Anna Identici (Castelleone, 30 luglio 1947) è una cantante italiana.
I primi passi
Figlia di un dipendente delle Ferrovie dello Stato, già da bambina si mette in luce con le sue doti canore in spettacolini provinciali in Emilia ed in Lombardia, ma ha il suo vero esordio nel 1962, all'età di 15 anni, durante il Carnevale di Crema. Dopo aver partecipato al Festival di Castrocaro nel 1964 arrivando in finale, viene scelta da Mike Bongiorno come valletta per il suo programma televisivo La fiera dei sogni, insieme a due sue colleghe: Milena e Anna Marchetti. Sanremo e la gloria
Nel 1965 vince il Festival di Zurigo, e l'anno seguente debutta al Festival di Sanremo con la canzone Una rosa da Vienna, scritta per lei da Bruno Lauzi su musica di Gianni Guarnieri, che canta in coppia con i New Christy Minstrels classificandosi al quinto posto. Nello stesso anno partecipa al concorso Un disco per l'estate con il brano Tanto tanto caro, e all'Oscar Nazionale della Canzone dove si afferma con Il bene che mi dai.
Nel 1967 incide Un bene grande così, e nel 1968 ritorna a Sanremo guidata da Mara Maionchi con Quando m'innamoro, scritta da Daniele Pace e Mario Panzeri su musica di Roberto Livraghi , che diverrà la sua canzone più celebre. Questo brano verrà inciso da Engelbert Humperdinck con il titolo A man without love, e raggiungerà il secondo posto delle classifiche di vendita britanniche conquistando anche una certa popolarità oltreoceano. Bob Dylan e i Grateful Dead ne proporranno una loro versione durante il loro tour congiunto del 1989.
Nel 1969 Anna Identici, poco prima di partecipare al Festival di Sanremo, dove avrebbe dovuto cantare la canzone Il treno, tenta il suicidio. Si salva ma verrà sostituita da Rosanna Fratello.
Da ragazza acqua e sapone a cantante "impegnata"
Il 1970 la vede tornare alla ribalta con la conquista del terzo posto al Festival di Napoli con la canzone Distrattamente, che canta in coppia con Tony Astarita.
È ancora a Sanremo nel 1970 e nel 1971 rispettivamente con Taxi e Il dirigibile, entrambe cantate in coppia con ad Antoine. Dopo queste partecipazioni decide di cambiare genere, passando ad una musica più "impegnata" e pubblicando nel 1971 l'album Alla mia gente, che contiene canti di lavoro e canzoni legate a temi di attualità. Significativa di questa svolta è la canzone che presenta al Sanremo del 1972 intitolata Era bello il mio ragazzo, che parla delle cosiddette Morti bianche. L'anno seguente partecipa per l'ultima volta alla manifestazione canora con Mi son chiesta tante volte.
Nel 1974 riscuote grande successo con la canzone 40 giorni di libertà, sigla dell'omonimo sceneggiato televisivo dedicato alla partigiana Repubblica dell'Ossola. In seguito continua a dedicarsi alla musica folk e pubblica diversi album di musica popolare italiana. I suoi anni
Successivamente collabora con Umberto Bindi, duettando con lui nella canzone Se ci sei, che apre l'album Bindi del cantautore genovese, pubblicato nel 1985. L'ultimo suo lavoro in sala di incisione è l'album Maria Bonita del 1986, realizzato in collaborazione con Sergio Bardotti, sul tema della condizione sociale delle donne in Sudamerica.
È ricomparsa in TV negli anni 2000 in alcune trasmissioni di revival.
Nel 2008 interpreta il brano Partire, scritto da Sergio Bardotti e Pino Massara, nell'album Bardoci, omaggio al paroliere scomparso. Nello stesso album sono contenuti "Se fossi il tempo" scritto da Nini Giacomelli, Sergio Bardotti e, musica Pino Massara interpretato da Simone Cristicchi e "La Ballerina/Ciranda da Bailarina" scritto da Nini Giacomelli, Sergio Bardotti e, musica di Chico Buarque de Hollanda brani che Anna Identici aveva cantato nel 1984, nello spettacolo TELECOMANDO diretto da Velia Mantegazza
Discografia
Album
* Anna Identici (1966) * Anna Identici (1969) * Alla mia gente (1971) * Apro gli occhi di donna su 'sta vita (1972) * Adesso sembra solo una speranza (1973) * E per la strada (1974) * Anna come sei (1976) * Vita (1978) * Maria Bonita (1986)
recensioni: da:iltafano.typepad.com
Eravamo tutti più giovani. Io abitavo in un attico d'angolo, e nella stanza circondata dal terrazzo, dove fra le tante cianfrusaglie c'era anche un pianoforte, sul quale spesso strimpellavo, senza il minimo senso del pudore, talvolta ci riunivamo per fare le ore piccole, tanto non avevamo appartamenti confinanti che avremmo potuto disturbare... un bel gruppo di amici: un professore di sociologia pazzo, che ci ha lasciati prematuramente. Un tipo bizzarro, che ogni volta si meravigliava perchè lo stato gli pagava delle trasferte perchè potesse insegnare un paio di giorni a Urbino, ed un paio di giorni a Trieste. Sua moglie, una bella "mula" triestina, Melitta. L'amica originaria di Anna: una laureata in lettere e legge, che insegnava in un istituto tecnico di Cologno Monzese. Andava ad insegnare, anche in inverno, con delle camicette semitrasparenti, senza reggiseno... poi si meravigliava come Alice nel Paese delle Meraviglie quando i suoi "ragazzi" la accoglievano al grido di "ohè... bella gnocca..."!
E infine, la meno appariscente e rumorosa di tutti, persino di Marisa, era Anna. Se non mi avesssero giurato tutti che era una cantante - attrice all'apice della fama, l'avrei scambiata per una qualsiasi. Anche perchè, dopo due bicchierini di pessima slivovitz al metanolo, si iniziava coi canti "etnici". Insomma, coi canti da ubriachi veneti e da osterie romane. Anna, con la sua bella voce infantile e cristallina, che si divertiva come una pazza, e non rabbrividiva per il mio "accompagnamento" (chiamiamolo così per comodità) al piano.
Anna aveva appena finito di girare, come attrice, e come interprete della sigla, delle cui parole era co-autrice, uno sceneggiato che aveva avuto un enorme successo, con lei nella parte di Gisella Floreanini, e Andrea Giordana nei panni di un comandante partigiano. Anna Identici cantava anche la sigla dello sceneggiato. Lo sceneggiato, per chi se ne ricorda ancora, si intitolava "Quaranta giorni di libertà".
Annaidentici_3 Lo sceneggiato era dedicato alla Repubblica dell'Ossola. Scrive il sito www.prato.linux.it:
"...in tempi di revisionismo e di “fìcscion” sulle foibe, sarebbe forse difficile adesso immaginare uno sceneggiato in Rai in cui si parla della Repubblica dell’Ossola. La prima repubblica partigiana non solo d’Italia, ma di tutta Europa, che di giorni non ne durò neppure quaranta, ma in tutto 33. Con un governo, un esercito e una capitale, Domodossola. La cosa riuscì a far rimanere esterrefatto il mondo intero, realizzata per di più, com’era, all’interno di un paese in guerra. La Libera Repubblica dell’Ossola. E uno sceneggiato che ne parlava, dove i fascisti si chiamavano fascisti assassini e repubblichini, e non “combattenti dalla parte sbagliata”. Fatto coi mezzi di allora. Ottenne un successo enorme in mezzo mondo..."
Alla vigilia della messa in onda televisiva, il 24 novembre 1974, il film viene proiettato in anteprima in un cinema di Domodossola che non riesce minimamente a contenere le migliaia di persone che si accalcano per entrare in sala. Allora erano avvenimenti di soli trent’anni prima. C’erano tutti quelli che erano sopravvissuti, a quei quaranta giorni che poi furono 33. Tutti quanti, e si riconoscevano.
Scrive ancora prato.linux.it: "...Anna Identici, quella tizia che dopo gli inizi di carriera da “ragazzina acqua e sapone” con canzonette del tipo di Quando m’innamoro, a un certo punto aveva cambiato tutto e s’era messa a cantare canzoni di mondine e di partigiani, s’era suicidata artisticamente per fare quel che voleva veramente. Cadendo col tempo in una depressione che la portò persino a tentare il suicidio, quello vero. Ma è ancora lì, dimenticata e condannata a non vendere mai più un cazzo. Una di quelle persone davanti alle quali è necessario semplicemente inchinarsi..."
Ed io mi inchino, con affetto e discrezione, di fronte a questa dolce, minuscola, fragile amica, che non ha mai accettato di vivere di musichetta "leggera", come pure le sarebbe stato facilissimo fare. Mi inchino alla sua coerenza, alla sua forza fragile, dedicando a voi, a me e a lei il testo, la musica e la copertina della Anna Identici dei "Quaranta Giorni di Libertà"
Quaranta Giorni di Libertà
Quaranta giorni di libertà, il sole in cielo si era fermato, piccolo mondo pieno d’amore di vita, di speranza e verità. Quaranta giorni di libertà. Dentro il nostro cuore era già domani, tutti i nostri canti che rubava il vento. Spuntava in mezzo ai sassi di quei monti l’albero della nuova primavera, di fronte al cielo nero che avanzava. Era la nostra giovane bandiera, che fiera sventolava, quella vera no, non la spezzava. Quaranta giorni di libertà, il sole in cielo si era fermato, piccolo mondo pieno d’amore di vita, di speranza e verità, quaranta giorni di libertà. Spesso dentro il cuore normale è niente, tanti nostri sogni che ha rubati il tempo. Quell’albero ha trent’anni ed è cresciuto, alla sua ombra è comodo restare però dà tante foglie e pochi frutti. Svegliati ancora, troppo c’è da fare, se resti lì a guardare, l’albero che hai piantato può morire. Quaranta giorni di libertà, il sole in cielo si era fermato, piccolo mondo pieno d’amore di vita, di speranza e verità, quaranta giorni di libertà, quaranta giorni di libertà, quaranta giorni di libertà.
Cover di Anna Identici del celebre brano Funeral de um lavrador di Chico Buarque. Del brano brasiliano era stata fatta una cover dal duo spagnolo Barbara & Dick (1967) proposta poi anche in italiano, con un arrangiamento "folk-internazionale", più ritmato e accattivante dell'originale. La versione della Identici fa riferimento a questa di Barbara & Dick piuttosto che all'originale di Chico Buarque.
A1 Il Treno A2 La Gente Vola A3 Un Bene Grande Così A4 Bentornato A Casa A5 Una Rosa Da Vienna A6 Non Calpestate I Fiori B1 Sorridi Sorridi Sorridi B2 Non Passa Più B3 Più Importante Dell'Amore B4 Tanto Tanto Caro B5 Al Bar Del Corso B6 Quando M'Innamoro
A1 Bella ciao A2 Amore mio non piangere A3 Sciur padrun da li beli braghi bianchi A4 La filanda de Ghisalba A5 La lega A6 Le otto ore B1 Saluteremo il signor padrone B2 Mamma mia mi son stufa B3 L'uva fogarina B4 La mia morosa cara B5 Povere filandere B6 Son la mondina son la sfruttata
A1 E Quando Sarò Ricca A2 Ci Sono Storie Strane A3 Se L' Operaia Non Va In Paradiso A4 Era Bello Il Mio Ragazzo A5 La Nuova Lega A6 Amore Stanco, Amore D' Officina B1 Il Fumo B2 Lacrime Dolci, Lacrime Salse B3 Il Testamento Dell' Impiegata B4 Amore Da Niente B5 E Adesso Ch'e' Finita La Vendemmia B6 Mi Son Sognata
"In quegli anni, si sa, il femminismo conosce il suo apogeo. E nel mondo delle sette note irrompe Anna Identici. Nata come cantante acqua e sapone – il classico prodotto sanremese – in riviera si presenta sei volte, dal 1966 al 1973, con canzoncine sciape come gli stessi titoli danno ad intendere: Una rosa da Vienna, Quando m’innamoro, Era bello il mio ragazzo… Poi, di colpo, la “conversione”. Andando incontro ad un sicuro suicidio commerciale, la Identici pubblica sette album dedicati a rivisitazioni di canzoni popolari e a vere e proprie “operine” dedicate alla condizione femminile. I testi sono tutti di Pier Paolo Preti, le musiche di Gianni Guarnieri. Il brano più noto, del 1975, è Amore stanco, amore d’officina." - Da Canzoni di fabbrica, articolo di Leonardo Colombati in Carmilla On Line (2004)
Fin qui Colombati su Carmilla On Line; forse le sue brevi osservazioni avrebbero però bisogno di qualche aggiustamento. Prima di tutto questa canzone non è del '75, ma del '72; spiace un po', poi, veder riportate tra le "canzoncine sciape" una cosa come "Era bello il mio ragazzo", che proprio sciapa non è affatto e che parla di un giovane operaio morto sul lavoro (una canzone che, presentata effettivamente al festival di Sanremo, fece parecchia sensazione). Siamo già alla Anna Identici che stava cambiando pelle. Viene quasi il sospetto che l'autore dell'articolo non la conoscesse, e che si sia basato esclusivamente sul titolo; un vizio di pressappochismo che affligge più d'un saggista italiano, oserei dire. [RV]
Amore Stanco, Amore D' Officina
Amore stanco amore d'officina, amore che si spegne goccia a goccia mentre corre veloce la catena e tu perdi ogni giorno un po' di noi Amore stanco amore che la sera non sa più ritrovare il suo sorriso Ci guardiamo dietro l'ultimo boccone, ma troppo stanchi per vederci ancora. Amore stanco che abbiamo barattato per il miraggio di una vita bella E resta un'etichetta sulla porta come il coperchio di una bara vuota Amore stanco povero amore mio, sei costato soltanto un po' di cuore Forse per questo noi ti abbiamo ucciso per qualche ora in più di straordinario.
Contributed by Riccardo Venturi da: antiwarsongs.org
A1 E Quando Sarò Ricca A2 Adesso Sembra Solo Una Speranza A3 Trenta Denari A4 Amore Mio Non Piangere A5 Un Amore Come Il Nostro A6 Quando M' Innamoro A7 Il Cacciatore Del Bosco A8 I Figli A9 Ninna Nanna Della Guerra B1 Adesso Sembra Solo Una Speranza B2 Addio Padre B3 Mia Città B4 E Il Resto Mancia B5 Era Bello Il Mio Ragazzo B6 Si Può Morire B7 Crepi L' Astrologo B8 Vangelo 2000
A1 Io Voglio Anda'In America A2 Il Canto Delle Tessitrici A3 E Per La Strada A4 Maremma A5 La Nostra Società L' è la Filanda A6 Quando Saremo A Reggio Emilia B1 Là In Fondo All'Aia B2 A Mezzanotte In Punto B3 Bel Uselin Del Bosch B4 E Le La Va In Filanda B5 Alla Mattina Bonora B6 Cade L'Uliva
Anna Identici "Dalla parte della donna, ma anche dell’uomo"
Con "Anna come sei", disco che si inserisce nel filone della canzone sociale e civile, la giovane cantante di Castelleone disegna un profilo di donna dai sogni dell'infanzia fino alle prime sconfitte della vita. In questo quadro un posto importante è riservato anche all'uomo che Anna Identici tende a considerare alleato e non un nemico, come spesso fanno le accese femministe.
Anche nel suo quinto ellepi, Anna Identici si è riconfermata interprete attenta ai problemi della società e di quelli femminili in particolare. La cantante, che vive vicino Milano, si edbisce quasi esclusivamente nelle popolari feste di massa dei partiti democratici.
Risorta lentamente, ma con determinazione e ferezza invidiabili, da un abisso di vita che alcuni anni or sono aveva sfiorato la tragedia, Anna Identici quando si è 'svegliata' si è guardata attorno ed ha scoperto, anche nel suo lavoro, un mondo nuovo, un modo di esprimersi diverso e totalmente alieno dalle precedenti esperienze musicali che avevano sempre avuto come meta i diversi festivals commerciali ed un repertorio quanto meno di puro e semplice svago. Il primo avviso di questo diverso modo di intendere se stessa e nello stesso tempo il proprio ruolo si è avuto nel 1971 con l’album "Alla mia gente", ma il passo decisivo (a mio modo di vedere) si è avuto l’anno dopo con un trentatré giri dal titolo 'scoperto' e dichiarativo al massimo, "Apro gli occhi di donna su 'sta vita", premio della Critica Discografica. Da allora Anna Identici ha sempre continuato un discorso in profondità con la "sua gente" portando il proprio bagaglio artistico in mezzo alle feste popolari e nei partiti democratici. Il quinto ellepì intitolato "Anna come sei", è uscito di recente. Ed è l’occasione che si offre a 'Nuovo Sound' per un colloquio con Anna Identici.
Domanda - Che cosa rappresenta questo disco nell’ambito della tua carriera? Risposta - E' un passo avanti verso una sempre maggiore maturazione. Da cinque anni a questa parte tutti i miei lavori hanno una particolare angolazione: quindi anche questo microsolco segue una sua logica, continua il discorso. Forse, a mio parere, con qualcosa in più visto che ha suscitato un appassionato dibattito al Circolo della Stampa di Milano con interventi di Don Pisoni, Davide Lajolo, Ernesto Treccani e Carb Sirtori. D. - Di cosa si parla in questo disco? R.- Della donna, ma senza gli accenti delle femministe d'assalto. Non è con certi metodi e sistemi che la donna si evolve: mi sembra inutile mettere l'uomo con le spalle al muro quando anche lui è una vittima della società. Io credo, perciò, che le donne debbono 'attaccare' la società e non il loro naturale partner: e sarebbe idiota abbattere una società maschilista per instaurarne una femminista. Il discorso deve essere totale ed investire tutta la società e tutte le sue strutture. D. - Pensi che le tue canzoni possano etichettarsi come "canzoni di protesta"? R - lo parlo di tutti i problemi della donna in maniera pacata, cercando di dire cose che 'ripenso' di volta in volta secondo il mio modo di vedere. Dire 'protesta' è una cosa un po' difficile; a me sembra che basti descrivere una situazione per arrivare a determinate conclusioni logiche, lineari. In "Professione: casalinga" ho tolto alcuni versi troppo polemici lasciando che poche e semplici indicazioni inducano molti uomini a riflettere e ad apprezzare anche il lavoro di una donna che spesso - rinunciando ad altre aspirazioni - accetta la professione della casalinga. D. - Quali versi hai tolto? R - Erano una tirata contro l'uomo; poi ho riflettuto che quando un marito torna a casa dopo il lavoro si porta dietro tanti problemi. Ed anche se spesso lo fa in modo così irritante che si meriterebbe un pugno in faccia, bisogna mettersi dalla sua parte e non contro di lui: non sempre la colpa è totalmente sua.
D. - Hai due bambini e continui a lavorare: perchè? Non pensi di trascurare la tua famiglia? R - Un rapporto perfetto tra genitori e figli non esiste: non penso, cioè, che questo tipo di accordo sarebbe possibile se io rimanessi sempre accanto ai miei figli come una madre tradizionale. Io creo un rapporto giorno per giorno, senza seguire schemi o manuali. Riesco così a conciliare il mio lavoro di cantante con quello di mamma. Mi sembra, d'altra parte, che mentre risolvo i miei problemi umani (di vita e di lavoro) posso diventare anche sempre più matura e quindi giovare di più ai miei figli. Lavoro, poi, non soltanto per realizzarmi e perchè l’ho sempre fatto; lavoro per vivere, anche se - facendo bene i conti -potrei ugualmente tirare avanti con quello che guadagna mio marito. Però sento che il lavoro ha un'importanza privata - per me stessa - ma anche sociale: mi consente di essere presente nella realtà quotidiana, di partecipare, di dare e di ricevere nello stesso tempo. D. - Che significato ha il tuo lavoro di cantante? R - lo mi rivolgo ad un pubblico che non è distratto, ma intende partecipare e 'lottare': quindi la canzone è uno strumento di coesione, di adesione a certe tematiche ed a certe problematiche. lo non ho studiato, non ho una grande cultura, eppure con le mie canzoni arrivo a migliaia di persone e parlo loro di cose che le interessano, che riflettono - magari parzialmente - loro stati d'animo. D. - Mi sembra che questo disco sia più facile, abbia cioè una confezione musicale molto vicina alla canzone come scrittura ed immediatezza musicale. R - E' senz'altro un prodotto professionale. Fosse dipeso dai miei gusti personali e da tutti quelli che hanno collaborato oon me, io avrei fatto un tipo di musica diverso, più rigoroso. Però io desidero parlare al mio pubblico, non respingerlo. Un testo con un minimo di significato (che non sia cioè alla Marcella, alla Cinquetti, alla Berti), deve avere una musica 'facile' e 'gradevole' punto giusto per arrivare veramente al pubblico al quale è destinato. Io canto per la gente semplice che ama anche sentire una musica accattivante, che la conquisti e coinvolga e non la respinga. Oltre il significato, chi ascolta desidera anche una musica da 'recepire’ e fare propria.