Bimbi e papa'..un grande amore...

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    Come nasce un papà


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    Quando nasce un figlio, nasce anche suo padre. Un’esperienza che suscita emozioni molto intense, di cui spesso un uomo diventa consapevole quando stringe a sé per la prima volta il suo bambino.



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    I suoi TIMORI

    La paternità non è vissuta da tutti in modo semplice e lineare, perché a volte genera paure inaspettate. Ma un uomo deve imparare a riconoscerle per poterle superare con efficacia.


    Esclusione

    1. SENTIRSI ESCLUSO

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    Per alcuni neopadri, il rapporto “esclusivo” tra madre e neonato può -a trattiprovocare una sensazione dolorosa di esclusione da un’intesa molto importante, di cui il padre dovrebbe, invece, essere partecipe a pieno titolo.

    _ In tal caso, è bene prendere atto di queste emozioni e parlarne con la propria compagna. Solo il dialogo, infatti, aiuta a superare il disagio iniziale.

    _ Quando un uomo arriva a comprendere che, nelle prime fasi di vita, è naturale per un neonato essere tanto “attaccato” (anche fisicamente, ma non solo) alla sua mamma che gli riserva cure esclusive, può sentirsi più libero e disegnarsi un nuovo ruolo all’interno del triangolo relazionale che si è appena costruito.


    In prova

    2. NON ESSERE ALL’ALTEZZA


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    Quando nasce un figlio, un padre deve sempre mettersi alla prova in una serie di compiti nuovi, per i quali non esiste manuale o scuola che fornisca gli apprendimenti necessari. Non basta leggere su un libro di puericultura come si fa il bagnetto oppure come si cambia il pannolino, perché il salto dalla teoria alla pratica non è mai facile…

    _ Il fatto è che avere il proprio figlio tra le mani, così piccolo, indifeso e fragile, suscita in molti uomini (e non solo) la paura di fargli male, anche solo sfiorandolo. Parlando con i papà, si resta spesso colpiti dalla sensazione di inadeguatezza che sperimentano quando devono concretamente accudire il loro bambino.


    Ostacoli

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    Tra l’altro, il pianto frequente del neonato manda in crisi molti, che in quel comportamento vedono la conferma della loro presunta incompetenza. In questi casi, alcuni padri preferiscono passare il testimone alla mamma o alla suocera (“loro sono bravissime, sanno sempre come si fa”). Ma va detto che anche la neomamma è forse alla prima esperienza ed è altrettanto timorosa di sbagliare.

    _ Altri papà, particolarmente spaventati dall’idea di non farcela preferiscono “rifugiarsi” nel lavoro, che li sottrae alle nuove ansie e responsabilità domestiche. Ma “spostano” solo il problema.

    _ Per superare questo scoglio, il neo-papà deve sentirsi protagonista di un ruolo e di funzioni molto specifiche, diverse e complementari rispetto a quelle materne ma comunque indispensabili per un figlio.



    Compiti


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    I suoi COMPITI

    Oltre a supportare amorevolmente la partner, il neopapà dovrebbe svolgere alcune funzioni specifiche in tutto il primo anno di vita di suo figlio.

    UNO “STABILIZZATORE EMOTIVO”

    Molte donne raccontano che nei giorni seguenti al parto sono turbate da una strana tristezza, accompagnata dal bisogno di piangere. Questo periodo di disagio ha breve durata e si risolve spontaneamente se la neomamma ha la fortuna di avere vicino a sé persone che sanno sostenerla adeguatamente.

    _ Il papà, in questa situazione, serve a rassicurare, sostenere e proteggere. Riprendere subito il lavoro, lasciando a casa la compagna con il piccolo, rischia di rivelarsi un clamoroso autogol…

    COSA PUO' FARE SUBITO
    Dopo la dimissione dall’ospedale, il papà può rimanere in casa con la neomamma e il neonato per qualche giorno. Con questa scelta, dimostra di voler partecipare a pieno titolo alla nuova vita familiare che si inaugura con l’arrivo di un figlio.


    Distacco

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    UN “FACILITATORE DELL’ESPLORAZIONE”

    Le cure materne aiutano il neonato a costruirsi una base sicura: gli danno, cioè, la saldezza interiore per andare alla scoperta del mondo. Per molte mamme, tuttavia, è molto faticoso imparare a separarsi dal proprio bambino tenendo a bada le forti emozioni che si provano in occasione dei primi naturali, fondamentali distacchi.

    _ Nei processi di separazione il papà può giocare un ruolo chiave, fornendo la giusta sicurezza alla mamma e la necessaria tranquillità al bambino, permettendogli così di aprirsi sereno al mondo esterno.

    _ Per esempio, molti padri sono particolarmente efficaci nel far addormentare i propri bambini, che invece rimangono svegli e vivaci quando sono tenuti in braccio dalla mamma.


    Gioco

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    UNO SPECIALE COMPAGNO DI GIOCO

    Da sempre, l’attività ludica e il gioco corporeo vedono i padri in prima linea. Lo sanno bene i figli maschi, che almeno per i primi 5 anni di vita cercheranno di misurare la crescita della loro forza attraverso frequenti lotte “corpo a corpo” col padre, che quasi sempre terminano con coccole e grandi risate.

    _ Il papà insomma, ha quel fondamentale e prezioso ruolo di preparare il figlio all’incontro col mondo che lo aspetta fuori dalle pareti domestiche.

    i.


    Poesia per il papa'


    La forza delle idee
    Rieccomi papà
    dopo un anno sono qua,
    per scrivere di getto
    quasi senza prender fiato,
    la mia lettera d'auguri
    fatta sol dei miei pensieri.

    GRAZIE per il tuo sostegno,
    per le idee ed il tuo impegno.
    E crescendoti vicino
    vedo in me che sono bambino,
    quella forza del pensiero
    che ogni uomo fa più vero.
    (Rosalba)


    padre_e_figlio



    Edited by Lussy60 - 8/12/2011, 23:41
     
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    grazie Lussy...che bel post!
     
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    Voglio dedicare ai papà e futuri papà questa poesia di Alberto Pellai (un medico che ha scritto alcuni libri tra cui "NELLA PANCIA DEL PAPA' (Padre e figlio: una relazione emotiva)


    Coccolami ancora un po'
    Tienimi accanto, non dirmi di no.
    Con le tue braccia fammi volare
    Attento alla barba, mi fa grattare.
    Se sul tappeto mi tieni incollato
    Mentre giochiamo al pugilato
    "Aiuto" grido alla mamma per finta
    Poi tu ti giri e io ti do una spinta.
    Tienimi forte sul cuore papà
    Almeno adesso che la mia età
    Consente ad entrambi in casa e in terrazzo
    Di farci coccole senza imbarazzo
    Tra qualche anno, la legge dei duri
    Ci troverà più grandi e maturi
    A fare finta che gli uomini veri
    Son tutti d'un pezzo e molto seri.
    Stasera quel tempo è ancora lontano
    Tu coccola e gioca con me sul divano.







    Il papà moderno


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    Secondo gli studi condotti da Margaret Mahler, i bambini piccoli, nei primissimi mesi di vita, affrontano una fase detta ‘simbiotica’ durante la quale credono di essere un tutt’uno con il corpo della madre e dipendendo totalmente da essa. Questo rapporto assolutamente normale e funzionale al corretto sviluppo fisico del bambino va oltre alla semplice funzione di assolvere alle necessità biologiche legate alla sopravvivenza. Gli studi dei coniugi Harlow condotti sui piccoli di scimmia dimostrano che ciò di cui il bambino ha più bisogno per un corretto sviluppo psicologico è il soddisfacimento ‘fisico’ del bisogno di affetto, tenerezza, amore ottenuto attraverso il contatto e l’interazione con la madre. La mamma è indiscutibilmente la “fonte” del sostentamento fisico e psicologico del bambino e nessuna scienza potrà mai spiegare la magica empatia che lega una madre al suo piccolo.

    Ma in questo blindatissimo rapporto simbiotico tra madre e figlio, che ruolo ha il padre? Il suo compito si ferma al semplice, se pur insostituibile, apporto del concepimento?

    Psicologi e pediatri hanno dimostrato come già dalla terza settimana di vita i bambini abbiano reazioni diverse a seconda che si trovino in presenza della madre o del padre. Questo avviene perché entrambi i genitori si avvicinano al bambino con intenzioni diverse, la madre per curare e calmare, il padre per giocare e stimolare. Alla madre spetta, attraverso la soddisfazione del bisogno biologico della nutrizione, trasmettere il messaggio dell’essere amati, di essere appunto “nutriti di amore”, di essere desiderati, voluti, accettati per quello che si è. Ma è la presenza del padre a dare l’imprinting ai futuri rapporti sociali del bambino con il resto del mondo. Sul rapporto col padre si basa buona parte dell’autostima che il bambino avrà verso se stesso nell’arco della sua vita. Questa funzione si amplifica se si parla di bambine. Infatti, il padre è il primo uomo con cui una bambina interagisce, e sarà proprio questa figura ad influenzare, nel bene e nel male, i rapporti futuri con qualsiasi altra figura maschile con cui si relazionerà.

    Storicamente, la cura della prole è sempre stata tacitamente relegata alle donne: la donna angelo del focolare, moglie e madre; l’uomo figura di puro sostentamento economico della famiglia. Due binari che viaggiando paralleli percorrono la stessa strada e che quindi difficilmente riuscivano ad incontrarsi. Ebbene, sembra che un lento ma costante mutamento all’interno dei costumi sociali abbia risvegliato nel maschio dell’homo sapiens un insospettabile istinto paterno latente.

    Le mamme, sempre più donne in carriera, hanno innescato una reazione a catena negli uomini che, per scelta o per necessità, si sono accorti di essere molto di più di una mera fonte di sostentamento economico o peggio ancora, semplici donatori del seme.

    Nel 1987 una ricerca condotta dalla rivista Fortune riportava che, all’epoca, il 30% dei padri intervistati percepiva come molto limitato il tempo dedicato alla propria famiglia; mentre solo il 48% degli uomini metteva i bambini tra le proprie aspettative primarie. Ma già nel 1991 uno studio similare ci conferma che la figura paterna stava maturando le modifiche necessarie a gestire la famiglia contemporanea nel nuovo contesto sociale. Infatti, ben il 75% dei padri intervistati si dichiarava disposto a sacrificare la carriera per poter stare più tempo insieme alla famiglia. Andando ancora avanti, un’indagine del 1993 mostrava una percentuale di uomini pronti a mettere i figli in cima alla lista delle priorità per costruire una famiglia pari all’80%. Più di recente, i dati Istat del 2001 riportano che il 78% dei papà si occupa almeno settimanalmente del bagnetto del proprio bebè, il 45% si occupa regolarmente di portarlo a letto la sera e il 43% gioca con il proprio figlio ogni volta che può.

    È scientificamente provato: l’uomo contemporaneo, dopo secoli di (auto) esclusione dall’educazione e crescita della prole, è giunto alla consapevolezza che partecipare attivamente alla crescita e all’educazione dei propri figli non rappresenta solo un bene per il bambino ma soprattutto si rivela fonte di soddisfazioni il padre stesso. Inoltre, la maggiore collaborazione e interazione nella crescita e nell’educazione dei figli tra i due genitori ha fatto aumentare il livello di soddisfazione interno della coppia che ora divide più equamente i compiti legati alla gestione della casa e restituisce maggiore serenità all’intera famiglia.

    Insomma, padri più teneri, più felici, più affettuosi, più sensibili, capaci di ascoltare e di consolare. Capaci anche di sostituire la mamma? Attenzione, come anche Giancarlo Strocchia del Centro Studi sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano sottolinea in alcuni suoi articoli, studiosi e psicologi mettono in guardia sul confondersi dei ruoli. Non bisogna dimenticare che il padre è la figura che funge da guida, è il tutore delle norme, delle regole sociali da rispettare, dei diritti e dei doveri; è il responsabile del necessario distacco tra il bambino e la madre, fondamentale affinché il bambino possa fare il suo ingresso nel mondo esterno. Quindi, rinunciare allo storico ruolo autoritario della figura paterna non vuol dire perdere la componente di autorevolezza, di decisionalità che aiuta il bambino a crescere emotivamente equipaggiato per affrontare con sicurezza e serenità il mondo esterno.

    Cosa vuol dire allora essere un padre moderno? Tra la figura storica del padre “assente ma autoritario” e quella fuorviante del “padre-mammo”che si sostituisce alla madre, sta (fortunatamente) prendendo posizione quella del “padre come completamento” della madre. Un padre a 360 gradi, ovvero padre, marito e uomo, che ha un suo ruolo ben definito accanto alla madre, con la quale crea un rapporto di cooperazione volto a coprire i ruoli di ognuno secondo la propria sfera d’azione all’interno di un unico contesto quale è la famiglia, rendendosi l’uno insostituibile all’altro.
     
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    Bambini: perché preferiscono il papà


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    Capita spesso che i bambini preferiscano il papà alla mamma. Ma come mai accade?Non si dice sempre che mamma e bambino siano un’unica cosa? E le mamme come la vivono? Potremmo rispondere che anche se il papà passa meno tempo con il bambino, dopotutto quegli attimi sono decisamente i più divertenti visto che rappresentano momenti di gioco. Sicuramente non è facile per la mamma sentirsi del tutto accessoria viste le tante energie che ogni giorno ripone nelle crescita del suo bambino.

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    Eppure a partire dal secondo anno di vita circa, secondo la psicologia dello sviluppo, il papà diventa molto allettante per il piccolo poiché il poco tempo che trascorrono insieme diventa estremamente prezioso, quasi investito di magia. Se però si sentono in pericolo e hanno bisogno di protezione ecco tornare la mamma in primo piano. Infatti possiamo constatare che la preferenza del bambino non è mai assoluta ma deve essere necessariamente contestualizzata. Va precisato che esistono dei cosiddetti figli di papà, se ne fa portavoce la psicologa evolutiva Inge Seiffge-Krenke, secondo cui la dotazione genetica gioca un ruolo importante sin dal concepimento, anche se non ci sono ricerche sul perché un bambino così piccolo abbia un legame così simbiotico con il papà, quasi a beffeggiare la natura.

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    La stessa dottoressa sostiene che i papà giocano con più emozione riescono a tornare bambini e mettersi alla pari del proprio figlio, gli uomini infatti stimolerebbero i figli da un punto di vista acustico e visivo enfatizzando il movimento. È una scena comune vedere papà e bambino che si azzuffano rotolano insieme sul pavimento, strillano e ridono. Decisamente raro che sia una mamma a giocare così con il proprio bambino. Inoltre sempre secondo la psicologa gli uomini credono di più nelle capacità del figlio, lasciano che sia il bambino a provare nuovi giochi, si limitano a spiegarlo e viverlo con loro, la mamma ne mostrerebbe subito il senso lasciando replicare al bambino una volta appresa la sequenza funzionante.
     
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    ..sei forte papa'...


     
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    Io e il mio papà...

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    ...siamo una coppia vicente !
     
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    festa del papa'......
    creiamo una sorpresa per loro


    Come regalo per il papà ho pensato che un piccolo libro fatto dai più piccoli sarebbe semplice e carino da realizzare.
    Potete usare delle foto per personalizzarlo oppure lasciare che siano i bimbi a decorarlo con pennarelli e collage.
    Cosa vi servirà:
    2 fogli A4 bianchi
    1 cartoncino colorato A4
    fogli colorati pregommati per fare dei disegni collage
    foto o immagini da incollare
    pennarelli
    foratrice
    forbici
    colla
    un nastrino
    matita per disegnare


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    Procedimento:
    Piegate a metà i fogli e il cartoncino


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    Inserite i fogli bianchi nella copertina (cartoncino colorato)


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    Forate i fogli e il cartoncino tutti insieme

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    Inserite il nastrino nei fori dei fogli

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    Ritagliate dai fogli pregommati dei cuori e incollateli sulla copertina del libro


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    Personalizzate il vostro libro, io ho incollato delle figure che ho trovato nei giornali e ho aggiunto delle frasi:

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    Libro: C’è anche il papà


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    Che bello questo libro di Ivano Baldassarre. Finalmente un testo non pesante come invece sono spesso quelli dedicati all’infanzia/puericoltura.
    "C’è anche il papà" parla ai papà e lo fa in modo semplice e diretto con esempi concreti.
    Il libro si divide in tre parti:
    - nella prima parte si affronta la nuova figura di padre che sta emergendo in questi ultimi anni, cercando di evidenziarne il ruolo e le funzioni alla luce della contemporaneità, in un inevitabile confronto tra la vecchia e la nuova generazione dei papà;
    - nella seconda invece, vengono presi in esame i temi più rilevanti che riguardano il rapporto padre-figli nel periodo dell’infanzia: la questione dei limiti, delle regole, del contesto affettivo, la sessualità, il ruolo delle fiabe, il rapporto con la religione e con la scuola, il tempo libero, ecc.
    - nella terza e ultima parte viene analizzato il periodo dell’adolescenza, che per le sue caratteristiche è un duro campo di prova per tutti i genitori.
    Ivano Baldassarre è uno psicologo/psicoterapeuta e nel libro mixa sapientementi le sue esperienze professionali e private.
    Lo consiglierei? Assolutamente sì. A tutti i papà (ma lo possono chiaramente leggere anche tranquillamente le mamme!).
    "Il mestiere del genitore è un mestiere difficile, ma credo sia possibile svolgerlo sufficientemente bene e con una buona soddisfazione nel momento in cui ci rapportiamo con i nostri figli in modo equilibrato e con il desiderio di scoprire un po’ più di noi stessi attraverso la relazione con loro. Si impara a fare i papà come si impara a essere uomini; è anche per questo un processo e bisogna avere pazienza e curiosità di apprendere; non siate troppo esigenti con voi stessi e sappiate perdonarvi se commettete un errore, poichè tutti noi sbagliamo.
     
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    Pensieri e parole

    Da oggi festeggio anch'io.....


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    Fino all'anno scorso il 19 Marzo ero solito fare gli auguri a mio Babbo, ma da quest'anno qualcosa è cambiato perchè da oggi festeggio anch'io!!!
    L'anno scorso ero ancora un Papà virtuale, ma mi sentivo già attivo nel mio nuovo ruolo perchè amavo alla follia la mia piccola Sofia che se ne stava ancora nel grembo della mamma. Ma da quest'anno è tutta un'altra cosa, perchè vedere ogni giorno mia figlia che cresce vicina a me e mia moglie è un'emozione indescrivibile.
    Tanti auguri a tutti i Babbi del Mondo, prima di tutto al mio.....
     
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    La prima volta che ho visto mio figlio

    "Sto camminando nervosamente su e giù per il corridoio davanti alla sala parto e giochicchiando con il telefonino, all'improvviso un vagito: Leonardo è nato". Oggi debutta su nostrofiglio.it il blog "A spasso con papà" sull'avventura di diventare padre: Alessandro, papà da due mesi condivide sentimenti, emozioni, paure e tanti consigli e info utilissime. E' dedicato ai papà ma anche alle mamme (perché conoscere il punto di vista maschile è sempre molto utile)
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    Ecco il tuo papà
    Cammino nervosamente su e giù per il corridoio davanti alla sala parto giochicchiando con il telefonino e in cinque secondi la mia vita cambia: all’improvviso un vagito che riconoscerei fra mille, mi cade il telefono di mano e contemporaneamente si apre la porta della sala parto. E’ l’ostetrica che mi fa cenno di entrare: Leonardo è nato.

    In un turbine di suoni e di voci vedo il mio bambino che velocemente viene lavato, pesato e controllato da uno stuolo di infermiere. Luce accecante, due gocce di collirio negli occhi, un sondino in bocca, una medicazione veloce all’ombelico e la folla di persone in sala si dilegua.

    Il bimbo mi viene consegnato coperto da un telino, le luci si spengono e in una penombra morbida, silenziosa e tranquilla rimaniamo soli noi due per la prima volta. E francamente non so chi dei due sia più terrorizzato.

    Sia che il vostro sia un parto naturale che un cesareo come nel mio caso, è certo che la nascita di vostro figlio o di vostra figlia sia un’emozione che non dimenticherete mai più …

    Tutto comincia così, con una serie incredibile di emozioni: un gran viaggio che mamma e papà condivideranno portando ognuno le sue caratteristiche peculiari. Forza, manualità, spensieratezza il papà, cure e dolcezza infinite la mamma. Nascita e gravidanza sono stati storicamente considerati “momenti esclusivamente femminili” ma questa filosofia ha mostrato i suoi limiti e medicina e società oggi se ne stanno accorgendo. Infatti, mentre l’equipe medica si prende cura di mia moglie, il bimbo viene affidato al sua papà e fra qualche istante ci ricongiungeremo tutti e tre. In queste puntate vogliamo condividere dal punto di vista dei papà i passi di questo lungo viaggio: con un bimbo c’è tanto da fare e da imparare!

    Non dimenticare la macchina fotografica!

    Suona un po’ trash concentrarsi sulle foto in un momento così importante e carico di emozioni ma è proprio per ricordare queste ultime che due foto sono necessarie. Una piccola macchina fotografica in tasca consente di riprendere qualche foto il primo momento in cui siamo tutti insieme, perché, che ci piaccia o meno, a distanza di anni solo i momenti di cui è rimasta una qualche traccia fotografica sono limpidi e cristallini nella nostra mente. Quindi, con delicatezza e discrezione, fate qualche scatto di questi dolcissimi momenti.

    Tre giorni volano
    Se il vostro è stato un parto naturale, si rimane in ospedale per tre/quattro giorni, in caso di parto cesareo un giorno in più. Godetevi questi primi momenti con vostro figlio/figlia in un ambiente protetto e sicuro ove qualunque necessità è gestita prontamente. Cominciate subito a prendervi cura del piccolo e chiedete lumi alle puericultrici su come cambiare il pannolino, su come fare il bagnetto e se vostra moglie non allatta, come preparare i biberon.

    Al papà spetta la gestione di amici e parenti, che come orde arriveranno in ospedale. Il bimbo è molto delicato in questi primi giorni, per cui bisogna evitare il contatto diretto magari con chi ha il raffreddore o è appena sceso dalla metropolitana. Come fare? Suggerimento: allo scattare dell’orario di visita, accompagnate il piccolo nella nursery, la sala con il vetro. Tutti possono salutare ed ammirare il bimbo, festeggiare, fare casino e congratularsi e voi avete una formidabile scusa per tenerlo al riparo…

     
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    10 consigli per i primi giorni da neo-papà



    Premetto che sarò poco convenzionale e (forse) non tutto vi piacerà!


    10 consigli per i primi giorni da neo-papà
    Se vi trovate in un rapporto lavorativo da dipendente, avvisate il vostro datore di lavoro ancora prima della nascita. Prendetevi almeno una settimana, meglio due! Quando poi sarà arrivato il momento, vi garantisco che penserete a tutt’altro purché al vostro datore di lavoro. Altrimenti può capitarvi quello che è successo ad un mio amico, papà da poco: lo hanno licenziato per assenza ingiustificata! D’accordo: aveva un datore di lavoro piuttosto crudele.
    Dopo la nascita non è necessario chiamare tutti i parenti. Basta avvisare vostra madre: ci penserà lei a dirlo a tutti e a spargere la voce più veloce che su facebook e twitter. Risparmierete tempo e denaro. Per tutti gli altri tipo amici, colleghi di lavoro ecc. fate voi, come meglio credete.

    In quanto alle visite all’ospedale, anche se vorrete godervi il pargoletto, la famiglia più stretta (tipo genitori, suoceri, nonni, zii) non si lascerà addomesticare. Quindi inutile che provate a coordinare le visite o altro. Mentre i vostri veri amici dimostreranno di meritarsi questa qualifica attendendo che siate voi a contattarli per invitarli a casa.
    Il fiocco blu e/o rosa alla porta? Lasciate fare alle donne! Potrete solo sbagliare, tipo: “Perché il fiocco l’hai attaccato sulla ringhiera e non sulla porta?” Oppure: “Ma non potevi usare lo scotch trasparente?” E cosi via.

    Se avete preso degli appuntamenti prima del parto, non c’è bisogno che li cancelliate. Quale scusa può essere più valida che: “Sorry, ma m’è nato un figlio!”
    Mentre mamma e cucciolo sono ancora all’ospedale, fate la spesa e riempite per bene il frigo con frutta fresca, verdura, latte, salumi, formaggi… insomma tutto il ben di Dio che vi verrà in mente. Ma soprattutto: qualche bottiglia di birra analcolica (o un’altra bevanda al malto). La birra è semplicemente leggendaria nel sollecitare la produzione del latte materno! Se la neo mamma ha rinunciato durante la gravidanza a prosciutto crudo o simile a causa della toxoplasmosi, fatele un bel regalino: portatele un panino al prosciutto crudo o alla bresaola con il parmigiano.

    Ordinate e pulite la casa, fate il bucato, preparate culla e lettino prima che mamma e pargoletto rientrino dall’ospedale.
    Preparatevi a gestire una parte dei compiti casalinghi e anche a rinunciare al vostro tempo che avevate prima della nascita del vostro figlio o della vostra figlia. In particolare, assicuratevi che la mamma riesca a dormire quando dorme il cucciolo.
    Cambiate i pannolini, fate il bagnetto, medicate l’ombelico: vi divertirete un sacco e prenderete sempre più confidenza con la vostra creatura.

    E infine, accompagnate mamma e bebè alle prime visite del pediatra. Questo perché con il primo bambino salterà fuori sempre qualche questione che può causare delle ansie, anche se poi si dimostrerà ingiustificata (come nel caso nostro con il peso di Nicola).
    Mi raccomando, ricordatevi che noi uomini non potremo mai capire la fatica del parto e il suo significato per la donna! Ma soprattutto che da adesso, vostra moglie è prima di tutto una Mamma. Fate tutto quello che vi dice, non discutete, non prendetevela. Almeno per i primi 4 mesi dopo il parto, avrà sempre ragione lei.


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    ....Ciao...Papa'...


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    Consigli per i papà in sala parto


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    Un’indagine Istat ha accertato che, oggi 6 papà su 10 sono presenti durante la nascita dei figli in sala parto vicino alla propria compagna.
    In Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli, Trentino, Veneto, Toscana e Lazio la presenza dei papà raggiunge l’80%, mentre nel resto d’Italia la percentuale diminuisce fino al 30% di alcune regioni del sud Italia.
    Diversi sono i fattori che possono influenzare la scelta: culturali, emotivo-affettivi, strutturali.

    Ci sono futuri padri che non se la sentono di affrontare il momento del parto vicini alla compagna perchè temono la vista del sangue o sanno che che non potranno sopportare la sofferenza del travaglio.
    Altri invece sanno di poter superare i momenti critici del parto forti del fatto che vogliono assolutamente aiutare la propria compagna e provare l'emozione di accogliere il proprio figlio, recidere il cordone ombelicale e fargli il primo bagnetto della sua vita.

    Il primo consiglio è quindi quello di essere obiettivi e di scegliere autonomamente se condividere questa esperienza. In caso contrario ne risulterebbe un accumolo di stress inutile per entrambi dato che chiunque assista una donna durante il travaglio deve sapere che deve essere prima di tutto di aiuto alla compagna e non viceversa.

    Vediamo insieme cosa dovrebbe e non dovrebbe fare il papà che decide di entrare in sala parto:
    Prima del parto
    - Frequentare il corso di preparazione al parto insieme alla compagna;
    - Ascoltare l'esperienza di altri padri;
    - Chiedere informazioni al ginecologo e alle ostetriche:
    - Vedere video sulla nascita che mostrano chiaramente quello che devono aspettarsi.
    Durante il parto
    Cosa fare


    - Parlare con la compagna tranquillizzandola;
    - Aiutarla a trovare la posizione ideale affinché possa sentire meno dolore possibile;
    - Massaggiarle la schiena dolcemente;;
    - Incoraggiarla tra una contrazione e l'altra e guidarla nella respirazione;
    - Tenerla aggiornata dei progressi fatti (ad esempio i cm di dilatazione o la posizione della testina);
    - Armarsi di pazienza dato che il travaglio può durare molte ore può essere utile portare un libro da leggere e qualcosa da mangiare.

    Da non fare

    - Non impaurire mai la compagna con incitarla per darle forza;
    - Non risponderle male e non perdere la pazienza magari davanti a frasi o gesti che potrebbe avere data la sofferenza che sta provando;
    - Non lasciarla sola nei momenti critici della sofferenza;
    - Quando le contrazioni diventeranno molto vicine evitare di farle qualsiasi tipo di domanda.

    In due parole, una presenza rassicurante e poco invasiva è il miglior aiuto per una partoriente.

    Dopo il parto
    In alcuni paesi i padri possono tagliare il cordone ombelicale (non fa male al bambino), un gesto molto simbolico: la simbiosi di madre e figlio viene recisa e adesso anche il padre ne fa parte.
     
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    Il papà e il cambiamento


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    Durante la gravidanza i cambiamenti per il papà riguardano soprattutto gli umori e il benessere della mamma, che tende a essere più stanca del solito, a soffrire di nausea, ad avere sonno presto.
    Verso la fine della gravidanza, compaiono in casa segn evidenti dell’arrivo imminente: culla, pacchi di pannolini, corredino...

    Il cambiamento più forte è però, ovviamente, quello della nascita. Non solo perchè c’è un nuovo essere in casa ma anche perchè da questo esserino dipendono gli orari di tutta la famiglia.
    Papà e mamma non escono più la sera e i pochi impegni presi sono scanditi dalle poppate.
    Di notte non si dorme molto e papà torna in ufficio con le classiche “occhiaie post parto”.
    Può succedere che dopo qualche giorno il papà si allontani nel vero senso della parola: non sempre i papà che lavorano riescono a mantenere i ritmi lavorativi congiuntamente a quelli delle poppate e questo può portarli a cambiare stanza o addirittura sistemazione per qualche tempo, con la conseguenza che la mamma, che già si sente isolata e incerta sul futuro.
    La domanda più frequente nelle menti di mamme e papà è: “tornerò a vivere come prima?”, “continuerò a sentirmi così stanco o ricomincerò a godere della mia vita?”.
    Soprattutto al papà la situazione che si crea con il neonato può sembrare di estrema immobilità e arrivare e pesare psicologicamente.
    La vita non tornerà come prima, il neonato racchiude in sé la potenzialità di una vita migliore, purchè mamma e papà imparino a viverlo come una opportunità di condivisione e di crescita per tutti.
    Le abitudini torneranno prima o poi simili (non uguali!)
    A quelle di una volta ma l’esperienza della genitorialità non ha eguali, a patto che mamma e papà si sentano liberi di dirsi sempre che cosa hanno bisogno e come possono aiutarsi a ottenerlo.
     
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26 replies since 10/3/2011, 17:11   7639 views
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