BELGIO

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  1. tomiva57
     
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    Gand


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    Gand (in olandese Gent, in italiano anche Guanto, sebbene meno utilizzato degli altri 2 toponimi) è una città del Belgio, capoluogo delle Fiandre orientali. Nel 2005 contava 230 951 abitanti (terza città del Belgio). Si estende su una superficie di 156.18 km².


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    Importante nodo ferroviario, dispone anche di un porto marittimo che, attraverso una serie di canali, si collega al Mare del Nord.

    Fu la capitale dell'antica contea delle Fiandre, spesso rivale di Bruges, e città natale di Carlo V.

    Il dialetto «Gantois» è uno dei più tipici in Belgio. La lingua ufficiale è l'olandese (fiammingo).

    Il motto della città è in latino Fides et amor, fedeltà e amore.


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    Storia


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    Gand: La torre campanaria del Belfort. La chiesa Saint-Nicolas è visibile dietro il campanile.

    Il nome "Gand" deriva dal celtico Ganda, che significa "confluente", in quanto è situata alla confluenza dei fiumi Lys e Schelda. Numerosi piccoli villaggi erano presenti già dal I secolo, ma lo sviluppo principale iniziò a partire dal VII secolo fra le abbazie di Saint-Pierre (625-650) e San Bavone (650).

    I Vichinghi occuparono e distrussero Gand e la regione circostante nel 851-852 e fra il 879 e l'883. Dopo la loro ritirata alla fine del IX secolo, fu costruito il castello dei conti di Fiandra, ed il quartiere attorno al castello divenne il nucleo dal quale si sviluppò la città di Gand.

    A partire dall'anno 1000, Gand fu la più popolosa città dei Paesi Bassi spagnoli arrivando fino ad avere 65 000 abitanti. Escludendo l'Italia c'era soltanto Parigi che aveva una popolazione maggiore con i suoi 100 000 abitanti.

    Nel 1789 si arrivò ad una insurrezione, che determinò il successo della Rivoluzione del Brabante e l'effimera indipendenza dei Pasi Bassi austriaci.



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    Monumenti e luoghi di interesse


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    Polittico dell'Agnello Mistico (Van Eyck).



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    la cattedrale di San Bavone che contiene il polittico dell'Adorazione dell'Agnello mistico, costituito da 10 pannelli di legno di quercia, realizzato dai fratelli Jan e Hubert van Eyck ed esposto nel 1432. Capolavoro considerato l'apice della pittura fiamminga del XV secolo. Nella cattedrale sono racchiusi diversi stili architettonici: lo stile romanico per quanto riguarda la cripta, il gotico ornato e il gotico tardo. La cattedrale conserva anche l'opera del celebre Rubens (Entrata di San Bavone nel choiostro) del 1623.





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    la chiesa di San Nicola, che costituisce l'esempio tipico dell'architettura gotica belga. Fu costriuita dal XIII al XIV secolo.



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    il Castello dei Conti (Gravensteen), un tempo fortezza medievale del Conte di Fiandra.

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    il Beffroi (letteralmente torre campanaria) con annesso museo delle campane. La torre simboleggia il potere comunale ed i lavori di costruzione iniziarono nel 1313 e proseguirono, con frequenti interruzioni a causa di guerre e problemi interni, fino al 1380, anno in cui fu terminata. Durante gli anni la torre ha avuto ben 7 coronamenti, dovuti al continuo crescere del numero delle campane. La primitiva struttura in legno fu rimpiazzata da una in ghisa che, per mancanza di manutenzione, iniziò ad ossidarsi, perciò venne demolita. Successivamente fu ricostruita in pietra, ispirata ad un abbozzo del XIV secolo.


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    il Museo del Design (Design Museum Gent) è ospitato in una palazzo signorile del XVIII secolo e contiene una importante collezione di oggetti e mobili art nouveau, art déco e contemporanei. Il museo ospita anche mostre temporanee di gioielli, mobili e ceramiche disegnati da giovani designer.


    Sport


    Ciclismo


    La città è famosa per la Gand-Wevelgem, importante classica del ciottolato di ciclismo su strada.

    Personalità legate a Gand

    Nicolette Boilet, religiosa e santa
    Giovanni di Gand
    Enrico di Gand
    Carlo V
    Leo Baekeland, chimico
    Juan de Flandes
    Corneille Jean François Heymans, farmacologo Premio Nobel per la medicina nel 1938
    Maurice Roelants
    Victor Horta, architetto e designer
    Maurice Maeterlinck, scrittore Premio Nobel per la letteratura nel 1911
    Berlinde de Bruyckere, scultrice
    Laurent Delvaux, scultore
    George Minne, scultore
    Hugo van der Goes, pittore
    Jacob Obrecht, compositore
    Théo van Rysselberghe, pittore
    Pierre Louÿs, scrittore
    Giusto di Gand, pittore
    Frits Van den Berghe, pittore
    Philippe Herreweghe, direttore d'orchestra
    Joseph Plateau, fisico
    Jan van Eyck, pittore
    Jacob van Artevelde, statista
    Wouter Weylandt, ciclista su strada




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  2. gheagabry
     
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    A Bruxelles si respira l’Europa tutti i giorni: con amici e colleghi di almeno cinque o sei nazionalità diverse,
    si comincia una frase in inglese per poi finirla in francese,
    si adotta il meglio delle abitudini di tutti e si impara ogni giorno qualcosa di nuovo.


    BRUXELLES



    Bruxelles, una città di contrasti, contraddizioni ma anche armonie. In questi decenni l'essere diventata il centro della Comunità Europea l'ha riportata di nuovo all'attenzione internazionale che meritava. La mascotte scherzosa della città è un bambino che fa pipì, in netto contrasto con la seria burocrazia europea. Il piccolo Manneken Pis, prende vita da una vicenda forse realmente accaduta: nel XIV secolo un bambino di nome Juliaanske riuscì a salvare la città dall'aggressore straniero urinando su una miccia accesa lungo le mura difensive....La famosa fontana di Manneken-Pis, alta solo 30 centimetri, la trovate all'angolo tra Rue de l'Etuve e Rue du Chene. La statua è da molto tempo una nota figura amata a Bruxelles e re, presidenti e celebrità le hanno donato vestiti e costumi, pensate che il bambino ha un guardaroba di oltre 250 abiti, ospitati nel museo comunale.
    Bruxelles è una città cosmopolita, con una grande vivacità e un forte fascino legate al suo ruolo di crocevia dell'Europa. Gli stili architettonici rappresentati in città sono molti, variano da cattedrali e chiese gotiche alle facciate classiche del Palais des Nations, il Palais Royal e al meraviglioso stile Liberty (Art Noveau) nei quartieri novecenteschi della città. I palazzi barocchi della città ci raccontano di un ricco passato e infine, i palazzi moderni, d'avanguardia, ci parlano della propensione verso il futuro dei suoi abitanti.
    la Grand Place, la piazza grande, (nella foto in alto) storica piazza, fiancheggiata dalle bellissime case delle corporazioni, in stile fiammingo, con al centro il gotico Hotel de Ville, il palazzo comunale considerato uno dei più belli d'Europa. La Grand-Place è stata per secoli il punto focale della vita sociale e civile della città. Gli abitanti di Bruxelles si riuniscono qui per le loro cerimonie più importanti e le feste, per il tradizionale mercato degli uccelli di domenica mattina, o anche solo per sedersi, bere una birra, lasciando che il mondo gli passi affianco. Il Municipio fu l'unico edificio sopravvissuto integro nella piazza in epoca medioevale.
    I duchi di Borgogna, a cui la città apparteneva lo costruirono in due fasi nel XV secolo. La sua guglia alta 100 metri è sormontata da una statua d'oro di San Michele, patrono di Bruxelles, con la spada sguainata, in piedi sopra al diavolo soccombente. Nella Grand Place, oltre a guardare i grandi palazzi, ricordate che qui si affacciano due tra i più celebri cioccolatai del mondo, "Godiva" e "Neuhaus".



    .....la birra.....


    A Bruxelles la birra è già nell'aria. Nella capitale del Belgio, questa frase perde la retorica da cartolina e assume l'effervescenza e le bollicine della Lambic, la rinomata birra che si fabbrica solo qui grazie alla particolare atmosfera. Ma nel cuore d'Europa, la birra non è solo una bevanda o un modo per passare il tempo. È cultura, tradizione, natura, è il tempo stesso. Si può dire che i bruxelloises guardino il mondo attraverso un boccale. Seduti ad un tavolo, basta guardare al bicchiere di birra che gli sta di fronte per capire il periodo dell'anno o della giornata: corposa e scura d'inverno, leggera e aromatizzata ai frutti o ai fiori d'estate.....Il Belgio chiamato anche "paradiso della birra" per la tradizione che vanta più di 450 etichette e l'arte dell'affinage - certi tipi di birra come le rifermentate invecchiano fino a 20 anni come i grandi vini - e degli abbinamenti (numerosi sono i corsi per diventare sommelier di birra), ha nella capitale una summa dei saperi e sapori del luppolo.
    (informagiovani-italia.com)



    ...........la storia.........


    Le prime testimonianze su Bruxelles giunte a noi risalgono al VI secolo, epoca di fondazione della città da parte del Vescovo di Cambrai che scelse una posizione ben protetta, alle falde del Caudenberg. Il toponimo della capitale belga deriva dalle parole broek, che significa stagno, e sel, ovvero centro abitato, e da ciò si può desumere come la città sia sorta nei pressi delle paludi, precisamente lungo una fondamentale via di comunicazione tra Bruges e Colonia. Lo sviluppo urbanistico ed economico di Bruxelles fu intenso e nel corso dei secoli divenne luogo di villeggiatura di nobili ed obiettivo di conquista di diversi sovrani.
    Bruxelles, così come l'intero Belgio, in virtù della sua particolare posizione strategica è stata, infatti, per secoli oggetto di mira da parte delle grandi potenze europee. Le case reali d'Austria, Francia, Spagna ed Inghilterra tentarono di porre il proprio predominio sulla capitale belga, in modo particolare nel Quattrocento quando l'economia raggiunse un'eccezionale fioritura, trasformando le Fiandre in una delle zone più ricche d'Europa, sia dal punto di vista produttivo che artistico. Sono gli anni d'oro dei Maestri della pittura fiamminga, tra i quali citiamo Jan Van Eyck e Rogier Van Der Weyden, e della crescita economica di Bruxelles, una delle capitali europee più prestigiose dell'epoca. Ovviamente la città risentì dei ripetuti assedi, delle guerre e del governo da parte di potenze che non sempre risultò all'altezza delle aspettative del popolo indigeno. Tanto per citare alcuni fra gli avvenimenti più efferati possiamo ricordare la decapitazione di 18.000 abitanti perpetrata dal governo spagnolo nel 1657 ed il bombardamento subito nel 1695 ad opera dei francesi. Anche nei secoli successivi diverse potenze si alternarono nel tentativo di imporre il proprio dominio su Bruxelles, fino a che la città non ottenne l'indipendenza nel 1830.



    .......l'arte.............


    Passeggiando per le vie della città non possono sfuggire i tantissimi edifici in stile liberty disseminati per il centro storico, ma anche nei dintorni. Tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo, Bruxelles conobbe un’incredibile effervescenza, economica e culturale....Due architetti locali, Victor Horta e Paul Hankar, lanciarono la moda dell’architettura liberty a Bruxelles; nello stesso periodo la città crebbe incredibilmente, arricchendosi di nuovi quartieri (allora) periferici, come Ixelles, Schaerbeek e Saint-Gilles: questa coincidenza di eventi fece in modo che moltissime case furono costruite direttamente in stile liberty, per un desiderio degli artisti, commercianti e borghesi di Bruxelles di seguire la moda del momento....L’art nuveau non relega più le strutture metalliche all’interno delle mura come semplice supporto, ma ne fa un elemento ornamentale, concedendo loro delle forme inconsuete e traducendole in linee ondulate con un andamento a frusta o con richiami ad elementi naturali, quali fiori o foglie.
    Fu lo stesso Horta a progettare e costruire la propria casa-studio. Quando progettava per i propri clienti, Horta adattava l’edificio alle abitudini di vita dei futuri abitanti, e lo stesso fece con la propria abitazione: a sinistra dell’ingresso si trovano gli ambienti in cui viveva, a destra il suo ufficio ed il suo studio. La casa Horta è un’enciclopedia dell’art nouveau; qui ogni dettaglio è una sorpresa per il visitatore, sempre sorprendente e imprevedibile: l’edificio, lo scalone, gli arredi, i mosaici, le vetrate, le strutture in ferro, le lampade e le finiture.

    Bruxelles ospita un enorme Museo dedicato a Rene' Magritte, il padre del surrealismo spirato nella capitale belga nell'agosto del 1967, il quale rappresenta un luogo di culto per gli estimatori dell'arte moderna. Non possiamo, infine, esimerci dal citare il fondamentale contributo dei pittori fiamminghi allo sviluppo della pittura del Quattrocento. Lo splendore economico del Belgio ha contribuito alla fioritura di una forma d'arte che ha generato influssi benefici sugli artisti contemporanei di Jan Van Eyck e Pieter Bruegel, ed ancora oggi è in grado di incantare milioni di persone. I ritratti di Jan Van Eyck si potrebbero definire delle fotografie, in virtù dei dettagli incredibilmente particolareggiati, ma ciò non renderebbe merito alle opere d'arte. La perizia nel rappresentare scene e personaggi illustri rappresenta, infatti, solo una parte dei capolavori, eseguiti con i colori ad olio impiegati in maniera innovativa e geniale.



    "Che città grigia! Che città noiosa ! Noi che abitiamo a Roma...e il sole...e i monumenti...e l'arte.. ". E basta !
    Invece no, Bruxelles è come quelle donne - perchè la penso al femminile – che non sono belle, o meglio, che pensano - ingiustamente - di non essere belle e che, proprio per questo, rivelano per chi ha l'intelligenza e la pazienza di svelarle uno charme sottile, raffinato, meno esplicito ma infinitamente più ammaliante.
    Il pudore, la ritrosia, il bisogno di farsi scoprire poco a poco, la rendono più affascinate delle città dalla bellezza fragorosa, quelle che subito si offrono quasi sfrontatamente all'ammirazione tanto sono sicure di sé.
    Bisogna passeggiare, lasciarsi andare, lasciarsi prendere dolcemente per trovarne i tanti incanti: non solo la Grand Place ma i quartieri "art nouveau", i parchi, le piccole case di mattoni rossi, i bistrot, i tavolini all'aperto, le piazze con le panchine, i mercatini, le "brocantes", i giardini nascosti dei palazzi del centro ...E l'atmosfera, la convivialità, la birra ....
    Altro che la città stupida e torpida del giudizio, o meglio, del pregiudizio sommario di Charles Baudelaire, "esiliato" a Bruxelles, che ha prodotto tutte le barzellette francesi sui Belgi, le stesse che noi riferiamo ai carabinieri !
    Bisogna capirne il sottile surrealismo della vita quotidiana.
    Quale altra città al mondo sceglierebbe come simbolo un bambino che fa pipi (e in più abbigliato con costumini sontuosamente ridicoli) o un atomo ingrandito miliardi di volte?
    E' come Magritte che si divertiva alle spalle degli altri a celarsi sotto l'aspetto di un borghese, grigio e conformista. E occorre indagare davvero poco per trovare sotto la superficie una città spiritosa, viva, scintillante, magnifica. Peccato per chi non la scopre, peccato per chi non la sa amare.
    E allora, parafrasando Marcel Proust, " Lasciamo pure le città belle agli uomini senza fantasia!"
    A me piace immaginare, a me piace sognare, a me piace Bruxelles.
    (dal web)




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  3. tomiva57
     
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    Liegi


    Liege-Belgio-Affitto

    Liegi (in francese Liège, in olandese Luik, in tedesco Lüttich, in vallone Lîdje) è una città francofona del Belgio, capoluogo dell'omonima provincia nella Regione vallone. La popolazione ammonta a circa 195.000 abitanti (600.000 considerando l'agglomerato urbano).





    Geografia

    La città di Liegi include gli ex comuni di Angleur, Bressoux, Chênée, Glain, Grivegnée, Jupille-sur-Meuse, Rocourt e Wandre (oltre al quartiere Sclessin dell'ex comune di Ougrée e ad alcune vie di Ans, Saint-Nicolas e Vottem).
    L'agglomerato urbano è formato, oltre che dalla stessa città di Liegi e da alcune zone rurali, anche dai comuni limitrofi di Seraing, Saint-Nicolas, Ans, Herstal, Beyne-Heusay, Fléron, Chaudfontaine, Esneux e Flémalle.

    La città è attraversata dal fiume Mosa, terzo fiume di Europa (dal quale nasce proprio in Liegi il canale Alberto) ed è vicina a molti confini con altri stati: l'Olanda (25 km da Maastricht), la Germania (40 km da Aquisgrana), il Lussemburgo e la Francia.

    Possiede una stazione TGV, un aeroporto (Bierset), e un porto (secondo porto fluviale di Europa).


    Storia

    La città è stata decorata con la Legione d'Onore per l'eroica resistenza durante la prima parte della prima guerra mondiale nell'occasione della Battaglia di Liegi.
    Una curiosità è che in questa cittadina morì l'imperatore Enrico IV nel 1106.

    Dalla sua lunga e ricca storia, Liegi ha conservato numerosi testimoni rilevanti, tra cui il Palais des Princes-évêques de Liège, e bellissime chiese antiche di notevole interesse architettonico ed artistico : la Cathédrale Saint-Paul de Liège, l'Église Saint-Jacques-le-Mineur de Liège, la Collégiale Saint-Barthélemy de Liège.


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    Stazione

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    Palazzo Prince-bishps


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    Royal opera




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    monumento Perron


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    palazzo dei Principi



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    basilica del Sacro Cuore


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    cattedrale di S.Paul-grandmont



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    Église Saint Jacques-le-Mineur ...



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    collegiale de saint barthelemy



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    "La Cité ardente"


    LIEGI


    Città del Belgio, capoluogo della provincia omonima, situata a cavallo della Mosa, dove confluisce l'Ourthe scendente, insieme con l'affluente Vesdre, dalle colline a levante. Varia tra le altitudini di m. 60 e m. 158, la parte più alta essendo rappresentata dalla vecchia cittadella domina la città sulla sinistra della Mosa. Liège rappresenta la capitale economica della Vallonia ed è soprannominata la « Cité ardente », questo nome deriva dal titolo di un romanzo cavalleresco scritto da Henry Carton de Wiart pubblicato nel 1904. Questo romanzo racconta il saccheggio della città di Liege dalle truppe di Carlo il Temerario nel 1468, nonostante la resistenza di Liege, un grande contingente i Six cents Franchimontois, arrivati da una signoria vicino.

    L'importanza di Liegi deriva dalla sua posizione lungo una delle maggiori vie di movimento e di traffico di questa parte d'Europa, dall'aver formato la sede d'un importante principato assunto nel Medioevo a considerevole potenza, dal trovarsi nel centro d'un importante distretto carbonifero, onde venne qui a formarsi un po' alla volta una classe di lavoratori dei metalli così abile e industre da fare di Liegi uno dei grandi centri industriali dell'Europa occidentale. Il bacino carbonifero, esteso sulle due sponde intorno alla città, impiega 25.000 minatori, e accentra in Liegi e località circostanti una colossale industria metallurgica (costruzione di macchine, materiali elettrici, cicli e automobili, alti forni, fabbriche di caldaie, chioderie, armi famose in tutto il mondo); inoltre un'industria dello zinco che esporta i suoi prodotti in ogni paese. Malgrado tanta attività d'industrie, la città conserva un carattere aristocratico e borghese con i bei quartieri lungo la Mosa e intorno all'antica Piazza di San Lamberto.


    La città è completamente avvolta da una vegetazione fitta, dai colori scuri ed è tagliata dal fiume Mosa, considerato il terzo fiume d’Europa. Una delle prime cosa che si notano è l’agglomerazione di case in stile Art Nouveau, più di 150, questi edifici sono stati costruiti nei quartieri createsi all’inizio del XX secolo. Le peculiarità di questo stile è la presenza di molte sculture in pietra (soprattutto teste o busti), di graffiti, molti dei quali rappresentano scene di ordinaria vita quotidiana e per finire anche dei decori in ferro battuto.

    Liegi è figlia del fiume, una città fatta di ponti. Il più antico è il Pont des Arches ha il fascino del grande passaggio dal centro a Otremouse, cioè Oltremosa, il quartiere oltre la Mosa. Ma questo, e tutti gli altri vecchi ponti di quella Liegi che fu gran porto fluviale, sono scomparsi sotto il fuoco delle bombe tedesche tra il ’44 e il ’45. Oltre al Pont des Arches vi è anche la Passerelle, un ponte più piccolo.. ‘La Passerelle, così viene chiamato l’ampio ponte di legno situato quasi a metà strada fra il Pont Neuf e il Pont des Arches, frontiera tra i sobborghi e il centro. E’ più breve, più familiare. La Passerelle è un po’ proprietà degli abitanti di Oltremosa, il ponte che si traversa senza cappello per sbrigare una commissione di pochi minuti.(Simenon)’. Oggi la Passerelle non è più di legno, ma ancora conserva un’aria più casalinga e semplice rispetto al grandioso Pont des Arches.
    Oltremosa è fatto di piccole strade quiete, popolare ma ben tenuto, memore di un proletariato storico e dignitoso. Incredibilmente non è diventato un luogo modaiolo mentre potrebbe essere un quartiere latino in miniatura. E' come un piccolo universo, un’isola sul fiume e nella città dove un’aria antica si è mantenuta autentica. Tutte le strade son fatte di piccoli edifici fine ‘800 chiaramente costruiti per il proletariato della rivoluzione industriale. Come diceva Simenon, Otremouse è un ‘quartiere abitato da piccola gente, un mondo di verità’.
    Place Saint Lambert racconta una ferita guarita ma ancor dolente per la città. Qui, dove ora c’è l’infinito slargo, sorgeva la grande cattedrale romanica di St-Lambert distrutta attorno al 1789. Quei tralicci-scultura che spuntano dal selciato, delimitano la pianta della vecchia chiesa scomparsa. Una cicatrice, un vuoto che hanno segnato il centro cittadino lasciandolo come amputato. Sul lato nord della piazza, domina l’imponente magione dei Principi-Vescovi, enorme edificio creato nell’alto medioevo e poi ritoccato nei secoli senza mai perdere quel profilo austero da castello del signore feudale. Pochi passi da Place Saint-Lambert, ma il cambio di marcia è sensibile. E’ una evocazione di suoni, odori, sensazioni: lo zampillio della grande fontana, il richiamo dei negozianti, le foglie di verdura che restano a terra alla fine del mercato. Oggi sotto i dolci tigli non si odono più i richiami dei contadini, ma la piazza è tanto allegra, piena di ragazzi vocianti. A dicembre da Place Saint- Lambert fino a Place du Marchè, si allestisce il mercatino natalizio con 200 chalet in legno e una grande istallazione luminosa che illuminerà anche le facciate storiche che circondano la piazza. Tutto attorno una sequenza di palazzi sei-settecenteschi tra cui il più gioioso è quello dove ha sede il Municipio che gli abitanti chiamano affettuosamente La Violette . L’Hotel de Ville ha la bella facciata rosa carico. Ai piedi del piacevole doppio scalone, una targa commemorativa: tra i caduti è ricordato Arnold Maigret, autista del commissario di Polizia di Liegi e caduto nella grande guerra. Cambiate Arnold con Jules ed ecco a voi il commissario Maigret.
    Liegi possiede una sua cittadella che sovrasta la città dall'alto, raggiungibile dalla già citata via Hors-Château , tracciata dall'undicesimo secolo al di fuori delle mura cittadine, che conserva numerosi palazzi cinquecenteschi, seicenteschi e settecenteschi. Verso la cittadella troviamo tra le altre cose sulla destra un'altra opera di Jean Delcour, la Fontana di San Giovanni battista del 1667, a sinistra una ripida stradina porta al Beghinaggio di St.Esprit.
    La Montagna di Bueren una ripida scalinata che conduce alla parte più alta della città. Sul numero dei gradini c’è un po’ di confusione, alcuni dicono 373, altri 377 ed altri ancora 406. Venne costruita nel 1880 per agevolare il lavoro dei soldati che prestavano servizio nella caserma posta in cima alla collina. I militari infatti potevano così raggiungere la destinazione in modo veloce e sicuro, evitando passaggi tra vie malfamate e pericolose. Il nome della scalinata è stato scelto in onore di Vincent de Bueren, capitano dell’esercito che con i suoi soldati lottò per la libertà di Liegi contro gli attacchi di Carlo il Temerario di Borgogna, insediatosi nella parte alta della collina. Il primo sabato di ottobre i quartieri del centro storico vengono illuminati da circa 15.000 candele e numerosi punti di luce... una Liegi suggestiva, affascinante e a suo modo malinconica. L'evento, è conosciuto come “La nocturne des coteaux de la citadelle”, una manifestazione che avviene ormai da 20 anni. Nel mese di giugno, invece, per l’evento “Bueren en Fleurs”, la scalinata viene addobbata con migliaia di fiori, circa 17.500 piante suddivise in 6.000 contenitori, per creare un gioco di colori che dona alla Montagna un aspetto festoso e molto estivo.

    ...storia...



    Liegi appare nel secolo VII come un villaggio di agricoltori e di barcaioli, situato sul punto dove il ruscello Glain (o Legia) sbocca in piano. Nel villaggio, che faceva parte di un antico fiscus diventato dominio immunitario dei vescovi di Tongres, fu assassinato al principio del VIII sec. il vescovo S. Lamberto; il suo successore, Sant'Uberto, si stabilì nel 718 proprio sul posto del delitto e fece erigere una chiesa in onore del martire. Liegi era allora ormai il capoluogo dell'antico vescovato di Tongres, invece di Maastricht, dove fin dal V sec. i vescovi avevano avuto la loro residenza. La sua borgata trasformata in civitas fu popolata nel IX sec. e soprattutto nel X sec. al clero e dal personale adibito al suo servizio. Liegi trasse vantaggio soprattutto dal fatto, che dopo la riunione della Lorena con la Germania nel 925, il suo vescovo era diventato il capo di un principato vescovile. Fu grazie a uno di questi vescovi imperiali, Notger (972-1008), che cominciò a figurare come città: il primo muro di cinta riunì allora insieme il Mont Saint-Martin e la borgata situata nella pianura.
    La rinascita economica, che animò nel XI sec. tutta la vallata della Mosa, fece di Liegi una vera città, nel senso economico della parola.
    Tra i secoli XI e XII vi si formò un ceto mercantile che trafficava soprattutto con la Germania e con l'Inghilterra. Accanto a essa, vi erano gli artigiani che lavoravano il ferro e l'ottone e si occupavano dell'industria del panno e della conceria. Ci fu un largo afflusso d'immigranti, provenienti dai territori rurali vicini, che determinarono il popolamento di larghe zone non utilizzate nell'interno e fuori della cinta di Notger. Questa popolazione sopportava di mala voglia la sottomissione al vescovo e alle regole dei canonici di San Lamberto. La sua attività economica e la ricchezza crescente fecero desiderare di avere il diritto e istituzioni proprie. Questo diritto privilegiato la borghesia di Liegi lo acquistò con una serie di concessioni delle quali le più antiche rimontano alla seconda metà del XI sec e che trovano il loro coronamento nella carta di franchigia accordata nel 1196 dal vescovo Alberto di Cuyck. Però questa concessione non era sufficiente per l'aspirazione all'autonomia dei citains; gli scabini erano magistrati del signore. I citains riuscirono, nella seconda metà del XII sec, a costituirsi in comune e a crearsi magistrati propri. Obbligarono il vescovo e gli scabini a riconoscere la loro parte nella giurisdizione e nell'amministrazione urbana.
    Pure alla fine del sec. XII fu eretto un nuovo muro di cinta per porre sotto difesa tutto il territorio abitato dai Liegesi. La costruzione di questi baluardi, che includevano la regione della Sauvenière, appartenente al capitolo di S. Lamberto, costrinse il consiglio del comune a percepire un'imposta (fermeté) perfino dagli ecclesiastici e dagli abitanti della Sauvenière. Ciò portò a un conflitto durato dal 1198 al 1287.

    Dalla fine del secolo, la storia della città fu intimamente collegata con quella della resistenza opposta da tutto il principato alla politica dei duchi di Borgogna tendente a stabilire il loro protettorato su esso. La democrazia di Liegi era la più irreconciliabile avversaria di questa politica, come anche dei principi vescovi, che sostenevano e tolleravano questa politica. Nel 1424, Giovanni di Heinsberg trasse profitto da queste circostanze per introdurre un regolamento nuovo riguardante la costituzione del consiglio: il "régiment de Heinsberg" assicurava al vescovo una partecipazione nell'elezione, e, con l'istituire l'elezione a tre gradi, dava un colpo al predominio delle corporazioni. Fu l'accanita ostilità di Liegi contro la politica dei duchi di Borgogna a far decidere, nel 1468, il duca Carlo il Temerario a farla distruggere quasi interamente.
    Però la città si risollevò con una rapidità sorprendente. Lo sviluppo che prese l'estrazione del carbone nei dintorni immediati di Liegi e quello della fabbricazione delle armi nella città costituiscono, dal sec. XVI, una fonte di nuove ricchezze. Il culmine artistico probabilmente si ebbe durante il regno del vescovo umanista Erard de la Mark. Sotto il suo regno (1505-1538) l'aspetto esterno della città si abbellì per l'influenza del Rinascimento. Fu questo principe a dare inizio ai lavori del magnifico palazzo dei principi vescovi.
    Nel sec. XVII, al tempo dei vescovi della casa di Baviera, la città fu di nuovo in preda a una violenta agitazione politica.
    Il vento della rivoluzione francese spirò anche qui e nel 1789 scoppiò la cosiddetta Rivoluzione di Liegi, il vescovo venne cacciato e il clero e la nobiltà furono costretti a rinunciare a diversi loro privilegi. La rivoluzione portò anche alla fine dell'indipendenza di Liegi nel 1794. L'antico principato venne prima annesso alla Francia e poi, con la sconfitta napoleonica, nel 1815 all'Olanda (Paesi Bassi), è infine con la separazione di questi ultimi entrò a far parte del nuovo regno del Belgio.
    Nel sec. XIX non solo furono create una fonderia di cannoni, da Napoleone, e, nel 1817, un'università dal re Guglielmo I dei Paesi Bassi, ma vi furono anche trasformazioni nell'aspetto generale della città: lo smantellamento dei baluardi, il riempimento dei bracci della Mosa che formavano l'isola a monte della città e la rettifica del corso inferiore dell'Ourthe. La città in seguito divenne uno dei più grossi centri industriali del paese.

    ...personaggi famosi...


    Sul luogo di nascita di Carlo Magno esistono dei dubbi. Aquisgrana e Liegi se ne contendono i natali. Altre fonti preferiscono non pronunciarsi. Carlo Magno è fortemente radicato nella storia e nelle tradizioni popolari della città. Secondo re franco della dinastia carolingia, resta nella storia come il restauratore dell’Impero d’Occidente.

    Liegi fu una delle città che Petrarca, inviato dal cardinale Giovanni Colonna, toccò durante il viaggio nel nord Europa del 1333. Qui, come ricordato in due lettere (Familiares XIII 6; Seniles XVI 1), egli riesuma l'orazione di Cicerone Pro Archia poeta, fino ad allora sconosciuta alla comunità degli studiosi: per quanto ne sappiamo questa fu la prima fra le scoperte di testi classici da lui compiute, con le quali arricchì la sua biblioteca e indicò un modello di comportamento per i futuri umanisti. E' probabile che ad assistere Petrarca nella sua ricerca sia stato l'arcidiacono della cattedrale di Liegi, il bergamasco Matteo Longhi, un amico della giovinezza poi frequentato anche a Valchiusa; la lettera che gli scrisse nel 1371, dopo un silenzio di decenni, per ragguagliarlo delle proprie condizioni (Seniles XIII 8) è uno dei più efficaci autoritratti petrarcheschi. (Violetta De Angelis, Petrarca, Stazio, Liegi, "Studi petrarcheschi", n. s., II,1985)

    Georges Simenon nacque e visse a Liegi fino alle soglie dell’età adulta: era il 1922 quando abbandonò la ‘piccola patria’ per la grande Parigi. Aveva meno di vent’anni. La provincia lo soffocava, la famiglia pure. Il treno della notte, come quelli che prendono i suoi tormentati personaggi, lo portò da Liegi a Parigi, dove sbarcò in un mattino freddo e piovoso di dicembre per non fare mai ritorno. Ma restò per tutta la vita profondamente, irrevocabilmente belga senza mai rinnegare Liegi, né mai chiedere altra nazionalità, né quella francese, ne quella americana. A Liegi nasce tutto l’universo del romanziere, da qui arrivano tutti i colori, le nebbie, i palazzi , gli odori, l’umanità che animano le pagine dei romanzi e dei racconti.
     
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    Ypres




    Ypres (Ieper in olandese, Ypres in francese) in italiano anche Ipro, sebbene ormai in disuso, è una città belga di 34.812 abitanti, situata nelle Fiandre (provincia delle Fiandre Occidentali).

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    La città prese forma verso il X secolo attorno a un Dominio carolingio e un mercato, lontani l'un dall'altro circa 600 metri. Questi due centri, nell'XI secolo, si fusero fino a formare un borgo dotato di facoltà amministrativa poiché un burgravio vi governava in nome del conte di Fiandra. Antiche fonti lo citano come "Iprensis" e "Ipera", nome derivato, sembra, dal fiume Ieperlee, che scorre in direzione nord, verso il mare.

    Vi nacque verso il 1090 o 1104 Willem van Ieper, burgravio divenuto capitano mercenario che combatté con successo a fianco di Stefano d'Inghilterra contro l'imperatrice Matilde nella lotta di successione inglese.



    Ypres in posizione strategica sulla strada che collega Bruges a Lilla, comincia a prosperare nel XII secolo quando divenne uno dei principali centri per la produzione e il commercio dei tessuti. I conti di Fiandra vi fondarono un nuovo castello a sud-ovest della città, lo Zaalhof, e intorno al 1170 Filippo d'Alsazia la cinse di mura.

    Città più popolosa delle Fiandre dopo Gand e Bruges, venne chiamata a svolgere un ruolo cruciale nella storia della Contea. Il suo mercato annuale aveva un raggio d'interesse europeo tanto che diviene, dopo Bruges, la seconda città più importante della Lega anseatica di Londra. Dall'inizio del XII secolo, Ypres commerciava con Novgorod, l'Inghilterra, le città della Champagne, l'Italia e l'Oriente.


    Era, inoltre, con Arras uno dei più grandi centri tessili d'Europa e la capitale del tessuto nelle Fiandre, è in questo periodo che verrà costruito il suo famoso Lakenhalle, Mercato del Tessuto, che ancor oggi ne è il suo simbolo. L'artigianato della tela (di lana) tocca il suo apogeo verso il 1250, Ypres all'epoca poteva essere approvvigionata di lana d'alta qualità attraverso battelli che risalivano i fiumi Yser e Ieperlee (oggi non più navigabili) apportando la lana dalla costa dove venivano allevate le pecore. Ypres entrerà a far parte della Scabini Flandriæ, una lega delle città del nord, che dopo l'invasione francese, si ridusse a soli quattro membri: Gand, Bruges, Ypres e le Terre Franche di Bruges. La città ne conserverà il diritto al voto fino al 1678.

    La città era amministrata da un balivo; dal Collegio degli Scabini, composto essenzialmente da aristocratici, signori e cavalieri; e da un Grand Conseil composto da 27 consiglieri dei quali 4 erano rappresentanti dei quartieri, 15 rappresentanti della borghesia e 5 rappresentanti degli artigiani. Gli scabini avevano un mandato di due anni e potevano ricandidarsi solo un anno dopo dalla fine del primo ciclo, tuttavia potevano mantenere una certa attività politica. Praticamente la città era governata da un'oligarchia di qualche famiglia. Diversamente ad altre città fiamminghe l'ufficio di scabino poteva essere mantenuto per più anni consecutivi dalla stessa persona, tanto che per il conte di Fiandra era perenne, come testimonianza di fedeltà.



    Ypres fu coinvolta in molti conflitti che agitarono il Medioevo, dalla Battaglia degli speroni d'oro a quella di Mons-en-Pévèle, dalla Battaglia di Bouvines a quella del 1328 di Cassel. Queste guerre segnarono poco a poco il declino dell'artigianato tessile nelle Fiandre, e con esso la sorte della città, che pur ospitando centri amministrativi e ospedalieri "maggiori" entra nella fase di lenta decadenza.

    La concorrenza con le lane inglesi e olandesi, la guerra con la Francia, le Jacquerie, le carestie, la grande peste nera del 1347 e l'assedio e bombardamento inglesi del 1383, inginocchiarono la città, che vide abbassarsi la produzione manifatturiera del 50% e non riuscì a preservare i suoi sbocchi commerciali come fece invece Bruges. Così man mano la popolazione lasciò la città, ancora più volte presa dalle devastazioni della peste nel corso del XIV e del XVII secolo. Il declino economico prosegue nei secoli XV e XVI e la popolazione passa dai 28.000 abitanti dell'inizio del XIV secolo a circa 11.000 residenti all'inizio del XV secolo.


    Alla fine del XV secolo la città ricominciò lievemente a ripopolarsi. Alcuni tessitori, proprietari dei loro propri telai, si stabilirono in città. Portarono con sé una nuova mentalità, fatta di curiosità e fede interiorizzata, quella Devotio moderna che accrescerà il Protestantesimo. Nel 1525 gli Scabini della città applicarono il programma di Juan Luis Vives che voleva tassare le congregazioni per risolvere il problema dei mendicanti. Questa iniziativa venne fortemente contrastata dai Francescani, che ottennero consensi dalla Sorbona e da Carlo V. Fu proprio a Ypres che nel 1566, nacquero i primi movimenti dell'iconoclastia nei Paesi Bassi. Questi episodi di violenza coinvolsero presto le province del nord, e Ypres come Bruges cade sotto i Calvinisti di Gand nel 1577. Quest'ultimi deterranno il potere fino al 1583, quando i Paesi Bassi furono invasi da Alessandro Farnese.

    Dal 1559, in seguito al Concilio di Trento, Ypres diviene sede vescovile attirando diverse congregazioni religiose. Nel 1636 ne diviene vescovo Giansenio, il padre del giansenismo.


    Gli Spagnoli abbatterono le vecchie mura medievali per costruire una cinta bastionata. Tuttavia non riuscirono a impedire ai Francesi di impadronirsi della città, prima nel 1658 e poi in seguito all'assedio tenuto dal maresciallo Vauban durante la battaglia di Noordpeene, quando il 25 marzo 1678 Ypres passò alla Francia con il Trattato di Nimega.

    Con il Trattato di Utrecht del 1713 Ypres, insieme ad altre sette città delle Fiandre, tornò a far parte al Sacro Romano Impero. Nel 1782, l'imperatore Giuseppe II ordinò l'abbattimento delle fortificazioni. Questa decisione facilitò la presa della città da parte dei Repubblicani francesi nel 1794 durante la Prima coalizione. Ypres divenne allora il capoluogo di un distretto nel Dipartimento della Lys. La Diocesi di Ypres fu soppressa nel 1801.



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    Durante la battaglia dell'Yser, Karel Cogge aprì per due volte le chiuse alle bocche del fiume Yser, a Nieuwpoort, per allagare l'entroterra, fermando così l'avanzata dell'esercito tedesco. Dopo le inondazioni, nell'ottobre 1914, i tedeschi rivolsero i loro attacchi nella regione di Ypres e la città divenne luogo di Quattro storiche e sanguinose battaglie, essendo situata al centro della zona detta Rilievi d'Ypres, di forma semicircolare sulla linea del fronte ovest.

    La prima battaglia di Ypres iniziò il 21 ottobre 1914 con l'offensiva alleata. I tedeschi si opposero con la 26ª Divisione fanteria, ma ben presto persero la battaglia. I soldati tedeschi cercarono rivalsa ancora due volte, ma senza successo. Il 22 novembre 1914 il comando tedesco decise di abbandonare l'offensiva.
    La seconda battaglia di Ypres ebbe inizio il 14 aprile 1915. I tedeschi erano di nuovo contro gli eserciti alleati. Questa battaglia è nota dal fatto che, per la prima volta, furono utilizzati i gas cloro, asfissianti, nei combattimenti. Furono i tedeschi a deciderne l'impiego nei pressi di Ypres il 22 aprile 1915 contro le truppe canadesi. Il Gas mostarda, da allora venne chiamato iprite dal nome della località.
    La terza battaglia di Ypres, meglio nota come battaglia di Passchendaele, ebbe inizio il 31 luglio 1917 secondo le aspettative di Douglas Haig, il comandante generale delle forze britanniche, avrebbe permesso agli alleati di penetrare e riconquistare il Belgio. Il 29 luglio, dopo una devastante serie di cannoneggiamenti, le forze inglesi uscirono dalle trincee e attaccarono frontalmente quelle tedesche che però, contrariamente alle previsioni alleate, erano integre. Le forze inglesi vennero bloccate da un micidiale fuoco incrociato tedesco, ordinato dal generale Paul von Hindenburg. Alla fine di agosto le forze inglesi erano avanzate di pochi metri; a ciò si aggiunse un periodo di continue piogge che allagarono completamente il campo di battaglia rendendolo un pantano già di per sé impenetrabile. La battaglia prende nome dal villaggio di Passchendaele, vicino al villaggio di Zonnebeke, che venne completamente distrutto.
    La quarta battaglia di Ypres è anche, finalmente, l'ultima combattuta nella regione. Il 18 marzo 1918 ebbe inizio, in aprile un'offensiva tedesca viene fermata a Merkem, a nord, dai Belgi, e a sud da Inglesi e Francesi. A partire da settembre il contro-attacco degli alleati, comandato dal maresciallo Ferdinand Foch, permetté di liberare il Belgio. Ma Ypres ne uscì completamente distrutta.
    Più di sei settimane dopo, l'11 novembre 1918 alle 11:00 del mattino, la guerra era ufficialmente finita. Più di 300.000 alleati, di cui 250.000 del Commonwealth, trovarono la morte. Sotto ai bombardamenti dell'artiglieria tedesca, la città medievale di Ypres ne uscì quasi completamente distrutta, e le campagne intorno furono ridotte a una gigantesca necropoli con circa 170 cimiteri militari.


    Dopo la guerra si pensò lasciare la città di Ypres, quasi completamente distrutta come mostrano spettrali foto dell'epoca, come un macabro memoriale. Fortunatamente, invece, la città venne ricostruita scrupolosamente e mirabilmente riportandola allo stato pre-guerra. A questo scopo furono utilizzati i fondi tedeschi della forzata Wiedergutmachung (risarcimento). La ricostruzione è durata oltre quaranta anni.


    Il 6 settembre 1944, Ypres fu liberata dal 10º reggimento di cacciatori a cavallo, reggimento corazzato dalla Prima divisione corazzata polacca guidata dal generale Stanisław Maczek.


    Era chiamata talvolta Ipro in italiano desueto, sebbene sia maggiormente utilizzato il toponimo francese.


    Monumenti e Luoghi d'interesse


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    il Grote Markt con i principali monumenti cittadini



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    Cattedrale di San Martino


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    Grote Markt. La Piazza del Mercato Grande è il centro della città, vi si affacciano i monumenti più importanti a testimonianza del glorioso passato medievale della città. Tutti gli edifici vennero ricostruiti scrupolosamente e fedelmente dopo la Prima guerra mondiale, da cui Ypres uscì quasi totalmente rasa al suolo.


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    Lakenhalle.

    Il Mercato dei Tessuti sorge al centro del Grote Markt e rappresenta il simbolo della città e della sua potenza economica raggiunta nel suo Secolo d'oro. Venne eretto a partire dal 1260 e completato nel 1304. Durante il XIV secolo fu il più grande edificio del mondo occidentale, la facciata principale misura ben 125 metri di lunghezza, al centro si alza il Beffroi di 70 metri d'altezza. Nella prima guerra mondiale uscì quasi interamente distrutto e in seguito fedelmente ricostruito. Venne inserito dall'UNESCO nella lista dei Patrimoni dell'umanità.

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    Stadhuis

    Il Municipio che sorge sul fianco destro del Mercato dei Tessuti, è un grazioso edificio rinascimentale costruito nel 1619 e interamente rifatto nel 1966 a seguito della Guerra.


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    Sint-Maartenskathedraal.

    La Cattedrale di San Martino, dietro il Grote Markt è la chiesa principale della città, cattedrale della diocesi di Ypres, soppressa nel 1801. L'edificio eretto in stile Gotico brabantino nel XIII secolo, è stato mirabilmente ricostruito dopo la prima guerra mondiale. Tuttavia la guglia del campanile venne rifatta notevolmente più alta rispetto all'originale. Tocca i 100 metri d'altezza.
    Sint-Pieterskerk. La chiesa di San Pietro conserva la facciata originale romanica di stile mosano del XII secolo. Il piedicroce del XIV secolo fu ricostruito.


    da Wikipedia
    foto varie web




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    A Zonnebeke, in Belgio, si trova il cimitero di Tyne Cot, su un terreno donato all’Inghilterra dal re belga Alberto I come riconoscimento per i sacrifici dell’impero britannico per la difesa e la liberazione del Belgio durante la guerra. Sono ben 12mila i soldati morti che riposano nelle Fiandre.


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