CONCHIGLIE

....dove la perfezione..........

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  1. gheagabry
     
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    Ho raccolto conchiglie sulla sabbia Ognuna diversa, ognuna con la sua storia,
    piccole, grandi, scolorite, spezzate, raccontavano tutte qualcosa.
    Parlavano di mare, di sole, di battaglie fra le onde impetuose
    Alcune erano grandi, bellissime altre, consumate dal tempo, erano spezzate in mille frammenti confusi, oramai inscindibili.
    Altre ancora, erano intatte, perfette, come se non avessero mai vissuto.
    Ne ho tenuta una soltanto, stretta stretta in un pugno, i suoi contorni imprecisi, la sua imperfezione mi toccavano il cuore.
    (Cassiope)


    Le MURICI


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    Il Murice è uno dei molluschi marini più conosciuti fin dall’antichità. Nel numero di ottobre 1963 raccontavamo lo straordinario procedimento con cui i fenici di Tiro ricavavano dai Murex e dai Purpurei la loro celebre “porpora”, per tinteggiare le preziose lane di imperatori, sacerdoti e patrizi. I Murici sono animali robusti, attivi, a sessi separati, carnivori. Si nutrono anche di altri molluschi, dei quali perforano la conchiglia mediante la secrezione acida di una ghiandola sotto la bocca, e che divorano suggendoli attraverso il buco prodotto. L'opercolo dei Murici è corneo, con un nucleo apicale. La conchiglia è spesso massiccia, ma in alcune specie tropicali, come nel Murex tenuispina, è delicatissima, con lunghi, sottilissirni e agili aculei. Tutte le conchiglie dei Murici hanno protuberanze spinose più o meno acuminate, che ne sono una delle caratteristiche più evidenti. Del genere Murex L.. appartenente alla sottofamiglia Muricinae della famiglia Muricidae, si conoscono circa duecentocinquanta specie, che vivono in mari caldi o temperati a profondità generalmente basse. Nel Mediterraneo abbiamo un numero limitato di specie di Murici, parenti poveri dei magnifici esemplari tropicali. Le più comuni sono il Murex brandaris, L. e il M.trunculus, L., diffusissimi su quasi tutte le nostre coste e talvolta riunite in popolazioni di qualche centinaio di individui. Il Murex brandaris può arrivare all'altezza di 9 centimetri, il M.trunculus, anche a 10.
    Altri Murici mediterranei sono il M. cristatus, Brocchi, piuttosto piccolo (lungo fino a 30 millimetri), con le spine avvolte da festoni e creste; il M.blainvillei, Payr, ancora più piccolo e rossiccio; il M.erinaceus, L., color grigio ferro, noto per le
    notevoli distruzioni che sa portare fra i banchi d'ostriche. Anche a proposito dei Murici occorrerebbe un testo moderno che risolvesse le sinonimie e ci offrisse un quadro chiaro delle specie dei nostri mari.


    La conchiglia è di circa 6–8 cm, munita di prolungamenti spinosi e dalla forma rigonfia allungata in una estremità del sifone, che invece è lungo e dritto.
    La superficie esterna è rugosa e percorsa da numerosi cordoncini spirali irregolari. La colorazione esterna varia dal giallo al bruno, lo stoma è ovale, dentellato sul margine esterno, dal giallo all'arancio.
    È una specie comune su fondali sabbiosi, fino ad un massimo di 100 m.
    Dal mollusco si ricava la porpora reale, secreta da una ghiandola, dal colore violaceo e il cui utilizzo riguardava la colorazione delle stoffe. Da ogni mollusco si può estrarre solo una goccia e quindi le sue applicazioni erano molto onerose, come è confermato anche dalle testimonianze scritte, basti pensare all'Iliade, secondo la quale solo le principesse potevano indossare i veli di porpora. La pesca del murice era talmente pregiata da sospingere i fenici ben al di là delle Colonne d'Ercole, facendoli arrivare fino alle Canarie.
    In un primo tempo il centro di smistamento della porpora fu Tiro, ma dopo il suo declino Cartagine divenne il luogo più importante di produzione. Proprio da qui raggiunse Roma, dove divenne uno dei simboli della magnificenza imperiale...


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    ..............i Fenici..................


    Tra gli apprezzati prodotti dell'artigianato fenicio, i più famosi erano forse le stoffe tinte in color rosso porpora. I Fenici avevano raggiunto una notevole perizia nell'arte della tintura, e i tessuti così tinti erano apprezzati a tal punto da divenire indice di ricchezza e raffinatezza. L'industria della porpora ebbe una tale importanza economica e storica, che con il colore del prodotto (phoinix=rosso) si connotò il nome stesso dei Fenici. Era una attività rivolta alla tintura indelebile, e perciò pregiata, di stoffe di lana o lino, che utilizzava un pigmento ottenuto da molluschi del genere murex, reperibili nei bassi fondali delle coste del Mediterraneo. La città di Tiro primeggiava in questa attività: come ricorda Plinio il Vecchio "A Tiro si trova la migliore porpora dell'Asia". La scoperta della porpora era narrata da un mito. Melquart (equivalente al greco Eracle), fondatore e dio della città di Tiro, inventò questo procedimento di tintura per fare un dono ad una ninfa di nome Tiro. Essa, durante una passeggiata lungo la spiaggia aveva ammirato il colore sprigionato dal succo di un mollusco e aveva rifiutato la proprie grazie al dio fino a quando non le avesse fatto dono di una veste di quel colore. Ma come si arrivava al pigmento per tingere le stoffe? Le modalità di lavorazione erano le seguenti. Dopo avere pescato i molluschi, forse con nasse, questi venivano messi in ampie vasche; infrante le conchiglie che ricoprivano i molluschi, essi subivano in processo di macerazione, durante il quale si otteneva il pigmento. A questo punto si diluiva il colore con acqua di mare, a seconda dell'intensità della gradazione desiderata, dal rosso cupo al violetto. Gli scavi hanno messo alla luce, alla periferia di centri urbani fenici, enormi cumuli di gusci infranti, i resti della lavorazione della porpora, che avveniva fuori degli abitati per il cattivo odore emanato dal prodotto durante le prime fasi della lavorazione. Per tutto il mondo classico la porpora e le stoffe così tinte rimasero connesse con l'immagine del lusso e del potere civile e religioso, di cui furono il simbolo. Nella prima età imperiale romana la porpora, anche per i suoi altissimi prezzi, era riservata agli imperatori, ai senatori e ai sacerdoti. Il suo fascino rimase intatto per secoli, fino alle ultime fasi del mondo antico quando ormai era riservata solo all'imperatore e alla sua famiglia. L'imperatore d'Oriente Teodosio II (401-450 d.C.), come si legge nel suo famoso codice, stabilì l'invio di funzionari presso le manifatture di porpora fenicie per vigilare contro ogni frode, perché "Ogni persona, di qualsiasi sesso, rango, mestiere, professione o famiglia dovrà astenersi dal possedere quel genere di prodotto, che è riservato solo all'Imperatore e alla sua Famiglia.


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    « Le porpore vivono al massimo sette anni. Si nascondono, come i murici, all'inizio della canicola per trenta giorni. In inverno si riuniscono e, sfregandosi tra di loro emettono un particolare umore mucoso. Nella stessa maniera fanno i murici. Ma le porpore hanno in mezzo alla bocca quel fiore ricercato per tingere le vesti. Qui si trova una candida vena con pochissimo liquido, da cui nasce quel prezioso colore di rosa che tende al nero e risplende. Il resto del corpo non serve a niente. Si cerca di catturarle vive, perché gettano fuori questo succo insieme alla vita. E si estrae dalle porpore più grandi dopo che viene tolta la conchiglia, mentre le più piccole vengono frantumate vive con la mola, in modo da fargli espellere quel liquido.
    Il migliore dell'Asia è quello di Tiro; di Gerba quello dell'Africa, e sulla spiaggia del mare di Getulia; in Laconia quello d'Europa. Di questo sono ornati i fasci e le scuri Romane, e sempre questo dà maestà alla giovinezza. Distingue il senatore dal cavaliere; è utilizzato per placare gli dei, e fa risplendere ogni veste: nei trionfi è mescolato all'oro. Per questo sia scusata la follia della porpora. Ma da dove provengono i prezzi delle conchiglie, che hanno cattivo odore nel sugo, un colore grigiastro austero e simile al mare in tempesta?
    La lingua della porpora è lunga quanto un dito e con essa si nutre forando le altre conchiglie: tanta è la durezza dell'aculeo. E si uccidono con l'acqua dolce, e perciò si immergono in un fiume: altrimenti una volta prese, vivono cinquanta giorni con la loro saliva. Tutte le conchiglie crescono molto rapidamente, e specialmente le porpore: raggiungono le loro dimensioni in un anno. Vi sono due tipi di conchiglie che producono il colore detto porpora e quello detto conchilio (la materia è la stessa, ma diversa la combinazione). La conchiglia più piccola è il buccino, così detta per la sua somiglianza alla tromba, con cui si suona: e da qui l'origine del nome, per la rotondità della bocca, incisa nel margine. L'altra è chiamata porpora, ha un rostro sporgente a forma di cunicolo e un'apertura laterale. In più ha spine simili a chiodi fino all'apice della spira, con circa sette aculei per giro, che non ci sono invece nel buccino: ma entrambi hanno tanti giri quanti sono i loro anni. Il buccino aderisce ad alcune pietre e si raccoglie fra gli scogli.
    Le porpore vengono chiamate anche pelagie. Ce ne sono molti tipi, che si diversificano per l'alimentazione e per il substrato dove si trovano. La lutense si nutre di fango mentre la algense di alghe, entrambe sono di scarsissimo valore: migliore è la teniense, che si raccoglie negli scogli; ma anche questa è troppo leggera e liquida; la calcolense prende il nome dai sassi del mare, incredibilmente adatta alle conchiglie in genere e soprattutto per le porpore; la dialutense si chiama così perché si nutre in substrati di vario genere. Le porpore si prendono con strumenti simili a nasse, piccoli e con maglie larghe, gettati in profondità. Essi contengono come esca delle conchiglie chiuse e robuste, come i mitili: queste, mezze morte, ma ritornate in mare, rivivono aprendosi rapidamente e richiamano le porpore, che le penetrano con le loro lingue distese; ma quelle, stimolate dall'aculeo, si chiudono e stringono le lingue: così le porpore vengono tenute penzolanti per la loro avidità. »
    (Plinio il Vecchio)


    il-disegno-illustra-la-produzione-della-fa



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    Edited by gheagabry1 - 4/9/2021, 15:39
     
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23 replies since 19/3/2011, 01:59   18770 views
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