LISBONA e PORTOGALLO

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    ...fra l'oceano e la poesia.....


    LISBONA



    Lisbona entra nel cuore. Uno dei figli più illustri della città, Fernando Pessoa, scriveva: "Non ci sono per me fiori che siano pari al cromatismo di Lisbona sotto il sole". Perché la capitale storica del Portogallo è sempre stata considerata dai suoi cittadini, dai visitatori e dagli artisti la Città della Luce, o per meglio dire, delle luci. Un susseguirsi di colori, dal mare, alle case, dlle persone, alle azulejos, alla gioia e alla malinconia, che si spiega solo con la varietà degli elementi naturali e umani che qui convivono. Pessoa diceva ancora in una delle sue poesie: "Il cuore non ha bisogno di sapere cos'è il bene". Lo sa è basta... La bellissima posizione di Lisbona sulla riva Nord del fiume Tago ha abbagliato i visitatori per più di mille anni; perfino i romani avevano battezzato il luogo "Felicitas". La luce arriva dall'oceano, da lontano e diventa poliedrica andando a sbattere sugli ingredienti di questa città; i riflessi del fiume, che taglia Lisbona ma la unisce al mare, le viuzze strette, nei vicoli di pochi metri, il respiro intenso di qualcuno che si ferma e guarda l'orizzonte da cui proviene quella stessa luce che gli illumina il viso.
    La capitale del Portogallo è una delle capitali più affascinanti d'Europa, luminosa, calda, signorile e popolare allo stesso tempo. Lisbona si staglia nel cielo azzurro, con i suoi colori cangianti, che passano dall’ocra ai colori pastello delle antiche case, delle chiese, delle torri e dei campanili. E' una metropoli caratterizzata da un'intensa vita culturale, sede di diversi musei nazionali e gallerie d'arte. A Lisbona viene davvero voglia di perdersi, anche solo per un giorno, immersi in un'atmosfera da romanzo del Novecento... poggia su sette colli che declinano in una insenatura naturale, dove è stato ricavato lo storico porto, approdo e punto di partenza sicuro per navigatori ed esploratori alla ricerca di nuovi mondi e nuove ricchezze. La città si snoda lungo il fiume Tago (o Tejo)
    L'antica storia della città (il Portogallo, nato nel 1139, è una delle più vecchie nazioni europee) ha plasmato l'architettura di Lisbona e il carattere dei suoi abitanti, persone educate ed ospitali, che celano però quella malinconia pungente, ed allo stesso tempo indefinita, che loro chiamano saudade.
    Vista dal fiume ci appare in tutta la sua antica e suggestiva bellezza; i suoi colli poi la rendono un susseguirsi ritmico di discese e salite, tra antiche e strette stradine dalle quali si intravede il mare. Le colline che si alzano dalla Baixa, o città bassa. Strade ripide conducono a est, attraverso il quartiere detto la Alfama, fino al Castello de São Jorge, una cittadella moresca presa dal primo re del Portogallo, Alfonso I, nel 1147. Raggiungendo l'Alfama, situato sulla parte alta della città, ci si rende conto di cosa è ancora oggi Lisbona: un misto di antiche culture che insieme hanno plasmato la sua società e la sua struttura urbana; fenici, romani, mori, iberici, tutti hanno contribuito alla formazione della cultura portoghese, facendo di Lisbona una delle capitali più interessanti d'Europa. La struttura dell'Alfama è ancora quella della kasbah: un intrico di strade ripide, scalinate, case con il bucato steso fuori ad asciugare, piccoli negozi di alimentari, taverne e cantine. Questo quartiere è sempre affascinante ma nel tardo pomeriggio è davvero magico, con la gente che si raduna a parlare e la musica africana (molti abitanti della zona provengono dal Mozambico e da Capo Verde) che fa da sottofondo. Nel quartiere trovate anche la chiesa di Santa Engracia, il Museo Militare, allestito in un ex fonderia per cannoni e la Casa dos Bicos, con la celebre facciata con le pietre a forma di diamante.
    Oltre all'Alfama, i maggiori quartieri (Bairros) sono il quartiere basso (Cidade Baixa) e il quartiere alto (Bairro Alto). Sicuramente, per poter comprendere lo spirito di Lisbona, bisogna addentrarsi nelle strette vie del Bairro Alto, la città alta, una delle poche zone sopravvissute pressoché indenni al disastroso terremoto del 1755. Arrampicandovi per le stradine in salita (utilizzando uno degli elevador, le funicolari), lasciandovi alle spalle gli affollati negozi ed il viavai di turisti che regnano nel Rossio, potrete respirare la vera "atmosfera" ricca di contrasti di Lisbona. Camminando per i tortuosi vicoli troverete grandi palazzi interamente rivestiti dagli azulejos, che formano grandi mosaici a tema prevalentemente marino, affiancati a case totalmente lasciate all'abbandono, alcune addirittura pericolanti.
    Sulla riva destra del fiume Tago, leggermente in periferia, sorge il quartiere di Belem con il famoso Padrao do Doscombrimentos, il monumento a forma di prua di nave che celebra le grandi scoperte delle esplorazioni per mare. Non lontano si trova anche la Torre di Belem, un luogo pieno di suggestioni che ha la caratteristica di sorgere su un isolotto in prossimità della riva. La Torre, che venne costruita nel 1515, serviva da fortezza a guardia dell'ingresso del porto di Lisbona ed era un tempo su un isolotto, trovandosi in mezzo alla foce del Tago. Con il terremoto del 1755 l'isolotto si è spostato e si è avvicinato alla sponda. Questo è stato il punto di partenza simbolico per molti dei viaggi di esplorazione portoghesi, e per i marinai rappresentava l'ultima immagine che vedevano della loro terra. La torre fu fatta edificare, su progetto di Francisco de Arruda, per celebrare la scoperta della rotta per l'India da parte del navigatore portoghese Vasco de Gama. Di fronte al fiume ci sono finestre ad arcate, delicate logge in stile veneziano, e una statua della Madonna del Buon Ritorno, un simbolo di protezione per i marinai. La Torre, assieme al Mosteiro dos Jeronimos, altra perla di Belem, è uno dei migliori esempi architettonici dello stile manuelino, lo stile caratteristico delle opere rinascimentali del Portogallo, che prende il nome dal re portoghese di quel periodo Manuel I. Nel Monasteiro dos Joronimos si trovano le tombe del grande navigatore Vasco de Gama, il primo europeo a circumnavigare l'Africa e arrivare in India, e quella del poeta navigatore Luís de Camões, paragonato per la sua padronanza della poesia, ad Omero, Virgilio, Dante e Shakespeare.

    Il fado è la musica del Portogallo, rispecchia il suo carattere malinconico, quasi la paura di essere felici temendo di rompere un fragile equilibrio. Il Fado racconta tante cose non necessariamente tristi, anche se possono sembrare tali, come la nostalgia per qualcosa di bello e passato, la paura ancestrale dell'oceano accompagnata dalla necessità impellente di andare per mare a trovare altre opportunità, l'angoscia e l'ansia delle donne per i loro mariti che partivano con più di una possibilità di non tornare. Pessoa diceva: " Il fado non è né allegro né triste, è la stanchezza dell'anima forte, l'occhiata di disprezzo del Portogallo a quel Dio cui ha creduto e che poi l'ha abbandonata: nel fado gli dei ritornano, legittimi e lontani... "
    (informagiovani.com)



    ........la storia.........


    Il nome di Lisbona deriva dal fenicio ' Olissipo ', che significa 'porto che incanta'. La leggenda vuole che Lisbona sia stata fondata da Ulisse, ma in realtà sono stati i fenici i fondatori della città che poi se la contesero prima i greci e poi i cartaginesi. Nel 205 a.C. iniziò il dominio romano di Lisbona che durò 200 anni, Lisbona venne all’epoca ribattezzata Felicitas Julia in onore di Giulio Cesare e diventò una città molto importante. Nel 714 arrivarono dal Marocco i potenti mori che fortificarono la città e resistettero all'attacco dei cristiani per ben 400 anni, ma nel 1147 dovettero cedere la città ai cristiani ai quali occorse un altro secolo per completare la riconquista della Lusitania. Nella metà del XIII secolo Lisbona divenne capitale in luogo di Coimbra e continuò rapidamente il suo sviluppo grazie ai fiorenti traffici marittimi e terrestri. Seguì l’epico XV secolo era d’oro delle grandi scoperte che proiettarono il Portogallo tra i paesi potenti. Dopo aver scacciato i mori dal territorio lusitano, il principe Enrico il Navigatore decise di annientare la potenza economica dei mori. Ingaggiò pertanto i migliori marinai, cartografi, costruttori di navi ed astronomi del tempo e, nella prima metà del ‘400 una delle sue navi superò il temutissimo Capo Bojador , sulla costa occidentale africana, che secondo una superstizione molto ben radicata segnava la fine del mondo. Iniziò così lo sfruttamento dell'oro e degli schiavi dell'Africa occidentale. Il 1497 fu l'anno della scoperta della rotta marittima per l'India ad opera di Vasco da Gama. La grande ricchezza portata da queste spedizioni trasformò Lisbona nella ridondante capitale di un potente impero uno dei più importanti centri commerciali del mondo e segnò anche l'inizio dell'elaborato ed opulento stile architettonico manuelino che prende il nome dal Re Manuel , che trova la sua massima espressione nel Monastero dos Jerónimos a Belém.
    L’enorme costo da sostenere per le spedizioni, il mantenimento di vasti imperi oltreoceano ed il tentativo non riuscito di cristianizzare il Marocco portarono il Portogallo al collasso.Nella seconda metà del ‘500 Filippo II di Spagna si appropriò del trono portoghese e ci vollero 60 anni per rovesciare la monarchia spagnola e riprendere il trono. . Alla fine del ‘600 fu l’inizio di un nuovo periodo di grande ricchezza per Lisbona grazie alla scoperta dell'oro in Brasile, che fece conoscere a Lisbona un nuovo periodo di grande prosperità .
    Purtroppo nel 1755 uno spaventoso terremoto seguito da un incendio devastante ridusse la città a un cumulo di macerie e Lisbona non riuscì più a recuperare potere e prestigio. Pensate che ancor oggi i lisboneti spesso citano il terremoto del 1755.
    Dopo un quadriennio di occupazione napoleonica Lisbona ed il resto del Portogallo , visse per più di un secolo in una situazione di grande confusione politica. All'inizio del secolo scorso , nell'arco di 16 anni il governo cambiò 45 volte. Nel 1926, un colpo di stato ad opera di António de Oliveira Salazar, diede inizio ad un lungo periodo di dittatura durato ben 36 anni. Salazar passò dalla carica di ministro delle finanze a quella di primo ministro e governò il Portogallo instaurando un regime autoritario che durò fino al 1976. Durante il suo lunghissimo governo furono vietati i partiti politici e gli scioperi e il Portogallo fu tenuto sotto controllo per mezzo della censura, della propaganda e della forza, grazie alla temuta e spietata polizia segreta. Questo periodo non consentì al Portogallo alcuno sviluppo socio-economico. La rivoluzione del 1974, nata dal dissenso popolare aprì gradatamente il cammino verso la democrazia. Nel 1986 il Portogallo entrò a far parte dell'Unione Europea.



    .....curiosità.....


    Lisbona è una città di inestimabile valore, ricca e varia. Ricca di luce, di colori, di tranquillità, di cultura, di storia, di passioni, di musica, di spirito...e di tante curiosità.....… Il Tago è il più grande fiume della penisola Iberica e la sua foce a Lisbona, che raggiunge fino a 14 km di larghezza, si dice che sia sufficientemente grande per contenere tutte le navi da guerra nel mondo......… il ponte Vasco da Gama è un ponte da record: innanzi tutto è il ponte più lungo d'Europa ed inoltre è stato testimone dell'allestimento del più grande tavolo da pranzo del mondo, con tanto di 15.000 persone servite e riverite.... l'acquedotto das Águas Livres, che ancora porta l'acqua alle antiche fontane di Lisbona, ha il più alto arco a sesto acuto di tutto il mondo, alto 65 metri e largo 29 metri.... la chiesa di Santa Engrácia di Lisbona è entrata nel Guinness dei Primati per avere avuto il più lungo tempo di costruzione di tutte le chiese della storia: la sua edificazione è iniziata nel XVII secolo e venne completata solo nel 1966.
    (informagiovani.com)


    Dal mare arrivano i suoni del vento.
    E come pensieri sono onde
    di uragani e tempeste di placide acque.
    Un solo vento dell’eterno mare
    mi naufraga in te ad ogni porto.
    (Antonio De Luca, da “Nemesi a Lisbona”)





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    PORTO SANTO, Portogallo



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    AZZORRE, Portogallo



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    Sagres-Portugal


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    La storia di Sagres è simultanea a quella della costa Vicentina, una vasta area nel sud ovest dell'Algarve che gli antichi chiamavano Promontorium Sacrum.

    In accordo con la tradizione religiosa di queste parti, nel 779 dc i resti mortali di San Vincenzo, martire di Zaragozza (IV sec. dc), furono trasportati fin qui da Valencia al Promontorium Sacrum, al termine di un viaggio da oriente a occidente. Una volta qui, i resti del martire furono custoditi nella Igreja do Corvo in un monastero vicino al Cabo de Sao Vicente.

    Il principe Enrique il Navigatore, intuendo che il mare era un'importante risorsa, nel 1443 ottenne il permesso da suo fratello Don Pedro di fondare Vila do Infante nel Promontorio di Sagres. La fortezza di Sagres era la sede della Scuola di Navigazione fondata dal principe.

    E qui il principe visse fino alla sua morte il 13 novembre 1460 anno in cui scrisse anche il suo testamento.

    La relazione tra Don Enrique e la sua Vila do Infante si associa a Sagres e al processo precursore degli scopritori portoghesi.

    Ma nel 1587 il pirata Sir francis Drake devastò la regione e così iniziarono gli innalzamenti di fortezze difensive. Dopo i grossi danni per il terremoto del 1755 la fortezza di Sagres subì grandi ristrutturazioni nel 1793 realizzate seguendo i disegni di Sande di Vasconcellos che le conferirono l'aspetto attuale.



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    A Sagres sono stato in due spiagge: a "Tonel", proprio subito sotto la fortezza, a ovest, mentre a "Beliche" ci si arriva dopo circa 2 chilometri sulla strada che porta al Capo di Sao Vicente. Beliche è simile a Tonel ma meglio riparata dal vento.


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    cape St. Vincent


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    la rosa dei venti



    Rosa dos Ventos de Sagres (la Rosa dei Venti), un' enorme compasso di 43 metri di diametro disegnato nel promontorio di Ponta de Sagres e raffigurante i 4 punti cardinali.

    Nella fortezza di Sagres, nell´Algarve, sulla costa meridionale del Portogallo, su una grande roccia dalla cima piatta, che domina il mare, cinque km ad est del Cabo de São Vicente, il principe Enrico di Aviz, detto il Navigatore (1394/1460), Gran Maestro dell´Ordine del Cristo, istruiva i marinai delle proprie flotte. In quel castello fu scoperto nel 1928 un cerchio orizzontale, fortemente corroso, irregolarmente inciso nella pietra.

    Liberato dal terreno che lo ricopriva, si pensò che si trattasse d´una specie di bussola o rosa dei venti, collegata alla marineria. Altri studiosi però suppongono si tratti d´una "ruota sacra", costruita sin da tempi antichi in quella posizione eminente. La ruota ha un diametro di 43 metri, presenta linee radiali che la suddividono in 42 settori di ampiezza irregolare, 28 ben individuabili ed altri 14 intuibili.

    Sagres era una località occupata sin da tempi antichi, prima dell´arrivo dei Romani. Se il disco risale ad epoche pre-romane, colpisce la sua somiglianza con i "dischi di medicina" del Nord America. Ciò si concilierebbe con l´irregolarità della sua realizzazione, ben più dell´ipotesi di una "Rosa dei Venti" fatta da Enrico il Navigatore.

    A proposito del cerchio sacro di Sagres, intercorse nel 1985 una corrispondenza tra il tedesco Walter Stender e Barry Fell. Quest´ultimo fu intrigato dal numero delle 28 "case" del cerchio, corrispondente a quello dei giorni del ciclo lunare ed alle cosiddette Case Lunari dello zodiaco babilonese (sempre in numero compreso tra 27 e 29).

    Petroglifi circolari con simboli analoghi si ritrovano nel Nord America, con esempi notevoli in Arizona, ma anche in Australia. Le Ruote di Medicina degli amerindi, con 27/29 case, furono studiate da Hrdlicka sull´American Journal of Anthropology (1918), come un fenomeno culturale sicuramente pre-colombiano.

    Fell notò anche il fatto che nei petroglifi americani si trovassero scritte in caratteri ogam, del tutto simili a quelle degli antichi Celti della penisola iberica (Galizia).

    A sinistra La distribuzione delle Ruote di Medicina nel Nord America (Zwarum, 1977). A destra Foto aerea della Ruota di Medicina di Bighorn, Wyoming (Zwarum, 1977).

    Ciottolo inciso ritrovato nel Kansas, dis. Prof. Patricia O´Brien della Kansas State University, per Epigraphic Society, U.K., con l´indicazione dei principali orientamenti archeo astronomici.
    Azimuth solari, nell´Età del Bronzo europea, da N. Rudolf Engler, Die Sonne als Symbol, Zurich, 1962.

    Pianta del cerchio calendario compreso nella Ruota di Medicina di Bighorn, Wyoming, secondo John Eddy (1977), con integrazioni.



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    fonte:antikitera
    foto:web
     
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    Sagres
    Da Wikipedia





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    La Fortaleza de Sagres




    Sagres è una cittadina di 1900 abitanti facente parte del comune portoghese di Vila do Bispo. È un porto di pesca e località balneare dell'Algarve, vicino ai promontori rocciosi della Punta Sagres e del Capo di San Vicente, detto "fine del mondo". Grazie alla mitezza del clima, alle bellezza del litorale e alle moderne attrezzature turistiche la zona di Sagres è molto frequentata dal turismo internazionale, apprezzata in particolare dai surfisti.



    Storia


    Nella zona della Punta di Sagres si sono trovate ceramiche colorate, testimonianza archeologica di insediamenti preistorici. Nel periodo romano Sagres fu particolarmente apprezzata e al Cabo Sao Vicente fu dato un carattere sacro, come testimonia Rufio Festo Avieno, poeta romano della metà del IV secolo, che definisce il Cabo de São Vicente "un promontorio che impressiona per le sue rocce, consacrato a Saturno". I cristiani ripresero questa sacralità del luogo legandolo a San Vincenzo. Secondo la tradizione i cristiani, nel 740, portarono qui le spoglie del Santo martirizzato a Valencia per metterle al riparo delle invasioni degli Arabo-Berberi nel sud della Spagna e continuarne la venerazione, e le posero in un'antica chiesa che sorgeva sulla punta rocciosa. Negli anni successivi si sviluppò il culto con un'intensa frequenza di pellegrinaggi alla chiesa, che fu però distrutta dagli Arabi nel XII secolo. Di questo fatto fu informato dal primo re del Portogallo, dom Alfonso Henriques, impegnato nella Reconquista, che risiedeva a Lisbona, liberata da poco nel 1147. Il re dispose allora che un'imbarcazione andasse a recuperare le reliquie del Santo. Dopo la riconquista dell'Algarve, completata nel 1247, furono costruiti la chiesa, dove si posero le reliquie, e un convento e Cabo São Vicente ritornò ad essere meta di pellegrinaggi. Con l'intensificarsi dei traffici marittimi dal XIV secolo, il promontorio di Sagres fu scalo di riferimento per le navi che dal Mediterraneo risalivano la costa atlantica portoghese verso il Nord Europa e, a partire dal XV secolo, dalle navi che si muovevano fra le coste africane e quelle europee. Da qui partì nel 1415 la spedizione dell'infante dom Henrique, figlio minore di dom Joao I e Filippa di Lancaster, alla conquista di Ceuta nel Marocco. L'infante, che aveva capito l'importanza di questi luoghi per l'espansione potoghese nel mondo, ne ottenne nel 1433 la giurisdizione e iniziò la costruzione di una sua villa: la Vila do Infante che avrebbe dovuto essere il nucleo di un futuro grande porto in grado di fare concorrenza alla spagnola Cadice. La mancanza d'acqua e la scarsa fertilità dei terreni circostanti costrinsero il principe, grande promotore di viaggi oceanici, a rinunciare ai suoi progetti e della mancata città restarono soltanto alcune case, la chiesa e la sua residenza, piccola fortezza dotata di mura, tuttora esistente. Dal XVI secolo gli storici, interessandosi di questo grande principe, diedero risalto a questi luoghi e descrissero la villa come cenacolo di scienziati, di navigatori, cartografi, astronomi che si riunivano attorno a dom Herique, creando il mito della "scuola di Sagres" che gli storici attuali non considerano fondato.



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    La costa




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    Il faro di Capo di San Vicente

    Ad occidente della città moderna si ha un vasto tavolato quasi disabitato ricoperto di bassa vegetazione fino alle pareti rocciose a strapiombo sull'Oceano sulle quali sono gli insediamenti storici: il Capo di San Vicente sul quale sorge il faro nel luogo dove era il convento, punto più occidentale del promontorio di Sagres sulla cui punta sono il forte e il convento ricostruiti dopo la distruzione ad opera di Francis Drake alla fine del '500. Sulla Punta di Sagres è la Fortaleza de Sagres, gruppo di case chiuso da bastioni del XVIII secolo, già nucleo dell'antica Vila do Infante, la cui chiesa ricostruita nel XVI secolo è oggi la Igreja de Nossa Senhora da Graça, con campanile a vela. Una torre cisterna dotata di merli è forse l'unica costruzione rimasta dell'antico insediamento, anche se si indica tradizionalmente come dimora dell'Infante una casa a due piani ricostruita nel XVIII secolo.


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    Alle pendici della "Fortezza" di Sagres si trova una spiaggia molto grande, "Praja Tonnel", che come caratteristica ha delle marcatissime onde; tuttavia la pericolosità dei suoi fondali e delle correnti hanno spinto il comune di Sagres a mettervi un guarda spiaggia sempre presente, che in caso di mare troppo mosso, espone la bandiera rossa; in questo caso vi sconsiglio di entrare in acqua, rischiate oltre ad una sonora paternale in portoghese, anche una salatissima multa.
    Spostandosi verso Capo de Sao Vicente, si incontra un'altra spiaggia molto ampia e sabbiosa, "Praja Beliche", più riparata dal vento rispetto a "Praja Tonnel".
    Punta estrema dell'Algarve è infine Capo de Sao Vicente, presso cui c'è il faro; anche qui non potete non andare.



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    Praia Beliche


    E' eccezionale, infatti, la vista che offre sui faraglioni e le scogliere e elettrizzante pensare che guardando l'orizzonte, idealmente si vede New York, il sogno di tutti coloro che affrontavano il mare alla ricerca di nuove terre oltre lo stretto di Gibilterra, rischiando tutto in un viaggio ai confini dell'ignoto, verso una meta, che la conoscenza di allora, negava potesse esistere.


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    Praia do Beliche - Algarve



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    fonte: inviaggionelmondo.it
     
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    0012Portogallo


    Coimbra


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    La città di Porto (Oporto in portoghese) è la seconda città del Portogallo. Ha quartieri caratteristi quali quello della Cattedrale, che domina la città alta, ed il quartiere di Ribeira, sulle rive del fiume Douro.
    Molte chiese e molti monumenti sono arricchiti da grandi pannelli di azulejos (sia la Cattedrale che la Stazione ferroviaria di Sao Bento).
    Notevole la bellezza del Palazzo da Bolsa e della Torre Dos Clerigos.

    Coimbra è divisa in due parti distinte: la città alta racchiude i principali edifici storici, ed è facilmente visitabile a piedi, la “Baixa” è un affollato e vitale centro di assoluta modernità. L’ingresso al centro storico avviene tramite l’Arco de Almedina, l’antica porta della medina araba, sulla cui sinistra spicca la Torre de Anto, il severo, cinquecentesco Palacio de Sub Ripas e il Colégio da Sapienza, risalente al XVI secolo, con un bel chiostro decorato di azulejos. Monumenti che costituiscono il gustoso antipasto per i piatti forti di Coimbra: l’antica cattedrale di Sé Velha, il Museo Nazionale di Machado de Castro e l’Università.


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    Sè Velha


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    Santa cruz



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    Porta Ferrea




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    La piazza


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    L'università



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    dal web


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    OPORTO



    Oporto è uno dei distretti più industrializzati del Portogallo e la città in particolare viene talvolta chiamata "A capital do norte" ("La capitale del nord") poiché funge da centro della maggiormente industrializzata regione settentrionale del Portogallo, ed è ben nota per il suo spirito imprenditoriale, la cultura caratteristica, la gente e la cucina locale.

    Oggi Porto è un importante polo industriale e commerciale. La parte moderna della città vive in perfetta simbiosi con la parte antica, dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 1996.
    Passeggiando per le sue strade, non si può fare a meno di notare che Porto in passato era una città florida. Fin dal 14th secolo, l'oro e i legno pregiati provenienti dal Brasile e dalle terre appena conquistate furono utilizati per abbellire le sue chiese, e i facoltosi mercanti finanziarono le decorazioni su azulejos. Recentemente le autorità hanno restaurato alcuni percorsi pedonali, strade acciottolate e scalinate di pietra, dando vita a cinque itinerari storici tra i Jardin do palacio de Cristal e il fiume. .Il Centro Storico di Oporto: è la zona più antica di Oporto, si trova sulle rive del Douro e si può accedere dal Ponte de Dom Luis I, che conduce direttamente su una delle strade principali della città: Avenida Henriquez. Si trovano la chiesa di Santa Clara, il Museu de Arte Sacra e La Sé , che è la Cattedrale di Oporto, con la Cappella del Santissimo Sacramento. La cattedrale è in stile barocco, costruita nel XII secolo e ha le due torri in stile romanico. Il chiostro è decorato con delle piastrelle che riportano immagini religiose. Proseguendo si entra nel cuore della città, la Praca da Libertà, in cui si trova la Statua Equestre di Dom Pedro IV. Non molto lontano c'è l'Universidade e la chiesa Dos Clerigos, dalla cui torre, di 76 metri e 200 gradini, si può godere di un magnifico panorama che mostra l'intera città.
    Le torri sono posizionate su la "Collina degli impiccati", così denominata perché in passato in questo luogo venivano sepolti i detenuti. Praca do Municipio: è la piazza in cui si trova il Municipio e la chiesa Da Trinidade. A pochi passi da lì c'è Praca da Republica. Rua della Alfandega di Oporto: è considerata una delle strade più importanti della città, ospita la Casa do Infante, piccolo museo archeologico, luogo in cui nacque Enrico il Navigatore. Non lontano da lì c'è il Palacio da Bolsa e la Igreia de San Francisco che fonde lo stilo romanico sia con il gotico che con il barocco. L'interno della chiesta è in oro ed è possibile visitare le catacombe in cui ci sono le tombe dei frati francescani. La strada principale è Avenida dos Aliados, un ampio viale ottocentesco sul quale si affacciano numerosi caffè tradizionali, taverne, antiche cartolerie, librerie e negozi che vendono prodotti tipici, tra cui lo splendido baccalà. I ponti che collegano le due sponde del fiume sono i punti di riferimento cittadini più facili da memorizzare. Il primo è il moderno Ponte de Arrabida che collega Porto con l'autostrada per Lisbona. Il secondo è il bellissimo Ponte de Dom Luis I, costruito nel 1866 da un assistente di Gustave Eiffel, a due livelli, che collega la città con Vila Nova de Gaia. A est si apre un quartiere commerciale con il Mercado do Bolão, uno dei principali richiami della città e uno dei centri più importanti per il commercio locale.
    All'estremità sud si incontra Praça da Liberdade, costellata di numerosi caffè. Una ripida salita, in direzione ovest, porta al belvedere più spettacolare della città, la torre della Igreja dos Clerigos.
    Da qui si intravedono l'Università di Porto, Praça da Libertade, la Cattedrale Terriero da Sé. Ad ovest e a sud della Sé si dipartono stradine e vicoli suggestivi fino al quartiere popolare Ribeira, la parte più affascinante della città.
    Il modo migliore per visitare il centro storico di Porto è quella di girare a piedi e inoltrarsi nella fitta rete di stradine per scoprire scorci inattesi. Oltre al centro città, Porto vanta molti altri posti di interesse turistico. Attraversando il ponte de Dom Luìs I si arriva a Vila nova de Gaia e al Monastero de Serra do Pilar, uno dei punti migliori per godersi il panorama della città. Nei quartieri a nord e a ovest ci sono molti monumenti : la grande chiesa degli Ospedalieri a Lecado Bailio, a nord di Porto, e il moderno Museo Serralves, che ospita artisti portoghesi di arte contemporanea. Lungo la costa, oltre al Castello Foz du Douro nell'estuario del fiume si trova Matosinhos, porto industriale noto per il pesce.
    (informagiovani-italia.com)


    Occasionalmente Oporto viene chiamata anche la "Cidade Invicta" ("Città invitta") poiché non cedette né all'attacco dei mori né all'esercito imperiale di Napoleone, e non è mai stata sconfitta militarmente dalla sua creazione durante l'Impero Romano

    ...la storia....


    La città è di origine preromana. Con l'intensificarsi dei traffici tra Lisbona e Braga si sviluppò, sulla riva opposta, un nuovo insediamento chiamato Portus Cale (da qui il nome Portogalo per l'intera nazione che si andava formando). Al crollo dell'impero passò sotto il controllo dei visigoti e poi degli arabi (716), per tornare indipendente nel XII sec.
    Oporto é sempre stata una cittá chiave per il commercio, ubicata tra il fiume Duero e l' Oceano Atlantico. Giá i greci avevano individuato in Oporto una localitá commerciale privilegiata. I primi insediamenti delle prime civilizzazioni che si stabilirono ad Oporto, greci, fenici e cartaginesi, si insediarono lungo la riva sinistra del fiume, mentre furono i romani ad urbanizzare anche la riva destra, visto che qui le condizioni per costruire un porto erano migliori.
    Dopo la dominazione romana, la zona passó in mano agli Svevi e quindi ai Musulmani, che resistettero al potere fino a quando il Regno di Leon non lo conquistó.
    Durante il Medioevo il vino fu uno dei principali tesori della regione, dalla sua vendita dipendeva gran parte dell' economia della cittá.Lo svilupppo dell' industria vinicola e la rivoluzione industriale permisero ad Oporto di crescere enormemente, portandola ad essere la cittá piú ricca del Portogallo. Dei tempi passati restano ponti, edifici e vari monumenti che potete visitare durante il vostro soggiorno in cittá.

    Fu da qui che, nel IX secolo, partì la Reconcquista cristiana del Portogallo contro i Mori, ma la città acquistò sempre più importanza quando, nel 1337, Dom João I prese in moglie l'inglese Filippa di Lancaster e Porto divenne una base commerciale inglese. Passeggiando per le sue strade, non si può fare a meno di notare che Porto in passato era una città florida.

    ...Porto, sorso di Portogallo...


    Circondata da morbide colline, adagiata sulla foce del Rio Douro, fa capolino la città portoghese di Porto, a nord di Lisbona. Sinuosi e stretti vicoli di epoca medievale, chiese barocche, piazzette che sembrano di merletto, ampi boulevard e quell'atmosfera tipica del Portogallo, un misto di cosmopolitismo e vintage, come una cartolina d'epoca ma a colori. E qui i colori sono accesi, vivaci. Il suo centro storico, patrimonio Unesco, è un dedalo di viuzze, di prospettive e di scale a zig zag. Il tutto abbellito dall'azzurro intenso dei suoi azulejos che rivestono gli edifici come un leggero manto di piastrelle che avvolge la città. L'abbraccia. Lungo il fiume, tra locali, panchine e negozi si radunano i tripeiros, gli abitanti di Porto. Sebbene la città abbia ancora l'aria un po' decadente, parte del suo fascino, negli ultimi anni, vive un forte rinnovamento urbano e culturale fatto anche di nuova ninfa vitale, ovvero i giovani che, dalle periferiche città sulla costa, tornano a Porto. Parte integrante di Porto, ma amministrativamente un'altra località, è Vila Nova de Gaia, situata sulla riva opposta del Douro. Da porto ci si arriva comodamente a piedi attraversando, a scelta, uno dei ponti.
    E' per eccellenza la casa di Bacco. Brulica, infatti, di antiche cantine vinicole, le une accanto alle altre, in una simmetrica successione architettonica. Sono qui dalla metà del XVIII secolo, quando gli esportatori di Porto vi costruirono le proprie cantine. Oggi sono una sessantina, circa, alcune di queste sono state acquistate da un istituto bancario locale ma conservano lo spirito di aziende familiari. Enormi insegne colorate, luminose e, a volte, un po' eccessive, fungono da richiamo per i turisti, gli appassionati di vino, i degustatori o i semplici curiosi. Alcune cantine propongono visite guidate, in diverse lingue, alla scoperta delle loro botti, del loro vino, il Porto. Il momento finale della visita è. un sorso di questo particolare vino liquoroso.
    Il fiume è uno dei protagonisti di questa storia, perché oggi ospita i caratteristici barcos rabelos, imbarcazioni a vela dal fondo piatto, progettate per il trasporto delle botti di vino, che in passato, scendevano lungo le pericolose rapide del Douro.
    (Monica Genovese)


    “Un gran vino nasce sempre sulle rive di un grande fiume” parole di Plinio. Non a caso il “vino generoso” Porto si produce sulle colline dell’Alto Douro, proprio dove il fiume si apre faticosamente la strada in un territorio selvaggio e roccioso. Iniziava nel ‘700 la burrascosa avventura di un vino liquoroso che oggi, come un fiume, scorre in tutto il mondo. Decenni di esperimenti e polemiche per quel sapore strano, asprigno, tagliato con bacche di sambuco e peperoncino rosso per correggere il colore. Vino da tavola, alta gradazione alcolica tendente a guastarsi durante il lungo trasporto fino a Vila Nova de Gaia, di fronte a Oporto. La soluzione la trovarono gli inglesi che resero quel vino più dolce e meno delicato con l’aggiunta di brandy durante la fermentazione. Così, in un arido angolo del Portogallo tra l’alto corso del Douro e i suoi affluenti, nasceva il Porto. Dolce, forte di 20 gradi. Dopo la pigiatura in vasche di granito “lagar”, per ottenere il mosto oltre averlo “svinato”, il Porto matura in botti di legno nel luogo d’origine. Solo dopo un anno arriva alle cantine di Vila Nova de Gaia dove il celebre “vinho” viene fatto invecchiare per almeno dieci anni. Il sobborgo “alcolico” della città, sulla sponda sud del Douro, è un percorso obbligatorio, enoteca dopo enoteca.
    Resta l’imbarazzo della scelta per degustare le migliori qualità del nettare del Douro. Dirimpetto, nella Ribeira, sul lungo fiume ci sono quelle di Ca’lem, Sandeman, Taylor’s, Delafortce, Croft, Offley. Fascino d’una città costruita sulle colline in un groviglio di ponti, case, “ruas e avenidas” lastricate di pietre, nell’ insenatura aperta sul fiume. Ma solo dal fiume si vede, navigando sui “barcos rabelos”, quelli che un tempo portavano le botti dalla campagna alla città.
    Scoprire Oporto è amarla. Assaporare quartiere dopo quartiere passando da un riva all’altra del Douro, attraversando i suoi ponti. A picco sul fiume, il pendio è ricoperto di case che disegnano vicoli come sentieri rivestiti di granito dove a stento arriva la luce. Ma i colori sono forti. Rossi, gialli, ocra. Colori della terra e del granito. E il bianco che con l’azzurro crea l’azulejo a decorar finestre. Antica atmosfera nel quartiere Ribeira, il centro storico affacciato sul Douro. Un ammasso di palazzine colorate, ripidi e tortuosi gradini che salgono dal fiume intrecciandosi, agitati dal bucato steso al sole. Da rua di Santa Catarina a Praça dos Aliados. Bancarelle di pesce e verdura, “tascas”, bettole con piatti casalinghi. Ribeira è il posto ideale per passeggiare o stare seduti al sole guardando i rabelos che traghettano da una sponda all’altra o che dondolano attraccati alla banchina. Popolato di villette, parchi, café e boutiques, il Bairro La Foz è l’unica parte di Oporto che s’affaccia sull’oceano. . Dall’oceano si alza una fitta foschia che nasconde il profilo delle palazzine fatiscenti, quello sobrio della Cattedrale e quello bronzeo di Enrico il Navigatore. S’infiltra nel Barredo tra le umide vie e le buie case dei canestrai.
    E’ a tavola, la dolce vita portuense. Dall’Avenida Boavista al Bairro la Foz. Ad ogni angolo di strada profumo di trippa, sardinha assada, bacalhau e tanti frutti di mare spruzzati di molho (salsa), olio d’oliva e aglio. Il tutto bagnato dal dolce vinho verde. La sera finisce con un bicchiere di Porto Branco, cullati dalle onde del Douro che sbattono sul tozzo “rabelo” e coccolati dal brusio della città che si apre alla notte. Proprio là dove il fiume incontra il mare e la dolce brezza scompiglia i pensieri.
    (Marta Forzan, ilreporter)
     
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    Centro del Portogallo cuore d'azulejo
    Un viaggio tra natura e antiche tradizioni



    TGCOM24
    foto web


    Il Portogallo più autentico


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    A Ovar tutte le facciate delle case sono un giardino fiorito, un arazzo sognato prima e disegnato poi dagli artigiani pittori del posto. In questo villaggio scelto per iniziare il viaggio nelle Beiras, le regioni centrali del Portogallo, specialmente in Rua José Falcao che “taglia” il centro come una fetta di Pao de Lo', il tradizionale dolce di uovo, zucchero e farina confezionato come una bomboniera nuziale, non v'è abitante che abbia rinunciato a rivestire la propria abitazione, anche quelle più modeste, con queste piastrelle di ceramica dipinta a mano, retaggio della cultura moresca.
    Oggi la pioggia che cade fine come granelli di sabbia fa luccicare i fiori gialli, blu, rossi, le geometrie, i ghirigori, le viti intrecciate tra le finestre. Sembra addirittura quasi “liquefarsi” la facciata della Igreja dos Passos nella vicina Valega: le coloratissime scene della natività e del battesimo di Cristo dipinte sulle piastrelle sono la pagina di un codice miniato. Le donne di Valega paiono impermeabili ai rovesci dell'autunno – come del resto a quelli delle modeste condizioni della vita rurale, dell'isolamento - e resistono all'acqua che nembi infuriati scaricano loro addosso vendendo pane di segale e mais dentro casse di legno.



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    Il cielo del Portogallo centrale, comunque, è un imbroglione. Non ci puoi fare alcun affidamento. Bastano pochi chilometri ed ecco che ti costringe a spogliarti di colpo per godere il sole e le onde che l'Oceano Atlantico spalma come panna bianca e soffice sulla spiaggia di Furadouro, deliziando i surfisti che hanno parcheggiato i loro furgoncini tra le dune, mentre i pescatori stendono le lunghe reti tra una casa e l'altra “catturando” in pratica tutto il lungo mare. Per gli appassionati delle cavalcate sulla tavola qui c'è quel Parallelo 19 che è un po' come Indianapolis per i piloti: se riesci a domarlo allora può chiamarti davvero surfista. Di fronte invece ci sarebbe la costa del New Jersey, che resta comunque troppo lontana per vederla. E' bello però immaginarla guardando l'Atlantico dalle vetrate delle stanze total white del design Boutique Hotel Beach & Spa Furadouro, o mangiando un pesce robalo cucinato dal suo chef tra i giganteschi granchi in ceramica appesi alle pareti. La lingua di sabbia lunga oltre venti chilometri denominata Reserva Natural Das Dunas de S. Jacinto pare un biscotto inzuppato nell'Oceano, mentre dall'altra parte c'è una pescosissima laguna con il suo silenzioso respiro d'azzurro, le saline deserte, e i moliceiros ovvero le imbarcazioni utilizzate per la raccolta dei sargassi che vanno su e giù.


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    Col traghetto si raggiunge Gafanha Da Nazare e le sue due spiagge: quella di Barra è amatissima da chi pratica kitesurf, i ragazzi mentre aspettano le onde paiono girini a pelo d'acqua, un faro a strisce bianche e rosse si staglia tra le dune mentre lungo il molo in cemento che si estende per cinquecento metri come la lingua di un lucertolone le coppie passeggiano a braccetto leggendo i passi del vangelo scritti sopra i massi. La promenade della Praia di Costanova, invece, è un susseguirsi di cottage tinteggiati a strisce bianche, rosse, blu, verdi come chioschi di piadine romagnole, capaci di strappare un sorriso che si trasforma in divertimento puro quando si intrecciano discussioni per contrattare il prezzo del pesce con le donne urlanti che gestiscono, ma sarebbe meglio dire comandano, il mercato ittico locale: gesticolano come a teatro sollevando polpi enormi e gamberetti rossi ruggenti.


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    Aveiro, la tappa successiva, è una sorpresa in stile art noveau, come i palazzi affacciati sui canali, percorsi dai moliceiros ovvero barche in legno dalla prua rialzata e affrescata, che gli hanno fatto meritare il soprannome, abusato un po' ovunque, di Venezia portoghese.

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    Anche i dolci locali, gli ovos moles inventati dalla signora Maria da Apresentação a fine '800 e da allora in vendita nella sua bottega dolciaria in Rua Lencastre, imbottendo le ostie con un ripieno di uova, hanno la forma di pesci e barchette. Eppure Aveiro è forse addirittura più piacevole da scoprire via terra camminando sulle sue strade in calzata portoghese, pietra intagliata con disegni a tema marino, sino alla sua bella Cattedrale e dentro il Museo di Arte ricco di azulejos.

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    Ed è curiosa e innovativa nelle sue proposte alberghiere: nella stanza 109 dell'Hotel Moliceiro si dorme tra gigantografie di una fumante Brigitte Bardot e le prime pagine in bianco e nero dei giornali americani stampate alle pareti, mentre nel coloratissimo vintage Hostel Aveiro Rossio il salotto è arredato con sdrucite poltrone da barbiere in pelle verde

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    A Viseu, bisogna faticare un po' arrancando per tutta Rua Luis Ferrera prima che si schiuda alla vista quel capolavoro architettonico della Cattedrale con le torri campanarie, il chiostro e l'atrio della sagrestia ricoperti di azulejos.



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    Il Palazzo vescovile e la Chiesa della Misericordia completano questa meraviglia artistica che si ammira persino dall'alto scegliendo di dormire alla Casa da Sé un negozio di antiquariato trasformato in albergo di lusso dove si possono acquistare tutti i mobili della vostra stanza. Attraversando i declivi tapezzati di vigne in cui si produce il premiatissimo Vinos De Dão,

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    si raggiunge Penalva do Castelo dove desta un autentico incanto Casa da Insua, un palazzo barocco risalente XVIII secolo che l'allora governatore del Mato Grosso, Luis de Albuquerque de Mello Pereira e Caceres si fece erigere per mostrare al paese natio la sua immensa ricchezza: i suoi gusti orientaleggianti sono esaltati dalle pareti in carta di riso, i vasi cinesi, mentre i soffitti in legno, i ritratti, le stufe sono una testomonianza della cultura di quest'uomo avvezzo a viaggiare. Che amava anche i giardini: ne volle due, uno alla francese con piante di lavanda, camelie, laghetti dove amoreggiano coppie di cigni, e uno che ospita centenarie sequoie, cedri del Libano, eucalipti. Soggiornare in questa dimora ora divenuta luxury hotel significa anche fare colazione gustando i formaggi e le marmellate preparati nella cucina e nel laboratorio artigianale ospitato nelle vecchie stalle.

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    Marialva si chiamava, anticamente, Malva. Prima di scoprirlo il viaggiatore pensava fosse la contrazione di un nome composto, Maria Alva, un nome di donna. E ancora adesso non si rassegna ad accettare che il primo battesimo sia dovuto al re di Leon, Fernando Magno...”. Giungendo quasi al tramonto in questa cittadella risalente all'anno Mille, arroccata sopra una brulla collina a una manciata di chilometri dalla Spagna, e affacciata sulla selvaggia Vale do Coa, dove le stradine strette salgono alle rovine della fortezza tra case in pietra in cui le donne dai neri fazzoletti cuciono sedute sugli usci, si capisce perché José Saramago, se ne fosse invaghito.


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    Al punto da descrivere Marialva così: “il castello dall'atmosfera perfetta, il più abitato da invisibili presenze... in questo spiazzo dove ci sono la cisterna, il pelourinho diviso tra luce e ombra, serpeggia un silenzio sussurrante. Ci sono resti di case, la roccaforte, il tribunale, la prigione, altri che non si distinguono più, e sono questo insieme di costruzioni in rovina, l'anello misterioso che le unisce, la memoria presente di coloro che hanno vissuto qui che improvvisamente commuovono il viaggiatore, gli fanno venire un nodo in gola e spuntare le lacrime agli occhi...”.




    Il Portogallo più autentico


    Camminando lungo il perimetro delle mura, varcando la soglia della Chiesa che vanta un altare barocco in legno splendidamente intarsiato, la Cappella del Nazzareno con le foglie d'oro che impreziosiscono la talha, si prova lo stesso senso di beatitudine che si impadronì del Premio Nobel per la Letteratura. Un luogo, per quanto magico, è fatto però anche dalle persone che vi abitano e delle loro storie, come quella di Paulo Romão, l'imprenditore tessile che, come ci spiega in lingua italiana, dopo avere venduto per decenni le coperte al nostro esercito, ha deciso di investire nella ristrutturazione eco compatibile dei ruderi di Marialva aprendo Casa do Coro, una struttura ricettiva di grande lusso, arredata con un stile quasi rinascimentale, candelabri, tavoli in legno pregiato, ma anche eco lodge immersi nella boscaglia. Paulo, che mentre parla riempie fogli di carta con appunti (lo fa anche di notte, nel sonno), ha la passione delle stelle, così la sera accompagna i clienti ad ammirare la Via Lattea dentro le rovine del Castello.


    Anche Andre Carnet, il nuovo “signore” di un altro maniero diroccato, Castel Rodrigo, ha una bella storia da raccontare. Ingegnere con un impiego e un ufficio di prestigio alla Tour Montparnasse di Parigi, si innamorò di una donna portoghese e subito dopo del suo luogo natio all'incrocio tra le Valli del Douro, Coa e Agueda. Decise di lasciare la ville lumiere e di trasferirsi tra questi sterminati mandorleti e di aprire una sala da te proprio a Castel Rodrigo: i contadini del posto raccolgono la frutta secca e le erbe aromatiche che Andre trasforma in essenze delicate e profumate e ghiottonerie zuccherate di cui vanno ormai ghiotti tutti viaggiatori di passaggio nel cuore del Portogallo.


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    Un paese di cui si finisce inevitabilmente per invaghirsi man mano che te ne addentri e man mano che lo risali, sino al Parco Naturale da Serra da Estrela, un paesaggio addirittura giurassico disseminato di pietre e massi di orgine glaciale, tra i quali si muovono greggi e cuccioli di cani pastore e vi hanno “incastrato” casupole dagli scuri rossi, oltre al design hotel Casa das Penhas Douradas, posto a 1.500 metri di altitudine in cui la spa annunciata da un infinito corridoio labirinto rosso e nero sembra un'installazione di arte contemporanea come del resto le lampade e gli arredi scelti per le stanze affacciate su questo azulejo naturale.


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    Porto Santo


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    Porto Santo è una delle isole più belle d’Europa, che si erge a 50 km dalla punta nord-orientale dell’isola di Madeira. È la più bella di due isole abitate dell’arcipelago di Madeira ed è stata rinominata l’Isola d’Oro per via della lunga striscia di sabbia e per il colore ocra del suolo. Una spiaggia bellissima di 9 km di sabbia fine, morbida come seta e dorata, bagnata da un oceano blu come il turchese, domina quest’isola lunga 11 km e larga 6, che attira un gran numero di vacanzieri sulle sue sponde. È una meta sempre più richiesta anche grazie al clima, che è mite per tutto l’anno, mentre la temperatura dell’acqua oscilla tra i 17 e i 22°C e dunque Porto Santo non perde mai il suo fascino.

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    Scoperta ufficialmente nel 1418 dai marinai portoghesi João Gonçalves Zarco e Tristão Vaz Teixeira, l’isola di Porto Santo fu la prima scoperta portoghese oltremare e fu abitata immediatamente. Il vento aveva spinto i marinai fuori rotta mentre andavano ad esplorare le coste occidentali dell’Africa e pare che l’isola di Porto Santo diede loro un approdo sicuro: da qui il suo nome. Nel 1446 Enrico il Navigatore ne nominò governatore Bartolomeu Perestrelo, dando così all’isola il diritto di passare alla storia. La figlia di Perestrelo avrebbe dovuto sposare Cristoforo Colombo, che visse brevemente sull’isola.

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    La storia non è stata tenera con Porto Santo, che ha dovuto subire incursioni frequenti da parte di pirati francesi, marocchini, turchi e algerini. Gli abitanti furono derubati e depredati per secoli senza pietà, e spesso non riuscivano nemmeno a trovare rifugio sulle montagne a nord e est. E la mancanza di pioggia e lunghi periodi di siccità hanno causato gravi perdite agli isolani, danneggiando l’agricoltura e alimentando l’emigrazione. La vegetazione è rada e la scarsa agricoltura praticata si concentra nelle aree centrali e meridionali, mentre al nord si trovano delle aree boschive, per quanto piccole.


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    Il paesaggio lungo la costa settentrionale dell’isola è completamente diverso da quello della costa meridionale. Montagne accidentate con pareti a strapiombo nel mare, contrastano con la distesa piatta di spiaggia del lato meridionale, ma offrono panorami impressionanti ed esempi interessanti di rocce vulcaniche.


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    Porto Santo è un’isola di pace ineguagliabile e tranquillità, ideale per una vera vacanza rilassante vicino al mare e dove le folle e il vocio tipici delle località turistiche sono incredibilmente assenti. Sebbene nei mesi estivi il flusso turistico aumenti, e di conseguenza le varie forme di animazione organizzata, è sempre possibile trovare un angolino di spiaggia riparato, un metro quadrato di sabbia dove distendere il telo da mare senza nessuno che spinga.

    fonte:portugal-live.com
    foto:scquizzatoviaggi.it
    - worldtravelcenter.it
    - .fabiovstamps.com
    - libreriainternazionaleilmare.blogspot.com
    - laschiviaggi.it
    - viaggiscoop.it




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    Pico Ana Ferreira. Sito geologico dove è possibile osservare le cosiddette canne d'organo, formazioni vulcaniche a forma di prismi pentagonali ed esagonali molto rare.

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    fonte:wikipedia.org
    foto: turistipercaso.it
    - tripadvisor.com
    - itineraridoc.it
    - scquizzatoviaggi.it
    - duechiacchiere.it




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    Portela, con i mulini a vento tutt’intorno



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    Il campo da golf

     
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    "Vado a passare la notte a Sintra
    per non poterla passare a Lisbona,
    ma, quando arriverò a Sintra,
    mi spiacerà di non essere rimasto a Lisbona.
    Sempre quest'inquietudine senza scopo, senza nesso,
    senza effetto, sempre, sempre, sempre,
    quest'angoscia eccessiva dello spirito per niente,
    sulla strada di Sintra, o sulla strada del sogno
    o sulla strada della vita... "
    (Fernando Pessoa)


    SINTRA



    Sintra ('sĩtɾɐ) è un comune portoghese situato nel distretto di Lisbona. È il clima a colpire arrivando a Sintra. Non più i venti atlantici che mitigano la calura di Lisbona o delle sue località costiere come Cascais ed Estoril, ma una fresca aria d’altura. Il paesaggio testimonia per primo questa diversità, con le alte colline che circondano e sovrastano il centro storico, il verde profondo dei pini e dei boschi di querce.

    Lord Byron l’ha paragonata al suo “paradiso terrestre”. Clima stupendo, ampie le zone boscose della Serra di Sintra, palazzi da favola, paesaggi incantevoli. L’anima elegante della città colpisce in ogni angolo.
    Romantico Portogallo, sulle orme dei reali portoghesi e di artisti e scrittori ottocenteschi, qui giunti da mezza Europa. Inventiva architettonica e morbide tinte pastello. E tanti boschi, nei quali la fantasia può arrivare a sfiorare la realtà.
    Sintra, la preferita di Lord Byron, che vi vedeva un Portogallo nobile e raffinato, il suo “paradiso terrestre”, così diverso dal resto del paese - a suo dire - più popolare e rozzo. Nei primi dell’Ottocento Lord Byron parte per un viaggio di due anni tra Portogallo, Spagna e Grecia, viaggio che ispira il poema “Il pellegrinaggio del giovane Aroldo”, suo primo famoso eroe romantico. Quel Portogallo che oggi piace tanto per la sua anima colorita, per le atmosfere retrò, per il fascino dei palazzi piastrellati e per la fantasia dei ghirigori di ceramiche e architetture.


    Abitata sin dall’epoca preistorica, Sintra è aristocratica, densa di storia, dominata dai Romani prima e dai Mori poi e ricca di risorse naturali come i graniti della Serra e le sue sorgenti e fonti termali. Bella la Fonte Mourisca che s’incontra, lungo Volta do Duche, nel tragitto verso il centro storico di Sintra Vila.
    Il centro storico è un antologia di colori e atmosfere. L’anima elegante di Sintra colpisce in ogni angolo. Balconcini in ferro battuto, case dai colori pastello profilate di bianco che si arrampicano sulla collina, le antiche insegne e i lampioncini, l’acciottolato ben conservato, tipico del borgo antico. Una città consapevole della sua bellezza, tant’è che dal 1995 è “Patrimonio dell’Umanità” Unesco.
    I palazzi sono la summa della fantasia architettonica portoghese e allo stesso tempo se ne discostano. Non si troverà mai a Lisbona o in altre città del Portogallo un edificio come l’inimitabile Palácio da Pena o come il Palácio Nacional. In essi vi è sì lo stile manuelino (lo stile architettonico del regno di Manuel I, 1495- 1521, variante portoghese del tardo gotico, con elaborate decorazioni) che ha disegnato le immagini più celebri della Lisbona coloniale, quella dello splendente quartiere di Belém, dei suoi bianchi ricami di palazzi, chiese, chiostri e conventi. Ma c’è anche il moresco, il gotico, il barocco, a tratti lo stile dei fiabeschi castelli bavaresi.

    Le immagini simbolo di Sintra sono gli altissimi e bianchi camini conici del Palàcio Nacional, e i colori stupefacenti del Palàcio da Pena. In entrambi i casi sono i reali portoghesi, che qui a Sintra stabiliscono la propria residenza estiva, per ben cinque secoli fino al 1880 circa, a voler dar sfogo alla propria fantasia in queste architetture.
    Entrando nel Palácio Nacional, nel pieno centro della città, affacciato su Praça da República, meraviglia la Sala dos Brasòes, con le pareti interamente rivestite di azulejos, le famose piastrelle dipinte, eredità moresca che trova in Portogallo una peculiare versione nel bianco e blu delle mattonelle barocche. E poi il soffitto a cupola, che raffigura cervi recanti i blasoni di settantaquattro famiglie nobili portoghesi. I soffitti in quercia e castagno della cappella privata, i cigni dipinti sul soffitto sontuoso della sala dei banchetti o le gazze della Sala das Pegas. Per finire poi nelle cucine di palazzo, tra spiedi e altri utensili per la preparazione dei banchetti e due possenti camini bianchi sembrino ancora più alti visti, dall’interno e dal basso.
    Passando da una stanza all’altra del palazzo, si nota un’alternanza di stili. Dalla geometria di epoca moresca con i colori scuri e profondi di ceramiche che rivestono pareti e fontane, ai colori più eterei delle maioliche di decorazione barocca.
    Il palazzo è caratterizzato da una cronologia piuttosto complessa: si va dall’iniziale costruzione dell’VIII secolo da parte dei Mori, alla Riconquista cristiana da parte di Afonso Henriques nel 1147. Per passare quindi attraverso le varie ristrutturazioni volute dai monarchi portoghesi, ognuno dei quali lascia una personale traccia in quello che considera il proprio angolo di paradiso. Le più importanti testimonianze sono quelle di João I, che vuole nel 1385 la ricostruzione della parte centrale del palazzo e delle cucine e di Manuel I, affascinato dall’arte araba andalusa.(tratto da www.mondointasca.org/)


    "Arroccato in cima ad un colle si erge il Palacio da Pena laddove un tempo sorgeva un antico convento, quello de Nossa Senhora da Pena. Una strada sinuosa attraversa un bosco che sembra incantato e ci conduce sino a questo castello del Portogallo. Tutto a un tratto si ha la sensazione di essere finiti nel bel mezzo di una di quelle favole con tanto di principe azzurro e bella addormentata. Talmente decorato con arabeschi, figure mostruose e motivi vegetali, questo palazzo ricorda davvero il castello delle fiabe. Nelle giornate di sole, le tonalità pastello, giallo, rosa e viola, con cui è dipinto esternamente questo edificio, si accendono, come se risplendesse. E mentre nel cielo svettano le torri e le guglie orientaleggianti da ‘mille e una notte’, attraverso gli atrii e i camminamenti, vari stili architettonici s’inseguono e si confondono. È il trionfo di quei revival artistici così tipici del gusto romantico ottocentesco e che tanto piacevano a Don Fernando II, re del Portogallo e principe di Sassonia. Fu lui a ordinare che il Palacio da Pena, residenza reale estiva, racchiudesse in sé tutti gli stili succedutisi nel corso dei secoli in Portogallo e in Germania. Quello che ne deriva è un grande miscuglio architettonico che lascia a bocca aperta e che prosegue all’interno del palazzo. Così, per esempio, dal salotto della famiglia reale, in perfetto stile vittoriano, si accede alla sala araba, in cui sono rievocate atmosfere moresche, mentre la sala indiana, interamente rivestita da rilievi in stucco, si apre sul cosiddetto soggiorno in papier maché, per via della tecnica proveniente dall’Estremo Oriente con cui è decorato. Tutto intorno, il Parque da Pena si estende per molti ettari... Il gusto eccentrico e quantomai eterogeneo di Don Fernando II si esprime anche qui, nel parco del Palacio da Pena, dove specie botaniche esotiche si mescolano a piante nordiche. Una foresta incantata in cui, di tanto in tanto, è possibile imbattersi in singolari costruzioni, come la Fonte dos Passarinhos, in stile islamico, e la casetta delle anatre, situata nella zona dei laghi." (www.slow-travel.it/)Il Palácio da Pena è un eterogeneo complesso architettonico costruito nel 1840-50 su progetto dell'architetto Ludwig von Eschwege per il principe consorte Ferdinando di Coburgo Gotha marito di Maria II del Portogallo regina del Portogallo dal 1826 al 1828. Nelle sue parti si mescolano tutti gli stili: arabo, gotico, manuelino, rinascimentale, barocco; il grande parco all'inglese intorno al castello è ricchissimo ed è stato celebrato dal musicista Richard Strauss..tutto è rimasto come la Regina Amelia lo ha lasciato nel 1910, abbandonandolo prima della rivoluzione repubblicana.

    Il Castelo dos Mouros fu costruito nel IX secolo dai Mori nord africani a guardia della città di Sintra, ma cadde in rovina dopo la conquista cristiana del Portogallo. E' stato restaurato nel IXX secolo dal re Ferdinando II, che lo trasformò in una rovina romantica. Il castello conserva il fascino di un antico rudere, una fitta foresta circonda i merli diroccati che offrono una vista spettacolare sulla regione di Sintra ed è una perla del Parco Pena.[/color]

    ...storia...



    Parlare della storia di Sintra porta a parlare di Belas, una frazione del municipio in cui troviamo i resti dei primi insediamenti umani presenti nella regione, risalenti al 30,000 a.C. Belas é una delle localitá piú importanti di Sintra, situata in una zona di montagna, in cui la presenza umana é documentata fin dal Neolitico. Qui passaro poi i romani, gli arabi ed altre civilizzazioni, come testimoniano i vari monumenti della regione.
    Nel XV secolo l' attivitá principale della zona era l' agricoltura, particolarmente sviluppata nella zona di Casas de Cambra
    che é sato uno dei municipi storici di Sintra.
    Massamá é un altro luogo dal grande valore storico per Sintra, un nucleo urbano di origine araba. Il Re Pedro III era solito venire qui in vacanza.

    Tutta la regione di Sintra venne conquistata nel XII secolo da Alfonso I di Portogallo e liberata dal dominio degli Arabi.
    Il 30 agosto 1808, nel Palazzo di Queluz, sito nell'omonima freguesia di Sintra, venne siglata fra il generali inglesi Sir Harry Burrard, 1º baronetto di Lymington (1755-1813) e Sir Hew Dalrymple, 1º baronetto di High Mark (1750–1830), ed il generale francese Junot, la controversa Convenzione di Sintra, con la quale gl'inglesi accettavano la resa francese dopo la sconfitta francese a Vimeiro ad opera di lord Wellington e s'impegnavano a rimpatriare il contingente francese (oltre 20.000 fra soldati ed ufficiali) con navi inglesi.

    ...La leggenda di uova di roccia (pietra gialla)...



    Lì, in mezzo a Sintra un'alta scogliera a precipitare, capriccio, per natura, o prodotto da sconvol-
    gimenti vulcanici di terreno in Ignotos tempi, passeg-
    giate legato alla seguente leggenda:
    Si diceva una volta che sotto questa pietra è stato un tesoro nascosto (un tesoro incantato) che appartengono a chi era in grado di far cadere il masso, lo tiro con le uova. Un vecchio poi ottenuto in testa che questo tesoro è stato quello di appartenere. Per questo, la vecchia cominciò a raccogliere il maggior numero di uova come molti come possibile. Quando pensava già una buona scorta, ha iniziato la sua attività ingenuo. Uploaded, a poco a poco, tutte le uova alla vicinanza della scogliera, e si mise al lavoro. Uno ad uno, a due a due, e quanto sia difficile era, sarebbe lanciando uova contro il masso. Quando non lo ha lasciato senza, terribile delusione! Il masso era ancora eretto e fermo, lavato con le uova!
    E così, invece di cadere a terra, la roccia, scoprendo il meraviglioso tesoro, cadde a terra tutti i sogni infranti e tutte le speranze della povera vecchia! E anche oggi, la gente spesso inclini al meraviglioso, giudici vedere i muschi gialli che coprono il masso, i tuorli delle uova quel vecchio scagliati contro di lui.
     
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