CULTURA cos'è?

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  1. gheagabry
     
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    ..la cultura non è solo il conoscere la storia di tutto ciò che ci è stato tramandato,
    ma sopratrutto è il saperla analizzare ed interpretare con l'intento costante di migliorarla con CONSAPEVOLEZZA
    al fine di farci continuare il tragitto che ci avvicini sempre più alla pienezza dell'essere, alla felicità,alla VERITA'.


    COS'E' LA CULTURA?




    Per gli antropologi, a esempio, essa copre ogni campo del sapere e agire dell’uomo, dallo scheggiare una pietra fino a creare una grande opera letteraria e a dare forma a un impero: sono cultura dunque l’economia, la politica, il galateo e la strategia militare, per non dire la religione, la scienza e la filosofia…..e a questo punto a che più ci serve quella parola? Forse, piuttosto che inseguire una precisa definizione, vista la quantità di spazi che il termine dovrebbe coprire, può essere interessante scoprire se indica un’unica direzione di svolgimento, un’origine ed una meta: per esempio quella ricerca di una verità o un bene assoluto che a me sembra competere alla nostra specie e che ho esteso, forse con un’interpretazione un po’ troppo liberale se non temeraria, al divenire dell’universo. Una ricerca infinita perché solo nell’infinito – cioè mai - sembra che possa pervenire a una meta.




    Ascoltare, guardare e memorizzare tutto ciò che viviamo.



    Rispetto al mondo classico la cultura ha vissuto grandi cambiamenti. Si legava un tempo alle Muse, quindi alle arti, alle classi colte. Oggi, quando si parla di cultura non si intende invece necessariamente la cultura alta. Può essere cultura anche un semplice oggetto come un tavolo, una sedia, un utensile della cucina: tutti manufatti che rinviano a un determinato periodo storico e sociale nel cui ambito sono stati ipotizzati, realizzati, utilizzati.
    L’antropologia culturale, tra le varie scienze sociali, è stata probabilmente quella che maggiormente si è battuta per un cambiamento, per un allargamento del concetto di cultura. Nel mondo della classicità greco-romana gli incolti, i barbari sono gli altri. Oggi si insiste sul fatto che ogni cultura ha una sua storia e dignità e che va accettata su un piano paritario con quelle tradizionalmente più consolidate [anche se a volte ce lo dimentichiamo; è accaduto con gli albanesi, sta accadendo con i romeni e con i rom]. Non più quindi cultura intesa esclusivamente come arte, diritto, letteratura o filosofia. Ma anche come vita quotidiana: ed è a partire da questa nuova prospettiva, da quest’ottica si è avuta una rivalutazione, accanto alle culture fondate sulla scrittura, di culture fondate invece sull’oralità. Si è compreso, insieme, che il mondo non è racchiuso nei confini dell’Occidente e che comprenderlo vuol dire conoscere, secondo l’insegnamento di Tylor, costumi e abitudini, abilità diverse. Ma una cosa è saperlo, intellettualmente. Un’altra cosa è muoversi in base a questa convinzione, renderla viva, operante.
    La cultura non è innata: la si apprende con l’educazione, attraverso l’esempio, l’esperienza, fin da piccoli. Ci si adatta in genere alle richieste della società in cui si vive: si apprende la lingua, in primo luogo; ma anche alcune abilità basilari. Ad acquisire modelli di comportamento e a farsene orientare. A muoversi in un mondo di segni, simboli, significati condivisi. Crescendo all’interno di una cultura tendiamo facilmente ad assolutizzare quanto appreso, a immaginare che i nostri modelli culturali, i nostri simboli e valori siano «normali». Che non lo siano quelli altrui. E in effetti il confronto internazionale che deriva dai processi di globalizzazione e dalle migrazioni non è certo semplice: facilmente nutriamo preconcetti, interiorizziamo stereotipi negativi riguardo alle culture altre. Che a loro volta possono ripagarci della stessa moneta, generalizzando in modo indebito.
    Ma se è vero che esistono differenze, è anche vero che possono esistere assonanze, analogie. E che vivere in un mondo in cui esistono più culture può essere più stimolante che non vivere in un contesto monoculturale. Sempre che si sia disponibili al confronto, che non ci si arrocchi preventivamente sulla pretesa di un inesistente primato o di una supposta superiorità culturale. Che si sia disponibili a chiamare in causa, a mettere in dubbio la posizione etnocentrica che ha caratterizzato larga parte del nostro passato, quando pensavamo che l’antica Grecia e poi Roma, la Roma repubblicana e poi l’Occidente fossero l’ombelico, il centro del mondo.
    Riconoscere che le culture sono tante, che hanno svolto una certa funzione, che deve essere riconosciuta loro dignità, diritto all’esistenza, non è facile. Ancora oggi vi è chi ritiene che esistano culture [quelle del Nord America, dell’Europa del Nord-Ovest] più stimabili, laddove altre [quelle dei paesi meno sviluppati] non potrebbero reggere il paragone. È vero che esistono, ancora oggi, culture egemoniche e culture subalterne. Ma perché? Perché il potere è ancora oggi e forse oggi più che mai, una merce rara, nelle mani di pochi. Chi non ha in mano le leve economiche del potere è escluso dalla fruizione di certi beni culturali, di certi modi di vita. Viene spinto ai margini della storia: ma non si tratta di un dato naturale. Le cause sono politiche e sociali. Siamo oggi in un contesto in cui vivono insieme diverse culture. Alcune, millenarie, come quelle indiana o cinese. Eppure in Italia si conoscono poco, non si comprende che conoscere diverse culture, avere occasioni di confronto equivale ad avere maggiori occasioni di arricchimento, di crescita. Si cerca di respingere le culture altre, come ci fosse da difendere una supposta, monolitica e incerta cultura italiana. Ma non siamo noi tutti il derivato di complesse vicende storiche e geografiche che hanno portato sul nostro territorio genti di paesi lontani e diversi, fin dall’epoca preromana e romana? Non abbiamo forse avuto molteplici contaminazioni, da parte dei longobardi, dei celti, dei franchi? Abbiamo vissuto scambi, contaminazioni con i paesi del Mediterraneo, con la cultura araba, con gli spagnoli, i francesi, i tedeschi. La sfida di oggi consiste proprio nel sapere aprirsi al confronto con altre culture, dando vita a realtà sociali più ricche, in grado di valorizzare diverse culture e trasmettere valori, modelli, capacità, abilità alle nuove generazioni.
    - Maria Immacolata Macioti -




    ....è colto chi sa usare le sue conoscenze al momento giusto, fosse una chiacchierata, un confronto o una situazione pratica.
    Ovviamente un titolo accademico o qualunque riconoscimento
    non sono di per sè sufficienti a rendere una persona colta, a mio avviso.



    un barcaiolo del Po di Ro Ferrarese il quale alla domanda: Come salvare la cultura ha risposto:
    C’è un detto, Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra.
    Significa che deve essere alimentata se no la si perde.


    ....opinioni sparse....



    La definizione di cultura della Sgarbi invece è questa: E’ curiosità, qualcosa che ti porta ad uscire da te stesso, a conoscere altro, a riportare dentro di te un accumulo di esperienze. Come una montagna di neve, dove qualcosa anche si perde e si scioglie. Cultura è conoscenza ed oblio.



    La cultura è sicuramente Curiosità in un affascinante gioco attivo e passivo: credo che più si è curiosi più si diventa cólti arricchendo il proprio bagaglio di sapere ed esperienza; al tempo stesso, però, la cultura e il sapere stuzzicano la curiosità: più si ha cultura più cresce la fame, l’appetito vien sapendo potemmo scrivere...Questa curiosità di cultura non è mai sterile, poiché “causa” Arricchimento e Crescita, come un cibo che nutre. Cultura è qualcosa che non solo fa bene, ma ci aiuta in quanto linfa vitale.



    Cultura è una Eredità da lasciare ai posteri. Forse quanto di più bello si possa trasmettere a chi ci vive accanto e a chi, pur dopo anni e anni dalla nostra morte, viene dopo di noi. Quel che sappiamo, trasmettiamo agli altri. Contribuendo al continuo evolversi e migliorare dell’Uomo. Ci può essere qualcosa di più bello? Cultura è un modo per sconfiggere la morte, il bello di continuare a vivere in eterno.



    La cultura è tutto quello che alimenta la parte migliore che ciascuno di noi ha.
    Questa ci parla direttamente nel linguaggio più adatto a noi e si manifesta di volta in volta, seguendo una via d’ingresso diversa.
    E’ sempre una novità che esplode, quando uno meno se lo aspetta e ci cattura per poi lasciarci liberi e ricchi con qualcosa di nuovo, prima invisibile e poi concreto e visibile ogni volta che la memoria ci accende quel bellissimo incontro.



    ....difficile dare una definizione di un termine che racchiude in sè una moltitudine di accezioni.
    Comunque ci provo: per me cultura è rispetto. Soprattutto rispetto del mondo e della vita.
    Non credo che la cultura si debba confondere con il nozionismo, con il possesso di titoli di studio, con posizioni di prestigio e via discorrendo…Cultura è apertura della mente, è essere cittadini del mondo anche se non ci si muove di un passo da casa propria. E’ conoscenza dell’intimo, senza fermarsi all’apparenza.



    La cultura è il rispetto per gli altri, il senso civico nell’affrontare le situazioni, mantenere la calma anche quando vorresti spaccare tutto. Questa per me è cultura!!!!!




    Avrei da fare, racimolare parole,
    inciderle su un foglio e appenderlo al muro,
    ma so che il vento le porterà lontano,
    ad una ad una, ed io non avrò il tempo di rileggerle,
    cancellare gli errori e ricomporre la storia .
    - dal web -



    .............Cultura = umanità................



    ..essere UOMINI è già a priori un segno di cultura,non esiste un individuo appartenente alla specie umana che non abbia cultura,sarebbe una contraddizione in termini.cultura vuol dire VITA,PENSIERO,AUTOCOSCIENZA..in definitiva, umanità. non è la cultura che contraddistingue gli uomini perchè,volenti o nolenti,ne siamo tutti dotati,in termini diversi certo, perchè ognuno ha la propria VITA, la propria CONSIDERAZIONE DI SE e un proprio PENSIERO.cio che contraddistingue gli uomini, invece, è proprio la CONSAPEVOLEZZA che tutti abbiamo,per forza di cose, una CULTURA, legata, come ho detto, alla nostra VITA.chi ha questa consapevolezza sa anche che la cultura è parte integrante della vita, e per questo,deve andare di pari passo con la vita stessa



    Culturà è porsi delle domande e cercare delle risposte.



    ......un uomo di cultura.......



    Essere un personaggio di Cultura non conta molto per il nome che ti farai ma conta soprattutto per i fatti e le parole che tu compierai e dirai dinnanzi a tutti. Per essere un personaggio di cultura bisogna fondare le tue basi sulle tue passioni e quindi dedicarci a loro la tua vita ed iniziare a manifestarle.Per incrementare la tua cultura devi iniziare a confrontarti e a distinguerti con altre personalità e, così facendo, apprenderai e conoscerai altre passioni e altre basi su cui potrai fondarti.Dovrai anche seguire gli insegnamenti di altre grandi personalità e quindi arricchire la tua conoscenza sulla Vita e su altre sue importanti nozioni.Per divenire un personaggio di cultura non si deve dare mai importanza all'età di chi vuole iniziare ad arrichire la sua conoscenza ma si deve dare importanza maggiore alla coscienza di quella personalità,ai suoi gesti e alle sue parole su cui si fonda il suo spirito di vita. Essere un personaggio di cultura non vuol dire essere sempre a contatto con i mass-media o altre vie,ma vuol dire essere una persona chiunque che è riuscita a fondare in gran parte le sue basi della vita su grandi passioni,apprendendo ed imparando davvero il senso della vita che si trova in ognuno di noi. Conoscendo davvero il senso della vita allora si che tu sarai senza accorgertene un personaggio di cultura e che continuerà il suo cammino verso la via delle grandi personalità e coscienze che hanno illuminato il mondo (dal web)





    La Cultura non è nozionismo.
    La Cultura è curiosità.
    La Cultura è ricerca.



    Giungemmo sin qui dove vorremmo vivere.
    Non siamo di questo tempo
    che ci ha rapito l’anima
    e in questo tempo
    vorremmo respirare sensazioni di libertà
    per mettere a tacere
    la nostra inquietudine.
    - dal web-







    dal web
     
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  2. gheagabry
     
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    La Storia

    La storia non si snoda
    come una catena
    di anelli ininterrotta.
    In ogni caso
    molti anelli non tengono.
    La storia non contiene
    il prima e il dopo,
    nulla che in lei borbotti
    a lento fuoco.
    La storia non è prodotta
    da chi la pensa e neppure
    da chi l'ignora. La storia
    non si fa strada, si ostina,
    detesta il poco a paco, non procede
    né recede, si sposta di binario
    e la sua direzione
    non è nell'orario.
    La storia non giustifica
    e non deplora,
    la storia non è intrinseca
    perché è fuori.
    La storia non somministra carezze
    o colpi di frusta.
    La storia non è magistra
    di niente che ci riguardi.
    Accorgersene non serve
    a farla più vera e più giusta.


    La storia non è poi
    la devastante ruspa che si dice.
    Lascia sottopassaggi, cripte, buche
    e nascondigli. C'è chi sopravvive.
    La storia è anche benevola: distrugge
    quanto più può: se esagerasse, certo
    sarebbe meglio, ma la storia è a corto
    di notizie, non compie tutte le sue vendette.

    La storia gratta il fondo
    come una rete a strascico
    con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
    Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
    d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
    Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
    Gli altri, nel sacco, si credono
    più liberi di lui.

    (Eugenio Montale)

     
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