i bimbi..e le prime scoperte...

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    I bambini imparano ciò che vivono

    I bambini imparano ciò che vivono.

    Se un bambino vive nella critica impara a condannare.

    Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.

    Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido.

    Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.

    Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.

    Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.

    Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.

    Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.

    Se un bambino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.

    Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo.

    Doret's Law Nolte


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    Edited by Lussy60 - 10/9/2012, 17:14
     
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    Emergenza capricci: come farsi ubbidire?


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    Capricci, urla, pianti disperati: sono lo spauracchio di tutti i genitori. In cuore nostro, speriamo che il nostro frugoletto resti per sempre dolce e ubbidiente, ma l’avvicinarsi dei cosiddetti “terribili 2 anni” vanifica la maggior parte delle nostre speranze.
    A quest’età, il piccolo inizia a esplorare la propria autonomia, testando i limiti che gli vengono imposti. E’ una fase importantissima per la costruzione della personalità e noi genitori dobbiamo aiutarlo a trovare la sua strada.
    Questo processo di autoformazione durerà finché i nostri cuccioli diventeranno degli adulti. Quindi armiamoci di pazienza e prepariamoci ad affrontare questa sfida che porterà i nostri bambini ad apprendere le regole per vivere all’interno della società.
    Innanzitutto, bisogna stabilire quali sono le regole che andranno sempre rispettate. Cerchiamo di non esagerare con il numero dei divieti, perché un bambino a cui viene negato il permesso di fare praticamente qualsiasi cosa, prima o poi si sentirà costretto a ribellarsi.
    Una volta fissate le regole fondamentali, dobbiamo essere coerenti e farle sempre rispettare. Rischiamo solo di confondere il bambino se un giorno gli vietiamo una cosa e il giorno dopo gliela lasciamo fare, magari perché ci siamo stancati dei suoi capricci. I limiti “invalicabili” devono sempre essere chiaramente definiti.
    Non basta imporre delle regole avvalendoci del nostro ruolo di genitori e pretendere che il piccolo ubbidisca solo perché siamo adulti. E’ importante spiegare fin dall’inizio il motivo per cui una cosa si può fare e l’altra no. Così il bambino capirà che la regola non nasce da un nostro capriccio, ma da una necessità fondata.
    Le regole devono essere il più possibile precise, per essere sicuri che le capisca. Perciò evitiamo di dire “rimetti in ordine la tua stanza”, ma preferiamo “rimetti i tuoi giochi nel cesto”.
    A volte, la disobbedienza è un’arma che i bambini utilizzano per ricevere maggiori attenzioni. Perciò è importante gratificare il bimbo con molti complimenti quando si comporta bene, così che non si senta obbligato a infrangere le regole per farsi notare.
    Se si comporta male, non diciamogli che è “cattivo”, o il piccolo finirà per crederci davvero, comportandosi di conseguenza.
    Infine, se gli diamo un po’ di autonomia – magari lasciando che si vesta o si lavi da solo – sarà più propenso a ubbidire ad altre regole.



    Edited by Lussy60 - 10/9/2012, 17:14
     
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    Litigi tra fratelli

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    Che cosa fare quando due figli litigano? I genitori devono intervenite nelle liti fra fratelli? Come comportarsi?


    a cura di: Dott. Leo Venturelli (pediatra)

    Sentire litigare e discutere animatamente dei fratelli è una cosa comune, facile, scontata: tra fratelli ci si arrabbia per situazioni banali, come il posto sul divano, il bagno sempre occupato, l'ultima fetta di dolce, un giocattolo che non si vuole condividere. È inevitabile che queste cose succedano tra fratelli: si passa da momenti di solidale alleanza e amicizia a situazioni di accesa ostilità.

    Questa ambivalenza tra amore e odio fa parte del vivere a stretto contatto nell'ambiente familiare, ma a volte c'è pure la competizione a fare da molla allo scontro per apparire migliori davanti ai genitori e per ottenerne dei vantaggi. Il lato positivo della rivalità tra fratelli è che l'ambiente familiare diventa una palestra in cui i giocatori imparano a condividere, a far valere i propri diritti, a essere a volte egoisti, altre volte generosi.

    Che fare quando i figli litigano tra loro?
    Incoraggiateli a discutere e risolvere i problemi tra loro
    Stabilite delle regole: "discutete pure tra voi, ma non picchiatevi, non dite parolacce, non distruggete le cose che vi stanno intorno". Se voi genitori tendete a intervenire nelle loro beghe, sarete sempre più invischiati nelle discussioni e nei litigi. Finché è possibile, mantenetevi al di fuori, almeno fino a quando ci si limita ai battibecchi. Lasciateli litigare, non passate la vita a cercare di essere i giudici delle controversie dei figli; a loro serve l'indipendenza per imparare a negoziare, a discutere e a mettersi d'accordo. Se però avete dei figli piccoli, ancora in età prescolare e uno dei due è molto aggressivo, è bene vigilare per impedire che il più debole venga picchiato, visto che a questa età i bambini non hanno ancora la misura dei loro gesti.
    Cercate di tenervi fuori dalle loro discussioni, se vengono a frignare da voi
    Lasciate che se la cavino da soli. Aiutateli soltanto ad affrontare in modo giusto la discussione: per questo insegnate loro a esporre bene i propri punti di vista, a rispettare l'altro mentre parla, a non interromperlo almeno per uno o due minuti. Non cercate di individuare subito chi tra i due ha cominciato per primo, chi è il colpevole, chi ha ragione, a meno che sia tutto molto evidente. Evitate di fare domande: spesso può essere controproducente perché potrebbero inventarsi delle storie, mentire sulle cose dette o esagerare le situazioni.
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    Se una disputa diventa troppo violenta, intervenite
    Se li sentite gridare in camera loro, avvisateli che non siete disposti a sentire i loro litigi così pesanti, convinceteli ad abbassare la voce e a provare a discutere senza gridare. Se non riuscite nel vostro intento, divideteli mandandoli in due stanze diverse. Se la discussione è legata alla TV, spegnetela; se la disputa riguarda l'uscire di casa per giocare, sospendete per entrambi l'uscita.
    Non permettete che si picchino, che rompano oggetti, che si scambino improperi
    Siate il più possibile imparziali. Se si stanno picchiando, mandateli in stanze separate, indipendentemente da chi avete scoperto a menar le mani: questi potrebbe non essere la persona che ha la responsabilità di aver iniziato il litigio. Non dovrete acconsentire che si prendano in giro con soprannomi come "ciccione, puzzone, mongoloide": tali commenti sono dannosi per la loro crescita psicologica, che va consolidandosi giorno dopo giorno.
    Sospendete qualsiasi discussione che si verifica in pubblico
    Per strada, al cinema, al parco evitate che i fratelli litighino, dite loro che danno fastidio agli altri. Se continuano, separateli, per esempio sedendovi tra i due. Se continuano ugualmente, allontanateli in posti diversi. Se hanno un'età superiore a 5-6 anni, invitateli a smettere, altrimenti applicate un castigo una volta ritornati a casa. In alcuni casi potrà capitare che dovrete sospendere la passeggiata o l'uscita e riportarli a casa.
    Proteggete la privacy, le amicizie, gli oggetti di ciascun figlio
    Quando i bambini discutono sui giochi, e tutti e due ne vogliono uno, favorite l'effettivo padrone del giocattolo. Fate però notare ai bambini che giocare insieme o scambiarsi e condividere i giochi è un bene: questo serve anche quando vengono degli amici a casa, soprattutto per mantenersi le amicizie. Quando il gioco è unico, come un video-game o un gioco da tavolo, insegnate loro a rispettare il proprio turno. Che dire poi dei fratellini che vogliono intromettersi nei giochi dei più grandi? Cercate di farli assistere al gioco, ma senza interferenze tali da compromettere il gioco stesso, altrimenti è meglio che i fratelli più piccoli stiano in un'altra stanza. Se uno dei due o tre fratelli sta studiando, deve avere una spazio apposito per non essere costantemente distratto dagli altri.
    Evitate i favoritismi
    È estremamente importante che le punizioni per le lotte tra fratelli, in cui voi genitori non avete indovinato il colpevole, siano uguali per tutti; i genitori devono evitare di dar la colpa sempre al più grande, oppure di accusare la sorella invece del fratello, o prendersela con il figlio più vivace. I bambini captano subito se fate dei favoritismi: trattateli sempre per come si comportano in quel momento, evitate di prendere le difese di uno rispetto all'altro, non fate paragoni, non divideteli tra buoni e cattivi. Se vostro figlio vi accusa di favoritismo, ignoratelo e ribadite le regole che avete posto in casa.
    Prevenite le situazioni in cui potrebbero menar le mani
    Prima di tutto, aiutateli a riconoscere i loro sentimenti. La rabbia può essere espressa senza offendere o picchiare; date loro alternative possibili per discutere senza litigare. Facilitateli a giocare con amici, anche fuori dalle mura domestiche: non pretendete che giochino sempre insieme. Evitate favoritismi verso uno dei due, cercate di parlare separatamente con entrambi ogni giorno e, almeno due volte la settimana, trovate dei momenti in cui far qualcosa singolarmente con ciascuno dei figli. Soprattutto mostrate loro come discutere con voce calma e con tranquillità: cercate di non reagire in modo irato, litigioso, astioso quando discutete coi vostri figli o con altre persone.
    Lodate i bambini quando si comportano bene insieme
    Fate attenzione ai momenti in cui i vostri figli si comportano bene, giocano insieme amichevolmente: gratificateli per questo con apprezzamenti anche davanti ad estranei, quando possibile. Complimentatevi del fatto che si sono dati una mano e hanno appianato le loro divergenze in modo educato.


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    Litigi fra fratelli o sorelle
    Nelle famiglie con più bambini talvolta possono sorgere grossi litigi. Si tratta di un fatto quotidiano del tutto normale. Infatti, nei litigi vengono fuori i vari interessi, le diverse esperienze e i diversi caratteri dei bambini, ognuno dei quali spesso ha la propria predisposizione.

    Le liti tra fratelli sono normali e soltanto se i bambini hanno anche la possibilità di esternare i conflitti, possono imparare a controllarsi e a sviluppare una sana autocoscienza.
    Quindi è inevitabile che ogni tanto ci siano dei litigi, anche se questi talvolta possono turbare la vita famigliare, snervare i genitori e creare malumori. Al più tardi quando le urla nella camera dei bambini o il rumore dei bisticci nel soggiorno diventano troppo intensi, i genitori si chiederanno se è il caso di intervenire e cosa sarebbe opportuno intraprendere la volta successiva per prevenire una tale situazione.

    Quando intervenire

    È molto importante intervenire nel momento giusto. Se si interviene troppo presto, i figli verranno privati dell’opportunità di gestire da soli la situazione. Se invece si interviene in ritardo probabilmente sarà troppo tardi per trovare una soluzione amichevole. Il momento giusto per intervenire sarebbe pertanto quello in cui tutte le critiche e le accuse sono state mosse e si inizia a parlare a vanvera senza ottenere alcun risultato.
    Solo a questo punto, la persona adulta dovrebbe riassumere la situazione con le parole giuste, comprensibili anche dai più piccoli, facendo capire ai litiganti che essa ha preso il problema sul serio. Le derisioni, le minacce o parlare con l’indice alzato non servono assolutamente a nulla. I bambini, ma del resto anche gli adulti, sono disposti a cercare di comprendere gli altri soltanto quando si sentono compresi nella loro rabbia. Spesso, in seguito a un tale intervento, i bambini saranno in grado di trovare da soli una soluzione al problema.

    Regole valide per tutti

    Qualora l’intervento giungesse troppo tardi e l’atmosfera si fosse già surriscaldata troppo, si potrà tentare di risolvere il conflitto con la seguente domanda: «Scherzate o fate sul serio?». Tali parole probabilmente avranno l’effetto di fare notare ai litiganti il fatto di avere superato la linea che divide il litigio tollerabile e la violenza inammissibile. Qualora il conflitto avesse già assunto proporzioni esasperate, non rimane altro da fare che intervenire e dividere in modo energico i litiganti.

    Una base importante per evitare i litigi sono delle regole fisse, valide per tutti, e che dovranno essere definite assieme ai figli, ponendosi le seguenti domande:

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    Quali giocattoli e quali ambiti personali sono tabù?
    Quali parolacce sono permesse?
    Fino a che punto ci si può spingere quando si fa a botte?
    Quali sono i diritti e i doveri dei fratelli e delle sorelle più giovani rispetto a quelli più grandi?
    Va da sé che tali regole debbano essere fissate nel modo più corretto possibile. Tra l’altro, ecco un suggerimento utile: la noia può fomentare i litigi. I bambini che sono impegnati, invece, hanno meno tempo e voglia di litigare.

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    Edited by Lussy60 - 10/9/2012, 17:14
     
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    i primi dentini: schema dentizione e disturbi possibili


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    Primi dentini, che piacere mordere tutto!


    Piccoli e affilati sembrano innocui, ma invece fanno un male incredibile! E il titolare di questa “arma impropria” prova un piacere infinito nell’affondarla nella mano di mamma e papà o peggio, come capita di tanto in tanto, nel collo o nella spalla. Sì, esattamente, sto parlando dei primi dentini e del godimento che i bambini provano quando cominciano a mordere.

    Luca, 10 mesi, ha ben sei dentini. E ieri a tradimento ha azzannato il mio polpaccio. Non vi dico il dolore!
    Lui sa che fa male, infatti prima morde senza dare il minimo preavviso e poi ride come un pazzo!
    E se dico “Ahi”… ride ancora di più a crepapelle…
    Rimpiango le sue belle gengive sdentate!



    Edited by Lussy60 - 10/9/2012, 17:15
     
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    i primi dentini:

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    Per un bambino, il periodo che va dai 6/7 mesi fino all'anno di età vede, oltre alla conquista della capacità di spostarsi da solo, un altro grande traguardo: la comparsa dei primi denti.

    Lo sviluppo dei denti, sia di quelli da latte (decidui) sia di quelli permanenti inizia nel pancione.Il feto ricava dal sangue materno tutti i minerali indispensabili per la formazione dello smalto e della dentina, componenti necessari per lo sviluppo dei denti. I minerali necessari sono fondamentalmente il calcio, il fluoro ed il fosforo.

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    Alla nascita il neonato presenta tutti i dentini all'interno della mandibola e della mascella, anche se non è possibile vederli. La loro formazione si conclude con la calcificazione, cioè con il deposito di calcio: si tratta di uno sviluppo molto lento, che si integra solo dopo l'emissione del dente stesso.

    La nascita dei primi dentini non avviene nello stesso momento per tutti i bambini, anche se in genere il primo dentino spunta verso il sesto mese di vita. In alcuni bimbi questo momento può essere anticipato di un paio di mesi in altri può ritardare di due o tre (alcuni bambini possono arrivare anche fino a 12/13 mesi prima che nasca il primo dentino, non c'è niente di cui preoccuparsi.)


    In genere i primi due dentini a spuntare sono gli incisivi mediali inferiori (tra i 6 e gli 8 mesi) seguiti, a intervalli più o meno regolari dagli altri. Non è escluso però che possa nascere prima l'incisivo superiore o che i molari possano spuntare prima degli incisivi inferiori.

    Approssimativamente a circa due anni la dentatura decidua è completa e resta tale sino a circa sei anni, quando i dentini cominciano a cadere per lasciare il posto ai denti permanenti.


    Schema dentizione per denti da latte

    incisivi centrali inferiori: 6/8 mesi
    incisivi centrali superiori: 7/9 mesi
    incisivi laterali superiori: 8/10 mesi
    incisivi laterali inferiori: 10/12 mesi
    primi molari inferiori e superiori: 12/18 mesi
    canini inferiori e superiori: 18/24 mesi
    secondi molari: 24/30 mesi

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    Disturbi della dentizione

    Non sempre la nascita dei dentini provoca disturbi o manifestazioni dolorose, ma in genere le gengive prima che spunti il nuovo dentino si manifestano infiammate, dure e dolenti e si associano ad altre piccole problematiche. State pur certi che i disturbi si risolveranno da soli in pochi giorni, l'importante è saper attendere e pazientare.

    Ecco alcuni consigli:

    Gengive infiammate

    Caratteristico segnale dell'inizio del processo della dentizione. Sotto la spinta del dente la gengiva si gonfia, si infiamma e fa male. Il bimbo istintivamente porta oggetti alla bocca mordendoli e da solo ha già trovato il sistema per alleviare il dolore. Piuttosto che gli anelli per dentizione in plastica, esistono anelli per dentizione in legno naturale, sapete che cosa mettono in bocca i vostri bimbi. A partire dai 6/7 mesi e sotto la vostra stretta sorveglianza potete anche offrire loro delle carote, finocchi, croste di grana, pezzi di pane: sono prodotti naturali e hanno un ottimo effetto anestetizzante, se sono freddi meglio ancora.

    Febbre

    La nascita dei primi denti può provocare l'innalzamento della temperatura, che tende ad avere sbalzi improvvisi durante la giornata.

    Diarrea

    Se la causa della diarrea è la nascita dei dentini, allora è un sintomo passeggero ed in questo caso dare spesso da bere al bimbo per reintegrare i liquidi persi. Inserire nell'alimentazione la crema di carote e di mela che hanno un effetto astringente. Nel caso in cui la diarrea perduri chiamare il pediatra, perché potrebbe trattarsi di un disturbo gastrointestinale.

    Agitazione

    L'irritazione alle gengive, la diarrea o la febbre possono far diventare il bimbo nervoso. Ciò si può manifestare in diverse maniere: il bimbo può piangere, avere difficoltà di addormentarsi o svegliarsi di notte. Tutto questo termina con la crescita dei primi quattro molari. Occorre avere pazienza e trattarlo teneramente.



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    Edited by Lussy60 - 10/9/2012, 17:15
     
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    Bambini e verdure



    Piccoli trucchi per far amare e far mangiare le verdure ai bambini.

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    Chi è genitore ben sa quanto sia difficile a volte riuscire a far mangiare ai propri figli un bel piatto a base di verdure. Spesso il loro primo atteggiamento è quello di diniego, di arricciamento di naso, di rigidi “no!” pronunciati con fermezza e determinazione che, indipendentemente dall’età, fanno spesso perdere pazienza e speranze anche ai più puri discendenti di Giobbe! Cosa fare allora per cercare di affrontare questo problema, per dare una mano a quelle mamme disperate che tra i fornelli, il lavoro, la spesa e gli strilli tentano, ahimè invano, di far apprezzare i loro manicaretti ai pargoli?
    Partiamo dal presupposto, corrispondente alla sacrosanta verità, che le verdure fanno davvero bene ai piccoli, che il loro contenuto di vitamine, sali minerali, fibra e acqua è molto importante per una crescita equilibrata, ovviamente abbinato ad altri alimenti. Inoltre secondo le linee guida per una sana alimentazione, il consiglio è di consumare almeno tre porzioni al giorno di verdure di stagione, cotte o crude. Ecco allora qualche consiglio pratico.


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    Avete la fortuna di un piccolo pezzo di terra, oppure un grande terrazzo? In entrambi i casi potete cimentarvi, insieme ai vostri figli, in “piccoli contadini alla riscossa”, ovvero provare ad avere un orto sul balcone o un orto in città, coltivando semplici verdure che nella tipica formula dal produttore (voi) al consumatore (voi), potrete raccogliere e gustare direttamente. I vantaggi di questa scelta sono molteplici. Prima di tutto, la terapia positiva che deriva dal contatto con la terra è valida e applicabile sia a voi sia ai bimbi: la soddisfazione di poter dire “questo l’ho fatto crescere io”, beh è davvero grande! A livello economico, a meno che non abbiate un grosso orto, non risparmierete tantissimo, ma sarà sempre gradevole poter staccare due pomodorini o cogliere un cespo di insalata vista crescere giorno dopo giorno. I bambini la apprezzeranno e forse sarà anche più piacevole mangiarla. Il costo di una bustina di semi di insalata, di pomodoro o di zucchine è di pochi centesimi! Per voi mamme, non dimenticate che tenere un orto o coltivare un piccolo terreno, la green gym, fa bene anche alla salute e al fisico.

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    Per far accettare il cibo ai piccoli, a volte basta semplicemente coinvolgerli durante la preparazione. Avete mai fatto caso a quanto si divertono nel preparare una torta? Ecco, basta questo per capire come sia importante renderli grandi, farli sentire attivi con ciò che per noi è normale a abitudinario fare. Preparare insieme un’insalata affettando i pomodori, o riempire delle zucchine e metterle nel forno, o ancora sbucciare insieme le patate e poi preparare un favoloso tortino con prosciutto e formaggio super filante: tutte cose che faranno apprezzare il lavoro compiuto in team.

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    Altra astuzia stuzzicante potrebbe essere quella di preparare un pinzimonio, che è un tributo alla natura, ai suoi colori, alla bellezza delle forme e dei sapori diversi. Predisporre allora tante ciotole colorate, una diversa dall’altra, contenenti l’intingolo. In bicchieri alti e trasparenti, sistemare poi le verdure lunghe, come carote, sedano, ecc. Scegliere un buon olio e poi via libera alla bontà. Il pinzimonio si presta anche per una allegra festa in giardino o in terrazzo, dove grandi e piccini sgranocchiano tutti insieme! Senza dimenticare che la verdura cruda preserva tutte le sue innumerevoli caratteristiche, fa bene anche alle gengive per via del naturale massaggio che procura e allontana i batteri cattivi, che provocano la carie www.amando.it/mamma/figli/carie-bambini.html, dal cavo orale.
    In alternativa alle verdure crude o cotte nei classici modi, ricordatevi che in estate è interessante e sfizioso presentarle grigliate. In questo ben si prestano le melanzane, le zucchine ecc. in alternativa anche in pastella, avete presente la bontà dei fiori di zucchina in pastella? Durante un divertente barbecue, provate a proporle ai bimbi, abbinati con la carne o il pesce che più preferiscono.

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    Date il buon esempio! Se voi per primi le evitate o, peggio, le preparate solo per loro, sarà molto difficile che le accettino, poiché i piccoli furbetti peseranno inevitabilmente “se non le mangiano mamma e papà perché le devo magiare io?”. Quindi mangiate le stesse cose, insieme, e fate vedere che le gustate e finite la vostra porzione, quindi loro devono fare altrettanto.
    Certo ci vuole fantasia, pazienza e tanta voglia di veder crescere i propri bimbi anche con qualche nasino storto, che con il tempo passa e magari da grandi si trasformano in gourmet invidiabili, ricordandosi con un sorriso della mamma e della sua volontà e tenacia!
     
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    Figlio ribelle




    Non sempre la ribellione di un bambino è negativa, va compresa a fondo e affrontata nel modo più adeguato.

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    Quando un figlio è ribelle, i problemi di gestione di questa supposta problematica possono essere diversi, legati all’età del bambino, al contesto familiare ecc. La ribellione, però, dovrebbe essere letta nel modo giusto, o meglio essere connotata nella maniera più specifica possibile, poiché in base all’età del bambino può avere una determinata spiegazione e soprattutto perché se la ribellione è una forma più accentuata di vivacità non andrebbe vissuta negativamente.

    Esistono delle interssanti teorie supportate da studi e ricerche di sociologi, psicologici e studiosi vari che vendono la vivacità, intellettuale e fisica, come un valore positivo e non negativo del bambino, avete mai sentito parlare dei bambini “indaco” o bambini “cristallo”?
    In queste teorie estremamente affascinanti, sia ha una visione del bambino olistica, naturale e molto spirituale e per certi versi abbastanza montessoriana, poiché si vede e si vive il bimbo come un essere che deve assolutamente manifestare il proprio io e i propri desideri in modo libero, senza troppi vincoli.
    Gli elementi vivaci sono in sintesi bambini davvero speciali, dotati di particolari “poteri”, molto sensibili, intelligenti in modo profondo e acuto, desiderosi di scoprire il mondo dal suo interno di compiere un personalissimo percorso di crescita, che può non essere quello invece imposto dai genitori.
    I genitori di bambini ribelli, spesso non colgono questi atteggiamenti dando loro il giusto valore, ma vedendoli solo in modo negativo, come qualcosa che va contenuto, ma non nel senso Kleiniano del termine, bensì controllato fino al blocco dell’espressione in qualsiasi forma.




    I bambini vanno ascoltati, osservati ed educati, da parte di entrambi i genitori e non solo, ma anche i nonni, i maestri, qualsiasi persona può essere un buon educatore se porta la propria esperienza come buon modello e al contempo lascia la libertà di espressione e di parola al bambino. Un bambino ribelle non va considerato “problematico” e portato subito da uno psicologo, questa scelta potrebbe in qualche modo peggiorare il suo stato d’animo, si sentirebbe come un animale in trappola, vedrebbe minata la propria libertà.
    Sono comunque necessarie delle regole e dei paletti, poiché ciascun bambino ama le regole, sì sembra difficile a credere, ma è proprio così. Tali regole però non devono essere troppo rigide, ne bastano poche ma che siano salde. Non create confusione nel bambino: siate fermi, ma disponibili, attenti all’ascolto attivo, comprensivi e teneri. Lui ha sempre bisogno del vostro amore e a volte la ribellione è proprio legata a un “sentirsi poco amato”, poco presente nella considerazione che i genitori hanno nei suoi confronti.
    Motivate i vostri “no”, non dite “sì e basta”, spiegate loro tutto con pazienza, impareranno ad avere più fiducia in voi e si ribelleranno sempre meno, ma acquisteranno maggiore consapevolezza e introietteranno la vostra figura in modo positivo.
    La presenza della figura paterna è fondamentale, un padre presente solo fisicamente, ma assente e distante psicologicamente non è mai positivo e sicuramente causa una situazione interna al bambino di instabilità, alla quale può seguire l’insicurezza, le paure o appunto anche la ribellione. Tutto ciò può essere evitato con il giusto equilibrio della suddivisione dei ruoli tra i genitori, con un amore vero e sincero, ma soprattutto costante.
     
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    I diritti naturali di bimbi e bimbe: - IL DIALOGO




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    Andiamo avanti con i diritti naturali dei bimbi, stavolta tocca al diritto al dialogo.
    E' vero: bisogna saperli ascoltare, comprendere, capire, chiedere loro, parlare e fare silenzio...
    Presi dalla frenesia del fare, non siamo capaci a stare fermi e zitti ad ascoltare.
    Il tempo... manca sempre tempo.
    E non è sempre facile, soprattutto se parlano una ligua incomprensibile, fatta di gesti e di sillabe alternate a grandi sospiri e mugugni... ma con un attimo di attenzione e di osservazione, si apre il mondo della loro testolina... cosa vogliono, cosa pensano, come giudicano e criticano, come guardano e capiscono.
    Basta stare lì e ascoltare e domandare.
    Poi ci si sintonizza sulla stessa frequenza, come per magia... e si capisce tutto.
    E loro sono così soddisfatti quando i loro pensieri vengono compresi! Il loro sguardo si illumina e la voglia di dirti dell'altro cresce!
    Penso che questo valga non solo per i loro 2 anni... valga sempre.
     
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    Il cellulare per i ragazzi è come il “cordone ombelicale”, senza vanno nel panico!

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    L’altro giorno ho pubblicato un post sulla proposta di vietare i cellulari a scuola. Mi sono divertita molto leggendo i vostri commenti. Molti di voi si sono detti decisi a non concedere il telefonino ai bambini-ragazzini per lungo, lungo tempo.
    Altri genitori, con figli in età adolescenziale, invece, hanno detto che è quasi impossibile privare i ragazzi di questi apparecchi perché si sentirebbero esclusi dal loro gruppo. E che quindi, pur controvoglia, hanno dovuto cedere alle loro incessanti richieste e quindi comprare il “famigerato” cellulare.

    Stamattina ho trovato questa agenzia che pare dare ragione proprio a questi ultimi. Leggete un po’ che sta succedendo ai ragazzi cosiddetti “nativi digitali”. In pratica è già scattato l’allarme per “dipendenza da cellulare”. Ed è un S.O.S. molto serio!

    Quando non possono contare sul loro telefonino, più di 9 ragazzi su 10 entrano letteralmente in panico. Si sentono stressati, demotivati e temono di perdere i contatti con gli amici. Una vera e propria ‘sindrome di astinenza’, simile a quella che scatta per chi vive connesso a pc e Internet.

    A fotografare il fenomeno e’ un’indagine condotta a Taiwan dalla King Car Education Foundation, su un campione di 2.141 studenti.

    Quasi il 100% dei ragazzi delle scuole superiori o dell’università possiede un proprio cellulare, contro il 45% degli studenti della scuola primaria. Ma la ricerca rileva che il telefonino causa nei giovanissimi proprietari livelli d’ansia anormali. In generale, il 93% dei ragazzi intervistati confessa di sentirsi inquieto o addirittura “in panico” quando non può usare il cellulare, perchè l’ha dimenticato o magari la batteria è scarica. Non solo. I nuovi adolescenti si sentono angosciati se il telefonino non suona o quando non c’e’ campo.Immaginando una vita senza cellulare, più di uno su 3 (33,7%) dice che si sentirebbe annoiato e quasi uno su 5 (19,3%) avrebbe paura della solitudine, di perdere i contatti con gli amici e di trovarsi isolato.

    “L’uso del telefono cellulare è diventato per i teenager una necessità quotidiana“, un elemento di vitale importanza, spiega Chan-Chi-feng del National Taiwan University Hospital. Nell’era degli smartphone, il telefonino è diventato quasi un ‘cordone ombelicale’ e “ciò ha effetti sia positivi sia negativi sulla salute”, sottolinea l’esperto, anche se i possibili danni “non sono così immediati da comprendere come quelli della dipendenza dal pc o dal web”. I ragazzi dovrebbero fare piu’ attenzione e utilizzare il cellulare “in un modo sano”, esorta Tseng Ching-yun, segretario generale della Fondazione che ha firmato la ricerca. Non dovrebbero permettere, dice, che il telefonino comprometta la loro salute o il rendimento scolastico.

     
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    L’ape ha punto il bimbo! Che bisogna fare?

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    Qualche sabato fa siamo andati con tutti i bimbi della scuola materna di Marco e tutti i genitori in una fattoria per far stare i nani con mucche, paglia, cavalli, asini, pecore, maiali (mammamia quanto puzzavano!), cani e gatti.
    Tutto bellissimo.
    Ma ad un certo punto una bimba è stata punta da un’ape. Pianti, lacrime e disperazione. Povera piccola.
    Ma cosa si fa in queste circostanze?

    Mia nonna prendeva uno spicchio d’aglio lo tagliava in due e lo strofinava sulla puntura di ape (o di vespa). Questo mi evitava il gonfiore e la puzza distoglieva l’attenzione dal dolore!
    Nelle mie reminiscenze di bimba punta e strapunta in campagna da ogni forma di insetto, ricordo che questo rimedio funzionava. Ma, sinceramente, non so se abbia delle basi scientifiche. Quindi non so se posso consigliarvelo…

    Allora cosa dobbiamo fare?

    Sul blog di MammaMedico ho trovato un articolo in cui la mamma-blogger spiega per bene come comportarsi in caso puntura di ape e soprattutto cosa non fare.

    Ad esempio “non si deve mai schiacciare la pelle intorno alla puntura per cercare di estrarre il pungiglione né grattare l’area colpita, tali manovre aumenterebbero il pericolo di infezione e favorirebbero la diffusione del veleno nell’organismo”.

    Bisogna, invece, cercare di togliere il pungiglione con una pinzetta o un ago sterile come se si togliesse una scheggia. Poi sarebbe consigliabile applicare del ghiaccio nella zona dove è avvenuta la puntura e spalmare una pomata all’acido borico.

    Ma se si è in gita o in aperta campagna, visto il periodo e il reale rischio, sarebbe comunque sempre meglio avere in borsa uno stick apposito per il dopo puntura, quelli che generalmente si trovano in farmacia.

    Attenzione, però, se non riuscite a togliere il pungiglione, oppure il gonfiore persiste o il dolore non passa, chiamate subito il pediatra.
    E se è la prima volta che il piccolo viene punto, prestate attenzione e controllate che non sia allergico.

    Permettetemi una ultima osservazione: io ho sempre avuto una paura pazzesca delle api e ogni volta che ne vedevo una nelle vicinanze cominciavo a correre come una pazza, ad urlare, ad agitarmi… Ebbene puntualmente venivo punta.
    Con la santa pazienza mio marito mi ha insegnato a rimanere ferma e soprattutto a mantenere la calma (in realtà tremo dentro!!). Non mi hanno più punta. Coincidenza? Non credo.
    Quindi se riuscite, cercate di insegnare ai vostri figli che le api non attaccano, che pungono solo se si sentono minacciate e in pericolo di vita e che quindi agitarsi complica solamente la situazione!

     
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    RIFLESSIONI


    ... PRIMI PASSI ...
    …”Dai vieni qui, forza dai!” … un uomo chino sulle ginocchia, braccia spalancate, invita una bambina a camminare verso di lui. Suoni non comprensibili e un grande sorriso; un passino avanti, tenendosi fermamente alla sedia, mezzo passo indietro, e poi uno dopo l’altro passi brevi e incerti, come fosse una corsa con le braccia distese in fuori a cercare un equilibrio ancora lontano dall’essere trovato. Un abbraccio lungo all’arrivo della bambina, a premiare quel tentativo di vincere paura e forza di gravità. Una casa all’imbrunire viene illuminata da parole, incitamenti e suoni incomprensibili, la gioia scatenata da tanta semplice e genuino entusiasmo. Passi, i primi passi, i primi tentativi di lasciarsi andare e proseguire per la propria strada. Credo che in realtà, pensieri mentre guardavo quella bambina correre verso di me, che il vero taglio del cordone ombellicale tra un figlio e la mamma, più in generale i genitori, si compia proprio quando si iniziano a muovere i primi passi. In quel gesto, così semplice ma forte nel suo intrinseco significato, c’è tutta la simbologia dei primi passi indipendenti di una vita, di un figlio rispetto alla propria vita. Da quel momento, il bambino sarà libero di andare, di muoversi anche se i propri genitori, la propria famiglia è fisicamente lontana. Mi è sempre piaciuto cogliere nei gesti il significato nascosto; ho sempre amato andare al di là di quello che la una immagine raffigura. Ho sentito, mentre i passi incerti della piccola la portavano verso di me, la gioia, la meraviglia nel suo sguardo; quel silenzio che per attimi accompagnava quel lento incedere era pieno dei battiti di quel piccolo cuore colmo di una gioia a lei incomprensibile. L’ho abbracciata per un attimo, ma subito dopo era pronta per altri passi, verso altri luoghi … era pronta … già la vita era là ad attenderla a braccia aperte ... Buona giornata … Vi abbraccio fortissimo … .
    (Claudio)



    PRIMI PASSI...UN PICCOLO CRESCE

    Quelle braccine tese
    come petali dischiusi
    cullati dalla brezza,
    teneri ed indifesi.
    Primi passeti incerti,
    veloci, curiosi, sorridenti
    segnano piccole grandi orme,
    calpestano il terreno,
    scalpiccio rumoroso,
    e prepotentemente
    calpestano il mio cuore,
    la mia mente,
    il corpo tutto,
    emozioni esplodono,
    colmano i vuoti,
    colorano i grigi,
    e come fuochi ardono
    inevitabilmente.


    Rosalba

     
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    Insegnagli a essere creativo


    creativita--470x200

    Fino a un anno il bimbo comincia a scoprire il mondo: prima soltanto lo spazio intorno a lui, poi sempre più lontano, quando inizia a gattonare e a spostarsi da solo. Per le sue prime scoperte, il bimbo usa indifferentemente tutti i sensi: metterà in bocca il libretto di cartone e, viceversa, giocherà con il pane, anziché limitarsi a sgranocchiarlo.

    Da uno a due anni il bambino inizia a giocare davvero. I genitori devono proporgli vari materiali, lasciandolo libero di scegliere quelli che preferisce e come usarli. Non solo i giocattoli, ma anche gli oggetti qualsiasi che trova in casa sviluppano la sua ingegnosità. Via libera dunque a mestoli e pentole, cucchiai di legno e barattoli. Dopo i 18 mesi, si possono introdurre oggetti che favoriscono il gioco simbolico, cioè l’imitazione di persone o situazioni della vita reale. Una palla, una scatola di cartone o un tubo di carta arrotolata possono diventare locomotive, automobili o cani al guinzaglio. Utilizzando in modo fantasioso gli oggetti, il bambino sviluppa la capacità di percorrere strade diverse e alternative.



    Come impara a camminare


    camminare--200x250

    Com’è il percorso che porta il bambino a esplorare il mondo sulle sue gambe? Lungo e costellato da diverse tappe intermedie e, naturalmente, da tanti capitomboli. Occorre aspettare la prima torta di compleanno perché il piccolo, dopo aver conquistato la posizione eretta nei mesi precedenti, cominci a muovere i primi passi. Ma è un risultato che non tutti i bimbi raggiungono nello stesso periodo e, soprattutto, nella stessa maniera. Alcuni iniziano prima a gattonare; altri, invece, saltano questa fase e fanno subito le prove per procedere sui due piedi. In ogni caso, è importante assecondare i movimenti del bambino, senza forzarlo, e rispettare il suo “stile” personale.

    Di solito è verso i 12 mesi che il bambino si sente sicuro di sé, lascia gli appigli e muove i primi passi. L’andatura è barcollante, le braccia sono scomposte e spesso rivolte verso l’alto, alla ricerca di un maggior equilibrio. Il piccolo procede con i piedini “a papera” e le gambe allargate. Nei primi giorni, farà qualche passo e si affloscerà per terra, a volte si muoverà quasi correndo e, anche in questo caso, l’esito sarà spesso un capitombolo. È importante cercare di creare uno spazio sicuro per le prime esplorazioni del bimbo, ricoprendo gli spigoli con gli appositi paraspigoli. Ma non si può evitargli ogni ostacolo. Anzi, è giusto che impari ad affrontare le difficoltà e a superarle. Perciò, bisogna lodarlo quando riesce a farcela da solo e, se cade, sostenerlo senza drammatizzare: questi comportamenti lo aiutano ad accrescere la sua autostima. Imparare a camminare non è solo una conquista motoria, ma una tappa d

     
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    I gusti dei bambini in fatto di cartoni animati

    dm0709

    Questa scena l'ho già vista...

    Ammetto di stare vivendo un momento di grande difficoltà: mi ritrovo a ripetere a memoria le battute di un film da bambini che mia figlia chiede di guardare ad ogni occasione! Siccome la vedo ridere di gusto e chiamare eccitata il "mao" ogni volta che appare sullo schermo (indovinate un po` quale animale ha come protagonista il film in questione?) spesso finisco per farglielo vedere... Anche a costo della mia sanità mentale!!!

    Eppure so che è così: da quando vede la televisione ha avuto i suoi momenti ciclici. Una volta si appassiona alle avventure di una fatina, l'altra a quelle di un orsetto; un mese non vede altro che il dvd regalato dalla nonna, quello seguente lo stesso cartone viene accolto con un sonoro no. Potrebbe essere un modo per mettere alla prova la pazienza di noi genitori o forse sono premature prove in vista degli amori adolescenziali, altrettanto volubili...

    Quale'personaggio conoscete a memoria in questo periodo? Sapreste dire i nomi di ogni suo amico, vero? Sì, so che un po` preoccupante ma capita a tutte! Quindi, come possiamo correre ai ripari? Cercando di variare le proposte (pur sapendo che è una battaglia persa) o rassegnandoci ad un periodo di astinenza da nuove avventure? Vogliamo parlare di quante volte ci siamo ritrovate a canticchiare la sigla di un cartone animato nei momenti meno opportuni?

     
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    bimbo-pancia

    Mamma, come nascono i bambini?



    Cicogne, cavolfiori, polline delle api … chi più ne ha più ne metta … secondo voi è giusto che i bambini sappiano una favola oppure è meglio che conoscano la “verità” su come nascono i bambini?
    Come rispondevano i genitori delle generazioni precedenti e come rispondono i genitori adesso? Quando da piccoli avete chiesto ai vostri genitori come nascono i bambini, cosa vi hanno risposto? E voi, cosa avete risposto ai vostri figli – se ve l’hanno già chiesto – oppure come risponderete quando sarà il momento?
    I miei genitori non hanno mai affrontato con precisione l’argomento, più che altro si palleggiavano la risposta dicendo “Secondo me è più preparato il papà!” “Credo sia compito della mamma darti una spiegazione, visto che sono le donne che fanno di più … !”
    Così, alla fine, ho chiesto alla mia maestra delle elementari che in classe ci ha spiegato a grandi linee “la cosa”! Ovviamente in modo superficiale … un’idea vaga! Ci ha parlato di un “semino” messo dal papà (chissà come) nella pancia della mamma, che poi cresceva e faceva venire un bel pancione alla mamma e poi usciva … ma da dove usciva? … dall’ombelico?? Questa è sempre stata la mia più grande curisità! Ma come faceva ad uscire da quel buchino?? Mah!!
    La fantasia e la spontaneità dei bambini sono delle doti innate e non credo sia giusto privarli delle favole, ma su quest’argomento è meglio non confonder loro le idee. Ormai i bambini sono molto svegli, molto più di noi quando avevamo la loro età e trovo giusto dir loro le cose come stanno, ovviamente trovando le parole adatte.
    Nascondere la verità significherebbe creare in loro dubbi e paure che si potrebbero portare dietro anche quando saranno adulti. Non dico di essere precisi, ma è giusto di dar loro un’infarinatura di base.
    Quando aspettavo la mia secondogenita, la mia bimba aveva solo due anni e mezzo e tante cose non se le è chieste, ma vedeva pian pianino gonfiarsi la pancia della mamma e sono stata io a dirle che lì dentro c’era la sorellina o il fratellino (non abbiamo voluto sapere il sesso!)
    Ho comprato un paio di libri con delle belle illustrazioni e le ho fatto vedere come cresceva il bimbo dentro la pancia e che ad un certo punto si sarebbe girato a testa in giù. Le ho anche detto che non doveva essere gelosa perchè la mamma vorrà bene nello stesso modo a tutte e due e che presto avrebbero giocato insieme.
    Quando è nata, col cesareo, ha visto che avevo un cerotto sulla ferita, così è stato molto più semplice: le ho detto che anche lei era nata da lì, fanno un taglietto alla mamma et voilà, ecco a voi il bambino!!
    Devo dire che mi è sembrata molto soddisfatta, per ora!! Quando sarà un po’ più grande mi chiederà come ho fatto a mettere la sorellina nella pancia, allora mi armerò di qualche nuovo libro illustrato, adatto all’età, per spiegare “senza traumi” come vanno le cose!
    Il prossimo passo sarà sull’esistenza o meno di Babbo Natale, che comincia a destare non pochi sospetti ….
     
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    bimbo_al_sole

    Come proteggere i bambini dal sole



    La stagione dei bagni si avvicina e non vediamo l’ora di portare i nostri bambini lungo le rive per vederli scoprire il mare per la prima volta o tornare a divertirsi tra castelli di sabbia e giochi all’aria aperta. Ma è importantissimo proteggere la loro pelle delicata con un’attenzione raddoppiata rispetto a quella che riserviamo normalmente alla nostra pelle. Ecco qualche consiglio per proteggere i bambini al sole senza il rischio di brutte sorprese.

    Esponeteli sempre al sole meno intenso, evitando le fasce orarie in cui picchia troppo e preferendo la prima mattina o il tardo pomeriggio. Non esagerate mai con l’esposizione, limitando il tempo che trascorrete al mare e soprattutto quello dei bambini sotto il sole, proteggendo i loro giochi con un ombrellone o l’ombra di un albero. Per l’abbigliamento scegliete materiali naturali e traspiranti, che non li facciano sudare.

    Mantenete sempre alta l’idratazione, dando spesso da bere ai piccoli acqua o succhi di frutta. Bagnateli ogni tanto in acqua per mantenere la pelle fresca e abbassare la temperatura quando fa molto caldo. Proteggete sempre la testa con un cappellino. La pelle va protetta invece con un solare di qualità, preferibilmente con filtri fisici anziché chimici e resistente ad acqua e sudore. In ogni caso l’applicazione va ripetuta spesso, ogni due ore circa. Scegliete un fattore di protezione 30 o superiore. Non dimenticate mani, orecchie, retro delle ginocchia, piedi.
     
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32 replies since 20/3/2011, 17:25   3508 views
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