ARPA

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  1. tomiva57
     
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    L' Arpa


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    L'arpa è uno strumento musicale cordofono a pizzico, dotato di 47 corde tese tra la cassa di risonanza e una mensola, con un'estensione di 6 ottave e mezza e intonato in do bemolle maggiore. I suoni estranei a questa tonalità si possono ottenere agendo su 7 pedali a doppia tacca; ogni corda è in grado di produrre tre note diverse ed è possibile costruire una scala cromatica. Le corde gravi sono di un sottile filo d'acciaio rivestito di seta e ricoperto di ottone, quelle medie e acute sono di minugia. Le principali parti che compongono l'arpa sono: lo zoccolo, ove vengono fissati i sette pedali corrispondenti alle note della scala; la cassa di risonanza; la colonna e la mensola. Si contano complessivamente 1.415 pezzi differenti necessari alla fabbricazione dello strumento. I principali costruttori di arpe sono: Erard in Francia, Morley in Gran Bretagna, Lyon e Healy negli Stati Uniti. L'arpa eolia era uno strumento diffuso in Germania nell'epoca romantica, le cui corde, tese su una cassa di risonanza, venivano fatte vibrare dall'aria.
    Si ottiene il suono pizzicando dolcemente alcune delle 46 o 47 corde parallele fra loro, presenti sullo strumento, che vengono accorciate dalla pressione delle dita, per cui ciascuna emette un solo suono. Con i pedali, l'intonazione del suono viene elevata di uno o due semitoni.


    Il difetto principale dell'arpa era la sua diatonicità, cioè la sua incapacità di produrre i semitoni cromatici necessari nelle cadenze o nelle modulazioni. Le corde intonate si potevano essere rese bemolle a seconda delle caratteristiche del brano, ma non era possibile produrre per esempio i do# presenti in un pezzo in re, se nello stesso brano erano presenti dei do naturali. Questo difetto, che divenne rilevante con l'affermarsi della nuova estetica musicale rinascimentale, relegò l'arpa in un ruolo minore per tutta la prima metà del XVI sec.
    L'utilizzazione di uno strumento dotato di grandi capacità, avvenne nella seconda metà del XVI sec., con l'introduzione dell'arpa doppia. Questo strumento era dotato di due ordini paralleli e distinti di corde, suonati uno con la mano destra e l'altro con la sinistra. L'adozione di questo sistema rendeva l'arpa completamente cromatica e quindi adatta a seguire qualsiasi tipo di musica.

    L'arpa, facendosi cromatica, diventa così uno strumento di notevole tecnica e di grandi capacità espressive, utilizzata nell'esecuzione sia di bassi continui che di brani a solo nei quali spesso le due mani arpeggiano rapidi passaggi che si imitano e si rispondono dall'acuto al grave e viceversa.

    Inoltre essa è uno degli strumenti più antichi di cui si abbia notizia: infatti appare in molte testimonianze iconografiche attraverso i millenni e viene citata anche nella Bibbia. Per questo motivo nella simbologia medioevale lo strumento è associato al re Davide ed è considerato degno dei nobili e dei principi.


    In Europa il punto di partenza per la diffusione dell'arpa nel Medioevo furono l'Irlanda e l'Inghilterra, dove anticamente era chiamata "chrotta". In questi due paesi l'arpa fu considerata fin da allora lo strumento nazionale.
    Alla fine del Medioevo esistevano in Europa due modelli distinti di arpa: la gotica e l'irlandese.



    L' arpa gotica image

    L'arpa gotica è descritta da diversi trattatisti della prima metà del XVI sec., tra cui Virdung (1511), Agricola (1559) e Glareano (1547). La forma di questo strumento è quella tipica a triangolo, che - con modifiche non sostanziali - è la stessa in uso odiernamente: i tre lati del triangolo sono formati dalla cassa armonica, a cui sono fissate le corde, che appoggia sul petto e sulla spalla del suonatore; dalla mensola, con la tipica forma ondulata, da cui fuoriescono i piroli mediante i quali si intonano le corde; e dalla colonna, che può essere dritta o leggermente arcuata verso l'esterno per meglio sostenere la tensione delle corde. Queste ultime sono di budello e vengono intonate diatonicamente: il loro numero può variare da 54 a 56, partendo da Fa1 fino ad arrivare a La3 o Do4.



    L' arpa irlandese
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    Il modello irlandese si differenziava dal gotico in primo luogo perché montava corde di ottone o di acciaio al posto di quelle di budello, secondariamente per l'intonazione di queste, che poteva anche comprendere dei semitoni cromatic. Questa particolare arpa ha un'utilizzazione prevalentemente popolare...ed è incisa sulla moneta irlandese da 1 Euro.




    Ma come funziona un'arpa?

    L’arpa è uno strumento a pizzico. In base a dove viene applicata la perturbazione, ciascuna delle 47 corda può produrre tre suoni diversi.
    Si possono trovare corde gravi, ricoperte di ottone, medie e acute, invece ricoperte da minugia, budello o nylon. Ciò determina una vasta gamma di note, in un totale di sei ottave e mezzo.


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    Un' arpa classica è costituita da:


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    lo Zoccolo: dove sono fissati i sette pedali corrispondenti alle sette note della scala, che attraverso un sistema di leve permettono di innalzare ogni nota di un semitono;

    la Cassa di risonanza è in legno

    la Colonna che ha funzione portante per lo strumento

    la Mensola che è l’estremità superiore dell’arpa a cui sono fissate le corde, tese tra essa e la cassa di risonanza.


    In totale per la costruzione di un’arpa sono necessari 1.415 pezzi differenti.


    Il suono si ottiene pizzicando dolcemente alcune delle 46 o 47 corde parallele fra loro, presenti sullo strumento, che vengono accorciate dalla pressione delle dita, per cui ciascuna emette un solo suono. Con i pedali dello zoccolo, l'intonazione del suono viene elevata di uno o due semitoni.




    Cercando tra famosi musicisti italiani abbiamo trovato le seguenti informazioni su un grande arpista:




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    Vincenzo Zitello


    Vincenzo Zitello, il più grande innovatore dell'arpa celtica, è considerato, per talento e tecnica, uno dei più importanti arpisti del mondo.
    La musica di Vincenzo Zitello è un'originale fusione di tutte le armonie, le melodie e ritmi con cui l'arpista è entrato in contatto nel corso della suo appassionante cammino musicale.
    Dopo aver esordito con una formazione di tipo classico, ha progressivamente ampliato l'orizzonte della propria ricerca culturale, compiendo un articolato percorso che ha toccato ed attraversato la musica sperimentale, la cultura celtica, la musica latino-americana, la musica orientale e quella sacra. Una sorprendente capacità d'innovazione tecnica e strumentale è il segno distintivo che ha accompagnato costantemente la sua originale creatività musicale, portandolo al fianco, tra gli altri, di Franco Battiato e Ivano Fossati.
    Ogni suo concerto è caratterizzato dall'incontro di suoni di natura diversa, spesso lontani nel tempo e nello spazio. In tale prospettiva, l'arpa celtica assume il significato di uno strumento-ponte, solidamente sospeso tra le sponde di antiche culture musicali e gli affascinanti territori delle più moderne innovazioni tecniche e tecnologiche.
    Il risultato espressivo afferma una nuova, inconfondibile identità musicale il cui frutto è una perfetta fusione ed integrazione di poetiche acustiche e di moderne suggestioni elettroniche.
    Dal punto di vista compositivo, la musica di Vincenzo Zitello segue un preciso orientamento di ricerca che mira ad esaltare le insospettabili potenzialità che dimorano tra le corde dell'arpa celtica, uno degli strumenti più antichi d'Europa.
    Il concerto, attraverso un percorso dotato di rigorosa autonomia e di matura sintesi espressiva, si dipana coinvolgente, in un crescendo fatto di lirismi, evocazioni mistiche, allusioni, ritmi, variazioni e virtuosismi che rapiscono ed incantano ogni ascoltatore.



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    DA: MUSEOSCIENZA.ORG
     
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  3. gheagabry
     
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    Nel nostro immaginario, l’arpa celtica, è lo strumento per eccellenza dell’antico bardo, tuttavia le prime testimonianze iconografiche risalgono al IV sec Dopo Cristo e perciò quasi alle soglie del Medioevo.

    Le coeve testimonianze degli autori classici documentano la presenza di musicisti detti bardi ossia poeti lirici, si cita per tutti lo storico Diodoro Siculo (I° sec a.C.)

    “Essi hanno anche dei poeti lirici, che chiamano bardi. Cantano accompagnandosi con strumenti simili a lire”

    Dell’arpa si iniziano ad avere documentazioni iconografiche più diffuse nell’Alto Medioevo, una raffigurazione sulla tipica croce celtica in granito a Castledermot in Irlanda risalente alla fine del X° sec, riporta la raffigurazione di un’arpa quadrangolare, tal immagine sembra supportare la descrizione dell’arpa magica del dio Dagda come citata nel Libro delle Invasioni d’Irlanda compilato da fonte monastica a cavallo tra il XI e il XII sec.
    L’arpa viene chiamata dal dio con due curiosi appellativi, il primo si potrebbe tradurre con “sussurro del dolce albero di mele” e il secondo fa riferimento a una forma quadrangolare. Unendo le due fonti possiamo supporre che l’arpa fosse piccola, di tipo euroasiatico quadrangolare, dal suono particolarmente dolce, e con un limitato numero di corde, si suonava tenendo la parte ricurva verso di sé, appoggiando forse la base sulle ginocchia.
    Non dobbiamo però stupirci più di tanto per tali supposizioni, perché l’arpa prima di diventare lo strumento che oggi conosciamo, è stata oggetto di molti esperimenti, sia nelle forme, che nelle dimensioni e nelle tecniche esecutive, fortunatamente piuttosto documentati dal periodo medievale, particolarmente portato ad elaborare trasformazioni “ingegneristiche” sugli strumenti musicali.



    Venne attribuito proprio agli Irlandesi intorno all’VIII° sec d.C. il merito di aver dato all’arpa la forma che ancora oggi ha conservato cioè quella triangolare, essi hanno inserito la colonna tra la cassa armonica e la mensola, risolvendo così il problema della tensione più elevata esercitata dalle corde e del loro maggior numero.

    Intorno all’XI° sec. si attribuisce quindi ai Celti la realizzazione di due tipi di arpa, una più piccola con una decina di corde che si portava a spalla o era fissata alla cintura e una più grande (in gaelico clàirseach) con una trentina di corde: la cassa armonica si otteneva, diversamente da oggi, scavando un singolo blocco di legno (più diffusamente di salice), le arpe celtiche cosiddette “a testa bassa” erano così lavorazioni di scultura e d’intarsio, strumenti raffinati e preziosi consoni alla nobiltà.






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