LA CALABRIA 4^Parte

L’ASPROMONTE...RITI ANTICHI..GALATRO..CARDETO..BOVA..E IL FOLKLORE DELLA CALABRIA

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “ ... Venerdì ... vaghiamo persi tra bellezze senza fine assaporando i profumi e godendo dei colori di questa splendida terra ... il cuore è il centro del mondo, è il centro dell’uomo ... così noi andremo al cuore della Calabria, andremo sull’Aspromonte e da lì respireremo l’aria incontaminata di una terra forte e pura ... generosa e severa ... una virata veloce e attraversiamo una grande nube ... appena superata il sole ci indica la rotta da seguire e la strada sotto di noi indica ancora luoghi inesplorati da scoprire lungo i sentieri che portano al cuore della Calabria ... Buon risveglio amici miei ... siamo pronti a volare anche oggi ...”

    (Claudio)



    L’ASPROMONTE...RITI ANTICHI..GALATRO..CARDETO..BOVA..E IL FOLKLORE DELLA CALABRIA ...



    L’Aspromonte costituisce l’ultimo tratto delle “Alpi Calabresi”, termine con il quale i geologi indicano il complesso montuoso formato dalla Sila, dalle Serre e dall’Aspromonte, per evidenziare il fatto che queste montagne, formate da rocce cristalline hanno un’origine ed una geologia diverse dall’Appennino vero e proprio che termina a sud con il Pollino e l’Orsomarso…… si presenta come un’enorme piramide di roccia che, abbracciata dal mar Jonio e dal mar Tirreno raggiunge la sua cima più alta (Montalto1955 m) da cui si ammira lo Stretto di Messina…Nella sua parte più alta il massiccio si presenta come un complesso di altipiani, mentre i pendii scendono verso il mare con giganteschi terrazzi (piani o campi) o con strette e suggestive vallate e torrenti che, durante il tragitto, raccolgono l’acqua di diverse cascate (Forgiarelle, Maesano)….Tipica dell’Aspromonte è la presenza delle “pietre”che sono dei grandi conglomerati rocciosi modellati dal vento e l’acqua che nel corso del tempo hanno loro dato delle forme particolari che gli hanno valso dei nomi particolari: la Pietra di Febo, la Pietra Castello, le guglie delle Torri (Dolomiti) di Canolo, le Rocche di San Pietro, le Rocce degli Smalidetti, la Pietra Cappa, la Pietra Lunga, la Pietra Castello, la Rocca del Drago….. Il parco ospita diversi tipi uccelli, tra cui il Picchio nero, specie poco comune…I rapaci costituiscono forse l’elemento più di spicco della fauna dell’Aspromonte… l’Aquila Reale… il Gufo reale, il più grande rapace notturno europeo… il Biancone, dal piumaggio bruno sul dorso e bianco inferiormente..l’Astore e lo Sparviero.. il Falco Pecchiaiolo. Fra i mammiferi la montagna aspromontana offre un ottimo rifugio per il lupo, il gatto selvatico, con il pelo folto di colore grigio-nerastro con striature sui fianchi, e per la coda corta e grossa, di dimensioni maggiori rispetto al gatto domestico…. il Driomio, roditore presente in Calabria e sulle Alpi orientali, la Martora e lo Scoiattolo nero, una specie particolare in quanto differisce dagli altri scoiattoli per il manto nero anziché rosso-marrone.Fra gli altri vertebrati ricordiamo alcuni anfibi esclusivi della fauna italiana, quale la Salamandrina degli occhiali e, fra i rettili, la Testuggine comune.”


    “Legato ad un insolita credenza, è il rito “di lu majiu” (il “Maggio”): consiste nel porre all’esterno delle porte d' ingresso delle case, un ramoscello di faggio fiorito. Tale gesto si compie ogni anno puntualmente il 1° maggio ed è di buon augurio per l’avvento della bella stagione che nelle nostre montagne arriva proprio in questo periodo. La stranezza di tale rito è dovuta al fatto di credere che se non si pone il ramoscello di faggio alla porta non “arviscia”, cioè non si vedrà l’alba del giorno successivo.”



    “Un altro caratteristico rito è quello della “strhina” (la strenna). Esso riguarda i bambini che, il giorno di Natale e di Capodanno, vanno dai parenti più anziani per ricevere in regalo dei soldi. Un tempo era in uso che la madre preparasse “lu gurzidhu” (un sacchetto di panno che si legava con del filo di lana attorno al collo), nel quale i parenti più anziani ponevano delle monete in regalo. Molto particolare è l’usanza denominata “Lu vattisimu di li tiampi”…. è una tradizione tipicamente contadina ma che viene perpetrata anche da chi contadino non è. La leggenda vuole che la notte dell’Epifania (la notte tra il 5 e il 6 Gennaio), a mezzanotte, ci si affacci per vedere da quale parte spira il vento; quella sarà la direzione per la maggior parte dell’anno…Questo rito aiutava molto i contadini che, in base a “cu ci restau” (quale era la direzione del vento), avrebbero regolato i tempi della semina e degli altri lavori in campagna (non essendoci le previsioni meteorologiche).” “Un altro rito molto caratteristico è la “Riacita di Carnilevari”. Oggi, come un tempo, nei giorni del Carnevale, è in uso il proporre recite dialettali che spesso narrano di fatti e vicende accadute in paese. Una volta queste rappresentazioni mettevano alla berlina personaggi di spicco, spesso politici, della comunità o narravano la cronaca dei fatti salienti e pittoreschi accaduti durante l’anno (litigi, affari, corna, etc.).”



    “ Particolarmente apprezzata la produzione di pipe di grandissimo pregio realizzate in radica di noce….Per la realizzazione delle pipe si usa una protuberanza della radice della pianta Erica Arborea detta “ciocco”….che prima di essere utilizzato viene fatto stagionare almeno 2 anni (alcuni artigiani calabresi usano il “ciocco” solo dopo 9 anni)…Questa lunga stagionatura infonde al tabacco un gusto particolare ed unico…Il processo lavorativo delle pipe calabresi è affascinante. La lavorazione è ancora realizzata a mano in tutte le sue fasi….Il ciocco viene lavato e ripulito, poi tagliato e bagnato ripetutamente per diversi giorni, infine bollito e messo a stagionare per dieci anni. Dopo la stagionatura è pronto per essere lavorato, tagliato per arrivare all’abbozzo ed infine alla pipa….La produzione di pipe è una tradizione tramandata da padre in figlio ed è fra le più antiche e famose attività artigianali della regione.”


    “Galatro… Sono tante le ricorrenze religiose a Galatro. Il 6 dicembre viene festeggiato il patrono San Nicola con una Messa e una processione per le vie del paese. Alla figura di S. Nicola è legata una curiosa credenza popolare. Secondo la tradizione anticamente il Santo appariva nelle case del paese per benedire il granoturco con la sua urina. Per questo dopo essere state bollite le pannocchie venivano lasciate sul focolare. Il giorno dopo quelle erano per tutti le pannocchie benedette da San Nicola.”


    “Molto sentita è la festa della Madonna della Montagna il sette e l’otto settembre. L’avvio dei festeggiamenti è sancito dalla preparazione delle vampate (falò) che iniziano il 29 di agosto. Il sette la Madonna viene portata in processione alla chiesetta della Cona sull’antico altipiano della Xilina, al confine con San Pietro di Caridà. Nei giorni di festa la Statua della Madonna viene spostata dalla sua nicchia e agghindata con gioielli e oro ricevuti ex voto dai fedeli. In suo onore è tradizione percorrere la navata centrale della chiesa scalzi e in ginocchio. Altra antica tradizione è “l’Incanto” della Madonna, in cui la gente fa a gara a chi offre più denaro alla Vergine.”



    “A Cardeto è presente il gruppo “Asprumunti”, una delle maggiori compagnie folcloristiche della regione, impegnata costantemente a divulgare la tradizione musicale del posto che affonda le proprie radici nella remota civiltà greca. L’esempio migliore è quella della tipica “Cardoleta”, suggestiva ballata che viene riproposta durante le manifestazioni cittadine, come ad esempio i festeggiamenti patronali di San Sebastiano (a gennaio)”



    “Bova…è per tradizione il motore di Bova e vede gli uomini impegnati a lavorare legno e ferro, mentre le donne si dedicano al tessuto. Il fiore all’occhiello della produzione lignea è rappresentato da oggetti di uso comune – idem per il ferro – come cucchiai, forchettoni, bastoni, flauti, murcari (timbri per dolci), musulupàre (timbri per i formaggi) e ciaramelle. Analogo discorso anche per quanto sfornato dai telai: lenzuola, federe e tovaglie da tavola, con particolare attenzione anche ad artistiche coperte e tappeti dalle vivaci sfumature di chiari richiami bizantini. Il tutto realizzato in lino, canapa, seta, oppure lana.”


    “Reggio Calabria, terra di miti e di leggende. Un fenomeno unico al mondo che avvolse di mistero la città è quello che fu creduto dagli antichi opera della fata Morgana, la regina tra le streghe dei poemi cavallereschi. Nelle prime ore del mattino, in determinate condizioni, ad uno spettatore che si trova sulla costa reggina e guarda la riva opposta della Sicilia, potrebbe capitare di osservare per poco tempo, come se fossero molto ravvicinate, immagini in movimento della sponda opposta, pur se si trovano a notevole distanza. Quando le immagini appaiono semplici e dritte il fenomeno è detto Fata Morgana semplice; quando si ha una visione di immagini multiple o in concorrenza con oggetti reali o confusi con essi in piani diversi, si parla di Fata Morgana multipla. Scrisse Antonio Varano nelle sue Visioni:«In questo pel chiaror cristallo fido tante immagini vidi io, che all'alma parve che l'occhio fosse in presentarle infido». Ad osservare il fenomeno fu anche Padre Angelucci nell'agosto del 1643 che in "Ars magica luci set umbrae", una lettera citata da padre Kirkerii, descrive con incanto ciò che vide:«Il mare che bagna la Sicilia, si gonfiò e diventò per diecimiglia circa di lunghezza come una spina di montagna nera; e questo della Calabria spianò, e comparve un momento un cristallo chiarissimo e trasparente che pareva uno specchio, [.] In questo specchio comparve subito di color chiaroscuro una fila di più di diecimila pilastri di eguale larghezza ed altezza, tutti equidistanti [.] Questa è quella fata Morgana che 26 anni fa ho stimato inverosimile, ed ora ho visto vera e più bella di quella che mi si dipinse». Anche Ippolito Pindemonte così scrisse nel racconto a Temira:«E sul mare e nell'aria ordin fuggente di colonne con archi e dense torri e castella e pelagi a cento a cento, l'uno appo all'altro, e l'uno all'altro imposto: poi la scena mutando.». …..Racconta una leggenda probabilmente d'età normanna che durante un'incursione di Barbari il loro re, guardò dalla costa ionica la sponda opposta e vide un'isola incantevole con spiagge coperte di aranci e di ulivi, con un gran monte fumante – l'Etna – e una terra ubertosa, pensò di raggiungerla, d'un tratto vide una fanciulla che gli indicava la strada per entrare in Sicilia ma egli perì miseramente nelle acque dello Stretto. Questa fanciulla era Fata Morgana….Oggi sul lungomare di Reggio Calabria è posta una statua ispirata alla leggenda della fata Morgana, costruita con materiale che cambia colore con la luce del sole.”



    “Vibo… Un dolce sapore di frutta mista al salato degli affettati sembra fungere da pifferaio per chi passeggiando per le strade si sente catturato dall’aroma di una marmellata al gusto di clementine o di una pancetta stesa per bene in un panino a tartaruga. Per non parlare delle salsicce, una pregiata pietanza da poter gustare classica o con una punta di peperoncino e finocchietto che rende la carne sicuramente più saporita.”
    “Una tradizione che desta molta curiosità è quella di “li cuzzupi di li ziti” (biscotti dei fidanzati) o “ cuzzupi di Pasqua”. Anche questo rito, deriva da credenze pagane; “la cuzzupa” è un dolce tipico che viene preparato in occasione delle feste pasquali. Il dolce, ancor oggi fatto in casa, nella tradizione contadina, veniva preparato dalla madre “ di lu zitu” (il fidanzato), aveva di solito la forma di due cuori intrecciati e veniva donato alla “zita” (fidanzata), quale gesto d’amore e fedeltà; a volte ciò avveniva come richiesta di fidanzamento ed il restituirne una parte allo spasimante voleva significare l’aver accettato la proposta. Oggi il gesto della “cuzzupa” si effettua molto di rado ed è una delle tradizioni che purtroppo si sta perdendo, rimane in ogni modo vivo e ricco di significati, che le generazioni cosiddette moderne non hanno saputo comprendere e apprezzare come semplice messaggio d’amore.”


    “Lo “Stocco di Mammola”, che conta secoli di tradizione, viene preparato in maniera tradizionale in vari modi, diventando nel tempo il piatto tipico locale e tra i più importanti della Calabria. Anticamente era considerato il mangiare dei poveri, infatti i contadini lo consumavano e l’offrivano ai braccianti in occasione dei lavori duri nella campagna poiché lo Stocco dava energia in quanto era ed è considerato un alimento ad alto valore energetico; ancora oggi viene conservata questa tradizione. E’ noto altresì che il consumo dello Stocco da parte delle puerpere determina consistenti aumenti del prezioso latte materno, alimento primario nell’alimentazione sana dei neonati. La tradizione ormai radicata in tutta la Locride, vuole che, quasi da precetto, le famiglie consumino lo stocco il Venerdì Santo e la Vigilia di Natale. Altra tradizione locale è quella di usare lo Stocco come regalo. Infatti molti emigrati, al rientro delle ferie, portano lo Stocco sia per regalo che per consumo personale. Da ricordare la tradizionale Sagra dello Stocco dal lontano 1978, che si svolge ogni anno il 9 agosto nel Borgo Antico di Mammola, con la degustazione dello Stocco preparato in maniera tradizionale in vari modi e servito in tegami di terracotta (tianeji), in un clima di festa folkloristica con canti e balli.”


    "Chi è nato a Reggio Calabria certamente sa che uno dei riti culinari più antichi di questa città e della sua provincia è rappresentato dalla cosiddetta "frittolata"…Le "frittole" altro non sono che le carni meno pregiate del maiale, cucinate sapientemente da mani esperte nella "caddara", un caratteristico pentolone di rame zincato, la cui cottura, alimentata dal fuoco della legna, avviene lentamente e, come si suol dire , nel proprio grasso…..U "suffrittu"…Si tratta di un secondo piatto composto di frattaglie di vaccino in pezzetti: trippa, rene, intestino, accuratamente puliti e raschiati in acqua bollente e limone e quindi stufati in salsa molto rossa e piccante…le salsiccie secche o le soppressate, ma pure i vasi delle conserve, che possono essere confezionati con giardiniera oppure con pomodori secchi sott'olio…i tipici "maccarruni".
    Si tratta dei rinomati maccheroni con il buco, che venivano lavorati abilmente con i ferri sottili utilizzati per lavorare la lana…le "fave a maccu"; si tratta di fave secche, sgisciate pazientemente con arte, fatte sfaldare a mò di purè, da amalgamare con abbondante cipolla e, in alcuni casi mescolate con la pasta lunga, anche spaghetti, spezzata prima di essere buttata in pentola…le "uova chi curcuci" preparate con le rimanenze della cottura delle carni meno pregiate del maiale…le “costardelle”, piccoli pesci azzurri muniti di minuscola spada; si gustano preferibilmente con una cottura che li propone "'ndorati e fritti" o a cipuddata, praticamente cosparsi di aceto, aglio e cipolla dopo essere stati fritti…Ma la prelibatezza assoluta è rappresentata dalle delicate frittelle di "nannata"; si tratta del neonato pesce azzurro, che viene consumato anche crudo, condito con succo di limone ed un goccio di olio…Dolci tradizionali miele, mandorle, fichi secchi, agrumi…La "nzudda" rimane il simbolo di questa antichissima tradizione: miele caramellato, farina e fichi secchi prendono le forme più curiose e simpatiche..A Reggio ogni ricorrenza religiosa ha il suo dolce, lavorato seguendo le ricette tradizionali: a Natale si gustano i "petrali" , dolcetti ripieni di fichi secchi, noci e canditi, e decorati con cioccolato e zucchero; a Pasqua il dolce tipico è il "cuddhuraci", decorato con uova sode: le forme sono varie ma le più usate sono il paniere e la colomba. ..Anche il carnevale ha il suo dolce speciale: è la "pignolata", polpettine di pasta dolce, fritte in olio di oliva e unite tra di loro dal miele.”









    ASPROMONTE

    PARCO NAZIONALE

    Apertura

    Parchi e aree protette della Calabria
    La Calabria è una regione dalla natura aspra e selvaggia, dove in pochi chilometri dal mare si trovano rigogliosi boschi di montagna. La superficie boscata è tra le più estese d'Italia, con specie arboree di grande interesse come il pino loricato e il pino silano. Imponenti pareti rocciose, splendide radure d'alta quota, corsi d'acqua ricchi di vegetazione, oltre a quasi 800 km di coste, in parte danneggiate dalla speculazione edilizia. Tre i Parchi nazionali (Aspromonte, Sila e Pollino, ques'ultimo a cavallo con la Basilicata) e numerose riserve naturali statali, oltre all'imoprantissima area marina protetta di Isola di Capo Rizzuto. Moltissime le piccole aree di grande interesse naturale di cui si attende il riconoscimento. La percentuale di territorio protetto supera il 13% della superficie regionale. Nell'ambito del Progetto Rete Natura 2000 sono stati proposti 171 SIC (siti di importanza comunitaria) e 4 ZPS (zone di protezione speciale).


    Monte.TrePizzi-800

    IL LAGO COSTANTINO .

    costantino

    Il lago Costantino si formò durante l'alluvione nel 1973. Dopo giorni di intense piogge, il 1 gennaio 1973, una frana di enorme dimensioni si rovesciò sul letto del torrente Bonamico, in un tratto mediano della zona tra Polsi e San Luca, assestandosi perfettamente da una sponda all'altra. Si formò così una diga naturale e, nello spazio di qualche giorno, una enorme quantità di acqua e fango riempì l'invaso.
    La zona interessata è ricca di oleandri, per tale motivo, il lago creatosi, in un primo tempo, venne battezzato "degli oleandri", in seguito fu denominato ufficialmente "lago Costantino", dal nome dell'antico monastero di San Costantino del X sec. che sorgeva in quei pressi. Col passare del tempo la distesa d'acqua assunse sempre più le caratteristiche di un vero e proprio lago, con la tipica vegetazione sulle sponde, con la formazione di piccole spiagge e soprattutto con l'allocazione di una fauna prettamente lagustre. Le acque sono talmente limpide e pulite che può essere utilizzata come riserva di acqua potabile. Il lago si sviluppa in lunghezza per circa 2,4 km sul letto del fiume, per un perimetro totale di circa 5 km e una profondità massima di circa 18 metri. La profondità diminuisce di anno in anno a causa del deposito alluvionale che trasportato dalle acque del torrente si riversa nel lago facendo alzare il fondo. Col passare del tempo il lago sarà, quindi, destinato a scomparire lasciando posto a una distesa di sabbia.



    ECCO UN PO'..DI COSTUMI CALABRESI....

    SICOLI_1


    concord



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    ALLORA..LA SERA PRIMA DELLA FESTA..IL 26 SETTEMBRE...GLI ABITANTI..DI CANTINELLA..SI RIUNISCO..E..TUTTI INSIEME..SI AVVIANO..A PIEDI VERSO SAN COSMO.....IN ASSOLUTO SILENZIO.......(ci sono..circa 15 km...)..QUESTO..E' UN VOTO CHE FANNO..PERCHE'..I SANTI..COSMA E DAMIANO..VISTO CHE SONO..MEDICI..LI AIUTINO..A STAR BENE..IN SALUTE PER TUTTO L'ANNO.."poi l'anno dopo..lo rifanno"...VISTO CHE MIA SORELLA GEMELLA..ABITA A CANTINELLA..MI HA CONVINTO..A FARE..INSIEME A LORO..QUESTA..BELLISSIMA.."mica tanto"PASSEGGIATA..NOTTURNA.... :woot: :woot: :woot: .PASSI..PER..LA STRADA TORTUOSA..ED IN SALITA..PASSI..PER..IL TEMPORALE..CHE MI SONO..BECCATA...DURANTE IL TRAGITTO...PASSI..PER IL MAL DI PIEDI ALLUCINANTE..(continuavo a ..sedermi..ogni..mezz'ora..)..MA..STARE IN SILENZIO...AHJHHHHH.... :woot: ..PER ME..ERA TROPPO.....AHAHAH..OGNI VOLTA CHE..PROVAVO..A DIRE..."EM..SCUSATE.MA MANCA ANCORA MOLTO?!!!"...SENTIVO UNA SCIA..DI..SSSHHHHHHHSSSSHHHHHSHHHSHS............ED IO... :(...ALLORA PROVAVO..A CANTICCHIARE....LA-LA-LA-LA.........AHHHHHHHHHHHHH... <_< ....NN VI DICO..GLI SCAPPELLOTTI..E LE GOMITATE CHE..MI SONO..PRESA.....AHAHAHAH....MENO..MALE..CHE AL RITORNO..SI SCENDEVA IN PULMAN...AHAHAHAH.

    Gambarie, cuore vivo dell'Aspromonte, si può giungere da ogni direzione, dalla Piana di Gioia tauro, da Reggio Calabria e Gallico, lungo lo snodarsi della A/3, da Melito Porto Salvo e dalla Locride, lungo la SS 106 e da tanti luoghi ancora.Il primo rapporto di Gambarie con la natura, giungendovi, lo si può intuire attraversando il Bosco delle Fate, dai giganteschi pioppi tremuli, o la pineta dei Piani di Quarto, che i raggi del sole non riescono a penetrare, nell'ombra perenne si avverte il profumo forte delle fungaie e il mistero, nei più prondi recessi, di Orlando, dei suoi cavalieri e delle sue donne, come sono cantati nel poema epico La Chanson d'Aspremont. Gambarie è anche centro turistico più imprtante dell'Aspromonte, perchè vi si trovano gli alberghi, i ristoranti, il Club Alpino e tutti gli altri servizi sociali. La seggiovia consente, dai mt 1300 s.l.m. del centro abitato, di raggiungere i 1600 mt di Monte Scirocco, x toccare lassù " il cielo con un dito" con la straordinaria sensazione di volare sul mare, sulla Sicilia, Taormina, Messina, le isole Eolie, sul tirreno e lo jonio.Si perchè una delle peculiarità di gambarie e dell?Aspromonte è quella di essere come sulla coffa di una grande nave, con intorno il mare di Ulisse. L'Aspromonte fa parte deol massiccio calabro - peloritano ed è uno dei territori più antichi della penisola. La sua struttura granitico-cristallina è atipica rispetto a quella delle formazioni vicine ma massima curiosità assai simile a quella di alcune zone delle Alpi e di parte della Corsica e della Sardegna. Così forse, la somiglianza con le Alpi potrebbe indurre a vedere nell'Aspromonte una sorta di riproduzione delle vette e dei crinali alpini. La morfologia della montagna reggina è caratterizzata da forme addolcite da altipiani e da vasti gradini che si succedono via via verso il basso, formando ampie distese pianeggianti sulla costa del monte come degli immensi balconi che si affacciano sul mare. La struttura dellìAspromonte, la cui forma può richiamare alla mente quella di un cono, è fortemente incisa dalle fiumare, corsi d'acqua a regime torrentizio e senza sorgente, che data la brevità del loro percorso e l'accentuata pendenza hanno una notevole capacità di erosione. L'Aspromonte non è solo natura anche l'uomo con i suoi insediamenti con l'artigianato, ha conferito a questo massiccio particolari attrattive. L'artigianatoè ancora vivo in numerose forme, la tessitura un particolare di ginestra, si ritrova nell'area grecanica con motivi ornamentali che si richiamano alla tradizione bizantina, la lavorazione del legno è legata alla realizzazione degli strumenti d'uso pastorale( collari, stampi x formaggi, cucchiai, ecc.)o agricolo e particolarmente rinomata è la radica d'erica con la quale si fabbricano pipe ricercate anche dagli inglesi, la realizzazione di strumenti musicali quali tamburelli e zampogne, ed infine la ceramica che ha i suoi centri di produzione più importanti a Gerace e Seminara.La religiosità popolare ha trovato nell'Aspromonte la sede ideale della propria spiritualità con numerosi santuari e monasteri, mete di partecipati pellegrinaggi. Polsi è certamente il più frequentato con decine di migliaia di pellegrini che giungono anche dalla Sicilia ad onorare la Madonna della Montagna x poi lanciarsi in sfrenate tarantelle e pranzi pantagruelici a base di carne di capra. Insomma un paradiso verde al centro del Meditterraneo.

     
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