DORI GHEZZI

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    LE INTERVISTE DEL VENERDÌ
    Dori Ghezzi



    «La mia fortuna è stata avere tanti amici Fabrizio? Non amava vincere né perdere»

    di Edoardo Segantini

    Dori nonna. Le due parole convivono difficilmente, perché Dori Ghezzi («Bo» per il marito Fabrizio de André) l’aspetto della nonna proprio non ce l’ha. Mantiene la sua consueta aria di eterna ragazza, dolce e determinata. Il neonato, figlio di sua figlia Luisa Vittoria (Luvi) e del suo compagno Robin, si chiama Demetrio come Demetrio Stratos, il cantante degli Area con cui Fabrizio e Dori collaborarono negli anni Settanta. Il nome è stato scelto dal padre, ma esiste anche una correlazione musicale: gli Area facevano parte, con Finardi, una giovanissima Nannini e la stessa Dori Ghezzi, allora in coppia con Wess, di un gruppo di cantanti riuniti nell’agenzia di spettacolo di Adele Di Palma (agente storica di Fabrizio), che organizzava i tour e i concerti. «Essere nonna è bellissimo — dice Dori, seduta nel salotto della sua casa milanese, in zona Fiera — ma avrei voluto diventarlo prima, quando avevo più energie e più tempo davanti a me. E’ un bambino con grandi occhi e uno sguardo intenso. A pochi mesi è già molto alto, ovvio che non mi assomiglia». Di Luvi il padre Fabrizio diceva che ha «la lacrima in gola»: una voce melodiosa e ricca, che dai genitori ha preso l’intonazione, la limpidezza e la profondità, mescolandole con una sua speciale eco dolorosa. Non ha voglia di esibirsi ancora? «Per ora canta solo per il suo bambino. Penso che, come mamma, sarà più brava di me: non autoritaria, ma un po’ più severa, o almeno aspirante tale». Dori Ghezzi è una donna impegnata, intensamente, nella Fondazione De André. Un ruolo in cui esprime le sue qualità di organizzatrice e promotrice instancabile, prolungando nel tempo la memoria e l’attualità culturale di Fabrizio de André, girando per l’Italia e l’Europa, dove la portano gli eventi legati all’artista scomparso nel 1999. «Accanto a Fabrizio — dice — credo di aver esercitato una funzione positiva: ma quanto al ruolo della Fondazione non so, lui ha lasciato un segno così profondo che la sua eredità sarebbe stata comunque indelebile».

    Il senso dei soldi
    Il senso pratico di Dori (e il particolare senso del denaro del marito) emergono bene da un episodio che risale al periodo in cui lei e Fabrizio stavano avviando l’attività di allevatori nella proprietà dell’Agnata, vicino a Tempio Pausania, in Sardegna, dove poi sarebbero stati rapiti. «Eravamo a Como, ospiti di Krikor Mintardjan, il fondatore della casa discografica Durium, e della sua compagna Liliana Azzolini (amica storica di Dori e oggi suo braccio destro nella Fondazione, ndr) e si giocava a poker, un gioco che a Fabrizio, bravissimo a scopone scientifico, non piaceva. Lui non amava vincere né perdere, e quella sera perse parecchio. A fine partita, con un sorriso impacciato, mi disse: “Bo, ti secca fargli un assegno?” Gli risposi: “Non preoccuparti, hai perso solo il valore di una vacca gravida”». Dori Ghezzi ha vissuto in mezzo a gente di talento (compreso il suo): la musica e le voci di Fabrizio, Cristiano e Luvi; l’intelligenza professionale del cognato Mauro, celebre avvocato, e del suocero Giuseppe de André, tra i principali imprenditori italiani del dopoguerra. «Ma soprattutto — dice — ho avuto e ho la fortuna di avere tanti amici, che si sono visti nei momenti di gioia e in quelli bui. Per non scordare nessuno tra i viventi, cito solo Fernanda Pivano, di cui spesso riprendo a leggere i diari, e che ci ha lasciato nel 2009, a 92 anni. Mi manca la sua vivacità, il suo calore, la sua apertura mentale. La sera era lei che portava fuori me, e non il contrario. Da quando se n’è andata, devo ammetterlo, mi sono un po’ chiusa». Lo scirocco scuote le piante della terrazza che circonda l’appartamento, in un piovoso pomeriggio milanese. «Fabrizio era un genovese irriducibile, cresciuto nello splendore di Villa Paradiso ad Albaro — spiega Dori —. Amava questa casa ma non Milano, almeno all’inizio, perciò aveva voluto una barriera vegetale che gli precludesse la vista esterna. In seguito, col tempo, aveva imparato ad apprezzare la città e le sue molte virtù».

    Quello che amo
    Che musica sente oggi, a proposito, Dori Ghezzi? «Mi piacciono i grandi artisti del passato, come Nat King Cole e Muddy Waters, ma anche alcuni interpreti di oggi. Sulla scena internazionale, la più bella voce in assoluto è quella di Paolo Nutini, il cantautore scozzese di origine italiana, di 27 anni». Al cinema va poco, i film li vede soprattutto in tivù. E dalla tivù arriva una novità: entro l’anno prossimo, se i contatti in corso andranno a buon fine, dovrebbe essere realizzata la fiction su Fabrizio de André, con la regia di Luca Facchini, già autore di un documentario su Fernanda Pivano (A Farewell to Beat). Il racconto copre l’arco di tempo che va dall’inizio della sua carriera fino all’uscita dell’album Le nuvole, nel 1990.

    L’ingratitudine
    «La sceneggiatura, scritta da Luca con Francesca Serafini e Giordano Meacci, è già pronta. Così come sono stati individuati alcuni attori: nella parte di Luigi Tenco, ad esempio, abbiamo avuto la disponibilità di Filippo Timi. Ci piacerebbe Valerio Mastrandrea per un’altra parte molto importante. Inoltre abbiamo avviato contatti con un altro attore famoso che reciterà nella parte di Giuseppe de André, il padre di Fabrizio, che nella storia gioca un ruolo chiave; mentre non abbiamo ancora scelto il nome di chi indosserà i panni del protagonista e miei». Dori non commenta le affermazioni di Francesca, figlia di Cristiano de André, che, ospite di una trasmissione televisiva (Domenica Live) ha accusato il padre e la stessa Dori — nota per la sua generosità in famiglia e fuori — di averla abbandonata. Però racconta un aneddoto orientale sul tema dell’ingratitudine umana: «Un tale incontra un amico e gli dice: “Lo sai che Tizio parla tanto male di te?” “Strano — ribatte l’altro —: non gli ho mai fatto del bene...”». e-mail: [email protected]

    4 dicembre 2014 | 21:02


    Fonte:
    © http://www.corriere.it/cultura/14_dicembre...f49797245.shtml
     
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