ECCOMI..SONO NATO..(l'isola del neonato)

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    Il mondo visto dal neonato


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    Aria, luce, freddo, rumori e grandi spazi al posto del calduccio e della piacevole intimità del ventre materno: quando il bebè viene al mondo per lui cambia tutto.

    Brrr ... che freddo

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    Nel pancione: l’elemento in cui il neonato si muove nei primi nove mesi nella pancia della madre è l’acqua. Già dopo dieci settimane dal concepimento il piccolo nuota con le mani nel liquido amniotico. La sua “capsula spaziale” ha una temperatura costante e piacevole di 37 gradi, inoltre nel liquido amniotico si ha quasi la sensazione di assenza di gravità.

    Nel mondo: appena venuto al mondo il bambino per la prima volta sente l’aria sulla pelle. L’involucro protettivo e caldo non c'è più. Ecco perché subito dopo la nascita viene avvolto in panni riscaldati. Aspettate a spogliarlo, perché il neonato ha bisogno di circa un’ora prima di poter sopportare l’aria sulla pelle.


    Che confusione!

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    Nel pancione: dalla 20a settimana circa di gravidanza il bambino riesce a sentire. E nella pancia c’è sempre molto da ascoltare: il rumore del sangue, i gorgoglii e i singhiozzi nello stomaco e nell'intestino, il battito del cuore della madre.

    I rumori esterni sono sempre coperti dal sottofondo sonoro nella pancia. E anche quando la mamma si riposa o dorme il bambino viene cullato dolcemente.

    Nel mondo: tutti i rumori sono forti per il neonato e al tempo stesso tutto si fa insolitamente silenzioso. Le voci, le porte che sbattono, tutto arriva senza filtri all’orecchio del neonato e poi torna improvvisamente ad essere tutto silenzioso.

    Ai neonati questo potrebbe fare paura perché sono abituati a suoni costanti nella pancia. È per questo motivo che amano dormire sulla pancia della mamma o del papà e avvertire nuovamente il battito cardiaco.


    Ho fame! Ho sete!

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    Nel pancione: nel liquido amniotico il bimbo viene nutrito in continuazione e in maniera equilibrata in base ai suoi bisogni. Verso la fine della gravidanza lo stomaco si esercita a riempirsi e svuotarsi: il piccolino beve liquido amniotico e lo elimina nuovamente, ma non conosce ancora la fame e la sete.

    Nel mondo: il parto costa un grande dispendio di energia ed è faticoso per il bambino. Ecco perché ha innanzitutto bisogno di riposare e non di mangiare. Però è importante che già in sala parto venga avvicinato al seno.

    Nelle prime due ore di vita l’istinto di suzione nel bambino è particolarmente marcato. Succhiando acquista fiducia nel mondo: la mamma è ancora qui e si preoccupa per me.


    Accarezzami ancora un po'

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    Nel pancione: già dalla 12° alla 16° settimana di gravidanza il bambino sviluppa il senso del tatto; avverte come le sue minuscole manine e piedini tocchino l’involucro del sacco amniotico.

    A partire dalla 20° settimana, il piccolo ha spesso le mani sulla bocca e sulle guance. Questo stimola le terminazioni nervose della bocca e prepara all’attività di suzione. Ma il piccolo è così strettamente in contatto con la madre nella pancia che la sua pelle non conosce ancora altri stimoli esterni.

    Nel mondo: è un momento indimenticabile quando la madre accarezza suo figlio per la prima volta. La sensazione del primo contatto non la dimenticheranno mai. Molte ostetriche e assistenti al parto ne sono convinte: anche per il bambino questo primo contatto è importante.

    Il consiglio: dopo la nascita niente fretta. Tieni il neonato per il tempo che ritieni necessario e poi aspetta ad accettare visite, prima fai tante carezze e coccole al piccolo.


    Uffa, devo anche respirare


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    Nel pancione: non solo l’alimentazione ma anche l’ossigeno viene fornito in continuazione al bambino mediante il cordone ombelicale. Non conosce il bisogno di respirare. Il sangue del feto è sempre saturato con una quantità sufficiente di ossigeno.

    La circolazione funziona ancora “al rovescio”: il sangue ricco di ossigeno proveniente dal cordone ombelicale scorre verso il cuore, viene pompato al corpicino e infine le grandi arterie dello stomaco restituiscono il sangue alla madre per il rifornimento.

    Nel mondo: appena la testa è fuori il naso e la bocca sono liberi e per la prima volta il neonato inspira aria. In questo istante viene iniziata una nuova circolazione, i polmoni si distendono e iniziano a fornire ossigeno al sangue. Il respiro regolare è un’arte che il bambino deve apprendere ed esercitare. Nel sonno respira molto spesso in modo piatto e leggero. E si affanna in cerca di ossigeno quando ne sente il bisogno.


    Quanto spazio!

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    Nel pancione: con le gambe piegate e la testolina reclinata nelle ultime settimane prima del parto il bambino riesce a malapena a muoversi. È come un pulcino nell’uovo. Si trova in uno spazio ristretto, caldo, protetto e a contatto con il corpo.

    Nel mondo: da un momento all’altro il bambino è circondato da tanto spazio. Allarga le braccia e non si scontra con niente. Allunga le gambe e non avverte resistenza. Sulla testa avverte spazio libero invece di una capsula ossea. Questa nuova libertà per il neonato è spesso irritante. Per questo motivo si calma quando viene preso in braccio.

    Molti bambini trovano conforto anche quando indossano sottili berrettini. Non solo per il calore, l’involucro sulla testa fornisce anche un sostegno. Alcuni bebè cercano così tanto un sostegno da spingere con tutta la forza verso l’alto nella culla; si spingono contro la copertura della culla o contro le sbarre del lettino per ricreare la sensazione del grembo materno.

    Articolo tratto da Eltern







    Edited by Lussy60 - 19/3/2013, 11:34
     
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    Il primo incontro


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    Eccomi qui!

    Finalmente potete vedermi, stringermi tra le braccia, baciarmi, coccolarmi!


    Ma forse lo facevate già quando ero nel pancione e per me conoscervi è come incontrare dei vecchi amici, perché vi conoscevo già da 9 mesi, conosco la vostra voce, il vostro profumo, cosa vi piace, chi vi piace, forse vi conosco meglio di voi stessi!


    Io vi conosco per come siete e con me non potete fingere, perché vi leggo nel profondo.

    Per me non è molto diverso da quando ero nel pancione... sì, ho dovuto affrontare grandi cambiamenti, e tutti all'improvviso! Dall'umido sono passato all'asciutto, dal caldo sono passato al freddo, dal buio sono passato alla luce, dal silenzio al rumore... ho dovuto imparare a respirare da solo e anche a mangiare da solo, ma tutto ciò non mi ha sorpreso, il mio istinto era pronto ad affrontare tutti questi avvenimenti e io li ho vissuti con grande tranquillità.

    Quando ero nel pancione, mamma, tu mi nutrivi, mi scaldavi, mi portavi con te dappertutto. Sentivo il battito del tuo cuore, la tua voce, i suoni del mondo. Ero sempre con te e i miei bisogni erano soddisfatti all'istante.

    Adesso vorrei ritrovare tutto ciò che ho vissuto all'interno di te anche fuori di te! Io voglio stare con te, nel caldo delle tue braccia, sentire la tua voce che mi canta la ninna nanna, bere il tuo buon latte che profuma di te e venire con te dappertutto, proprio come era prima della mia nascita!

    Non ti preoccupare, non sto scomodo se mi porti in braccio o nella fascia, anzi, dormo benissimo... dopotutto ero rannicchiato anche dentro al pancione!

    Anche se dormo, mi sento a mio agio continuando a sentire i rumori, le voci, gli scossoni, i sollevamenti, le pressioni sul mio corpo... ci sono abituato e quindi mi piace!

    Pensi che sia noioso stare sempre sola con me? Hai ragione! Tu devi andare dove vuoi, vedere le persone che vuoi, fare ciò che vuoi... semplicemente non sono più nella tua pancia ma fuori, ma per me fa lo stesso!

    Forse ti sembra che io faccia poco e capisca poco, invece sono già un essere completo e i miei sensi sono molto più sottili dei vostri, capisco tutto e tutto quello che provo viene memorizzato nel mio profondo: è importante che tu mi tenga il più possibile in braccio, quando mi porti in giro, vai a fare la spesa, chiacchieri con qualcuno, passi l'aspirapolvere, cucini, lavi, stendi e stiri, mi fa stare bene e mi fa capire di essere parte di questo mondo.

    Non stare in casa tutto il giorno seduta e tranquilla. Come posso imparare a vivere se tu stai sempre ferma? O se mi lasci da solo nella carrozzina o nella culla?

    Ricordati che io posso:
    *Vedere: mi piace guardarti mentre mi allatti (infatti io metto a fuoco benissimo oggetti a distanza di circa 15/20 cm, proprio la distanza tra i miei occhi e i tuoi quando mi allatti!)

    * Sentire: io conosco la tua voce e mi piace sentirla! Mi piace se mi metti sul tuo petto perché riconosco i battiti del tuo cuore. Ascolto con molto piacere storielle, filastrocche e canzoncine, amo la musica e i suoni del mondo. Proteggimi invece da rumori troppo forti e rimbombanti.

    * Gustare ed essere gustato: mi piace il sapore del tuo latte, che è sempre diverso ma allo stesso tempo mi ricorda quello che mangiavo nel pancione! Mi piace leccarti e assaggiarti: io imparo a conoscere il mondo così! Ma a mia volta amo essere baciato e leccato: gli animali leccano i propri piccoli e forse anche a te verrà voglia di leccarmi tutto quando mi terrai tra le braccia e mi sentirai tutto morbido e liscio! Sappi che io lo gradisco molto!

    * Sento gli odori, e anche molto meglio di voi adulti: riconosco il profumo della tua pelle, dei tuoi capelli, del tuo latte. Con me i profumi non servono!

    * Capire se mi tieni con sicurezza, se ti piace stare con me e quanto mi ami. Mamma, io forse non capisco bene le tue parole, ma grazie a come mi tieni tra le braccia, come mi tocchi con le tue mani calde, come mi massaggi, mi manipoli, mi accarezzi, mi culli, io capisco che sono al sicuro, mi sento protetto e tanto amato!

    Grazie mamma e papà che vi prendete cura di me!



    I primi momenti insieme


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    Subito dopo la nascita il bambino, se non viene separato dalla madre, attiva le sue risorse interiori e innate quali:

    * Imprinting: una sorta di registrazione a livello cerebrale delle prime immagini, percezioni, esperienze, sentimenti vissuti dal bambino.

    * Bonding: modalità di attaccamento e unione madre-bambino. Il bonding è un processo fisico, emozionale, ormonale e spirituale, di legame, di relazione d'accudimento tra madre, bambino e padre. Inizia nel periodo pre-natale, si consolida alla nascita e continua per i primi anni di vita. Crea le basi per la futura relazione genitori-bambino e per tutte le relazioni sociali e affettive future.

    Le prime ora dopo la nascita del bambino sono un momento sacro. È la nascita di una nuova famiglia!

    Nessuno dovrebbe mettervi fretta o separarvi. Un bambino nato sano e a termine (37/42^ settimana di gestazione) non ha nessun bisogno di essere immediatamente lavato, pulito, pesato e vestito: mica siamo alla fiera della porchetta! (anche nel caso di bambini nati sotto peso o prematuri il distacco dalla madre è quanto di peggio auspicabile: negli ospedali più all'avanguardia non si usano più le incubatrici, ma la marsupio-terapia, cioè lasciare mamma e bambino a stretto contatto pelle a pelle per tutto il tempo necessario a far recuperare peso e vitalità al piccolo.)

    Subito dopo il parto, tu e il bambino, avete la necessità fisiologica di stare insieme soprattutto nelle prime due ore di vita, essenziali, affinché si possano innestare i sistemi di salute primaria. Il bambino ha bisogno di stare ancora unito a te nelle prime due ore dopo il parto, fintanto che si mantengono alti i livelli ormonali e almeno fino a quando il cordone non smette di pulsare; ciò gli assicura l'adattamento alla vita atmosferica.

    Nei primi momenti dopo il parto il bambino comincia a orientarsi attraverso i suoi sensi, ascolta la tua voce, apre gli occhi, ti annusa, muove le labbra e tirando fuori la lingua incomincia a leccarti e strisciando sa arrivare al capezzolo, dove farà la prima conoscenza con il seno e il colostro.

    Da parte tua in queste due ore con il bambino, grazie agli ormoni del parto spontaneo, ti senti gratificata, attenta, tenera e amorosa, molto presente, provi un senso di potenza (per la materializzazione del bambino) e senti un forte bisogno di ritrovare te stessa, soprattutto quando l'esperienza del parto è stata difficile.

    Attaccando il bambino al seno stimoli la conclusione del parto con il secondamento e l'espulsione della placenta. Dopo questo periodo, a secondamento avvenuto, i genitori possono decidere se recidere il cordone ombelicale o se preferire il lotus birth.

    A questo punto i genitori sono nell'estasi più completa e si ritroveranno a passare ore intere a guardare e rimirare il proprio cucciolo. Davvero, questo è uno dei momenti più belli e dolci della vita! Poi magari ci si ritroverà a pensare come fare a gestire un neonato da soli, senza l'aiuto di persone "esperte" e si cercherà consiglio e appoggio all'esterno della famiglia.

    Ricordatevi però che il vostro istinto vi dirà come comportarvi col vostro neonato e che questo è un momento molto delicato, non permettete a nessuno di venire a trovarvi almeno per la prima settimana dopo il parto.

    I primi giorni insieme

    Ricordate che i primi giorni dopo il parto sono il periodo della ricerca dell'equilibrio:
    * tra madre e bambino dopo la separazione fisica del parto
    * tra madre e padre
    * tra madre-padre e neonato
    * all'interno della famiglia, se ci sono già fratellini
    * tra l'interno della famiglia e il mondo esterno, famiglia di origine, parenti, amici

    Chiaramente il primo pensiero è per il benessere del bambino e quindi si è completamente concentrati su di lui.

    Sappiate che comunque l'equilibrio che si crea tra madre e bambino sono fondamentali perché si possano aggiustare tutte le altre relazioni esistenti. In genere il neonato dovrebbe dormire quasi tutto il giorno, ma in casi difficili ricordate che prima di tutto ci vuole la calma! Ogni bambino è unico: ha un suo temperamento, un suo concepimento (che riflette i vostri stati d'animo del momento), una sua gravidanza, un suo parto. Tutto questo influisce sul suo essere.

    In generale circa la metà dei neonati sono facili (si adattano tranquillamente alla vita extrauterina, sono tranquilli e facili da accudire), un quarto è facile in situazione di routine ma non ama i cambiamenti, un quarto è esigente (piange spesso, ha problemi di salute, disturbi nella nutrizione e nel sonno).

    Anche la mamma a seconda del suo carattere, del suo vissuto personale, di come è andata la gravidanza, dal rapporto che ha col partner e con la famiglia, dal fatto che si senta aiutata e protetta, dal tipo di parto che ha avuto potrà essere più o meno serena, fino ad essere anche ansiosa.

    A seconda del mix tra madre e bambino potranno esserci situazioni dall'estremo benessere all'estrema difficoltà, situazioni in cui occorre riflettere sul bisogno di essere aiutate: prima di tutto dal papà, la cui presenza spesso da sola fa la differenza tra una madre serena e una ansiosa, oppure da un familiare fidato o da un esperto.

    Il bello è che le situazioni possono facilmente mutare, e dal difficile al facile il passo non è poi così lungo. In casi difficili non perdetevi d'animo, ma fate appello a tutte le vostre risorse interiori ed esterne: amici, familiari, strutture sociali, esperti nel campo (puericultrici, ostetriche, pedagogisti, etc.) e ricordate che saper fare appello a tutte le proprie capacità di saper affrontare le difficoltà a cuor sereno è ciò che fa la differenza tra una donna e una mamma: avete compiuto un grande salto di status, rallegratevene!
     
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    La crisi dell'ottavo mese

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    Verso l’ottavo mese il bambino attraversa una fase particolare, caratterizzata dall’ansia di separazione e dalla paura degli estranei. La prima è la manifestazione di una paura atavica: quella di essere abbandonato dalla persona che fino ad ora è stata la fonte principale di ogni suo benessere, la mamma. In questa fase il bambino ha acquisito una certa consapevolezza di sé, iniziando a percepirsi come separato da lei (con cui prima si sentiva un tutt’uno). Questo passaggio, importante per definire la sua identità, comporta però anche il timore che la mamma si allontani e possa non tornare più. Per questo anche una breve separazione lo getta nello sconforto. D’altronde il bambino non ha chiaro il concetto dello spazio e soprattutto non ha il senso del tempo, non può capire che la persona ‘torna subito’: per lui cinque minuti o un’ora non fanno differenza. Questa fase coincide spesso con il rientro al lavoro della mamma, per cui il disagio può risultare ancora più forte. Contemporaneamente all’ansia da separazione, si sviluppa una spiccata diffidenza verso gli estranei e anche il piccolo più socievole e allegro può apparire spaventato di fronte a persone o luoghi che non conosce.

    Gli errori da evitare
    Non c’è niente di preoccupante nella‘chiusura’ che il bimbo manifesta attorno all’ottavo mese. Si tratta di una reazione assolutamente normale e che, anzi, ne testimonia lo sviluppo intellettivo. Per questa ragione il consiglio è non dare eccessiva importanza ai suoi atteggiamenti - magari ‘etichettando’ il cucciolo come timido e pauroso - e soprattutto non forzare il piccolo a socializzare. Piuttosto che incitarlo a non avere paura degli estranei e di ciò che è nuovo, è meglio lasciare il bambino tranquillo e mostrare con l’esempio che non c’è nulla da temere. Vedendo mamma e papà accogliere il nuovo arrivato in maniera amichevole, si sentirà rassicurato e pian piano supererà la diffidenza.
     
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    Pannolini lavabili: perchè


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    Promuovere l’utilizzo di questi prodotti permette di abbattere i costi, di dare una mano all’ambiente e alla salute dei bimbi.

    Esistono tre ragioni fondamentali per scegliere i pannolini in materiali riutilizzabili:

    1. il benessere del bambino;
    2. la tutela dell’ambiente;
    3. il risparmio economico.

    1. Il benessere del bambino
    E' vero che i bambini più sono asciutti e più sono felici?
    L'affermazione sarebbe già discutibile di per sé, ma lo è ancor più se confrontata con alcuni dati: i pannolini usa e getta contengono gel chimici superassorbenti (silicati e simili) e ancora oggi non sono stati effettuati studi su eventuali effetti collaterali di questi elementi.
    Infatti, pare che tra di essi vi sia il sodio policloridato, che assorbe più di cento volte il suo peso in acqua.
    Questa sostanza fu tolta dagli assorbenti nel 1985 a causa della sua correlazione con lo shock tossico nei tamponi per donna.
    Secondo delle statistiche canadesi, in America del Nord, dove circa l'80% per cento delle famiglie utilizza il pannolino di plastica, i casi di irritazioni sono cresciuti dal 7% al 61%.
    L'aumento delle irritazioni è sicuramente dovuto anche alla pratica scorretta di lasciare troppo addosso al bambino lo stesso pannolino.
    L'unico vero modo per prevenire questo inconveniente è di cambiare spesso il bambino, ma allora che senso ha usare pannolini super assorbenti?
    E' da notare, inoltre, come l'età del passaggio dal pannolino alla mutandina si sia alzata di molto, portando qualcuno a ipotizzare che ciò sia dovuto anche al fatto che i gel superassorbenti, limitando la sensazione di bagnato, rendano più difficile al bambino la comprensione delle sensazioni fisiche legate al "farsi la pipì addosso".

    Conclusioni
    Utilizzare i pannolini lavabili è un dovere nei confronti dell’ambiente e un vantaggio per il benessere del bambino.
    Oltre a creare meno allergie di quelli usa e getta è dimostrato che stimolano il bambino a controllare prima i propri bisogni; sentendosi infatti bagnati tendono a imparare prima (dott.ssa Mara Vio – Verona).
    Per di più c’è anche un risparmio economico: circa 1000 euro per tutto il tempo che serve il pannolino al bambino e ai suoi fratelli.
    Questo sistema non richiede poi un tempo eccessivo, se si considera poi il tempo che si impiega per andare a comperare i pannolini usa e getta. E’ tutto davvero semplice e comodo.
    2. La tutela dell'ambiente
    I pannolini usa e getta sono costituiti in gran parte di plastica e inquinano pesantemente l'ambiente già dalla loro produzione.
    Nel mondo si utilizzano ben 3.5 miliardi di galloni di olio, 82.000 tonnellate di plastica e 1.3 milioni di tonnellate di polpa di legno per produrre 18 miliardi di pannolini di plastica.
    Questi pannolini necessitano di circa 500 anni per decomporsi.
    Per produrli serve il 37% di acqua in più rispetto a quella per il lavaggio dei pannolini riutilizzabili e da una ricerca svolta dall’Università di Vienna nel 1992 risulta che l’energia utilizzata è maggiore di oltre il 70%.
    In più si consumano molte risorse naturali e si impiegano prodotti inquinanti (plastica, idrogel, …).
    La produzione elimina nell’acqua solventi, metalli pesanti, polimeri, diossine e furani.
    Vengono abitualmente sbiancati al cloro.
    Ogni giorno in Italia si usano almeno sei milioni di pannolini usa e getta, che, in un anno, significa 2 miliardi e 190 milioni di pannolini di plastica.
    Il "contributo" da parte dei singoli bambini (forse sarebbe più opportuno dire dei loro genitori) è di circa una tonnellata al compimento del terzo anno (circa 4500-5000 pannolini).
    Bisogna anche prendere in considerazione il rischio igienico legato allo smaltimento di questo tipo di rifiuti, dato che quasi nessuno segue la regola di pulire il pannolino dal suo contenuto solido prima di gettarlo (forse perché questo sensato consiglio ridurrebbe di molto la comodità dell'usa e getta).
    L’accumulo di rifiuti organici (urine e feci) in situazioni spesso non predisposte al loro smaltimento crea forti rischi di contaminazione.
    Oggi sul mercato si possono facilmente reperire i pannolini lavabili per bambini, che sono un’ottima alternativa a quelli usa e getta.
    Purtroppo non esistono ancora i pannolini usa e getta completamente biodegradabili e anche qualora esistessero sono pochissimi i luoghi attrezzati per il loro corretto smaltimento.
    3. Il risparmio economico
    Ogni confezione di pannolini “usa e getta” ne contiene mediamente 40, per una spesa di circa 10 euro.
    Considerando di usare almeno un pacco a settimana si spendono circa 40 euro mensili, il che vuol dire quasi 500 euro l'anno; una spesa alquanto incisiva per il bilancio familiare.
    Si calcola un risparmio di circa 2000 euro a figlio.
    Si deve poi considerare che i pannolini lavabili si passano di figlio in figlio e di famiglia in famiglia; pertanto, il risparmio è largamente superiore.

    Istruzioni per il lavaggio
    Per quanto riguarda il lavaggio del pannolino, si ricorda di togliere gli inserti dalla tasca della mutandina impermeabile prima di metterli in lavatrice.
    I pannolini nuovi andrebbero lavati almeno 3 volte a 60° prima di essere usati.
    Proseguite lavandoli comodamente in lavatrice sempre fino a un massimo di 60°.
    Viene sempre sconsigliato l'uso dell'ammorbidente che rovina i tessuti.
    Si consiglia di usare pochissimo detersivo e un pò di aceto al posto dell'ammorbidente e/o anche del bicarbonato che sterilizza il tutto.
    Il detersivo lascia spesso dei residui sui tessuti e rende meno assorbenti i pannolini e gli inserti.
    Un risciacquo con acqua calda può risolvere il problema.
    Per asciugare, usate pure l'asciugatrice con il ciclo delicati/sintetici o lasciateli stesi sullo stendino con il resto del bucato.
     
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    Parto: il vero e il falso del puerperio

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    Quanto ne sapete del puerperio?
    Si tratta del periodo di 40 giorni che seguono il parto. Fino a non molto tempo fa, si pensava che durante il puerperio la donna dovesse stare a letto osservando il riposo assoluto.
    Vediamo cosa è vero e cosa non lo è.


    Probabilmente dopo il parto amici e parenti, soprattutto le persone di una certa età, vi riempiranno di consigli; alcuni possono essere validi, altri un pò meno!

    Durante il puerperio la neomamma deve stare a letto. Assolutamente no: ha bisogno di riposo, perchè ha appena partorito e deve occuparsi del neonato, ma non deve stare a letto tutto il giorno! Un pò di movimento aiuta a ritrovare la normale tonicità dei muscoli.
    Non si può fare il bagno. Sappiate che ci sono ancora certe false credenze: c’è chi pensa che durante la gravidanza e il puerperio non ci si possa lavare! Dato che non siamo più nel Medioevo e che l’igiene, per fortuna, è la cosa più importante, non solo in questi periodi della vita della donna, ma sempre, sappiate che durante il puerperio sarebbe meglio evitare il bagno, preferendo la doccia.
    Questo perchè essendo la cervice uterina ancora aperta, possono entrare facilmente batteri che provocherebbero infezioni.
    Non bisogna mettersi a dieta. Durante il periodo dell’allattamento è sconsigliato seguire diete troppo drastiche, soprattutto durante il puerperio, quando la donna ha bisogno di recuperare le forze. Basta ridurre i carboidrati e i dolci. Stare alla larga anche da fritti, insaccati, e cibi troppo grassi.
    Non si possono avere rapporti sessuali. Vero: per almeno un mese dopo il parto i rapporti sessuali sono sconsigliati. La cervice, infatti, deve richiudersi e la donna ha delle perdite, dette lochiazioni, che possono durare circa 30-40 giorni.
    Oltre a sentire dolore durante la penetrazione, la donna è più soggetta a infezioni in questo periodo.


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    E’ possibile viziare un neonato ?

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    Per molte nonne è una domanda retorica, e la risposta é : si !
    Curiosamente però, fin che il bambino è piccolo, sono le nonne a criticare le mamme troppo premurose, quando il bambino cresce invece sono le mamme a lamentarsi delle nonne dalla caramella facile. Il problema del vizio nasce generalmente quando, già a pochi giorni di vita, il piccolo esprime tutto il suo disappunto e bisogna decidere se prenderlo in braccio o lasciarlo urlare. Il genitore che non riesce a resistere decide per la prima soluzione; appena il piccolo si zittisce il primo pensiero sarà: ecco, si è già abituato !

    Per fare un po’ di chiarezza dobbiamo però distinguere tra vizio e cattiva abitudine; il vizio si riferisce a qualcosa che desideriamo, ma che è dannoso alla nostra salute (ad esempio il fumo, la cioccolata, il gioco d'azzardo, ecc.), mentre una cattiva abitudine non arriva ad essere tanto dannosa e soprattutto non darà dipendenza.

    Diciamo subito che, a differenza dell’adulto, un neonato non può desiderare qualcosa che sia dannoso per la sua salute, perché la sua esistenza è ancora regolata dall’istinto. Come ogni altro mammifero, anche i piccoli d'uomo possono desiderare solo quello di cui hanno bisogno; desiderano mangiare solo quando hanno fame e non quando passano davanti alla vetrina di una pasticceria, desiderano uscire a passeggio quando sono stanchi di guardare il soffitto bianco e non quando l’orologio dei genitori segna le quattro di sabato pomeriggio.

    Proprio perché è ancora regolato dall’istinto il nostro esigente cucciolo non può essere capace di vedere il mondo con gli occhi dei suoi genitori e pertanto non è ancora in grado di capire quando è opportuno fare determinate richieste; lui urla, qualcuno ascolterà e prima o poi arriverà.

    In passato si riteneva che un lattante non avesse competenze e pertanto non sapesse cosa voleva, mentre gli adulti, istruiti dagli esperti, sapevano esattamente cosa era meglio per lui: l’orario dei pasti, la quantità del latte, gli orari e i tempi di passeggiata, le ore e i minuti di sonno, i tempi e le modalità dei giochi, …

    Dagli anni ’60 in avanti si è scoperto che fin dai primi giorni ogni neonato, pur essendo incapace di procurarsi il cibo in maniera autonoma, sa già esattamente cosa gli serve per sopravvivere e per essere felice: i suoi bisogni e i suoi desideri coincidono. Lentamente abbiamo capito che se “chiediamo” a lui cosa gli serve è impossibile fare errori; decidere la suo posto diventa invece veramente difficile.

    Attenti psicologi, come Piaget, hanno capito che i lattanti nei primi mesi di vita non sono in grado di capire se stessi separati dal mondo esterno; loro e il mondo sono la stessa cosa, il loro corpo e quello della mamma è percepito come un'unica entità. Nei primi mesi il neonato è incapace di pensare il tempo, il prima e il dopo, non sa distinguere tra i mezzi e i fini e capire che esistono rapporti di causa -effetto; riesce a vivere soltanto il qui-adesso. Quando un neonato presenta un bisogno, sia fisico che mentale, il suo cervello mette in atto una serie di azioni finalizzate a chiamare un adulto che lo possa aiutare a soddisfare il suo problema e a mantenere un equilibrio psico-fisico di benessere. Noi dunque siamo la sua estensione nel mondo, e siamo lì per aiutarlo a vivere ed essere felice.

    Dovremmo ricordarci che un neonato biologicamente nasce quando il suo organismo è in grado di vivere autonomamente fuori dall’utero della sua mamma, ma in realtà non è ancora nato: nascerà veramente al mondo quando sarà consapevole di essere al mondo. Fino a quel giorno, quando vorrà essere abbracciato, sarà obbligato a piangere per essere sicuro di averci distratto dalle nostre occupazioni.

    Se essere tenuti in braccio e cullati è da considerare un vizio o una cattiva abitudine, evidentemente abbiamo fatto troppa confusione e dimostriamo di avere anche noi bisogno di essere presi un po’ in braccio da qualcuno e di recuperare la serenità e la dolcezza che hanno i nostri neonati quando sono finalmente abbracciati.

     
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    Perchè i bambini sorridono nel sonno


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    Neonati: cosa fare se hanno il “mughetto”


    Il mughetto è una patologia abbastanza frequente, specie nei neonati. Pensate che colpisce circa tre bimbi su 10 ed il suo picco è nei primi 20 giorni di vita. Ma di cosa tratta? Con il termine “mughetto” intendiamo una forma infettiva tipica dei lattanti provocata dal fungo della “Candida Albicans” più famoso per i fastidiosi sintomi “intimi” che provoca nelle donne. Questo è uno dei casi in cui si sviluppa nella bocca. Inizialmente può sfuggire alle mamme perché si confonde con i residui della poppata del lattante. Si manifesta infatti con piccole macchioline bianche sulla lingua, sul palato e all’interno di tutta la bocca.


    A differenza degli avanzi del latte, queste placche non si tolgono con una garza o un cotton fioc. Il vostro pediatra di fiducia vi potrà consigliare comunque un prodotto antifungino da applicare delicatamente sulla parte dopo ogni poppata.

    State tranquille allora care mamme, perché dopo pochi giorni il fastidioso sintomo scomparirà. Certo, così presto, nelle prime settimane di vita questo può provocarvi ansia, specie se sommato a tutto il resto: le poppate notturne, le visite di parenti ed amici, i capezzoli dolenti o addirittura le ragadi.

    Come fare allora per prevenire? Il contagio può avvenire durante il parto fisiologico, se siete infette. Un controllo da questo punto di vista va sempre fatto prima di partorire, anche per controllare la presenza di altri virus o batteri più pericolosi per il neonato.

    Sarà il vostro ginecologo a consigliarvelo. Per il resto occorre lavarsi adeguatamente le mani e sterilizzare le tettarelle, biberon, ciucci e giochino vari. Vi abbiamo consigliato proprio di recente alcuni metodi di sterilizzazione
     
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    Sonno bambino: quante ore deve dormire?


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    Il bisogno di sonno è diverso da bambino a bambino, perché è influenzato da tanti fattori tra cui il temperamento, innanzi tutto, poi l’età (più sono piccoli e più hanno necessità di dormire), gli stimoli esterni ricevuti, l’atmosfera familiare (se c’è serenità in casa è più probabile che il piccolo dorma di più e si svegli di meno durante la notte).
    A noi mamme piace, però, avere almeno un’indicazione di massima relativa alle ore di sonno che un bambino dovrebbe dormire in base alla sua età. Va però sottolineato che il criterio a cui attenersi per stabilire che “qualcosa non va” in relazione al momento della nanna non è certo quello della durata, ma piuttosto della qualità del sonno. Per esempio, non c’è nulla da preoccuparsi se un neonato dorme in un giorno 14 ore anziché 18 o 20, ma il suo sonno è sereno, la sua crescita è regolare e nelle ore in cui sta sveglio non appare irritato, né piange di continuo.
    Vediamo allora insieme quali dovrebbero essere i ritmi del sonno nei primi anni di vita del bambino:
    - da 0 a 4 mesi il bambino dorme da 16 a 18 ore nel corso delle 24 ore, senza rendersi conto dell’alternanza di giorno e notte, e i suoi risvegli risultano stimolati per lo più da esigenze nutritive;
    - da 4 a 6 mesi il sonno comincia a concentrarsi nelle ore notturne con una media di 10 ore contro le 4-5 ore dedicate ai riposini diurni secondo un ritmo sempre più simile a quello degli adulti;
    - da 6 a 12 mesi i pisolini diurni si riducono ulteriormente seguendo in genere lo schema 1-2 ore di sonno la mattina e 1-2 ore il pomeriggio, mentre la notte il piccolo arriva a dormire circa 11 ore. Questa regolarizzazione viene indotta anche dall’introduzione di nuove abitudini alimentari e cioè la sequenza dei pasti che l’avvio dello svezzamento comporta;
    - da 1 a 3 anni il sonno notturno si estende fino alle 12-13 ore e, di solito, proprio a questa età comincia a “saltare” il riposino della mattina mentre quello pomeridiano tende a permanere fino a circa 5-6 anni.





    Allattare al seno, riduce le ore di sonno?

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    La mancanza di sonno è uno dei problemi di cui spesso i neogenitori si lamentano, soprattutto durante i primi mesi quando è necessario allattare il piccolo anche durante la notte. Questo è necessario perché, l’apparato digerente del neonato non è ancora pienamente sviluppato e dunque non è in grado si soddisfare le esigenze del piccolo. In più se il piccolo è allattato al seno, il latte materno è più digeribile di quello artificiale e dunque è normale che i piccoli si sveglino con una frequenza maggiore di quelli allattati con il latte in formula.
    Per questo motivo molto spesso le neomamme pensano che proprio l’allattare al seno il piccolo possa essere “causa” di meno ore di sonno. In realtà, non c’è nessuna differenza in termini di mancanza di sonno per le mamme che allattano il proprio bambino al seno o con il biberon. A confermare questo è uno studio coordinato da Hawley Montgomery-Downs presso la West Virginia University da Morgantown che conferma come le neomamme che allattano al seno di notte dormono esattamente quanto le neomamme che, per scelta o per altri motivi, utilizzano il biberon e il latte in formula.
    La coordinatrice dello studio dichiara: “Ci sono evidenze scientifiche riguardanti il fatto che i neonati allattati al seno risposino meno ma nessuno aveva indagato ancora sulle loro madri; dati alla mano, non abbiamo trovato differenze significative riguardanti il sonno delle neomamme in relazione a come nutrono il loro bambino” e continua “…Molte mamme rinunciano ad allattare al seno perchè sostengono che solo così riescono a riposare e a dormire di più ma il latte materno è così importante tanto per il bambino quanto per la madre che abbiamo voluto verificare, volevamo avere delle prove empiriche.”
    Per affermare ciò sono state sottoposte ad osservazione 80 donne tra cui:
    27 hanno allattato esclusivamente al seno per almeno 12 settimane;
    18 hanno allattato esclusivamente con latte formulato;
    35 hanno utilizzato entrambi i metodi di alimentazione.
    A questo punto le neomamme hanno tenuto dei “diari del sonno” dove hanno riportato la qualità del sonno e il numero di volte che si svegliavano durante la notte, indossando anche dei dispositivi di controllo del sonno e segnalavano, durante il giorno, i momenti di sonnolenza.
    “Non siamo in grado di dire esattamente perché non c’è differenza, ma le donne che allattano possono essere forse più riposate perchè non devono alzarsi e preparare il latte oppure perchè continuano a farlo rimanendo al buio nel loro letto ” ha detto Montgomery-Downs.
    Dunque mamme, allattare al seno è un gesto meraviglioso e naturale, il più bel dono che una mamma possa fare al proprio piccolo dopo averlo messo al mondo, ed è per questo che è importante riuscire ad allattare il proprio bambino il più possibile, natura permettendo.
     
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    Dodici mesi di emozioni


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    La prima emozione che registra il suo cuoricino, una volta venuto al mondo? Lo stress, purtroppo! Quello delle nascita, del taglio del cordone ombelicale, del cambiamento della circolazione del sangue, del contatto con l’aria, dell’aprirsi dei polmoni con il primo respiro...

    • 0 - 3 mesi
    I primi tre mesi di vita del neonato costituiscono un periodo speciale e unico, chiamato anche ‘quarto trimestre di gravidanza’. A caratterizzarlo è la profonda simbiosi che si crea - in maniera del tutto spontanea tra madre e figlio. Perduto il caldo conforto dell’utero e, con esso, ogni punto di riferimento conosciuto prima della nascita, catapultato in uno strano mondo dove tutto è assolutamente nuovo, in quale altro luogo troverà rifugio il neonato se non tra le braccia materne? Prendiamo, per esempio, quel semplici ‘miracolo’ che è l’allattamento: succhiando il latte materno, il bimbo non trova solo nutrimento, ma una serie infinita di rassicurazioni, legate alla familiarità del battito cardiaco della mamma, del sapore del suo latte, del suo odore, del suono della sua voce. In questa fase il bimbo non ha una percezione di sé come distinto dal resto del mondo e la mamma è per lui fonte di ogni benessere e risposta a ogni sua necessità.

    • 4 - 6 mesi
    In questa fase il bimbo compie grandi progressi a livello psicomotorio e la sua capacità di comunicare e interagire con l’ambiente che lo circonda si arricchisce notevolmente. Il mondo lo incuriosisce sempre di più e sul suo viso si dipingono espressioni diverse in base a ciò che osserva, sente, percepisce. Gradualmente si avvia a divenire protagonista di quella realtà che fino a ora ha vissuto solo tramite i cinque sensi: è ormai pronto ad assumere un ruolo più attivo rispetto ai primissimi mesi di vita e manifesta la sua volontà di... entrare in azione. Comprendere i suoi stati d’animo diventa ora più semplice, grazie agli accresciuti strumenti che ha a disposizione per esprimere ciò che prova: verso il quarto mese il suo sistema nervoso è maturo non solo per sorridere, ma anche per ridere di gusto. Diventa esperto nel decifrare le emozioni delle persone che si rivolgono a lui e, se il significato delle parole può sfuggirgli, percepisce chiaramente lo stato d’animo di chi gli parla dall’espressione del volto, dal tono della voce, dalla postura del corpo.
     
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    IL BAMBINO NEL PRIMO ANNO DI VITA: COME INTERAGISCE COL MONDO


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    I GIOCHI TRA MAMMA O PAPA' E NEONATO CHE LO AIUTANO A CRESCERE
    Il neonato ha una capacità innata di mettersi in contatto e in relazione con il mondo esterno. Questa capacità gli permette di imparare, fin dalle prime settimane, a conoscere e dialogare con la mamma e il papà e a formarsi una "idea di se stesso".

    Questa capacità innata è stimolata dal comportamento degli stessi genitori, che sanno, senza pensarci sù, interagire col piccolo e aiutarlo a crescere.

    Ecco le modalità con cui generalmente ci relazioniamo con i nostri figli neonati e li aiutiamo a imparare nuove cose sul mondo che li circonda e sulle persone che si prendono cura di loro:
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    ESPRESSIONI DEL VISO: quando ci rivolgiamo a un bambino di poche settimane enfatizziamo le espressioni del viso: se ci potessimo vedere allo specchio ci sembreremmo dei pagliacci. Eppure questo modo di comportarsi dei genitori è molto utile, perché il bambino, fin dalle primissime settimane ha una predisposizione per osservare i volti umani. In altre parole, ai bambini neonati piace più di tutto guardare il viso della mamma e del papà e impara presto a rispondere correttamente alle espressioni che il viso di mamma fa.

    I "PRIMI DIALOGHI": pensate a quando vi rivolgete al vostro bimbo neonato con voce dolce e lui spalanca gli occhi e sembra agitarsi; dopo un attimo si calma e voi spontaneamente gli dite un'altra cosa e allora lui si "illumina" di nuovo, spalancando gli occhi e agitando le manine... questa è una impostazione della relazione che il neonato apprende precocemente ed è la base per la costruzione dei futuri rapporti col mondo e con gli altri. Già dalla terza settimana di vita, infatti, il bambino è in grado di imparare a comunicare col genitore con uno scambio di informazioni, che si alternano tra frasi ed espressioni della madre e risposte di felicità del bambino.

    CONSOLARE IL PIANTO: la stessa sequenza dei "primi dialoghi" è quella che entra in azione quando il bambino piange e poi viene consolato dalla mamma. Presto il bambino impara la sequenza: prima il pianto e poi le coccole, prima il disagio e poi il benessere è proprio da questa sequenza, così importante per lui perché lo fa stare bene, che il bebè impara il meccanismo della conseguenza di due eventi. Inoltre, in questo modo il bambino impara che può determinare in qualche modo il comportamento dell'adulto e così, gradualmente, incomincia a prendere coscienza di se stesso.

    RISPECCHIARE IL BEBE': il piccolo emette un suono o fa una smorfia; la mamma lo imita e il bambino lo ripete e la mamma, nuovamente lo imita. Può sembrare ad alcuni sciocco e invece è importantissimo, perché il bambino in questo gioco si vede rispecchiato nella mamma e impara a prendere coscienza della differenza tra sé e la mamma e delle proprie azioni.
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    IL BAMBINO INDICA COL DITO:
    un gioco che si instaura tra l'adulto e il bambino, nel primo anno di vita, è quello che il bambino indica un oggetto e l'adulto lo nomina e glielo porge. Che soddisfazione per il piccolo! La sua comunicazione con l'adulto è stata efficace! E quello che lo soddisfa più di tutto non è avere quell'oggetto tra le mani, bensì è proprio il successo della sua comunicazione.


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    LE TAPPE DELLO SVILUPPO NEL PRIMO ANNO



    A tre mesi


    A tre mesi il bambino è in rado di esprimere quando ha sonno o ha fame; mostra piacere quando è nudo; nell'interazione con l'adulto passa da momenti in cui è tutto concentrato a guardarsi attorno e soprattutto a guardare le persone, a momenti di rilassamento in cui attende stimoli dal genitore.

    Gira la testa nella direzione di un suono e cerca di riprodurre con i vocalizzi certi suoni che sente.

    E' in grado di esplorare con lo sguardo un oggetto che gli è mostrato dall'adulto; se l'oggetto è nascosto vicino a lui, sotto un panno o una coperta, indugia con lo sguardo sul punto in cui è scomparso l'oggetto.




    A sei mesi

    Verso i sei mesi è in grado di giocare con il proprio corpo, prendendosi i piedini. Fa gorgheggi e lallazioni (lalalala) e urletti ed è in grado di instaurare col genitore un vero e proprio dialogo, attraverso le espressioni del viso e il tatto. Se è lasciato solo troppo a lungo protesta. si volta e cerca con lo sguardo nella direzione da cui proviene un suono o una voce. esplora a lungo un oggetto, guardandolo, manipolandolo e portandolo alla bocca. Si sporge per raggiungere un oggetto e carca di imitare dei semplici gesti proposti più volte dai genitori, come battere con una mano sul seggiolone,...

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    A nove mesi

    Verso i nove mesi esplora e gioca con gli oggetti che ha vicino, gioca con il volto dei genitori: lo tocca, lo esplora con la mano, insiste a provocare certe reazioni mimiche che lo divertono.

    Esplora con lo sguardo un ambiente nuovo. Distingue le persone familiari da quelle sconosciute e di queste ha paura. Dai 6-7 mesi vive l'angoscia di separazione dalle persone familiari.

    Se è chiamato si gira verso la voce. Fa <<ciao>> su invito o spontaneamente e batte le manine. Si diverte a far cadere un oggetto che poi rivuole.
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    A 12 mesi

    Verso l'anno migliora le sue prestazioni nell'esplorazione del genitore, degli oggetti, dell'ambiente esterno. Dice frasi semplici; è attratto da altri bambini. Impara a fare i primi passi; beve dalla tazza e vuole mangiare col cucchiaio da solo. Sa trovare oggetti che sono stati nascosti dall'adulto per gioco.

    Se gli si danno dei pennarelli prova a lasciare delle tracce su un foglio e prova a utilizzare il triciclo o la macchinina.

    Alla conclusione del primo anno di vita il bambino ha acquisito capacità di relazione importanti: è in grado di agire in modo intenzionale, secondo uno scopo che si è prefissato.

    Imparando a camminare sperimenta un positivo senso di "indipendenza" di cui il piccolo è fiero e soddisfatto... infatti spesso quando cammina ride, esprime gioia.
     
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    :0048.gif: :0048.gif: Grazie Lussy....
     
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    La crosta lattea


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    La crosta lattea, ossia la dermatite seborroica infantile, è un disturbo che crea la comparsa di piccole crosticine che rendono la pelle del neonato squamata e leggermente ruvida e grassa.

    E' un disturbo frequente inquanto 2 bambini su 3 ne sono colpiti fin dalle prime settimane di vita.
    Questo fenomeno viene chiamato così perchè si manifesta nel periodo in cui il bambino è nutrito solamente di latte, quindi nei primi mesi di vita.
    I punti dove le crosticine si localizzano sono principalmente nella zona delle sopracciglie, fronte, tempie e cuoi capelluto.
    In alcuni casi, può estendersi anche dietro le orecchie, sulle guancie e intorno al nasino.

    I sintomi
    Questa malattia della pelle si manifesta sotto forma di desquamazione grassa di colore giallastro, molto simile alla forfora.
    Nelle forme più acute, la dermatite seborroica può essere presente anche nella zona inguinale e anale e sotto le ascelle.
    Le desquamazioni, anche se abbondanti, non provocano alcun tipo di dolore o fastidio al neonato.

    Le cause
    La causa dell’eccessiva stimolazione delle ghiandole sebacee non sono ancora del tutto chiare: di volta in volta sono state chiamate in causa alterazioni di tipo ormonale, specie ormoni materni che passati nel sangue del bambino durante la vita fetale, persistono fino al terzo mese. Secondo altri sarebbe dovuta ad un fungo che si trova normalmente sulla pelle. Un dato interessante è che non esistono, in letteratura, prove che la crosta lattea possa essere correlata all’allattamento materno od a particolari alimenti assunti dalla nutrice. Occorre ricordare che la crosta lattea viene tollerata bene dal lattante e si risolve anche senza particolari trattamenti.

    Probabilmente i meccanismi che regolano la qualità della pelle non sono ancora del tutto maturi nel neonato e il processo di sostituzione delle cellule vecchie con le nuove avviene molto rapidamente. In pratica la crosta lattea si verifica quando le cellule di desquamazione anziché staccarsi restano attaccate alla cute, sovrapponendosi alle cellule che dovrebbero sostituirle. Tutto questo è inoltre peggiorato dall'attività esagerata delle ghiandole sebacee che producono una grande quantità di grasso che si stratifica su tutto il cuoio capelluto. Nonostante il fatto che le squame siano saldamente attaccate alla cute, esse non provocano alcun particolare fastidio al bambino. Infatti da parte dei medici questa alterazione viene considerata soltanto sotto il profilo estetico, assolutamente innocuo, ma sgradevole da vedere.
    Come curarla
    Di solito la guarigione avviene spontaneamente entro il terzo-quarto mese e viene facilitata con alcuni accorgimenti utili ad eliminare le squame presenti e prevenire la formazione di nuove. Innanzitutto bisogna lavare la testa ogni due giorni con sostanze oleose in modo da non irritare ulteriormente la cute già delicata. Sul cuoio capelluto bisogna passare del cotone imbevuto di olio di oliva o di mandorle dolci o di vasellina oppure di emollienti specifici per la crosta lattea in vendita in farmacia che, fluidificano il sebo e, ammorbidendo le croste, ne facilitano il distacco.

    A causa della localizzazione sullo scalpo e la concomitante persistenza dell’apertura della fontanella cranica, tutte queste operazioni vanno fatte con la dovuta cautela, evitando accuratamente pressioni indebite e soprattutto l’uso delle unghie per sollevare le croste ancora dure. Per rimuovere le croste è consigliabile, una volta applicato l'olio, passare delicatamente un pettinino a denti fitti tamponando poi con un panno. Infine tamponare con olio di borragine che è utile per riequilibrare la produzione da parte delle ghiandole sebacee. In casi molto gravi può essere consigliato anche il ricorso a pomate o creme cortisoniche, che devono essere, comunque, sempre prescritte dal pediatra.
     
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    GRAZIE LUSSY....
    QUANTI RICORDI!!!!
     
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