IL TEMPO SCORRE...

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  1. gheagabry
     
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    Dai grandi cicli della vita e delle stagioni all’altalenarsi del giorno e della notte, dallo scorrere delle ore e dei secondi fino ai microritmi del respiro e del battito cardiaco, tutta la vita umana è attorniata dallo scandire del tempo. E quindi tutta la storia dell’umanità può essere scritta come la storia della percezione del tempo e della sua capacità di misurarlo.
    Anche la storia della scienza è scandita dai progressi delle misure e quelle del tempo sono le più precise in assoluto.


    La CLESSIDRA



    Siamo abituati, erroneamente, a chiamarle così: clessidre. Eppure, la denominazione esatta sarebbe "clepsamie" perché in realtà la clessidra vera e propria (il nome derivante dal greco κλεψύδρα - klepsýdra significa letteralmente "ruba-acqua") si basa in effetti su un flusso d´acqua e non già di sabbia.
    Nella lingua italiana la parola si riferisce a strumenti che funzionano ad acqua e a sabbia, mentre in altre lingue non è così: la parola clepsydre è usata sia in francese che in inglese per riferirsi allo strumento ad acqua; mentre sabliers in francese e sand-glass in inglese allo strumento a sabbia.
    Nei primi modelli di clessidra veniva usata l'acqua per questioni religiose, filosofiche e rendeva meglio l'idea del tempo che scorreva. Forse inventata daii caldei che attraverso i fenici sarebbe arrivata agli egiziani.
    La prima indicazione storica della clessidra risale al 1580 a.C. (iscrizione egiziana).
    Il primo esemplare è stato trovato nel tempio di Karnak; l'acqua usciva lentamente da un forellino sul fondo.
    Le prime clessidre erano a forma di vaso, in seguito ne vennero costruite altre di varie forme, elaborate e ingegnose.
    La forma conica tendeva a rendere uniforme la velocità di uscita dell'acqua compensando la riduzione di velocità al diminuire del livello; nonostante ciò rimasero molto imprecisi perché la scienza di allora era vaga, non era preciso il momento in cui veniva avviato l'oggetto, il foro si alterava per erosione, impurità e temperatura.


    "La giornata dei Greci e dei Romani, al pari della nostra era sempre di 24 ore, 12 per il dì dall'alba al tramonto e 12 per la notte dal tramonto all'alba. Per ovvia conseguenza la loro durata mutava nel corso dell'anno: le diurne da un minimo di 45 minuti circa nel solstizio d'inverno, ad un massimo di circa 75 minuti in quello d'estate; le notturne l'opposto. Solo negli equinozi, i due valori coincidevano in 60 minuti.
    Ctesibio, uno dei massimi scienziati dell'antichità, progettò e costruì nel I secolo d.C. un orologio ad acqua, o clessidra, capace d'indicare automaticamente tale escursione.
    In dettaglio funzionava mediante uno stillicidio tra due recipienti. Il livello dell'acqua nel superiore era mantenuto costante per la regolarità del deflusso. Nell'inferiore, invece, si innalzava lentamente in 24 ore. Con l'acqua saliva un galleggiante e scendeva il contrappeso vincolatogli con una catenella, il cui andirivieni poneva in rotazione un indice in ragione del trascorrere del tempo. Dopo 24 ore un sifone esauriva l'acqua riavviando il ciclo, fatto coincidere con un intero giro dell'indice.
    La variazione della durata dell'ora fu risolta variando il centro del quadrante rispetto all'asse dell'indice. Per cui la sua rotazione ne scandiva uno sviluppo minimo se più vicino al bordo e uno massimo se più lontano, determinando per conseguenza l'allungarsi e il contrarsi delle ore. Allo scopo Ctesibio elaborò un variatore di eccentricità azionato da una ruota a 365 denti, mossi uno al giorno da un arpione della catena del galleggiante. A rendere facilmente leggibile l'ora in qualunque mese, provvedevano i 6 anelli concentrici del quadrante ed i loro 16 raggi, 12 per le ore diurne e 4 per le notturne raggruppate in altrettante vigilie. La clessidra indicava pure sulla sua corona esterna fissa il giorno ed il relativo mese con il rispettivo segno zodiacale, tramite una seconda lancetta fissata alla ruota dentata.
    Di clessidre del genere ne vennero costruite moltissime, alcune in grado anche di emettere un segnale acustico. Quanto alla precisione così stigmatizzava Seneca: a Roma non ti posso dire l'ora esatta; è più facile conciliare fra loro i filosofi che accordare fra loro gli orologi!"
    (Ferruccio Russo)




    La clessidra, originariamente ad acqua, era costituita da un semplice recipiente di vetro recante un foro nel fondo, attraverso il quale l’acqua defluiva verso un altro recipiente, determinando così il trascorrere del tempo.
    Fu proprio grazie all’invenzione delle clessidre che divenne possibile la misurazione dell’ora siderale e di conseguenza la nascita dell’astronomia.
    La più antica clessidra egiziana a deflusso è probabilmente quella costruita intorno al 1400 a.C. per Amenophi III ed attualmente conservata al Museo del Cairo.
    Il termine clessidra deriva dalle parole greche “kléptù” (io rubo) ed “hydùr” (acqua); e furono proprio i greci a portare la clessidra ad acqua ad un alto grado di perfezione. I greci impiegavano le clessidre in astronomia per calcolare i diametri apparenti del sole e della luna in base alla misura dei loro tempi di passaggio da un’estremità all’altra rispetto ad un’unica linea di visuale.
    Le clessidre a polvere sono molto più recenti di quelle ad acqua; l’orologio a sabbia, chiamato ampolletta, fu utilizzato nel Medioevo. Si trattava di un affascinante strumento che sfruttava la caduta di polveri di marmo o di gusci d’uovo triturati e setacciati. Gli orologi a sabbia furono usati per molti secoli principalmente per segnare una porzione di tempo limitato; soprattutto segnavano il tempo dello studio e dell’insegnamento, servivano nei conventi per scandire i tempi della preghiera e nelle chiese per controllare la durata delle prediche.
    Ma è nel contesto della navigazione che la clessidra ha ricoperto un ruolo fondamentale.
    Preferita all’orologio solare, la clessidra per secoli ha continuato a scandire tutte le attività lavorative che si svolgevano a bordo delle navi, anche dopo l’apparizione dell’orologio meccanico. Le ragioni di tale preferenza sono molteplici: innanzitutto le ampolle davano la possibilità di vedere e di predeterminare il tempo trascorso e quello ancora da scorrere; in secondo luogo non erano minacciate dagli agenti atmosferici come invece lo erano gli orologi meccanici, per i cui materiali la ruggine e la salsedine costituivano una minaccia decisamente seria; ed inoltre erano molto deleteri per i loro meccanismi anche il rollio ed il beccheggio dello scafo, per non parlare poi delle tempeste o delle bordate.
    Gli orologi da mezz’ora sono stati i più utilizzati a bordo delle navi addirittura fino alla metà del XIX secolo; erano infatti essi che scandivano i turni di guardia del marinaio. I cambi dei turni di guardia, della durata di quattro ore, venivano segnalati da quattro doppi rintocchi di campana, corrispondenti allo svuotamento di otto ampolle da mezz’ora.
    Anche nelle navigazioni di Cristoforo Colombo fu immancabilmente presente la clessidra.
    Il 13 dicembre 1492, giorno di Santa Lucia, Colombo, che aveva con sè molte ampollette da mezz’ora ciascuna, annotà nel suo giornale di bordo come l’orologio a polvere dal crepuscolo all’alba si fosse vuotato venti volte, misurando una notte da dieci ore.
    Altre clessidre di più breve durata, 15 o 30 secondi, erano associate all’uso del solcometro a barchetta, una lunga sagola munita di nodi ad intervalli regolari che veniva rilasciata a poppa della nave e terminante con una tavoletta di legno chiamata appunto barchetta. Questo strumento consentiva di calcolare la velocità della nave in ragione della lunghezza filata nei 15 o 30 secondi cronometrati con la clessidra.
    (ottante.it)




    Fascino che nasce dal poter vedere fluire il tempo: il lento scorrere della sabbia, ineludibile ma in qualche modo controllabile; il verificare in ogni momento quanta sabbia resta e quanta se n´è andata; e a un certo punto, a voler forzare la situazione, anche la chance di fermarlo, il tempo. Semplicemente ribaltando la clessidra e interrompendo il passaggio dei granelli da un contenitore all´altro.....La sabbia fluisce con regolarità dal bulbo superiore a quello inferiore in un tempo determinato per la forza di gravità, il più delle volte attraverso una piastra di metallo forata. Al termine, basta capovolgere lo strumento per iniziare un altro periodo. La durata del ciclo dipende dalla quantità e qualità di sabbia, dalla dimensione del collo e dalla forma dei bulbi. Il vetro "collabora" con la sabbia, che passa molto lentamente attraverso un piccolo foro posto al centro della struttura.



    Come scorrea la calda sabbia lieve
    Per entro il cavo della mano in ozio,
    Il cor sentì che il giorno era più breve.
    E un'ansia repentina il cor m'assalse
    Per l'appressar dell'umido equinozio
    Che offusca l'oro delle piagge salse.
    Alla sabbia del Tempo urna la mano
    Era, clessidra il cor mio palpitante,
    L'ombra crescente d'ogni stelo vano
    Quasi ombra d'ago in tacito quadrante
    (G.D'Annunzio)





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