Enrico Caruso (Napoli, 25 febbraio 1873 – Napoli, 2 agosto 1921) è stato un tenore italiano. È considerato il tenore per eccellenza, grazie alla suggestione del timbro e alla inconfondibile malia dello strumento vocale.
Biografia Infanzia ed esordi
Nacque in una povera famiglia (originaria di Piedimonte d'Alife oggi Piedimonte Matese, un piccolo centro dell'alto casertano) in via SS. Giovanni e Paolo 7 nel quartiere napoletano di San Carlo all'Arena, ove una lapide ne ricorda l'evento: il padre, Marcellino (1840 – 1908), era un operaio metalmeccanico e la madre, Anna Baldini (1838 – 1888), faceva la donna delle pulizie. La madre aveva avuto prima di lui 17 figli: tutti morti. Dopo di lui nacquero altri tre fratelli.
Dopo aver frequentato le scuole regolari, a dieci anni andò a lavorare col padre in fonderia ma sotto l'insistenza della madre si iscrisse a una scuola serale dove scoprì di essere portato per il disegno; iniziò così ad elaborare progetti di fontane per l'officina dove lavorava. Ma nel frattempo qualcosa stava crescendo in lui: la sua voce. Le prime arie d'opera e le prime nozioni di canto gli vennero insegnate dai maestri Schirardi e De Lutio.
Nel 1888 sua madre morì di tubercolosi e poco tempo dopo il padre si risposò con Maria Castaldi.
Oltre a cantare nel coro della chiesa, Enrico fece qualche apparizione in spettacoli teatrali; la sua voce nel frattempo si era irrobustita e le piccole rappresentazioni cominciarono a non bastargli più. La sua fortuna iniziò quando il baritono Eduardo Missino sentendolo cantare si entusiasmò a tal punto che lo presentò al maestro Guglielmo Vergine il quale accettò di dargli lezioni per fargli migliorare la voce ma pretese da lui il 25% dei suoi guadagni con un contratto che sarebbe durato cinque anni.
Nel 1894 Caruso venne chiamato alle armi, ma dopo solo un mese e mezzo, grazie alle leggi in vigore a quel tempo e ad un maggiore che era amante della musica, venne congedato e mandato a casa per permettergli di continuare a cantare e a studiare. Dopo le lezioni con il maestro Vergine, Caruso si sentiva ormai pronto all'esordio, ma alle prove per la Mignon di Ambroise Thomas non venne accettato. Esordirà il 16 novembre 1894 con una parte ne L'amico Francesco di Domenico Morelli percependo 80 lire per quattro rappresentazioni (poi ridotte a due a causa dello scarso afflusso di pubblico e nonostante una buona critica). Un amore sfortunato
Iniziò così ad esibirsi nei teatri di Caserta, Napoli e Salerno e fece la sua prima esibizione all'estero al Cairo percependo la cifra di 600 lire per un mese di lavoro. Nel 1897, a Salerno, Caruso conobbe il direttore d'orchestra Vincenzo Lombardi che gli propose di effettuare con lui la stagione estiva a Livorno; qui Caruso conobbe il soprano Ada Giachetti, sposata e madre di un bambino. Con lei avrà una relazione che durerà undici anni e da cui nasceranno due figli: Rodolfo (1898 – 1951) ed Enrico junior (1904 – 1987). Ada lo lascerà per fuggire con il loro autista, con il quale cercherà anche di estorcergli denaro. Tutto finirà in tribunale con la dichiarazione di colpevolezza per la Giachetti che verrà condannata a tre mesi di reclusione e a 100 lire di multa.
Delusione al Teatro San Carlo
Nel 1898 Caruso esordisce al Teatro Lirico di Milano nel ruolo di Loris in Fedora di Umberto Giordano; seguirono poi tournée in Russia, a Lisbona, Roma, Montecarlo e al Covent Garden di Londra dove interpretò il Rigoletto di Giuseppe Verdi; l'anno dopo sarà a Buenos Aires.
Nel 1900 Caruso cantò nuovamente alla Scala nella Bohème diretta da Arturo Toscanini e nel 1901 a Napoli al Teatro San Carlo dietro un compenso di 3.000 lire a recita. Qui, durante l'interpretazione de L'elisir d'amore ebbe la sua più grande delusione: la sua emozione e un'insicurezza malcelata non lo fecero cantare al meglio. Fortemente deluso dalla reazione dei suoi concittadini e dalle critiche che gli vennero rivolte, (centrate sul fatto che la sua voce fosse portata maggiormente al registro di baritono piuttosto che su quello di tenore), decise di autoesiliarsi e di non cantare mai più nella sua città natale.
Primo cantante ad incidere dischi
Shellac record del 1908; fabbricati in Hannover, Germania. Aria dall'opera La Forza del Destino cantata Enrico Caruso. Registrazione del 1906.
Dopo questo episodio Caruso cercò comunque di curare di più la sua voce per correggere i difetti e crearsi un repertorio.
A Milano incise l'11 aprile del 1902 dieci dischi con arie d'opera per conto della casa discografica inglese Gramophone & Typewriter Company. Il cantante napoletano fu il primo a cimentarsi nella nuova tecnologia, fino ad allora snobbata da molti altri cantanti, e questo determinò il suo successo e quello della casa discografica.
A novembre del 1903 è in America - risiedeva al Knickerbocker Hotel, che attualmente non è più un albergo ma un prestigioso palazzo con uffici societari chiamato Six Times Square - quando ancora stava con la sua amata Ada: aveva avuto un contratto col Teatro Metropolitan di New York, che ottenne grazie alla mediazione del banchiere Pasquale Simonelli, e il suo esordio avvenne il 23 novembre con il Rigoletto.
Passato l'impasse della prima, ebbe un tale successo con le successive rappresentazioni tanto da diventare l'idolo dei melomani dell'epoca. Caruso stesso commissionò a Tiffany & Co. la produzione di una medaglia in oro 24 carati col suo profilo, per ricordo delle sue recite al Metropolitan di New York, da distribuirsi tra i suoi intimi.
Caruso pretendeva ingaggi esorbitanti ma era anche capace di cantare gratis per allietare gli emigranti. Ma oltre alla fama in America, subì anche la gelosia e l'invidia di taluni che lo fecero accusare di molestie sessuali ad una giovane sconosciuta e gridarono allo scandalo per un bacio scambiato in scena con la soubrette Lina Cavalieri. Caruso venne condannato a pagare un'ammenda, subendo così un'ingiustizia ed una cocente umiliazione.
Core 'ngrato
Nel 1909 incise una serie di ventidue canzoni napoletane che comprendevano anche Core 'ngrato, canzone scritta da Riccardo Cordiferro e da Salvatore Cardillo che si ispirarono alle sue vicende sentimentali dopo l'abbandono da parte della Giachetti. Fu in quell'anno che Caruso venne operato a Milano per una laringite ipertrofica, intervento che non compromise sul momento la sua carriera tanto da consentirgli di continuare le sue tournée per il mondo senza trascurare recite per beneficenza durante il periodo della guerra. Solo a Napoli non volle tenere più alcun concerto sentendosi ancora indispettito dall'accoglienza ricevuta anni prima al San Carlo.
Sposata il 28 agosto del 1918 Dorothy Benjamin (1893 – 1955), ragazza di buona famiglia dalla quale avrà una figlia, Gloria (1919 – 1999), Caruso iniziò verso il 1920 a soffrire d'insonnia e, durante la rappresentazione di Pagliacci, ebbe un calo di voce; ma fu tre giorni dopo, mentre cantava ne L'elisir d'amore, che perse sangue dalla bocca e fu costretto a sospendere la recita. Venne operato il 30 dicembre al polmone sinistro. Trascorse la convalescenza in Italia, a Sorrento; dopo una lieve ripresa ebbe una ricaduta e non poté finire il viaggio verso Roma per subire un nuovo intervento chirurgico: il male lo fermò in una delle stanze dell'albergo Vesuvio a Napoli dove morì a soli 48 anni.
È sepolto a Napoli, in una cappella privata nel cimitero di Santa Maria del Pianto nel quartiere Doganella.
Caruso interpretò due film come protagonista, My cousin e The splendid romance.
Giudizio critico sull'artista
Poiché fu il primo cantante a sfruttare con consapevolezza le potenzialità (anche remunerative) offerte dal disco, la sua fama gli sopravvisse per molti anni, rendendo sempre aperta la caccia a chi, tra le grandi voci di tenore, ne potesse essere considerato a buon diritto l'erede.
Le doti naturali del giovane Caruso, per la verità, non apparivano indiscutibili: aveva voce poco potente, facile all'incrinatura sugli acuti e decisamente "corta", sì che, a volte l'emissione di un semplice "la" naturale poteva causargli delle difficoltà, al punto che lo si sarebbe potuto anche considerare un baritono.
Con l'applicazione, tuttavia, Caruso, da intelligente autodidatta particolarmente esigente nei propri confronti, arrivò a sviluppare una personale tecnica vocale (in cui l'intero torace - ad un tempo mantice e organo - vibrava amplificando magnificamente i suoni) tale da correggere tutti i principali difetti dei primi anni di carriera, utilizzando il naturale colore scuro della voce come un elemento di virile seduzione.
In un panorama vocale che stava faticosamente abbandonando certe leziosità ottocentesche (quelle amate a Napoli, dove infatti Caruso naufragò ne L'elisir d'amore) e a cui mancavano ancora le voci adatte a rendere le violente passioni portate sulla scena dalla giovane scuola, Caruso fu la personalità giusta al momento giusto: seppe dare un'interpretazione straordinaria di Canio e di altri ruoli veristi, come Chénier, ma anche di quelli di Aida, Rigoletto, o Faust, opere cantate con un gusto del tutto nuovo e ben testimoniate da dischi tecnicamente primordiali ma eccezionali sotto il profilo puramente vocale. Entrò quindi anche nelle grazie di Puccini che scrisse per lui La fanciulla del West.
Dopo un'operazione alle corde vocali (causa noduli proprio a queste) subita nel 1909, come ben testimoniato dai dischi, la voce divenne ancora più brunita, talune agilità gli furono precluse e sempre più faticoso divenne l'uso della mezzavoce. Ciò non di meno Caruso rimase un interprete inarrivabile per impeto e passionalità e, almeno fino al si acuto, in grado di afferrare di slancio acuti tonanti che mandavano in visibilio il pubblico e risuonavano anche nelle numerose incisioni di canzoni napoletane.
L'onerosissima tecnica vocale elaborata da Caruso fu certamente corresponsabile della sua morte prematura che, peraltro, valse a consacrare il mito del "tenore dei tenori" prima che un reale declino ne potesse intaccare la gloria.
Curiosità
A pochi metri di distanza dalla cappella dove riposa Enrico Caruso, è presente la tomba di Antonio de Curtis detto Totò.
È stato il primo artista della storia a vendere più di un milione di dischi, nel 1902 con l'aria Vesti la giubba dall'opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo.
Il film Fitzcarraldo del 1982 diretto da Werner Herzog, ha come protagonista un melomane (Klaus Kinski) ossessionato da Caruso al punto da voler costruire, per farlo esibire, un teatro lirico nella profonda foresta amazzonica, ad Iquitos.
Si narra che Enrico Caruso, durante un'opera, fece un acuto tale da far tremare il lampadario del teatro ( senza amplificazioni )
Gli è stato dedicato un asteroide, 37573 Enricocaruso.
Il cantante italiano Lucio Dalla gli ha dedicato una canzone intitolata appunto "Caruso"
Repertorio e debutti
L'amico Francesco (Morelli) - Napoli, 15 marzo 1895 (Primo interprete) Faust - Caserta, 28 marzo 1895 Cavalleria Rusticana - Caserta, aprile 1895; Camoens (Musoni)- Caserta, maggio 1895 Rigoletto - Napoli, 21 luglio 1895 La traviata - Napoli, 25 agosto 1895 Lucia di Lammermoor - Il Cairo, 30 ottobre 1895 La Gioconda - Il Cairo, 9 novembre 1895 Manon Lescaut - Il Cairo, 15 novembre 1895 I Capuleti e i Montecchi - Napoli, 7 dicembre 1895 Malia - Trapani, 21 marzo 1896 La sonnambula - Trapani, 24 marzo 1896 Marriedda - Napoli, 23 giugno 1896 I puritani - Salerno, 10 settembre 1896 La Favorita - Salerno, 22 novembre 1896 A San Francisco - Salerno, 23 novembre 1896 Carmen - Salerno, 6 dicembre 1896 Un Dramma in vendemmia - Napoli, 1 febbraio 1897 Celeste - Napoli, 6 marzo 1897 (Primo interprete) Il Profeta Velato - Salerno, 8 aprile 1897 La bohème - Livorno, 14 agosto 1897 La Navarrese - Milano, 3 novembre 1897 Il Voto - Milano, 10 novembre 1897 (Primo interprete) L'Arlesiana - Milano, 27 novembre 1897 (Primo interprete) Pagliacci - Milano, 31 dicembre 1897 La bohème (Leoncavallo) - Genova, 20 gennaio 1898 I pescatori di perle - Genova, 3 febbraio 1898 Hedda - Milano, 2 aprile 1898 (Primo interprete) Mefistofele - Fiume, 4 marzo 1898 Sapho - Trento, 3? giugno 1898 Fedora - Milano, 17 novembre 1898 (Primo interprete) Iris - Buenos Aires, 22 giugno 1899 La Regina di Saba - Buenos Aires, 4 luglio 1899 Yupanki - Buenos Aires, 25 luglio 1899 Aida - San Pietroburgo, 3 gennaio 1900 Un ballo in maschera - San Pietroburgo, 11 gennaio 1900 Maria di Rohan - San Pietroburgo, 2 marzo 1900 Manon - Buenos Aires, 28 luglio 1900 Tosca - Treviso, 23 ottobre 1900 Le Maschere - Milano, 17 gennaio 1901 (Primo interprete) L'elisir d'amore - Milano, 17 febbraio 1901 Lohengrin - Buenos Aires, 7 luglio 1901 Germania - Milano, 11 marzo 1902 (Primo interprete) Don Giovanni - Londra, 19 luglio 1902 Adriana Lecouvreur - Milano, 6 novembre 1902 Primo interprete) Lucrezia Borgia - Lisbona, 10 marzo 1903 Les Huguenots - New York, 3 febbraio 1905 Martha - New York, 9 febbraio 1906 Carmen - San Francisco, 17 aprile 1906 (la notte precedente il grande terremoto: Caruso dichiarò che non sarebbe più tornato a San Francisco) Madama Butterfly - Londra, 26 maggio 1906 L'Africana - New York, 11 gennaio 1907 Andrea Chénier - Londra, 20 luglio 1907 Il trovatore - New York, 26 febbraio 1908 Armide - New York, 14 novembre 1910 La fanciulla del West - New York, 10 dicembre 1910 (Primo interprete) Julien - New York, 26 dicembre 1914 Samson et Dalila - New York, 24 novembre 1916 Lodoletta - Buenos Aires, 29 luglio 1917 Le Prophète - New York, 7 febbraio 1918 L'Amore dei Tre Re - New York, 14 marzo 1918 La forza del destino - New York, 15 novembre 1918 La Juive - New York, 22 novembre 1919.
Al momento della morte il tenore stava preparando il ruolo di Otello, dall'omonima opera di Giuseppe Verdi. Sebbene non riuscì a portarlo in scena registrò comunque due magnifiche selezioni dell'opera: l'aria "Ora e per sempre addio, " e il duetto con Iago, "Sì, pel ciel marmoreo, giuro", insieme al grande baritono Titta Ruffo.
Enrico Caruso nacque a Napoli, il 25 febbraio 1873 e vi morì il 2 agosto 1921.
I suoi genitori, Marcellino e Anna Baldini, si erano sposati il 21 agosto 1866 a Piedimonte d'Alife (attuale Piedimonte Matese), dove vivevano in condizioni economiche non buone. Così decisero di recarsi a Napoli, in cerca di lavoro. Qui Marcellino fu assunto nelle officine Meuricroffe, come meccanico.
In quella stessa città nacque Enrico, in via Santi Giovanni e Paolo, n. 7, nel quartiere popolare detto di San Giovanniello, situato tra Piazza Ottocalli e Piazza Carlo III.
All’età di dieci anni Enrico iniziò il lavoro del padre in una fonderia di Napoli.
Dopo aver frequentato le scuole elementari, Enrico s’iscrisse ad una scuola serale per continuare, in qualche modo, gli studi. In questa scuola manifestò notevole interesse per il disegno, tanto da riuscire egregiamente nell’esecuzione di caricature dei più importanti personaggi del tempo. Famose sono le caricature di Toscanini, di Marconi e quella di se stesso.
Oltre al lavoro di operaio meccanico, Enrico esercitava anche quello di disegnatore, alle dipendenze di vari datori di lavoro. Durante il lavoro, egli cantava per rallegrare i compagni. Ben presto fu chiaro a tutti quelli che lo ascoltavano che egli possedeva una voce che lo avrebbe condotto verso un’attività diversa: quella di cantante. Così cominciò a cantare nelle chiese, per prima nel coro dell'oratorio di Padre Giuseppe Bronzetti, nelle stazioni balneari, durante i concerti tenuti per festeggiamenti vari (serenate per innamorate, feste danzanti, onomastici,…).
Egli cantava con voce spontanea, non ancora tecnicamente curata, impostata tra quella del tenore e quella del baritono, quando decise di andare a lezione di musica dal maestro Guglielmo Vergine di Napoli.
Nel febbraio del 1894, Enrico fu chiamato al servizio militare a Rieti, con un distaccamento del XIII Artiglieria. Ma, dopo solo 45 giorni, poté ritornare a casa, per continuare gli studi di canto.
Poiché Enrico non aveva sufficienti risorse economiche per pagare le lezioni, accettò la proposta del maestro Vergine di versargli il 25% degli incassi nelle recite che avrebbe tenute nei successivi cinque anni. Ma questa scelta si rivelò sbagliata, perché il maestro lo introdusse nel mondo della lirica, nella qualità di tenore, troppo presto. Così Enrico dovette soffrire la mortificazione di gravi insuccessi, in alcuni teatri di Napoli, specialmente al S. Carlo. Enrico capì l’errore commesso e continuò gli studi, con più impegno e ferma volontà di riuscire, sotto la guida del maestro Vincenzo Lombardi. Soltanto nel 1895 cominciò la sua vera carriera di cantante.
Fu il protagonista, a Napoli, di opere liriche molto popolari, quali: il Faust, la Cavalleria rusticana, il Rigoletto, La Traviata, la Gioconda. Successivamente, dal 1897, si recò a cantare in altri importanti teatri italiani, tra cui anche al Teatro lirico di Milano, ove, nel 1898, si esibì nella prima assoluta di Fedora.
Dopo l’Italia, Caruso andò a cantare in America del Sud, nel 1898, a Buenos Aires; poi, nel 1899 a San Pietroburgo. Nel 1900 cantò alla Scala di Milano, nella Bohème di Puccini, diretta dal maestro Arturo Toscanini.
Nell’anno 1901 ebbe un insuccesso al S. Carlo di Napoli, nella rappresentazione dell’Elisir d’Amore. Non fu compreso proprio nella sua città natale! (Nemo profeta in patria!). La delusione fu tale che egli giurò che non avrebbe più cantato a Napoli e si trasferì, nel 1903, negli Stati Uniti, a New York.
Dal 1902 comincò ad incidere dischi e continuò fino al 1920. Dal 1903 al 1920 cantò al Metropolitan di New York, con grandissimo successo. Il suo debutto in questo teatro avvenne il 23 Novembre 1903, con il Rigoletto di G. Verdi. Sempre al Metropolitan di New York, cantò 607 volte in 37 opere diverse e in 18 stagioni liriche. Rimase in quella città, che lo aveva accolto con grande entusiasmo, per circa venti anni, fino ad un anno prima della morte.
Egli diffuse all’estero molte canzoni napoletane, tra le quali: Torna a Surriento, Maria Marì, Marechiaro, O sole mio; e alcune canzoni nuove, come: A vucchella, Pecchè?, Core ‘ngrato, Mamma mia che vò sapè.
Delle seguenti opere liriche egli cantò alla prima assoluta: Adriana Lecouvreur, Fedora, La Fanciulla del West. Le migliori interpretazioni le realizzò per le opere: Pagliacci, L'Elisir d'amore, Aida, Carmen.
Mantenne il giuramento di non cantare più a Napoli, ma vi ritornava spesso, perché richiamato dalla nostalgia del suo Paese e della sua città natale.
Di tanto in tanto veniva anche a Piedimonte d’Alife, la città d’origine dei genitori, ove lo si udiva cantare, di notte, al Mercato (piazza Roma), accompagnato da amici.
Nel dicembre 1920, fu costretto ad abbandonare la sua attività a causa di un ascesso polmonare, che gli procurava molte sofferenze. La grave malattia polmonare gli provocava, talvolta, emorragie durante la rappresentazione teatrale, ma egli continuava con coraggio fino al termine, senza chiedere alcuna interruzione; una sola volta dovette interrompere la rappresentazione, ma non subito, poiché riuscì a continuare, sanguinante, sino alla fine del primo atto.
Nel giugno del 1921, si trasferì in Italia, a Sorrento. Ma si aggravò e fu trasportato a Napoli, in una stanza dell’Hotel Vesuvio, per cercare di salvarlo. Fu tutto inutile: nella mattina del 2 agosto 1921, a 48 anni, morì nella stanza dell’Hotel, in quella stessa Napoli in cui era nato.
Fu seppellito, sempre a Napoli, secondo la sua estrema volontà, in una cappella del Cimitero del Pianto, alla Doganella.
Nell’Enciclopedia Rizzoli – Larousse, a proposito di Enrico Caruso, è scritto:
Considerato il più grande tenore del nostro tempo, era dotato di una voce dal timbro particolarmente dolce ed espressivo, ricca di sonorità e lucentezza, con inflessioni baritonaleggianti, che gli permise di passare dal repertorio lirico – leggero a quello propriamente lirico (soprattutto nel genere verista, di cui fu interprete insuperato) e, negli ultimi anni, a ruoli drammatici. La qualità spiccatamente fonogenica della sua voce gli consentì di incidere numerosissimi dischi.
Il giorno 8 giugno 1996, Napoli gli ha intitolato l’Istituto Tecnico Commerciale, in via Arenaccia, 246, ossia nel quartiere dove era nato.
Il giorno 12-06-2002, la Civica Amministrazione del comune di Piedimonte Matese ha posto una lapide sulla porta d’ingresso della casa abitata dai genitori di Enrico, in Via Sorgente 10, a ricordo del grande tenore.
Si parla da tempo dell’istituzione, a Napoli, di un Museo Carusiano e di un Museo della canzone Napoletana, ma per ora nulla è stato fatto, per quanto mi risulti.
La villa di Enrico Caruso diventa museo del tenore
Memoriale del grande cantante allestito a Lastra a Signa Inaugurazione a sorpresa Arriva dall'America un pacco di rare incisioni dono di un amatore
26/02/2012
L'aveva scelta per viverci la sua storia d'amore con la cantante Ada Giachetti, che però lo lasciò fuggendo con l'autista. Ma Enrico Caruso, uno dei miti della lirica, decise di abitare comunque, fino all'ultimo, nella sua villa di Lastra a Signa, sulle colline alle porte di Firenze, che ora è il Museo Enrico Caruso: il primo e l'unico interamente dedicato alla grande voce a cavallo di due secoli e due mondi. Per lui, il 25 febbraio, anniversario della sua nascita avvenuta quel giorno nel 1873, l'inaugurazione del museo è stata un regalo di compleanno. La dimora di Villa Bellosguardo, acquistata dal tenore nel 1906, ospita ora migliaia di cimeli: foto, scritti, oggetti personali, costumi di scena donati dal Centro studi carusiani, ma anche un percorso interattivo con la possibilità di ascoltare la voce di Caruso. Basta toccare gli schermi e si vedono i luoghi toccati dalle tournée che portarono il cantante napoletano in tutto il globo. Come in tutti i compleanni, non sono mancate le sorprese: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito al Comune di Lastra a Signa e all'Associazione Caruso di Milano la medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica, eppoi dall'America è arrivato un pacco, nel bel mezzo dell'inaugurazione, con dischi rari incisi dal cantante e donati da un collezionista newyorkese al neonato museo. Per l'operazione-Museo Caruso sono stati ingenti gli investimenti da parte del Comune di Lastra a Signa e della Regione Toscana: quattro miliardi di lire per comprare la villa nel 1995 e due milioni di euro per il restauro dell'imponente e scenografico complesso, formato da due edifici principali collegati fra loro da un giardino all'italiana e da un parco monumentale. Al piano nobile della villa, che ospita anche la camera da letto originale del tenore, trovano ora collocazione le migliaia di cimeli donati dal Centro studi carusiani di Milano fondato da Luciano Pituello che ha collezionato in 40 anni ogni genere di testimonianze, tra cui anche i disegni tratteggiati dal cantante, che era anche ottimo e pungente caricaturista, ma anche il celebre costume di scena di Canio in Pagliacci con il quale Caruso fu tante volte immortalato, spartiti e dischi: Caruso fu il primo a credere nell'importanza dell'allora nuovo mezzo e ad incidere interpretazioni liriche e canzoni appositamente scritte per lui, che lo consacrarono primo autentico divo dei Due Mondi. In una delle sale del museo tanti i grammofoni, proprio come quelli con cui Fitzcarraldo nel film di Herzog diffonde nella foresta amazzonica il canto di Caruso. Madrina all'inaugurazione del museo, insieme ai discendenti di Caruso e a musicisti e cantanti come Rolando Panerai, è stata Carla Fracci, pure nella sua veste di assessore alla cultura della Provincia di Firenze. Se il sindaco di Lastra a Signa Carlo Nannetti (a cui ha inviato un messaggio augurale Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, città natale di Caruso) vuole fare del museo il punto di forza del marketing territoriale, l'assessore alla cultura Marco Capaccioli ha fatto in modo che la vocazione carusiana della cittadina sia evidente anche sui cartelli stradali nei quali ora la località è indicata come «Città sonora - Città di Enrico Caruso».
Comm'è bella 'a muntagna stanotte, Bella accussi nun l'aggio vista maje! N'anema pare rassegnata e stanca Sott' 'a cuperta 'e chesta luna janca. Tu, ca nun chiagne, e chiagnere me faie, Tu, stanotte, addò staie? Voglio a te! Voglio a te! Chist'uocchie te vonno N'ata vota vedè! Comm'è calma 'a muntagna stanotte cchiù calma 'e mò nun l'aggio vista maje! E tutto dorme, e tutto dorme o more, e i sulo veglio, pecchè veglia Ammore. Tu, ca nun chiagne, e chiagnere me faie, Tu, stanotte, addò staie? Voglio a te! Voglio a te! Chist'uocchie te vonno N'ata vota vedè!