LE STELLE

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  1. gheagabry
     
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    "Tra il cielo e la terra c’è l’uomo"



    La stella. Quest’immagine un tempo accendeva la fantasia dei pittori e dei poeti mentre oggi è oggetto di studio per astronomi e scienziati. Progresso o regresso? Apparentemente si tratta di un progresso. Ma una conquista del sapere è progresso solo agli occhi del volgo.


    Ma è poi così importante sapere quanto distano le stelle, da quali gas sono costituite o da quanti milioni di anni esistono? Forse quando sapremo tutto ciò (ma lo sapremo mai o ad ogni risposta che troveremo ci si presenteranno nuovi interrogativi?) saremo più felici? La scienza, si dirà, ha rischiarato le tenebre dell’ignoranza, ha aiutato l’uomo a capire, a sapere! [..]
    Ma più si conosce, più si ha la sensazione dei propri limiti. Potrà mai l’uomo saper tutto o ad ogni porta che aprirà se ne troverà davanti altre cento o mille ancora chiuse? E intanto le stelle ci osservano dall’alto impassibili e ammiccanti, col loro sguardo penetrante, che trapassa le tenebre e giunge fino ai nostri occhi, stabilendo con noi un filo invisibile, col quale intrecciamo i nostri sogni e le nostre fantasticherie notturne, come dice Pirandello nella novella La patente a proposito di un giudice che meditava di notte. Chissà se le stelle si sono accorte che l’uomo è cambiato nel corso del tempo (dall’uomo di Neanderthal ad oggi) o se non ci hanno fatto caso? O forse non si sono neppure accorte dell’esistenza dell’uomo, come dice Leopardi nella poesia La ginestra: per le stelle è sconosciuto non solo l’uomo, ma il mondo intero, non solo il mondo, ma il nostro sistema solare. Forse per loro il tempo non esiste. Vivono nella dimensione dell’assoluto, al di là del tempo e dello spazio. Il conoscerle, l’interrogarle, lo studiarle è una fatica tanto sterile, quanto lo sarebbe quella di un insetto che volesse capire il funzionamento di un aereo a reazione! Eppure l’uomo, con la sua debole e fallace ragione, con la quale ha compiuto indubbi progressi e ha assunto un atteggiamento scettico o addirittura pessimistico, l’uomo è sicuramente poco costruttivo. La filosofia e la letteratura propongono dubbi e interrogativi profondi e insolubili, esprimono certamente punti di vista più disincantati e critici, ma è la scienza con la sua umiltà e la sua tenacia ad aver determinato il progresso.



    Esiste tuttavia una dimensione nella quale l’uomo non ha sensibilmente migliorato le proprie conoscenze, rispetto al passato: la dimensione del sovrannaturale. L’ignoto, l’eterno, il soprasensibile lo indagavano forse più acutamente Maya, Indiani e Babilonesi, piuttosto che i cultori odierni di astrologia, occultismo o magia. In questa direzione, non è esagerato affermare che siamo ancora al punto di partenza. Il linguaggio dei simboli è per noi ancor oggi più oscuro di quello della matematica o dei segni, grafici, linguistici o artistici che siano [...] Le stelle nel cielo esse rappresentano l’elemento ’vivo’. Si tratta di una vita intesa come evoluzione e movimento, quindi mobilità nel tempo (hanno una loro durata) e nello spazio (i gas da cui sono composte si espandono). Inserite negli spazi siderali vuoti, ne costituiscono la materia vitale, allo steso modo che sulla terra alberi e fiori vivificano l’ambiente naturale. In un certo senso le stelle stanno al cosmo, come i vegetali e gli animali stanno alla terra.[..] Nell’universo le dimensioni sono abnormi, al limite dell’incommensurabile, dimensioni rispetto alle quali risulta in modo inequivocabile tutta la piccolezza dell’uomo. [..]Non sappiamo, non sapremo mai cosa sono, o meglio cosa significano, le stelle. È certo che sono qualcosa di più (e forse di diverso) rispetto a dei semplici accumuli gassosi. Del resto, le spiegazioni astronomiche non hanno mai soddisfatto la curiosità dell’uomo. Più che al ’che cosa’, l’uomo è interessato al ’perché’. E a questo punto le domande sono molte. Possibile che il creato sia tutto una costruzione perfetta ma senza uno scopo preciso? Siamo proprio sicuri che l’uomo sia l’unico abitante o comunque il destinatario privilegiato di questo immenso e meraviglioso edificio? Non è una casa troppo grande per un inquilino così piccolo? L’ha costruita qualcuno che non la abita o il proprietario ne è anche il principale inquilino? O si è costruita da sé? Forse le stelle sono le discrete e silenziose depositarie di questi segreti. Non quindi semplici accumuli di gas, ma enigmatiche custodi di qualcosa che non conosceremo mai, che la nostra intelligenza non ci permetterà di capire, ma che una folgorazione mentale ci può far intuire e, perché no, sognare. Chiudendo gli occhi, guardo le stelle del firmamento: sono infinite nel numero ed enigmatiche nell’aspetto. La loro forma è indecifrabile, sono troppo lontane. Gli astronomi ci dicono che sono vagamente sferiche. Ma sarà poi vero? freimaurerei.ch

    (Filippo Di Venti, articolo tratto da Revista massonica svizzera dicembre 2003)

     
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8 replies since 27/3/2011, 15:02   1164 views
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