YUCATAN

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  1. gheagabry
     
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    All'inizio lo Yucatan non si chiamava così.
    Quando gli spagnoli, sulle tracce della precedente visita di Colombo, si trovarono per caso vicino a numerosi edifici maya sparsi lungo la costa, domandarono, naturalmente nella loro lingua, chi erano quelle popolazioni, i maya risposero: "Ci-u-than" cioè "non vi capiamo"; ma essi interpretarono quelle parole come risposta e col tempo "Ci-u-than" divenne Yucatan.
    I maya iniziarono a chiamare il loro paese Yucatan e così il nome rimase ma nella loro lingua continuarono a chiamarlo " la terra del tacchino e del cervo".



    LO YUCATAN

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    C’è chi dice che dopo essere stati in Africa per la prima volta sia impossibile non soffrire di nostalgia di quei luoghi lontani, caldi, misteriosi e magici, avvolti nella sognante atmosfera di deserti e oasi, di palme e datteri, di capanne e sorrisi delle popolazioni indigene: è il classico “mal d’Africa” . Ma c’è anche chi sostiene che esista il “male dello Yucatàn”..La penisola dello Yucatàn si trova nello Stato centroamericano del Messico, ed è uno dei ben 31 Stati in esso presenti. Per anni è stata la culla di una civiltà meravigliosa, che ha lasciato segni indelebili sul territorio e nelle tradizioni degli abitanti odierni del posto: i Maya, che popolarono questa terra a partire da circa quattro millenni fa. Fu proprio grazie a loro che lo Yucatàn è conosciuto a tutto il mondo con tale nome: il termine infatti deriva dall’esclamazione “Yectean”, “non ho capito”, cioè ciò che essi dicevano quando i conquistatori spagnoli insistentemente chiedevano loro in quale luogo fossero capitati.
    Ma, oltre ad aver coniato inconsapevolmente il nome della propria terra, i Maya ci hanno lasciato qualcosa di cui è impossibile non meravigliarsi, per la quale non commuoversi è un sacrilegio: l’architettura....
    Sono moltissimi i siti archeologici da visitare in questa splendida penisola, ma, non a torto, i più belli e i più conosciuti sono senza ombra di dubbio il meraviglioso sito di Uxmal, l’altrettanto stupefacente Ek Balam, e, ovviamente, l’indimenticabile Chichén Itzà. Sono culle di stupore, nidi di meraviglia, cuore di una civiltà che rimarrà immortale nel tempo.
    Come non meravigliarsi davanti alla magnificenza della piramide a gradoni di Kukulcàn, della natura lussureggiante che la circonda, dell’unicità della vista che si ha dalla cima della costruzione e di cui si può godere così poche volte nella vita? Come non provare stupore e commozione trovandosi al centro dell’enorme complesso di uno dei tanti campi in cui si praticava anticamente una primitiva versione della pallamano, conosciuta come il gioco della pelota, e in cui si praticavano rituali, decisamente troppo barbarici ma così sinistramente particolari e caratterizzanti della loro cultura, come il sacrificio volontario del capo della squadra vincitrice dell’incontro in onore delle divinità pagane?
    Ma, soprattutto, l’emozione che si prova trovandosi a camminare sotto la pioggia di uno tipici temporali estivi, accanto ad una piramide a gradoni eterna da migliaia di anni, con l’erba più verde che si possa mai ammirare che ti accarezza dolcemente i piedi chiusi solo dal minuscolo filo delle infradito, è indescrivibile: è la pace interiore. Una pace con se stessi e col mondo. Una momentanea sospensione della nostra caotica vita fatta di tecnologia. Una fusione totale di anima e corpo con una civiltà sepolta da millenni. Un mistico viaggio nel tempo, mano nella mano con la storia....non si può non tuffarsi letteralmente nelle gelide e cristalline acque di un caratteristico cenote, ovvero una grotta sotterranea scavatasi nei millenni grazie all’erosione, in cui gli antichi Maya si rinfrescavano, lasciandosi l’afa caraibica alle spalle.


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    ......i cenotes......



    Un'enorme lastra calcarea poggiata sull'acqua. E, sotto il terreno, una ragnatela segreta di fiumi e sorgenti, grotte e canali che appare solo quando crolla la volta delle grotte creando i cenotes, sorta di crateri o giganteschi pozzi colmi d'acqua. Ecco cos'è lo Yucatán, terra di segreti liquidi nascosti tra la fitta vegetazione tropicale. È tuffandosi in questi laghetti d'acqua dolce che si aprono nella foresta che si può accedere a un mondo di paesaggi straordinari: ampie grotte ornate da stalattiti e stalagmiti, stretti cunicoli, lunghi fiumi sotterranei...L'origine dei cenotes risale a 150 milioni di anni fa, quando tutta la penisola dello Yucatán era un immenso giardino di corallo: generazioni di madrepore e di alghe si succedettero sul fondo del mare, formando uno spesso strato calcareo. Più volte le forze della Terra trascinarono questo giardino sopra il livello del mare: penetrando nelle mille fratture, l'acqua piovana incise dall'interno il tenero calcare, dando vita al vasto sistema di fiumi sotterranei che si possono oggi esplorare. Nel corso dell'ultima Era Glaciale il livello del mare scese di 100 metri sotto il livello attuale e l'acqua piovana, filtrando nelle grotte ormai abbandonate dai fiumi, formò straordinarie stalattiti e stalagmiti. Con la fine dell'Era Glaciale e l'innalzamento del livello dell'acqua, grotte e canali tornarono ad allagarsi. E a formare infine questa sorprendente rete di vie segrete.



    Intorno al 1900 un professore di Harvard e console americano nello Yucatan, Edward Thompson, acquistò l'hacienda che comprendeva Chichen Itza.
    Incuriosito dai leggende popolari che raccontavano di giovani vergini gettate nel cenote come sacrificio alle divinità maya, Thompson decise di far dragare il pozzo.
    Vennero così recuperati gioielli d'oro e di giada provenienti da ogni parte del Messico e anche dalla Colombia ma anche manufatti e a diverse ossa umane.
    Molti oggetti furono dati al museo "Peabody" di Harvard ed altri restituiti al Messico.
    Successive ricerce degli anni '20 e '60 portarono alla luce centinaia di altri preziosi manufatti.
    Questo Cenote Sacro ha un diametro di 58 m e 35 m di profondità.







    E' rimasto in fondo all'Oceano Pacifico .... Ed è più piccolo di un chicco di riso. Ma è anche il primo e unico frammento mai trovato dello spaventoso asteroide spaziale che cadde sulla Terra provocando l'estinzione dei giganteschi rettili



    ......65.000 milioni di anni fa......



    E' grande come la testa di un fiammifero: due millimetri e mezzo, per essere pignoli. Eppure quel micro-sassolino pescato in fondo all'Oceano Pacifico potrebbe essere la soluzione del mistero dei dinosauri e della loro improvvisa scomparsa.
    Piccolo si, quel pezzettino di roccia. Ma mille volte più grande dei granelli di sabbia vecchi di 65 milioni di anni in cui era sommerso, granelli trasportati dal vento e che hanno formato il sedimento suboceanico. Ma lui no: era troppo pesante. "Non c'è nessun modo che spieghi come il vento abbia potuto spingere fin là qualcosa di così grosso - spiega il geochimico Frank Kyte che lo ha trovato - Per finire in quello strato di sedimenti deve per forza essere caduto dal cielo". E allora? Allora il sassolino fuori posto è fuori posto anche come composizione, ricco com'è di iridio. Infatti è un meteorite. Per Kyte, e non solo, probabilmente è "Il" meteorite. Cioè un frammento di quella montagna spaziale precipitata sulla Terra appunto 65 milioni di anni fa. E che cancellò in poco tempo l'intera stirpe dei dinosauri, fino a quel momento dominatori assoluti del mondo animale.
    Tutto per ora sembra confermarlo: il sassolino è l'unico frammento esistente di quella meteora-proiettile larga almeno 10 chilometri che si schiantò giusto nella penisola messicana dello Yucatan. Molti geologi infatti ritengono che quel gigantesco cratere largo oltre 100 chilometri fotografato dal satellite sotto la foresta sia il punto d'impatto del meteorite che cambiò d'improvviso il clima del pianeta. Anche perché si adatta benissimo alle ultime ricerche in materia. Fino a una decina di anni fa infatti si riteneva che la meteora avesse colpito la superficie terrestre perpendicolarmente: uno schianto ad altissima velocità pari all'esplosione di decine di bombe atomiche che non lasciò alcun frammento più grande di qualche molecola. Poi Peter Schultz, geologo della Brown University, ha rimesso tutto in discussione: secondo i suoi studi il meteorite colpì lo Yucatan da sud-est e con un angolo di 30 gradi...Risultato: l'enorme nuvola dei detriti e parte della roccia spaziale fu lanciata così verso ovest per qualche migliaio di chilometri e cadde in mezzo al Pacifico, a quasi 9 mila chilometri di distanza. Giusto dove è stato trovato il sassolino killer...Proprio in base a questa teoria, Kyte scavò il fondo dell'Oceano, fra i sedimenti che si formarono 65 milioni di anni fa, il periodo in cui i dinosauri e tre quarti delle altre specie animali sparirono di colpo. Un sacco di coincidenze, insomma. Come la presenza proprio negli strati di roccia corrispondenti a quel periodo, in molte parti del mondo, di grandi quantità di iridio e di un quarzo particolare che si ottiene solo ad alte pressioni. In altre parole residui di un meteorite e di un violento fenomeno naturale.
    Certo l'aver pescato nel Pacifico quella capocchia di spillo vecchia di qualche era geologica (e arrivata chissà da quale remota zona dell'universo) è stato un colpo di fortuna. Di frammenti, di prove di quel disastro nonostante l'impatto "inclinato" dell'asteoride, non ne devono comunque essere rimaste molte. Ma ora forse ne abbiamo una in mano: una quasi insignificante scheggia del super-proiettile spaziale che provocò l'estinzione di intere specie animali. In fondo tutti gli assassini, anche i più abili, lasciano una traccia.
    - dal web -




    ......una favola......



    C’era una volta, tanti tanti anni fa, una grande palla di fuoco che girava nello spazio finché un giorno ci fu un grande boato e la palla scoppiò. Divenne in tanti pezzetti fatti di fuoco e, il più grande di questi
    pezzi, formò la Terra. Per raffreddarsi impiegò molto tempo ed il calore che emetteva era, all’inizio, molto forte. Col passare del tempo, il fuoco si spense e sulla Terra si formarono montagne, pianure, valli. Il vapore del fuoco e delle eruzioni vulcaniche formò l’aria e le nuvole: queste ultime fecero cadere tanta acqua che si raccolse sulla Terra. L’acqua caduta dal cielo riempì le valli e si formarono laghi, fiumi, mari e lagune. In un punto piccolissimo della terra, che poi prese il nome di Pietraroja, si formò una grande laguna dove iniziò una cosa stupenda: la vita. Il sole era caldo e le prime forme
    di vita nacquero nell’acqua ed erano organismi minuscoli. Poi, pian piano, questi organismi divennero più grandi e nacquero i pesci. Sulla terra ferma, intanto, gli scorpioni cacciavano i millepiedi e si
    nascondevano in terreni paludosi. Spuntarono le prime piante che, all’inizio erano senza foglie e senza
    fiori e i pesci, modificando le loro pinne, si trascinarono fuori dall’acqua, stabilendosi sulla terraferma.
    Cominciarono a comparire i rettili: degli strani animali simili alle nostre lucertole e ai nostri coccodrilli; le piante iniziarono a germogliare le foglie e nacquero i primi fiori. Nell’intrico delle enormi foreste
    volavano insetti come libellule mentre nell’acqua e sulla terraferma vivevano anfibi e rettili. Passarono ancora tantissimi anni e sulla Terra comparvero i dinosauri, detti i giganti del nostro passato. Questi vissero incontrastati per molto tempo; alcuni di essi erano inoffensivi e vegetariani, altri erano predatori spietati dotati di una terrificante dentatura, tagliente come la lama di un rasoio, con la quale squarciavano il corpo delle loro vittime per nutrirsi della loro carne. Sulla terra intorno a quella laguna,
    un giorno si schiuse un nuovo dal quale venne fuori un piccolo dinosauro veloce e scattante .. CIRO.
    Questo animaletto era carnivoro, cioè mangiava solo carne ed era piccolo, agile e molto astuto. Trascorreva il suo tempo sulle rive della laguna: per cercare di trovare il cibo necessario a vivere, cacciava altri animaletti correndo velocemente sulle zampe posteriori.
    Tutto era tranquillo finché un giorno successe qualcosa di strano: il mare coprì tutte le terre, le
    montagne si incendiarono cacciando fuoco, tutto bruciava e la terrà tremò. Il piccolo CIRO non sapeva dove andare, cercò di scappare ma la catastrofe fu così grande che tutta la laguna si trasformò. CIRO
    il piccolo dinosauro, restò sepolto sotto uno strato di fango insieme ad altri dinosauri e ai pesci che
    vivevano nella laguna. Il mondo dei dinosauri era finito. Iniziava un’altra era: nasceva l’uomo.
    - dal web -


    On-the-Road-perfetto-per-scoprire-lo-Yucatan





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    Edited by gheagabry1 - 2/11/2023, 23:44
     
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  2. tomiva57
     
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    Izamal





    Izamal è una cittadina coloniale piuttosto ben conservata. Molti edifici sono del secolo XVI e XVII. La città spagnola venne edificata sulle rovine della antica città maya di Itzamnà. Le case sono dipinte nel colore classico dell'epoca coloniale, l'ocra chiaro.
    Izamal deve la sua notorietà al monastero francescano che gli spagnoli costruirono nel 1561 smantellando il tempio maya precedente.

    Il monastero è forse il più grande di tutto il Messico. Dall'alto della piramide-collina su cui sorge si gode un'ottima vista sul villaggio e sulle piantagioni circostanti


    eggers-julie-franciscan-convent-of-san-antonio-de-padua-izamal-yucatan-mexico

    izamal



    Tranquilla cittadina coloniale, famosa nell’epoca preispanica per gli edifici dedicati ad una delle divinità più importanti del panteón maya: il dio sole Kinich-Izamanà; gli zelanti frati francescani, che si istallarono nella zona già dal 1533, iniziarono a costruire, con le pietre dei tempi, uno dei più grandi monasteri d’America dedicato a San Antonio da Padova, il risultato è un bel esempio di archittettura conventuale del XVI secolo; la chiesa principale del convento è un santuario dedicato al culto della Madonna di Izamal a cui il Papa Giovani Paolo II fece visita in uno dei suoi numerosi viaggi in terra messicana.


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    Edited by gheagabry1 - 2/11/2023, 23:45
     
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  3. tomiva57
     
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    PROGRESO






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    Progresso è una città-porto che per anni è stata villaggio di pescatori.
    Negli anni '50 i Meridanos iniziarono a costruire qui, siti estivi per poter uscire dal caldo insopportabile della capitale.
    Verso gli anni '60 e '70 gruppi di americani e canadesi scelsero questa città come meta perché attirati dal caldo e dai bassi costi.
    Oggi è tappa di crociere ed è molto viva in luglio ed agosto e durante le vacanze pasquali.
    Nel resto dell'anno le spiagge sono tranquille, quasi isolate.
    È molto ventilata da pomeriggio a sera; la stagione delle piogge inizia a giugno e termina a settembre.
    Il mare circostante è privo di correnti e maree e l'acqua è scura e poco profonda.
    L'economia di Progresso si basa sul turismo ma soprattutto sulla pesca infatti vanta 900 pescherecci.


    Ben altro interesse suscitano alcuni luoghi situati nei pressi dell’abitato, come Chicxulub Puerto, Chelem Harbor, Puerto Chuburna, Chixulub, Xcambò e soprattutto Dzibilchaltun. Quest’ultimo è l’unico complesso Maya rinvenuto nella zona di Progreso, quasi a metà strada tra la città costiera e la capitale Mèrida. Tra i resti di Dzibilchaltun, la cui traduzione letterale è “dove c’è scritto sulla pietra piatta”, spicca il Templo de las Siete Muñecas, il “Tempio delle Sette Bambole”, chiamato così poiché decorato da sette piccole effigi raffiguranti i corpi di sette esili fanciulle. L’altra caratteristica principale del sito è il cenote, una specchio d’acqua nel quale era possibile nuotare. Da qualche anno, nei pressi delle rovine, è stato istituito un piccolo museo nel quale sono esposti manufatti e piccoli oggetti artigianali Maya.
    Rilevanti sono le esportazioni di pesce verso gli Stati Uniti, il Giappone e l'Europa.
    Il suo molo è il più lungo del Messico ben 7 Km e inoltre possiede un faro molto alto visibile per 20 miglia nautiche costruito tra il 1885 e il 1891.

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    s. Rosa de Lima




    dal:web

    Edited by gheagabry1 - 2/11/2023, 23:46
     
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2 replies since 9/4/2011, 01:10   900 views
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