LA CALABRIA 1^Parte

COSENZA..DIAMANTE..PAOLA..POI LA SILA..CATANZARO..

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI

    “ ... Martedì ... a volte visitando l’Italia si ha l’idea più che sfogliare un libro di geografia, essere immersi in un gigantesco libro di arte, di storia ... una immensa raccolta di diapositive senza fine ... un cuore e un’anima immensi che pulsano e colorano ogni attimo del viaggio ... un viaggio nei luoghi arricchito dai colori delle anime che li popolano e raccontati da storie che si perdono nei secoli ... un viaggio attraverso i climi ... i monti, i mari i laghi e le immense distese verdi ... amo la nostra Italia e il suo unico modo di esistere e rappresentare ognuno di noi ... da oggi il nostro viaggio si arricchirà di un altro capitolo ... la Calabria ... scendiamo sempre più a Sud ... emozioniamoci ... la mongolfiera ci attende, è pronta a partire ... Buon risveglio amici miei ...”

    (Claudio)



    COSENZA..DIAMANTE..PAOLA..POI LA SILA..CATANZARO..PRIMI PASSI NELLA CALABRIA..



    "La posizione di Cosenza si abbraccia con un solo sguardo. La città è costruita su un ripido pendio, sopra il punto dove due fiumi, provenienti dalle due opposte valli, confluiscono sotto un unico nome, quello del Crati… La città, denominata Consentia, ha le sue radici nella civiltà greca. Con enfasi venne apostrofata "l'Atene della Calabria". Meta degli Itali, si narra che fu fondata da Brettio, figlio di Ercole,nel 365 a.C. Bruzio significa "schiavo resosi libero"….Il mito narrato da Pompeo Trogo e ripreso poi da Giustino narra che i suoi abitanti assunsero il nome di Brettii in onore della donna tramite la cui complicità espugnarono il campo dei soldati di Dionisio II di Siracusa….. L'episodio che sicuramente si lega alla storia di Cosenza è la morte di Alarico, re dei Visigoti nel 410 d.C. Si narra che il re, giunto nella città dei Bruzi malato di malaria, ivi sia morto dopo aver razziato e devastato la città di Roma. Si dice che fu sepolto nel Busento, insieme ai suoi tesori.. La leggenda si è tramandata nei secoli, sebbene non fu mai ritrovata alcuna traccia della tomba.”


    “Raccolto e accogliente, il centro storico di Cosenza schiude numerose bellezze artistiche e architettoniche..Piazza Tommaso Campanella, dominata dalla chiesa quattrocentesca di San Domenico, caratterizzata da uno splendido rosone e da numerose opere della fine del ‘700 custodite all'interno…. Corso Telesio, cuore palpitante delle città vecchia, chiamato un tempo "Via dei Mercanti", la Chiesa dei Cavalieri di Malta, Palazzo Tarsia e il Vecchio Palazzo di Città…..la Cattedrale, originaria dell'XI secolo…….Palazzo Sersale dove, nel 1535, fu ospitato l'imperatore Carlo V durante un soggiorno a Cosenza. A fianco spunta il Monastero delle Vergini, in cui sono custoditi numerosi capolavori pittorici del ‘500. Tutta la zona compresa tra Corso Telesio e la cosiddetta Giostra Vecchia, anima della Cosenza rinascimentale, …Palazzo Caselli, Palazzo Orsomarsi, Palazzo Bombini, gli Archi di Vaccaro e di Sambiase…… la Chiesa e il Convento di San Francesco, fondati, secondo la tradizione, da un discepolo del Santo..il Castello, altro possente simbolo della città, le cui origini risalirebbero all'anno Mille, durante la dominazione saracena”



    “Alle spalle un passato di gloria e guerre, ora una realtà di profumi con a guardia un isolotto dalle mille voci silenziose…. Diamante, la cosiddetta “Perla del Tirreno” le cui acque cristalline rendono palpabile il suo significato …Una penisola cinta per tre quarti dal mare in cui, di notte, il panorama si trasforma in uno specchio che riflette il luccichio delle stelle e il chiarore lunare…. Zona di controllo dagli attacchi saraceni e campo di battaglia di alcuni episodi delle guerre puniche tra Roma e Cartagine, fu distrutta dal plotone del temibile Annibale… I viottoli e l’asfalto lasciano il passo alle botteghe in cui la lavorazione del cuoio e la pittura su ceramica danno un tocco d’arte ..Circa centosessanta murales rendono vive le mura…..Realizzati a grandezza d’uomo rappresentano uno scorcio dell’antica vita quotidiana del Sud Italia che si mescola, in modo irreale, alla moderna giornata cittadina..era il 1981, quando circa ottantacinque pittori, anche d’oltreoceano, si armarono per dipingere la zona antica rendendo la città un album fotografico….Un tocco di storia si propone di fronte a questo scenario colorato: l’isola di Cirella.,che conserva ancora il fascino delle antiche abitazioni ormai abbandonate, ma nonostante tutto il luogo sembra tuttora riecheggiare del vociare di chi ha vissuto lì. Un’incolta vegetazione ricopre alcuni resti delle abitazioni e nasconde parte del castello che nel XVIII secolo era la fortezza del posto. Miti e leggende avvolgono questo villaggio fantasma. Secondo la tradizione popolare la città venne abbandonata in seguito all’invasione delle formiche, ma in realtà la zona fu lasciata al suo destino dagli abitanti nel 1808.”


    “Paola ..un borgo la cui porta d’ingresso è un grande arco in pietra che conduce i viandanti verso l’incantevole Piazza del Popolo…la Chiesa di Montevergine.. una maestosa fontana detta “dei pisciarieddi“…la Torre dell’Orologio che sorge adiacente ad uno dei palazzi più antichi dell’abitato, decorato con garbo da una schiera di piccoli balconi in ferro… numerosi e caratteristici vicoli, dalle antiche volte e dagli archi, così come dalle splendide scalinate….la maestosa “fontana dei sette canali” risalente al XVI secolo, che ricorda per la sua forma l’ampia coda del pavone, simbolo della città….verso la vetta delle colline di Paola si trova il complesso di interesse religioso più importante dell’intera regione: il Santuario di San Francesco….Di fronte alla monumentale struttura, che abbina fattezze moderne ad elementi tipici dell’antichità, i pellegrini sono soliti narrare la storia di uno dei miracoli più noti fra quelli che videro protagonista il Santo, ovvero l’attraversamento dello stretto di Messina – con partenza dal borgo di Catona – mediante il proprio mantello.”


    “Scalea ... la sua spiaggia dai sassolini grigiastri…. la grande distesa del lungomare ..una festa di colori: la luce chiara del sole, l’azzurro intenso del mare, il marroncino degli scogli e l’arcobaleno dei tendoni degli stabilimenti balneari… Da lontano, come se sfavillasse, c’è la Torre Talao posizionata su uno scoglio che ricorda la testa dell’Imperatore Bonaparte…eccola, la “Piccola Capri”, la baia che per i tre grossi scogli accanto alla riva rievoca i faraglioni dell’isola partenopea…Il Castello si staglia lì su un’altura.. ..lì fu firmato il “Patto di Scalea”, una sorta di spartizione territoriale…..a guardia della città, la Torre Giuda…. sembra una sentinella che vigila e sorveglia il paese.... “


    “Orsomarso… Ricca di vegetazione, è una cittadina cullata dalle acque del fiume Lao e rientra nelle meraviglie protette del Parco Nazionale del Pollino…La sua acqua è tra le più pure d’Italia …Posizionata sul lato della piazzetta una fontana sovrastata da un’incisione storica che la fa risalire al periodo fascista…. Incastonata nelle rocce e arroccata sulla parte più alta del paesino è la Torre dell’Orologio..La vita degli orsomarsesi non è però solo bellezza naturale e palazzi, gli abitanti, difatti, hanno la fortuna di “possedere” la Madonna di Lourdes, o meglio, la piccola Madonnina incastonata nella roccia.”


    “ Nel cuore della piana di Sibari, tra le pendici della Sila, il massiccio del Pollino e le acque del mare Jonio, si trova Corigliano Calabro maestosa su una piccola collinetta circondata da verdi uliveti e variopinti agrumeti….Si passa in pochi chilometri da paesaggi mediterranei, dove l'aria è impregnata di fragranze di zagare, a scenari alpini dal profumo di felci... E' un luogo ricco di numerose bellezze, tra le quali primeggia il Castello Ducale (X sec. d.C.), che domina la pianura sottostante…Edificato nel 1515 da Bernardino Sanseverino, principe di Bisignano e conte di Corigliano, il castello di San Mauro rappresenta uno dei più significativi esempi di architettura rinascimentale in Calabria. E' situato ai margini della fertile pianura coriglianese, in località Cantinella… fu ospitato nel novembre del 1535 l'imperatore Carlo V, reduce dalla campagna di Tunisi….Passeggiando nei vicoli del Centro Storico colpiscono le atmosfere ormai scomparse altrove….La marina di Corigliano Calabro, un tempo conosciuta come “IL CUPO”, rappresentava nel 1500 un importante punto di raccolta e smistamento di granaglie e di olio…. A pochi chilometri dal centro storico, si raggiunge Piana Caruso, una splendida località di villeggiatura, folta di vegetazione, fauna e di ricchezze ambientali, con il parco e le sue foreste di castagni, pini querce ed abeti. Fatevi coinvolgere dall'incanto di questi luoghi, dai suoi paesaggi e dai suoi intensi aromi….Un nome illustre Rino Gattuso Nato a Corigliano Calabro il 9 gennaio 1978 è Campione del mondo con la Nazionale italiana nel 2006. Con il Milan ha conseguito i titoli di Campione d'Europa nel 2003 e nel 2007 e Campione d'Italia nel 2004.”



    “I comuni di Caloveto, Cropalati, Pietrapaola mostrano un vero e proprio lavoro di traforo a cielo aperto, eseguito nella tenera pietra di tufo che ospita i rispettivi abitati. Grotte di cen¬tinaia e centinaia di anni che diedero rifugio ad esuli, asceti, anacoreti, eremiti e santi, ma anche, in tempi più recenti, a sfollati e briganti. Presenze diffuse un po’ in tutto il ter¬ritorio pedemontano della Sila Greca, ugualmente rinvenibili a Rossano, Campana, Paludi, Calopezzati. Si tratta degli antichi e suggestivi resti dell’architettura rupestre di tipo eremitico o lauritico, altrimenti detta ipogea (=sottoterra): grotte artificiali realizzate a partire dal VII-VIII secolo da pazienti monaci calabro-greci, conosciuti come “basiliani”, i quali, in fuga dai territori dell’Impero bizantino, “edifi¬carono scavando”, in tutte le zone arenarie e tufacee, rifugi, chiese e monasteri”


    “L'Altopiano della Sila è uno dei luoghi più belli e suggestivi d'Italia. Si trova nel cuore della Calabria a cavallo di tre province: Cosenza, Catanzaro e Crotone. E' un altipiano con una altitudine media superiore ai 1.300 metri slm. Presente una corona di monti la cui cima più alta, il Monte Botte Donato, raggiunge i 1.928 metri. La Sila è ricoperta da una grandissima foresta costituita in gran parte da faggi e conifere. Il suo territorio è ricchissimo di risorse idriche e questo ha permesso la creazione di laghi artificiali che si sono integrati perfettamente nel già incantevole contesto naturale del luogo rendendolo più suggestivo. La Sila, nei primi trent’anni del secolo scorso subì sul suo territorio una radicale trasformazione: le sue dolci valli e le sue pendici solitarie, furono animate dalla vita intensa dei cantieri che trasformarono quelle distese paludose in laghi di preziosa bellezza, imprigionandovi le acque che scendevano dalle montagne, facendole poi defluire alle turbine rombanti, rinnovando in ogni istante, il miracolo della generazione dell’energia elettrica…I laghi Arvo ed Ampollino, i primi due invasi costruiti sull’altopiano, sono come due gemelli, uniti da un invisibile cordone ombelicale….Davvero notevole è la varietà delle specie vegetali che caratterizzano l’altopiano della Sila, tanto arboree quanto erbacee ed arbustive, come pure da attribuirsi all’attività dell’uomo sottoforma di riforestazione o messa a coltura di varietà destinate all’alimentazione umana ed animale. Le propaggini del massiccio silano sono caratterizzate soprattutto dalla presenza di foreste a latifoglie. “


    “Sul versante orientale della Calabria, sorge la città di Crotone, il più importante porto della costa calabro-ionica. È situata su un promontorio della costa ionica, tra i fiumi Tacina Neto, e con i suoi 50 Km di costa protetta, abitata da rari esemplari di flora e fauna, si affaccia sul mar Ionio…Secondo la leggenda Ercole, avendo ucciso per sbaglio l’eroe Kroton, promise che in quel luogo sarebbe sorta una città che si sarebbe chiamata come l’amico ucciso.La città è divisa in due parti: quella antica, che sorge su un’altura ed è circondata dalle mura medievali, e quella moderna, i cui quartieri risalgono al 1870…..Il Centro Storico, posto su un’altura (il colle Cavaliere) racchiusa nelle mura cinquecentesche, conserva ancora, nelle stradine che conducono alla fortezza.. nell’intreccio di viuzze e vichi chiusi, un aspetto medioevale…D’altra parte, i ballatoi arcati, le case torri e i vignali d’ingresso alle abitazioni sono frutto dell’impronta stilistica impressa dal viceregno spagnolo….Piazza Castello, sulla quale si affacciano imponenti palazzi nobiliari, come palazzo Morelli e il palazzo Barracco..La Pescheria è un caratteristico quartiere del centro storico. Qui si incontrano vari esempi di arte, come il duomo edificato nel XI secolo, poi ristrutturato nel ‘500 e nel ‘700….In Piazza del Duomo è situato il Duomo di Crotone: eretto nel XVI secolo, fu integralmente ricostruito nei secoli XVII e XVIII. La facciata è di stile classicheggiante, mentre l’interno è a tre navate. Custodisce una fonte battesimale del XIV secolo e la tavola bizantineggiante con l’immagine di una Madonna nera, detta “Madonna di Capo Colonna”, che la tradizione dice portata dall’Oriente nei primi anni del cristianesimo. …La Chiesa dell’Immacolata, innalzata nel 1738 per volontà di Gerolamo Cariati, fu dedicata all’Immacolata Concezione consacrata nel 1777..La Chiesa di S. Giuseppe, costruita nel 1719 per cura di Onofrio De Sanda, presenta una facciata con un portale lapideo a cartigli. Il Santuario di Santa Maria di Capo Colonna sorge sul promontorio lacino: venne eretto in luogo di un preesistente tempio intitolato a Hera Lacinia, del quale rimane solo una colonna in stile dorico.”



    “…Santa Severina, cittadina della provincia di Crotone abitata da poco più di duemila abitanti, arroccata su d’un crinale ad un’altitudine pari a 350 metri sul livello del mare. La sua fondazione è da attribuire all’antica popolazione degli Enotri, ma tra le pagine della storia locale compaiono anche i nomi dei Bizantini, dei Normanni, degli Angioini e dei Borboni. fasti di un passato degno di lode si possono tutt’oggi notare in ciò che d’allora è rimasto intatto. Nella suggestiva cornice naturale delle alture circostanti, difatti, spicca l’imponente castello normanno, risalente al secolo XI. Realizzato su una struttura preesistente di epoca romano-bizantina.. A dominare la scena v’è anche la stupenda Cattedrale con impianto a croce latina risalente al XIII secolo….al suo interno sono custoditi numerosi cimeli di pregio come una bolla redatta da papa Lucio III in quel di Anagni nel 1183, oppure un raro incunabolo del 1476…il Battistero…l’unico esempio bizantino giunto praticamente integro fino ai giorni nostri. Un vero e proprio gioiello dalla forma circolare, avente quattro appendici ed affreschi databili tra il X ed il XV secolo.”



    “Catanzaro….La storia leggendaria è collegata a quella di Skilletion, infatti, leggenda vuole, che la città magno greca adagiata a poche centinaia di metri dal quartiere marinaro di Catanzaro, venne fondata da Ulisse..L'Istmo di Catanzaro era ed è il punto più stretto d'Italia, dove i due Golfi: quello di S. Eufemia e quello di Squillace distano poco più di 30 km. Quindi un punto di passaggio quasi obbligato lungo la rotta oriente - occidente. Da qui, secondo diversi studiosi, passò Ulisse, questa era l'omerica "Terra dei Feaci", e al centro dell'Istmo, nella zona dell'antica Teura l'odierna Tiriolo, doveva essere posta la mitica regia di Alcinoo…. Skilletion venne rifondata da Annibale e assunse il nome di "Castra Hannibalis". E proprio in questa zona che si combattè una delle più grandi battaglie della storia. Nel 207 a .C. a sud di Catanzaro, tra Montepaone e Soverato, si tenne lo scontro finale tra le forze romane, comandate dal console Marco Claudio Marcello e il mitico condottiero dei Cartaginesi, Annibale….”



    “Catanzaro ha un territorio vasto e variegato che si estende per quasi 25 km dal promontorio pre silano degradando dolcemente verso il mar Jonio, ma allo stesso tempo guarda verso il Tirreno grazie alla piana di Germaneto e all'istmo di Catanzaro. Il quartiere Sant'Elia è quello posto più in alto, quasi ai piedi dell'altopiano silano, dal quale dista una ventina di chilometri. Il quartiere Lido è invece adagiato sullo Jonio, ha un arenile che si estende per una decina di chilometri dalla foce del Corace (l'antico Crotalo) fino alla foce del Simeri. Mentre il quartiere di Gagliano (il cui toponimo si rifà a quello della famiglia nobiliare romana dei Gallianus, che qui avevano le loro residenze), guarda dall'alto sia il Tirreno che lo Jonio.”


    “Affacciata sull'omonimo golfo della costa jonica, Squillace è un borgo ricco di storia ed arte…Il centro attuale nacque all'epoca delle invasioni longobarde e saracene (VII-VIII sec.) che spinsero gli abitanti dell'ex colonia romana Scolacium a trasferirsi sul colle attuale per avere un migliore controllo del territorio….Durante la Seconda Guerra Punica probabilmente appoggiò Annibale come altre città greche nel disperato tentativo di resistere ai Romani. In seguito all'abbandono del generale cartaginese dell'Italia (203 a.C.) il centro divenne colonia romana con il nome Scolacium…Durante l'epoca imperiale continuò a prosperare e nel IV secolo divenne sede vescovile…Qui nacque Flavio Aurelio Magno Cassiodoro (490-583 a.C.), primo ministro dell'imperatore Teodorico e del goto Vitige, il quale alla fine della sua carriera tornò a Scolacium fondando il Vivarium e il Castellense. Il primo era un centro di studi e biblioteca considerata la prima università d'Europa, il secondo un centro studi per l'insegnamento dell'agricoltura…Salendo il paese si ammirino i tanti portali in pietra scolpita dei palazzi nobiliari. Si arriva in Piazza del Municipio dove sorge Palazzo Pepe che conserva una lapide in pietra che ricorda la costruzione di un acquedotto romano (143 d. C.)…. il suo Castello, fondato dai Bizantini, assediato e preso dai Saraceni, ricostruito dai Normanni e modificato dagli Angioini. Da qui si gode di un panorama stupendo sulla costa jonica e Catanzaro.”



    “Anticamente identificato in Borgo Palagorico, faceva parte di Squillace. Il nome deriva dalla famiglia dei Borgia che lo infeudarono nel 1494. Fa parte del suo territorio "La Roccelletta" con la grandiosa basilica di Santa Maria della Roccella, edificata nell'XI sec. di cui restano significative rovine. Nella stessa area anche il Parco Archeologico Scolacium…. Vi nacque nel 1774 e mori in Parigi nel 1832 Antonio Pitarro, medico di Napoleone Bonaparte.”


    “Copanello…Si trova nel cuore della Costa degli Aranci, quel tratto di costa che si affaccia sul golfo di Squillace e che comprende ben otto frazioni, tutte attraversate dalla statale 106. Tra queste le più conosciute sono: Copanello, considerata la gemma dell’intera costa, Caminia, Pietragrande e Soverato. Copanello è una delle più importanti stazioni balneari della Calabria ..l'alta scogliera, che si protende nel mare e su cui sorge il paese, interrompe brevemente la spiaggia…intorno alla scogliera sparsi qua e là, vari piccoli scogli rocciosi presentano un variopinto fondale marino di notevole bellezza….Tra Caminia e Copanello sono presenti diverse località, come le famose Vasche di Cassiodoro dove gli antichi romani allevavano le murene e i cui fondali sono caratterizzati da sabbia bianchissima; la grande varietà di concrezioni di cui sono ricoperte le rocce, la presenza di archi rocciosi, tane e spacchi dove trovano rifugio spigole, saraghi e persino cernie, rappresentano un vero e proprio paradiso per le immersioni, soprattutto notturne; questa zona ha una valenza storica ed archeologica di grande”







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    TREBISACCE

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    Trebisacce è situata sulla costa nord-orientale del Mare Jonio, in Calabria e precisamente nella parte settentrionale della pianura di Sibari. Il territorio è caratterizzato da una fascia costiera, da terrazzamenti e da colline. Il paese si trova a 77 m s.l.m. e con il Monte Mostarico raggiunge un’altitudine di 774 metri. Ha una superficie di 26,65 Kmq. Il litorale si estende per 8 km. Ha una popolazione di 10.000 abitanti. L’abitato è suddiviso in due zone: quella antica detta, comunemente, Paese (o centro storico), si trova arroccata su un pianoro; quella in basso, detta Marina, è invece, situata lungo il litorale Jonico. L’antico borgo è circondato da mura innalzate nel XVI secolo per difendere l’abitato dalle incursioni dei Saraceni. Un tempo la cinta muraria, nota come Bastione, era accessibile da quattro porte chiamate San Leonardo, Annunziata, San Martino e Sant’Antonio. E’ definita il “balcone dell’Alto Jonio” e da qui, si può gustare uno straordinario panorama. Sono visibili le torri Saracena dei territori di Albidona e Villapiana, che, insieme al Bastione e ad altri luoghi d’avvistamento, rappresentavano il sistema difensivo contro i pirati. Di particolare interesse risulta la Chiesa di S. Nicola di Mira eretta nel 1040 in epoca bizantina e ricostruita, più tardi, in stile barocco, con i tipici cerchi di coppi circondanti la cupola e il campanile basiliano del XII secolo coi caratteristici pennacchi interni.



    La parte nuova della cittadina, chiamata ,comunemente, Marina, consiste di buona parte delle case padronali della vecchia Marina di Trebisacce costruite intorno al 1900 e precedente a questa data la costruzione di due Taverne: quella di Pucci frequentata da montanari provenienti dalla Basilicata in cerca di lavoro stagionale e quella dei Chidichimo, con attiguo magazzino, frequentata da lavoratori del luogo.



    Cenni storici su Trebisacce


    Trebisacce deriva dal bizantino Trapezàkion “piccola tavola”, “mensa” e risulta un chiaro riferimento al pianoro su cui è sorto l’abitato. Sull’origine del nome concordano storici e linguisti: da Alessio a Rholfs, da Caracausi a Trumper - Di Vasto - De Vita e a Laviola. Trebisacce è menzionato in due importanti documenti del secolo XII: il primo è un atto di donazione datato 1116 con il quale Alessandro di Chiaromonte concesse alla diocesi di Cassano la terra di Trebisacce, il secondo documento è un contratto nuziale del 1196 che attesta il toponimo de Trapezacio e riporta il nome di un cittadino del luogo. In epoche remote il territorio, per come indicano le testimonianze archeologiche, registra la presenza di insediamenti umani. Di particolare interesse risulta il sito in località Broglio dove è stato portato alla luce un villaggio protostorico e reperti risalenti alla media età del Bronzo finale e della prima età del Ferro. Con lo stanziamento greco nacque una attivissima rete di comunicazioni tra le varie polis (Sibari, Metaponto, Siri, Crotone, Locri, Taranto). In particolare i nostri antenati, già abbastanza evoluti, trassero benefici dai commerci e dall’influenza che le colonie esercitavano coi loro traffici, le loro abitudini di vita. La viabilità marittima delle polis fu resa attiva da una fitta rete stradale della quale si conoscono i tracciati di Sibari-Campo Tenese- Lao , Sibari-Crotone, Sibari-Esaro-Belvedere, Sibari-Taranto. Quest’ultima partiva da Taranto , sfiorava Metaponto, Heraclea , Siris e giungeva a Sibari. Fu questa strada che toccava Trebisacce Marina a favorire le fortune di Trebisacce. Il paese possedeva la materia prima , e di ottima qualità, l’argilla della contrada Vitraro, utilizzata nella produzione di mattoni e dai ceramisti: fiorenti erano i laboratori artigianali per la produzione di figuli. Inoltre, la sua eccellente posizione strategica con eventuale ritirata su Monte Mostarico e l’immediata vicinanza al mare, costituiva, come oggi, un punto obbligato e di controllo dell’unica via di comunicazione fra Metaponto e Sibari. Con la conquista della Magna Grecia da parte dei Romani, vi fu un decadimento economico dovuto a cambiamenti della struttura politica e amministrative della Sibaritide. La documentazione archeologica del periodo romano nell’area di Trebisacce risulta scarsa. Del periodo bizantino l’unica nota monumentale è il campanile basiliano e la chiesa di S. Nicola di Mira. In questo periodo il paese comincia a chiamarsi Trapezàkion da cui deriva Trebisacce. Da allora in poi diventa un feudo e passa da un signore all’altro. Nel 1576 il paese dovette subire l’attacco di un’armata turca (10.000) ma i trebisaccesi sebbene inferiori nel numero combatterono per tre giorni con coraggio ricacciando gli invasori ; gli aiuti mandati dal principe di Bisignano Bernardino Sanseverino arrivarono solo nella parte finale della battaglia. Dopo il principe di Bisignano vi fu un susseguirsi di principi, baroni, duchi. Il riordino amministrativo francese , nel 1807, lo incluse come università (luogo) nel governo di S. Lorenzo Bellizzi. Nel 1814 fu trasferito nel circondario di Amendolara e dichiarato comune autonomo.

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    Lussy ....

    1230_spiaggiatrebisacce_1233000769......AMICI..SAPESTE QUANTE VOLTE SONO STATA SU QUESTA SPIAGGIA.E COME MI DIVERTIVO CON GLI AMICI.............BEH...IL PRIMO BACIO..I PRIMI BATTICUORI..LA..MIA PRIMA ESPERIENZA..DA..."GRANDE.."..IL SENTIRMI..SEMPRE..FELICE E SPENSIERATA-.E POI QUI..HO INCONTRATO MIO MARITO...HO FOTTO PARTE PER LA PRIMA VOLTA...AHAHAH.DI UNA SQUADRA DI CALCIO..EM..NN ERO MOLTO BRAVA..PERO'..AHAHA..QUANTE CADUTE IN MEZZO AL CAMPO...E COME MI SEMBRAVA..LONTANA QUELLA PORTA DELL'AVVERSARIO.....SE CI PENSO MI VEDO ANCORA LI'..CHE.CORRO..E..CORRO..E..CORRO...............locomotore
    QUESTA..PER VOI..NN E' NIENTE.MA..PER ME.............E'..LA STAZIONE..DOVE..OGNI MATTINA

    ..DOPO..30KM.SCENDEVO..E..MI AVVIAVO..VERSO..LA MIA SCUOLA..CON TANTISSIMI..AMICI...





    TREBISACCE ... IL LUNGOMARE

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    ROSETO CAPO SPULICO

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    IL CASTELLO DI ROSETO

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    SIBARI
    UN TEMPO UNA GRANDE CITTA'...ORA..UN PICCOLO PAESE

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    Storia
    Sibari era la più antica colonia greca delle colonie cosiddette "achee", e uno dei più antichi insediamenti greci in Italia meridionale. Secondo alcune fonti sarebbe stata fondata verso il 720 a.C. da Is di Elice, con coloni achei e, secondo Aristotele, anche di Trezene, anche se i Trezeni furono ben presto allontanati per l'insorgere di conflitti intestini. Sorgeva in un sito caratterizzato da pianura particolarmente fertile, divenuta solo successivamente insalubre: la città accrebbe presto la sua ricchezza, grazie anche ai rapporti commerciali con il Mediterraneo orientale (p.es. la città di Mileto), e allo sfruttamento delle risorse di un ampio territorio, controllato anche grazie ai rapporti instaurati con molte comunità locali, che probabilmente furono in alcuni casi assoggettate. Sibari al culmine della sua potenza controllava, secondo Strabone (6, 1, 13), un dominio di cui facevano parte 4 popoli e 25 città ed era straordinariamente popolosa, anche perché, contrariamente a quanto accadeva nelle antiche poleis greche, la tradizione vuole che fosse particolarmente prodiga nel concedere la propria cittadinanza. Fondò altre colonie in Italia meridionale, come probabilmente Metaponto (fondata secondo lo storico siracusano Antioco insieme con Achei fatti venire dalla Grecia), sul Golfo di Taranto, e, sul Tirreno, Poseidonia (Paestum) nell'attuale Campania, Laos e Scidro probabilmente sulla costa tirrenica della Calabria settentrionale, anche se ancora non identificate con sicurezza. Il controllo politico su questo vasto territorio, che è stato definito dagli studiosi moderni "impero" traducendo il termine greco arché (= dominio, potere) era esercitato da Sibari tramite rapporti differenziati con le diverse comunità che vi erano insediate, a vario titolo alleate o subordinate alla città dominante, come sembra dimostrare una importante iscrizione e una nutrita serie di monete di centri minori (greci e non greci) che recano oltre propria denominazione il simbolo del potere sibarita, cioè il toro retrospiciente che caratterizzava le monete incuse (vd. figura) della città dominante.



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    soverato



    Scavi di Sibari

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    Nel 1932, si intrapresero gli scavi archeologici che portarono all'identificazione dell'antica Sybaris.
    L'area archeologica di Parco del Cavallo, visibile dalla SS 106, si trova sulla sinistra del Crati. Dalle fonti, è giunta fino a noi l'idea dell'opulenza, del lusso e del benessere dell'antica Sibari. Fu la più ricca e antica colonia achea d'Italia, fondata nel 730 a.C., secondo Strabone, tra due fiumi, il Crathis (Crati) e il Sybaris (Coscile), che allora sfociavano separati nello Ionio; il nome Sybaris era quello della capitale della Colchide. Dopo Taranto, fu la più grande città della Magna Grecia, la sua popolazione contava 100 000 abitanti: nel 510 a.C. Gli scavi hanno messo in luce le fasi romane, più superficiali e consistenti dal punto di vista monumentale. Nel Parco dei Tori, è emerso un quartiere artigianale della Sybaris arcaica. Sono visibili i resti, di un edificio rurale, relativo alla città di Thourioi (ca. 400 a.C.),ed altri edifici più antichi (VI a.C.). Sulla collina, verso il mare, in località Salto, è stata rinvenuta una tomba sotterranea decorata, probabilmente, appartenente ad un guerriero brettio, come evidenzia il ricco corredo: corazza anatomica in bronzo, elmo, cinturoni, lance e spada in ferro, recipiente potorio in argento, vasi italioti a figure rosse, un'anfora greco-italica e una corona di bronzo dorato con particolari in terracotta. I reperti provenienti dal sito sono esposti nei Musei di Reggio Calabria e di Sibari (corredo del guerriero brettio). Non distante dall'antica Sibari, si trova un terrazzamento naturale, denominato Timpone della Motta, che sovrasta la piana e l'arco costiero ionico. I dati archeologici che hanno provato l'esistenza di un abitato indigeno dell'età del Bronzo ed un secondo dell'età del Ferro. I Greci, alla fine dell'VIII a.C., occuparono la sommità del colle e costruirono un santuario dedicato ad Athena. In località Macchiabate è possibile visitare un'estesa necropoli dell'età del Ferro (VIII a.C.), caratterizzata da sepolture a fossa, coperte da tumuli in ciottoli di fiume. Particolarmente ricchi risultano essere alcuni corredi, che denotano una differenziazione sociale; tra gli oggetti di particolare interesse sono da menzionare: la coppa fenicia in bronzo, con figure sbálzate (ca. 770 a.C.), tré kotylai , uno scarabeo in serpentino. In località Timpone della Motta era l'abitato, mentre sulla sommità della collina sorgeva il santuario di Athena, il cui culto è provato, da un'incisione su bronzo, che ricorda la vittoria ai giochi olimpici di Kleombrotos e la dedica alla dea della decima parte del premio guadagnato.



    PIETRAGRANDE VICINO SOVERATO

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    I LAGHI DI SIBARI

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    La Calabria è una delle regioni più antiche d’Italia, terra dalle mille sfumature, che offre anche ai turisti più esigenti uno spettacolo difficile da dimenticare. Con le sue meravigliose coste, la ricca flora naturale, le lussureggianti foreste e le immense distese verdi, circondate da suggestivi corsi d’acqua sono un paradiso naturale tutto da scoprire. La Calabria è anche meta ideale per escursionisti, amanti della natura ed intenditori d’arte.I luoghi limitrofi da visitare sono i seguenti:

    GLI SCAVI DI SIBARI

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    Gli scavi archeologici mettono in luce l'area occupata dall'antica Sybaris; nel parco dei Tori sono visibili i resti del quartiere settentrionale di Sybaris, nel parco del Cavallo invece sono stati messi in luce i resti di Copia. Le località dove sono stati eseguiti gli scavi sono: Stombi, Casa Bianca, lo scavo di Parco dei Tori e del Parco del Cavallo. Gli scavi archeologici, sono tuttora in corso è vengono eseguiti con tecniche d’avanguardia anche perché l’antica città è ancora in gran parte sepolta. Vicino al fiume Coscile vi è la necropoli dell’ età di ferro di Torre del Mordillo, scoperta nel 1888. Nei pressi della stazione ferroviaria di Sibari vi è il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide dove raccoglie i corredi delle tombe greche e protostoriche, ceramiche e bronzi. Nel Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide sono conservati i materiali di provenienza urbana e del territorio circostante, corredi funerari del IX-VIII secolo a.C. e reperti provenienti dal vicino santuario greco di Athena.

    I LAGHI DI SIBARI

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    I Laghi di Sibari sono situati a pochi minuti da Sibari e da Marina di Sibari, ed è il più grande complesso nautico del Mediterraneo per la navigazione da diporto destinata all’Africa settentrionale e alle coste della Grecia. I Laghi si compongono di diversi complessi residenziale e di diversi residence tutti all’interno del grande insediamento residenziale turistico più attrezzato dello Ionio. I Laghi di Sibari sono completamente immersi nel verde, vengono comunemente definiti “La piccola Venezia”, é dispongono di circa 2000 posti barca. Il centro è nato intorno agli anni ’70 con una serie di villette a schiera. Il villaggio è adagiato alle spalle di una lunga spiaggia attrezzata e dista circa 900 mt dal mare ed è collegato alla spiaggia da un servizio navetta. È stato creato con un sistema di chiuse attraverso le quali l’acqua si inoltra nella terra ferma sino a formare degli invasi navigabili da cui si accede direttamente alle abitazioni private. Il centro è fornito di tutti i servizi necessari ad un ‘ottima e gradevole permanenza estiva. I Laghi dispongono di un centro commerciale con ristorante , pizzeria, market, farmacia e negozi vari, cinema all’aperto, vari bar all’aperto e parcheggio interno. E' possibile praticare sia attività nautiche e sportive in genere che ricreative (animazione, discoteca, piano bar ).

    LE TERME DELLA SIBARITIDE

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    Le Terme Sibarite sono situate a Cassano Allo Ionio una città dal passato molto ricco e affascinante,situato su una collina che sovrasta la Piana di Sibari. La fondazione di Cassano Jonio risale ad un'epoca antecedente a quella della fondazione di Sibari, città a cui poi fu soggetta, sentendo tutta l'influenza della sua grandezza e di Sibari seguì tutte le vicende. Infatti quando i Greci ricostruirono Sibari dandole il nome Thurio, anche le mura di Cassano furono ricostruite. Intorno al 669 i Romani occuparono Thurio imponendogli il nome Copia e Cassano divento' un Municipio Romano. Ma questa fu solo una delle tante vicende che videro protagoniste le due città sempre al centro di molte battaglie e molte conquiste. Ma la Sibaritide non fu solo un "teatro di guerra", ma si distinse anche come zona dispensatrice di molte importanti risorse naturali, prime fra tutte le acque oligominerali. Le Terme Sibarite erano frequentate sin dall’antichità per le proprietà terapeutiche delle sorgenti di acqua sulfurea e dei fanghi. Insieme ai benefici delle cure termali e del clima mite le Terme offrono spunti culturali e occasioni di divertimento. Il complesso termale è dotato di piscina termale, campo da tennis, campo di calcetto ed un suggestivo auditorium per spettacoli di ogni genere.

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    Le carte geografiche della Calabria Citra e della Calabria Ultra sono state tratte dal libro :" De Antiquitate, & Situ Calabriae" Gabrielis Barii franciscani, MDCCXXXVII. Cliccando sull'immagine potrete consultare le carte a grandezza naturale.(collezione privata. Marcello Lattari)



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    STORIA DI CORIGLIANO
    Le origini di Corigliano sarebbero da riportare all'epoca dell'incursione araba del 977 da parte dell'emiro di Palermo, al Quasim, quando alcuni abitanti della Terra di Aghios Mavros (San Mauro, nei pressi dell'attuale frazione di Cantinella) si spostarono in luoghi più elevati, determinando lo sviluppo del piccolo villaggio di Corellianum (il cui nome indicherebbe un "podere di Corellio") sul colle secoli dopo denominato delli Serraturi (nome derivato dalla concentrazione nella zona di un consistente numero di segantini: la denominazione è stata successivamente adeguata all'italiano nella forma "Serratore"). Dopo la conquista normanna, a Roberto il Guiscardo viene attribuita nel 1073 la fondazione di un castello, con annessa chiesa dedicata a San Pietro. La città si sviluppa progressivamente intorno al castello e alle chiese di "Santoro" e di "Santa Maria". Durante il XIV secolo vi era stata accolta una comunità ebraica e nella località "Pendino" venne costruito il monastero francescano. Nel 1276 la città arrivò a circa 2700 abitanti. Nel XIV secolo fu sotto il dominio dei conti di Sangineto per passare in seguito ai Sanseverino. Un arresto dello sviluppo si ebbe nel XV secolo, a causa del continuo stato di guerra tra Angioini e Aragonesi. Nel 1532 il numero degli abitanti era cresciuto quasi a 4.000 e nel 1538 la città riuscì a respingere l'attacco del pirata saraceno Barbarossa. I Sanseverino tennero il dominio su Corigliano fino alla morte dell'ultimo Sanseverino del ramo di Tricarico, il prodigo Niccolò Bernardino, principe di Bisignano. Nel 1616, per ripianare i debiti lasciati dal Sanseverino, il governo dispose la vendita dei suoi beni feudali e tra questi Corigliano, che fu acquistato da Agostino e Giovan Filippo Saluzzo, ricchi finanzieri impegnati nelle attività economiche del Regno di Napoli. Dopo alcuni passaggi ereditari la signoria si consolidò progressivamente nelle mani di Giacomo Saluzzo, presidente della "Regia Camera della Sommaria", che dispose del feudo in favore del figlio Agostino. Questi, dopo aver sostenuto un lungo assedio nel Castello e aver respinto le forze repubblicane del duca di Guisa (1647-48), ottenne, l'8 maggio del 1649 il titolo di duca di Corigliano da parte di Filippo IV di Spagna. Durante il XVII secolo i Saluzzo non riuscirono a fermare la progressiva decadenza economica: molte delle terre della pianura erano state abbandonate ed erano divenute paludose, provocando un'accentuazione della malaria, a cui si aggiunse un'epidemia di peste nel 1656. Nel XVIII secolo si ebbe un miglioramento delle condizioni, grazie alle opere di bonifica intraprese dai duchi e alla produzione della liquirizia. Gli abitanti raggiunsero la cifra di 6.800 nel 1743 e la città si era sviluppata con nuovi quartieri fuori della mura ("Gradoni Sant'Antonio" e “San Francesco”). I Saluzzo alienarono i loro beni coriglianesi nel 1828 al barone Giuseppe Compagna, (1780-1834),che abilmente ricompose nelle mani proprie e dei suoi eredi Luigi (1823-1872) e Francesco (1848-1925), il potere economico che era stato dei duchi. Tra il 1814 e il 1951 gli abitanti passarono da poco più di 8.000 a circa 21.000: lo sviluppo si deve alla riforma agraria e alla bonifica della pianura, dove si impiantano vasti agrumeti. Crebbero considerevolmente le varie frazioni, alcune delle quali si svilupparono come località turistiche (Piano Caruso).
    Nel 1863 Corigliano prese la denominazione di "Corigliano Calabro" per evitare la confusione con Corigliano d'Otranto.



    SCHIAVONEA..DI CORIGLIANO

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    Parco Nazionale della Sila

    Tipologia di area protetta - Dove si trova
    Tipologia: Parco Nazionale; istituito con legge 8 ottobre 1997, n. 344 e D.P.R. 14 novembre 2002.
    Regione: Calabria
    Provinca: Catanzaro, Cosenza, Crotone

    Il Parco Nazionale della Sila è stato istituito nel 1997 riunificando i due nuclei del preesistente Parco della Calabria, sorto nel 1967; occupa una superficie di 73.695 ettari nelle province di Catanzaro, Cosenza e Crotone.

    Fiume Tacina





    Descrizione
    Il Parco è formato dalla Sila Grande (a nord; la cima più elevata è il Monte Volpintesta 1.730 m) e dalla Sila Piccola (a sud; la vetta più elevata è il Monte Gariglione 1.765 m), ricoperte da vaste distese di boschi impenetrabili. Si tratta di un vasto altopiano ondulato, con un'altitudine media di 1.200-1.400 m, con una serie di rilievi arrotondati alti fino a 1500-1.800 m. Nella splendida foresta millenaria della Fossiata (Sila Grande) si trovano le sorgenti dei principali corsi d'acqua dell'Altopiano: il Cecita, il Lese e il Neto. Molti i bacini d'acqua presenti nel Parco, sia naturali che artificiali: il Lago di Cecita (posto a 1.280 m di quota e un bacino di origine artificiale ricco di trote), il Lago di Ariamacina, il Lago Votturino, il Lago Arvo, il Lago Ampollino. Il bacino dell'Ampollino venne creato tra il 1923 e il 1927 sbarrando il fiume omonimo alla stretta di Trepidò con una diga a gravità, a pianta arcuata, alta 26 metri: ne risultò un invaso con una capacità totale di 67 milioni di metri cubi, un perimetro di 26 chilometri e una lunghezza di circa 9 chilometri. Il lago Arvo, realizzato tra il 1927 e il 1931, copre l'alta valle del fiume omonimo, sbarrata a Nocelle Soprana con una diga alta 21,5 metri; ha una capacità totale di 83 milioni di metri cubi, un perimetro di 24 chilometri e una lunghezza di 8,7 chilometri. Più recentemente si sono aggiunti il lago di Cecita e quello di Ariamacina. Il primo, circondato da una fitta foresta di faggi e pini larici, è stato creato nel 1951 sul corso del Mucone sbarrando la vallata omonima con una grande diga ad arco-gravità lunga 166 metri e alta 55: ne è derivato un lago della capacità massima di 108 milioni di metri cubi, un perimetro di 46 chilometri e una lunghezza di 7,5 chilometri. Il lago di Ariamacina, della capacità di 4 milioni di metri cubi, è stato creato nel 1955 sull'alto corso del fiume Neto, in una conca piatta circondata dai più elevati rilievi silani. La Sila Grande si estende a sud dei corsi dei fiumi Trionto e Mucone, fino alle valli del Savuto e dell'Ampollino; rappresenta il cuore geografico dell'altopiano, dove le foreste di conifere si susseguono a perdita d'occhio, intervallate soltanto da grandi praterie che illuminano il fondo delle conche fluviali. Nel suo centro la Sila Grande è caratterizzata da conche racchiuse da rilievi selvosi, oggi occupate dai bacini artificiali di cui sopra: il Cecita, l'Arvo, incastonato in una superba cornice di foreste, l'Ampollino, e i piccoli specchi d'acqua del Votturino e di Ariamacina, tutelato da una riserva naturale all'ombra dell'imponente monte Volpintesta. A sud dei corsi del Savuto e dell'Ampollino si estende la Sila Piccola, che forma un arco convesso a partire dalla val di Tacina (la più bella e incontaminata tra le valli silane) a est, fino a raggiungere la valle del Savuto a ovest. La pastorizia transumante fra la Pre-Sila ionica e l'altopiano della Sila Grande è una tradizione di origini antichissime. Nella Sila Piccola, il Parco comprende parte della foresta demaniale di Roncino-Buturo e la foresta Gariglione.



    Lago Cecita




    Flora e fauna
    L'ambiente più caratteristico del Parco è la foresta di essenze varie come il faggio e l'abete, ma con predominanza del tipico pino laricio o silano, simbolo botanico dell'area protetta. Il pino laricio, un albero che raggiunge talvolta età venerande e dimensioni eccezionali, popola l'intero altopiano con formazioni pure (Fossiata, Gallonane), o in associazione con il faggio (Paleparto, Botte Donato, Montenero) o con il faggio e l'abete bianco (val di Tacina, Gariglione). In località Fallistro ci sono gli esemplari più imponenti, i cosiddetti "giganti della Sila": cinquantatre piante, compresi cinque aceri montani di circa 450 anni d'età. Fra le latifoglie, oltre al faggio che è la specie più diffusa, troviamo il cerro e l'ontano. La fauna della Sila, un tempo ricchissima, è oggi ridotta sia come numero di specie rappresentate sia come numero di esemplari. Tuttavia il lupo annovera qui un branco tra i più numerosi d'Italia, con una trentina di capi. Tra gli ungulati figurano il capriolo, geneticamente contaminato dalle immissioni di esemplari provenienti da altre regioni, il daino e il cervo, reintrodotti dall'uomo. Nei grandi tronchi cavi degli alberi più vecchi hanno la loro tana martore e gatti selvatici; molto diffusi lo scoiattolo, il ghiro e il cinghiale. Le lontre popolano ancora le rive di alcuni affluenti del lago di Cecita. Anche gli uccelli sono ben rappresentati, con specie importanti come l'aquila reale e il capovaccaio, seppure non facilmente avvistabili; fra i rapaci, il biancone, l'astore e il gufo reale; nell'area nidifica anche il picchio nero. Il lago di Cecita è diventato invece luogo di richiamo per molti uccelli acquatici, in primo luogo anatidi e ardeidi (aironi), che svernano, e in alcuni casi nidificano, sulle sue rive.



    Informazioni per la visita
    Accessi al Parco:
    - San Giovanni in Fiore (CS): accesso al Monte Gariglione e al settore meridionale del Parco.
    - Longobucco (CS): accesso al Bosco Gallopane e al settore settentrionale del Parco.
    Il Sentiero Italia attraversa la Sila Piccola, da Villaggio Mancuso (1.280 m) a Caporosa, sulle sponde del Lago Ampollino.

    Il Lupo nella Sila








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    Gennaro Ivan è nato a Corigliano Calabro il 9 gennaio 1978 e sin dal suo primo giorno di vita in casa ha respirato aria di calcio tutto merito di papà Franco che in gioventù aveva giocato a buon livello arrivando fino alla serie D. Poi la vera “svolta” quando ricevette come regalo di Natale un pallone e una divisa completa che una volta indossata diventò per il piccolo Gattuso una sorta di “seconda pelle”. Il campo allora per lui e per i suoi amici era la spiaggia che veniva vissuta come una sorta di piccolo stadio. Compiuti dodici anni Rino, dopo essere stato scartato dal Bologna, venne scelto dal Perugia; fu un momento molto particolare contraddistinto da diversi stati d’animo: la gioia per essere stato scelto da una squadra professionistica e le lacrime della mamma…

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    A Perugia la sua escalation fu estremamente rapida: dagli Allievi Regionali allo scudetto primavera vinto nel 1997 (Rino eletto miglior giocatore di quell’anno) all’esordio in nazionale Under 18 nel campionato europeo per arrivare all’esordio in serie A a soli 17 anni; era il 22 dicembre 1996 a Bologna. Quando partì alla volta di Perugia Gennaro fece la promessa che non sarebbe mai più tornato indietro se non avesse sfondato nel calcio e nella vita e, proprio per tener fede alla promessa fatta, accettò di trasferirsi in Scozia dove i Rangers gli avevano offerto un contratto quadriennale. I primi mesi furono particolarmente difficile ma Rino grazie alla sua immensa forza caratteriale non mollò e all’inizio della stagione successiva al suo arrivo aveva già conquistato la piena fiducia del tecnico Walter Smith che lo volle immediatamente titolare in prima squadra. In ben poco tempo divenne l’idolo di Ibrox Park, e proprio lì in quello stadio cominciò a brillare la stella di “Ringhio”. La parentesi scozzese per Gennaro fu importante non solo a livello calcistico ma anche e soprattutto come uomo fu proprio a Glasgow infatti che conobbe Monica la sua attuale moglie e mamma della splendida Gabriela. La stagione seguente i Rangers cambiarono allenatore e Advocaat voleva farlo giocare difensore così cominciarono i contrasti con il tecnico che lo costrinsero a cambiare squadra. Arrivarono molte offerte da club della Premier League ma la voglia di tornare in Italia era troppo forte e per questo accettò l’offerta della Salernitana. In quella stagione Gattuso faceva parte anche della nazionale Under 21 ma nonostante un campionato ben giocato "la squadra granata" anche se per un solo punto retrocesse in serie B. Allora alla Salernitana il team manager era Ruben Buriani, ex giocatore e dirigente del Milan, il quale fece da tramite tra Gattuso e Galliani; su di lui c’era un interesse anche della Roma ma Gattuso non ebbe dubbi e scelse il Milan. Finalmente Gattuso aveva mantenuto la promessa fatta alla mamma anni prima: giocava nella squadra Campione d’Italia. Da quel momento la carriera di Rino fu una continua crescita e il quarto anno con la maglia del Milan fu una vera e propria apoteosi. Iniziò con i preliminari di Champions contro lo Slovan Liberec passando da Deportivo, Bayern e Real Madrid fino alla semifinale con l’Inter per arrivare alla magica notte di Manchester: 120 minuti di gioco poi i rigori e poi finalmente la Grande Festa. “Ricorderò per sempre tutto di quella sera – ammette Rino – ogni attimo, ogni sguardo dei miei compagni durante i rigori e poi ... poi la festa con la squadra, i genitori, gli amici e le lacrime di gioia...!”. Manchester una vittoria di quelle che rimangono impresse per sempre nella testa e nel cuore. Le due stagioni seguenti sono vissute da Rino e dal Milan sempre da assoluti protagonisti sia in Coppa sia in campionato. I rossoneri in campionato arrivano due volte secondi, piazzamento che in entrambi i casi lascia quantomeno perplessi tifosi e addetti ai lavori per alcune “disattenzioni” arbitrali. In Champions il cammino è sempre trionfale e nel 2005 il Milan arriva alla finale di Istanbul contro il Liverpool. Primo tempo perfetto la squadra umilia i reds travolgendoli con tre reti firmate da Maldini e Crespo (2) poi accade l’inimmaginabile 8 minuti di distrazione ed i mai domi uomini di Rafa Benitez riescono nell’incredibile impresa di pareggiare le sorti dell’incontro. Il Milan riprende a giocare sfiorando ripetutamente la quarta segnatura ma non c’è niente da fare l’incontro sembra stregato, il destino segnato. Il Liverpool vince ai rigori e lo choc per tutti i rossoneri è indescrivibile. Lo stesso Rino confessa “non sarà facile dimenticare, non so neppure se riuscirò a continuare a giocare con la stessa determinazione di prima...” Ma la grinta, la determinazione e soprattutto il cuore di un uomo come Gattuso non potevano certo essere sconfitti da otto minuti di follia e così è stato. Evitiamo di parlare dello scandalo che ha colpito il mondo del calcio per arrivare ai mondiali in terra tedesca. “Gatto”, ormai da anni pedina inamovibile anche della nazionale azzurra, ha un conto in sospeso da saldare quello della “maledetta” gara con la Corea del 2002. Si inizia con il Ghana ed il seguito è un crescendo trionfale che culmina con l’ultimo rigore di Fabio Grosso che regala all’Italia il titolo più ambito: CAMPIONI DEL MONDO ! Il ragazzo partito da Corigliano anni prima ha mantenuto la promessa fatta; ha vinto tutto: Campione d’Italia, Campione d’Europa e Campione del Mondo. Ma nella testa di Rino c’è ancora quella partita stregata, impossibile, la sconfitta di Istanbul. La stagione 2006/2007 ancor prima di iniziare si prospetta estremamente difficile causa l’ingiusta penalizzazione inflitta al Milan dall’ “ingiustizia” sportiva, oltre al danno anche la beffa ! Questo non basta per abbattere la voglia di combattere che “Ringhio” ha insita nel suo essere e dopo la meravigliosa vittoria ottenuta in maglia azzurra lui ed i suoi compagni riprendono, senza un attimo di sosta dai preliminari di Champions League. In campionato, inizialmente, il cammino è fatto di alti e bassi mentre in Coppa i rossoneri partono subito con il vento in poppa superando i preliminari per poi qualificarsi agli ottavi di finale vincendo il girone. Da affrontare il Bayern Monaco squadra difficile soprattutto dopo lo sfortunato pareggio della gara di andata. Ma all’Allianz Arena il Milan dimostra a tutti di essere una grande squadra chiudendo il conto con un perentorio 2-0. Nei quarti per Gattuso c’è un ritorno al passato, il ritorno a Glasgow per affrontare il Celtic i suoi vecchi rivali dei tempi dei Rangers. Il doppio confronto con gli scozzesi si risolve a San Siro solo ai supplementari e la vittoria (rete di Kakà) porta il Milan in semifinale contro un’altra squadra britannica il temibile Manchester United. Ma quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare e “Ringhio” ed i suoi compagni regalano ai tifosi rossoneri due partite fantastiche: immeritata sconfitta all’andata per 3-2 poi la partita perfetta: a San Siro uno spettacolare 3-0 agli uomini di Sir Alex Ferguson che, al termine dell’incontro, non possono far altro che congratularsi con Ancelotti e la sua squadra: il Milan. Ma il destino non ha finito di giocare con Rino visto che in finale il Milan dovrà affrontare il Liverpool, si proprio il Liverpool quella squadra che da due anni toglie il sonno al nostro “guerriero”. Atene 23 maggio 2007 ore 20.45: il tedesco Fandel fischia l’inizio della partita, ore 21.29 punizione dal limite dell’area calcia Pirlo Inzaghi devia spiazzando Reina: Milan 1 – Liverpool 0 al termine del primo tempo. Nella ripresa Gattuso e i suoi compagni controllano l’incontro senza troppi problemi, la concentrazione è al 110% e a otto minuti dal termine Pippo Inzaghi porta a termine uno splendido contropiede condotto da Kakà ed il Milan va sul 2-0 ad una manciata di minuti dal fine; Kuyt accorcia le distanze ma questa volta non ce ne per nessuno ed il Milan e Gattuso sono Campioni d’Europa per la settima volta!!! Questa è la storia fino ai giorni nostri, una storia alla quale andranno aggiunti molti altri capitoli primo tra tutti quello della Coppa Intercontinentale del prossimo dicembre; questa è la storia di un campione straordinario ma soprattutto questa è la storia di un uomo vero!



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    VALLE FIUME AMATO



    VALLE FIUME SAVUTO



    FIUME CRATI



    LORICA PANORAMA



    NICASTRO E CASTELLO DI SAN TEODORO



    CHIESA DI PIEDIGROTTA A PIZZO CALABRO



    REGGIO CALABRIA



    LA SPIAGGIA DI TROPEA



    LA SILA







    CASTELLO DI SAN MAURO



    “Edificato nel 1515 da Bernardino Sanseverino, principe di Bisignano e conte di Corigliano, il Castello di San Mauro rappresenta uno dei più significativi esempi di architettura rinascimentale in Calabria. È situato ai margini della fertile pianura coriglianese, in località Cantinella. In esso fu ospitato nel novembre del 1535 l’imperatore Carlo V, reduce dalla campagna di Tunisi. Oggi si presenta in cattivo stato di conservazione, ma quel che ne resta dimostra ampiamente l’antica imponenza”. Questa la scheda descrittiva del Castello di San Mauro situato sulla statale 106, nei pressi della frazione comunale Cantinella. Poche ma esaustive righe storico-descrittive per evidenziare, oltre che il fascino del monumento, l’attuale “cattivo stato di conservazione”. La scheda in oggetto è il biglietto da visita che campeggia su quasi tutte le guide turistiche in distribuzione. Eppure, la sua decadenza è sotto gli occhi di tutti e senza l’intervento delle istituzioni poco o nulla si può fare per salvare il salvabile. L’antico “palazzo” dei principi Sanseverino (oggi, appunto, comunemente noto come Castello di San Mauro dal nome del torrente che scorre nella zona) fu costruito nel 1515 nei pressi di quella che fu l’antica città di “Copia-Thurioi” da Bernardino Sanseverino, quattordicesimo conte di Corigliano e principe di Bisignano. Per edificarlo vennero utilizzate le stesse pietre della distrutta colonia ateniese. Nel novembre del 1535, Piero Antonio Sanseverino e la sua prima moglie, Giulia Orsini, vi ospitarono il re di Spagna Carlo V, di ritorno dalla campagna di Tunisi. E l’imperatore, giunto con esercito al seguito, rimase colpito dall’ospitalità dei Sanseverino. Una storia illustre, dunque, quella del monumento ben visibile sulla statale 106, nelle immediate vicinanze della popolosa Cantinella. Eppure recuperarlo vorrebbe poter dire molto per lo sviluppo turistico del territorio. Pensare, magari, ad itinerari culturali da proporre in lungo e largo per le bellezze architettoniche ed artistiche del territorio, o ipotizzare forme inedite di collaborazione tra soggetti pubblici e privati. Ma sono solo ipotesi. Destinare a restare tali se nessuno, a livello istituzionale, incomincerà a metter mano alla questione castello san mauro





    CASTROVILLARI

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    Castrovillari-Stemma

    Il nome "Castrovillari" deriva probabilmente deriva dal tardo latino medievale castrum villarum (letteralmente "fortezza delle ville"). La cittadina fu fondata dagli aragonesi, a cui si deve lo splendido Castello Aragonese. È divisa in due parti separate dal celebre Ponte della Catena; la parte vecchia, detta Civita ed edificata su uno sperone calcareo, è caratterizzata da piccole viuzze e costruzioni molto caratteristiche. Vi si trovano la chiesa monumentale di San Giuliano, il Protoconvento Francescano e, su una altura, la celeberrima Madonna del Castello (festeggiata dalla popolazione l'1 maggio). Nella piazza antistante la chiesa della Madonna del Castello, un cannone e un allarme antiaereo ricordano la guerra; l'allarme suona tutti i giorni a mezzogiorno. Sempre nella Civita si trova il rinnovato Teatro Sybaris, che ospita alcune importanti manifestazioni teatrali, musicali e di cabaret con artisti di fama nazionale. Tra le altre chiese, si ricorda quella di San Francesco di Paola (in Corso Garibaldi, accanto al municipio), la Chiesa dei Sacri Cuori (erroneamente detta Cattedrale, poiché la Chiesa Cattedrale si trova dove è la Cattedra del Vescovo della Diocesi, in questo caso Cassano allo Ionio e nel periodo estivo nel paese di Mormanno dove è presente la Concattedrale), e la piccola chiesetta dell'Eterno Padre, ubicata nella frazione Vigne, proprio accanto al fiume Coscile. Sorta sotto i piloni dell'autostrada, questa chiesa è nota per una statua della Madonna che si dice abbia pianto sangue. La parte nuova, detta "Casale", molto più estesa rispetto la precedente, si sviluppa su un declivio; vi si trovano negozi, uffici, banche e altre strutture moderne, tra cui il Tribunale - che è anche sede territoriale dell'Ordine degli Avvocati - e un importante istituto penitenziario.

    Feste
    Tra le feste della tradizione castrovillarese, quella certamente più sentita è la "Festa della Madonna del Castello" che si tiene ogni anno all'inizio di Maggio e dura tre giorni. Si tratta di un evento dal forte sapore nostalgico (tutti gli anziani del paese la attendono e vi prendono parte), che spesso riesce a riportare a casa tanti emigranti castrovillaresi sparsi per l'Italia ed all'estero. Oltre alle celebrazioni religiose, i momenti della festa più attesi sono lo spettacolo pirotecnico ed il concerto che conclude la festa (è caratteristica l'attesa per conoscere chi sarà "il cantante" dell'anno,l'ultimo è stato Nino D'Angelo). Altre feste molto sentite sono le "Focarine di San Giuseppe" (in cui gli abitanti scendono per strada e accendono falò) e la "Festa della Pietà" (15 e 16 agosto). L'evento di maggior richiamo anche tra i non castrovillaresi è invece probabilmente il Carnevale del Pollino (nel 2006 ribattezzato "Carnevale di Castrovillari"), organizzato dalla locale ProLoco, che si tiene a febbraio fin dal 1959 e nel corso del quale sfilano carri allegorici e gruppi folkloristici provenienti da tutto il mondo. Un'ulteriore occasione di riunione e di spettacolo per i gruppi folkloristici internazionali è costituito dal "Festival Internazionale del Folklore e del Parco del Pollino", nato nel 1986 e che si svolge ogni anno tra agosto e settembre.

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    IL CARNEVALE DI CASTROVILLARI:
    DA 50 ANNI IL CARNEVALE DELLA CALABRIA
    E’ il Carnevale più famoso della Calabria quello che, da 50 anni, si svolge a Castrovillari, alle falde dello splendido Parco Nazionale del Pollino. La manifestazione, organizzata dalla Pro Loco, sostenuta dall’Amministrazione Comunale e supportata da altri enti, tra cui la Provincia di Cosenza, la Regione Calabria, l’Ente Parco Nazionale del Pollino e la Comunità Montana, vede la sua nascita ufficiale nel 1959. Oggi il Carnevale di Castrovillari – un tempo Carnevale del Pollino – si rifà agli antichi riti della civiltà contadina con le tarantelle e i canti eseguiti a ritmo di tamburello dinanzi gli usci delle case del borgo. Grandissima la partecipazione popolare in tutti questi anni. E l’edizione di quest’anno, che si concluderà il 5 febbraio, presenta un calendario ricco e interessante. A partire dalle sfilate in maschera – tutte rigorosamente artigianali – con i gruppi mascherati e i carri allegorici iscritti al 18° concorso ad essi dedicato. E poi il suggestivo corteo storico che si concluderà con la teatrale diatriba tra il Re Carnevale e la Quaresima. Tanti anche gli eventi culturali correlati, come il Festival Internazionale del Folklore, che si svolge in contemporanea. Il festival ospita gruppi provenienti da varie parti del mondo, con un occhio di riguardo alla patria per eccellenza del Carnevale: il Brasile. Inoltre, la mostra fotografica Storico Carnevale di Castrovillari, il Festival degli Artisti di Strada con ritrattisti, caricaturisti e stand di truccatori e acconciatori, il Carnevale dei Bambini e il VI Concorso per serenate tradizionali “Sirinata d’ ‘a Savuzizza” che si concluderà con la degustazione gratuita di vini locali e del tipico salume calabrese chiamato savuzizza.Buon divertimento!

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    ALTOMONTE . Non distante dal Parco Nazionale del Pollino e dalla strada delle Calabrie Altomonte custodisce un patrimonio architettonico di notevole interesse.


    0235_Altomonte_A5_01 Barocco austriaco

    Dettagli:
    The Four Seasons, favorendo Chronos
    Olio / tela, 74,5 x 94,5 cm
    Inv. Nr.235
    Artist:
    ALTOMONTE Bartolomeo
    inoltre dipinti di questo artista
    ALTOMONTE Bartolomeo
    Bartolomeo Altomonte ha ricevuto le sue lezioni d'arte a Vienna prima da suo padre Martino Altomonte (1657-1745). Dopo aver studiato a Bologna e Roma, si è allenato con Francesco Solimena (1657-1747) a Napoli tra il 1721 e il 1723. Al suo ritorno in Austria, si stabilì a Linz. E 'stato attivo come il cosiddetto "pittore dei monasteri" in alto a regione austriaca, tra l'altro, a Schlägl, St. Florian, Kremsmünster, Wilhering, e Seitenstetten. Altomonte ha vissuto a Vienna solo per il breve periodo tra il 1732 e il 1736. È stato nominato pittore di corte lì, ma alcune delle sue opere di questo periodo sono documentati. Non fino al 1770 ha fatto diventare un membro dell'Accademia di Vienna. Altomonte trascorso i suoi anni crepuscolo in isolamento nel monastero di St. Florian.

    Le quattro stagioni omaggio al chronos
    questo schizzo di olio al Salisburgo Residenzgalerie è lo studio per un affresco sul soffitto del salone delle feste del palazzo vicino Neuwartenburg Timelkam / Vöcklabruck. Il palazzo fu costruito tra il 1730-32 dall'architetto Anton Erhard Martinelli (1684-1747 ca), in onore dell'imperatore Charles VI, che ha visitato Vöcklabruck andare Hawking. Bartolomeo progettato l'affresco e completata nel 1737. Chronos è la parola greca per il tempo, e questo concetto è stato fuso con il Titan Crono, il cui nome suonava simile. Nella letteratura greca, troviamo una relazione nella quale Chronos (Crono) è descritto come il principe felice e gentile dell 'isola dei beati, durante l'età d'oro beata. Nella mitologia romana, Crono era identificato con Saturno, dio dell'agricoltura. Le quattro stagioni, i simboli della terra feconda e del repetitional, la natura ciclica del mondo, insieme con la pioggia elementi, il vento e la luce, circondano Crono, il principe felice, che è il punto focale del quadro. Ha conseguito un cerchio, il segno di un tempo infinito, armonia e perfezione. Con questo affresco programmatico sul tema "L'Apoteosi di un Happy Reign", Johann Albert Graf Saint Julien Wallsee, che aveva costruito il palazzo, ha dato un benvenuto davvero magnifica Charles VI, il sovrano dell'Impero romano della nazione tedesca.


    CHIESA DELLA CONSOLAZIONE...

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    LE CASTELLA (KR)-ISOLA DI CAPO RIZZUTO

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    ROCCA DI NETO





    Si narra che nel VII sec. a.C gli Achei al ritorno da una spedizione contro Troia, approdarono sulle rive nel nostro leggendario fiume Neto. La valle apparve loro come un’immensa distesa di terra fertile e ricca. Una terra promessa, rigogliosa e benedetta dalla natura, che poteva accogliere, generosa ed ignara, il popolo più ricco e sapiente del Mediterraneo, offrendo terra da coltivare, legname e materie prime, acqua ed animali e soprattutto enormi spazi disabitati dove impiantare centri agricoli e commerciali. Fu così che Rocca di Neto sorse sulle alture di Cupone e di Tanzanovella, con il nome di Casale di Terrate.<i><b> La storia della nostra comunità fu scandita col trascorrere dei secoli da diverse dominazioni La fine prematura della splendida civiltà greca aprì la strada all’avvento della potenza di Roma, alle invasioni barbariche, ai bizantini, alle incursioni saracene, ai normanni, agli svevi, agli angioini, agli aragonesi, agli spagnoli, ai borboni e... Ed intanto, in tutta questa girandola di dominazioni e di istituzioni straniere e domestiche che si erano avvicendate in Calabria, il nostro piccolo agglomerato intorno al Mille (epoca contrassegnata dalle continue scorrerie dei saraceni) munitosi di una poderosa rocca sita sulla collina ancora oggi denominata del "Turrazzo", vide accrescere i suoi abitanti, i suoi templi (chiese e monasteri) e le sue attività economiche.





    Nel XV, secolo Casale di Terrate cambiò la sua denominazione in Rocca di Neto ed assistette passivamente all’avvicendarsi dei suoi numerosi feudatari laici ed ecclesiastici, ai quali interessavano soprattutto gli introiti derivanti dai loro disparati diritti. Ma il dominio feudale provocò funeste ripercussioni sulle condizioni socio-economiche della comunità. Nel 1460 l’abitato fu distrutto da Marino di Marzano, principe di Rossano. Riedificata sulla murgia detta "Rocca Vecchia", la cittadella crebbe lentamente e nel 1664 si arricchì del convento dei Certosini di Serra S. Bruno. Il violento terremoto del 1832 rase al suolo quello che era diventato un centro di 700 abitanti. La ricostruzione del nuovo abitato, chiamato inizialmente Rocca Ferdinandea, avvenne sul sito attuale. Della vecchia Rocca oggi abbiamo pochissimi resti e molti ricordi in parte conservati nella memoria di chi la abita.





    Grotte dell’Alimena, fra Carolei e Mendicino (Cosenza)





    L’amore per la storia, la passione per la ricerca e l’entusiasmo della giovinezza hanno spinto un gruppo di ragazzi cosentini a voler rispolverare la leggenda della Tomba e del Tesoro di Alarico.Alarico, re dei Goti, fa parte – forse ancor più di Federico II, Luigi d’Angiò o Isabella d’Aragona… o di altri illustri personaggi storici che hanno respirato l’aria delle Terre di Calabria – della storia di Cosenza e vive nei ricordi e nelle leggende narrate dagli anziani della città. La ballata di August Von Platen ha fatto sì, infatti, che la città brutia potesse annoverare, tra i racconti di un glorioso passato, anche la storia di un tesoro sepolto nelle sponde del Busento, il placido fiume che taglia in due il borgo antico dalle strade nuove e novecentesche. I ragazzi, spinti da un profondo desiderio di conoscenza, hanno scelto di recuperare ogni singolo frammento di storia o di leggenda che permettesse di risalire alle origini del racconto del tesoro… e hanno messo in discussione secoli e secoli di credenze che hanno portato molti a pensare che il fiume cosentino fosse un letto per le spoglie del famoso Re del passato. E’ così che è iniziata, non molti anni fa, un’avventura che è destinata a protrarsi, probabilmente, a lungo: la scoperta della non veridicità di una storia che è stata tramandata nei secoli… “…La tomba di Alarico non si trova nel Busento!…” Un sussurro, forse uno spiraglio di luce su un mistero durato secoli. “…Tutto a causa di una ballata!”, la ballata di August Von Platen, “La Tomba nel Busento”, tradotta in lingua italiana dal poeta Giosuè Carducci, origine di incomprensioni e di inesattezze storiche. Studi e ricerche, miti e leggende, storia vera e racconti di anziani sono serviti, ai giovani esploratori, ad individuare la zona in cui la conduzione di scavi archeologici porterebbe, stavolta, alla luce la reale tomba del Re goto: le Grotte dell’Alimena (fra Carolei e Mendicino, CS), non facilmente raggiungibili se non con mezzi da esploratori. Qui, diversi simboli riconducibili ad associazioni iniziatiche ed esoteriche sono impressi sulle dure rocce; essi si fondono e si confondono tra altri simboli meno comprensibili, probabilmente iscrizioni indicanti la sacralità del luogo.




    Ingresso alle grotte di Alarico



    PAOLA (CS)

    IL PONTE DI SAN FRANCESCO





    Sembra che su questo piccolo ponte, vicino alla Chiesa di San Francesco, il Diavolo tentò di corrompere il Santo; infuriato per non esserci riuscito infierì sul Ponte. Ancora oggi si possono vedere le tracce sul muro lasciate dal Diavolo.



    TORRE DI GIUDA A SCALEA





    Rappresenta l'antica torre di guardia del castello, conosciuta come Torre di Giuda. All'inizio del sec. XVII il guardiano della torre di guardia non avvertì il castello della presenza dei corsari. I corsari attaccarono Scalea, che colta impreparata fu presa. Scalea, dopo aver subito il saccheggio riuscì, dopo aspra lotta, a respingere i saraceni.
    Dopo la battaglia il guardiano traditore, cercato e preso, fu impiccato ad un albero. Da allora la torre di guardia del castello fu detta Torre di Giuda. Questa però è la versione popolare. Gli storici danno altre spiegazioni sul nome della Torre. Alcuni sostengono che la torre fu detta di Giuda perché era vicino al ghetto degli Ebrei. Infatti nei secoli scorsi le poche case che sorgevano all'inizio della piana della petrosa, poco più in alto della torre, furono adibite ad olivi. Poi alla fine del secolo scorso, furono distrutte per far posto alla costruzione dell'attuale Faro. Le torri di guardia all'epoca , venivano erette per motivi di difesa.Dovevano ovviamente, rispondere a particolari esigenze. Dalla Torre doveva essere, cioè, facile l'avvistamento e la comunicazione con il Castello. Anche la Torre di Giuda possedeva questi requisiti. Infatti dalla Torre si dominava la baia. Inoltre dal Castello si sentiva distintamente la voce di chi parlava vicino ad un muro della Torre. E dalla Torre si sentiva la voce di chi parlava dalla torre d'angolo nord del Castello.

     
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  2. tomiva57
     
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    grazie claudio
     
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1 replies since 6/7/2011, 11:20   5869 views
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