nazionale di Yellowstone, fu John Colter che nel 1807 scoprì la regione delle Rocky Mountains caratterizzata da geyser, zone di fango e zone estremamente selvagge. 600.000 anni fa un’enorme eruzione vulcanica diede origine a questo maestoso scenario. Nel 1872, il Congresso degli Stati Uniti decise di preservare questa zona ed il 1° Marzo del medesimo anno venne creato il primo parco nazionale del mondo.
    Il parco è costituito da cinque distinte regioni o countries, come vengono chiamate:
    Mammoth Country nella parte nord occidentale del parco, si estende dalle Mammoth Hot Springs. È un’area termale affascinante, ricca di sorgenti calde che formano terrazze di pietra. Questa regione ospita principalmente cervi e bisonti.....Una delle più singolari attrattive del parco di Yellowstone sono i "ghiacciai pietrificati", nella zona chiamata Mammoth Springs. L'acqua calda delle sorgenti di Yellowstone è ricchissima di sali minerali, che per millenni si sono depositati influenzandosi chimicamente e creando colossali strutture alle quali è stato dato il nome di "ghiacciai pietrificati". In certi casi il "ghiacciaio" ha formato una architettura a terrazze, a pinnacoli, a vasche; altrove, il deposito salino assume l'aspetto di una cascata "congelata", i colori sono irreali e delicatissimi sul fondo bianco neve compaiono toni rosa, celesti e gialli di tenue e trasparente bellezza.
    Geyser Country nel sud-ovest, è la sede del celeberrimo Old Faithful, il più famoso geyser del parco che ogni giorno stupisce visitatori che vengono da ogni parte del mondo per ammirare le sue eruzioni che avvengono con precisione quasi svizzera: ogni 92 minuti circa....Uno dei geyser più ammirati dai visitatori è il "Vecchio Fedele", che sbuffa ogni ora per 4 minuti di seguito. I geyser di Yellowstone sono 203.
    Lake Country nel sud-est, è la terra della trota purpurea, del falco pescatore, dell’aquila calva ma anche di alci, bisonti e orsi che amano oziare lungo le sponde del Yellowstone Lake.....Sulle rive dello specchio d'acqua si stendono fitte foreste di pini, abeti, betulle e pioppi. Accade spesso di incontrare anche qualche esemplare di albero pietrificato, testimone degli antichi sconvolgimenti che hanno drammaticamente trasformato il volto di questa regione.
    Roosevelt Country nella parte centro-orientale del parco, dove si può rivivere l’Old West grazie alla presenza di carrozze che guadano torrenti come ai tempi dei pionieri, si possono ammirare cervi e bisonti ma soprattutto i lupi nella Lamar Valley.
    Canyon Country nell’angolo nord-orientale, ospita lo spettacolare Grand Canyon e l’Hayden Valley, le Lower Falls, cascate alte quasi il doppio rispetto a quelle di Niagara. Il Grand Canyon è profondo 400 m e lungo 24 m, e le rocce gialle che lo caratterizzano danno il nome al parco oltre che al lago e al fiume.
    (realamerica.it)



    Quando i geologi effettuarono i primi rilevamenti, trovarono uno strato di 30 cm di cenere vulcanica compatta, ma non essendoci né un vulcano né una caldera visibile in tutto il parco, non riuscirono a dare una spiegazione al fenomeno.
    Anni dopo la NASA, per collaudare una apparecchiatura per riprese aeree all'infrarosso da utilizzare nelle missioni lunari, scelse la zona di Yellowstone per fare i test, facendo una scoperta che aveva dell'incredibile. Sotto il parco, per una superficie di 2.100 km quadrati, esisteva un'enorme depressione, la caldera di un super-vulcano attivo.
    Un super-vulcano non è una montagna, ma una depressione nel terreno, un cratere gigante collassato sotto terra e difficile da individuare. Il super-vulcano di Yellowstone è grande quanto la Val d'Aosta e si trova 8 chilometri sotto la crosta terrestre: una grande bolla di magma e roccia fusa pronta a saltare in aria...I carotaggi effettuati in diverse zone del parco hanno evidenziato che l'ultima eruzione è avvenuta circa 630.000 anni fa coprendo parte degli Stati Uniti sotto una spessa coltre di cenere...Ma non solo, ci sono state altre due eruzioni precedenti, esattamente 1.200.000 e 1.800.000 anni fa, ciò significa che ad intervalli regolari di 600.000 anni la bolla magmatica sotterranea esplode, sprigionando un'energia immensa.

    Si stanno aprendo nuove fumarole da cui escono vapori sulfurei, perché i getti dei geyser si sollevano più in alto, e perché i fluidi emergenti dal terreno sono diventati più caldi. Tutto questo succede a Yellowstone, il famoso parco naturale che si sviluppa nell'area occupata da un antico cratere vulcanico nella parte nord-occidentale degli Stati Uniti, fra gli Stati del Wyoming, Montana e Idaho, meta di decine di migliaia di turisti ogni anno...L'innalzamento della zona di Yellowstone rivelato dal satellite Ers-2 (da Esa)...Mettendo insieme i dati raccolti dall'orbita e quelli dei numerosi sensori sul terreno, i geologi americani hanno capito che il magma risalente dalle profondità della terra verso il sistema di condotti vulcanici e camere che si sviluppano una ventina di km sotto Yellowstone, ha in parte cambiato strada. Forse a causa di qualche ostruzione, ora si sta accumulando verso il Nimph Lake e il Norris Basin, nel margine settentrionale del cratere, causando il rigonfiamento osservato dall'orbita. Potrebbe essere il preludio di una futura ripresa dell'attività eruttiva...
    (dal web)



    “Niente mi rende così felice come osservare la natura dipingere quello che vedo”
    (Henri Rousseau)


    .....nella storia.....


    La regione conosciuta oggi come Wyoming, all'arrivo degli europei era abitata da diverse tribù indiane, tra cui Sioux, Crow, Arapaho, e Shoshoni.
    Probabilmente i cacciatori di pelli francesi furono i primi bianchi ad avventurarsi nella parte settentrionale dello stato, alla fine del XVII secolo. John Colter, membro della spedizione di Lewis e Clark, è stato probabilmente il primo bianco americano a mettere piede in questa regione nel 1807. Le sue relazioni sulla zona di Yellowstone vennero, all'epoca, considerate come inventate. L'esploratore Jim Bridger scoprì il South Pass nelle Montagne Rocciose nel 1827, che divenne in seguito il percorso ferroviario seguito dalla Oregon Trail. Lo stesso esploratore scoprì nel 1850 anche quello che viene conosciuto oggi come il Bridger Pass, e che fu successivamente utilizzato sia dalla Union Pacific Railroad (1866) che dall'autostrada Interstate 80 (XX secolo).
    Come Colter, anche Bridger esplorò la regione dello Yellowstone, ma anche gran parte delle sue relazioni vennero ritenute racconti senza fondamento.Quando vennero intraprese spedizioni nella zona di Yellowstone, patrocinate dal governo, i rapporti di Colter e Bridger risultarono veri. Questo portò all'istituzione del parco nazionale di Yellowstone nella parte più nord-occidentale dello stato. Gran parte del territorio che costituisce il parco nazionale è compreso all'interno dei confini dello stato del Wyoming.

    Nel 1877 la zona di Yellowstone era ancora famosissima per i ricordi recenti delle guerre contro gli indiani e proprio in quell'anno avvenne !'episodio che fu forse l'ultimo della lunga e sanguinosa contesa tra pellirosse e "visi pallidi" in questa zona. George Corvan, un avventuroso viaggiatore, decise di esplorare con la sua famiglia (la moglie e due figli) la vasta area che forma ora il parco. Per molti giorni il gruppo cavalcò tranquillamente sui luoghi che erano stati teatro di tanti combattimenti, e una sera andò ad accamparsi presso una colossale fenditura del terreno, lambita da foreste, con in fondo un torrente dalle acque limpidissime. Proprio in quel punto, d'improvviso, i Corvan furono assaliti da una banda di "Nasi Forati", che si consideravano ancora in guerra. L'assalto avvenne in maniera così rapida che i bianchi non fecero in tempo a servirsi delle armi: furono poi liberati, ma il capofamiglia stette a lungo tra la vita e la morte per due ferite di coltello. Anche oggi si possono incontrare degli indiani a Yellowstone: ma sono turisti come tutti gli altri, in ammirazione davanti alle bellezze del parco, che derivano tutte dalla natura vulcanica del luogo, e dalla cura con cui generazioni di custodi hanno lavorato per conservare intatto il paesaggio.


    “Natura è tutto ciò che noi vediamo:
    il colle, il pomeriggio, lo scoiattolo, l’eclissi, il calabrone.
    O meglio, la natura è il paradiso. Natura è tutto ciò che noi udiamo:
    il bobolink, il mare, il tuono, il grillo. O meglio, la natura è armonia.
    Natura è tutto quello che sappiamo senza avere la capacità di dirlo,
    tanto impotente è la nostra sapienza a confronto della sua semplicità”
    (Emily Dickinson)




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    da zialaila


    PARCO DI YELLOWSTONE





    Risale al 1872 la creazione, negli Stati Uniti d'America, del primo parco nazionale del mondo, quello di Yellowstone
    Per la prima volta l'uomo si attivava positivamente per la conservazione, e non per la distruzione, di un territorio vasto e selvaggio, con tutti gli elementi naturali (paesaggi, flora, fauna, singolarità geologiche, equilibri ecologici) in esso contenuti, dimostrando così l'emergere di una preoccupazione nuova, del tutto assente per il passato ma ora evidentemente necessitata dal grado di sviluppo della società umana
    l'idea, semplice ma rivoluzionaria, di creare un parco nazionale "for the benefit and enjoyment of future generations", nasce proprio davanti alle grandiose cascate del fiume della Pietra Gialla (Yellowstone), a tutela dei vasti paesaggi, degli strani fenomeni naturali (geysers), delle grandi foreste, e della fauna abbondante, di quegli stessi territori che quei lungimiranti pionieri andavano ancora geograficamente esplorando.

    All'intuizione di quei pionieri americani l'umanità di oggi deve certamente la grande eredità del moderno messaggio della conservazione della natura. Lo spirito di Yellowstone, per buona fortuna, si è infatti presto allargato al pianeta tutto. Ad oltre un secolo di distanza, con la Terra ormai tutta esplorata (e resa più piccola e tutta raggiungibile dai nuovi mezzi di trasporto e di comunicazione), con una umanità cresciuta numericamente di almeno sei volte nel solo ultimo secolo, e con il frenetico sviluppo assunto dalla civiltà contemporanea, occorre riconoscere che senza lo "spirito di Yellowstone", senza le aree protette che a quel primo parco nazionale hanno poi fatto seguito un po' dovunque, ben poco resterebbe oggi di quella Natura che, all'epoca, appunto, poteva sembrare invece sconfinata e inesauribile.


    Il parco nazionale di Yellowstone (Yellowstone National Park) si trova negli Stati Uniti e più precisamente nell'estremo settore nord-occidentale dello stato del Wyoming e sconfina, per un piccolo tratto, negli stati del Montana e dell’Idaho, occupando un'ampia zona delle Montagne Rocciose
    Dal 1978 è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'Unesco.

    mapyelfodors



    Il parco si estende per 8.980 km² su una serie di altipiani che hanno un'altitudine media di 2.400 metri s.l.m. La zona è attraversata da diversi corsi d'acqua, il più lungo dei quali è il fiume Yellowstone, da cui il parco prende il nome, che lo attraversa totalmente da sud a nord per poi gettarsi nel lago omonimo gettandosi successivamente in un profondo canyon e creando due magnifiche cascate.

    Nel parco sono presenti molti sentieri e mulattiere che si estendono in totale per 1.600 chilometri.



    Il parco è celebre per i numerosi geyser, le sorgenti calde (200° c) e altre interessanti zone geotermiche.


    wyoming-yellowstone-national-park
    I Geyser sono più di 300 e qui raggiungono la più alta densità al mondo, i più grandi emettono getti di vapore a intervalli regolari che arrivano fino a 50 metri.

    Wyoming-scenic-Yellowstone

    Sotto il parco di Yellowstone si nasconde un "supervulcano" che secondo gli esperti prima o poi erutterà,





    FLORA. Nelle foreste del Parco prevalgono alberi ad alto fusto: molto frequente il Pinus contorta. I boschi sono ricchi di alberi a basso fusto di ogni tipo. Molto ricco il sottobosco: bacche, muschi e funghi di varie specie.

    FAUNA. Il Parco popolato da diverse specie di mammiferi: numerosi i wapiti (Cervus elaphus canadensis) e gli alci; inoltre bufali, cervi mulo, baribal, grizzly, bighorn, puma e bisonti. Le specie di uccelli sono circa 200: numerose le aquile, i corvi, i cigni, gli aironi e i pellicani.


    national-geographic-bisonti

    Orso-grizzly-con-cucciolo

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    WILD WEST - I Parchi Nazionali dell'Ovest

    P9211897

    di Michele Dalla Palma

    “Vai all'Ovest, ragazzo….” È stata per quasi un secolo, dai primi dell'Ottocento agli inizi del Novecento, la parola d'ordine che ha portato nelle regioni occidentali degli Stati Uniti milioni di sognatori e disperati alla ricerca di una “terra promessa” di cui si favoleggiava l'esistenza oltre le grandi pianure centrali.
    È il simbolo dell'epopea del West, degli scontri epici tra la voracità di terre e ricchezze dei coloni bianchi e le autoctone civiltà pellerossa, esempio insuperato di sinergia e simbiosi con le forze della Natura. Uno scontro di culture paradossali tra loro, che si sviluppò in uno dei territori più affascinanti e variegati del pianeta, culminato con la scomparsa, nella pratica, di società tribali che avevano al centro della loro esistenza un rapporto equilibrato e corretto con l'ambiente. Una sorta di “prefazione” alla storia contemporanea che oggi ci mette, con tempi e modi sempre più pressanti, di fronte alla scelta di fare volontariamente qualche passo indietro nella nostra frenesia isterica di consumare le risorse naturali del mondo in cui viviamo, per lasciare almeno una speranza alle future generazioni, oppure accettare l'ineluttabilità di una nostra probabile e prossima estinzione, da noi stessi provocata.

    Personalmente sono certo che tentare di condizionare le stagioni, sfidare la Natura rubando spazi alle foreste e ai mari, costruire città nei letti naturali dei fiumi o sulle falde dei vulcani, violentare la terra e l'acqua per predarne le ricchezze, rappresenti soltanto un illusorio delirio di onnipotenza degli umani; tentativo, inutile, di sconfiggere con l'apparenza i mostri e le angosce che perseguitano l'Uomo. Incredibile concentrato di sogni e fantasie rinchiuso in un corpo troppo fragile ed effimero.
    Viviamo l'illusione di essere padroni del tempo e dello spazio, e non riusciamo ad accorgerci che, nonostante le ferite a volte anche profonde che abbiamo inferto al mondo che dovrebbe accoglierci, crescerci, nutrirci, la Natura ci sopravviverà.
    Le Montagne, il Vento, il Mare, la Pioggia, il Sole, le Stagioni, la Pietra e fortunatamente moltissime specie animali e vegetali vivono una loro esistenza fatta di tempi e ritmi millenari, totalmente insensibili alle nostre sfide, indifferenti alle nostre apparenti vittorie ed anche alle nostre paure. Non si accorgono neppure del nostro esistere, e solo la nostra infinita presunzione ci fa credere di poter essere padroni della vita e del mondo che ci gira intorno.


    Tra tutte le regioni della Terra, l'Ovest degli Stati Uniti rappresenta forse più che in qualsiasi altra parte del pianeta questa forza immensa della Natura, capace di sovrastare, con le sue straordinarie scenografie, esempi altrettanto “grandiosi” della prepotenza umana rappresentati dalle gigantesche megalopoli della costa occidentale, o dalle chimere del divertimento ad ogni costo nate tra le sabbie del deserto.
    Per obiettività, bisogna dare atto alla lungimiranza di alcuni umani illuminati, che già in tempi molto lontani dallo sviluppo e affermazione dell'attuale coscienza ambientale ipotizzarono, in questo grande e contraddittorio paese, la creazione di riserve naturali finalizzate alla conservazione di un patrimonio ambientale che, per caratteristiche e varietà, non ha uguali. Istituiti a partire dalla metà dell'800, i Parchi Nazionali degli Stati Uniti, in particolare nella parte occidentale del paese, rappresentano oggi uno dei migliori esempi di come sia possibile, senza eccessivi vincoli e “sacrifici”, mantenere e tutelare, nella sua perfetta istintiva organizzazione, un patrimonio che appartiene all'umanità intera...... “Gold Rush”, una corsa all'oro che ha per obiettivo scenografie naturali capaci, spesso, di lasciare senza parole e pensieri.




    USACanyons




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    Edited by gheagabry - 22/9/2011, 23:32
     
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  5. gheagabry
     
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    "....è immensità, è varietà di colori, è milioni di anni di storia ed è un paesaggio in grado di emozionare e di zittire chiunque nella sua contemplazione."


    Il GRAND CANYON



    Situato nella parte settentrionale dell’Arizona, il Grand Canyon National Park è uno dei luoghi simbolo degli Stati Uniti, quando si pensa ai parchi, inevitabilmente il pensiero vola da queste parti; è una delle 7 meraviglie del mondo, uno dei fenomeni geologici più incredibili che è possibile vedere e immaginare. Si resta sbalorditi ad osservare dai vari punti quello che la natura è in grado di creare; si osserva il verde Colorado così lontano e si pensa come diavolo abbia fatto a scavare per milioni di anni queste rocce apparentemente infrangibili. Con più attenzione guardi le rocce che costituiscono le pareti del Canyon e le vedi modellate, caratterizzate da un alternanza di layer, sfoglie di rocce dalle diverse colorazioni, dalle diverse composizioni mineralogiche, è lì che sta il segreto della storia del Grand Canyon, è lì che si può leggere la storia del nostro pianeta.....Una tesi recente sulla sua nascita ipotizza che potrebbe avere un’origine sismica. Infatti effettuando delle ricerche scientifiche sotto l’altopiano roccioso su cui si trova il Colorado, è emerso che, nell’ordine di 6-7.000.000 di anni (quindi il Canyon molto sarebbe più recente rispetto a alle tesi precedenti), ci sarebbe stato un brusco innalzamento dell’altopiano (di circa 1,2 km) dovuto alla fuoriuscita di magma a seguito di un violento terremoto. Questo ha determinato un nuovo percorso del fiume e la creazione di valli che prima non esistevano.

    Il territorio del Grand Canyon è un territorio immenso, dall’alto sembra una grossa cicatrice sulla crosta della terra, lunga quasi 500km, larga 30 km nel punto più largo e profonda in alcuni casi quasi 2 km.

    Le rocce che ne formano le pareti hanno un'età compresa tra i 250 milioni di anni del Kaibab Limestone, che si trova nelle sommità, e i due miliardi di anni del fondovalle. Ogni strato roccioso rappresenta una distinta era geologica, e - a parere di molti - non c'è altro luogo al mondo dove la storia geologica della terra è così chiaramente leggibile. Un terzo della storia del nostro pianeta è visibile esplorando il Grand Canyon. Il bordo nord (North Rim) ha un'altezza media di circa 2438 m., mentre il suo punto più alto, Point Imperial, raggiunge i 2682 m. Il fiume Colorado scorre in fondo al canyon ad un'altezza media sul livello del mare di circa 670 m.



    "Quando vedi il Canyon per la prima volta hai l’impressione di stare davanti ad un grande poster. L’occhio, non abituato a una visione così sterminata e priva di punti di riferimento, si perde nella vastità delle forme di questo paesaggio straordinario...All’alba e al tramonto lo spettacolo diviene ancora più emozionante, i colori e le ombre che si generano vengono osservate in silenzio per poterne godere al meglio, ma forse anche per una forma di rispetto nei confronti della natura....La prima volta che si percorre la strada principale del parco non ci si rende conto della vicinanza del Canyon perché si è circondati dagli alberi.Poi, seguendo le indicazioni per uno dei “view point”, si parcheggia l’auto, si segue un breve sentiero circondato da pini e all’improvviso eccolo: il Gran Canyon in tutto il suo splendore.
    E’ così che il visitatore si ritrova nel bel mezzo di un paesaggio che muta completamente nel raggio di pochi metri: dietro ci sono alberi, sentieri, alloggi, automobili, e davanti, a pochi passi, un’enorme fenditura nel terreno profonda 1600 metri con rocce risalenti a milioni di anni fa. Da un lato tutto è chiaro e a portata di mano, dall’altro l’occhio non è in grado di cogliere le proporzioni di questa meraviglia naturale che porta con sé i segni della storia del nostro pianeta. Sul fondo del Canyon si trovano infatti sedimenti risalenti a 1840 milioni di anni fa. Da lì, una sequenza di strati rocciosi sempre più “recenti” giunge sino al bordo attuale, composto da rocce depositatesi 270 milioni di anni fa....."(Nicoletta Zaninelli)



    "Ci sono tante cose che ricordo dei nostri viaggi, ma molte di più probabilmente me le sono dimenticate. Mi tornano in mente sfogliando i miei quadernetti di viaggio e in quel momento mi sembra di sentire anche il vento, se c’era, il caldo, che faceva, la voglia di non muoversi più, sempre.Però quel momento di quel viaggio non me lo dimenticherò mai più. Anzi, quei momenti in quei viaggi, tutti quei momenti non me li dimenticherò più....Siamo a Mather Point, uno dei tanti punti di osservazione. Mentre ci avviciniamo al bordo siamo confusi, perché passo dopo passo percepiamo il vuoto che c’è poco più avanti, un vuoto immenso che però è tutto tranne che vuoto. È un vuoto pieno di cose.Ecco, quel momento quando per la prima volta abbiamo visto davvero che cos’è il Grand Canyon, quel momento preciso è uno di quelli che non si dimenticano più. Quel misto di stupore infantile ed emozione adulta, consapevole.Io ricordo benissimo che cosa ho pensato: un dio deve esistere per forza. Perché non può essere stato solo un fiume a fare tutto questo. Oppure quel fiume, il Colorado, è proprio lui dio.... i colori che cambiano minuto dopo minuto, la roccia scavata in milioni di anni, le aquile.... è rimasta quella cosa che non si può fotografare, non si può raccontare, non si può dimenticare."
    (Marco Mazzei.milano.it)




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  6. gheagabry
     
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    Il deserto dipinto e la Foresta pietrificata



    Il Deserto Dipinto (Painted Desert) è una regione arida del Nordamerica che si trova nell'Arizona nord-orientale, caratterizzata da calanchi di rocce contenenti ferro e manganese che forniscono a queste sfumature di colore rosso e giallo di varie tonalità.
    Il painted Desert è un paesaggio sublime dove alternanze di colori pastello della sabbia si fondono con il rosso vivo della roccia e il verde intenso dei cespugli, sotto la copertura del blu elettrico del cielo.....le collinette si chiamano Tepees perché ricordano le tende degli indiani


    " Negli occhi, proiettati dalle fantasie sul palcoscenico di rocce che emergono dal nulla, infiniti inseguimenti dei pellerossa alle mandrie di bufali, gli attacchi alle diligenze, le cariche del 7° Cavalleggeri, i “lunghi coltelli” e i loro scontri sanguinosi con Navajos e Apache. Le leggende di Tex Willer e John Wayne… in pochi chilometri, tutta la storia del West!

    Superata Kayenta, antico punto di scambio delle diligenze, si raggiunge, nel cuore del “Deserto Dipinto”, la Foresta Pietrificata; duecento milioni di anni fa, alla fine del Triassico, questo arido altopiano era una vasta pianura alluvionale percorsa da molti fiumi, caratterizzata da foreste di alberi imponenti - Araucarioxylon, Woodworthia, Schilderia - simili agli attuali abeti, e popolata da grandi rettili anfibi, simili ai coccodrilli, e piccoli dinosauri. I tronchi dei grandi alberi, caduti e trasportati dai fiumi nelle valli, vennero a poco a poco ricoperti dal fango e dalle ceneri vulcaniche, che bloccarono i processi di decomposizione; le acque ricche di sali minerali permearono i tronchi e lentamente i depositi di silicio si sostituirono alle fibre del legno. In epoche successive, a seguito dei frequenti terremoti e movimenti tettonici i tronchi degli alberi pietrificati furono spezzati dalle tensioni e dai movimenti del terreno, fin quando, in tempi geologici più recenti, il vento e l'acqua, erodendo solo una parte dei sedimenti, hanno scoperto i tronchi e gli altri fossili di animali e piante. Ancora oggi vento e acqua continuano a rimuovere i sedimenti, portando in superficie nuovi fossili animali e vegetali."
    (Michele Dalla Palma)



    ...... la foresta pietrificata.....



    Il Petrified Forest National Park è uno dei più particolari ed interessanti parchi naturali presenti sul territorio degli Stati Uniti.
    La Foresta Pietrificata è stata proclamata monumento nazionale nel 1906 con l’obiettivo di proteggere i resti delle antiche foreste, unici per il loro valore scientifico. Nel 1962 è stato costituito il Petrified Forest National Park, che oggi si estende su una superficie di 844 Km quadrati.

    L’aria tersa di questo luogo permette allo sguardo di andare molto lontano; dopo essere passato sui vibranti colori delle rocce sedimentarie del deserto dipinto si possono vedere i San Francisco Peaks che sono a quasi 200 km. Spostandoci verso sud percorriamo un sentiero che ci porta nella magica Blue mesa tra le straordinarie “Badlands” scolpite dal vento e dall’acqua che hanno la superficie rugosa come la pelle d’elefante. Mentre le colline si consumano emergono i sussurri del passato, fossili di vario tipo ritornano alla luce ed in particolar modo i tronchi di alberi di 200 milioni di anni fa! Questi tronchi hanno acquisito l’immortalità, si sono marmorizzati in una fantasmagoria di colori che solo la maestria della natura è stata capace di fare, siamo nella CRYSTAL FOREST.
    (dal web)


    In un ambiente surreale, piatto e monotono per miglia e miglia, andando ad est lungo la route 66 e poi a nord di Holbroock, si entra nel Petrified Forest National Park. Lungo una strada lunga 45 km, in un deserto aridissimo, si incontrano imponenti tronchi di alberi di pietra, trasportati da una grande alluvione oltre 225 milioni di anni fa. I minerali contenuti nell' acqua hanno invaso le cellule del legno, riempiendole di cristalli di mille colori.......oltre all' aridità, le piante sono soggette a freddo intenso durante l' inverno, il deserto si trova a circa 2000 mt di altitudine.

    Gli alberi pietrificati del Petrified Forest National Park in Arizona sono perlopiù della specie Araucarioxylon arizonicum, una gigantesca conifera che cresceva nelle pianure tropicali di questa regione circa 220 milioni di anni fa. Gli alberi che cadevano qui spesso finivano in fiumi profondi dove venivano sepolti dai sedimenti. La mancanza di ossigeno ne impediva il decadimento; inoltre il calore e la pressione esercitata nel corso dei millenni ha trasformato il legno in quarzo colorato da impurità come ferro, carbone e manganese.




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  7. gheagabry
     
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    "....dal rosso al blu; grandi ombre violente, piani e prismi di luce. Una volta, dalla finestra sulla parete di un canyon ho visto uomini a cavallo, lontani, erano due e si muovevano lentamente nel crepuscolo, cantavano. Erano cosi' lontani che potevo vederli appena, e le loro picole chiare voci si posavano con molta leggerezza e a lungo sulla distanza che c'era fra me e loro."
    (Tsoai-talee)



    MONUMENT VALLEY




    La Monument Valley è un'icona degli Stati Uniti occidentali. Il pianoro desertico è in realtà di origine fluviale (Colorado Plateau) e si trova al confine tra Utah e Arizona in un'area abbastanza isolata quanto estesa che dista più di 70 km dalla cittadina più vicina: Kayenta. La strada che conduce alla Monument Valley nella parte terminale è altrettanto famosa: essa segue un percorso rettilineo in leggera discesa che dà al viaggiatore l'impressione di calarsi all'interno della valle. La strada principale che conduce al luogo è la Highway 163. Il territorio è prevalentemente pianeggiante ad eccezione del fatto che la pianura è cosparsa da una sorta di guglie dette butte o mesas. Questi edifici naturali formati da roccia e sabbia hanno la forma di torri dal colore rossastro (causato dall'ossido di ferro) con la sommità piatta più o meno orizzontale; alla base si accumulano detriti composti da pietrisco e sabbia.

    Monument Valley è stato creato attraverso migliaia di anni di erosione, come i fiumi ei laghi lentamente si allontanava, argilla e depositi di pietra si sono formati, canyon e calanchi sono stati intagliati, e il vento era la sua strada con l'arenaria volubile. Quello che resta sono formazioni rocciose distinte, come mesas tavolo, butte solitario e ponti di roccia naturali che caratterizzano i colori marziani-come rosso, viola, arancione, marrone chiaro, marrone e argilla gialla.


    "La cosa che senza alcuna ombra di dubbio mi è piaciuta di più della Monument Valley è stato arrivarci. La scenic byway I-163 che conduce all'ingresso della Monument è forse la più bella strada che ho percorso nel mio viaggio negli States ed ad essa ho dedicato tempo fà una recensione. Le ultime miglia prima della Monument sono qualcosa di unico che vi porterà decine di volte a fermare la macchina sul lato della strada per poter ammirare e fotografare i panorami. Arrivando da nord vi troverete i mittens e le altre formazioni rocciose della Monument che spuntano alla vostra sinistra in lontananza. Se non avvertirete un senso di deja vu, allora probabilmente avete vissuto da eremiti tutta la vostra vita. La sensazione di "sacralità" che si avverte passando per queste terre è qualcosa di unico ed il coinvolgimento emotivo è totale. Molte sensazioni si mescolano percorrendo questa strada e ricordi di cose viste al cinema si affiancano a pezzi di libri e a storie del vecchio west lette o sentite da ragazzi."
    (Giulio, experienceamerica)



    "La vera star dei miei film western è sempre stato il paesaggio... la mia località preferita è Monument Valley. Ci sono fiumi, montagne, pianure, deserti: qualsiasi cosa la terra possa offrire... Lo considero il luogo più completo, più bello e pacifico del mondo."
    (John Ford)


    .....scenari da film......


    Nel 1937 Harry Goulding, proprietario del Goulding's Lodge, sentì dire che alcuni produttori di Hollywood stavano programmando di girare qualche film western nel Sud Ovest in un epoca in cui lo splendore della zona era ancora sconosciuto ai più. Armato di un album di fotografie di Monument Valley, parti per la California e iniziò a bussare alle loro porte. Un anno più tardi John Ford portò una troupe nel remoto avamposto desertico appartenente a Goulding per girare Ombre rosse. Dalla prima apparizione sul grande schermo, le emblematiche alture dalla cima piatta di Monument Valley diventarono lo stereotipo del selvaggio West. La realtà geografica era irrilevante. Ombre rosse era la storia di una carovana che attraversava il territorio apache da Tonto, nell'Arizona meridionale, fino a Lordsburg in New Mexico. In effetti, fu girato per intero a Monument Valley da dove, come diceva John Wayne, "non ci si riesce ad allontanare". Wayne tornò nei paraggi per Sentieri selvaggi (1956), il cui personaggio trascorre cinque anni ripulendo il Texas dalla banda comanche guidata da Scar; in realtà Wayne rimase nel raggio di 8 Km da The Mittens. In sfida infernale (1946), Wyatt Earp, interpretato da Henry Fonda, spingeva la sua mandria attraverso Monument Valley fino a Tombstone; il paesaggio dell'Arizona meridionale fu ricostruito trapiantando cactus saguari e poggiando l'Ok Corral su una mesa poco lontana. Monument Valley diventò così il simbolo del deserto selvaggio che si apriva dietro le città sgangherate, í forti assediati, le capanne isolate o i grezzi steccati dei primi pionieri bianchi del West. In totale John Ford girò sette film a Monument Valley, tra cui la "trilogia cavalleresca" del Massacro di Fort Apache (1948) - in cui Wayne e Fonda recitavano con una Shirley Tempie ormai adulta -, I cavalieri del nord-ovest (1949) e Rio Grande (1950). Lavorò a stretto contatto con i navajo, i quali interpretavano indiani di qualsiasi tipo, accampandosi nei wigwam come in Sentieri selvaggi, presso quello che oggi è conosciuto come il John Ford's Point.....Si narra che lo stregone Hosteen Tso fu in grado di influenzare le condizione atmosferiche, invocando una tempesta di neve e una di sabbia per Sentieri selvaggi. La costruzione della prima strada per Monument Valley, negli anni Cinquanta, rovinò il paesaggio fino a quel momento incontaminato, ma John Ford volle girarvi anche Il grande sentiero (1963). Mori poco dopo aver annunciato la sua intenzione di girarvi Appointment at Precedence, nel 1972. Lo spettacolo del figlio dl Henry Fonda che fuma marijuana a Monument Valley in Easy Rider (1963) può aver segnato la fine del western classico, ma ia valle è rimasta ugualmente molto richiesta per le riprese cinematografiche. Clint Eastwood visse attimi di pericolo sulla cima di Totem Pole in Assassinio sull'Eiger (1975), e Michael J. Fox vi inseguì guerrieri indiani in Ritorno al Futuro III (1989). Tra i visitatori ci sono stati anche Mick Jagger in Freejack (1992) e Tom Hanks in Forrest Gump (1994), mentre nel western hip-hop di Mario van Peebles, Posse (1993), Monument Valley si è riempita di indiani sioux, di miniere d'oro e dì divise blu.



    La scelta di ambientare t cartoni animati di Willy il coyote a Monument Valley dipende probabilmente dalle apparizioni della valle nel fumetto Krazy Kat, tanto popolare negli anni Venti e Trenta. A dispetto delle opinioni di affermati critici come Cummings, che definì il paesaggio di questi fumetti "irrazionale", e Umberto Eco che parlò di "invenzioni surrealistiche, specialmente per quanto riguarda gli improbabili paesaggi lunari", il creatore di Krazy Kat, George Herriman, era un frequentatore del Goulding's Lodge. Le avventure di Krazy Kat e Topo Ingnazio - ambientate nella contea di Coconino - presero forma sullo sfondo di una realistica descrizione del paesaggio di Monument Valley.
    (parodos.it)


    "La valle e' vasta. Quando lo sguardo si perde non ci si rende conto che c'e' una fine. Si vedono i monoliti che si alzano nello spazio, e si pensa di avere incrontrato l'eternita'. Non sembra che esistano nel tempo. Pensi: Vedo che il tempo si ferma su questa faccia della roccia, e dall'altra parte c'e' il nulla, per sempre. Credo che solo in "dine bizaad", la lingua dei Navajo, che e' senza fine, questo posto possa essere descritto, o solo indicato nella sua vera sostanza."
    (Scott Momaday)



    foto di Marco Frigerio & Cristina Mian



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  8. gheagabry
     
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    Antelope Canyon, Arizona


    (GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)


    (AP Photo/The Daily Times, Brett Butterstein)


    (AP Photo/Giovanna Dell’Orto)


    (AP Photo/Matt York/FILE)



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  9. gheagabry
     
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    Le onde della Natura
    The Wave: meraviglia di luci e colori
    Sembrano ritratti disegnati dal pittore più esperto, ma è tutto reale. Ci troviamo nel Western Australia dove, nei pressi di Hyden...



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    Sembrano ritratti disegnati dal pittore più esperto, ma è tutto assolutamente reale, risultato millenario di una Natura che non manca mai di stupire e di affascinare. Ci troviamo nel Western Australia dove, nei pressi di Hyden, un’ incantevole formazione rocciosa sembra essere modellata in maniera virtuosa e plastica, come un’onda nell’oceano. Parliamo della Wave Rock, affioramento roccioso alto tra i 10 ed i 15 metri, vicino alla frontiera dello Utah, sulle pendici del Coyote Buttes, nel Vermilion Cliffs-Canyon Wilderness Paria, il Colorado Plateau. Il tutto risalente all’era giurassica, circa 190 milioni di anni fa.

    Secondo gli scienziati queste composizioni artistico-rocciose sono ex dune di sabbia sottoposte prima a calcificazione in strati orizzontali e verticali, tramutandole in roccia, poi all’erosione degli agenti temporali che hanno reso il tutto magicamente liscio come oggi appare. Ma occorre molta attenzione: le rocce sono molto fragili e occorre estrema delicatezza. Leggermente più a ovest di The Wave c’è la "Second Wave", dai colori più deboli, ma dall’interessante gioco di gradazioni e luci durante le calde ore del giorno.

    Ma dovete frenare i vostri entusiasmi: il Paria Canyon-Vermilion Cliffs Wilderness, che contiene il Wave, è amministrato dal Bureau of Land Management. Solo un loro permesso può garantirvi l’accesso, ma ne danno solo venti al giorno: dieci sono disponibili in anticipo da una lotteria on line, altri dieci sono “conquistabili” solo il giorno prima.

    Molte altre, inoltre, le attrazioni naturali che vi attendono in questa zona: dai dipinti aborigeni fino alla natura più bella. Potrete imbattervi anche in una grotta dalla forma di ippopotamo che sbadiglia. E se volete concedervi qualche confort o qualche ora di relax, vicino avrete anche il golf club e qualche pub: oltre all’Hyden Hotel Motel dove potrete dormire in una doppia per 162 dollari. Ma il gioco vale la candela…

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    Sembra tutto frutto di una mente artistica o di un incantesimo fantastico, ma in realtà un posto del genere esiste veramente.
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    Si chiama The Wave, l'Onda. E proprio di questo si tratta: onde, flussi, movimenti rocciosi che lasciano la scia impressa nella piccole montagne di pietra.
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    Per l'esattezza l'Onda è una formazione rocciosa arenaria situata negli Stati Uniti d'America, vicino all'Arizona e alla frontiera dello Utah, sulle pendici del Coyote Buttes.
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    Leggermente più a ovest di The Wave c'è la "Second Wave", dai colori più deboli, ma dall'interessante gioco di gradazioni e luci durante le calde ore del giorno.







    dal web!!!!

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  10. gheagabry
     
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    Death Valley National Park



    La Death Valley, la “Valle della Morte”

    è un Parco nazionale americano di oltre 13.000 km² situato nella California del sud, fatta eccezione per una piccola porzione appartenente allo stato del Nevada. La valle è contenuta all’interno del Deserto Mojave, l’anima segreta della California, troppo spesso dimenticato dai turisti attratti solo ed esclusivamente dal litorale.



    Questo torrido deserto ha costituito per quasi l’intero XIX secolo il principale accesso via terra alla California, con cacciatori di pelli, commercianti e coloni che vi peregrinavano per chilometri ad ogni stagione, senza contare la grande ricchezza mineraria del sottosuolo, che richiamò decine di migliaia di cercatori d’oro nel corso di buona parte della seconda metà dell’Ottocento. Una volta esauritesi le miniere d’oro e d’argento della zona, buona parte degli insediamenti sorti appositamente furono abbandonati, causando un generale spopolamento del territorio. Alle soglie del XX secolo emerse però una nuova generazione di amanti del deserto: Jack Mitchell si stabilì sulle lande incolte dell’East Mojave Desert, tramutando le Mitchell Caverns in una rinomata destinazione turistica; Walter Edward Scott, conosciuto come “Death Valley Scott”, trascorse buona parte della sua vita in un castello costruito negli anni ’20 dall’amico Albert Johnson ed attiguo al punto più caldo e basso dell’emisfero occidentale, per l’appunto la Death Valley.



    Ogni anno il Death Valley National Park accoglie migliaia di visitatori da tutto il mondo, venuti ad ammirare la qualità di luoghi storici e suggestivi panorami naturalistici. Regione di sconvolgimenti estremi, questa depressione incavata nella crosta terrestre raggiunge il punto più basso dell’emisfero occidentale, e presenta su entrambi i lati un perimetro caratterizzato da altissime catene montuose, che raggiungono anche i 3.350 metri nella parte ovest, generando picchi affilati come rasoi. Inospitale e dura per tutto l’anno, la Death Valley sfoggia colori tenui e canyon levigati, torride piane salmastre e delicate formazioni rocciose.



    Addentrandoci ad ispezionare più da vicino la valle ci si imbatte in Furnace Creek, il principale centro abitato, situato proprio nel cuore della vallata. Oltre ad offrire tutti i servizi, negozi di alimentari, alloggi, mezzi di trasporto ecc., il centro è praticamente equidistante da quasi tutti i punti di maggior interesse del parco, che distano relativamente poco dall’abitato. Un tempo le fonti di acqua che circondano la cittadina attiravano gli indiani Shoshone tutti gli inverni, ora invece le stesse copiose sorgenti fanno di Furnace Creek un’oasi, con numerosi edifici ombreggiati da palme secolari. Anche il campo di golf più basso del mondo si trova qui, 65 metri al di sotto del livello del mare.

    Zabriskie Point



    I siti scenograficamente più interessanti del parco sono: Salt Creek, un lago abitato dal coriaceo pupfish, un pesce nativo della Death Valley che sopravvive in acque quasi quattro volta più salate del mare ed a 44 gradi di temperatura, e circondato dai meravigliosi aironi azzurri, che i visitatori potranno ammirare percorrendo le apposite passerelle; Golden Canyon, cinque chilometri a sud di Furnace Creek, e contraddistinto dalle pareti giallo senape e cui il canale deve il proprio nome; Devil’s Golf Course, una distesa di dossi salini situata neanche venti chilometri a sud di Furnace Creek, generatisi in seguito all’evaporazione dei numerosi laghi che una volta bagnavano tutta la zona; Badwater, abitato da diverse varietà di animali, insetti e lumache nonostante la temperatura arrivi a toccare i 50 gradi; Le Dune, un’estensione di 36 chilometri quadrati di dune in cui affondare i piedi in compagnia di piccoli marsupiali, lucertole, serpenti a sonagli e coyote; Dante’s View, un punto di osservazione panoramico posto a 1.650 metri sulle altura perimetrali della vallata, il cui nome fa riferimento all’Inferno di Dante; Zabriskie Point, la cui fama è consolidata dall’omonimo film girato negli anni ‘60 da Michelangelo Antonioni, che offre vedute dalle variopinte colline del Golden Canyon; e Artist’s Palette, dei colli multicolore di ghiaia consolidata, depositi minerali e ceneri vulcaniche.

    Salt Creek



    Per chi proprio non vuole farsi mancare nulla, è possibile passare in rassegna anche due musei: il Borax Museum ed il Furnace Creek Museum and Visitor Center. Il primo custodisce attrezzi da miniera e congegni di trasporto utilizzati nelle raffinerie di borace a metà dell’Ottocento, ed è situato nei pressi della Harmony Borax Works, l’antico stabilimento di lavorazione mineraria oggi ridotto ad un rudere fatiscente. Il secondo offre reperti interessanti ed una proiezione di diapositive ogni mezz’ora riguardanti la storia naturale ed umana della Death Valley, oltre ad essere, quantomeno in inverno, il punto di partenza delle belle passeggiate organizzate dalla guardia forestale.

    Golden Canyon



    Come già detto il clima è torrido ed inospitale, con temperature medie che in luglio raggiungono i 46 gradi nei valori massimi, ed i 30 in quelli minimi, sconsigliando di stare a capo scoperto nelle ore centrali della giornata. L’escursione termica invernale è molto alta, visto che comunque in gennaio si arrivano a toccare i 4 gradi di media minime. Le precipitazioni sono scarsissime, assenti in estate, per un totale medio annuo di poco più di 50 mm di pioggia.

    Artists Palette



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    La Racetrack Playa, piatta come un tavolo da biliardo e lunga 4,5 chilometri, è occupata da qualche centinaio di rocce. Alcune sono piccole come palle da baseball, altre arrivano a pesare più di 300 chili. Anche le scie lasciate dai massi sono molto diverse: alcune molto corte, altre lunghe il doppio di un campo da calcio; altre ancora a zig zag.
    La Playa si trova nel cuore della Death Valley a 1100 metri sopra il livello del mare: non è raro, quindi, che le temperature notturne precipitino sotto lo zero, e che l'acqua piovana che si raccoglie nel lago ghiacciati

    Per capire meglio le dinamiche del fenomeno, nel 2011 un gruppo di geologi guidati da Richard Norris della Scripps Institution of Oceanography (California) ha "infiltrato" nella Racetrack Playa 15 massi equipaggiati con unità GPS attivate dal movimento, monitorati costantemente da una stazione meteo ad alta risoluzione e telecamere time-lapse.

    Dopo un paio d'anni, nel dicembre 2013, mentre la Playa era coperta da circa 7 centimetri d'acqua, con lo strato superficiale ghiacciato, è successo qualcosa: in una bella giornata di sole, intorno a mezzogiorno, il ghiaccio ha iniziato a creparsi, producendo i classici rumori da "vetro rotto".

    Affinché le rocce si muovano, occorre che si verifichino alcune circostanze concomitanti. La Playa deve essere ricoperta di uno strato d'acqua piovana (o di neve sciolta) abbastanza alto da ghiacciare d'inverno, e abbastanza basso da lasciare le rocce scoperte. Quando di notte il termometro cala, e la superficie dell'acqua congela, il ghiaccio deve avere uno spessore di 3-6 millimetri: abbastanza sottile da rompersi facilmente, abbastanza spesso da spingere una roccia.

    Al calore del sole il ghiaccio si rompe in grandi pannelli fluttuanti, che trascinati dal vento si muovono su quel poco di acqua e fango che rimane, spingendo le rocce lungo la Playa. I massi, a contatto con la terra, graffiano la superficie del suolo lasciando dietro di sé le famose scie.
    Traiettorie e velocità sono determinate dal vento: in genere le pietre si muovono piano, compiendo fino a 5 metri al minuto, spinte da venti che soffiano fino a 16 chilometri orari. Le rocce seguite dai ricercatori sono rimaste in moto da pochi secondi a 16 minuti; alcune si sono mosse anche di 224 metri, e in un caso se ne sono spostate 60 contemporaneamente.






    www.focus.it
     
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9 replies since 25/7/2011, 00:31   3031 views
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