MITOLOGIA BASCA

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  1. gheagabry
     
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    TUTTO QUEL CHE HA UN NOME ESISTE!!!!


    Mitologia BASCA


    _Mitologia12


    I Baschi sono una popolazione di ceppo preindoeuropeo dell'area pirenaica.
    Il nome Baschi deriva dallo spagnolo, mentre essi si definiscono come Euskaldunak, e chiamano la loro terra Euskalkerri. Le attuali regioni basche, che sis estendono nell'area dei Pirenei Orientali dal golfo di Biscaglia fino all'alto Ebro, sono state colonizzate di Baschi nel VI secolo d.C., in conseguenza del dilagare nel resto della penisola iberica dell'invasione visigota. Nel VII secolo si ebbe poi la loro conversione al Cristianesimo. La lingua basca è l'unica lingua dell'Europa Occidentale, ancora viva, che non appartenga al ceppo delle lingue indoeuropee...L'antica mitologia basca è centrata attorno alla figura della dea Mari, ed il suo consorte Sugaar (chiamato anche Maju).
    Questa mitologia è considerata una religione ctonica, in quanto tutte le sue divinità si trovano o sulla terra o sotto di essa: il cielo è considerato solo un corridoio vuoto, attraverso il quale le divinità possono viaggiare. Mari e la sua corte Mari ed il suo consorte Sugaar sono considerati gli dei supremi Mari è rappresentata in forme diverse: come donna, come animale, e via dicendo Sugaar, invece, assume sempre la forma di uomo o di serpente-dragone. Creature simili alle streghe, chiamate sorginak, sono i loro servitori Spesso hanno caratteristiche che li accomunano alle sacerdotesse pagane Ad ogni modo, l'Inquisizione Spagnola distrusse questi culti con esecuzioni sommarie, soprattutto tra Zugarramurdi e Logroño, che erano le città più importanti.


    Con l’arrivo della Cristianità arriva anche la distruzione di molta conoscenza dei veri rituali e arti magiche che furono comuni nelle montagne e nelle valli di Euskal Herria. Fortunatamente, i Baschi hanno una forte tradizione orale che è celebrata fino ad oggi con canzoni e gare di cantastorie. Esiste ancora una vasta collezione di antichi miti e leggende, sebbene molti di essi non siano mai stati tradotti dall’Euskara. Secondo i Baschi vi è una dualità di esseri e di mondi: da una parte il mondo naturale (berezko), dall’altra quello soprannaturale (aideko); per operare nel primo occorre usare strumenti naturali, nel secondo si entra con la magia.
    I mezzi magici sono molteplici, ma si basano tutti sulla ADUR, o virtù magica, che collega le cose alle loro rappresentazioni. La maledizione o birao si trasmette, grazie all’adur, alla persona o cosa segnalata: un’azione simbolica rivolta ad un immagine emette il suo adur, che agisce a distanza. I nomi sono immagini sonore delle cose. Secondo un detto popolare basco, tutto quello che ha un nome esiste “izena duen gutzia omen da”.
    Le Deità maggiori sono Ortzi o Eguzki, il Dio Sole, Ilargia o Illargui, la Dea Luna, Mari la Dea della Terra e Sugaar, Dio sia della Terra che del Cielo. Ortzi, anche chiamato Ost o Eguzki, è il Dio del Sole, del Cielo e del tuono ed è spesso paragonato a Giove, Zeus e Thor.
    Ortzi, e la sua variante occidentale Osti sono il primo elemento in dozzine di parole come “tempesta di nuvole”, “tuono” e “alba”. Per esempio “arcobaleno” è Ortzadar (adar significa corno) e “luce del giorno” è Orzargi (argi significa luce). In molte cantilene infantili vi si allude come a un essere femminile, figlio della Terra (Lur). Secondo un vecchio modo di pensare, il Sole nasce dalla terra e ad essa ritorna. Si crede che la luce solare non sia gradita alle Streghe o a certe categorie di Lamie, come si racconta a proposito di una Lamia a cui un pastore rubò il pettine d’oro. Stava per riprenderlo, quando un raggio di sole nascente sfiorò la veste dell’uomo ....”ringrazia il Sole” essa gli disse, e si ritirò nella sua caverna.
    Simboli solari sono i cerchi, le svastiche, i fiori di cardo, molto frequenti nell’arte popolare basca e in quella funeraria. Anche la cultura dolmenica con i dolmen orientati da est a ovest evidenzia l’esistenza di un culto solare. Sfortunatamente, poco altro rimane del Dio Ortzi e di miti e conoscenza di qualsiasi rituale celebrato in sua adorazione.




    La Dea lunare Ilargia o Illargui appare in molti miti e leggende. In quanto agricoltori e pescatori, i Baschi sono molto vicini ai cicli lunari. Ilargia è il guardiano della Morte; lei accompagna nella via all’aldilà. Ilargia regola il mondo della conoscenza segreta, della divinazione e della magia.
    Illargui come il Sole, è di genere femminile; quando compare sui monti orientali si dice:”Illargui amandrea, zeruan ze iberri?” (Signora madre Luna, che nuove ci porti?). Il venerdì è consacrato ad essa, così come il giovedì è consacrato al cielo. Secondo una vecchia credenza, l’astro notturno è la luce dei morti e morire con la luna crescente è considerato di buon auspicio per la vita dell’aldilà. Sole e Luna sono figli della terra, nel cui seno entrambi ritornano dopo il loro percorso nel cielo.

    Nei racconti tradizionali si dice che la faccia della Terra è illimitata in tutte le direzioni e sono destinati al fallimento coloro che vogliano esplorarne i confini. La Terra contiene tesori nascosti in caverne e montagne, che spesso non possono essere ritrovati per la mancanza di coordinate precise atte a localizzarli oppure per l’intervento minaccioso di geni che terrorizzano i ricercatori e li costringono ad abbandonare l’impresa. Essa è la dimora abituale delle anime, delle divinità e della maggior parte degli esseri mitici, alcuni dei quali prendono le sembianze di tori, cavalli, capre e altri animali.
    Il mondo mitico Basco è popolato di geni o divinità che assumono figure di animali o di esseri quasi umani che vivono all’interno delle caverne. Particolare importanza tra questi assume una divinità antropomorfa, Mari, una delle più antiche dee ctonie di sesso femminile.
    Marito di Mari è Maju, che compare anche come serpente o Sugaar. Essi apparentemente vivono separati, Mari sulla terra e Maju/Sugaar nel mare. E per buone ragioni. Quando Maju e Mari si incontrano si scatenano violente tempeste di pioggia, grandine, tuoni e fulmini.
    Una leggenda del XVI secolo racconta che Mari è la capostipite della casata dei Signori di Biscaglia.
    La “Signora” o la “Dama”, come Mari viene spesso chiamata, vive nelle regioni abissali, ma anche negli antri e nei precipizi a queste collegati da condotti sotterranei. Le forme di Mari sono diverse: nelle regioni sotterranee essa assume aspetti zoomorfi, in superficie invece appare come una bellissima signora elegantemente vestita, nell’atto di pettinarsi con un pettine d’oro; talvolta solca il cielo su un carro trainato da cavalli o avvolta nelle fiamme. Appare anche come albero in fiamme, nuvola bianca, arcobaleno, raffica di vento, uccello, falce di fuoco spostandosi da un picco montagnoso ad un altro. Qualche volta Mari guida il suo cocchio attraverso il cielo trainata da quattro cavalli bianchi o cavalca un ariete bianco.. Come Persefone, viene rapita da un toro. Essa è a capo di tutti i geni sotterranei. A volte non è sola nella sua dimora ma in compagnia di animali-geni o di fanciulle.
    Molti dei caratteri che le si attribuiscono sono gli stessi che si attribuiscono alle streghe. In una leggenda si racconta che a una sua prigioniera, Catalina, Mari regalò un pezzo di carbone che si trasformò in oro purissimo. La dea cambia spesso abitazione e ad ogni localizzazione corrisponde un diverso personaggio, come se non si trattasse di una medesima divinità ma di una pluralità di divinità-sorelle.
    Le caverne dove vivono sono spesso luoghi di riunione o Akelarre delle streghe, le quali, come Mari,hanno il potere di agire sui fenomeni naturali. Il modo in cui vengono chiamate le streghe è Sorgin. Esistono le streghe? “Non si può dire che esistano, non si può dire che non esistano” così recita un detto popolare. D’altra parte le streghe stesse confermano la loro esistenza:”Che non esistiamo, che si esistiamo, quattordicimila qui stiamo”, così risposero ad alcune filatrici di Eldauayen. In molti racconti popolari si narra dei sequestri di persone incredule. Ci sono streghe-geni e streghe-umane.
    Le prime fanno parte del corteo di Mari, assolvono molte delle sue mansioni e costruiscono ponti e dolmen. Alla seconda categoria appartengono anche uomini, ma più sovente donne dal carattere maligno, il cui intervento causa morte o infermità. Le streghe si trasformano molto spesso in gatti, talvolta in cani o montoni e si spostano molto spesso da un luogo all’altro spalmandosi con un unguento e recitando la formula che dice:”Sasi guztien ganeti eta odei guztien aizpiti” (Sopra tutti i rovi e attraverso tutte le nubi). Accanto ai geni sotterranei e malefici ve ne sono di servizievoli (familiarrak), di acquatici, campestri, notturni, aerei, ecc.



    Tra il mondo degli Dei e quello dell’uomo c’è il Signore dei Boschi, il Basajun. Egli è semi-divino, un essere forte, irsuto e con caratteristiche animali. Basajun sorveglia la foresta e tutte le creature selvatiche. Genio campestre, signore della selva, o anche Signore Selvaggio. Viene considerato protettore delle greggi. Quando arriva la tempesta, lancia grida di avviso ai pastori; impedisce al lupo di avvicinarsi al gregge. Lui è il primo coltivatore della terra. Gli umani ottennero il diritto di coltivare la terra quando un uomo vinse una scommessa con Basajun. Egli rubò i semi che Basajun stava seminando e ritornò dal suo popolo per insegnare ad essi come produrre il cibo.

    Di particolare importanza sono le Lamie o Laminak, geni dalla figura umana, anche se con piedi di gallina, di anatra, di capra. Nelle zone costiere sono donne con la parte inferiore a forma di pesce. Non hanno un sesso definito, anche se prevalentemente sono geni femminili. In alcune leggende vengono raffigurate come un piccolo popolo che vive sottoterra. Loro dimora sono le caverne, ma vivono anche presso ristagni di corsi d’acqua. Sono solite filare con rocca e fuso, costruire ponti, dolmen e case.
    Le Lamie appaiono spesso con un pettine d’oro, accettano volentieri dagli uomini offerte poste sui davanzali delle case; s’innamorano, riamate, di esseri umani. Se qualcuno entra per caso nelle loro dimore lo accolgono gentilmente a meno che non sia invadente: in questo caso lo sequestrano.
    E’ evidente la duplicità della loro natura, ora benefica ora malefica. Esse possono divenire estremamente violente con coloro che rapiscono, bere il sangue ma anche mangiare la carne delle loro vittime. Il ciclo delle Lamie presenta molte connessioni con quello delle Streghe o dei Gentili.

    Vi sono altre Deità, Spiriti, Esseri semi-divini come Intxitxu, lo spirito invisibile che costruisce i Cromlechs, i misteriosi circoli di pietra nelle montagne che circondano Oiartzun. Irelu è uno spirito sotterraneo che rapisce chiunque lo disturbi. Le sue misteriose impronte possono essere viste vicino alla caverna di Armontaitz e Malkorburu. Se vi arrampicate sulla montagna chiamata Ubedi potrete sentire la sua canzone confusa con il suono del vento.
    Vicino alle caverne di Balzola e Montecristo vive Erensuge, un terribile serpente che attrae persone con il suo respiro solo per divorarle. Nell’area di Albistur e Zegama potrete essere spaventati da un’eco di strani lamenti e da qualche pecora vicino che scappa. E’ Basajun che annuncia la sua presenza e avverte i pastori che una tempesta è in arrivo.
    Vicino alle caverne di Santimamine, Sagastigorri e Covairadea, cercate una mucca completamente rossa, un vitello o un toro con occhi inferociti. E’ Beigorri, il guardiano di molte dimore di Mari. Questo animale è ritratto in molti famosi dipinti ritrovati nelle caverne di questa regione.


    In accordo con la tradizione, la morte non interrompe i legami familiari.
    La memoria dei defunti vive nel magico rito dell’accensione delle sottili candele argizaiolak. Il 1° Novembre è il giorno d’inizio della Festa d’Inverno. In luoghi come Amezketa in Gipuzcoa le argizaiolak illuminano le tombe per tenere vivo lo spirito del defunto.
    Il Solstizio d’Inverno è diventato solo una parte delle lunghe festività del Natale. Un personaggio chiamato Olentzero preannuncia questa stagione e sembra trovare origine in alcuni rituali pre-Cristiani. Egli è descritto come un semplice carbonaio che ful il primo a sentire le buone notizie. Forse egli è ciò che resta di un personaggio che aveva a che fare con la cerimonia di accensione del fuoco del lontano passato.
    Un interessante usanza è “battare il ceppo natalizio”. Il ceppo è portato nella casa sotto una coperta di stoffa. I parenti ed i bambini pronunciano una preghiera rivolti al ceppo, poi ognuno lo colpisce tre volte con un ramoscello. Quando la coperta è rimossa il Ceppo di Natale viene esposto insieme a condele e torte. La più importante festa d’Inverno è il Carnevale. In molte città questa festività è annunciata da strane parate nelle quali i partecipanti vestono come Zingari, in ricordo di un tempo in cui grandi tribù di Zingari vennero a prendere parte al Carnevale dei Baschi. Nella provincia di Gipuzcoa i bambini dei due villagi di Amezketa e Abaltzisketa danzano attorno a tutte le case, per risvegliare la generosità dei loro vicini. Nella città di Lasarte-Oria la Danza delle Streghe ‘Sorgin Dantza’ è eseguita la Domenica di Carnevale.

    Mentre gli antchi riti del solstizio d’Inverno sono stati quasi completamente assorbiti dalla Cristianità, la tradizione del solstizio d’Estate è rimasta sempre forte e intatta. Le celebrazioni enfatizzano la purificazione e l’esaltazione dell’Estate e del Sole. Nella notte del solstizio in pratica in ogni villaggio, città e fattoria viene acceso un falò. Nelle campagne essi possono essere visti sulle montagne e davanti alle fattorie. Nella città essi sono accesi nella piazza o in un campo vicino. E’ molto popolare l’usanza di saltare nel fuoco. Nei falò delle campagne rami ardenti sono tolti dal fuoco e trascinati nei campi per allontanare ogni male. Il giorno dopo il solstizio d’Estate nei mercati della città sono esibiti “rami fortunati”, pezzi di legno che non sono stati consumati dalle fiamme dei falò. Questi sono considerati una protezione contro gli incendi.





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    Edited by gheagabry1 - 3/1/2023, 21:56
     
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