LA PUGLIA 4^Parte

LE TRADIZIONI E GLI USI DELLA PUGLIA.

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “ ... Lunedì ... la nuova settimana sulla mongolfiera dell’Isola Felice iniza dopo aver attraversato una terra ricca di storia, di bellezze naturali e di storie e leggende che si perdono nei secoli ... la Puglia che affonda le radici della sua storia nei secoli lontani, una terra che ha visto romani, greci ... civiltà e popoli che hanno prima occupato quella terra e poi ne hanno fatto la loro casa ... la Puglia terra nella quale si intrecciano misteri e leggende, dove si racconta il passaggio dei templari ... una terra e un popolo che ha tradizioni e usi forti e radicati nelle sue genti ... e allora oggi viaggeremo in questo mondo cercando di raccontare le pieghe più caratteristiche e caratterizzanti della Puglia, per poter, alfine capire ciò che rende questa terra e il suo popolo particolari ... unici ... questa mattina vi faccio dono di una poesia scritta su questa terra, che credo possa essere il giusto preludio al viaggio che oggi affronteremo ... Sentieri angusti s’inerpicano sulla nuda mia terra. Terra brulla, petrosa, scossa dal vento. Aggrappato alla rupe, l’olivastro contorto, caparbio, s’oppone al continuo flagello. Flettono, danzanti, i cespi di regamo, sibilano gli sterpi;s’effondono gli odori. Le nubi, stracciate in sottili brandelli, si dissolvono nel nulla come fossero pensieri. Riaffiora un ricordo: il lontano metallico suon de’ campanacci, che si fa sempre più vivo; e una mandria di mucche bianche che dal sentiero sale lenta. Un grido imperioso, d’atavico fonema, e il fragore di una pietra scagliata che sulla roccia s’ infrange, riporta nel branco la bestia più inquieta. Una nuvola di polvere secca si tinge di rosso, passa, e s’allontana. Poi il muggito diventa più fioco, e si spegne, con l’ultimo raggio di sole.-Giulio Giovanni Siena–..Buon risveglio amici miei..”

    (Claudio)



    Oggne e bbène da la tèrre vène..VIAGGIO ATTRAVERSO LE TRADIZIONI E GLI USI DELLA PUGLIA..



    “Fasano con la "Scamiciata", Oria col "Palio dei Rioni", Barletta con la "Disfida"... la Puglia è tutta un corteo storico.......nei borghi della nostra incantevole regione, specie d'estate, rivivono i fasti del tempo che fu: giostre d'armi e cavalieri, suoni di zampogne e ciaramelle, dame che si sventagliano con piume e nobiluomini che cavalcano onusti destrieri, popolani che cantano lodi e danzano in onore della Vergine... La "'Nzegna" è una festa di sbandieratori che si tiene nel periodo pasquale nella cittadina messapica sul sagrato del santuario della Madonna di Belvedere ("Matonna di Bervideri"), la cui effige fu ritrovata in una grotta poco fuori città nel XI secolo da un contadino che per la gioia legò il suo fazzolettone a un ramo e lo gettò in aria, annunziando la notizia. Negli anni Sessanta, ispirandosi a questa leggenda, nella cittadina brindisina fu fondato uno dei primi gruppi italiani di sbandieratori, che porta avanti la tradizione de "la 'Nzegna"….”



    “Corteo storico di Federico II ed il Torneo dei Rioni…Ad Oria, in provincia di Brindisi, ogni anno si fa un salto nel passato. Durante la prima decade di agosto si piomba nell'epoca di Federico II, con schermaglie tra cavalieri, e dame in abito antico che sfilano in un suggestivo corteo, fino alla piazza principale della città, dove ha inizio il torneo d'arme. Così, dopo la presentazione delle gare del palio, i quattro gruppi rionali, con i loro abiti medievali, si collocano di fronte alle loro rispettive parrocchie, preparandosi alle difficili e sempre nuove gare agonistiche e cerimoniali.”


    “Cavalcata dei buoi….A metà aprile si tiene a Chieuti, in provincia di Foggia, una sconclusionata corsa di buoi, alquanto pittoresca. La gara si svolge all'interno dei festeggiamenti per il patrono del paese, San Giorgio, e dura quattro chilometri e mezzo. Partendo dalla periferia, in direzione del centro del paese, passando per il mare, quattro coppie di buoi, trascinando un pesante carro meravigliosamente addobbato, corrono al galoppo, sorpassandosi in maniera spettacolare, mentre sono pungolati dai cavalieri che li seguono e preceduti da un terzetto di cavalli che, legati a ventaglio, guidano ogni bue.”



    “U' joco d'a jalett…Il 20 agosto a San Marco la Catola, in provincia di Foggia, viene allestita un giostra medievale. I rioni del paese, organizzatisi in apposite squadre, si affrontano a ridosso delle mura del castello ducale. Il gioco consiste nel conficcare la punta di una lancia, tenuta da un cavaliere in corsa, in un buco posto sotto ad un secchio pieno d'acqua, senza rovesciarne il contenuto, che cadrebbe addosso al cavaliere, rendendolo ridicolo…Questo gioco, che conserva perfettamente i caratteri delle antiche giostre medievali, viene incredibilmente riprodotto in tutta la sua integrità.”



    “In provincia di Bari, a Palo del Colle, l'ultimo giorno di carnevale viene tesa una fune tra due balconi della città. Attraverso la corda si fanno scorrere un tacchino ed una borsa piena d'acqua, che deve essere colpita da cavalieri mascherati che sfrecciano attraverso la via. Chi colpisce la borsa vince il tacchino.”



    “Secondo alcuni studiosi, il Carnevale di Putignano affonda le sue radici ben oltre seicento anni fa, addirittura in epoca classica, quando la Puglia era parte della Magna Grecia e i culti dionisiaci erano qui sicuramente molto comuni. Il carnevale à quindi una versione cristiana di antichi culti pagani….nel medioevo la Puglia era soggetta a continui attacchi e scorrerie da parte dei pirati saraceni. I Cavalieri di Malta che difendevano alcuni centri della costa pugliese, fra cui la vicina Monopoli, decisero di trasferire le Reliquie di Santo Stefano custodite nell’omonima Abbazia per sottrarle al pericolo di essere rubate o profanate. Così le sante reliquie furono trasportate dall’Abbazia di Santo Stefano sul mare, alla più sicura Putignano, nell’entroterra. Tutto il popolo festante accompagnò la processione fra canti e balli dando inizio così al celebre Carnevale di Putignano…è uno dei carnevali più antichi d’Europa inizia il 26 dicembre. Il giorno di Santo Stefano a Putignano secondo la tradizione si celebra la Festa delle Propaggini: sulla piazza del paese si alternano poeti dialettali che mettono alla berlina il mal costume attraverso versi in rima che probabilmente non finiranno nei libri di letteratura ma che sanno colpire nel segno. Ovviamente non mancano battute sulle peggiori abitudini dei putignanesi …Così il giorno dopo Natale si parte, l’appuntamento successivo è quello per il 17 gennaio festa di Sant’Antonio Abate. Recita un detto popolare pugliese: Sant’ Antun, masch’r i’ ’ssuun, ovvero ”Sant’Antonio maschere e suoni”…Ogni settimana di giovedì viene “festeggiata” una determinata categoria: il primo giovedì è dedicato ai Monsignori, poi viene la settimana successiva i preti, le suore, poi si passa ai vedovi, ai pazzi (uomini non sposati), le donne sposate e infine quello degli uomini sposati (detti malignamente dei cornuti).. A Putignano non si fa satira, ma sberleffo allo stato puro. Più che di raffinata ironia qui si vuole ridicolizzare il potente tramite anche la caricatura dei volti, finendo per renderlo sicuramente più simpatico…. Farinella, la maschera simbolo della manifestazione, prende il suo nome da un piatto, antico e popolare anch’esso: la farinella appunto. Si tratta di una sorta di farina ottenuta da ceci e orzo abbrustoliti e pestati in un mortaio. Si mangia cotta con brodo e accompagnata alle classiche ciocorielle pugliesi….Le ultime carnevalate sono l’estrema unzione del Carnevale, che entra in scena il lunedì precedente il carnevale, con un gruppo mascherato in abiti clericali che gira il paese impartendo una finta benedizione, ed infine il funerale del Carnevale simboleggiato da un maiale in carta pesta che a fine manifestazione viene bruciato nella piazza del paese, mentre risuonano gli ultimi rintocchi della Campana dei Maccheroni: una campana fatta anch’essa di carta pesta. Finché suona i maccheroni si possono mangiare, quando tace comincia la Quaresima.”


    “Secondo un altro antico proverbio: Quando vien la Candelora_de l’inverno semo fora;_ma se piove o tira il vento_de l’inverno semo dentro. Nel giorno della Candelora il 2 febbraio, si celebra la Festa dell’Orso. Anticamente si riteneva di poter capire l’andamento dell’inverno dal comportamento degli orsi: se restavano o meno nelle tane. L’antico sapere delle genti rivive oggi in piazza grazie ad una performance teatrale.”


    “L’ultima domenica di luglio a Roseto si tiene la festa della Madonna del Carmine, che insieme a quella di San Filippo Neri (patrono del comune), è la principale festa religiosa - popolare della zona. ….processione, fuochi d’artificio, concerto della banda e illuminazione della piazza con arcate a lampade di vari colori. La vigilia della manifestazione, prima della processione inaugurale della sera, si porta l’oro alla Madonna. Ogni anno, partendo dalla casa della famiglia Capobianco, una delle più note ed antiche del paese, il corteo, capitanato da due bambini, arriva fino alla chiesa di Santa Maria. “



    “Cavalcata dei re Magi a Mesagne (BR) …Il 6 gennaio di ogni anno si svolge a Mesagne la Cavalcata dei Re Magi, un corteo di personaggi descritti nelle scritture bibliche che attraversa la città lungo un percorso di vie segnato dalla stella cometa. Il corteo attraversa varie vie del paese per poi arrivare in piazza orsini del balzo dove è allestito un presepe vivente con attorno tutte oggetti e costruzioni dell'epoca.”


    “Il Presepe Vivente per le strade del Borgo Antico a Casamassima (BA) …Il 6 gennaio …nell'atmosfera del suggestivo borgo antico la rappresentazione fa rivivere quanto accadde duemila anni fa nella città di Betlemme, con la partecipazione di oltre 160 figuranti mette in scena i mestieri e l'atmosfera di quell'epoca grazie anche alla presenza di veri artigiani vestiti con costumi tipicamente arabeggianti.”



    “Festa di San Ciro a Grottaglie (TA) il 30 e 31 gennaio nella città delle ceramiche e delle uve, si svolge una grande festa in occasione della celebrazione religiosa e popolare di San Ciro, medico, eremita, martire e patrono della città. Tra i vari passaggi salienti della festa di Grottaglie, vi sono la benedizione e l’accensione della Pira il 30 gennaio e la processione del simulacro del Santo il giorno dopo. A conclusione della processione, la Statua del Santo entra direttamente nella Chiesa Madre e si ha la concelebrazione del Parroco e dell’Arcivescovo con una solenne messa.”



    “Grottaglie, celebre in Italia e nel mondo per la produzione di vasellame in terracotta, continua a fare vivere questa antica tradizione spesso tramandata di padre in figlio…Ancora oggi la lavorazione avviene con gli antichi “torni” mossi a pedale dai ceramisti… le mani restano indispensabili per modellare l’argilla che subisce una prima essiccazione all’aperto, e poi viene cotta in forno ad una temperatura di 800°…. Nel centro storico esistono decine e decine di bottegucce all’interno delle quali gli artigiani lavorano esponendo quello che producono, tramandandosi, da secoli, i segreti dell’arte e della tecnica di cottura. Innumerevoli sono le forme che si producono con una profusione eccezionale di galli, carretti,cavalli,fregi e decori della Magna Grecia, maschere fliaciche, fischietti,contenitori per olio e vino,ma ognuna di esse racchiude il segreto di una intensa passione e una viva creatività, tradizione della ceramica rustica pugliese.”



    “La festa del "cavallo parato" a Brindisi… si tiene in occasione delle celebrazioni in onore di San Teodoro patrono della città e dura quattro giorni….Il vescovo a cavallo, seguito da un corteo di cavalieri raggiunge la riva del mare, lo benedice e poi torna nel centro della città, dove si svolgono riti solenni con luminarie e fuochi di artificio.”


    “Una delle più interessanti e profonde tradizioni salentine, le focare…. Consistono in dei grandi falò che venivano e vengono ancora oggi preparati nei vari punti dei paesi o magari nella piazza centrale…. Nascono all'alba dei secoli, probabilmente legati a culti pagani di purificazione, propiziatori o magari come saluto alla primavera. … per festeggiare l'inverno che finiva bruciando la legna rimasta da ardere…. Il cattolicesimo ha fatto proprie questi riti, ma il periodo nel corso dei millenni è rimasto lo stesso, da fine Dicembre a metà Marzo…..il Salento si pullula di fuochi.. “



    “Una differenza non solo ambientale e culturale, ma anche gastronomica che rende la Puglia una regione con una grande vastità e diversità di piatti a seconda della zona di cui ci si trova a parlare…. la cucina Pugliese è una delle poche a proporre delle pietanze differenziate in base alla stagione utilizzando al meglio tutte le risorse di cui dispone. E così in inverno sarà più facile trovare sulle tavole Pugliesi piatti a base di legumi o paste fatte in casa e condite con vari sughi di carne, pesce o verdure. Tipiche e conosciutissime sono le “orecchiette”, piatto tipico della città di Bari che viene però consumato in tutta la regione, condito con vari sughi, come il “ragù di carne di cavallo”, o con la verdura: è il caso delle “orecchiette alle cime di rapa”. In primavera ed in estate, invece, la cucina pugliese predilige l’utilizzo delle verdure fresche e del pesce, spesso combinati insieme in gustosi piatti. Per quanto riguarda le zone più strettamente legate al mare, la gastronomia locale propone centinaia di piatti a base di pesce fresco. Le varietà più apprezzate sono senza dubbio i molluschi, cozze e vongole, i crostacei, le cosiddette “schiume di mare” (piccole alici che si mangiano crude col limone), i ricci di mare e le ostriche che si consumano ancora crude con una spruzzata di limone ed una spolverata di pepe. Tra le verdure più utilizzate ci sono le “cicorielle”, gli asparagi di campo, le rape e la rucola; tutti ortaggi che crescono spontaneamente in aperta campagna. …la Puglia produce uno degli oli più gustosi d’Italia frutto degli oliveti secolari presente sul territorio ed eredità di antichi popoli dominatori. I prodotti derivati dai farinacei non sono certo da meno: fanno capolino dagli scaffali profumati dei panifici il famoso “pane di Altamura”, il “pane di noci” e tutta una serie di focacce, pizze e torte salate tra cui citiamo il buonissimo “calzone”, le “frisedde” e tutte le varietà di “taralli” esistenti, da quelli al peperoncino, a quelli coi semi di finocchio, terminando con quelli semplici al vino bianco…..Altro punto forte delle Puglie è la produzione di formaggi, possibile grazie al ruolo molto importante che svolge la pastorizia e l’allevamento del bestiame, in particolare pecore e capre. Tipico è il “caciocavallo podolico”, un formaggio a pasta filata, prodotto con il latte di mucche allevate allo stato brado. Famosa anche la “burrata”, una sottile membrana di pasta filata farcita con pezzi sfilacciati di pasta filata e panna fresca. Ultimo, ma non meno importante è il “canestro pugliese”, una sorta di pecorino che raggiunge la sua piena maturità dopo almeno 12 mesi di stagionatura. Non dimentichiamo la produzione Pugliese di carni ed insaccati che offre una grande quantità di salsicce, soppressate, capocolli, fegatini e prosciutti.….Per quanto riguarda i dolci, la Puglia ne propone diversi tra cui ricordiamo le “carteddate” dolci tipici del periodo natalizio, i “sassanelli”, la “scarcella”, le “zeppole” tipiche di Carnevale, ed il “mosto cotto”. Ed accanto ad una gastronomia così variopinta e gustosa non possono mancare di certo dei vini degni di merito prodotti grazie alla passioni pugliese per la viticoltura..il “Gioia del colle”, il “Martina franca”, il “Castel del monte”, il “Nardò” ed il “Primitivo di manduria”


    “Finalmente rivelata la ricetta del famoso pane di Altamura…Prendete un bel pezzo di terra in una regione ben assolata del sud Italia, posto fra la Puglia e la Basilicata. Stendete la terra in modo da formare una pianura, non troppo piatta; potete lasciare qualche dolce collina, ma attenti a non chiudere mai l’orizzonte. Coltivatela a grano per duemila anni…Per far ciò seminate una popolazione, i semi devono essere bassi, scuri e un po’ rotondi. Quando le genti germoglieranno lasciate che costruiscano le loro case. Avrete così cinque bei comuni in Provincia di Bari: Minervino Murge, Spinazzola, Poggiorsini, Gravina di Puglia e il più grande, Altamura….Ora prendete il grano e fate la farina. Potete comprare in un qualsiasi ipermercato un comodissimo preparato per fare il pane in cui gli ingredienti sono già dosati. È molto facile e veloce. Poi però buttatelo via, perché non è così che si fa il pane di Altamura……. Il grano deve essere all’80% di produzione locale delle qualità appulo, arcangelo, duilio e simeto, da cui si ottiene semola rimacinata di grano duro…Il Grano duro invece, lo sappiamo tutti, è il grano con cui si fa la pasta. Il pane in genere si fa con il grano tenero. E qui sta la differenza!..Se ci pensate un attimo una caratteristica del pane di Altamura è proprio il colore dorato simile a quello della pasta. Aggiungete sale marino quanto basta. Ora è arrivato il momento di mettere l’ingrediente segreto, ma essendo segreto non ve lo posso dire….E’ il lievito! E’ davvero l’ingrediente segreto del pane di Altamura, quello che gli fa avere il suo sapore, che crea le bolle di aria all’interno dell’impasto e che regola la cottura per far si che la crosta abbia il giusto spessore di circa 3 millimetri…Sapete come si riconosce il vero pane della città?..Prendete la pagnotta e schiacciatela con la mano; tolta la mano la pagnotta deve tornare ad avere la forma che aveva. Se resta schiacciato non è Altamura doc…Per la cottura bisogna riprendere la popolazione dei cinque comuni che avevamo messo da parte. Gente semplice, da sempre pastori e contadini; gente povera che portava a cuocere il pane dal fornaio, cioè da colui che possedeva il forno pubblico. Su ogni forma di pane venivano impresse le iniziali con una specie di timbro, quelle del capo famiglia, in modo da poter riconoscere le pagnotte una volta cotte… Un tempo il pane fresco tutti i giorni era un lusso e forse oggi è uno spreco…Il pane di Altamura è buonissimo il giorno dopo e anche quello seguente e, se abbrustolito, anche dopo quattro/cinque giorni. Un filo d’olio, un pomodorino e la bruschetta è pronta…In realtà questo prezioso “oro” croccante non ha una ricetta: è l’essenza di una civiltà contadina che fortunatamente non sta sparendo ma si evolve nel tempo.”







    LEGGENDE PUGLIESI

    SANTA LUCIA


    Un vaccaro, durante un periodo di grande siccità, portando al pascolo le mucche intorno alla Cappella, circondata ancora da boscaglie, spesso notava che una mucca, allontanandosi dalla mandria, faceva perdere le sue tracce. Preso da curiosità, un giorno la volle seguire, e grande fu la sua meraviglia quando, fattosi strada tra alberi, erbe e rovi disseminati lungo la discesa dell'avvallamento, la trovò che beveva, con le ginocchia piegate, forse proprio per l'abbassamento del livello dell'acqua a causa della siccità, accanto al quadro di S. Lucia ( per raggiungere i suoi fini non sempre Iddio si serve di eventi soprannaturali, ma anche di eventi naturali ed istintivi


    LA ROMANTICA STORIA DEL MERLETTO

    Il pizzo a tombolo più famoso del mondo è il pizzo di Fiandra. La leggenda dice che è nato così: c'era una volta a Bruges una fanciulla di nome Serena bellissima ma poverissima. Amava, riamata, un giovane artista povero quanto lei. Un brutto giorno la mamma di Serena si ammalò tanto gravemente che la fanciulla, pur di ottenere la guarigione, non avendo altri mezzi, offrì in voto alla Madonna la rinuncia al suo amore per il giovane artista. Mentre glielo comunicava, seduti all'ombra di un grande albero, dai rami cadde sul suo grembiule una tela di ragno fittissima, fine, complicata e leggiadra. I due innamorati ne restarono incantati e lei pensò subito di provare a rifarla col filo più fine del suo fuso. Lui con alcuni rami dell'albero chiuse e irrigidì il grembiule fra quattro bastoncini, in modo da portare a casa, indenne, il prezioso disegno della ragnatela. Così mentre Serena lo copiava col suo filo, lui la aiutava a tener separati e ordinati i tanti fili necessari, che altrimenti si arruffavano e imbrogliavano, legando un bastoncino di legno alla estremità di ciascun filo. Così dall'amore e dall'arte nacque il primo tombolo e il primo pizzo di Bruges; che piacque moltissimo alle gran dame della città che ricompensarono lautamente la giovane autrice della stupenda ragnatela. Ma con l'agiatezza e la salute della madre, venne per Serena il dolore: lasciare il suo innamorato, per adempiere al voto. Ancora una volta però il miracolo si ripetè. Dallo stesso albero all'ombra del quale i due fidanzati piangevano la loro separazione, cadde un'altra ragnatela su cui era scritta l'assoluzione del voto. Se si passa alle origini storiche del merletto si vede che invece esso è nato con tutta probabilità proprio in Italia , alla fine del '400, e per ragioni funzionali, non meno che estetiche: sostituire le pesanti decorazioni colorate di passamaneria d'oro e d'argento di stampo medioevale dai sontuosi abiti delle nobildonne, con qualcosa di più leggero e soprattutto di lavabile insieme al tessuto della biancheria di lusso. Nasce così, di semplice filo bianco, la trina cioè un passamano intrecciato 3 volte; chiamato anche terneta (da tre) trenèta, trinetta, che si aggiunge al tessuto

    Comune di Vieste :


    La storia e le leggende sulla città di Vieste del Gargano - Foggia - Puglia
    Le origini: tra leggenda e realtà


    Vieste vanta un'origine antichissima, ma ancora controversa: secondo una leggenda Noé, finito il diluvio, avrebbe deciso di trascorrere il resto della sua vita sulle coste del Gargano e, alla morte di sua moglie Vesta, avrebbe risolto di fondare una città che recasse il nome dell’amata a sua imperitura memoria. Attualmente gli studiosi tendono ad identificare Vieste con l'antica Apeneste [greco: isolato rifugio], oppure con Uria. Il toponimo Vieste, invece, farebbe riferimento alla dea greca del focolare Estia (Vesta), figlia di Crono (Saturno) e Rea (Cibele), e al culto del fuoco collegato a tale divinità.
    Quale che ne sia comunque l’origine, dell’antico passato di questa città ci parlano ancora le necropoli, risalenti al III secolo, nonché i resti di mura megalitiche.

    La leggenda di Pizzomunno e Cristalda

    Una delle spiagge più caratteristiche di Vieste è la spiaggia di Pizzomunno. Il nome di questa spiaggia è legato all’ imponente monolite bianco. La leggenda di Pizzomunno, che gli abitanti di Vieste si tramandano sin dall’antichità, ci narra l’ appassionante storia d’ amore di due giovani viestani: Pizzomunno e Cristalda.
    I due giovani si amavano di un amore sincero e senza tempo. Pizzomunno si recava ogni giorno sulla piccola spiaggia per andare in mare con la sua barca. Al largo, ammalianti sirene lo adoravano e intendevano sedurlo con i loro canti. L’ uomo, fedele alla sua Cristalda, rifiutò più volte di divenire loro amante.
    Le sirene, gelose ed indispettite, decisero di punire il giovane uomo trascinando la sua amata Cristalda nelle profondità del mare, in modo da sottrarla a lui per sempre.
    Fu così che Pizzomunno fu pietrificato dal dolore e vide il suo corpo trasformarsi nel monolite che, ancora oggi, i visitatori di Vieste possono ammirare dalla piccola spiaggia che ne porta il nome.
    La leggenda vuole che i due giovani amanti si diano appuntamento allo scadere dei cento anni per rivivere la loro passione nel breve tempo di una notte.



    La Scamiciata - Fasano -


    La battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571, se fiaccò la potenza dell'Impero Turco, non arrestò gli assalti e saccheggi di quei corsari nelle Terre e nelle campagne pugliesi. Per la sua vicinanza al mare, Fasano frequentemente soggiacque a cosiffatte incursioni e le memorie vive si conservano oggi nella mente del popolo. "Salva, salva, chè vengono i Turchi" una frase che era il grido di allarme e di fuga tra i nostri contadini, quando si accorgevano di averli addosso. Le case di campagna, le masserie avevano, come piccoli castelli, ponti levatoi, saracinesche, balestriere, campane; ma l'astuzia dei Turchi, proverbiale anche allora, giungeva ad eludere quei mezzi di difesa. L'avvenimento storico più memorabile, tramandatoci dai nostri vecchi, è l'assalto dei Turchi in Fasano nel 1678. I particolari di esso, registrati nella epigrafe sul muro della casa dei Bianco, sono pregevolissimi, perché, al riguardo, unici e soli. "Chiunque tu sia cittadino, viandante, straniero, ferma il passo! Guarda il mirabile e marziale evento,che,se con freddo pennello tu vedi ora dipinto,considera che fu da caldo sangue di Turchi bagnato. Quattrocento Musulmani, collegatisi in un intento, salpando da S. Maura e Lepanto in cinque barcacce da pirati, inaspettatamente approdarono in questi nostri lidi, vicino ai Fiumi, il giorno due del sesto mese, anno 1678. Cento di essi restarono a guardia delle barche, gli altri trecento discesero alla spiaggia, e tra il silenzio della notte, al chiarore della luna, penetrarono in Fasano, ove il nuovo borgo era sfornito di muraglia, ed invasero il borgo non solo, e la piazza maggiore, ma pure la vecchia Terra. Dall'infrangersi delle porte, dagli ululi di quegli Africani, dal fragore delle armi, i cittadini, scossi dal sonno, e rianimatisi alla difesa, si battettero dai tetti delle case, dalle finestre, altri con gli schioppi ed altri con pietre. Fingendo i Turchi di fuggire, i cittadini li inseguirono nella sottoposta vallata, ove per un'intera ora, a corpo a corpo, incerti dell'esito, lottarono, finché caduti ventuno di quegl'infedeli morti per terra, e feriti molti altri, si abbandonarono a precipitosa fuga, riparandosi alle barche. Più che al proprio valore, i cittadini attribuirono la loro vittoria all'aiuto possente della Vergine SS. Immacolata e dei titolari della Terra, S.Giovanni Battista e Santo Stefano. Balio di Santo Stefano era in quell'anno Fra Giovanni Battista Brancaccio, prima Generale delle artiglierie del Regno; dipoi, allora, Generale supremo dell'intero esercito. Suo luogotenente qui, nel Baliaggio, il Commendatore Fra Silvio Zurlo di Crema, cavaliere valoroso e vigilante, che prevedendo l'aggressione, addestrò i cittadini alle armi, e li diresse. Affinchè il fatto glorioso si trasmettesse alla posterità, nel dicembre di quell'istesso anno, ne fu apposta la lapide".A questa sembrerebbe essere stato sovrapposto ‐ o era intenzione dello scrittore ‐ un dipinto, in cui fosse rappresentato uno forse degli episodi più importanti dell'avvenimento. Senza tale supposizione, non si potrebbe spiegare l'invito nella epigrafe al viandante di fermarsi a guardare; se pure non fosse anche questa una della solite figure retoriche. In conferma e chiarimento dei particolari descritti, una lettera del Brancaccio e le tradizioni locali ci forniscono dati più precisi. Ispiratore e parte principale della masnada turca, venuta al saccheggio di Fasano, sarebbe stato, secondo la tradizione, un rinnegato di Monopoli, un tal Pagliara (in dialetto: uscapagghiaro, bruciapagliaro). O che egli avesse smarrita la strada per Fasano, o per altro, i Turchi, visti i lunghi giri e rigiri nel tragitto, credettero d'essere stati da lui traditi, e nella fuga lo squartarono, giunti appena nella tenuta Vignamarina. I Fiumi, tre minuscoli corsi d'acqua sorgiva lunghi qualche centinaio di metri, nella cui prossimità approdarono le cinque barcacce, furono quelli di Canne, e la cala di Canne molto probabilmente, la quale meglio all'uopo si apprestava, fu il posto di approdo. V'ha ancora di più nell'esame dell'epigrafe, e non poco. Circa il principio della descrizione del fatto, l'aggressione è detta inattesa ‐ inaspectato aggressu ‐ e poi verso la fine, che il Commendatore Zurla l'avesse prevista, e avesse addestrato i cittadini all'uso delle armi: ‐ belligerum eventum praevidendo ‐ V'è di vero, che realmente il Zurla aveva avuto sentore della spedizione che si preparava in S.Maura e Lepanto, onde egli alacremente si era adoperato a preparare la difesa; ed il Priore Curato, don Sante Mignozza, in vista del pericolo, aveva già fatto fortificare la Chiesa. "Narrano, riporta il nostro Giacomo Bianco in un suo manoscritto (1843) che, come il Gran Maestro dell'Ordine fu istrutto che nelle Isole Ionie si attendeva a dei preparativi per fare uno sbarco improvviso nella nostra costa, e depredarla, ne dia subito avviso al suo luogotenente Silvio Zurla da Crema residente in Fasano, il quale prese degli opportuni provvedimenti; tra gli altri, armò sotto una certa disciplina buona mano di cittadini, stabilì nuovi posti di guardia, dei quali uno, sull'astrico (tetto) del nostro S. Nicola, e l'ultimo nell'abitazione rurale, oggi detto Vignamarina, onde, corrispondendosi l'un l'altro, avessero potuto chiamare al soccorso, in caso di pericolo. Durarono nella loro vigilanza per ben tre mesi, sicchè cominciarono ad abbandonarsi ad una certa sicurtà. Il 2 giugno di quell'anno, quasi tutta questa mano di armati convertitasi in una partita di cacciatori, si menò lontano dalla città: la notte seguente i pirati barbareschi assalirono la città". L'aggressione avvenne dopo qualche mese, quando niuno più vi pensava, e perciò fu detta inattesa. La vallata ove avvenne lo scontro d'armi, fu il piano, che noi soliam chiamare Largo delle Fogge, dove era il cosìddetto Orto Abate Leonardo, e che i nostri padri chiamarono Orto della Patria, appunto dopo il 1678, in memoria d'essere stata ivi salvata la patria dai turchi, i cui morti si dice fossero lì sepolti. Nell'epigrafe è registrato, che nello scontro ventuno dei Turchi caddero uccisi ed altri feriti; ma non è detto se anche da parte dei Fasanesi vi fossero stati morti e feriti. Ve ne furono, e la tradizione novera sette morti. Di questi uno soltanto viene ricordato, certo Ascanio Leone, guardia perticaria, che però figura seppellito non il 3 giugno, ma il 3 luglio 1678; degli altri non si trova memoria. A ricordo del famoso assalto non resta che il telone del teatro sociale che rappresenta il vittorioso ritorno della spedizione; il Cavaliere di Malta, signori e popolani, trofei, prigionieri turchi legati, e un popolo festante in piazza, avanti alla antica Loggia ‐ la quale però è un anacronismo, essendo stata costruita in seguito (1688‐96) sotto il Balì Cavaretta ‐. Ma fino ai primi decenni del secolo scorso, si conservava tuttavia grande nel popolo il terrore dei Turchi ‐ col qual nome s'indicavano in genere tutti gli abitanti della sponda opposta, di qualsiasi nazionalità ‐, come apprendiamo dai nostri vecchi, che ancora ci narrano qualche ultimo episodio di ratto…












    Ci sono tantissime immagini di questa manifestazione di Fasano ... non sono però trasporabili qui ... se xò vi interessa potete andare a questo sito www.lascamiciata.it e lì troverete immagini e notizie di questa unica e coinvolgente manifestazione ... Ragazzi ricordate che ogni tipo di cultura deriva dalla curiosità ... solo chi è curioso sa ... impara, conosce e si arricchisce ...



    Corteo storico di Federico II ed il Torneo dei Rioni - Oria -

    Il Torneo dei Rioni

    Trae origine dal bando che l'Imperatore Federico II volle emanare nel 1225, durante un periodo di permanenza ad Oria. Atleti e cavalieri appartenenti ai quattro rioni si sfidano nelle durissime prove di stampo medievale valide per l'assegnazione dell'ambito "Palio". Uno spettacolo stupendo di colori e sensazioni che si avvale dell'alto patrocinio della Presidenza della Repubblica e che da qualche anno è abbinato ad una delle lotterie nazionali, grazie anche al gemellaggio con le città federiciane di Jesi e Palermo. Un appuntamento da non perdere che si ripete ogni anno - dal 1967, nel secondo fine settimana di agosto - per rivivere una delle pagine più affascinanti e misteriose della storia pugliese.

    La Sfida Tra i Rioni

    Il torneamento rappresenta una sfida tra i quattro rioni di Oria: Castello, Judea, Lama e San Basilio. Atleti e cavalieri si cimentano in dure prove a carattere medioevale per conquistare il Palio. Il campo del torneamento, addobbato alla stessa maniera dell'epoca federiciana, ospita le varie sfide, precedute da alcune coreografie di sbandieratori. Per vincere il palio, gli atleti dei quattro rioni dovranno affrontare cinque prove, il cui ordine di svolgimento viene sorteggiato poco prima della gara. Ogni prova vinta dà diritto a quattro punti al rione primo in classifica, tre al secondo, due al terzo e uno all'ultimo. Chi non dovesse concludere la prova non ottiene alcun punto. Al termine delle sfide, il rione che avrà accumulato più punti verrà premiato.



    Le gare

    Per vincere il Palio gli atleti dei quattro rioni dovranno conquistare il maggior numero di punti durante cinque prove (ariete, botte, forziere, gara del ponte, velocità e destrezza), il cui ordine di svolgimento viene sorteggiato poco prima dell'inizio del Torneamento. Ogni prova dà diritto a quattro punti al primo classificato, tre al secondo, due al terzo e uno all'ultimo. Chi non dovesse concludere la prova o non presentarsi alla partenza non riceve alcun punto. In caso di parità è prevista una prova di spareggio.

    Sfida tra cavalieri

    I primi a cimentarsi nella gare sono i cavalieri dei quattro rioni. Le loro prove sono particolarmente spettacolari anche se non valgono ai fini dell'assegnazione del Palio. Esse servono idealmente a riscaldare l'animo dei contradaioli e a ricreare alla perfezione l'atmosfera della sfide cavalleresche medievali.

    Ariete

    A questa gara prendono parte due atleti per ogni rione. Al via del giudice di campo, ogni gruppo di atleti imbraccia un ariete pesante ottantacinque chili e lo trasporta per sessantacinque metri, fino a sfondare un portone. Poi, un atleta di ogni rione prenderà una bandierina con i colori rionali e, di corsa, tornerà al punto di partenza.

    Botte

    Un atleta per ogni rione, al via del giudice di gara, percorre novantacinque metri fino a raggiungere una botte. Dopo averla attraversata, raccoglierà una bandierina dei rione, per poi tornare al punto di partenza. E' una prova di velocità che simboleggia la scaltrezza di chi era costretto a fuggire superando spesso anche strani ostacoli, come una botte.

    Forziere

    Gli atleti, uno per ogni rione, dopo il via dei giudici di campo, raggiungono un forziere pesante circa ottanta chili e lo trascinano con una corda per sessanta metri fino a portarlo fuori dalla linea di arrivo. Aprono poi il forziere e prendono la bandiera con i colori del proprio rione, issandola su un apposito supporto, distante venti metri. Si tratta di una prova di forza dal valore simbolico, legata al mistero dei forzieri tipico dell'epoca medievale.

    Gara del ponte

    Un atleta per ogni rione, al via del giudice di gara, percorre un tracciato di circa duecento metri, durante i quali incontrerà diversi ostacoli (asse di equilibrio, scalinate e ponte) che dovrà superare senza esitazioni prima di raggiungere una scala, dove collocherà una bandierina del proprio rione e dovrà alzare il braccio in cielo in segno di vittoria.

    Velocità e destrezza

    Un atleta per ogni rione, dopo aver percorso un tratto di corsa, raggiunge una corda all'estremità della quale è collocata una bandierina che dovrà essere recuperata e issata all'estremità di una scala a pioli, dopo un ulteriore tratto di corsa.

    ... Guardate che meraviglia questo video della manifestazione ... STUPENDO!!!



    Cavalcata dei buoi di Chieuti

    Il 22 o il 23 aprile di ogni anno a Chieuti, all'interno dei festeggiamenti in onore di S. Giorgio, si corre la 'Cavalcata dei buoi'. Durante la corsa un carro molto pesante, carico di rami di lauro, viene trainato da quattro coppie di buoi. I preparativi per la corsa sono lunghissimi: durante l'anno si allenano i buoi, mentre il 21 sera gli animali vengono fatti entrare in paese simulando la gara. I buoi vengono poi portati nelle stalle dei Partiti (le contrade del carro), dove vengono attentamente sorvegliati per evitare che subiscano scherzi da parte degli avversari. Il mattino del 22 i buoi vengono invece lavati e addobbati e, dopo che il Sindaco ha estratto l'ordine di partenza, carri e carrieri si dirigono verso la chiesa per ricevere la benedizione. A questo punto ci si dirige in aperta campagna, da dove ha inizio la gara: al segnale convenuto i carri si girano su sé stessi ed i buoi iniziano a galoppare, trascinando il carro addobbato, verso il paese. Il percorso è lungo 4 Km e mezzo. La folla corre insieme ai carri, incitando i propri campioni, mentre un gruppo di uomini a cavallo pungola i buoi con lunghi bastoni. La corsa ha fine nel viale principale, dove i carri scorrono incolonnati. Lo scopo della corsa è quello di consegnare un cappellino colorato che i vincitori indosseranno il giorno seguente quando porteranno in processione il simulacro del Santo. Ai vincitori viene inoltre consegnato il Tarallo, una treccia di caciocavallo di circa 80 chili con le gesta di S. Giorgio che verrà portata in processione insieme al simulacro del Santo. Perché allora non sostituire la 'Cavalcata dei buoi' con una processione in cui i carri vengono portati da uomini, così da stabilire chi sono veramente gli uomini più forti del paese, degni di portare durante la processione del 23 il simulacro di S. Giorgio'.



    Il Carnevale di Putignano

    PRESENTAZIONE
    Il Carnevale di Putignano, con la sua famosa sfilata di carri allegorici di cartapesta, è sia la più lunga e uno dei più antichi carnevali del mondo. Alcuni ricercatori hanno trovato documenti fanno risalire al 26 dicembre 1394. La sua fama come il carnevale più lungo del mondo deriva dal fatto che come tutti questi eventi si conclude il Martedì Grasso, ma questo inizia il 26 dicembre, con la tradizione multi-centenario della propaggine. La propaggine comporta il trasferimento delle reliquie di S. Stefano Protomartyre santo da Monopoli a Putignano. Ancora oggi le sante reliquie sono ancora conservati nella chiesa di Santa Maria della Greca. Durante il trasferimento iniziale delle reliquie, gli agricoltori locali hanno aderito nel con balli, canti e recitando filastrocche durante la processione, quindi la inizio del carnevale! Negli ultimi dieci anni, grazie alle enormi carri allegorici, le maschere originali satirico e dei gruppi mascherati colorati, la sfilata è stata l'attrazione principio di questo straordinario evento. Quello che è interessante è che tutti i carri trasmettere messaggi sociali o politiche e certamente hanno un 21 ° secolo si sentono a loro disposizione; questo non è un corteo medievale ... La figura che rappresenta il Carnevale è la Farinella. Il suo costume è fatta di toppe multicolori con campane cucito sulle tre punte del cappello e altre campane sulle scarpe e il collare. Il nome deriva dal Farinella, una crema di ceci e farina di orzo, che è l'alimento antico di lavoratori di paesi. Ogni Giovedi durante il Carnevale di giovani attori e attrici per le strade organizzare scherzi e schizzi vivaci. Nessuno o cosa è sacra ma attenzione, se sei un prete, vedovo o vedova, singolo o sospetti che il tuo amato sta facendo lo sporco su di voi. "Il carnevale di Putignano ha le sue radici nel lontano Medio Evo, a la mattina del 26 dicembre 1394, quando Santo Stefano 's reliquie furono trasportate da Monopoli a Putignano, accompagnato da uno processione in cui i contadini cantavano salmi religiosi. Ma poi abbiamo avuto il salto da sacro a profano, canti religiosi e la trasformò in canzoni e rime prendersi gioco delle autorità. "Antonio dice. Sei secoli dopo, la tradizione si ripete, con partenza ogni 26 dicembre. "E 'la più lunga di carnevale, come si comincia il 26 dicembre e finisce il martedì grasso, quest'anno il 28 febbraio", Antonio continua con orgoglio ", ma è anche è la più ricca di eventi: oltre a feste di dicembre, abbiamo parate quasi ogni Domenica in febbraio, e abbiamo anche una edizione estiva di luglio "8.

    Tradizioni legate nel Mediterraneo
    Il simbolo maschera del Carnevale di Putignano è una 'diplomatico': alias Farinella, simile ad un jolly. Il suo passatempo preferito è quello di portare la pace tra cani e gatti. Ovviamente vi è il riferimento per l'antica cultura agricola: "il suo nome deriva da un piatto consumato dai poveri," Antonio, spiega, "un tipo di pane fatto di ceci e orzo usata al posto del pane per pulire il piatto di sinistra-over salsa ".
    Putignano Carnevale è legata alle tradizioni di altri paesi del Mediterraneo: il 2 febbraio, in occasione della celebrazione religiosa del Candelmas, la 'Festa Bear' si celebra: un artigiano in maschera attraversa il villaggio con un orso - o meglio qualcuno in costume - al guinzaglio, e trascorre l'intera giornata facendo scherzi di ogni genere. "E 'una sorta di oracolo meteorologico e se quel giorno il tempo è buono, l'orso può uscire in cerca di cibo per il suo letargo, in quanto significa che l'inverno continuerà per un po' più a lungo. Il maltempo significa che l'inverno sarà presto finita ", racconta Antonio. E quando le sfilate sono finite, a Putignano Carnevale danno il 'estrema unzione' in modo particolare: i sacerdoti finti piccolo tuffo una scopa nell'acqua di un gabinetto in miniatura (il 'priso' nel dialetto locale) e con questa 'santa acqua 'che schizzi passanti, annunciando che' Carnevale è morto '. Nel frattempo, dal campanile vicino a pedaggio 365 risuona: ricordano ai fedeli che le celebrazioni sono finite e la Quaresima si sta avvicinando. E 'giunto il momento di meditazione e astinenza, ricordando i giorni Gesù passò nel deserto prima di iniziare la sua predicazione. Antonio dice con un sorriso sulle labbra...




    Cucina pugliese

    si caratterizza soprattutto per il rilievo dato alla materia prima, sia di terra che di mare, e per il fatto che tutti gli ingredienti sono appunto finalizzati ad esaltare e a non alterare i sapori base dei prodotti usati. Pertanto si troveranno tutte le verdure di stagione, dalla cima di rapa al cavolo verde, al cardo, ai peperoni, alle melanzane, ai carciofi, tutti i legumi, dai fagioli alle lenticchie alle cicerchie e alle fave, e tutti i prodotti del mare, in particolare dell'Adriatico; questi ultimi hanno una particolare caratteristica che li distingue, in conseguenza della particolare pastura che si rinviene lungo le sue coste, e dalle polle di acqua dolce che si scaricano in mare, e che servono ad attutire il salmastro, ma non ad alterarne il profumo. Peraltro, anche se vi sono dei piatti comuni, le ricette variano da provincia a provincia, e talvolta, da città a città, così per esempio le ricette tipiche delle province di Bari, Brindisi e Taranto, adagiate sul mare, non sono uguali a quelle praticate nella provincia di Foggia, più collinosa, e di Lecce, più terragna.
    Tante sono le ricette che presenta questa cucina, che ha poi una particolarità che la distingue dalle altre, di offrire piatti diversi in relazione alle diverse stagioni, così che durante le stagioni più miti, cioè in primavera e in estate, viene data preferenza alle verdure e al pesce, mentre nelle altre predominano i legumi, la pasta fatta in casa condita con vari sughi, da sola o combinata alle verdure o al pesce. Il piatto più tipico è quello delle "Orecchiette al ragù di carne di cavallo", la cui ricetta è ormai diffusa in tutti i ricettari, ma non sono meno conosciute le "Orecchiette con le cime di rapa", la "cicoria con la purea di fave", e quelle che ricollegano il territorio al Mediterraneo, come i "Cavatelli con le cozze" o il riso al forno alla barese chiamato pure patate, riso e cozze. I piatti più diffusi sono comunque riprodotti nei vari ricettari in circolazione, mentre sarebbe opportuno far emergere alcune delle vecchie ricette ormai non più praticate, per il notevole impegno che richiedono, ma che, se non trascritte da qualche parte, potrebbero andare perdute.



    Orecchiette con le cime di rapa


    Cicoria con la purea di fave




    CAVATELLI

    Cavatelli con le cozze



    Riso al forno alla barese



    Formaggi

    Da tritare sulla pasta come nel caso del cacioricotta salentino, da aggiungere al ragù o spalmare sulla bruschetta come per la ricotta forte, da gustare per delicati antipasti o leggeri piatti di mezzo come per la mozzarella, la burrata ed il Canestrato Pugliese, i formaggi pugliesi sono alimenti versatili e gustosi. In passato erano utilizzati come merce di scambio tra i pastori che abitavano numerosi le campagne e i pescatori che vivevano asserragliati, a causa degli assalti dei pirati, in poche cittadelle fortificate sul mare. Per molti secoli, infatti, il territorio costiero non fu abitato se non dai greggi caprini e ovini da cui provengono appunto questi formaggi tipici. Tipico della Puglia, come anche di altre regioni è il Caciocavallo podolico, formaggio a pasta filata, così chiamato perché prodotto con latte proveniente da vacche di razza podolica, allevate allo stato brado.

    Cacioricotta pugliese

    Ricotta forte

    Burrata

    Canestrato Pugliese



    Caciocavallo podolico



    ... sempre tra i piatti particolari della cucina pugliese ... tra le carni ...

    Le Bombette

    Capocollo di martina franca

    Carne arrosto di laterza

    Prosciutto di faeto

    ... potremmo stare ore a segnalare piatti tipici di carne e pesce ... prima di passare ad un argomento che farà felici molti golosi ... vorrei segnalare questo piatto, ovviamente pugliese, davvero eccezionale ....

    Orata al forno con carciofi e capperi



    Dolci


    # Cartellate
    # Sasanello gravinese
    # Pasticciotto
    # Bocconotto
    # Scarcella
    # Zeppola
    # Caccarelle
    # Purceddhruzzi
    # Sannacchiudere
    # Copeta
    # Mosto cotto

    Mostriamone nel dettaglio qualcuno dei dolci elencati ...

    Cartellate

    Sasanello gravinese

    Pasticciotto

    Bocconotto

    Purceddhruzzi

    Copeta

    Scarcella

     
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  2. tomiva57
     
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    ci vuoi proprio prendere per la gola ...Claudio..graziee
     
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1 replies since 5/7/2011, 10:55   1701 views
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