LA PUGLIA 1^Parte

IL GARGANO..SAN GIOVANNI ROTONDO..RODI..MATTINATA..INFINE FOGGIA..

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI

    “ ... Venerdì ... scivoliamo verso sud est ... venti tiepidi ci sospingono e la nostra mongolfiera fende l’aria verso nuovi orizzonti, alla ricerca di quelle bellezze che non chiedono altro che essere osservate di essere permeate e vissute ... sguardi ammirati e cuori allegri quando gli occhi si perdono nella bellezza ... occhi che si illuminano quando il cuore batte forte di gioia ... solo chi sogna capisce le parole del cuore e i segreti nascosti in uno sguardo colmo di gioia ... sulla mongolfiera dell’Isola Felice occhi lucidi di gioia e cuori in festa sono normalità ... oggi ci prepariamo a vivere nuove emozioni ... ci attende un altra perla della nostra Italia ... la Puglia ... Buon risveglio amici miei ... gli occhi e il cuore sono pronti ... emozioniamoci ...”

    (Claudio)



    IL GARGANO..SAN GIOVANNI ROTONDO..RODI..MATTINATA..INFINE FOGGIA..LA PUGLIA CI ACCOGLIE..



    “Quando si viaggia verso la Puglia non sono solo le indicazioni stradali a confermarlo, ma le immense terre piane bruciate dal sole, i campi di grano e le distese infinite di uliveti che dai bordi dell’autostrada si perdono a vista d’occhio verso l’interno.”


    “Un insieme di monti rocciosi su un promontorio che si spinge nell'Adriatico meridionale: il Gargano. La punta più elevata è quella del monte Calvo di metri 1056…..tra il golfo di Manfredonia , Vieste, Peschici, Rodi Garganico e il tratto adriatico delle Isole Tremiti , è occupato quasi interamente da monti e da ampi altopiani, la più famosa di tutte è la Foresta Umbra. ….. il Gargano non è solo montagna, i suoi duecento chilometri di costa… fatta da arenili, pinete, insenature, strapiombi, dune, faraglioni, grotte…. un’esplosione di natura incontaminata e da illimitate distese di sabbia bianchissima, che conserva anche numerose testimonianze storiche … gli ipogei di punta Manaccore,con la splendida necropoli ipogea che si trova sul Monte Pucci e che conserva tutt’oggi ben 25 tombe integre appartenenti al periodo paleocristiano….”



    “San Giovanni Rotondo……appartiene al Parco Nazionale del Gargano. Un tempo ospitava contadini e pastori, ma oggi accoglie soprattutto pellegrini. La fama di questo incantevole borgo del meridione,, è legata alla figura di uno degli uomini più importanti del secolo scorso: San Pio da Pietralcina, conosciuto come Padre Pio….Passeggiando per le strade di San Giovanni Rotondo.. la fontana “Luce di Dio”.



    “Mattinata …Dopo una decina di minuti e una corsa lungo una discesa di pietre e terra,..il mare.. spiaggie selvagge, con la sabbia chiara e piena di sassolini…una vegetazione incolta e l’acqua trasparente…. lo splendore del litorale Garganico: dalle pareti alte e bianche delle rocce in lontananza, si diramavano colline floride che sembravano disegnate sul mare, una brezza continua accarezza le onde portandosi dietro i profumi dei mandorli e dei fichi maturi….nel centro di Mattinata, mucchi di case bianche e luccicanti per il sole che delineavano il profilo di una farfalla bianca, come si dice da queste parti, raccolta tra le colline di “Castelluccio” e “Coppa della Madonna”. Mattinata, con questa immagine un po’ surreale, conservava e conserva tuttora un’atmosfera antica e suggestiva, con i resti della sua necropoli, quasi sorvegliata da un’antica abbazia diroccata….non lontano un centro fantastico, dalle stradine piccole e strette sempre piene di gente, con un profumo insistente di pane appena sfornato e una storica gelateria con il gelato al pistacchio più buono d’Italia! Di una strada panoramica mozzafiato, che dal centro portava alla scoperta di scorci di mare, colline di ulivi e rocce bianche a circondare la piana, di baie .. come quella di Mattinatella e Vignanotica - e calette nascoste raggiungibili solo via mare, di grotte naturali misteriose e bellissime come la Campana. Di distese selvagge di macchia mediterranea, racchiuse nel Parco Nazionale del Gargano a 40 chilometri da Mattinata……”



    “Rodi Garganico si trova nel versante nord del Gargano… si erge su uno splendido promontorio. Il mare è meraviglioso…. Le case sono poste una accanto all’altra come se si stessero proteggendo e, essendo situate su un monte, vedendole da lontano, si estendono lungo le sue pendici come in scala. Il colore marrone dei tetti contrasta con il biancore delle facciate delle abitazioni….. Dal porto si arriva facilmente anche alle magnifiche Isole Tremiti.”



    “Monte Sant’Angelo è uno dei paesi più suggestivi della Puglia. Abbarbicato su di uno sperone di roccia al vertice del Gargano, domina dall’alto il Golfo di Manfredonia. L’intero paese ruota intorno al culto di San Michele Arcangelo che, secondo la tradizione, sarebbe apparso presso una grotta ben quattro volte dichiarando con fermezza la sacralità del luogo….Il centro storico è cresciuto, a partire dall’anno mille, intorno e in funzione della grotta-santuario. Tappa obbligata per i crociati diretti in Terra Santa, Monte Sant’Angelo è da secoli ininterrottamente meta di pellegrinaggi.. La leggenda narra di un ricco pastore di nome Gargano che dopo aver fatto pascolare la sua mandria si accorse della sparizione del suo toro più bello. Al termine di una affannosa ricerca che lo aveva condotto a inerpicarsi sulla montagna lo ritrovò presso l’ingresso di una grotta…Preso dall’ira, scoccò una freccia contro l’animale, ma il dardo inspiegabilmente tornò indietro colpendolo al piede. Tornato a casa riferì l’accaduto al vescovo Lorenzo Maiorano, che rimase interdetto poiché la grotta era stata a lungo un luogo di cerimonie pagane. Il vescovo rimase dubbioso anche quando l’Arcangelo Michele gli apparve dichiarando che il luogo era sacro e che quello che lì sarebbe stato chiesto nella preghiera, sarebbe stato esaudito…..L’Arcangelo Michele è, secondo una antichissima tradizione il Generale delle Armate celesti, colui che ha scacciato l’angelo ribelle negli inferi ed è raffigurato come un soldato romano che brandisce una spada. Nella sua seconda apparizione a Monte Sant’Angelo, due anni dopo, condusse alla vittoria gli abitanti di Siponto, a lui devoti. Nella sua terza apparizione San Michele davanti a sette vescovi pugliesi dichiarò che non necessitava consacrare la grotta al culto cristiano poiché vi aveva provveduto egli stesso…Il santuario infatti non è mai stato consacrato dalla mano dell’uomo…..agli Angioinii si deve, fra l’altro l’edificazione della torre campanaria ottogonale le cui forme e dimensioni non possono non ricordare Castel del Monte…Il santuario è un autentico scrigno ricolmo di capolavori artistici aggiuntisi nel corso dei secoli. …Giunti al termine della scalinata ..la Porta del Toro …Prima di entrare nel santuario vi è ancora un’altra porta di straordinaria bellezza, un esemplare in bronzo di arte bizantina conservato intatto. Questo capolavoro fu donato nel 1076 dal nobile amalfitano Pantaleone “



    “Il sole che svetta accecante entro i confini infiniti di un cielo magicamente terso, quasi fosse una palla infuocata…..La terra mostra orgogliosa le spigolose zolle, arate e protese verso l’etere, quasi a voler abbandonare il suolo.. Un opaco marrone, pallido, è il colore che tradizionalmente domina questo scorcio di sud, esteso ai piedi del Gargano… schiere ordinate di frondosi ulivi che punteggiano ettari di campagne…..”



    “Posta alle pendici del Gargano, Manfredonia domina l’ampio Golfo a cui dà il nome e rappresenta il naturale sbocco al mare del Tavoliere delle Puglie…. dopo aver abbandonato le frescure della foresta umbra e i pini marittimi che rinfrescano le scogliere garganiche,… immersa in un paesaggio improvvisamente arido e secco, adatto alla crescita dei fichi d’india che qui proliferano e che, con le loro larghe foglie spinose, cingono la città…….la strada che costeggia la costa, partendo dalle saline di Margherita di Savoia, è ricca di acqua e canneti. Si intuisce facilmente come l’uomo abbia strappato nel corso dei secoli queste terre, oggi coltivate a cipolle e pomodorini, alla natura che le voleva paludi…..Manfredonia nacque nel 1256 quando Re Manfredi decise di abbandonare l’antica città di Siponto….Oggi l’antica Siponto è una frazione cittadina, una zona balneare, archeologica e residenziale. In epoca antica fu un importantissimo porto, dove confluivano e si mischiavano la cultura del popolo indigeno dei Dauni con quella dei dominatori romani e la più raffinata civiltà greca……Una intera città sta oggi lentamente riaffiorando dagli scavi archeologici, in prossimità della Basilica Minore di Santa Maria di Siponto del 1117, stile romanico-pugliese, ma la pianta quadrata a croce greca tradisce probabili origini bizantine. Sulla sinistra della chiesa è facilmente identificabile l’area dove sorgeva un tempio pagano dedicato alla dea Diana…. una statua detta: la Sipontina raffigurante la Vergine seduta in trono e su di essa posto Gesù benedicente. La pelle di entrambi è scura e colori sono accesi. Questa viene anche detta la “Madonna dagli occhi sbarrati”..La voce popolare vuole che la statua abbia assunto tale espressione dopo aver assistito ad atti di terribile violenza. Un’altra leggenda racconta di un furto della statua ad opera di pirati saraceni che però dovettero riportare indietro la statua a causa di un miracolo: portata in alto mare sulla loro nave la statua in legno cominciò a vomitare. Una macchia bianca vicino alla bocca della statua, testimonia ancora oggi l’evento….la Sipontina è nota, anche, come la Madonna du Scit “



    “La città di Troia..in provincia di Foggia.. si sviluppa sulla strada principale Corso Regina Margherita, sui tratti della Via Traiana, antica strada imperiale romana che congiungeva Roma con Brindisi e l’Oriente, attraverso un percorso parallelo all’Appia….è ai margini del Tavoliere delle Puglie,….. Troia è di antichissima fondazione risale al 216 a.C.dove si accampò l’esercito cartaginese, guidato da Annibale, prima della celebre battaglia di Canne. Il primo centro abitato fu raso al suolo dall’Imperatore Costante II, nel 662; la città fu rifondata nell’XI secolo e distrutta di nuovo nel 1133. Con la fine del medioevo, la storia di Troia rallenta, si afferma il potere del Vescovo…Oggi il borgo è, pressoché, identico a com’era cent’anni fa…..La cattedrale, un gioiello semisconosciuto dell’arte romanica …Tutti questi luoghi hanno una cosa in comune che non si può non notare: il colore…il bianco….In Puglia, da sempre, si costruisce in pietra calcarea di colore bianco, e anche quello che potrebbe non essere bianco, viene dipinto di bianco…..La Cattedrale dà sul verde….è influenzata stilisticamente dal romanico pisano-toscano… gli innesti di colore sono dovuti al fatto che, per costruirla, furono utilizzati materiali provenienti da antichi monumenti romani. Nell’antichità si faceva così: smonta e rimonta. Altro che usa-e-getta!…. il rosone è strano: ha undici raggi, unico in Puglia e forse al mondo. Rappresenterebbero gli Apostoli, meno uno (Giuda); la spiegazione regge, ma la scelta resta insolita… i motivi ornamentali lavorati a traforo, tutti diversi in ognuno degli undici spicchi…Nel 1119, l’ingresso principale fu chiuso con due porte in bronzo, ad opera di Oderisio da Benevento, ma la cosa eccezionale è che le porte sono ancora lì. Le porte in bronzo sono una cosa preziosa, dal grandissimo valore storico e artistico, ma anche economico, scampate chissà a quanti saccheggi….Le porte sono enormi, così pesanti da essere poggiate su ruote. Per aprirle occorrono forza fisica e forza d’animo: i due battenti, infatti, hanno forma di drago attorcigliato su se stesso, pronto a scattare. In un medioevo carico di suggestioni religiose non doveva essere da tutti avere il coraggio di impugnarli…….Altro capolavoro d’arte è il Museo del tesoro, dove sono custoditi alcuni Exultet: rotoli liturgici minati In quell’epoca la Puglia era al centro di tre mondi: la cultura latina, l’oriente bizantino e il mondo mussulmano…..”



    “Lungo la parte occidentale del Subappennino Dauno, adagiato su un altopiano a 650 metri di altitudine, si trova Roseto Valfortore, piccolo comune mediovale in provincia di Foggia….La sua posizione geografica rende questo paese, quasi un luogo magico perso tra le rocce…. montagne che si susseguono e si intersecano disordinatamente, separate qua e là da profonde valli e da torrenti…Roseto prende il suo nome dalla presenza abbondante nella zona di rose selvatiche. Mentre “Valfoltore” è un’aggiunta successiva, riferita al fiume Fortore che attraversa la vallata…. antichi popoli l’hanno attraversata: i Sanniti, i Frantani, gli Irpini e i Dauni…. Roseto ha una fisionomia tutta sua ed è una specie di isola, non solo geografica ma anche etnica.”
    “Peschici ..grazioso nucleo storico collocato sulla sommità di un imponente sperone roccioso di origine carsica, che discende a picco sul mare Adriatico, un avvicendarsi di vedute paesaggistiche enormemente seducenti. Percorrendo la pittoresca strada che arriva al paese ci si imbatte in moltissime grotte scavate nella roccia….. pittoresche viuzze, strettoie fino ad arrivare negli angoli meno frequentati di Peschici..il Castello svevo, eretto con finalità difensive ed adagiato su uno sperone di roccia dal quale si domina tutto il nucleo storico…. L’Abbazia di Santa Maria di Calena, mirabile esempio di edificio religioso caratterizzato dallo stile primitivo romanico..”



    “Il castello di Lucera è così grande da sembrare una città….sul lato sinistro sorge maestosa la Torre della Leonessa. Se aveste come l’impressione di averla già vista da qualche parte, sappiate che non si tratta di un déjà vu: fino a pochi anni fa era raffigurata sui più comuni francobolli……L’interno del castello è vuoto….Il castello è stato edificato verso il 1233 da Federico II di Svevia, re di Germania, di Gerusalemme, Imperatore del Sacro Romano Impero, ma soprattutto re di Sicilia. Al termine di una sanguinosa guerra con cui aveva stanato gli ultimi baluardi di presenza araba in Sicilia, deportò tra il 1224 e il 1246 gli orgogliosi nemici battuti nel castello di Lucera … inizialmente si trattò sicuramente di una prigionia, ma poi l’Imperatore si rese conto che poteva trarre enormi vantaggi…Diede loro alcune terre da coltivare, la libertà di culto e protezione. Trasformò così in breve tempo un campo di prigionia in una fiorente colonia araba, da cui la corte di Foggia si riforniva delle più preziose vesti tessute dalle donne saracene e degli uomini che formavano la guardia reale incaricata di vegliare sul sonno dell’Imperatore…. Alle milizie musulmane era affidato anche il compito di difendere il tesoro del Regno di Sicilia, custodito all’interno del palazzo. Perciò a questo si accedeva con un sistema di carrucole che con una sorta di ascensore medievale permetteva di raggiungere l’ingresso posto al secondo piano…All’interno della fortezza era situata anche la zecca, a conferma della grande fiducia riposta dallo Svevo negli ex nemici…Le dimensioni attuali lasciano immaginare l’esistenza di qualcosa di simile a una città all’interno di queste mura….. Con la fine del dominio Svevo in Italia, il Papa volle che fosse distrutta ogni traccia della “blasfema” presenza araba in Puglia, ed ecco che il nuovo Signore del Sud Italia Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia, si affrettò a radere al suolo ogni qual cosa potesse ricordare i fasti della Lucera araba….Al centro della città, là dove sorgeva la più grande moschea, fu edificato nel 1300 l’attuale Duomo dedicato all’Assunta.”



    “Il famoso detto “Fuggi da Foggia …” non rende merito ad una città che seppur piccola e provinciale ha una storia e delle tradizioni particolari che la rendono oggetto di curiosità…Il capoluogo si trova al centro del territorio dauno, dal nome dell’antico popolo che vi si insediò estendendosi per tutta la provincia. La Daunia era indipendente sia dalla civiltà greca delle colonie sia da quella campana, tanto da creare una sua vasta cultura.. la nascita dell’abitato vero e proprio si ebbe nel medioevo con la dominazione normanna. Un racconto a metà strada tra leggenda e storia vuole che la città fu fondata dopo il ritrovamento in uno specchio d’acqua di un’immagine sacra, ancora oggi venerata dai foggiani, sormontata da tre fiammelle che compaiono anche nello stemma della città. Si tratta dell’icona della Madonna (detta anche Iconavetere) che somiglierebbe a quella diffusa lungo tutto la zona adriatica e in Grecia. …Furono proprio i Normanni a bonificare la zona, paludosa …Federico II di Svevia ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo della zona. Infatti, nel 1223 fece costruire un sontuoso palazzo con giardini e ampie sale che occupavano gran parte di quello che è oggi il centro storico…del palazzo purtroppo non sopravvivono che l’archivolto di pietra del portale d’ingresso e il pozzo…Un altro momento storico importante per Foggia venne sotto il controllo degli Aragonesi, i quali, per ricavare rendite dalla transumanza, istituirono nel 1447 la “dogana delle pecore” che prevedeva il pagamento di un dazio per i pastori che recavano le greggi nel Tavoliere…Sulla scia delle sollevazioni popolari di Napoli capeggiate da Masaniello, i foggiani diedero vita tra 1647 e il 1648 a ciò che in seguito sfocerà in guerra civile…. nell’Ottocento divenne capoluogo di provincia….. La Chiesa delle Croci (per i foggiani, Cappellone delle croci)….. il centro storico che ha il suo cuore in via Arpi che è un’area intorno alla quale Federico II fece costruire il suo palazzo, andato ormai perduto…Questa zona è caratterizzata da una fitta rete di vicoli, chiese antiche e palazzi nobiliari, oltre che da una serie di cunicoli e ipogei che servivano probabilmente ad attraversare la città velocemente e senza essere visti..”








     
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    IL GARGANO


    MANFREDONIA

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    LE GROTTE DEL GARGANO

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    Le grotte del Gargano
    Le grotte del Gargano sono quasi tutte dislocate nel tratto di costa che va da Peschici arriva a Vieste e da qui a Mattinata. Precisiamo che la maggioranza delle grotte si visitano quasi esclusivamente dal mare e, se non avete una barca od un gommone, potrete utilizzare una delle motonavi dedicata alle escursioni. Tra le poche grotte che si possono visitare da terra si segnalano quella sita nella baia di Manacore ... che però è chiusa (e la visita è a pagamento) e quella nella Baia di San Lorenzo sita tra l'isola Chianca e Vieste.

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    Grotta di Manacore (o Manaccora)


    Questa grotta è raggiungibile a piedi lasciando l'auto al parcheggio dell'omonimo residence.



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    Vieste: Grotta Baia San Lorenzo


    La grotta è raggiungible dalla spiaggia ... scendendo dalle roccie.



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    VIESTE:ZONA DI GROTTA CAMPANA...



    VICO GARGANO...



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    BELLISSIMA QUESTA VEDUTA DEL GARGANO CON LE ISOLE TREMITI....



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    gargano



    Parco Nazionale del Gargano - Puglia
    Atlante dei Parchi e delle aree protette in Italia
    Tipologia di area protetta - Dove si trova
    Tipologia: Parco Nazionale; istituito con legge 6 dicembre 1991, n. 394, D.D.M.M. 4 dicembre 1992, 4 novembre 1993, 17 novembre 1994 e D.P.R. 5 giugno 1995.
    Riserva Marina delle Isole Tremiti
    Regione: Puglia
    Provincia: Foggia


    Il territorio del Parco Nazionale del Gargano (121.118 ettari), nato nel 1991, un tempo interamente ricoperto di foreste, è caratterizzato da un isolamento geologico - natura calcarea e fenomeni carsici a picco sul mare e ai limiti della pianura alluvionale del Tavoliere - e dalla varietà di ambienti. ricco di endemismi, è il pardiso dei botanici, che qui trovano più di 60 tra specie e sottospecie di orchidea. La grande luminosità delle zone aperte sul mare si alterna a spazi quasi cupi nelle aree montuose più fitte di vegetazione, che ospitano, tra gli altri, il capriolo garganico, il gatto selvatico e la rara gallina prataiola. La vetta più elevata del Gargano è il Monte Calvo, 1.065 m s.l.m.



    FORESTA UMBRA
    Ombrosa come ricorda il suo nome, è tra i luoghi più suggestivi del Parco Nazionale del Gargano, una sorta di cattedrale naturale. E' tra le più estese foreste di latifoglie d'Italia, con circa 15.000 ettari. La sua composizione è molto vicina a quella di una foresta primigenia. Il faggio in alcuni tratti è la specie dominante, ma mai del tutto prevalente. Ad esso si associano altre specie, alcune tipicamente mediterranee. Comprende zone tutelate dal 1977 come riserve biogenetiche (Foresta Umbra e Falascone), caraterizzate da faggeta mista, e una riserva integrale (Sfilzi), zona di transizione tra faggeta e cerreta, nata nel 1971 a tutela dell'unica sorgente montana del Gargano. Il modo migliore di visitare la foresta, gustarne il silenzio e il fresco, è senza dubbio quella di lasciare l'auto e di incamminarsi lungo i numerosi sentieri segnalati. Diverse le aree attrezzate per la sosta; al centro della foresta si trova un laghetto.

    LE ISOLE TREMITI
    Del Parco fanno parte anche le Tremiti, un minuscolo arcipelago formato da tre isole (San Nicola, San Domino e Caprara), a una ventina di chilometri a nord dalla costa garganica, cui si aggiunge la più lontana e disabitata Pianosa. Nell'antichità erano chiamate Insulae Diomedeae in onore dell'eroe Diomede, che la leggenda vuole sepolto qui dopo la caduta di Troia. Abitate durante l'anno da 400 persone, le Tremiti sono meta dei bagnanti attirati dalle acque limpide e dalle coste frastagliate ricche di cale e grotte. Ricchissima la vita sottomarina, con aragoste, attinie, colonie di spugne, e quella sulle scogliere dove vivono le diomedee dal becco giallo e dagli strazianti richiami serali che ricordano la voce umana. Dalla costa, l'unico approdo per le Tremiti è il porto San Nicola, le altre isole si raggiungono solo con le barche dei pescatori. L'area è diventata riserva marina nel 1989.

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    [color=purple]CASTELLO DI MANFREDONIA/



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    PROMONTORIO



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    LA SPIAGGIA DI MATTINATA



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    PESCHICI...



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    GARGANO

    noto anche come Sperone d'Italia è una subregione dell'Italia che coincide con l'omonimo promontorio che si estende nell parte settentronale della Puglia e che corrisponde alla parte occidentale della Provincia di Foggia. È interamente circondato dal Mare Adriatico, tranne ad ovest, dove confina con il Tavoliere. Nel suo territorio è ricompreso il Parco Nazionale del Gargano

    Gargano: il famoso "Architiello"

    Tramonto ...



    PESCHICI

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    Mattinata

    (in dialetto locale Matenéte) è un comune italiano di 6.539 abitanti della provincia di Foggia in Puglia. Posta sulla costa del promontorio del Gargano, per la qualità delle sue acque di balneazione è stata più volte insignita della Bandiera Blu dalla Foundation for Environmental Education.





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    peschici-gargano



    ... CARTOLINE DA VIESTE...



















    CARTOLINE DA PESCHICI





    TRAMONTO A PESCHICI



    PESCHICI

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    L'ARCO DI PESCHICI


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    SANTA MARIA DI LEUCA

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    Leuca

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    SANTA MARIA DI LEUCA

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    RODI GARGANICO

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    MONTE SANT’ANGELO














    MONTE SANT’ANGELO - CHIESA DI SAN MICHELE

     
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  3. gheagabry
     
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    Il ragazzo sentì che esisteva un perfetto accordo fra lui e quell’opulenza della natura circostante. Trasse un profondo respiro e fu come se una parte di quell’invisibile che costituisce la natura avesse permeato l’intimità del suo essere. Sentiva il fragore delle onde che si frangevano sulla spiaggia ed era come se il battito del suo sangue giovane fosse sincronizzato col movimento delle grandi maree.
    Yukio Mishima,”La voce delle onde”



    IL GARGANO




    Promontorio di origine calcarea, il Gargano occupa una superficie di oltre 2.000 Kmq, gettandosi nel mare Adriatico così notevolmente da essere definito lo “sperone d’Italia”. Il territorio del Gargano, racchiuso tra il torrente Candelaro e il delta del fiume Fortore, è molto vario: da zone aride e brulle si passa in luoghi di vegetazione vigorosa dove si trovano i boschi di Monte Spigno, Quarto, Sagro, Rozzo Alto fino alla famosa Foresta Umbra. Nell'entroterra si identificano distintamente poggi calcarei, inghiottitoi, fenomeni carsici quali grotte e doline; lungo la costa, la natura regna incontaminata sia nella parte orientale, torreggiante e frastagliata, sia in quella occidentale, più dolce e prevalentemente sabbiosa. Il versante settentrionale del promontorio del Gargano è cinto dai bacini salmastri di Lesina e Varano nei quali nidificano indisturbati cormorani e uccelli acquatici, integrandosi armoniosamente al paesaggio lacustre. Scegliendo come meta di vacanza il Gargano, protetto in quanto parco nazionale, non potrà non apprezzare i colori e le fragranze che lo caratterizzano ed entusiasmarsi per gli affascinanti e suggestivi paesaggi.
    Lungo i litorali del Mediterraneo è difficile imbattersi in un altro luogo come il Parco Nazionale del Gargano in grado di racchiudere su una superficie relativamente piccola tanta biodiversità. Ci si trova dinanzi ad un microsmo, una vera isola biologica.Il Parco Nazionale del Gargano si sviluppa su 121.118 ettari, all’interno dei quali da fitte foreste si passa alla macchia mediterranea, da imponenti altipiani carsici a ripide falesie sul mare, punteggiate da fantastiche grotte, da erte e boscose valli che discendono verso il mare alle lagune costiere di Lesina e Varano o alle Paludi di Federico II. Partecipano al lustro del Parco Nazionale del Gargano anche le quattro Isole Tremiti, ingemmate in un mare cristallino e ricche di grotte. Ognuno ambiente del parco si contraddistingue per una flora molto varia e particolare – si contano più di 2.200 specie botaniche, che rappresentano circa il 35% dell'intera flora nazionale – dovuta a condizioni climatiche particolari e a venti settentrionali che, ricchi di umidità, scaricano sul promontorio circa 1300 mm. di acqua sotto forma di pioggia. Ciò consente lo sviluppo di un microclima molto particolare in cui alcune essenze vegetali possono vivere in condizioni non riscontrabili in nessuna altra parte d'Italia e del mondo: faggete all'interno e sul versante settentrionale, pinete di pino d'Aleppo lungo i litorali, estese superfici di macchia mediterranea, il tutto alternato a querceti in cui abbondano cerri e lecci e da boschi misti di ornelli, frassini, olmi, agrifogli, castagni, aceri, querce e faggi. In alcuni angoli del Gargano molto particolari vegetano tassi, faggi e pini d'Aleppo di dimensioni e età incredibili. Il sottobosco, poi, è popolato da numerose essenze: felci, rovi, rose canine, ciclamini, funghi eduli e velenosi. Nelle radure, fra i fichi d'india, e nelle zone steppose fioriscono le orchidee selvatiche, che all'interno del Parco Nazionale del Gargano sono presenti con circa 85 specie, rendendolo la località più ricca d'Europa. Sui pendii soleggiati germogliano con rigoglio olivastri, perastri, melastri, biancospini circondati da diversi cespugli di lentisco, ginepro, timo, rovi, fichi d'india ed un albero bellissimo, il carrubo, detto "l'albero dei diavolo". Nella zona pedemontana del Gargano la vegetazione muta in steppa ricca di fichi d'india, asfodeli, ferule, euforbie, iris e un fungo molto particolare quale il Pleurotus eringi. La steppe risulta intervallata da oliveti, mandorleti, vigneti e campi biondeggianti di messi. Altri ambienti specifici sono le zone paludose di Frattarolo e dell’Oasi di lago Salso – le "Paludi di Federico II" dove regnano la cannuccia palustre, la tifa, l'eucaliptus, il giglio d'acqua, salicornie, giunchi, tamerici – e le lagune costiere di Lesina e Varano, caratterizzate da un bosco intralitorale che confinato sulla sottile lingua di sabbia che li divide dal mare ed in cui prospera il Cisto di clusio. Altri boschi di sommo interesse naturalistico sono quelli di Monte Sant'Angelo (4.000 ettari), di Monte Sacro, presso Mattinata, e di Spina Pulci (900 ettari), tra Sannicandro Garganico e Cagnano Varano. Sulle coste domina invece il pino d'Aleppo: circa 7.000 ettari alternati alla macchia mediterranea, ricca di lentisco, firillea, erica multiflora e corbezzolo. Il Gargano è considerato un’isola biologica in quanto la parte più alta ed impervia del promontorio è rimasta isolata per un lunghissimo periodo preistorico. Da ciò derivano fenomeni come l’endemismo ed il macrosomatismo.
    In queste aree, infatti, è possibile analizzare il fenomeno del macrosomatismo, ossia la crescita esagerata delle specie vegetali, imbattendosi in esemplari di pini d'Aleppo, faggi, lecci e tassi di dimensioni monumentali. Da segnalare il carrubo di 13 metri di circonferenza nel Parco di Pugnochiuso, nel territorio di Vieste, ed il leccio, alto 17 metri e con 5 di diametro, presso il Convento dei Cappuccini a Vico Gargano. Da menzionare altresì la presenza di endemismi famosi quali la campanula garganica, la scabiosa Dallaporta, il citiso, la santoreggia, l’inula candida, il Cisto di Clusio, rinvenibile sulle dune di Lesina, il fiordaliso delle Tremiti, presente solo sulle isole, l’erba ghiacciola che vive sulle rupi marittime e sulle spiagge di Vieste.





    “C’è un luogo dove la pace della natura filtra in noi come la luce del sole tra gli alberi.
    Dove i venti ci comunicano la loro forza e gli affanni si staccano da noi come foglie.
    Non è difficile arrivarci: basta guardarsi dentro e avere un cuore pulito”.
    Romano Battaglia




    ......nella storia......



    La presenza dell’uomo sul Gargano risale all’età paleolitica, 40.000 anni fa, a testimoniarlo sono stati il ritrovamento di pitture rupestri, rudimentali utensili di pietra e sepolture. In passato l’uomo si dedicò principalmente alla caccia e alla raccolta, col passare del tempo iniziò ad apprendere la pratica della pastorizia e dell’allevamento, abbandonando così l’era del nomadismo e favorendo l’insediamento stabile. Documenti importanti che permettono di notare l’evoluzione dell’uomo del Gargano sono nei pressi di Manfredonia, a Coppa Nevigata, e la “grotta Scaloria” caratterizzata da un coplesso di caverne, grotte e meandri. Nei pressi di Rignano Garganico con la “grotta Pagliacci” , nelle vicinanze dei laghi di Varano e di Lesina, altri paesi come Carpino, Peschici, Sannicandro, Vieste, Rodi Garganico. Uno dei passaggi più importanti si verificò in seguito alla nascita di nuove civiltà, tra l’VIII e il IX secolo a.C. con l’arrivo di coloni provenienti dalla sponda opposta dell’Adriatico, si formò il gruppo etnico dei Dauni. Il Gargano col passare degli anni divenne un importante centro di vita spirituale, sul Monte Dodoneo, attualmente Monte Sacro, dove sorse un tempio dedicato a Zeus. Tra il IV e il III secolo a.C. avvenne l’arrivo dei Romani che sottomisero il Gargano e il resto della Puglia. Sia Vieste che Siponto divennero porti importanti per gli scambi commerciali con la Grecia. Successivamente con la caduta dell’impero romano si verificò il fenomeno della malaria soprattutto nelle zone con paludi e acquitrini, a questo si aggiunsero le incursioni saracene e bizantine che provocarono migrazioni del popolazone dalle zone costiere, e a dirigersi verso le zone più interne e sicure del Gargano. In seguito a tutto questo ci fu un netto calo demografico e un arretramento dell’agricoltura. Tra il VI e il XII secolo nacque il culto dell’Arcangelo Michele, il santuario a Monte Sant’Angelo ebbe notevole importanza, diventando la tappa obbligatoria per chi si recava in quelle zone. Il Gargano ebbe diversi insediamenti, dai Longobardi ai Bizantini, ai Normanni, agli Angioini e gli Aragonesi. All’inizio del XV secolo fu suddiviso fra i diversi feudatari, e successivamente sotto il dominio spagnolo e borbonico, tutto ciò terminò con l’Unità d’Italia.




    ....la terra ed il mare......
    venivano dai più lontani estremi della vita, questo è stupefacente,
    da pensare che mai si sarebbero sfiorati, se non attraversando da capo a piedi l'universo,
    e invece neanche si erano dovuti cercare, questo è incredibile,
    e tutto il difficile era stato solo riconoscersi, riconoscersi, una cosa di un attimo,
    il primo sguardo e già lo sapevano, questo è il meraviglioso
    - questo continuerebbero a raccontare, per sempre, nelle terre di Carewall,
    perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi,
    mai - lontani abbastanza - per trovarsi - lo erano quei due, lontani più di chiunque altro...
    Alessandro Baricco, Oceano Mare



    ... miti e leggende ...



    Terra di conquista come tutto il Meridione e l'Italia intera, la provincia di Foggia ha visto avvicendarsi nel corso dei secoli sul suo territorio diverse dominazioni, in primis quelle dei Greci, che si stabilirono in quella che sarebbe diventata poi la nostra regione nel primo millennio a.C...Lo stesso nome con cui e' conosciuto da sempre il territorio della provincia di Foggia, Daunia, affonda le sue radici nella mitologia classica. L'eroe che dà nome alla regione, Dauno, figlio del re dell'Arcadia Licaone, sarebbe giunto in Puglia dando origine alla stirpe che da lui prende il nome, i Dauni, appunto, e denominando per sempre il territorio da lui conquistato. Ma questa versione dei fatti non convince molto, visto che i più fanno risalire la venuta di Dauno dalle nostre parti ad un'epoca più antica, il tempo della guerra di Troia.
    Strettamente legata alla vicenda di Dauno è quella di un altro eroe, Diomede, eroe guerriero della guerra di Troia e inseparabile compagno di Ulisse che giunse in Italia e più precisamente sulle sponde daune, dalla natia Argo. Diomede non perse tempo: fondò la città di Arpi in origine Argos Hippion ed andò in aiuto del re Dauno, che in cambio aveva promesso di dargli terre e la figlia come moglie. Ma il re dei dauni non mantenne la promessa ed allora Diomede lanciò una tremenda maledizione secondo la quale la terra dei Dauni sarebbe rimasta per sempre sterile se non fosse stata coltivata da contadini provenienti dall'Etolia. L'eroe si impadronì della regione, segnandone i confini con pietre delle mura di Troia, pietre che Dauno - dopo aver fatto uccidere Diomede - fece gettare in mare ma che, prodigiosamente, tornavano a galla.
    Legati alle sorti di Diomede furono i suoi compagni, che alla morte del loro eroe, nelle Isole Tremiti vennero tramutati in uccelli, le diomedee, il cui verso stridente assomiglia a un grido umano. In tutto questo racconto l'elemento che ricorre è il legame con i cavalli. Diomede, infatti, era noto nell'amtichità per essere "ladro e domatore di cavalli" e i cavalli ricorrono nella sua vicenda: la sua sposa è Euippe. La cavalla buona, la città che fondò Argos Hippion, i suoi compagni vennero trasformati in uccelli la cui peculiarità è vivere accanto ai cavalli. Un'eredità, quella dell'eroe che si tramanda fino ai giorni nostri, giacchè tra le genti del Gargano ancor oggi è diffuso l'amore per i cavalli oltre che, purtroppo, il furto degli animali da campagne e masserie, il famoso abigeato. Anche nella città di Arpi si ritrovano le vestigia del mito: in particolare quello della Medusa.............il mito della profetessa Cassandra (figlia del re Priamo) e della leggenda ad essa legata dell'arrivo in Puglia dei vittoriosi Achei con le prigioniere troiane. Le prigioniere, racconta la leggenda, incendiarono le navi obbligando gli Achei a fermarsi e prenderle in moglie. Si ebbero poi le fondazioni di Arpi e Salapia. A ricordo del matrimonio al quale vennero obbigati, i Dauni indossavano vesti nere, così come di nero erano abbigliate le donne daune, a ricordo delle loro antenate troiane. E ad esse è connesso il culto di Cassandra, a Salapia e Luceria, dove abbracciando l'immagine della figlia del re di Troia, le donne daune, nerovestite, con il viso dipinto, calzari ai piedi e un bastone in mano, fanno mostra di voler respingere le pretese di matrimonio da parte dei giovani che a loro si presentano con la chioma acconciata come il troiano Ettore.......Un altro mito, al quale si ricollega un vero e proprio culto, è quello di Calcante e Podalirio. Calcante, indovino istruito nell'arte della profezia dal dio Apollo, predisse la durata decennale della guerra di Troia e proprio lui ispirò la costruzione del cavallo di legno. Podalirio, figlio del dio della medicina Esculapio, medico anch'egli, si distinse per le sue virtù di guaritore durante la guerra di Troia. Il mito accomuna le due figure che secondo la leggenda sarebbero approdati insieme sulle sponde italiche. Sul Gargano si diffuse, sul monumento funebre di Calcante e sulla tomba di Calcante un rituale praticato dai pastori del luogo. Essi si avvolgevano in velli di pecora sulla tomba di Podalirio da cui si ricavavano oracoli e al quale seguiva l'immersione nelle acque benefiche di un ruscello che apportava benefici alle persone e alle bestie.
    Maria Cristina Sicilia





    Nella tiepida rena con le falangi ricoperte, ad assumere un’impronta sul fondo della sabbia, buone le lasci riposare mentre il profumo d’un orto di mare salmastro e pungente ti fa sentire che sei vicino all’acqua, tanto vicino che lo sciacquio dell’onda che batte sulla riva, intona per te dolci canzoni che cullano memorie antiche. Il brusio degli echi marini esce dalle spume bianche, che appena baciano la terra si sciolgono come neve al sole. Natura che ti sovrasta e ti assorbe, nella tua fragile esistenza, ti senti domo, ogni rivolta scema difronte all’immenso. Si ha desiderio d’un impatto, d’un coinvolgimento completo, il tuo essere non ti basta più, vuoi far tua la magnificenza e il mistero della vita. E’ allora che il tuo spirito si fa piccino e pensi al tuo Dio, che te ne ha fatto grazia così per nulla.
    (Mirella Narducci)





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