LA CREAZIONE

..secondo il mito.....

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  1. gheagabry
     
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    Al principio la parola diede la sua origine al padre.

    Un fantasma, nient'altro esisteva al principio: il Padre toccò
    un'illusione, mise la mano su una sostanza misteriosa. Niente
    esisteva. Con l'operazione di un sogno nostro Padre Nai-mu-ena
    preservò il miraggio nel suo corpo e rifletté lungamente e pensò
    profondamente.

    Nulla esisteva, neppure un bastone per puntellare la visione: nostro
    Padre attaccò l'illusione al filo d'un sogno e lo preservò con
    l'aiuto del suo soffio. Sondò per toccare il fondo dell'apparenza ma
    non c'era nulla. Nulla esisteva.

    Allora il Padre esplorò una volta ancora il fondo del mistero.
    Attaccò il vuoto dell'illusione al filo del sogno e c'appiccicò la
    sostanza magica. Poi lo catturò con l'aiuto del suo sogno e
    l'impugnò come un bozzolo di cotone greggio.

    Poi colse il fondo del miraggio e picchiò sopra diverse volte, prima di
    sedersi infine sulla terra sognata.

    L'illusione-di-terra era ormai sua e sputò più volte la sua saliva su
    di lei, cosi' che le foreste potessero crescere. Poi si distese sulla
    terra e la copri' col tetto del cielo. Essendo il proprietario della
    terra, dispose sopra di essa il cielo blu e bianco.

    Nel frattempo, seduto alla base del cielo, Rafu-ema,
    l'uomo-che-conosce-le-storie, ardeva lungamente e creò questa storia,
    cosi' che noi possiamo sentirla sulla terra.


    Indiani Uitoto, Colombia
    da: Jerome Rothenberg, Les Techniciens du sacré, José Corti



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    ABORIGENI





    Il popolo del sogno



    Noi non siamo proprietari della terra - la terra è la nostra padrona
    La terra è la nostra madre - mia madre è la mia terra



    IL TEMPO DEL SOGNO

    In quel bel giorno un raggio di sole illuminò quella pianura infinita. La terra cominciò a tremare, a sussultare, a ingobbirsi e infine ad aprirsi in squarci sparsi qua e là.
    Fu da quelle aperture che uscirono Loro. Loro erano le “creature sognanti” i capostipiti di tutti gli uomini e le donne e di tutte le specie animali e vegetali che avrebbero in seguito popolato il mondo.
    Molti di essi erano esseri giganteschi, altri avevano dimensioni più ridotte. Avevano caratteristiche umane ma nello stesso tempo similitudini con varie specie animali e vegetali oppure con fenomeni naturali come il vento o il fuoco, simbolo di purificazione e di rinnovamento della Natura.
    Da essi nacque, come detto, la vita delle varie specie ma prima di tutto andava forgiata la dimora che avrebbe accolto quelle vite future. Fu dalle diverse azioni che compirono - Tjukuritja nella lingua di Kooky - che si delinearono i contorni di quella immensa dimora: i paesaggi e le molteplici manifestazioni naturali in essi presenti. Mentre vagavano da un territorio all’altro quelle creature ancestrali “crearono” l’ambiente accompagnando ogni loro gesto con dei canti che avrebbero dato ai loro discendenti gli insegnamenti da seguire nei tempi a venire, le regole per vivere fra le meraviglie che essi stavano plasmando per loro.
    Essi, quindi, scrissero nel territorio le loro leggi imprimendo in esso gli effetti delle loro azioni: un lago dove avevano scavato per trovare l’acqua, una spaccatura dove qualcuno di loro aveva scagliato una lancia combattendo o cacciando, e così via.
    La loro permanenza sulla terra fu costellata da miriadi di avventure che dettero vita a tante leggende, leggende che sono tuttora fatte rivivere dai loro discendenti attraverso i vari rituali e le pitture. Nel loro girovagare quegli esseri mitologici tracciarono quindi dei percorsi cantando il nome di ogni cosa che incontravano, la terra non sarebbe mai stata quella che è adesso senza quei canti! I componenti dei vari clan (gruppi familiari) delle tribù aborigene sono considerati quindi i diretti discendenti di quegli avi. Come tali sono suddivisi a seconda dell’essere totemico a cui appartengono: dall’Antenato Coccodrillo provengono i clan degli “Uomini Coccodrillo”; dall’Antenato Formica provengono i clan degli “Uomini Formica”; dall’Antenato Emu provengono i clan degli “Uomini Emu” e così via… tutti figli di quelle antiche Entità iniziatrici del mondo.
    Un giorno la loro opera di creazione terminò; molti tornarono nuovamente nelle viscere della terra da cui erano venuti mentre altri rimasero dov’erano pietrificandosi, lasciando che le molecole che formavano i loro corpi si fondessero con l’ambiente circostante. Secondo alcuni miti ci fu anche chi salì sopra, oltre le nuvole, fino a raggiungere le stelle.
    Ogni clan ha la sua leggenda, ogni clan ha il suo ciclo di canti, ogni clan ha il suo proprio sito sacro, cioè il luogo in cui il rispettivo progenitore compì qualcosa di memorabile ed eroico e lasciò le sue “cellule vitali” che generarono i discendenti.
    Ogni clan ha dunque il suo Sogno. Un Sogno da celebrare periodicamente attraverso riti ripetuti da millenni.
    La geologia considera le bizzarre forme rocciose che ovunque si possono osservare sulla terra come frutto dell’azione erosiva degli agenti atmosferici ma non è così per gli Aborigeni; essi considerano quelle manifestazioni naturali come testimonianze tangibili del passaggio di quegli esseri ancestrali. Ciò che viene comunemente definita “struttura di un territorio” si può perciò guardare come una grande mappa sulla quale sono immortalati i percorsi e le azioni di quelle epiche creature.
    Anche un singolo sasso, allora, può avere una storia da raccontare; anche un singolo sasso è dunque parte vitale, seppur immobile, del corpo e dell’anima di quegli uomini ai quali appartiene la terra dove esso è posto.

    La Donna- Sole

    Uno dei miti astronomici dell'Australia del nord descrive come Wuriupranili, la Donna-Sole e Japara, l'Uomo-Luna viaggiano, in differenti ore, attraverso il cielo.
    Ognuno di loro ha una torcia di corteccia d'albero, ma quando raggiungono l'orizzonte occidentale, spengono la fiamma e utilizzano le ceneri accese della parte finale della torcia per illuminare la loro strada di ritorno verso oriente attraverso l'oscurità del mondo sotterraneo.
    Ogni mattina, il fuoco acceso dalla Donna-Sole per preparare la sua torcia di corteccia causa la prima luce dell'alba. Le nuvole dell'aurora sono arrossate dalla polvere ocra che lei usa per decorate il suo corpo. Ed è allora che arriva il soffice, melodioso richiamo di Tukumbini, il Mangiatore-di-Miele il quale sveglia gli aborigeni ai doveri quotidiani.
    Al tramonto,Wuriupranili raggiunge l'orizzonte occidentale. Ma prima di tornare, attraverso un passaggio sotterraneo al suo accampamento nell'est, si decora con ocra rossa che causa il colore brillante del tramonto.



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  4. gheagabry
     
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    Ogni cosa è sacra.
    Ogni cosa vive.
    Ogni cosa ha una coscienza.
    Ogni cosa ha uno spirito.

    (SAUPAQUANT WAMPANOAG)



    La Creazione dell’Uomo

    ---leggenda degli Indiani d’America---





    In una notte scura e stellata, un gruppo di Pellerossa stava accovacciato intorno ad un falò. Improvvisamente il guerriero più anziano si alzò in piedi. Il suo volto era vecchio e bruno come la terra e portava sulle spalle una coperta dai vivaci colori. Cominciò a narrare la storia dell’inizio del mondo. Quando Coyote, il cane del deserto, teminò di creare il mondo, prese il vento, che era fatto a forma di conchiglia, e rovesciandolo, formò il cielo. Dispensò vivaci colori ai cinque angoli del mondo e un arcobaleno si alzò nel cielo a dividere la notte dal giorno. Poi si accucciò, ululò e il sole e la luna cominciarono a muoversi nel cielo. Coyote riempì le pianure di alberi e di stagni e di montagne e di fiumi e fece tutti gli animali. “Per ultimo e come cosa migliore farò l’Uomo” mormorò a mezza voce. Gli animali lo udirono e vollero aiutarlo. Così si sedettero tutti in circolo nella foresta; Coyote, l’Orso Grigio, il Leone, l’Orso Biondo, il Cervo, la Pecora, il Castoro, il Gufo e il Topo. “Puoi fare Uomo della forma che più ti piace” disse il Leone, “ma io credo che dovrebbe avere denti aguzzi per masticare la carne e anche delle lunghe zampe.” “Come le tue?” chiese Coyote. “Beh, sì, come le mie”, rispose Leone. “Avrà bisogno anche di una pelliccia e di una voce forte e potente.” “Come la tua?” chiede di nuovo Coyote. “Come la mia”, rispose Leone.
    “Nessuno vuole una voce come la tua” interruppe Orso Grigio. “Tu fai scappare tutti. Uomo deve poter camminare sulle zampe di dietro, deve poter afferrare gli oggetti con quelle davanti e stringerli fino a schiacciarli.” “Come fai tu?” chiese Coyote. “Beh, sì, come faccio io.” Replicò Orso Grigio. Cervo tremò nervosamente e gettando timide occhiate al di sopra della spalla disse: “Cos’è tutto questo parlare di divorare carne e di distruggere le cose? Non è bello. Uomo deve poter sentire quando è in pericolo e scappar via velocemente. Dovrebbe avere orecchie come conchiglie marine per poter sentire ogni più piccolo suono, e occhi come la Luna, che vede tutto; e naturalmente corna ramificate; avrà assoluto bisogno di corna.” “Come le tue?” chiese Coyote.



    “Beh, sì, come le mie” rispose Cervo. “Come le tue?” schernì Pecora.”Ma a che servono le corna ramificate? Aggeggi appuntiti che si impigliano in tutti i rami e cespugli! Come farebbe a dare cornate? Ma se invece avesse due cornini ai lati della testa.” “Come i tuoi?” chiese Coyote. Pecora, offesa, tirò su col naso. Non le piaceva essere interrotta. Allora saltò su Castoro e disse: “Vi state dimenticando della cosa più importante: la coda di Uomo. Code lunghe e sottili possono andare bene per scacciare le mosche, credo. Ma Uomo deve avere una coda larga e piatta. Come farebbe a costruire dighe nel fiume?” “Come le tue?” chiese Coyote. “Nessuno sa fare dighe come le mie” disse Castoro con superbia. “Sentite me” squittì Topo. “L’Uomo che volete fare è troppo grande. Fareste meglio a farlo piccolo.” “Tutti matti siete!” gridò Gufo. “E le ali? Non ci avete pensato alle ali? Se volete che Uomo sia il migliore degli animali, deve poter volare. Deve avere le ali!” “Come le tue?” chiese Coyote. « Ma è tutto quello che sai dire ? » si lamentò Gufo. “Non hai idee tue?” Coyote balzò in piedi e avanzò al centro del cerchio. “Stupidi animali. Non so proprio a cosa stessi pensando quando vi ho fatto. Volete tutti che Uomo sia esattamente come voi!” “Immagino che invece vorresti che fosse come te, vero Coyote?” ringhiò Orso Biondo. “E come faremmo allora a distinguerci?” replicò Coyote. “Tutti potrebbero indicarmi e dire: “Ecco Uomo.” E poi indicherebbero Uomo e direbbero: “Ecco Coyote! No, no, no, Uomo deve essere differente.” “Ma con le ali!” gridò Gufo. “E corna ramificate!” bramì Cervo. “E dei bei cornini!” belò Pecora.“E deve avere una vociona!” tuonò Orso Grigio. “E deve essere piccino!” squittì Topo. “E non senza coda!” aggiunse Castoro. Ma nessuno lo udì. Tutti erano troppo occupati a litigare. Mordendo e caricando, gli animali lottarono nella foresta mentre Coyote stava a guardare scuotendo la testa. Peli e piume, unghie e pezzi di corna volavano tutt’intorno. Coyote li raccattò, li mise di nuovo insieme e creò altri animali ancora, come Cammello e Giraffa. Presto tutti gli animali giacquero in un ammasso confuso, troppo stanchi per continuare a combattere. “Mi pare che ora riuscirò a trovare la risposta”, disse infine Coyote. Gli animali lo guardarono di sottecchi e alcuni gli ringhiarono contro. Ma Coyote parlò ugualmente. “Orso aveva ragione dicendo che Uomo dovrebbe camminare sulle gambe di dietro. Così potrà salire sugli alberi. E Cervo era nel giusto dicendo che dovrebbe avere udito fine e vista acuta. Ma se Uomo avesse ali, cozzerebbe la testa contro il Cielo. L’unica parte simile ad un uccello di cui ha bisogno sono le lunghe estremità dell’Aquila. Credo che le chiamerò dita. E Leone aveva ragione dicendo che Uomo dovrebbe avere la voce forte. Ma ha anche bisogno di una vocina per non spaventare troppo. Uomo dovrebbe essere liscio come Pesce, che non ha peli che gli facciano caldo. Ma la cosa più importante di tutte, disse Coyote infine, è che Uomo deve essere più intelligente e furbo di tutti voi!” “Come te”, borbottarono tutti gli animali. “Beh, sì, grazie”, rispose Coyote, “Come me.” Ci fu un gran rimescolìo fra gli animali, ringhi irati e sibili e poi tutti insieme gridarono. “Siediti Coyote! Le tue stupide idee non ci piacciono!” “Bene”, disse Coyote pazientemente. “Facciamo una gara. Ognuno di noi farà un modello di Uomo col fango. Domani esamineremo tutti i modelli e decideremo qual’è il migliore.” Tutti gli animali corsero via a cercare dell’acqua per fare il fango. Gufo fece un modello con le ali. Cervo ne fece un altro con lunghe corna e grandi occhi. Il modello di Castoro aveva la coda larga e piatta. Topo fece un modello piccolino. Ma Coyote fece l’Uomo. Il sole tramontò prima che essi riuscissero a finire i loro modelli. Così si accoccolarono nel folto della foresta per dormire. Tutti eccetto Coyote. Egli prese l’acqua dal fiume e la versò su tutti gli altri modelli. La coda di fango di Castoro venne spazzata via. Le corna di fango di Cervo vennero spazzate via. Le ali di fango di Gufo vennero spazzate via. Coyote soffiò la vita nel naso del suo modello di Uomo fatto di fango e quando gli altri animali si svegliarono, trovarono un nuovo animale nella foresta. Il suo nome era Uomo.” Dopo aver pronunciato queste parole, il vecchio guerriero si sedette, avvolgendo la coperta intorno a sé. Mentre il fulgore del fuoco si spegneva, sedette, silenzioso come la terra stessa, fissando l’oscurità. E in lontananza risuonava il grido del coyote.



    Quando la terra fu creata con tutti gli esseri viventi,
    l'intenzione del Creatore non era di renderla vivibile solamente agli uomini.
    Siamo stati messi al mondo assieme ai nostri fratelli e sorelle,
    quelli che hanno quattro zampe, quelli che volano e quelli che nuotano.
    Tutte queste forme di vita, anche il più sottile filo d'erba e il più possente degli alberi,
    formano con noi una grande famiglia.
    Tutti siamo fratelli e allo stesso modo importanti su questa terra.

    HAUDENOSAUNEE (IROCHES)



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    Le Origini secondo le tradizioni tibetane




    I miti di origine condivisi dai popoli di una regione centro asiatica, territorio di montagne e di nevi come il Tibet che comprende un vasto
    territorio tutto di montagna nel cuore dell’Asia diviso tra il cosiddetto
    Piccolo Tibet il territorio centrale – e il Grande Tibet esteso ad est
    confinante con la Cina è un exemplum significante.

    La storia della formazione delle tradizioni che vanno a formare l’universo simbolico tibetano è estremamente confusa. La base del modello simbolico si radica negli enunciati di un tipo particolare di buddismo, la grande religione non deista, atea che inizia il suo sviluppo nel subcontinente indiano probabilmente a partire dal VI secolo a.C.
    Il modello buddista, si sovrappone in Tibet, ad un fondo di credenze autoctono dato dal cosiddetto Bon po, un modello di organizzazione del
    simbolico non politeistico.
    Pur rimanendo ben individuabile la matrice buddista e la matrice Bon po,
    convergono in una comune immagine del mondo che ha una precisa autonomia
    Per capire il mondo non è importante conoscere l’origine ma piuttosto la
    struttura.

    Il mondo, il cosmo, è diviso verticalmente
    su tre ordini occupati da esseri demonici
    nel senso greco di daimones, esseri potenti in maniera diversa
    In alto Lha gli dei bianchi
    in basso i serpenti neroblu,
    i Klu al centro
    i Gyan i geni rossi delle montagne,
    i Bisan i geni gialli delle rocce e gli uomini.


    I tre piani comunicano attraverso un simbolismo ascensionale dato dal
    palo inteso qui come “albero cosmico”, unelemento verticale ascensionale
    dello stesso valore riservato anche alla montagna
    Questo sistema verticalizzato che è “indigeno” è rappresentato dalla montagna al centro del mondo – Meru - fiancheggiata dai quattro continenti e guardata da demoni guardiani in corrispondenza dei 4 punti cardinali che appartiene all’immaginario induista.

    L’influenza del buddismo indiano è molto forte .
    A cominciare dalla forte “umanizzazione” degli Esseri extraumani che
    sono potenti ma non necessariamente dei anche se vi sono modelli deisti.
    Il Bon – po non è politeista, ma in qualche modo il buddismo tibetano ha i
    suoi dei. Si fa notare l’importanza che assume il primo antenato come re e
    la sua discendenza, rappresentato da un albero genealogico.
    Gli “dei” Iha esseri potenti, che sono “da sempre”, danno origine alla prima
    dinastia reale. Amano incarnarsi.
    Un “primo dio” scende –si incarna- e da origine ad una dinastia regale
    annullando almeno per i re la distanza umano – divino.




    Anche il tempo che fluisce attraverso la dinamica dei cicli cosmici assume una verticalizzazione che si costruisce nella storia.

    I miti di origine finiscono sempre con il riferirsi all’origine dei principali
    clan che si collocano all’inizio di un ciclo. Quindi il tempo è in continuo
    rinnovamento ed è formato da una .serie di segmenti legati alle
    genealogie dei clan.
    I sei clan primitivi che fondano l’origine dei Tibetani derivano da una
    prima coppia chiama in causa con disinvoltura l’animalità.
    Il padre è una scimmia "Bodhisattva", cioè qualcuno che è arrivato all’illuminazione, ma arresta il suo percorso per mettersi a disposizione dell’umanità ed un demone femmina che appartiene alla categoria dei demoni delle rocce.
    Tenendo presente la sostanziale indifferenza che caratterizza comunque il pensiero induista rispetto la realtà umana animale (ma anche divina) non ci possiamo stupire della funzione assunta dalla scimmia come mito.
    La scimmia ha un ruolo importante nell’induismo .La scimmia antenato è
    esplicitamente messa in rapporto con Hanuman eroe della grande epopea
    indiana Ramayana.
    La coppia scimmia - demone femmina è voluta da Avalokitesvara (una
    modalità del Buddha che segue subito dopo la forma del Budhha presente, soccorritore,che è l’Amitabha. Avalokitesvara oggi è rappresentato dal
    Dalai Lama vivente .
    Dalla unione della scimmia e dal demone delle rocce nascono esseri
    misti che ad un certo punto perdono il pelo quindi diventano, si
    trasformano in umanità .
    Secondo il testo del Mani bka-bum (1596 b..) la creazione del Tibet è
    volere esplicito del Buddha.
    Il mito di fondazione dell’umanità tibetana avviene nel quadro di un
    mondo comunque già esistente. Per far venire al mondo lo specifico di
    quel frammento di umanità che è il popolo tibetano c’è bisogno che il
    bodhisattva scimmia si lasci sedurre dalla demonessa . La demonessa
    minaccia di riempire il mondo di demoni se la scimmia maschio non
    accetta di cedere al suo desiderio.
    La scimmia acconsente e nascono sei figli che provengono dalle categorie
    degli esseri trasmigranti: sono coperti di peli ed hanno il viso rosso. Dalla
    scimmia padre discendono gli uomini virtuosi dalla demonessa madre
    quelli cattivi.
    Avalokitecvara da alla Scimmia cinque pietre preziose e cinque semi
    diversi. Così si forma la terra ricca di pietre preziose e quella ricca di cibo.
    La scimmia Bodhisattva pianta i semi al centro del Tibet, paese delle nevi
    e crea il campo del nutrimento
    Avalokitecvara fa allora scaturire un raggio di luce dalla palma della
    mano destra e dal raggio esce un bambino con i segni della bellezza e
    della grandezza.
    E le scimmie gli chiedono:
    "da dove vieni così bello?."
    E il bambino risponde:
    "dall’aver respinto i dieci peccati,
    gli errori che si commettono con il corpo la parola e lo spirito
    e per aver praticato le dieci virtù."
    Le scimmie chiedono:
    "come si fa?"
    La risposta è:
    "se voi commettete i dieci peccati e le colpe del corpo della parola e dello spirito andrete all’inferno...se praticherete le dieci virtù e vi comporterete bene con il corpo la parola e lo spirito avrete il destino simile a quello degli uomini e andrete ai paradisi."

    Viene introdotta così la Legge buddista che è essenzialmente una rigorosa disciplina di vita variamente databile.
    Il Bon rappresenta il modello culturale simbolico, il modello simbolico preesistente che avrebbe influenzato nella sua forma specifica il lamaismo tibetano.
    Un testo del XVI secolo ricorda le modalità della conservazione dei quattro testi del Klu bum, letteralmente “i centomila serpenti”, nel tempio del Buddha Avalokitecvara.



    Il testo è inserito nei Tibetan Painted Scrolls edito da Giuseppe Tucci.
    Ecco il testo che presenta un modello mitico di venuta al mondo.

    "All’inizio la creazione non era stata creata.
    Non c’era spazio intermediario (il cielo non era separato dalla terra).
    Non vi era realtà e non vi era segno.
    Dal momento che questo mondo non possedeva né l’esistenza né la non
    esistenza,lo si definiva “mondo in potenza“: tutto ciò che esiste ed è
    visibile è uscito da questa situazione. Allora un uomo dotato di capacità
    di metamorfosi prodigiose venne in esistenza. Si scelse un nome da
    solo. Prese il nome di “Signore del mondo in potenza“. Egli aveva potere su tutto l’esistente ed egli ne provava una gioia immensa.
    In quell’epoca non si distinguevano le stagioni: il sole, la luna, i pianeti, le
    costellazioni, si muovevano poco anche il tuono, la folgore, i lampi, la
    pioggia, il gelo e la grandine non seguivano le stagioni. Non c’erano maestri; le foreste e tutta la vegetazione nasceva spontanea: il mondo non aveva potere su questo. Vi erano rocce e montagne ma non si muovevano .Vi era un suolo d’oro e fiumi,ma questi non scorrevano.
    Vi erano case con mura ma non erano in mostra.
    C’erano la selvaggina e li uccelli ma nessuno uccideva.
    Vi erano i Lha ma non esaudivano le preghiere ed il loro potere non esisteva.
    Vi erano i demoni Dre ma non potevano fare opposizione.
    Vi erano i Klu ma non rendevano gobbi o paralitici.
    Vi erano le malattie ma non causavano mali.
    Vi era il cibo ma non faceva ingrassare.
    In quel tempo c’era la felicità ma nessuno la distingueva.
    Non c’era divisione tra notte e giorno.
    La creazione dei tre mondi si produsse di per sé.
    In quell’epoca il Bon della dottrina della Svastica si è manifestato.
    Due luci una nera ed una bianca sono apparse.
    Queste luci nera e bianca hanno fatto sorgere due cose nere e bianche
    grandi come grani di senape.
    Dall’interno dei grani sono apparsi due the’u sigilli in oro grandi come grani di orzo.
    Poi è stato generato un uomo nero grande come una lancia.
    Questo uomo nero era il signore della non esistenza, della instabilità, dell’assassinio, della distruzione.
    Gli si diede il nome di dnyal-ba nag pot,inferno nero.
    Egli ha fatto morire il sole e la luna.
    Ha assegnato dei demoni ai pianeti,
    ha fatto del male alle stelle, ai pianeti,
    ha creato i demoni delle stelle, a fatto cadere la pioggia contraria.
    Dopo aver operato la divisione tra giorno sera e notte ha lanciato
    nel firmamento –gnam- il tuono, la folgore, la grandine, gli uragani.
    Ha lanciato al cielo il ghiaccio, e il ciclo del fuoco (bskal-pa = kal pa
    sanscrito).
    Ha creato il falco come minaccia a tutto ciò che vola,
    ha lanciato il ciclo dell’acqua
    e 80 000 malattie e calamità minori.
    Ha inviato sciagure a scadenza duodenaria.
    Ha istituito la discordia e le guerre.
    Ha assegnato il lupo al cane selvatico ed i pianeti agli animali selvaggi ,al
    bestiame di allevamento,agli uomini ed ai pesci, alle testuggini ha
    assegnato la lontra;
    a tutti gli alberi ha assegnato l’ascia,
    e la falce a tutte le erbe ed a tutte le piante il vento gelido.
    A tutti gli uomini ha assegnato il demone Bdud.
    A tutti gli dei ha opposto l’incredulità e l’inimiciza
    ed agli uomini ha assegnato quattro demoni Dre ,Srin ,Byur con Godon.
    Così ha assegnato ad ogni essere una possibilità di distruzione.
    Poiché governa la “non esistenza” è il signore (negativo) che manda le calamità improvvise agli uomini,accorcia la loro vita, piega il loro potere.
    Ha mandato tutte le malattie umane.
    E’autore della punta acuminata delle armi e del fatto che non esistono vestiti che proteggano.
    Ha mandato gli insetti ed i vermi del riso verde che causano la caduta dei germogli.
    Ha inviato la malttia mtcher dei cavalli e quella glo-ser degli asini; ha
    mandato la malattia ai montoni,
    ed alle capre la malattia tcher e skom bo, ed ha mandato la lebbra.
    E’ la guida dell’inferno.
    Allora è apparso un uomo bianco che si è alzato nella luce del sole.
    Anch’egli si è dato il nome, Signore che ama l’esistenza degli esseri
    viventi. Nella lingua dello zhang-zhung è detto il Luminoso, nella lingua
    dei Sum pa è detto il Ricco in offerte per il mondo visibile.
    Nella lingua del Tibet è detto Colui che ama l’esistenza.
    Ha reso la luna brillante e chiara,
    ha separato giorno e notte e dopo aver creato i pianeti fa intervenire le stagioni,
    ha pronunciato le formule di benedizione
    e le ha assegnate agli otto pianeti.
    Ha regolato con calcoli astronomici il corso di 28 lunazioni,
    delle stagioni,degli anni e dei mesi.
    Nel corso della creazione dei Tre mondi ha fatto apparire il tuono,
    ha fatto brillare la folgore,
    poi facendo cadere la pioggia al momento opportuno ha procurato grandi benefici a tutto ciò che era divenuto vivente.
    Ha fatto nascere le piante, le foreste, ha creato i fiori per ogni albero. Tutto ciò che era necessario era presente a profusione.
    Egli voleva che grandine e gelo non esistessero sulla terra.
    Voleva che non vi fossero diluvi, né incendi, né guerre, né uragani.
    Poi ha voluto creare gli dei.
    Ha voluto che le otto classi dei demoni primordiali, i Dre, gli Srin, gli Byur e coloro che non sono né demoni né dei i tha ma srin sparissero dal mondo. Volle che gli animali con artigli non avessero nemici.
    Ha voluto che i cavalli non avessero malattie,
    che gli asini non avessero il gloser, che gli yaks non avessero il gor,
    che i montoni non avessero le malattie dei montoni;
    ha voluto che le capre non avessero il tcher o il kha le, ha voluto che il gregge non avesse il razi –log;
    ha voluto che gli uomini fossero liberi dal demone Bdud.
    Ha voluto smussare tutte le armi in modo da renderle inoffensive.
    Ha voluto che tutti gli esseri miserabili fossero felici;
    ha voluto distruggere il ciclo delle malattie;
    voluto pacificare il ciclo delle armi;
    ha voluto che pesci rane e testuggini non avessero nemici;
    non ha voluto che gli alberi conoscessero l’ascia,
    né le erbe.. la falce,
    non ha voluto che le piante conoscessero il vento gelido.
    Ha voluto che tutti coloro che erano divenuti uomini stabilissero radici di bene.
    Ha voluto che fossero eretti gli stupa buddisti ed i templi bon po,
    che le scritture fossero scritte e che si fabbricassero le tsa – tsa (da deporre nelle tombe e capelle).
    Ha fatto leggere i testi (sacri) e organizzato i riti
    il ponte ed il passaggio impervio verso il lontano;
    ha istituito la meditazione e l’omaggio ai lamas.
    Ha fatto osservare le feste e le offerte nel giorno della luna piena,
    ha protetto gli esseri viventi e istituito l’omaggio ai padri e le madri dei tempi passati,presenti e futuri.
    Per compassione ha fato regali ai miserabili.
    Allora una gioia si è sparsa per il bene .
    Poi il Signore del mondo esistente, il Perfetto Vincitore decise di stabilire
    una Casa del mondo; pensò di costruire in pietra i quattro muri di
    fondazione. Prese le pietre e le caricò su due elefanti. Vi era un Klu di
    nome Mthong-dga che dimorava in una grotta di cristallo. Quando il
    Signore del mondo, pieno di gioia,condusse gli elefanti in quel luogo ed i
    due elefanti si avvicinarono alla grotta di cristallo, gli elefanti furono
    spaventati per un rumore che usciva da quella grotta. Gli elefanti e la
    grotta si misero a piangere thang-se thang. Il signore del mondo esistente, pieno di gioia,riuscì ad estrarre la roccia di cristallo usando una freccia di
    bronzo fuso e una grande folgore e la fece portare dai due elefanti
    caricandola nell’incavo della proboscide, poi dopo averla buttata nelle
    fondamenta costruì il castello..Il castello si mise ancora a gemere teng-se
    –teng. Dopo aver affondato quattro lance ai quattro angoli del castello, lo
    chiamò Castello della creazione, fissò ancora angoli di ferro e porte di
    svastica. Poi fece due riti: sbiancò completamente il castello e gli riscaldò
    la faccia con nutrimenti e bevande. Sopra il castello volteggiava un’aquila
    khyung di svastika (segno della fortuna). In seguito una fontana di nettare
    si mise a zampillare e nella fontana stava una rana d’oro ...il quel momento le due mani dell’Artigiano sapiente si seccarono.
    L’Artigiono trovò il fatto straordinario; si seccarono anche i due elefanti e morirono. Poiché anche tutto il corpo dell’Artigiano si era
    seccato cominciò a chiedersi se anche lui stesse per morire.
    Un mattino comparve sul suo corpo un’ulcera.
    L’ulcera cominciò penetrare nel corpo e si mise a proliferare.
    Dopo tre anni il corpo era così consumato che rimaneva di carne solo quanto si poteva strappare con la punta di un coltello.
    Fece chiamare un “re della scienza “ rig pa ‘i rgyal po skr vidyaraja che
    considerato il caso, disse all' Artigiano, dal momento che hai costruito il
    castello sulla roccia di cristallo che serviva da sostegno al Klu Mdangs-dga
    è lui che è responsabile della malattia. Ed è lui che ha disseccato gli
    elefanti che hanno trascinato il cristallo sulla sabbia."


    Il lungo e complesso mito bon po fonda la “instabilità” del reale che è
    opinione condivisa dal Buddismo che dal reale deve “fuggire”.



    Edited by gheagabry - 13/5/2014, 20:27
     
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5 replies since 14/4/2011, 00:01   983 views
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