MOSCA, RUSSIA

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  1. gheagabry
     
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    Come definire una città? Cos’è il cuore di una città?
    Che cosa c’è di bello e cosa c’è di brutto in una città? Come si conosce una città?
    La Mosca di Majakovskij: città tinta di nero e di rosso nel
    "Grand’inferno della città “[...] Ognuna porta rinchiuso in sé il proprio passato, come fogli di un libro da lui conosciuti a memoria...”



    MOSCA




    Mosca fa parte a ragione della schiera delle capitali del mondo che riuniscono in se' la giovinezza e la saggezza. Otto secoli e mezzo sono dal punto di vista della Storia un'eta' del tutto verde.Ma questi 850 anni hanno visto una quantita' tanto immensa di eventi da poter parlare di una predestinazione speciale di Mosca nello sviluppo della civilta' umana e , naturalmente, della Russia.
    "Chi vuole conoscere la Russia, deve visitare Mosca"
    , - consigliava lo storico russo Nicolai Karamzin.
    I russi di tutte le generazioni vedevano in Mosca un centro, dal quale si erano sviluppate la forza e la solidita' dello Stato russo. Ecco quanto dice il libro "Tempi remoti di Mosca", stampato nel secolo scorso :
    "Mosca si e' rafforzata a poco a poco, ma in compenso solidamente, in modo fermo e autonomo, essendo in pari tempo una specie di sacrificio espiatorio della Russia per via di incursioni nemiche, devastazioni, ammutinamenti, incendi ed ogni sorta di altre calamita'. Mosca ha sopportato tutto cio' in virtu' della sua irremovibile fermezza di spirito, della sua infinita fede, ed e' diventata come una seconda Russia, riunendo tutto quello che sta a cuore a un russo...".
    Cio' fu detto piu' di cento anni fa, ma queste parole sono tuttora di attualita'.



    La Piazza Rossa è la piazza principale di Mosca....Il nome "piazza rossa" non deriva né dal fatto che gli edifici e le costruzioni attorno ad essa sono per lo più di colore rosso, né dal collegamento fra il colore rosso e l'ideologia comunista...In realtà, il nome deriva dalla parola russa красная (krasnaja), che significa sia "rosso" sia "bello": l'aggettivo fu originariamente applicato (col significato di "bello") solo alla Cattedrale di San Basilio, e successivamente esteso alla piazza in cui essa sorgeva...
    Si ritiene che la piazza abbia acquisito il suo nome attuale nel XVII secolo (in precedenza, essa era chiamata Požar, ovvero "posto bruciato", poiché gli edifici in legno che vi si affacciavano erano facilmente soggetti agli incendi).





    Il culto per s. Basilio il Grande vescovo di Cesarea del IV secolo, Dottore della Chiesa, è sin dall’antichità molto diffuso nei Paesi Orientali compresa la Russia. Ma il più grande tempio, famosissimo, eretto a Mosca nel 1555-60 sulla odierna Piazza Rossa, adiacente il Cremlino, dedicato a s. Basilio, non tutti sanno che si tratta di un altro santo omonimo, tipicamente russo, conosciuto come san Basilio il Benedetto. Egli è anche chiamato il Beato o il Buono e appartiene a quella ristretta categoria di quasi eremiti venerati nella Chiesa russa, chiamati “folli per Cristo”, penitenti che spogli di tutto, avevano comportamenti stravaganti non facilmente comprensibili, senza casa, vivevano di elemosine, seminudi e scalzi in tutte le stagioni, avevano però un carisma che attirava il rispetto della gente, pregavano, quando occorreva rimproveravano i viziosi e gli ingiusti, avevano spesso il dono della profezia.....Alla estremità della famosa Piazza Rossa, sulla riva sinstra della Moskova , sorge la silhouette caratteristica della chiesa ortodossa di San Basilio, di un barocco quanto mai esuberante.E' un sogno di pietra policroma che fu costruito nell'arco di cinque anni, dal 1555 al 1560. I colori di base delle cupole a forma di bulbo,nessuna delle quali è simile a un'altra , sono il bianco, il verde, il rosso, il dorato, l'arancio.... L'originale impostazione coloristica, in assenza di talli innovazioni, era molto meno impegnativa. Seguiva la descrizione della Città Celeste nell'Apocalisse di Giovanni:
    « E Colui che sedeva era nell'aspetto simile a una pietra di diaspro e di sardonico: e attorno al trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, somigliava a uno smeraldo. E attorno al trono c'erano ventiquattro troni: e sui troni sedevano ventiquattro anziani vestiti di bianche vesti,
    e avevano sui loro capi delle corone d'oro. »
    ( Apocalisse, 4:3 - 4:4 )....
    Il giorno della consacrazione la Cattedrale stessa divenne parte della taumaturgia ortodossa. Secondo la leggenda, la "mancante" nona chiesa (o, per la precisione, santuario) fu "miracolosamente trovata" durante una cerimonia cui stavano presenziando lo zar Ivan il Terribile, il Metropolita di Mosca, Macario e la divina interferenza di San Nicola. Il Cronista di Piskarëv scrisse nel secondo quarto del XVII secolo:
    « E lo Zar venne per la consacrazione di detta chiesa con la zarina Anastasia ed il padre Metropolita Macario e portò l'icona di San Nicola che proveniva da Vjatka. E servirono una preghiera e dell'acqua benedetta. E lo Zar toccò la base con le sue mani. E i costruttori videro che un altro santuario era apparso, e si rivolsero allo Zar. E lo Zar, ed il Metropolita, e tutto il clero furono sorpresi di trovare un altro santuario. E lo Zar ordinò di dedicarlo a San Nicola... »(Cronache di Piskarëv, 1560 (7068 secondo il Calendario bizantino)
    Durante la Prima guerra mondiale la cattedrale venne guidata dal protoiereus (carica paragonabile a quella dell'arcivescovo) Ioann Vostorgov, predicatore nazionalista e uno dei leader dell'Unione del Popolo Russo. Vostrogov venne arrestato dai Bolscevichi nel 1918 con l'accusa di "appropriazione indebita" delle proprietà della chiesa nazionalizzate, e giustiziato nel 1919. La cattedrale divenne nel 1923 pubblico museo, e fino al 1929 vi si continuò a celebrare messa. Gli urbanisti sovietici ipotizzarono anche l'idea di demolire l'edificio dopo i funerali di Lenin ... Durante la prima metà degli anni Trenta del XX secolo, la chiesa si pose come un ostacolo ai piani urbanistici dell'epoca di Stalin... Nell'autunno del 1933 la cattedrale fu tolta dall'elenco del patrimonio culturale russo. Baranovskij fu convocato per un'ultima dichiarazione a riguardo della demolizione e venne arrestato per le sue obiezioni. Mentre questi scontava la pena nel Gulag, la tendenza comunque cambiò, e dal 1937 anche gli innovatori più intransigenti iniziarono ad ammettere che la cattedrale avrebbe dovuto essere risparmiata.





    L'attuale cattedrale "Uspenskii sobor" fu ricostruita dopo l'incendio dall'architetto italiano Aristotele Fioravanti, un maestro di raro talento, che ha riportato lo stile del rinascimento unito allo stile dell'architettura delle città di Vladimir, Suzdal, Novgorod - l'architettura della cattedrale è piena di armonia ed elevatezza spirituale. A quattro chilometri dal Cremlino sorge il complesso del monastero "Novodevicii", che fu costruito nel 1524 sotto il regno di Vasilii III. Non si può non parlare della cattedrale Cristo Salvatore e della sua straordinaria storia: la cattedrale fu costruita per volontà dello zar Alessandro I, quale ha fato il voto durante la guerra con il Napoleone di commemorare gli eroi-difensori della patria e di rendere gloria a Dio. Questo voto poi fu mantenuto dallo zar Nikolai I, fu lui a decidere dove costruire la cattedrale. La costruzione fu realizzata dall'architetto K.A. Ton nel 1837 - 1883. All'inizio degli anni '30 la cattedrale venne distrutta per volontà di Stalin, il quale decise di costruire al suo posto il gigantesco "Palazzo dei Congressi". Furono soltanto gettate le fondamenta, le quali dopo il 1945 vennero riattate in una piscina all'aperto riscaldata in inverno. Dopo il crollo del sistema sovietico il desiderio di ricostruzione della cattedrale è divenuto il simbolo di rinascita, tutto il popolo ha partecipato nella raccolta volontaria dei fondi per la ricostruzione della cattedrale di Cristo Salvatore.





    La metropolitana di Mosca è considerata, non senza ragione, una delle più belle del mondo. Le sue stazioni assomigliano agli interni di meravigliosi palazzi, il complesso sistema di comunicazioni sotterranee è il risultato dell'unione di una perfetta tecnologia con un'arte raffinata.
    Ogni giorno, scendendo nel sottosuolo della città, i moscoviti e gli ospiti della capitale russa possono ammirare splendidi monumenti di architettura, pitture e sculture, e scoprire un «museo» originale e unico al mondo. I marmi, i graniti, l'illuminazione particolare, le sculture, le incisioni, gli insiemi architettonici fanno la bellezza di questa metropolitana.
    I progetti del métro sono stati realizzati dagli architetti sovietici Cussev, Guelfreikh, Fomine e altri. Tra i pittori e scultori più noti che hanno partecipato alla decorazione delle stazioni vi sono Danko, Deineka, Korine, Manizer e Tomski.
    La metropolitana di Mosca fu aperta il 15 maggio del 1935. La lunghezza della prima linea fu di 11 km. Attualmente la lunghezza totale delle undici linee è di 246 km. La prima costruzione della metropolitana di Mosca ebbe inizio nel 1913. La Prima Guerra Mondiale e successivamente La Rivoluzione del 1917 misero fine a tutti i lavori. Soltanto negli anni '30 l'idea della metropolitana ha avuto la sua realizzazione.




    ..... nella storia ......



    Per la prima volta il nome di Mosca fu scandito nel 1147. Il Granduca delle terre di Suzdal, il figlio minore di Monomah, Yuryi Dolgorukiy (1090-1157) invitava a Mosca il Granduca Sviyatoslav Severskiy: "Vieni da me, fratello, a Moscova". Nel 1156 la collina dove sorgeva la residenza del Granduca fu cinta da una muraglia alta 3 mt . e lunga 1200 mt. Cosi attorno alle mura cominciò a sorgere la città. Nel 1237-1238 l' orda di khan Batiy bruciò tutta la città. Ma già nel 1339-1340, sotto il regno del Granduca Ivan I (Kalità) il Kremlino fù cinto da mura di legno di quercia, furono costruite le cattedrali Uspenskiy e Blagovescenskiy. Nel 1367 - 1368 sotto il regno del Granduca Dimitriy, dopo la vittoriosa battaglia di Kulikovo contro la schiavitù e le orde tartare di Mamai soprannominato Donskoi, furono costruite mura di pietra bianca con le torrette. Il grande imperatore-riformatore Pietro I trasferi' la capitale dello Stato russo da Mosca a Pietroburgo, lasciando a Mosca il titolo di prima capitale. All'epoca di Pietro I a Mosca furono costruiti nuovi edifici molto belli (ne sono esempi la Torre "Sukharev", il Palazzo da giochi ad altri). L'antica Mosca proprio all'epoca di Pietro I parve uscire dal torpore dei vecchi modi russi e comincio' a somigliare una citta' europea.
    Tutti gli imperatori e le imperatrici che regnavano dopo Pietro I ritenevano loro dovere e obbligo lasciare un buon ricordo di se' a Mosca, costruendo nuove cattedrali, palazzi, uffici statali...Nel corso dei secoli successivi il Cremlino diveniva sempre più bello, più ricco architettonicamente; ed ora costituisce un raro gioiello dell'architettura e dell'arte.



    «Amica mia, ti scrivo da Mosca, dove sono arrivato il 14 settembre. La città è grande come Parigi. Ci sono seicento campanili e più di mille bei palazzi, è proprio fornita di tutto. La nobiltà è partita, hanno costretto anche i mercanti a partire, il popolo è rimasto. La mia salute è buona, il raffreddore è passato. Il nemico si ritira, a quanto pare, su Kazan. Questa bella conquista è il risultato della battaglia della Moscova».
    Con queste parole cariche di entusiasmo Napoleone si rivolge a Maria Luisa d'Austria - consorte del condottiero francese - all'indomani della conquista della capitale russa. In realtà non c'è quasi nulla di vero in questa missiva: Mosca in pochi giorni s'è trasformata in una distesa deserta di vagabondi ed ex carcerati, prima di essere consumata dalle fiamme appiccate dagli uomini della polizia locale, per privare di ogni approvvigionamento gli invasori. È stato il governatore militare Fedor Rostopcin a ordinare di evacuare la città e di portarsi dietro tutti i viveri. Per Napoleone le cose si mettono male fin dall'inizio. L'inverno è alle porte e nonostante le vittorie ottenute lungo il cammino della Grande Armata, c'è il serio rischio che i russi possano avere la meglio......Lo zar Alessandro I è una specie di fantasma: né si vede, né si sente. Tuonano, però, le sue parole redatte qualche mese prima in una lettera alla sorella:
    «Bonaparte crede che io sia uno sciocco. Ma si sbaglia. Ride bene chi ride ultimo».
    Parole che si riveleranno profetiche. Arriva il 19 ottobre, le temperature si abbassano sensibilmente, Napoleone non ha altra scelta: deve ritirarsi. Di retroguardia, il maresciallo Mortier con diecimila uomini. Il cammino dei francesi è preceduto però da quello di Kutuzov che, con la cosiddetta tecnica della "terra bruciata", priva i francesi della possibilità di accamparsi e rifocillarsi: i villaggi vengono rasi al suolo e il cibo viene fatto sparire.





    ....La leggenda dell'invisibile città di Kitezh....



    Sulle sponde del lago di Svetloyar, 600 Km a est di Mosca, un gruppo di scienziati russi sta cercando la mitica città di Kitezh, sommersa dalle acque nel XIII° secolo. Di Kitezh, come dell’Avalon di Artù, si è persa ogni traccia. La leggenda narra che la città sarebbe sprofondata nel lago per sottrarsi all’invasione tartara del 1237
    e sarebbe rimasta invisibile sino alla fine dei tempi.
    Sulle rive del lago Svetlojar dove, secondo la tradizione, era situata la città miracolosa, convenivano folle di devoti in preghiera. Essi speravano, con l’aiuto di Dio, di poter scorgere il riflesso di Kitezh nelle limpide acque del lago o di poter sentire il suono delle sue campane. Si diceva che taluni avrebbero addirittura soggiornato nella città invisibile. Circolavano lettere spedite da Kitezh da persone che si sarebbero introdotte in questo regno recondito. Il viaggio verso l’invisibile Kitezh, che Dio stesso aveva nascosto, era soggetto a severi obblighi e condizioni. Il pellegrino doveva giurare di essere pronto a sacrificare la vita, a morire di fame e affrontare altre prove per vedere questa città santa. Doveva anche intraprendere il viaggio nel più grande segreto: non doveva rivelare il suo proposito ad anima viva, neppure al padre, ai fratelli o alle sorelle. Se divulgava il segreto, non solo non avrebbe mai visto Kitezh, ma avrebbe subito il severo castigo di Dio.
    Ancora oggi molti credono, che a volte, col bel tempo, sia possibile sentire il suono delle campane e vedere riflesse sulla superficie del lago le cupole dell'oro della chiesa.
    La storia di Kitezh sopravvive nell'opera del compositore russo Rimsky-Korsakov (1844-1908) che nel 1907 compose "La leggenda dell'invisibile città di Kitezh e della vergine Fevronija".





    .... una favola ....



    È notte: nel giardino incantato del mostro Kaschchei, un gigante immortale dalle dita verdi, arriva il giovane principe Ivan Tsarevich intento a inseguire un magico uccello di fuoco. Il principe Ivan sorprende l'uccello che sta svolazzando intorno ad un albero dalle mele d'oro all'interno del giardino del mostro. Il principe Ivan si avvicina furtivamente all'albero e approfittando di una nuvola che nasconde la luna e rende buio il giardino, cattura l'uccello con un retino d'amianto. L'uccello di fuoco implora il principe di lasciarlo libero e gli dà in cambio della libertà una penna di fuoco. Il principe lo libera ed esso gli promette di volare subito da lui in caso di pericolo.
    Poco dopo, dal vicino castello di Kaschchei, escono tredici fanciulle tutte bellissime che avanzano leggiadramente verso il giardino e si avvicinano all'albero dalle mele d'oro. Le fanciulle, al chiaro di luna, giocano con le mele d'oro, scherzano, ridono fra di loro, sembrano spensierate, ma... nascondono un segreto. Mentre le ragazze stanno giocando al chiaro di luna, ignare di essere osservate, appare il principe. In un primo momento le ragazze si spaventano, ma poi capiscono che non vuole fare loro del male e accettano di farlo partecipare al loro gioco. Egli si unisce alla danza: fa ballare tutte le ragazze che si divertono moltissimo e fanno a gara per ballare con lui.
    Il principe però ha una preferenza per la più bella e si innamora di lei.
    Le ragazze raccontano al principe la loro storia: esse sono prigioniere del mostro Kaschchei e devono rientrare nel castello prima dell'alba. Ivan le vuole seguire ed entrare con loro nel castello. Le ragazze lo avvisano che il mostro pietrifica chiunque tenti di liberare le sue prigioniere. Nonostante l'avvertimento il principe decide dientrare. Il principe Ivan entra nel castello e subito gli va incontro una schiera di mostri terribili che fanno paura solo a guardarli. Si fermano davanti ad Ivan che cerca di affrontarli, ma lo fanno prigioniero. Quando il principe sta per essere pietrificato, si ricorda dell'uccello di fuoco e della sua promessa. Prende la piuma magica di fuoco e lo chiama in suo aiuto. L'uccello accorre in aiuto del principe e gli rivela il segreto dell'immortalità di Kaschchei. Per annientare il mostro occorre distruggere lo scrigno-uovo in cui è racchiusa la sua anima.
    L'uccello di fuoco, intanto, blocca l'incantesimo del mostro con una magia più potente: trascina tutti i mostri guardiani al seguito di Kaschchei in una furiosa danza che li stordisce e fa perdere loro il controllo della situazione. Con un'altra magia fa loro ascoltare una dolce ninna nanna che calma i loro spiriti aggressivi portando loro visioni di pace fino a che cadono sul pavimento addormentati in un sonno profondo. Ivan rompe lo scrigno-uovo provocando la morte di Kaschchei e la definitiva liberazione dall'incantesimo. Il principe e Zarièvna, la più bella delle principesse prigioniere, vengono portati in trionfo.




    MOSCA non racchiude così tante bellezze, ma quei simboli che l’hanno resa famosa nel mondo, sono a dir poco incantevoli....
    Il Kremlino e le sue rosse mura di cinta, la Piazza Rossa, la cattedrale di San Basilio.
    Sono tre attrazioni impedibili e tutte raccolte nel cuore della città.





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    Edited by tomiva57 - 20/8/2015, 18:15
     
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  2. tappi
     
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    GRAZIE GABRY
     
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  3. arca1959
     
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    grazie gabry
     
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  4. lella06
     
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    grazie Gabry
     
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  5. gheagabry
     
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    La CALMUCCHIA



    Il piccolo aereo sorvola a lungo la steppa prima di atterrare, senza che all’orizzonte si manifesti l’ombra di una presenza umana. L’unica pista è mal spazzata e gli impiegati battono i denti nell’edificio non riscaldato. Eppure è l’aeroporto internazionale di Elista, voluto dal presidente calmucco Kirsan Iliumjinov, l’uomo che governa questa piccola repubblica grande quanto il Belgio, incastrata fra il turbolento Caucaso e la città di Volgograd, l’ex Stalingrado. Le rovine industriali abbondano lungo la strada che porta a Elista, la capitale di questa repubblica che fa parte della Federazione russa. A Elista la via Lenin offre uno spettacolo più allegro e, soprattutto, sorprendente: piccoli chioschi a forma di pagoda vendono incensini e ritratti del Dalai Lama, e un Buddha giallo troneggia ai margini di un parco. Sulla piazza principale un «kürde», un mulino da preghiera buddhista, ha detronizzato Lenin, che comunque si è avuto cura di spostare qualche decina di metri più in là.
    La Calmucchia è una eccentricità culturale: scacciati dal Turkestan dall’imperatore cinese nel XVII secolo, i pastori calmucchi sono di origine e di lingua mongola e di religione buddhista. Dopo aver vagato attraverso l’Asia centrale, hanno raggiunto le steppe del basso Volga e lì si sono installati, guadagnandosi il nome «kalmic», che in mongolo significa «coloro che sono rimasti». Annessi dalla Russia zarista, deportati nel 1943 da Stalin e dopo 13 anni autorizzati a tornare, i calmucchi oggi costituiscono la metà dei 300 mila abitanti della loro repubblica. Gli altri sono russi.
    Tra Lenin e il kürde s’innalza l’orrenda Casa Bianca, nel più puro stile sovietico, sede del potere calmucco e del giovane presidente Kirsan Iliumjinov, un personaggio singolare: eletto nel 1993 con un programma di rivitalizzazione della cultura calmucca e la promessa di dare «un cellulare a ogni pastore», quest’uomo d’affari di 45 anni dal 1997 è anche il presidente della Federazione internazionale degli scacchi, la sua grande passione. Sostiene di essere stato rapito dagli extraterrestri e di governare il Paese grazie a un campo extrasensoriale che lo proteggerebbe. Sin dal suo arrivo al potere trasforma il Paese in zona offshore con la benedizione di Mosca. Gli oligarchi dell’era Eltsin utilizzano Elista come buca delle lettere per le loro imprese. Non investono un solo copeco ma ungono bene il clan Iliumjinov. Lì ha origine la ricchezza del presidente, che la utilizza per progetti faraonici.
    La Città degli Scacchi è il fiore all’occhiello di questo strano presidente. Una garitta segna l’inizio di un quartiere nuovo di zecca, disseminato di piccole statue che raffigurano i pezzi della scacchiera. Decine di case dall’apparenza lussuosa, dominate dal Palazzo degli Scacchi. Ma le strade sono deserte come la steppa, che comincia qualche centinaio di metri più in là. Una delle case, graziosamente offerta dal presidente, apparteneva al defunto campione del mondo di scacchi Bobby Fischer. «Non ci ha mai abitato - ridacchia il custode -. E poi queste case sono di cattiva qualità, il suolo è friabile, sono già piene di crepe. Ci abita qualche uomo d’affari, che per lo più è a Mosca». Chess City, voluta da Iliumjinov per le Olimpiadi di scacchi del 1998, è stata realizzata di gran fretta. «Quell’evento è stato il culmine della megalomania del presidente - spiega Goriaev -. Il 1998 era stato consacrato “anno dell’allevamento”, l’unica risorsa ancora disponibile in Calmucchia. Mancando però i fondi per le Olimpiadi, il governo, che è il principale esportatore di carne della repubblica, ha promesso agli allevatori un premio ogni chilo di carne. Risultato: i capi di bestiame sono passati da tre milioni a 300 mila!».
    Per le strade di Elista si vedono pochi uomini tra i 20 e i 40 anni: l’esodo è imponente. Ma questo presidente che viaggia in Rolls Royce non ama le critiche e gode da sempre del sostegno della Russia. Dal 2004 i dirigenti delle repubbliche non sono più eletti ma nominati dal Cremlino. Dal Dalai Lama al colonnello Gheddafi, la sua rubrica telefonica è stupefacente. Ma dopo aver passato i primi dieci anni di presidenza a girare il mondo, ora vuole ridorare la sua immagine, mettendo l’accento sugli aspetti religiosi e culturali del popolo calmucco. Si dice ateo e non parla il calmucco, ma ha decretato il 2008 Anno della lingua calmucca - che solo il 5 per cento della popolazione padroneggia. Incapace di resistere a un progetto grandioso, ha fatto uscire dalla terra il più grande tempio buddhista d’Europa - 64 metri di altezza - al prezzo di venti milioni di euro. Il futuro del presidente è senza nubi. Quello della Calmucchia invece è più incerto: esangue, colpita da un esodo forte, priva di risorse, sembra avere ben poche carte da giocare.
    (ALEXANDRE BILLETTE,la stampa 25.4.2008)

    ....la storia....


    La particolarità di questa repubblica è data dal fatto che si tratta dell'unico territorio europeo in cui una quota consistente della popolazione professa la religione buddhista. I russi cominciarono a utilizzare il termine "calmucco" nel XVI secolo, apprendendolo dai tartari, per poi utilizzare anche il nome Oyirad, che era invece di origine mongola. Furono proprio i calmucchi (e non i mongoli) a controllare quella vasta area, nota come "Grande Tataria" o "Impero Calmucco", che andava dalla Grande Muraglia cinese al fiume Don, dall'Himalaya alla Siberia. Le steppe europee, grazie all'aria umida proveniente dall'Oceano Atlantico, sono da sempre molto più accoglienti di quelle asiatiche. Proprio per questo motivo spesso, nei secoli passati, le tribù nomadi dell'Asia centrale tentarono di ottenere il controllo delle estese pianure dell'Europa orientale. I primi furono gli ungari (che i calmucchi chiamavano Uugr) nell'VIII secolo, poi fu la volta dei tatari (Mangyd in lingua calmucca) nel XIII secolo; infine arrivarono i calmucchi (o, come loro stessi si definiscono, Dörvn Öörd, cioè "i quattro alleati") nel XVII secolo. Il capo Torghuud, Khoo Örlög, decise di muoversi verso ovest all'inizio del XVII secolo. Ma non a causa di una mitica lotta intestina ai calmucchi, creata dalla tribù Khoshuud. Khoo Örlög non era un rifugiato. Egli guido i Torghuud e parte dei Dörvuuds. Khoshuud e Ölööd si unirono a loro quasi un secolo dopo. I calmucchi arrivarono fino alle steppe dell'Europa sud-orientale nel 1630. La terra non era libera, era la patria delle potenti orde Nogay. Ma sotto la pressione dei guerrieri calmucchi i Nogay scapparono verso la Crimea e il fiume Kuban. Tutti gli altri nomadi delle steppe europee divennero vassalli del Khan calmucco. I calmucchi non si insediarono solo attorno ad Astrakhan sul delta del Volga. I domini calmucchi si estendevano dagli Urali al fiume Terek e mantenevano ancora uno stretto legame con i calmucchi rimasti nella patria centro-asiatica. Alleati con la Russia, i Torghuud prosperarono durante il regno di Ayuki Khan, che ottenne il titolo di Khan dal sesto Dalai Lama.
    Alla fine del XVIII secolo delusi dalla crescente interferenza russa, Kalmyk Khan e Ubashi, nipote di Ayuki, decisero di ritornare alla loro patria. Per ordine del Khan circa 200.000 calmucchi iniziarono una marcia senza precedenti verso l'Asia centrale. Dopo quasi sette mesi i calmucchi riuscirono a raggiungere gli avamposti in Manciuria attorno al Lago Balkhaš. L'opinione per cui solo in pochi sopravvissero al rischioso viaggio, venne creata dalla propaganda della Russia Imperiale. Parte dei calmucchi non riuscì ad attraversare il Volga e l'Ural per unirsi al loro Khan nel ritorno in Asia. Questa parte del popolo calmucco si assoggettò quindi alla sovranità russa, prima sotto gli Zar, e successivamente sotto i sovietici. Gradualmente crearono insediamenti fissi con case e templi, invece delle loro iurte rotonde trasportabili. Questo processo durò fino a ben oltre la Rivoluzione Russa. La Calmucchia ottenne lo status di oblast' autonoma il 4 novembre 1920, e venne elevata allo status di repubblica autonoma della RSSF Russa il 22 ottobre 1935. Nel 1943 lo status di repubblica venne revocato e la Calmucchia venne posta direttamente sotto il controllo del governo centrale. La collettivizzazione forzata fu un disastro sociale, economico e culturale, non adatto al temperamento calmucco e all'ambiente secco e privo di alberi. Durante la II guerra mondiale Stalin, dopo aver assistito allo schieramento dei Calmucchi coi Tedeschi e alla formazione del Kalmucken Kavallerie Korps a causa del risentimento locale per il regime sovietico, al termine del conflitto deportò l'intera nazione calmucca senza preavviso in Siberia, su carri bestiame in pieno inverno. Metà dei deportati perirono durante il viaggio e nei successivi anni di esilio, una pulizia etnica fino ad oggi sconoscuta al mondo esterno. A causa della diffusa dispersione in Siberia la lingua e la cultura calmucche hanno sofferto un declino probabilmente irreversibile. Khrushchev permise il loro ritorno nel 1957, quando trovarono le loro case, posti di lavoro e terre occupate da immigrati russi e ucraini, che vi rimasero. Nondimeno, il 9 gennaio 1957, la Calmucchia divenne nuovamente un'oblast' autonoma e il 29 luglio 1958 una repubblica autonoma della RSSF Russa. Negli anni seguenti la cattiva pianificazione agricola e i progetti di irrigazione produssero una diffusa desertificazione. Vennero costruiti anche impianti industriali non redditizi. Con il crollo dell'Unione Sovietica l'economia subì ulteriori danni, provocando diffusi problemi sociali e una crescente spopolazione delle aree rurali che mancavano di risorse e servizi. Dopo la dissoluzione dell'URSS, la Calmucchia ha mantenuto lo status di repubblica autonoma all'interno della Federazione Russa a partire dal 31 marzo 1992.
     
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  6. gheagabry
     
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    NEVE A MOSCA _ NOVEMBRE 2012


    AP265961922462
    (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)


    AP894783571136
    (AP Photo/Misha Japaridze)


    AP918699718379
    (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)


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    (AP Photo/Ivan Sekretarev)





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  7. tomiva57
     
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    San Pietroburgo



    Nevsky-Prospect
    La Prospettiva Nevskij

    St-Peterburg-Canal
    Il canale Griboedova visto dalla Prospettiva Nevskij

    270px-Mariinsky_Theatre001
    Il teatro Mariinskij


    San Pietroburgo (in russo: Санкт-Петербург[?], Sankt-Peterburg, [ˈsankt ˌpʲɪtʲɪrˈburk]) con circa 5 milioni di abitanti (2012), è la seconda città della Russia per dimensioni e popolazione nonché il porto più importante. È inoltre una città federale russa. Fondata dallo Zar Pietro il Grande sul delta della Neva, dove il fiume sfocia nel Golfo di Finlandia, fu a lungo capitale dell'Impero russo, sede della Corte degli Zar ed oggi è uno dei principali centri artistici e culturali d'Europa.


    Precedenti nomi

    Pietrogrado (in russo: Петроград[?] – Petrograd), dal 31 agosto (18 agosto del Calendario Giuliano) 1914 al 26 gennaio 1924.
    Leningrado (in russo: Ленинград[?] – Leningrad), dal 26 gennaio 1924 al 6 settembre 1991.
    Ascolta[?·info] in sequenza i nomi Sankt Peterburg, Leningrad, Petrograd, Piter. Quest'ultimo è un nome informale ed occidentalizzato con cui la città è chiamata in Russia. In alcuni paesi dell'Europa mediterranea (Italia, Grecia, Francia, Spagna), molto spesso la città è ancora conosciuta e chiamata con il vecchio nome alternativo di Leningrado.


    Storia

    Fondazione della città

    Lo Zar Pietro il Grande fondò la città il 27 maggio (16 maggio nel calendario giuliano allora in vigore) 1703 dopo aver conquistato all'Impero svedese i territori attraversati dalla Neva. Diede alla città il nome del suo santo patrono, l'apostolo Pietro. Il nome originale di Sankt Piter burkh era stato conferito in lingua olandese poiché Pietro il Grande aveva vissuto e studiato sotto mentite spoglie in Olanda per un periodo di tempo ed era divenuto un grande ammiratore della corte e dell'architettura olandese. Le fortezze svedesi di Nyen e successivamente di Nöteborg avevano in precedenza occupato l'area, nelle paludi dove la Neva sfocia nel Golfo di Finlandia. I servi della gleba fornirono gran parte della manodopera per il progetto ideato dall'architetto Domenico Trezzini di Astano.L'edificazione della città, che avvenne contestualmente alla bonifica delle paludi, venne affidata ad architetti torinesi. Secondo alcune stime morirono per l'intera esecuzione dell'opera circa 30.000 persone.
    San Pietroburgo venne fondata per divenire la nuova capitale della Russia zarista. In virtù della sua posizione sul Mar Baltico era una finestra sull'occidente, che permetteva gli scambi commerciali e culturali. L'obiettivo era tra l'altro quello di fare della Russia uno dei principali partner commerciali della Gran Bretagna. La città si prestava inoltre a divenire la principale base della marina di Pietro il Grande, protetta dall'isola-fortezza di Kronštadt. Prima di San Pietroburgo la base per il commercio verso il resto dell'Europa era la città di Arcangelo.

    XIX secolo

    Già nel tardo XIX secolo, la città era divenuta il centro culturale della nazione, con compositori (come I cinque grandi), artisti. Il gruppo anarchico "Narodnaja Volja" (Народная Воля), "Volontà del Popolo" fu responsabile dell'assassinio di Alessandro II nel 1881. La Rivoluzione Russa del 1905 iniziò qui e si diffuse rapidamente nelle province. Allo scoppio della prima guerra mondiale, il nome Sankt-Peterburg venne visto come troppo germanico e la città venne quindi ribattezzata Petrograd su iniziativa dello zar Nicola II.

    Rivoluzione d'Ottobre

    Il 1917 vide l'inizio della Rivoluzione Russa. Il primo passo, in febbraio, fu la rimozione del governo zarista e l'istituzione di un sistema multi-partitico. Il nuovo governo non durò e venne seguito dalla Rivoluzione d'ottobre, coi Bolscevichi in carico del governo, e dalla guerra civile. La vicinanza della città alle armate anti-bolsceviche costrinse il capo rivoluzionario Vladimir Lenin a fuggire verso Mosca il 5 marzo 1918. La mossa era intesa come temporanea (sicuramente venne dipinta come tale), ma Mosca da allora rimase la capitale. Con la morte di Lenin nel 1924, la città venne ribattezzata Leningrad (Ленинград [ˌlʲɪnʲɪnˈgrat]) in suo onore.
    Un ricordo di quest'epoca è anche l'Incrociatore Aurora, che diede il segnale dell'inizio della rivoluzione e che, dopo essere stato auto-affondato durante la seconda guerra mondiale, è stato riportato alla superficie, facendo ancor oggi bella mostra di sé alla fonda nella Neva.
    L'abolizione della servitù della gleba, promulgata dallo zar Alessandro II nel 1861, causò un massiccio afflusso di persone e la costruzione di edifici in periferia; in seguito, (nel 1918) con lo spostamento della capitale a Mosca, si verificò un'emigrazione di massa, così consistente che la popolazione di Pietrogrado nel 1920 era un terzo di quella del 1915.




    Seconda guerra mondiale

    Durante la seconda guerra mondiale, la città venne quasi completamente circondata dal lato terra (rimase libero praticamente solo il passaggio attraverso il lago Ladoga) ed assediata dall'esercito tedesco dall'8 settembre 1941 fino al 27 gennaio 1944, per un totale di 29 mesi. Una strada, la cosiddetta Strada della vita, per i rifornimenti e l'evacuazione, che correva lungo la linea del fronte nel piccolissimo corridoio lasciato libero e sul lago, venne approntata il 18 gennaio 1943, ma era aperta agli attacchi aerei tedeschi. Si stima che qualcosa come 800.000 dei tre milioni di abitanti della città siano morti durante l'assedio: un enorme monumento è stato eretto in loro ricordo in Ploščad' Pobedy, piazza della Vittoria. La città venne così premiata con il titolo di città eroina nel 1945.

    Ripristino del nome

    Il toponimo originale, San Pietroburgo, venne ripristinato il 6 settembre 1991, con un referendum popolare dove la maggioranza per il vecchio nome fu del 54% mentre per l'Oblast' il referendum mantenne la dicitura con Leningrado ovvero Oblast di Leningrado. Ogni 9 maggio, il cosiddetto Den' Pobedy, la città torna per un giorno a chiamarsi Leningrado[senza fonte] in memoria dell'assedio.


    Cultura e turismo



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    La Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato


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    La chiesa del Salvatore sul Sangue Versato dal Canale Griboedova

    Il centro storico di San Pietroburgo, incluso dal 1990 nella lista dell'UNESCO dei Patrimoni dell'umanità, racchiude al suo interno molte architetture, monumenti e musei celebri in tutto il mondo.
    Il Museo dell'Ermitage, ospitato in un complesso monumentale costituito dall'ex-Palazzo d'Inverno, può vantare alcuni dei più preziosi dipinti al mondo. Tra gli altri musei degni di nota si possono ricordare poi il Museo di Stato Russo e il Museo Etnografico Russo.

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    Celebri sono la Cattedrale di Sant'Isacco,

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    la Colonna di Alessandro, il Cimitero Tichvin nell'Alexander Nevskij Lavra (monastero), la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, l'Ammiragliato,

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    la Cattedrale di San Nicola,



    San_Pietroburgo2 la Piazza del Teatro,


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    la Piazza Sennaja.

    Le attrazioni architettoniche del XVIII e XIX secolo comprendono poi


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    la Fortezza di San Pietro e San Paolo,

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    la Cattedrale della Resurrezione,


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    l'Istituto Smol’nyj
    L'Istituto Smol’nyj (in russo: Смольный институт[?], traslitterato: Smol'niy institut) è un edificio palladiano a San Pietroburgo che ha svolto un ruolo importante nella storia della Russia.
    L'edificio fu commissionato a Giacomo Quarenghi dalla Società per l'Educazione delle Nobili Fanciulle e costruito tra il 1806 ed 1808 per ospitare l'Istituto Smol’nyj per Nobili Fanciulle, fondato con un decreto di Caterina la Grande nel 1764, su sollecitazione di Ivan Beckoj.
    Lo Smol’nyj fu il primo istituto di istruzione per donne della Russia e continuò a funzionare sotto il patrocinio personale dell'imperatrice fino a poco prima della rivoluzione del 1917.
    Un giardino curato e un recinto in ferro battuto attorno all'istituto risalgono al XIX secolo.
    Nel 1917 l'edificio è stato scelto da Vladimir Lenin come quartier generale dei Bolscevichi durante Rivoluzione d'ottobre. Fu la residenza di Lenin per diversi mesi, fino a quando il governo nazionale fu stato spostato al Cremlino di Mosca. Successivamente, lo Smol’nyj divenne la sede locale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica.
    Nel 1927, un monumento a Lenin fu eretto di fronte l'edificio, disegnato dallo scultore, Vasily Kozlov e dagli architetti Vladimir Shchuko e Vladimir Gelfreikh. Qui fu assassinato Sergei Kirov nel 1934.
    Dopo il 1991, il palazzo è stato utilizzato come sede del sindaco (governatore dopo il 1996) e dell'amministrazione della città. Vladimir Putin vi ha lavorato dal 1991 al 1997, mentre era in carica Anatolij Aleksandrovič Sobčak.
    Ha mutuato il suo nome dal vicino Convento Smol’nyj. L'area fu chiamata Smol’nyj: "il luogo della pece", perché nei primi giorni di San Pietroburgo, questo era il luogo ai margini della città dove la pece (smola in russo) era prodotta per l'impiego nella costruzione e la manutenzione delle navi.

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    la Piazza del Palazzo con il Palazzo d'Inverno, la Prospettiva Nevskij, il palazzo della borsa e la sede dell'Università statale, ospitata nel Collegio dei dodici sull'Isola Vasilyevskiy,


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    Piazza Dekabristov con il monumento a Pietro il Grande (eretto nel 1782),


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    il Teatro Mariinsky,


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    Via Rossi e Piazza Ostrovskij,



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    Piazza delle Arti,
    il suo nome è dovuto alla presenza dei numerosi musei e teatri che vi si affacciano. Al centro si trova il monumento dedicato a Aleksandr Sergeevič Puškin, e circondato da un piccolo parco.

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    il Castello degli ingegneri, realizzato fra il 1797 e il 1800 dagli architetti Rossi e Brenna per lo zar Paolo I che voleva una dimora sicura contro i nemici di palazzo. Ne sortì una vera e propria fortezza con larghi fossati, ponti levatoi, accessi tortuosi, passaggi sotterranei, scale nascoste. Non servì, però, a proteggere Io zar, ucciso dai congiurati soltanto quaranta giorni dopo avervi preso dimora. La fortezza fu poi modificata e divenne scuola di ingegneria (da qui il nome) del genio militare.



    Nel periodo 1950-1980 furono sviluppate molte nuove aree residenziali riservate a funzionari del partito e dirigenti locali, edifici pubblici e amministrativi. Il complesso memoriale al Cimitero Piskarevsky venne creato nel 1960. L'aspetto originale e maestoso di San Pietroburgo, nonostante la presenza di palazzi dall'architettura un po' severa e formale del dopoguerra nasce dalla varietà di dettagli architettonici, compresi viali lunghi e diritti, vasti spazi, giardini e parchi, sculture monumentali e decorative. Il fiume Neva e i numerosi canali sono ben integrati con gli spazi cittadini. Tutte queste vie d'acqua sono in evidente rilievo attraverso tutta la città, con i loro argini e ponti che aggiungono dettagli ulteriori di fascino all'atmosfera già unica di San Pietroburgo.
    Durante la costruzione originale della città, la foce della Neva venne instradata in una serie di canali, che ancora si intrecciano nella parte centrale della città, facendole meritare il nome di Venezia del Nord.
    La posizione di San Pietroburgo, vicina al circolo polare artico, fa sì che il crepuscolo duri per tutta la notte durante l'estate, soprattutto da metà maggio a metà luglio; questo fenomeno è conosciuto come notti bianche e in questo periodo la vita culturale della città è ancora più fervente e attiva.
    Molti edifici storici della città sono stati restaurati per il trecentesimo anniversario della fondazione di San Pietroburgo (27 maggio 2003) e per il G8, svoltosi nella città nel 2006, altri sono in corso di restauro.


    Musei

    Museo dell'Ermitage
    Museo Russo
    Museo Stieglitz
    Aurora (incrociatore)
    Casetta di Pietro il Grande
    Museo letterario memoriale Fëdor Mikhailovič Dostoevskij
    Museo etnografico russo
    Krasin (rompighiaccio)
    Kunstkamera
    Museo dell'Artico e dell'Antartico
    Museo letterario Vladimir Nabokov
    Museo navale militare centrale
    Palazzo di Alessandro
    Palazzo di Caterina
    Palazzo di Marmo
    Museo memoriale Suvorov





    Da Wikipedia
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    Museo dell'Ermitage


    Il Museo Statale Ermitage è il principale e il più famoso punto di interesse turistico della città di San Pietroburgo. Quasi tutti ormai, anche coloro che non sono particolarmente appassionati all’arte e ai musei, lo conoscono o almeno ne hanno sentito parlare e lo associano immediatamente a San Pietroburgo, così come si associa regolarmente il Louvre a Parigi.

    E’ quasi inimmaginabile venire a San Pietroburgo e non visitare il Museo Ermitage, perché anche chi non è molto interessato ai quadri e alle altre opere d’arte esposte rimarrà comunque impressionato dalla magnificenza del Palazzo d’Inverno che ospita appunto il museo e che, a causa della sua straordinaria bellezza, meriterebbe da solo e di per sé una visita anche se, per assurdo fosse un Palazzo vuoto.

    Quando tornerete a casa, chi vi incontrerà vi chiederà sicuramente “Ah… siete stati a San Pietroburgo? Avete visto l’Ermitage?”. Beh… sia che vogliate fare una visita fugace oppure una ben più approfondita, noi abbiamo pensato di dedicare un’intera pagina di questo sito internet proprio a tutte quelle informazioni sia storiche sia pratiche che potranno esservi utili nel programmare questa immancabile tappa dei vostri viaggi a San Pietroburgo.


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    Museo Russo

    Il “Museo Russo” è la scelta giusta per chi non vuole abbandonare la Russia senza far conoscenza con la sua arte. Questo museo fu fondato nel 1895 per ordine dell’ultimo imperatore russo Nicola II che lo fondò utilizzando come base la vasta collezione di arte russa di suo padre Alessandro III. Nessun altro museo di San Pietroburgo riuscirà a rappresentarvi in un modo così vasto e profondo la storia della nostra arte nazionale.

    La collezione del Museo Russo, collocata in uno dei più belli e raffinati palazzi della città di San Pietroburgo, il palazzo Mikailovskij, conta circa 400.000 pezzi e rappresenta tutte le tappe della formazione dell’arte russa dalle icone preziosissime e rarissime del XII e XIII secolo alle opere d’arte dei più grandi rappresentanti dell’avanguardia russa come Malevich, Kandinskij, ecc.





    Il Palazzo di Caterina a Pushkin (Tsarskoye Selo)


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    Negli ultimi anni, il Palazzo di Caterina è diventato, insieme a Peterhof, il museo più visitato dai turisti, che arrivano a San Pietroburgo, dopo l’Ermitage. Si tratta del palazzo all’interno della vasta tenuta di Caterina I, ricevuta da lei in dono, da parte di suo marito Pietro I, nel 1710.

    Il Palazzo di Caterina è famoso in tutto il mondo per la sua Camera d’Ambra e per l’Infilata delle Sale di Gala, la cosiddetta “Infilata d’Oro”, entrambe eseguite da Francesco Bartolomeo Rastrelli.

    Il giardino italiano, il parco inglese con relativi padiglioni, il laghetto artificiale, le statue e i ponticelli formano, in unione con il Palazzo di Caterina stesso, il pittoresco complesso museale che, a suo tempo, fu la tenuta estiva degli imperatori russi.

    Per approfondire la conoscenza di questo importante museo, vi rimandiamo alla pagina del nostro sito internet appositamente dedicata proprio al Palazzo di Caterina e al fenomeno estivo delle Notti Bianche: Palazzo di Caterina e Notti Bianche




    I palazzi, le fontane e i giardini di Peterhof (Petrodvorets)

    Situata sulla riva del mar Baltico, Peterhof, ex residenza estiva dell’imperatore Pietro il Grande, colpisce per le dimensioni dei suoi parchi. Nonostante venga chiamata “la Versailles russa” per via delle numerose fontane, il complesso di Peterhof è in realtà qualcosa di ancora più particolare.

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    A differenza della Reggia di Versailles, il sistema delle fontane a Peterhof non è artificiale, ma qui le fontane funzionano in modo naturale grazie al principio dei vasi comunicanti. Per questa ragione, nel periodo estivo, l’acqua delle fontane di Peterhof può zampillare tutti i giorni dalle ore 11.00 fino alle 18.00 senza interruzioni, creando l’aspetto spettacolare di questo luogo e rappresentando, nelle intenzioni dei progettisti, la potenza marittima della Russia.

    Durante la visita ai parchi di Peterhof, si possono ammirare sia le “fontane decorative”, ornate con statue in marmo di Carrara e statue in bronzo dorato, sia le cosiddette “fontane scherzose”, diffuse ai tempi dell’Imperatore Pietro il Grande. Alcune cifre solo per farvi capire meglio cosa rappresentano i Parchi di Peterhof: si estendono per oltre 100 ettari e ospitano al loro interno circa 150 fontane.

    La cittadina di Peterhof, conosciuta anche con il nome di Petrodvorets, è situata circa 29 chilometri a ovest di San Pietroburgo e si può raggiungere il complesso museale in modo tradizionale con l’auto, ammirando la pittoresca “Provincia di Leningrado”, oppure con l’aliscafo, partendo direttamente dal centro di San Pietroburgo, risparmiando tempo e ammirando il panorama dal mare. Sta a voi scegliere quale delle due opzioni preferite.

    I Giardini di Peterhof sono un bellissimo posto, ideale per rilassarsi un po’ ammirando contemporaneamente il verde della natura, le fontane e il panorama marittimo. Nella visita ai Giardini di Peterhof, a scelta, si può includere o meno anche la visita al “Palazzo Grande di Peterhof”, cioè proprio il Palazzo che diede il nome alla cittadina (in tedesco, infatti, “Peterhof” significa “Palazzo di Pietro”).

    Considerando che, soprattutto in alta stagione, il Palazzo Grande spesso è soggetto a una fila interminabile in attesa all’ingresso, una alternativa interessante può essere quella di visitare, sempre all’interno del Parco di Peterhof, il Palazzo Monplaisir: il piccolo palazzo, prediletto dell’Imperatore, che si affaccia sul mar Baltico.



    Il grande palazzo di Peterhof (Petrodvorets)

    Al centro del complesso museale Peterhof, uno dei posti più visitati dai turisti e preferiti così tanto dai san pietroburghesi, vi è il Grande Palazzo.

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    L’idea del luogo e l’aspetto iniziale del Palazzo si devono a Pietro I. Durante il XVIII e XIX secolo, alla costruzione del palazzo e degli interni della residenza marittima parteciparono grandi maestri come Braunstein, Leblon, Michetti, Rastrelli, Stakensneider. Oggi, così come allora, i visitatori ammirano la sontuosità degli interni del Palazzo.

    Nel Palazzo Grande di Peterhof è conservato lo Studio di Quercia dell’imperatore russo, decorato con pannelli di quercia del maestro francese Nicola Pino, dove sono anche esposti gli oggetti privati di Pietro I: i suoi libri, un mappamondo antico, un orologio da viaggio. Gli interni relativi al periodo di Elizabetta Petrovna, eseguiti dal suo architetto di Corte Francesco Bartolomeo Rastrelli, colpiscono i turisti con la loro sfarzosità: i numerosi specchi, la decorazione dorata, il parquet di legno pregiato, ecc. Le sale decorate in stile classico da Felten nella seconda metà del ‘700, formano poi un suggestivo contrasto con lo stile “barocco russo” di Rastrelli.

    Il Grande Palazzo di Peterhof era il centro della vita ufficiale dell’Impero Russo durante l’estate. Qui si tenevano le feste, i balli in maschera e i ricevimenti ufficiali. Già nei primi giorni dell’occupazione tedesca, nel settembre del 1941, nel Palazzo vi fu un incendio che distrusse gli interni delle sale. Durante la ritirata dell’esercito tedesco, la parte centrale del Grande Palazzo fu fatta esplodere, ma i lavori di restauro furono iniziati subito dopo la liberazione della città e oggi questo è uno dei palazzi più belli nei sobborghi di San Pietroburgo.


    Il palazzo "Monplaisir" a Peterhof (Petrodvorets)

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    Sulle rive del Golfo di Finlandia, nel Parco Inferiore del complesso museale di Peterhof, si trova il grazioso “Palazzo Monplaisir”. Il suo nome ha origine dalla parola francese che significa “mio piacere” e fu così chiamato da Pietro I, che ideò il Palazzo e lo fece costruire dall’architetto Braunstein tra il 1714 e il 1723.

    Questo Palazzo, con vista sul mare, era il luogo preferito dall’imperatore Pietro il Grande. Sia all’interno, sia all’esterno, il Palazzo Monplaisir si caratterizza per la semplicità e la razionalità delle decorazioni, che riflettevano i gusti dell’imperatore, ma il valore storico rimane notevolissimo. Dopo la morte di Pietro I, le sue camere rimasero immutate e, già nell’ottocento, il luogo fu dedicato proprio alla sua commemorazione.

    Ancora oggi il Palazzo Monplaisir è una testimonianza dello stile di vita dell’epoca petroviana. All’interno del Palazzo Monplaisir sono conservati: una collezione di quadri del XVII-XVIII secolo, acquistati da Pietro il Grande, una collezione di porcellana cinese, oggetti da cucina dell’inizio del ‘700 e i suoi oggetti personali e regali diplomatici. Palazzo Monplaisir è stato testimone di alcuni tra gli eventi più rilevanti nella storia russa collegati al periodo di regno di Pietro il Grande.



    Il balletto classico e il teatro Mariinsky a San Pietroburgo



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    Volete godervi uno spettacolo di balletto classico russo? Vi aiutiamo a prenotare i biglietti per i teatri migliori della città, incluso il famosissimo Teatro Mariinskij, chiamato così in onore di Maria Alexandrovna, la moglie dell’imperatore Alessandro II, presso il quale fu fondata l’Accademia di Danza che diede inizio all’intero processo di nascita del balletto classico in Russia.

    A pochi passi da quello che oggi è il Consolato Generale d’Italia a San Pietroburgo, si trova proprio il Teatro Mariinskij, chiamato durante l’epoca sovietica “Teatro Kirov” e considerato da sempre uno tra i più prestigiosi teatri esistenti al mondo.

    Anche l’Accademia di Danza “Vaganova” di San Pietroburgo è una delle più forti scuole di balletto del pianeta. Proprio da questa scuola provengono molti tra i più grandi ballerini della storia mondiale della danza: da Anna Pavlovna Pavlova a Mikhail Baryshnikov, da Natalia Romanovna Makarova a Rudolf Nureyev, oltre a innumerevoli altri.

    Per moltissimi abitanti della nostra città il balletto classico è una vera passione. Per questo, se ne avete il tempo, vi consigliamo di non perdere neppure voi la possibilità di passare una serata ammirando il linguaggio universale della danza accompagnato dalla musica dei compositori da sempre famosissimi a San Pietroburgo come Tchaikovsky, Musorgskij, e molti altri.


    Il folclore popolare russo


    Uno spettacolo folcloristico è un’ottima idea per chi vuole far conoscenza con l’autentica cultura contadina russa che si sviluppava parallelamente alla cultura imperiale. La cultura della gente semplice russa, rimasta priva dello sfarzo imperiale degli zar, non lascia nessuno indifferente. Si distingue per l’originalità delle canzoni e per la spettacolarità dei balli popolari e dei costumi tradizionali russi. Uno spettacolo folcloristico in uno dei più belli palazzi di San Pietroburgo aiuta a far conoscenza con tutti gli ambiti dell’arte russa.



    Giro in battello sui fiumi e i canali di San Pietroburgo

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    Uno dei sogni dell’imperatore Pietro il Grande era che ogni san pietroburghese avesse la propria barca. Oggi facendo, una piccola gita in barca o in battello, potrete sentirvi come un vero san pietroburghese dei tempi della Russia Imperiale. Essendo situata sulla riva del Mar Baltico, collocata su 42 isole diverse con una rete dei canali spettacolari e circa 300 ponti, San Pietroburgo occupa di diritto uno dei primi posti tra le più belle città marittime del mondo.

    Durante la gita in battello potrete fare conoscenza sia con i canali interni di San Pietroburgo, sia con il grande fiume Neva, che facendo la parte del canale di comunicazione Volga-Baltico è diventata una vera e propria arteria fluviale.

    Farete conoscenza con ponti piccoli e antichi a cui sono legate un sacco di leggende. Ad esempio il Ponte dei Baci chiamato così perché tutti gli innamorati della città credono che un bacio sotto questo ponte li unisca per sempre, oppure il Ponte Anichkov, ornato con quattro statue gigantesche di domatori di cavalli, cui è legata una leggenda un po’ piccante: lo scultore di queste statue Klodt secondo la leggenda avrebbe fatto su un posto intimo di uno dei cavalli il profile preciso dell’Imperatore Nicola I esprimendo con questo modo il proprio odio verso all’Imperatore che aveva un carattere feroce; o quattro ponti colorati all’Epoca nei colori diversi del blu, rosso, giallo e verde, a causa della confusione che subivano tra gli abitanti della città siccome avevano le ringhiere simili e che hanno conservato i suoi colori originali ancora adesso, ecc.

    E certo che passate anche sotto enormi ponti tra Neva per vedere i meccanismi levatoi, che senz’altro sono i simboli della nostra città.


    La Cattedrale e la Fortezza dei Santi Pietro e Paolo

    Il vero cuore storico del centro di San Pietroburgo è la Fortezza. Questo perché fu proprio la costruzione della Fortezza dei Santi Pietro e Paolo, nel corso della Guerra Nordica tra Russia e Svezia, che diede inizio alla fondazione della città di San Pietroburgo.

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    La Fortezza che risale al 1703, con i suoi bastioni, cortine, rivellini, era destinata a diventare una vera cittadella fortificata, pronta a partecipare a tutte le battaglie della guerra nordica, ma la cosa più interessante è che in realtà questa Fortezza non fu poi usata per scopi militari perché il nemico non ebbe mai l’opportunità di avvicinarsi così tanto alla città. Nonostante questo, la costruzione della Fortezza non fu affatto inutile. Tra le sue cortine ci fu una prigione il cui primo prigioniero illustre fu Alessio, il figlio di Pietro il Grande, imprigionato e torturato dal proprio padre per aver partecipato a una congiura contro Pietro I. Poi la prigione fu destinata ai prigionieri politici, tra cui i più famosi furono Dostoevskij, Trotskij e Alexander Ulyanov, fratello maggiore di Lenin, arrestato perché fu tra i terroristi che stavano preparando un attentato alla vita dell’imperatore Alessandro III.

    Durante la visita alla Fortezza si possono vedere sia edifici prettamente militari, come ad esempio ex-caserme, sia altre costruzioni più curiose e inaspettate come la Zecca di San Pietroburgo, che ancora oggi conia medaglie ma anche le normali monete aventi corso legale.

    Altre curiosità sono la casetta costruita a suo tempo per conservare la barchetta preferita dell’Imperatore Pietro il Grande, barca chiamata comunemente la “nonna della flotta russa”, la casa del governatore della fortezza, ecc.

    Ovviamente è consigliabile, durante la visita alla Fortezza, includere anche la visita alla bellissima Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo situata proprio sulla piazza centrale, all’interno delle mura. Questa Cattedrale funge da Pantheon per tutti i Romanov, lì sono sepolti tutti gli imperatori russi inclusa la famiglia dell’ultimo imperatore Nicola II, crudelmente fucilata dai bolscevichi nella città di Ekaterinburg nel 1918.



    La reggia di Pavlovsk

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    Pavlovsk è la città nei pressi di San Pietroburgo, dove si trova la tenuta con la Reggia di Paolo I, a circa sette chilometri da Pushkin. Il complesso museale include un grande parco e il palazzo costruito da Charles Cameron dove viveva la famiglia di Paolo I con i suoi 10 figli. La tenuta fu regalata da Caterina la Grande a suo figlio per distrarre la sua attenzione dalla politica e per tenerlo occupato con gli affari familiari tenendolo così a distanza dal trono.

    Il Palazzo è un monumento dell’architettura della seconda metà del ‘700. L’arredamento proviene dall’Europa, dove la coppia, composta del giovane Paolo I e con sua moglie Maria Fedorovna, comprò i mobili, i quadri e gli altri oggetti durante il loro viaggio di nozze. Dopo l’ascesa di Paolo al trono la Reggia di Pavlovsk è diventata la residenza imperiale dove si tenevano i balli, i ricevimenti degli ambasciatori e dove Paolo I ospitò i Cavalieri dell’Ordine di Malta dopo la loro fuga dall’isola conquistata da Napoleone.

    Nella Sala Grande del Palazzo di Pavlovsk si tenne successivamente anche il banchetto in occasione della vittoria russa su Napoleone. La moglie di Paolo I voleva realizzare molte cose nella tenuta, così come aveva visto fare dalla regina francese Maria Antonietta per il suo Petit Trianon.

    Il parco che circonda il Palazzo di Pavlovsk è enorme, si tratta di uno dei più grandi parchi europei, più di 500 ettari. I paesaggi, con gli stagni artificiali, i ponticelli e i chioschi, impressionano i visitatori con la loro indescrivibile bellezza. La formazione delle collezioni della Reggia di Pavlovsk è strettamente collegata con il viaggio dei padroni della tenuta nell’Europa nel 1781-82.

    Visitando le botteghe dei grandi maestri comprarono e ordinarono quadri, mobili, oggetti di bronzo, servizi di porcellana, tante statue antiche italiane e ricevettero, ovviamente, anche regali dei sovrani delle Corti europee. Nonostante l’occupazione della città da parte dei nazisti tedeschi durante la seconda guerra mondiale, i beni della Reggia di Pavlovsk furono portati altrove e messi in salvo.

    Oggi abbiamo così l’occasione di vedere l’arredamento originale e finanche oggetti personali della famiglia di Paolo I.



    La cattedrale di Sant'Isacco a San Pietroburgo

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    E’ la più imponente Cattedrale della città con la sua enorme cupola dorata, per la quale furono utilizzati circa 100 chili d’oro autentico. La Cattedrale porta il nome di Sant’Isacco perché l’onomastico di questo Santo coincide con il giorno del compleanno di Pietro il Grande.

    Storicamente, quella attuale, è la quarta versione della chiesa ed è stata eseguita su progetto dell’architetto francese August de Montferrand, che era un giovane architetto sconosciuto in quel periodo, ma che riuscì a vincere la gara dei progetti presentandone ben 24 in stili diversi. Il progetto che fu scelto alla fine dall’imperatore era in stile classico e fu realizzato così come oggi lo possiamo ammirare.

    La costruzione fu terminata nell’arco di 40 anni, durante il regno di tre imperatori diversi: Alessandro I, Nicola I e Alessandro II. August de Montferrand dedicò, così, tutta la sua vita alla costruzione di questa chiesa e morì 2 mesi dopo la sua inaugurazione.

    La Cattedrale di Sant’Isacco poggia su un terreno appositamente consolidato con migliaia di palafitte di pino ed è circondata da 112 colonne di granito rosso, ognuna delle quali pesa più di 100 tonnellate. La ricchezza della decorazione interna della Cattedrale di Sant’Isacco colpisce tutti i visitatori: l’iconostasi è decorata con colonne di pietre semipreziose, malachite e lapislazzuli, numerosi mosaici coprono le pareti della chiesa, le volte sono dipinte da famosi pittori russi.

    I turisti possono salire sopra il colonnato della Cattedrale che è alto di 43 metri e osservare il pittoresco panorama del centro storico di San Pietroburgo. Per salire bisogna affrontare oltre 200 gradini senza ascensore, ma la vista che si apre davanti al visitatore val bene lo sforzo.



    La cattedrale di Kazan a San Pietroburgo

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    Oggi e’ la Cattedrale principale di San Pietroburgo che si trova nella via Nevsky prospect. Fu costruita al posto di una piccola chiesa in legno dove era custodita l’icona miracolosa della Madonna di Kazan. L’edificio nuovo fu costruito per volere di Paolo I e sulla sua richiesta la forma esterna ricorda la Cattedrale di San Pietro a Roma. La cattedrale fu costruita con materiali esclusivamente russi, provenienti in particolare dalla Carelia.

    Le condizioni di lavoro erano estremamente difficili, nonostante questo, durante i dieci anni fu elevata la più grande chiesa di San Pietroburgo a quell’epoca (1801-1811).

    La cosa sacra che si trova nella Cattedrale e’ l’icona della Madonna di Kazan, l’immagine della quale fu ritrovata nel 1579 a Kazan da una ragazza di nome Matrona a cui in sogno apparve la Madonna e indicò il posto dove potesse trovare l’icona dopo il grande incendio avvenuto a Kazan. Fin dai tempi dello zar Alexei Mikhailovich, il padre di Pietro I, l’icona era considerata come la protettrice della Casa Romanov. Pietro I la portò alla capitale nuova e la mise nella chiesa dedicata alla Madonna.

    Visitando la Cattedrale della Madonna di Kazan possiamo vedere la fila dei fedeli verso l’icona miracolosa. Nella chiesa c'è anche la tomba di Mikhail Kutuzov, il condottiero russo che sconfisse Napoleone nel 1812. Sulla parete sopra la tomba si possono vedere le bandiere originali degli eserciti di Napoleone prese nelle battaglie e le chiavi delle città europee liberate.



    L'Incrociatore Aurora ancorato sulla Neva a San Pietroburgo


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    E’ la nave militare Costruita nei cantieri navali dell’Ammiragliato e varata nell’anno 1900, l’Incrociatore “Aurora” è una nave militare che partecipò alla Guerra “Russa - Giapponese” ed è una delle quattro navi della Flotta Russa che riuscirono a salvarsi nella battaglia di Tsushima nel 1905. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i cannoni dell’Incrociatore Aurora furono smontati e usati per difendere San Pietroburgo dalla terra ferma.

    Dopo la guerra, l’Incrociatore Aurora è stato definitivamente ancorato al molo del fiume Neva, nel centro di San Pietroburgo, e oggi la nave è a disposizione della scuola militare navale, ma è comunque visitabile da chi lo desidera. Ma l’Incrociatore Aurora è ormai famoso perché nel 1917 proprio da questa nave partì lo sparo a salve che diede il segnale per l’assalto al Palazzo d’Inverno che fu l’inizio della rivoluzione dell’Ottobre. L’Incrociatore Aurora fa ormai parte del Museo della Marina da Guerra.



    Oggi è possibile salire a bordo e visitare anche l’interno, dove vi è una mostra dedicata alla storia della nave. Dal ponte di coperta dell’Aurora si gode di un bella vista sul fiume Neva e molti scattano una foto ricordo vicino al cannone che sparò il colpo del 25 ottobre 1917 e pose fine alla storia dell’Impero Russo.


    Il palazzo di Yusupov a San Pietroburgo


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    Si tratta del Palazzo della nobile famiglia Yusupov, l’origine della quale risale al VI secolo. I duchi Yusupov furono sempre storicamente molto vicini alla Famiglia Imperiale, occupavano posti importanti nel governo e furono, quindi, una delle famiglie più ricche dell’Impero Russo.

    Il Palazzo Yusupov, che si affaccia sul fiume Moika, ha interni sfarzosi risalenti all’800 e un teatro domestico che all’epoca era chiamato la “Perla del Palazzo Yusupov”. Dopo la rivoluzione del 1917, i proprietari emigrarono all’estero e, così, il Palazzo Yusupov fu nazionalizzato.

    La notorietà del Palazzo di Yusupov è strettamente connessa con la storia dell’assassinio di Grigory Rasputin. Questi era un contadino siberiano, che all’inizio del XX secolo entrò nella vita della famiglia di Nicola II come la persona che fu capace a far guarire il piccolo erede al trono Alessio, affetto da emofilia. Rasputin fu colpito mortalmente nel Palazzo Yusupov in seguito a una congiura dei nobili di corte a cui non piaceva affatto la sua influenza e il crescente potere che egli aveva ormai acquistato nei confronti di Nicola II.

    Oggi in questo Palazzo si tengono conferenze, concerti e altri eventi culturali. Al suo interno, inoltre, vi sono le esposizioni: “La storia della famiglia Yusupov” e “L’assassinio di Rasputin”.


    La cattedrale di San Nicola del mare a San Pietroburgo

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    San Pietroburgo è storicamente una città portuale e la sua storia è inseparabilmente connessa con il mare. La Cattedrale di San Nicola del Mare è una delle chiese più importanti della Russia, un monumento dell’architettura del ‘700, che è sempre rimasto nei cuori dei marinai della gloriosa “Flotta Russa”, i quali erano molto devoti e affezionati questa chiesa.

    La vita della città, fin dai primi anni della propria storia, fu concentrata attorno ai cantieri navali che avevano sede nei pressi dell’Ammiragliato e per provvedere alla vita spirituale degli abitanti del quartiere fu costruita la chiesa in legno dedicata a San Nicola, che veniva di conseguenza visitata prevalentemente dalle famiglie dei marinai.

    Si tratta di una chiesa a due piani, con un altare e un’iconostasi su ogni piano. La parte bassa è stata consacrata in onore di San Nicola nel 1760 alla presenza di Elisabetta, la parte superiore, invece, è stata consacrata in onore di Epifania nel 1762 già alla presenza di Caterina la Grande. Fin da quel periodo la Cattedrale non è praticamente cambiata. Sono sempre maestose e solenni le sue cupole dorate ed eleganti le sue colonne.

    Entrando nella chiesa ci troviamo come nel 1700: le icone antiche, le iconostasi intagliate in legno dorato, baluginano le candele e lumi. Si tratta di un caso unico in cui la Cattedrale ha conservato gli interni originali e con essi i colori dell’epoca. Qui si tenevano le messe più importanti in memoria delle vittorie e delle vittime della flotta militare russa, mentre di fronte, nella piazza antistante, si tenevano le parate militari.

    Nel giardino si erge il monumento in ricordo dei marinai caduti nella battaglia vicino a Tsushima, durante la guerra giapponese, quando la Flotta Russa dell’Oceano Pacifico fu completamente distrutta nel 1905. Nonostante delle persecuzioni ai danni del culto e delle chiese durante l’epoca sovietica, la Cattedrale di San Nicola del Mare continuò a funzionare e tenne le sue porte aperte a tutti i fedeli.





    da: escursionisanpietroburgo.it

     
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    Nenci


    I Nenci o Nenezi (nenec: ненёця - uomo; russo: ненцы) sono una popolazione indigena della Russia di origine samoieda. Secondo gli ultimi dati Census del 2002, nella Federazione Russa sono oggi presenti 41.302 Nenezi, la maggior parte dei quali stanziati in Jamalia e Nenetsia. La loro lingua è il nenec, utilizzata nella letteratura locale e insegnata nei distretti scolastici delle richiamate regioni.

    I Neneci si dividono in due gruppi distinti, la cui differenziazione si basa essenzialmente sulle diverse attività economiche praticate: i Nenci della Tundra (stanziati nel nord) traggono il proprio sostentamento dall'allevamento delle renne mentre i Chandejar o Nenci della Foresta vivono invece di caccia e pesca. Un terzo gruppo, i Neneci Kominized (gente di Yaran) è emerso come il risultato dei matrimoni tra Nenci e membri della tribù Ižma, di etnia Komi.

    Alcuni storici ritengono si siano separati dagli altri gruppi di lingua ugro-finnica intorno al 3000 a.C. e che in seguito si siano spostati verso est ove si mescolarono con popolazioni di origine turca o altaica intorno al 200 a.C. Coloro che rimasero in Europa furono assoggettati dai russi nel XIII secolo e furono presto assorbiti da tale etnia, ma i gruppi che si spostarono nel lontano est siberiano non entrarono in contatto con tale civiltà almeno fino al XIV secolo. All'inizio del XVII secolo tutti i Neneti si trovavano sotto l'egida dello Stato russo.

    Le tribù che si spostarono più a oriente si stabilirono nella tundra della Penisola di Kanin e fra le foreste che si stendono tra l'Ob' e lo Enisej. Qui alcuni si stanziarono in piccole comunità di coltivatori, altri continuarono le loro attività di caccia, pesca e (almeno per quel che concerne i Nenci della Tundra) allevamento di renne, da cui ancora oggi ricavano la loro tipica pelliccia detta malitsa. Selezionarono il cane Samoiedo affinché fosse adatto al traino di slitte e al ruolo di "cane pastore". Riuscirono ad adattare così bene tale razza alle condizioni climatiche sfavorevoli che, in seguito, il Samoiedo fu utilizzato nelle spedizioni polari dagli esploratori europei.

    All'inizio del '900, con il progredire delle comunicazioni, i Nenci persero gradualmente il proprio isolamento dal resto del mondo. In tale periodo vennero introdotti dai mercanti russi l'alcool, il cui uso smodato provocò un progressivo degrado nello stile di vita indigeno. Oltre a tali conseguenze i Nenci, poco abituati a confrontarsi economicamente con l'esterno, contrassero grossi debiti con tali mercanti, debiti che poi si tramandavano di generazione in generazione, impoverendo oltremisura la popolazione.

    Dopo la Rivoluzione russa, il governo sovietico costrinse i nomadi Neneti a stanziarsi, velocizzando in tal modo il processo di assimilazione: la vicinanza fisica con le altre etnie e l'educazione scolastica impartita ai giovani (secondo un decreto del 1957 l'amministrazione si assumeva l'onere inderogabile di crescere culturalmente i bambini fino alla maturità) finirono per provocare una profonda erosione nell'identità culturale della popolazione samoieda. A questo si deve aggiungere che la progressiva industrializzazione della zona dove abitano e il progressivo ridursi dei pascoli delle renne hanno forzatamente costretto molti membri di tale popolazione a emigrare o a dedicarsi ad altre attività, soprattutto come operai nelle industrie chimiche o petrolifere (secondo recenti stime il 41 % della popolazione). A causa di questo sradicamento l'aspettativa di vita, anche a causa dei suicidi, si attesta oggi intorno ai 45 anni. Se da un lato questo non può che considerarsi un risvolto negativo dall'altro è opportuno rilevare che lo sviluppo di nuove professioni ha portato alcuni membri della comunità a distinguersi in vari campi: Konstantin Pankov, ad esempio, è un pittore noto in tutta la Russia.



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    Seppur fortemente influenzato dal cristianesimo ortodosso, lo sciamanesimo dei Nenci si è tuttavia preservato fino al XXI secolo. A capo della nutrita schiera di dei e di spiriti venerati vi è Num, il Dio supremo che dimora in tutti gli elementi naturali e integra in sé ogni fenomeno atmosferico. Privo di forma e mai raffigurato, è adorato in modo particolare dai Nenci della tundra che due volte l'anno, nel corso delle feste di primavera e autunno, sono soliti immolargli in dono grandi renne bianche. Tra le tribù dei Nenci convertite al cristianesimo l'antico Dio dei padri è stato sostituito dalla figura di San Nicola, da loro chiamato Mikkulai, oggetto di profonda venerazione.

    A governare il mondo dei morti è o Nga, figlio di Num, o colei che in alcune raffigurazioni è indicata come la "vecchia della terra". Vi sono poi la grande varietà degli spiriti sovrani della terra e degli spiriti sovrani delle acque che pervadono gli esseri viventi, tra i quali sono particolarmente venerati quelli che, per la loro funzione di preda o di predatore, influiscono in modo significativo sulla vita quotidiana della tribù. Così tra le tribù Chandejar si verifica un'adorazione particolare lo spirito del pesce, a causa della grande importanza che questo alimento ha nel nutrimento giornaliero. I Nenci della Tundra venerano lo spirito orso (la cui testa, quando ucciso, è solitamente issata sopra un albero) e il lupo, grande predatore di renne. Lo sciamano, chiamato Tadibja, è solito costruire statuette in legno raffiguranti animali le quali, catturando in sé lo spirito di ciò che viene raffigurato, propiziano la caccia e la pesca.

    Oltre a questi spiriti sono presenti anche quelli del focolare (haehe) i quali, raffigurati sopra statuette antropomorfe in legno e in pietra, hanno un preciso posizionamento nelle abitazioni samoiede e la cui importanza e tale da farle trasmettere in eredità da padre in figlio.

    Per quel che concerne la vita ultraterrena i Nenci, influenzati dal cristianesimo, credono nella presenza di un'"anima respiro" che, dopo la morte, o scompare nel nulla o sale al cielo.


    fonte: wikipedia.org



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    La penisola di Jamal

    La penisola di Jamal (o Yamal) si trova a nord del Circolo Polare Artico nella Siberia occidentale, sotto l'amministrazione del Circondariato Autonomo Jamalo-Nenec, remota regione della Russia scarsamente popolata e caratterizzata da un clima polare molto rigido. La penisola di Yamal è un luogo quasi "fuori dal mondo" del quale non si parla molto nei forum o sulle riviste di viaggi, pertanto potrebbe venire spontaneo chiedersi per quale motivo un turista debba spingersi fin lassù, tra tante difficoltà, anche burocratiche, come vedremo successivamente. La risposta è tuttavia semplice: la penisola di Jamal è abitata dal popolo Nenci (o Nenets), etnia indigena della Russia che vive ancora secondo tradizioni molto radicate, una vera e propria popolazione nomade che si sposta quasi di continuo seguendo la transumanza dei greggi di renne, animale al centro della loro vita e fulcro dell'economia. Un viaggio nella penisola di Jamal permette di vivere alcuni giorni a stretto contatto con una famiglia Nenci, dormendo sotto le loro tende, condividendo il cibo e gli spazi, spostandosi ogni giorno in un luogo diverso assieme al gregge di renne che può contare centinaia o migliaia di capi.

    COME ARRIVARE NELLA PENISOLA YAMAL?

    Considerato che stiamo parlando di un luogo sperduto, ai confini del mondo, probabilmente vi starete chiedendo come arrivare in questa remota regione della Russia, per lo più sconosciuta alla maggior parte delle persone. Bene, la difficoltà di viaggiare verso il Circondariato Autonomo Jamalo-Nenec non sta nei mezzi di trasporto necessari per raggiungere, se non altro, gli ultimi avamposti civilizzati, in quanto il capoluogo Salekhard è collegato a Mosca con voli giornalieri della durata di circa 3 ore. Il problema è rappresentato soprattutto dalle difficoltà burocratiche in quanto la regione è chiusa agli stranieri (inclusi i russi stessi) e per poter avere il privilegio di visitare questi luoghi occorre un permesso particolare (non basta avere il visto per la Russia) che viene rilasciato solo dopo un lungo iter burocratico seguito da un operatore del settore, tipicamente l'agenzia che organizza la spedizione. I permessi sono in ogni caso numerati e ne vengono rilasciati pochissimi ogni anno. Il motivo di tanta cautela risiede nel fatto che il Circondariato Autonomo Jamalo-Nenec contiene una delle riserve di gas naturali più importanti del mondo, oltre che giacimenti di combustibili fossi, e probabilmente il governo non vuole che gli stranieri vadano a curiosare. Una volta ottenuto il permesso e raggiunto Salechard in aereo, la penisola Jamal vera e propria si raggiunge a bordo di grossi mezzi a 6 ruote motrici in grado di viaggiare su neve, ghiaccio, tundra o addirittura ruscelli, fino a raggiungere Yar Sale, da dove il viaggio prosegue generalmente in motoslitta oppure a bordo delle slitte trainate da renne.

    QUALI SONO LE ALTRE ATTRAZIONI NELLA PENISOLA DI YAMAL?

    La penisola Jamal è interessante soprattutto per l'aspetto etnico-culturale, in quanto offre la possibilità di vivere alcuni giorni con una famiglia di Nenets, partecipando alla transumanza stagionale e condividendo con loro le altre attività quotidiane. Il luogo è tuttavia interessante anche per la natura estrema e per il paesaggio insolito rappresentato essenzialmente da un deserto di ghiaccio sconfinato dove, con la latitudine, si susseguono varie specie vegetali che diventano sempre più rachitiche man mano che si procede verso nord. Le renne sono talmente numerose da costituire il paesaggio stesso, mentre i mesi invernali, quando le notti sono ancora lunghe e buie, il fenomeno dell'aurora boreale farà stare tutti con il naso all'insù per osservare questo spettacolare fenomeno. La città di Salekhard, tappa obbligata in quanto punto di ingresso, merita una visita approfondita, soprattutto per l'interessante museo della storia naturale dove sono conservati numerosi reperti (inclusi mammut mummificati) che il ghiaccio ha conservato in modo strabiliante.

    COME ORGANIZZARE UN TOUR NELLA PENISOLA DI YAMAL?

    La penisola Jamal, così come gran parte del Circondariato Autonomo Jamalo-Nenec, non è una destinazione adatta agli amanti del turismo "fai-da-te". Al di la delle enormi difficoltà burocratiche che bisogna superare per ottenere il permesso, dal momento che il semplice visto per la Russia non è sufficiente, esistono anche grossi problemi per gli spostamenti, dovuti all'assenza di strade ed altre infrastrutture, pertanto non è possibile arrivare, noleggiare un'auto e andarsene in giro da soli. L'itinerario illustrato in questo diario di viaggio è proposto da Terre Polari Viaggi, tour operator specializzato in destinazioni polari, che si occupa non solo di tutto l'aspetto logistico, ma anche dell'ottenimento dei necessari permessi.

    COME VENGONO TRASCORSE LE GIORNATE IN COMPAGNIA DEL POPOLO NENCI?

    Poter vivere a stretto contatto con una famiglia Nenci nel nord della Siberia, condividendo con loro le attività quotidiane e seguendo una parte della transumanza, è un grande privilegio e sono esperienze davvero autentiche che solo pochissime regioni del mondo sono ancora in grado di offrire. Nelle pagine di questo diario di viaggio, viene narrata la giornata tipica di una famiglia del popolo Nenci, documentandola con molte foto scattate durante una spedizione della durata di circa 10 giorni.

    La giornata dei Nenci, e quindi dei turisti ospitati, inizia con una sveglia al mattino presto, quando viene fatta un'ispezione nei dintorni del campo per capire se le condizioni meteorologiche e dei pascoli circostanti, consentono di spostare tutto l'accampamento ed il gregge di renne verso la destinazione prescelta. Segue quindi una rapida colazione, prima di fare i bagagli e di smontare il campo, caricando le pesanti pelli di renna che coprono le tende e tutto il resto del materiale, sopra le slitte.

    Dopo una seconda colazione, gli infaticabili pastori Nenci radunano il gregge di renne, separando i maschi dalle femmine e catturando alcuni capi al lazzo. L'attività è assolutamente frenetica: osservando i pastori che corrono nella neve alta mezzo metro, inseguendo le renne, urlando a squarciagola "HE HO!!! HE HO!! HE HO!!" e lanciando il lazzo, si percepisce una fatica assolutamente enorme, che segue le già impegnative attività appena svolte per smontare il campo.

    Una volta radunato il gregge ed "armate" le slitte con le renne da traino, si parte verso il nuovo pascolo, viaggiando per alcune ore e coprendo una distanza di parecchi chilometri. Spesso il gregge di renne si dispone in fila indiana, formando una linea lunga centinaia e centinaia di metri: la scena è assolutamente magnifica, le renne non sono animali inseriti nel paesaggio, ma formano il paesaggio stesso, creando un contrasto quasi soprannaturale con il deserto polare piatto, arido, ostile e completamente ghiacciato.

    Moltissime ore sono passate dalla sveglia del mattino e, giunti finalmente a destinazione, le renne si lasciano libere al pascolo, i materiali si scaricano dalle slitte e si allestisce nuovamente il campo, montando le grandi tende di pelli di renna (chum) sorrette da una cinquantina di pesanti pali di legno. Terminate tutte le operazioni, si mangia tutti assieme attorno ad un piccolo tavolino di poco rialzato dal suolo, consumando prevalentemente pesce crudo, carne di renna cotta o cruda, ma anche pane, marmellata e latte condensato che costituiscono le scorte acquistate in città prima di partire per la transumanza.

    Dopo oltre 14-16 ore dalla sveglia, si dorme per terra assieme alla famiglia Nenci (nel mio caso, due bambini piccoli con i loro genitori ed il nonno) coprendosi con le calde e pesanti pelli di renna ed in compagnia dei cani samoiedo, che quando si mettono a stretto contatto delle persone, forniscono un po' di calore in più.

    UN VIAGGIO CON IL POPOLO NENCI E' UNA ESPERIENZA ADATTA A TUTTI?

    La penisola Yamal è un'area chiusa agli stranieri e pertanto le persone locali non sono abituate ad avere a che fare con i turisti. L'Inglese è pressoché sconosciuto, così come non si può pretendere alcuna comodità alle quali gli occidentali sono abituati, specialmente quando si viaggia fuori dalle maggiori città. Durante la vita da campo il bagno è all'aperto, con poche possibilità di lavarsi, anche per via delle basse temperature. L'acqua potabile viene preparata sciogliendo e bollendo la neve, mentre la varietà dei pasti è molto limitata e rappresentata prevalentemente da cibi crudi, preparati in condizioni igieniche ben lontane dai nostri standard. I pernottamenti sono per terra in tenda, assieme ai componenti della famiglia che ospita il turista ed in compagnia dei cani samoiedo (anche se durante il giorno e durante i pasti la tenda viene scaldata con una stufa a legna, di notte, con quest'ultima spenta, può far freddino: comunque basta coprirsi meglio, rifugiarsi sotto le pelli di renna e magari approfittare del calore fornito da qualche cagnolino che dorme vicino). Durante il mese di aprile, la temperatura non è molto rigida (varia da qualche grado sopra lo zero a -15), ma il forte vento aumenta la sensazione di freddo. Ne deriva quindi che un viaggio nella penisola Jamal in compagnia del popolo Nenci è adatto solo a turisti con un ottimo spirito di adattamento e che siano abituati a questa tipologia di vacanza (in realtà una vera e propria spedizione in luoghi sconosciuti, piuttosto che un normale viaggio).

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    si montano le tende iniziando a piazzare i lunghi (e pesanti) pali di legno che formano la struttura portante. Questi sono circa 50 e devono essere abilmente incastrati lungo la cima superiore, per assicurare la necessaria robustezza alla tenda.
    Una volta completata la struttura portante, vengono applicate le pesanti pelli di renna, issandole con lunghi bastoni.


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    fonte:http://www.diario-viaggio.it/nenets_russia_siberia_inverno/tour_in_yamal_popolo_nenci_jamalia/05_il_campo_nomadi_dei_nenci.htm
     
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